1 Elettrostatica

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ELETTROSTATICA I

Forza di Coulomb, campo elettrico, energia potenziale,


potenziale, dipolo elettrico
y

Esercizio 1 A
Tre cariche puntiformi uguali q positive sono posizionate ai
vertici di un quadrato di lato l.
 Calcolare sia il campo che il potenziale elettrostatico
l
nel vertice libero.
 Nell’ipotesi che una carica puntiforme q0 si sposti
dall’infinito fino al vertice libero, calcolare il lavoro x
speso. O B

Dato un sistema di riferimento come in figura, il campo elettrostatico nel vertice libero è dato da:

E = EO + EA + EB
1 q  2 2  1 q 1 q
dove EO  
2 
ux  u y  ; EA  ux ; EB  uy
4 0 2l  2 2  4 0 l 2 4 0 l 2

da cui E 
1 q
16 0 l

2
 
4  2 ux  4  2 u y   
4 2 q
16 0 l 2
u x  u y  y
EB E
EO
2 2 1 q A l
il cui modulo vale E  , inclinato di /4 rispetto all’asse x.
80 l 2 EA
2 l l
Il potenziale nel vertice libero è dato da: V = VO + VA + VB

1 q 1 q 1 q
dove: VO  ; VA  ; VB  x
4 0 2l 4 0 l 4 0 l O B

da cui V 
1 q
4 2 0 l

2 2 1 
4 2 q

8 0 l

Il lavoro della forza elettrostatica quando la carica q0 passa dall’infinito al vertice libero del
quadrato vale
4  2 q q0
W = – q0V = – q0V = –
8 0 l

Il “lavoro speso” (dall’esterno sul sistema) è pari a –W: è positivo se le cariche q e q0 sono dello
stesso segno: significa che per far compiere a q0 tale spostamento occorre effettivamente spendere
lavoro dall’esterno su sistema, per vincere la repulsione coulombiana.
Se invece le cariche sono di segno opposto sono le stesse forze elettrostatiche che compiono un
lavoro positivo (l’energia potenziale elettrostatica diminuisce) e quindi non è necessario “spendere”
un lavoro dall’esterno.
Esercizio 2
Si calcoli la forza con cui la carica puntiforme q1 = 10-5 C attira la carica q2 = 10-6 C distribuita
uniformemente sulla sbarra filiforme di lunghezza h = 4 cm mostrata in figura. La carica q 1 e la
sbarra sono posizionate in asse tra loro e la distanza tra la carica e l’estremo della sbarra ad essa più
vicino vale h/2. Successivamente la carica q1 viene portata ad una distanza h dall’estremo della
sbarra ad essa più vicino. Quanto vale il lavoro necessario a tale spostamento ?

q1 q2
x
h/2 h

Poiché la carica è distribuita uniformemente è possibile definire una densità lineare di carica
  q 2 h costante lungo tutta la sbarra. La sbarra può quindi essere suddivisa in tante parti
infinitesime ciascuna delle quali possiede una carica dq=dx. Ciascuna di queste parti infinitesime
subisce una forza attrattiva dF generata dalla carica q1 :

q1 dq
dF  ux [1]
4 0 x 2

dove x rappresenta la distanza tra la carica q1 e la carica infinitesima dq.

Per determinare la forza complessiva che la carica q1 esercita sulla sbarra è sufficiente integrare
l’eq. [1]. Ponendo dq=dx, gli estremi di integrazione corrispondono alla distanza tra la carica q1 e i
due estremi della sbarra:

q1 dx q1   dx 
u x  q1    1  u x  q1  4 u x  q1 q 2 4 u x 
3h 2 3h 2 3h 2
q1 dq
F ux   4 0 x 2 x 4 0  h2 x 2
u 
4 0 x 2  4 0  x  h 2 4 0 h 3 4 0 h 2 3
h 2  

105  106 4
 u x  74.9 u x N
4  8.85  10 12
  0.04 
2
3

N.B. Il segno meno indica che la forza è diretta in verso opposto all’asse x e quindi è attrattiva.

Poiché la forza elettrostatica che si esercita tra la carica q1 e la sbarra è una forza conservativa, il
lavoro svolto per allontanare la carica q1 è pari all’opposto della differenza dell’energia potenziale
elettrostatica della carica stessa: W  Ue x iniz   Ue x fin   q1Vx iniz   Vx fin  , dove V è il
potenziale generato dalla sbarra nel punto in cui si trova la carica q1.

Per determinare il potenziale si può operare suddividendo nuovamente la sbarra in tante parti
infinitesime ciascuna delle quali possiede una carica dq=dx. Ciascuna di queste parti infinitesime
dq
genera un potenziale dV  da cui, integrando sull’intera sbarra si ottiene:
4 0 x

 dx  106 1.098
3h 2 3h 2

h 2 4 0 x  4 0 ln x  ln 3  


dq q2
Viniz     12
 2.47 105 V
4 0 x h 2 4 0 h 4  8.85 10  0.04
6
 dx 
ln x   q 2 ln 2   10  0.693
2h 2h
dq
Vfin     12
 1.56 105 V
4 0 x h 4 0 x 4 0 h 4 0 h 4  8.85 10  0.04

Il lavoro sarà quindi:


W  q1 Viniz  Vfin   105  2.47  1.56105   0.91 J

N.B. Il lavoro è minore di zero: ciò indica che si tratta di un lavoro compiuto dall’esterno sul
sistema.

Cl-
Esercizio 3
Il reticolo cristallino del cloruro di sodio ha simmetria cubica; nella
a
cella cristallina gli ioni cloro e sodio sono disposti come in figura. La
distanza tra due ioni Na+ e Cl- primi vicini vale a = 2.8210-10 m e la
carica degli ioni, in valore assoluto vale q = 1.610-19 C. Facendo Na+
riferimento alla porzione di reticolo cristallino mostrata sopra,
determinare:
a) l’energia potenziale posseduta da un elettrone posto nel centro del cubo;
b) il lavoro necessario per portare uno ione cloro da un vertice del cubo a distanza infinita dalla
cella cristallina.

a) Per ragioni di simmetria il potenziale elettrostatico complessivamente generato dagli ioni nel
centro del cubo è nullo. Di conseguenza sarà nulla anche l’energia potenziale posseduta
dall’elettrone.

b) Essendo il campo elettrostatico conservativo ed il sistema isolato, il lavoro necessario per


allontanare uno ione cloro si può determinare come differenza tra l’energia potenziale posseduta
dallo ione cloro quando è posizionato nel vertice del cubo e quella posseduta quando si trova a
distanza infinita da esso (che è pari a zero).

Quindi: W  U inz   q Viniz dove Viniz rappresenta il potenziale generato dagli altri ioni in
corrispondenza del sito occupato inizialmente dallo ione cloro. Poiché, nella porzione di reticolo
considerata lo ione cloro ha tre ioni sodio primi vicini (distanza pari ad a), tre ioni cloro secondi
vicini (distanza pari ad 2 a) e uno ione sodio terzo vicino (distanza pari ad 3 a), si ottiene:

q q q 1.6 1019  3 1 
Viniz  3 3   12 10
3     7.43 V
4 0a 4 0 2a 4 0 3a 4  8.85 10  2.82 10  2 3

Il lavoro sarà quindi pari a W   q Viniz  1.6 1019  7.428  1.19 1018 J
Il lavoro è negativo: il processo non avviene spontaneamente ma deve essere speso lavoro
dall’esterno.
Esercizio 4
Una carica q è distribuita uniformemente su di un sottile anello di raggio R. Calcolare il campo
elettrostatico E sull’asse dell’anello.

Figura tratta da:


Mazzoldi, Nigro, Voci “Fisica II” EDISES

Poiché la carica è distribuita uniformemente è possibile definire una densità lineare di carica
q
 costante lungo tutto l’anello. L’anello può quindi essere suddiviso in tante parti
2R
infinitesime ciascuna delle quali possiede una carica dq =  dl. Ciascuna di queste parti
infinitesime genererà in un punto P lungo l’asse dell’anello un campo elettrostatico infinitesimo dE.
Per esempio (vedi figura) il tratto dl che possiede una carica dq1 che genera nel punto P il campo
elettrostatico:
dq1  dl
dE1  u  u1
4 0 r 2 1
4 0 r 2

Questi campi elettrostatici infinitesimi hanno tutti lo stesso modulo ma direzione e verso differente.
Se però vengono scelti due elementi dl di anello diametralmente opposti i campi elettrostatici da
essi prodotti in P hanno componenti lungo l’asse uguali e concordi (dE 1x = dE2x) e componenti
perpendicolari all’asse uguali e discordi (dE1y = - dE2y) che si elidono.
Il campo elettrostatico risultante sarà quindi diretto come l’asse x ed il suo modulo sarà la somma
dei moduli delle componenti x dei campi elementari, dEx = dE cos. Integrando sull’anello:

2 R
 cos   cos   cos 
E
40r 2  dl u
0
x 
40r 2
2Ru x 
2 0 r 2
Ru x [1]

Poiché r 2  R 2  x 2 e cos   x r  x R 2  x 2 , l’eq. [1] diventa:

R
Ex  
x qR x q x
ux  ux  ux [2]

2 0 R  x 2
2

32

4R 0 R  x 2
2
32

4 0 R  x 2
2

32

Il campo elettrostatico è quindi parallelo e concorde all’asse dell’anello (secondo l’orientamento


scelto e indicato in figura per l’asse x) per x > 0, mentre è parallelo e discorde per x < 0 ed è nullo
per x = 0 (dove i contributi degli elementi dl di anello diametralmente opposti si elidono).
A grande distanza dal centro (x >> R) l’Eq. [2] si può approssimare:

Ex  R  
q x q
ux  ux
4 0 x 3
4 0 x 2

come se la carica fosse tutta concentrata nel centro dell’anello: a grande distanza dall’anello la
struttura della distribuzione non si distingue più.
Esercizio 5
Una carica q è distribuita uniformemente su di un sottile anello di raggio R. Calcolare il potenziale
elettrostatico e il campo elettrostatico sull’asse dell’anello.

Figura tratta da:


Mazzoldi, Nigro, Voci “Fisica II” EDISES

Poiché la carica è distribuita uniformemente è possibile definire una densità lineare di carica
q
 costante lungo tutto l’anello. L’anello può quindi essere suddiviso in tante parti
2R
infinitesime ciascuna delle quali possiede una carica dq =  dl. Ciascuna di queste parti
infinitesime genererà in un punto P lungo l’asse dell’anello un potenziale elettrostatico infinitesimo
dV. Per esempio (vedi figura) il tratto dl che possiede una carica dq1 che genera nel punto P il
potenziale elettrostatico:
dq1  dl
dV1  
4 0 r 4 0 r

Integrando il contributo di tutti gli elementi dl di anello si ottiene il potenziale elettrostatico


generato dall’intero anello:
2 R
  R
V
4 0 r 0 dl 
4 0 r 2
2R 
2 0 r
[1]

Poiché r 2  R 2  x 2 , l’eq. [1] diventa:

R
Vx  
1 qR 1 q
  [2]
2 0 R x2 2 4R 0 R x
2 2
4 0 R 2  x 2

Il potenziale elettrostatico è quindi massimo nel centro O dell’anello e decresce simmetricamente


rispetto al piano contenente l’anello all’aumentare della distanza del punto P dal centro.

A grande distanza dal centro dell’anello (x >> R) l’Eq. [2] si può approssimare:

Vx  R  
q 1
4 0 x

come se la carica fosse tutta concentrata nel centro dell’anello. A grande distanza dall’anello la
struttura della distribuzione non si distingue più.
Dalla conoscenza del potenziale elettrostatico sull’asse x si può calcolare il valore del campo
elettrostatico:
V V V
E  V  E x   ; Ey   ; Ez  
x y z

Da cui si ricava immediatamente

V qx
Ex   

x 4 0 R 2  x 2 
32

V V
Ey    0 e Ez   0
y z

che coincide con il risultato trovato nell’esercizio precedente.

N.B. Nell’esercizio precedente, dalla conoscenza del campo elettrostatico E(x) sull’asse dell’anello
sarebbe stato possibile ricavare il valore del potenziale elettrostatico su tale asse mediante la
relazione

Vx    E  dx .
Esercizio 6
Una carica q è distribuita uniformemente su di un disco sottile di raggio A. Calcolare il campo
elettrostatico E ed il potenziale elettrostatico V sull’asse del disco.
Infine, discutere le soluzioni che si ottengono facendo tendere A all’infinito (cioè passando da un
disco carico ad un piano indefinito uniformemente carico).

r
R A P
x x
dR

Calcolo del campo elettrostatico


Poiché la carica è distribuita uniformemente è possibile definire una densità di carica per unità di
q
superficie   costante lungo tutto il disco. Il disco può quindi essere suddiviso in tante parti
A 2
(superfici) infinitesime ciascuna delle quali possiede una carica dq =  d. Ciascuna di queste parti
infinitesime genererà in un punto P lungo l’asse del disco un campo elettrostatico infinitesimo dE.
Nel processo di suddivisione conviene rispettare la geometria del sistema. In particolare in questo
caso, poiché il problema è a simmetria cilindrica, conviene suddividere il disco in tante corone
circolari concentriche al disco di raggio compreso tra R e R + dR. Ognuna di queste zone si
comporta come un anello di spessore infinitesimo che genera nel punto P sull’asse del disco (e delle
corone circolari) un campo elettrostatico infinitesimo (vedi Esercizio 4):

 d  2RdR
dEx  
dq x x x
ux  ux  ux [1]

4 0 R  x 2
2
32

4 0 R  x 2
2

32
4 0 
R  x2
2
32

avente la direzione dell’asse x. Il campo totale si otterrà quindi integrando l’eq. [1] sull’intero disco:

x A   A
Ex    RdR u x   x  1  u 
2 0 
 R 2  x 2  
3 2
2 0  R 2  x 2 1 2  x
0   0
x  1 1 
u x   1 
 x 
u x
  [2]
2 0  x A 2  x 2 1 2  2 0  A 2  x 2 1 2 

A grande distanza dal centro (x >> A) l’Eq. [2] si può approssimare:

 
 
 
     1  A   
2

E x  R
E (x>>A) =   1 
1 u  1  1    ux 
2 0   A 2 1 2  2 0   2  x   
x

     1 
  x   
   
  1  A     A2
2
q
   u x  ux  ux

2 0  2  x   4 0  x 2
4 0 x 2

come se la carica fosse tutta concentrata nel centro del disco: a grande distanza dal disco la struttura
della distribuzione non si distingue più.

Se si vuole estendere il risultato anche nel semispazio delle x negative, si verifica che il modulo del
campo elettrostatico rimane lo stesso ma cambia il suo segno. Per cui l’equazione [2] diventa:

  x 
Ex    1 u x [3]
2 0  A 2  x 2  
1 2

E(x)
/20

-2A -A
A 2A x

/20

Come si può vedere ciò comporta una discontinuità pari a /0 all’attraversamento del disco.

Calcolo del potenziale


Per il calcolo del potenziale, si procede in modo analogo, suddividere il disco in tante corone
circolari concentriche al disco di raggio compreso tra R e R + dR. Ognuna di queste zone si
comporta come un anello di spessore infinitesimo che genera nel punto P sull’asse del disco un
potenziale elettrostatico infinitesimo:

 d  2RdR
dVx  
dq
  [4]
4 0 R 2  x 2 4 0 R 2  x 2 4 0 R 2  x 2

Il potenziale totale si otterrà quindi integrando l’eq. [4] sull’intero disco:

 
  

A2  x 2   x 
A A
Vx  
RdR
 R
12 12
 R2  x2  [5]
2 0 0
2
x 
2 12 2 0 0 2 0

N.B. Il potenziale in un punto è sempre noto a meno


di una costante. Poiché in questo caso la distribuzione V(x)
di carica è limitata ad una zona finita dello spazio si è /(20)
omessa tale costante ipotizzando che per x   il
potenziale V  0.

La funzione V(x) si può così graficare:


-2A -A A 2A x

/20
Il potenziale elettrostatico non presenta quindi discontinuità all’attraversamento del piano.

A grande distanza dal centro (x >> A) l’eq. [5] si può approssimare:

   A2      1  A  2   A 2 
Vx  R= 
q
V(x>>A) 


x 1  2   x   x 1    x  
  
 
2 0   x   2 0   2  x    4 0 x  4 0 x

come se la carica fosse tutta concentrata nel centro del disco: a grande distanza dal disco la struttura
della distribuzione non si distingue più.

Piano indefinito uniformemente carico


Se ora si fa tendere all’infinito il raggio del disco (che diventa così un piano infinitamente esteso su
cui è distribuita una carica con densità superficiale costante pari a ), l’eq. [3] diventa:


Ex    ux
2 0

Il campo elettrostatico è quindi costante in modulo in tutti i punti dello spazio, la sua direzione è
sempre perpendicolare al piano ma il suo verso cambia all’attraversamento del piano stesso:

all’attraversamento del piano il campo elettrostatico subisce una discontinuità pari a Ex   ux
0
.
E(x)
/20

/20

Per quanto riguarda il potenziale, l’eq. [5] perde ora di significato: se A  anche V  .
Al di là del fatto che un distribuzione di carica “infinita” nella realtà non esiste, la perdita di
significato è legata all’ipotesi fatta sulla costante a meno della quale il potenziale è noto. Infatti nel
momento in cui la distribuzione di carica non è più limitata ad una zona finita dello spazio non vale
più l’ipotesi V  0 per x  . Quindi, non avendo altre condizioni al contorno note che ci
permettano di determinare detta costante, è necessario lasciarla indicata:

Ciò che invece è comunque sempre definita, E


indipendentemente dalla forma della distribuzione di carica, è +
la differenza di potenziale tra due punti. Ad esempio, nel caso
del piano indefinito in esame: + 1 2

2 2 2 𝜎 +
𝑉1 − 𝑉2 = ∫1 𝑬 ∙ 𝑑𝒔 = ∫1 𝐸 𝑑𝑠 = 𝐸 ∫1 𝑑𝑠 = 2𝜀 𝑑
0

+
se d è la distanza tra i due punti. +
Esercizio 7
Due piani indefiniti paralleli e distanti d = 20 cm, sono caricati con densità di carica superficiale
uniforme 1 = 17.72∙10-8 C/m2 e 2 = 8.86∙10-8 C/m2 (vedi figura).
a) Determinare il potenziale elettrostatico lungo l’asse x, nell’ipotesi che si annulli nel punto di
mezzo tra i due piani.
b) Determinare inoltre l’energia cinetica minima Ek,min che deve avere un protone che si trova
nel punto A, posto ad una distanza x = d/2 a sinistra del piano con densità di carica 1, per
giungere in un generico punto P a destra del piano con densità di carica 2.
Successivamente un elettrone viene lasciato libero in A con velocità nulla:
c) riuscirà a raggiungere il punto P ?
(si ipotizzi che il punto di mezzo tra i due piani coincida con l’origine del sistema di riferimento
indicato in figura).

1 2
+ +

+ +
A O P
+ + x
d/2 d
+ +

+ +

a) Il potenziale lungo l’asse x può essere ottenuto a partire dal calcolo del campo elettrostatico
generato dai singoli piani, sfruttando il principio di sovrapposizione.

Si ottiene:

per x < -d/2 (a sx del piano con densità di carica superficiale 1):
  1 2
E   1 ux  2 ux 1
2 0 2 0
+ +
 1 2  2
V  V1    Edx    x  c1
 2 0 2 0  + +
Per -d/2 < x < d/2 (tra i due piani): - d/2 O d/2
+ + x
 
E  1 ux  2 ux
2 0 2 0 + +
   
V  V2    Edx    1  2  x  c 2 + +
 2 0 2 0 
Per x > d/2 (a dx del piano con densità di carica superficiale 2):
 
E  1 ux  2 ux
2 0 2 0
   
V  V3    Edx   1  2 x  c3 dove c1, c2 e c3 sono le tre costanti di integrazione.
 2 0 2 0 
Le condizioni al contorno del potenziale impongono che V2 = 0 quando x = 0. Di qui si ottiene
   
c2 = 0 e di conseguenza V2    1  2  x .
 2 0 2 0 

Poiché il potenziale elettrostatico è una funzione continua le costanti c1 e c3 possono essere


determinate imponendo che V1 (x = -d/2) = V2 (x = -d/2) e V3 (x = d/2) = V2 (x = d/2). Di
conseguenza:

   d    d 1d
  1  2   c1    1  2   c1 
 2 0 2 0  2  2 0 2 0  2 2 0

   d    d  2d
  1  2   c3    1  2   c3 
 2 0 2 0  2  2 0 2 0  2 2 0

Sostituendo i valori numerici:

 1 2  1d 17.72 108  8.86 108 17.72 108  0.2



V1    
 x  12
x 12
 1.5 104 x  2 103 V
 2 0 2 0  2 0 2  8.85 10 2  8.85 10

 1 2   17.72 108  8.86 108



V2     
 x 12
x  5 103 x V
 2 0 2 0  2  8.85 10

 1 2  2d 17.72 108  8.86 108 8.86 108  0.2



V3    
 x  12
x 12
 1.5 104 x  103 V
 2 0 2 0  2 0 2  8.85 10 2  8.85 10

Il potenziale cresce quindi linearmente fino alla posizione x = - d/2, poi inizia a decrescere, sempre
linearmente:
V

A -d/2 O d/2 P
x
b) Per quanto riguarda il protone, l’andamento dell’energia potenziale in funzione della posizione è
analogo a quello del potenziale, visto prima. Infatti Ue=eV, essendo +e la carica del protone.

A -d/2 O d/2 P
x
U

L’energia cinetica minima affinché il protone raggiunga il punto P a partire dal punto A coincide
con l’energia necessaria affinché il protone riesca ad arrivare nella posizione x = -d/2 (cioè l’energia
per superare la barriera di energia potenziale U).
Poiché il campo elettrostatico è conservativo l’energia totale del protone si conserva. Quindi:

1 1
EkA + UeA = Ek(x=-d/2) + Ue(x=-d/2)  m p v 2A  e VA  m p v 2x d / 2  eVx d / 2
2 2

dove e è la carica del protone (1.6∙10-19 C) e mp la sua massa (1.67∙10-27 kg).


L’energia cinetica richiesta è la minima possibile affinché il protone raggiunga il punto x = -d/2. Si
può quindi ipotizzare che il protone arrivi in tale punto con velocità nulla (vx=-d/2 = 0):

EkA,min = Ue(x=-d/2) – UeA = Ue = eV

 d  d  d
E kAmin  eVd / 2  VA   e 1  2  2  
 4 0 4 0 2 0 
 17.72  108  0.2 8.86  108  0.2 
 1.6  1019  12
   1.5  103  1.6  1019  2.4  1016 J  1.5  103 eV
12 
 4  8.85  10 4  8. 85  10 

N.B. 1 eV = 1.6∙10-19 J
c) Per l’elettrone (carica negativa) l’energia potenziale ha il seguente andamento:

x
A -d/2 O d/2 x*

L’elettrone parte dal punto A con velocità nulla e quindi accelera per effetto della diminuzione di
energia potenziale (corrispondente all’aumento di potenziale) fino alla coordinata x = -d/2 poi inizia
a rallentare a causa della crescita dell’energia potenziale (corrispondente alla diminuzione del
potenziale). L’elettrone si ferma quando l’energia potenziale raggiunge nuovamente il valore che
aveva in A.

Nella posizione A l’energia potenziale vale:

      d
 
UA = -e VA  e   1  2 d  1   1.6 1019   103  1.6 1016 J
  2 0 2 0  2 0 

Nell’intervallo –d/2 < x < d/2 il potenziale varia linearmente tra:


   d
Vx d 2  V2 x   d 2    1  2   5 102 V  U x d 2  eVx d 2  8 1017 J
 2 0 2 0  2
e
   d
Vx d 2  V2 x  d 2    1  2   5 102 V  U x d 2  eVx d 2  8 1017 J
 2 0 2 0  2

L’elettrone supera quindi la zona tra i due piani e riesce a raggiungere il punto P purché esso sia
posizionato ad un’ascissa x < x*, con x* tale che Ux* = UA:

      d
Ux*=-e Vx*  e   1  2 x *  2   1.6 1016 J  x*  13.3 cm
  2 0 2 0  2 0 
Esercizio 8
Il campo elettrico in un punto A dello spazio distante l = 0.2 m dal centro di un dipolo elettrico, il
cui momento di dipolo è pari a p = 210-11 Cm, vale in modulo EA = 100 V/m.
Determinare:
1) l’angolo  che il campo elettrico forma con la direzione della congiungente il centro del dipolo
con il punto A;
2) il valore del potenziale generato dal dipolo nel punto A.
(Si ipotizzi che la distanza l sia molto maggiore delle dimensioni del dipolo).

A ur

p l EA
u

1) Il valore dell’angolo  si può determinare a partire dai valori delle componenti radiale e
tangenziale del campo elettrostatico EA. Infatti:
E
tg   A ,
E A ,r
V    1 p cos   2p cos 
essendo E A ,r        
r r  l  r  4 0 r
2
 r  l 4 0 l 3

1 V 1   1 p cos   psen
e E A ,       
r  r  l  r   4 0 r
2
 r  l 4 0 l
3

1
Di conseguenza si ha: tg   tg  , dove  può essere determinato a partire dal valore del modulo
2
di E nel punto A:
E A  E A,r   E A,  
p p
4 cos 2   sen 2  3 cos 2   1
2 2

4 0 l 3
4 0 l 3
2
 4 0 l 3 

da cui:  E A   3 cos 2   1
 p 

1   1  
2 2
4 0 l 3  4  8.85 10 12  0.23 
 cos   
 E A   1   100   1  0.579   = 54.63°
3  p   3  2 10 11 
 
  
1 
e   arctg tg    35.16
2 

1 p cos 
2) Poiché il potenziale elettrostatico generato da un dipolo nel punto A vale: VA 
4 0  2
sostituendo i valori numerici si ha:
1 2 1011 cos54.63
VA   8.176 V.
4  8.85 1012 0.22
Esercizio 9
Si consideri un dipolo formato da due cariche di segno opposto e modulo pari a q=10-6 C. Sia a=2
cm la distanza tra le due cariche. Se il dipolo è immerso in un campo elettrico esterno costante e
uniforme, di modulo E=105 V/m, determinare:
a) il valore del massimo momento meccanico esercitato sul dipolo;
b) il lavoro che bisogna spendere per ruotare il dipolo di un angolo pari a  a partire dalla posizione
di equilibrio stabile.

a) Essendo M = p  E, il massimo modulo M si ha quando il dipolo è disposto ortogonalmente al


campo elettrico e in quel caso M = qaE = 210-3 Nm

b) La posizione di equilibrio stabile si ha quando p è parallelo ed equiverso a E, cioè quando


l’angolo  tra p ed E è nullo. Pertanto il lavoro richiesto è:

W = Uein  Uefin = Ue(=0)  Ue(=) = (pE)  (pE) = 2pE = 410-3 J

il lavoro è negativo  è un lavoro che occorre effettuare dall’esterno sul sistema.

Esercizio 10
Un dipolo elettrico di momento di dipolo p si trova ad una distanza r da una carica puntiforme +q.
Se la carica puntiforme si trova sulla retta contenente p, calcolare la forza esercitata sul dipolo,
provando inoltre in modo esplicito che essa risulta opposta a quella esercitata sulla carica
puntiforme.
p q
r

Il dipolo è immerso nel campo elettrico Eq non uniforme prodotto dalla carica puntiforme. Poiché
tale campo è conservativo, sul dipolo è esercitata la forza:

𝐅 = −∇U𝑒 = ∇(𝐩 ∙ 𝐄q )

Eq è orientato in verso opposto rispetto a p nel punto in cui il dipolo è posizionato, mentre il
gradiente di Eq è verso la carica, essendo il modulo di Eq decrescente con la distanza r. Quindi:

Eq p Eq q
r ur

𝑑𝐸q 𝑞
𝐅 = ∇(−p𝐸q ) = −p∇𝐸q = −p ‖∇𝐸q ‖ 𝐮r = −p | | 𝐮r = −𝑝 𝐮
𝑑𝑟 2𝜋𝜀0 𝑟 3 r

Viceversa, si ha che sulla carica q viene esercitata la forza

𝑝 𝑞𝑝
𝐅′ = q𝐄𝑑 = 𝑞 (2cosθ𝐮r + sinθ𝐮θ ) = 𝐮
4𝜋𝜀0 𝑟 3 2𝜋𝜀0 𝑟 3 r

dove Ed è il campo elettrico prodotto dal dipolo nel punto in cui giace la carica q (=> =0 essendo q
sull’asse del dipolo).
Esercizio 11
Si determini il momento di dipolo dalla distribuzione di cariche mostrata in figura e il potenziale da
essa generata in un punto C posto a grande distanza dalla distribuzione stessa. Le cariche q 1 e -q1 si
trovano ai vertici di un quadrato di lato a, mentre le cariche q2 e -q2 si trovano in corrispondenza del
punto di mezzo di due dei suoi lati.
Sia q1 = 2 nC, q2 = 5 nC,  = /4, a = 1 mm, OC = 2 m.
C
y

q1
a q2

- q1 q1
O x
-q2

-q1

Il sistema di cariche è neutro. Infatti Qtot = 2q1 + q2  2q1  q2=0


Di conseguenza il momento di dipolo è una proprietà intrinseca del sistema e il suo valore non
dipende dal punto scelto per calcolarlo. Scegliendo come polo l’origine O del sistema di riferimento
si ha:

a 2 2 
p  q1
2a
uy  q1
2a
u x  q 2  ux  u y   q1
2a
 uy   q1 2a  ux   q2 a   2 ux  2 uy  
2 2 2 2 2  2 2 2 2 2 
 2q1
2a
u x  uy   q 2 2a u x  u y   2q1  q 2  2a u x  u y  
2 2 2
9 3
9 10  2 10
 u x  u y   6.36 1012 u x  u y   6.36 1012 2 ur C m
2

Il potenziale potrà essere calcolato in approssimazione di dipolo:

p  ur p 6.36 1012  2
VC     2.02 102 V
4 0 OC
12
4 0 r 2 2
4  8.85 10  4

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