CLASSICA
dr.ing.Alberto Sacchi
Sviluppo Progetti Avanzati srl- R&D dep.
ing.sacchi@alice.it
Eppure oggi tutta la tecnica con cui abbiamo a che fare: dalla più comune delle
radiografie alla TAC, dalla TV stereoscopica al web in fibra ottica, dal forno a
microonde al telecomando del cancello basano il loro funzionamento sulle 4
Equazioni di Maxwell.
Tale affermazione è chiarita nei due ultimi paragrafi del presente scritto.
Il concetto di Campo
Scriveva Isaac Newton in una lettera a Benteley: “Non si può comprendere come la
materia bruta ed inanimata possa, senza mediazione di qualche cosa che non sia
materia, agire su altra materia e modificarla senza mutuo contatto a migliaia di
miglia di distanza”
Per Newton il paradosso derivava dalla stessa Legge di Gravitazione che ben spiega
l’entità dell’interazione tra due masse poste a distanza, ma non ne chiarisce la causa
ultima.
Il problema della Azione a Distanza, senza intermediazione di alcun mezzo materiale,
perseguitò le mente di filosofi e scienziati per secoli.
In un ben diverso contesto, cioè in occasione sul dibattito relativo al noto esperimento
mentale EPR, Einstein definiva “paradossale azione a distanza” la trasmissione di
informazioni a distanza ed a velocità infinita.
Per campi di forza, quali il campo gravitazionale, elettrico o magnetico, Campo può
essere definito come: la regione di spazio entro cui è rilevabile l’azione (la forza)
prodotta da un corpo generatore del Campo su di un corpo di prova.
Euristicamente si può immaginare che il Generatore del campo, intervenga sullo
spazio in modo che il corpo di prova possa localmente rilevare tale intervento.
Tipico esempio di Campo Scalare è quello termico; in ogni punto dello spazio è
rilevabile termometricamente l’esistenza della grandezza scalare “temperatura”,
mentre tipico esempio di Campo Vettoriale è il campo Gravitazionale che richiede la
rilevazione locale di intensità (modulo), direzione e verso del vettore campo, cioè
della forza esistente in quel punto.
La prima Equazione
La prima equazione in forma integrale recita: il flusso del Campo Elettrico
(attraverso una superficie chiusa) è proporzionale alla carica che lo ha generato.
Φ (E ) =
Q
(1.1)
ε0
dove: Φ (E )= flusso vettore E
E = vettore campo elettrico
1/ε0 = fattore di proporzionalità
Qq
F =k r (1.2) Legge di
r3
Coulomb
r = distanza Q-q
r = versore di r
Q
F =E =k r (1.3)
r3
o, in forma scalare:
Q
E =k 2
(1.4)
r
Il flusso Φ (E ) attraverso una generica superficie Σ rappresenta la somma degli
infiniti vettori E attraversanti ortogonalmente la superficie Σ (FIG 1a).
Scelta per semplicità una superficie sferica di raggio r si avrà:
Σ= 4πr2 e quindi:
Dalla (1.5)
Φ (E ) =
Q
(1.6) I Equazione di
ε0
Maxwell
Espressa in termini banali la I Equazione afferma che: la forza totale (ФE) generata
da una carica Q dipende solo (è proporzionale a) da Q.
Q
4π r2
FIG.1
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Φ (E ) =
Q
= ∫ EdΣ = ∫ divEdV (1.11)
ε0 Σ V
dQ
Dalla (1.9) ρ= ossia dQ = ρdV e quindi: Q = ∫ ρdV
dV V
La (1.11) diviene quindi:
Q 1
∫ divEdV = = ρdV
ε 0 V∫
(1.12)
V
ε0
ρ
divE = I Equazione di Maxwell in
ε0
forma differenziale
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
La seconda Equazione
La I Equazione che definisce il Campo Elettrico fu riproposta attorno al 1785 dalla
stesso C. Augustin Coulomb anche per il Campo Magnetico.
Pp
F = k' r (2.1)
r3
dove:
P = carica magnetica unipolare generante il campo
p = carica unipolare di prova
F = vettore forza agente su p
r = distanzta P-p
r = versore di r
k’ = coeff. di proporzionalità
Sotto il profilo “quantitativo” la (2.1) fornisce una corretta valutazione di F, sulla
scorta di verifiche sperimentali effettuate dallo stesso Coulomb mediante bilancia di
torsione e magneti ad alto sviluppo lineare.
Era infatti essenziale simulare magneti unipolari ponendo, sul medesimo magneti, i
due poli (estremità) alla massima distanza possibile in modo da minimizzare l’azione
del polo opposto. (FIG. 2a).
F = qµ 0 v xB (2.2) da cui
B = qµ 0 v xF (2.3)
Magnete P
FIG.2
Magnete p
Magnete P
Equivalente unipolare
Φ (B ) = ∫ BdΣ (2.4)
Σ
inteso come positivo se entrante nella superficie chiusa Σ e negativo se uscente.
divB = 0 (2.7)
La div. di un generico vettore A è definita come:
∇B = 0 II Equazione di Maxwell in
forma differenziale
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
La terza equazione
La III Equazione di Maxwell è la riscrittura in linguaggio matematico simbolico
formale del famoso esperimento di Farady del 1831 noto come “induzione
magnetica” o Legge di Farady-Neumann.
Essa afferma che: La Forza Elettromotrice Indotta (Fem) da un campo magnetico B,
in una linea chiusa (circuito) confine della superficie attraversata dal flusso B è
proporzionale all’opposto della variazione nel tempo di B
1 ∂Φ (B )
Fem = − (3.1)
µ 0 ∂t
Il segno meno indica che Fem si oppone alla variazione di Ф(B).
La Fem generata da una carica Q è definita come il lavoro compiuto dal campo E
creato da Q durante il suo spostamento lungo una linea chiusa (circuito o spira)
(FIG.3)
Fem = ∫ E dl (3.3)
L
Dalla (3.1) e (3.3) si ricava:
1 ∂Φ (B )
Fem = − = ∫ E dl (3.4) III Equazione di Maxwell
µ 0 ∂t L
magnete
galvanometro
FIG.3
Una ovvia osservazione porta a considerare la variazione di flusso come dovuta sia ad
una variazione della sua intensità (cioè del modulo di B) che ad una variazione
dell’area Σ attraversata da B.
Poiché
∂Φ(B ) ∂ (ΣB) ∂Σ
Φ ( B ) = ΣB derivando = = B (3.5)
∂t ∂t ∂t
ne deriva che sia la variazione di B rispetto al tempo con Σcostante che la variazione
di Σ rispetto al tempo con B= costante portano al medesimo risultato, cioè:
1 ∂Φ (B ) 1 ∂ 1 ∂B
∫ BdΣ = - dΣ
µ 0 Σ∫ ∂t
Fem = − =-
µ 0 ∂t µ 0 ∂t Σ
III Equazione di Maxwell (3.5.1)
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Rot è un operatore funzionale agente sul generico vettore A corrispondente
all’indicazione di quanto A ruoti attorno ad un punto.
Esso è definito da:
∫ rotA ds = ∫ A dl (3.7)
S L
Mediante tale Teorema è possibile trasformare un integrale di linea (L) in un
integrale di superficie per cui la (3.3) Fem = ∫ E dl diviene ∫ rotE dΣ e quindi:
L Σ
1 ∂B
Fem = ∫ E dl = ∫ rotE dΣ = − dΣ
µ 0 ∫ ∂t
per la (3.5.1)
L Σ Σ
ovvero:
1 ∂B
rotE = ∇xE = − III Equazione di Maxwell
µ 0 ∂t
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
La quarta Equazione
La IV Equazione corrisponde alla sintesi della Legge di Faraday-Neumann con la
Legge di Ampere che afferma: l’integrale lungo una linea chiusa del Campo
Magnetico è uguale alla somma delle correnti con essa concatenate.
∫ B dl = µ0 ∑ in = µ0 I (4.1)
L n
In termini operativi: una corrente I genera un campo magnetico le cui linee di forza
sono concatenate con il conduttore in cui circola I. (FIG:4a)
La corrente è costituita dal flusso ordinato dei portatori di carica (per un conduttore
solido = elettroni) attraverso una superficie e nell’unità di tempo:
∂Q
i= (4.2)
∂t
Q
dalla (1.5) Φ( E ) = per cui Q = Φ ( E )ε 0
ε0
derivando rispetto al tempo:
∂Q ∂Φ ( E )
=
∂t ∂t
∂Q
Ma: =i per la (4.2) quindi:
∂t
∂Φ ( E )
is = definita corrente di spostamento (4.3)
∂t
Maxwell stabilisce che: anche nel vuoto esiste una corrente di spostamento generata
dalla variazione nel tempo del campo elettrico
∂( E )
∫ B dl = µ0 ∑ in = µ0 I + ε 0 ∂t
(4.4) IV Equazione di Maxwell
L n
I I
FIG.4a FIG 4b
∂( E )
∫ rotB dΣ = ∫ B dl = η 0 I + ε 0η 0 ∂t
(4.6) od anche
Σ L
per la (3.6)
∂( E )
∇xB = η 0 I + ε 0η 0
∂t
Elettromagnetismo e Relatività
Scriveva Albert Einstein nella introduzione al famoso scritto “Elettrodinamica dei
corpi in movimento” pubblicato nel 1905 su Annalen der Physik ““E’ noto che
l’elettrodinamica di Maxwell - come la si interpreta attualmente -nella sua
applicazione ai corpi in movimento porta a delle asimmetrie, che non paiono essere
inerenti ai fenomeni.
Si pensi per esempio all’interazione elettromagnetica tra un magnete e un
conduttore.
I fenomeni osservabili in questo caso dipendono soltanto dal moto relativo del
conduttore e del magnete, mentre secondo l’interpretazione consueta i due casi, a
seconda che l’uno o l’altro di questi corpi sia quello in moto, vanno tenuti
rigorosamente distinti. Se infatti il magnete è in moto e il conduttore è a riposo, nei
dintorni del magnete esiste un campo elettrico con un certo valore dell’energia, che
genera una corrente nei posti dove si trovano parti del conduttore.
Ma se il magnete è in quiete e si muove il conduttore, nei dintorni del magnete non
esiste alcun campo elettrico, e si ha invece nel conduttore una forza elettromotrice,
alla quale non corrisponde nessuna energia, ma che – a parità di moto relativo nei
due casi considerati – dà luogo a correnti elettriche della stessa intensità e dello
stesso andamento di quelle alle quali da luogo nel primo caso la forza elettrica.”
E’ interessante notare che le variazioni nel tempo del campo elettrico possono
derivare sia dalla variazione dell’intensità del flusso di B (Ф(B) che da una variazione
dell’area Σ attraversata da B.
Equazione di D’Alembert
Per una immediata comprensione del comportamento delle onde elettromagnetiche è
opportuno fare riferimento a quello della corda vibrante, per procedere,
successivamente, alla sua estensione al caso tridimensionale.
Si consideri una corda vibrante ed, in funzione della modesta entità della
deformazione della sua geometria rispetto all’andamento rettilineo, si ammettono le
seguenti approssimazioni:
T α
G
Ty
x x+dx
y x
FIG.5
∂y ∂dy ∂2 y ∂ 2
y
− T dx + T dx + T 2 dx= ρdx 2 (6.1)
∂x ∂x ∂x ∂t
ρ ∂2 y ∂2 y
= (6.2) Equazione di D’Alembert
T ∂t 2 ∂x 2
∂ 2 A( x, y, z , t ) ∂ 2 A( x, y , z , t ) ∂ 2 A( x, y , z , t ) ∂ 2 A( x, y , z , t )
+ + =∇ A=k
2
(6.3)
∂x 2 ∂y 2 ∂z 2 ∂t 2
dove:
∂2E
∇ E = (εµ )
2 2
(7.1)
∂t 2
∂2B
∇ B = (εµ )
2 2
(7.2)
∂t 2
L’integrazione della equazione differenziale del II ordine, quale la (7.1) e la (7.2), è
stata risolta dallo stesso D’Alembert mediante la sostituzione delle variabili e,
soprattutto, osservando che qualsiasi autofunzione è soluzione dell’equazione.
∇xE = 0 I Equazione
∇.B = 0 II Equazione
∂B
∇xE = − III Equazione
∂t
∂E
∇xB = µ 0ε 0 IV equazione
∂t
∂E ∂B ∂B ∂E
=− e = εµ
∂x ∂t ∂x ∂t
sostituendo nella I equazione la funzione dB/dt con εμdE/dt ( dalla II Equazione) si
ottiene:
∂E ∂E
= −εµ e derivando nuovamente rispetto ad
∂x ∂t
x,t (notando che E= E(x,t) per la non stazionarietà di E considerata)
∂2E ∂2E
− = −(εµ ) 2
(7.3) ed analogamente per B
∂x 2 ∂t 2
∂2B ∂2B
− = −(εµ )2 (7.4)
∂x 2
∂t 2
La (7.3) e la (7.4) sono esattamente identiche alla (7.1) e (7.2)
Vettore B
Vettore E
FIG.6
∂2E
∇ E =−
2
(7.6)
∂t 2
∂2B
∇ B = −(εη )
2 2
(7.7)
∂t 2
∂B
III Equazione di Maxwell ∇xE = −
∂t
∂E
IV Equazione di Maxwell ∇xB = ε 0 µ 0
∂t
Riassumendo:
∂
∇ 2 xE = (∇xB ) (7.8)
∂t
Dalla IV Equazione
∂E
∇xB = ε 0 µ 0 quindi la (7.8) diviene:
∂t
∂ ∂E
∇ 2 xE = ε 0η 0 ossia
∂t ∂t
∂2E
∇ xE = ε 0 µ 0
2
e analogamente per B
∂t 2
∂2B
∇ xB = ε 0 µ 0
2
∂t 2
Per un’onda unidirezionale polarizzata nel piano ZX per E e nel piano XY per B
si ha:
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
z
Vettore E
Vettore B