Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
di Roberto Chiappi
Remaining Time -0:23
Picture-in-PictureFullscreen
Tra gli intellettuali e gli economisti si registrano oggi due fondamentali tendenze: da
un lato, a sinistra i liberal (Piketty, Stiglitz, Bergolglio, Bruni, …). Dall’altro i liberali
(Rosling, Pinker, Norberg, Kahan,…).
I primi (liberal) sostengono che nel mondo le diseguaglianze, su cui si concentrano,
sono principalmente causate da: libero mercato, globalizzazione, capitalismo,
proprietà privata, profitto, ecc.
I secondi (liberali) sostengono che grazie a: libero mercato, scienza, ricerca,
investimenti globalizzazione, capitalismo, proprietà privata, dal 1870 ad oggi il
mondo, nonostante l’esponenziale crescita della popolazione, i poveri estremi si
sono ridotti dall’oltre il 90% del 1870, a meno del 10% di oggi. Inoltre nello stesso
arco temporale, oltre al PIL e al reddito medio, è aumentata nel mondo, ed in modo
più significativo in quello occidentale, la durata e la qualità della vita (libertà, sanità,
istruzione, ascensore sociale, sostenibilità ambientale). L’intervista a Lorenzo
Infantino (vedi il primo link riportato) spiega bene perché mercato e proprietà
privata fanno bene alla società.
Interessante il caso della Cina, che dalla situazione di estrema povertà dei tempi
del comunismo di Mao (Grande Balzo in Avanti, cioè fame e povertà; Rivoluzione
Culturale, cioè massacri degli oppositori politici e della classe dirigente), è passata
con Deng, ad introdurre forme di Capitalismo e di Proprietà Privata pur
mantenendo il partito unico comunista.
Risultato: oggi milioni di cinesi sono usciti dalla povertà estrema e l’economia
cinese contende la supremazia sia a quella statunitense che a quella europea.
Del resto anche Churchill, con il consueto spirito corrosivo britannico, pare avesse
scritto:
“Il male del capitalismo è l’iniqua distribuzione della ricchezza. Il bene del
socialismo è l’equa distribuzione della miseria.”
Ed ancora
“Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in
piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico.”
Esempi Numerici:
Per introdurre 2 indicatori, l’indice di Gini che misura le diseguaglianze e l’indice
di Rob che misura il reddito medio e l’estrema povertà utilizziamo un semplice
esempio basato su 2 individui tipo: il ricco (reddito 90) e il povero (reddito 10)
Base (1Ba)
Ricchi 90.00
Poveri 10.00
Differenza 80.00
Media 50.00
L’indice di Gini, come mostrato in figura è dato dal rapporto tra l’area A e l’area
(A+B).
Queste due aree suddividono il semiquadrato (100% x 100% o 1 x 1) O-B-A in un
triangolo rettangolo di area 0.5. Se l’area A si riduce a zero e collassa con la
diagonale del quadrato abbiamo una situazione di completa uguaglianza
(Coefficiente di Gini = 0). Se l’area A si estende ad occupare l’intero triangolo O-B-
A abbiamo la diseguaglianza massima (Coefficiente di Gini = 1).
Ecco come si presenta il grafico di Gini nel nostro esempio elementare di Base
(1Ba):
Nella voce di Wikipedia (Coefficiente di Gini) sono riportate le formule per il calcolo
dell’indice nei casi più generali. Nel nostro esempio (due soli individui) la formula si
riduce a:
Coefficiente di Gini = Differenza/(2* somma dei redditi) = 80/(2*100) = 40% = 0.4 in
accordo con il metodo geometrico riportato sopra.
Facciamo rilevare che un indice di Gini pari a 0.4 è piuttosto elevato, quindi
indicatore di notevoli diseguaglianze. In Italia esso oscilla tra 0.30 e 0.33 nei paesi
del Nord Europa è più basso. In India vale 0.368, in Russia vale 0.377, negli Stati
Uniti 0.415, in Cina 0.422. Nella voce suddetta di Wikipidia è riportato un elenco di
Stati elencati per diseguaglianze crescenti: Dalla Slovenia con Gini 24.9%, al Sud
Africa con Gini = 63%.
Se gli economisti ed i filosofi liberal si concentrano sulle diseguaglianze e quindi su
indicatori tipo il coefficiente di Gini, gli economisti e i filosofi liberali si concentrano
invece sul Pil pro capite, il reddito medio e la riduzione della povertà estrema.
Dunque appare utile, e coerente con il buon senso un semplice indicatore (vedi in
bibliografia l’articolo: Accrescere il reddito medio e ridurre la povertà):
Indice di Rob = alfa*media + (1-alfa)*peggiore. (0 =< alfa =< 1)
Nei casi numerici riportati sotto si assumerà: alfa = 0.8:
Base (1Ba)
Ricchi 90.00
Poveri 10.00
Differenza 80.00
Gini 0.40
Media 50.00
Rob 42.00
Supponiamo ora che tutti stiano molto meglio e che i redditi diventino doppi, quindi
180 al ricco e 20 al povero:
Doppio (2Do)
Ricchi 180.00
Poveri 20.00
Differenza 160.00
Gini 0.40
Media 100.00
Rob 84.00
Metà (3Me)
Ricchi 45.00
Poveri 5.00
Differenza 40.00
Gini 0.40
Media 25.00
Rob 21.00
In entrambi i casi la media (50) resta invariata rispetto al caso base mentre la
differenza (90 e 85) Gini (0.45 e 0.35) e Rob (41 e 43) indicano che la quarta
simulazione è preferibile alla quinta.
Riassumiamo sotto il valore dei quattro (Differenza, Gini, Media e Rob) indicatori
per i cinque casi simulati:
5° Metà (3Me)
4° Più ai ricchi (4Pr)
3° Base (1Ba)
2° Più ai poveri (5Pp)
1° Doppio (2Do)
L’unico indicatore che ci fornisce questo ordinamento è l’indice di Rob che prende
in considerazione sia l’aumento del reddito medio (o del PIL pro-capite) che la
riduzione della povertà estrema:
Diseguaglianze file Excel