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Processo penale canonico

Prof. Davide Cito

Lunedì, 17 febbraio 2020 – 1° lezione


La procedura processuale canonica è in continua evoluzione: un testo di riferimento è quello di
Claudio Papale “Il processo penale canonico”, ma essendo in evoluzione non è esaustivo.
Sacramentorum sanctitatis tutela è un motu proprio di Giovanni Paolo II (2001) di tipo processuale
pensato apparentemente per tutelare i sacramenti, ma di sottofondo c’è il tema degli abusi sui
minori da parte del clero. Si pensa che questo motu proprio riguarda solo alcuni ambiti geografici
(anglosassone) e non quello italiano.
Queste norme processuali reggono poco: vengono modificate l’anno dopo e poi ancora nel 2003.
Nell’anno 2009-2010 c’è un reporter dell’Irlanda e una serie di interventi in Irlanda (di Benedetto
XVI) e ci si accorge che non è un problema solo anglosassone. Dal 2010 l’unico focus rimasto
inalterato nella home page del sito del Vaticano è quello relativo agli abusi sui minori:
http://www.vatican.va/resources/index_it.htm.

Per avere un’idea del panorama processuale penale (latino) abbiamo nel CIC la parte del processo
giudiziale (1719-1727, si tratta di pochi canoni), i processi riservati alla Dottrina della Fede (tra cui
spicca quello di abusi su minori commessi dai chierici).
Le facoltà speciali, una volta che muore un papa, devono essere approvate dal successivo. Se
invece sono norme, non c’è bisogno dell’approvazione del nuovo papa. Papa Francesco ha
approvato nel 2013 le facoltà speciali precedenti.
Ci occuperemo delle procedure ordinarie e straordinarie oggi presenti.

Il diritto penale ha una caratteristica differente rispetto alle altre parti del diritto canonico. Ha una
realtà speciale che si chiama “delitto”, che nemmeno è un’entità originaria nella chiesa, perché il
concetto di delitto nella chiesa ha una valenza innanzitutto morale. È per prima cosa un peccato!
La chiesa, di fronte al peccato, risponde in tanti mondi: la penitenza, la conversione, la via
sacramentale. Ma il delitto è considerato diversamente dalla Chiesa, ha una doppia gravità:
 Da un lato è oggettivamente grave (in morale si dice “materia grave”) in quanto violazione
di una legge divina; a volte questa gravità oggettiva è anche congiunturale (c’è una
sensibilità verso quel delitto che prima non c’era). Prima era un peccato contro la castità:
un peccato pubblico contro il 6° comandamento; l’attenzione era rivolta al clero. Oggi si
guarda al minore che è stato vittima di abuso: il minore è il punto di riferimento, non il
chierico. Anche nella società civile fino al ‘900 si esponevano minori sapendo che
avrebbero subito violenze (per il lavoro minorile, ad esempio). La Chiesa va di pari passo
con la comunità civile. Altre volte è la chiesa per prima a portare avanti certe battaglie e la
società civile segue. Il concetto di vittima come persona meritevole di attenzione introdotto
sul minore è un concetto recente. Anche il concetto di persona vulnerabile è recente (per
l’età, per un lutto, una depressione). Il concetto “vulnerabile” che usa la chiesa è preso
come definizione dal diritto secolare.

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 Dall’altro lato c’è il turbamento ecclesiale: quei peccati diventano particolarmente gravi
perché portano un turbamento di tutta la chiesa stessa.

Su questo genere di peccati la chiesa interviene con una maniera anche coercitiva. La penitenza
della confessione è volontaria (va accettata dal penitente): è una manifestazione di conversione.
Invece, l’applicazione della pena è un atto coercitivo: la pena si applica anche se la persona non
vuole.
La negatività del delitto, se è stata già recuperata da altre vie della sollecitudine pastorale, è già
scontata. San Paolo non è stato mai scomunicato per i crimini commessi, ma la sua conversione e
la persecuzione subita è stata sufficiente per l’espiazione dei delitti. Ma laddove non ci fosse una
volontà della persona di riparare lo scandalo e ristabilire la giustizia, vuol dire che l’emendamento
del reo non è un fatto così spontaneo.
La chiesa offre un cammino di salvezza. Ma dove il sistema penale si applica in modo coercitivo, si
deve applicare una pena. Per questo ha bisogno di una serie di elementi per farlo.
Soggettivamente, il giudice deve avere una certezza morale della colpevolezza del fatto. Altrimenti
sarebbe un’imprudenza che non servirebbe.
Per ogni delitto civile c’è una pena prescritta entro un minimo e un massimo: la pena edittale. La
pena è stabilita dal legislatore. Per il delitto canonico si applichi una giusta pena. E come si fa a
stabilire la giustizia della pena? La chiesa non vuole equiparare le pene. Se la procedura
processuale deve guardare alla salvezza della persona, vuol dire che si devono considerare varie
situazioni o aggravanti prima di applicare una pena.

Come è strutturato lo svolgimento della procedura penale canonica?


Sostanzialmente in due momenti pre-processuali (finti) disciplinati da uno stesso canone 1717:
 La notitia criminis: è il momento iniziale universale, cioè esiste sempre. Questo fatto ha una
sua apparente semplicità, ma nonostante questo si è andato complicando.
 L’indagine previa (indagine preliminare): dà un’idea del fatto. Può dire che sia verosimile il
delitto, ma non ci sono altri elementi. L’indagine previa può essere fatta all’insaputa
dell’indagato, ma a volte occorre interrogarlo, anche per permettergli di difendersi. Questi
elementi flessibili devono comunque mantenere degli elementi essenziali per evitare una
procedura ingiusta. Il diritto di difesa è un modo per raggiungere la verità: la persona
ascoltata, dal suo punto di vista, può contribuire al raggiungimento della verità.

Più altri due rami processuali (un solo canone 1718):


 Ramo giudiziale
 Ramo amministrativo.

Questa duplice via è una peculiarità del diritto canonico. Nella vita reale, il 90% dei casi sono
straordinari: o della dottrina della fede e dei delitti speciali, o dell’evangelizzazione dei popoli. Solo
una minima parte è ordinaria.
L’organizzazione di diritto processuale penale canonico è stato voluto dal legislatore in maniera
semplice, ma si è andata complicandosi nell’applicazione a dei casi veri, come l’abuso sui minori.
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La notizia
Il concetto di notizia di reato porta in sé un’altra domanda:
 quali sono le notizie di reato che portano in sé degli elementi che possano condurre al
reato?

Quali sono le notizie di delitto utili per mettere in moto l’attenzione dell’autorità ecclesiastica
(ordinario)? Quali sono le forme in cui questa notizia deve arrivare?
Il codice non dice nulla: quando abbia notizia “saltem verisimilis”, almeno verosimile. Tutte le
forme in cui una notizia può giungere all’ordinario sono sufficienti.

Una denuncia anonima è fonte di notizia?


Il vecchio codice diceva che non si doveva dare credito a una denuncia anonima. Oggi, se parliamo
di abusi sui minori, dipende da come arriva la notizia. Le diocesi hanno un sistema in cui il
referente riceve la notizia e la esamina con una equipe. Di per sé non va scartata a priori (come
avveniva prima nel vecchio CIC). Se non considerasse queste denunce anonime incorrerebbe nella
violazione di norme attualmente vigenti.
Bisogna considerare cosa il fatto contenga in sé: può essere una semplice lettera anonima, ma
anche una lettera corredata da immagini e video.

Dal 1 giugno 2019 ci sono delle persone che sono deputate a denunciare: lo afferma il motu
proprio Vox estis lux mundi all’art 3:

Art. 3 - Segnalazione

§1. Salvo nei casi previsti nei canoni 1548 §2 CIC e 1229 §2 CCEO, ogni qualvolta un chierico
o un membro di un Istituto di vita consacrata o di una Società di vita apostolica abbia
notizia o fondati motivi per ritenere che sia stato commesso uno dei fatti di cui all’articolo
1, ha l’obbligo di segnalare tempestivamente il fatto all’Ordinario del luogo dove sarebbero
accaduti i fatti o ad un altro Ordinario tra quelli di cui ai canoni 134 CIC e 984 CCEO, salvo
quanto stabilito dal §3 del presente articolo.

§2. Chiunque può presentare una segnalazione concernente le condotte di cui all’articolo 1,
avvalendosi delle modalità di cui all’articolo precedente o in qualsiasi altro modo adeguato.

§3. Quando la segnalazione riguarda una delle persone indicate all’articolo 6, essa è
indirizzata all’Autorità individuata in base agli articoli 8 e 9. La segnalazione può sempre
essere indirizzata alla Santa Sede, direttamente o tramite il Rappresentante Pontificio.

§4. La segnalazione contiene gli elementi più circostanziati possibili, come indicazioni di
tempo e di luogo dei fatti, delle persone coinvolte o informate, nonché ogni altra
circostanza che possa essere utile al fine di assicurare un’accurata valutazione dei fatti.
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§5. Le notizie possono essere acquisite anche ex officio.

L’obbligo è per i chierici e per i membri di IVC e SVA, ma è precisato che chiunque può fare la
segnalazione. L’obbligo non è per i laici.

Come faccio per far arrivare una notizia? Sono obbligato dall’articolo 3 a segnalare se so qualcosa.
Si tratta di un obbligo senza alcuna pena: serve a creare una cultura, a scardinare un sistema che
rende difficile la denuncia.
La segnalazione deve essere valutata: non mette in moto in modo automatico le indagini. Ma il CIC
parla di saltim verisimilis, elementi che tendono a rendere il delitto possibile.
Con l’aggiornamento delle norme, il saltim verisimilis è diventato “ogniqualvolta la notizia di reato
non sia manifestamente infondata” (Art 3-F6 delle norme della Città del Vaticano in materia di
abusi).

Lunedì, 24 febbraio 2020 – 2° lezione


Continuiamo sulla notizia di delitto, in base alle nuove normative canoniche del Vos estis lux
mundi.
Cosa avviene tra la notizia e la denuncia, col rapporto con le autorità civili?
Questo vale solo per alcune tipologie di diritto: abuso di minori.
Si tratta solo di due delitti, che però costituiscono la maggioranza assoluta dei delitti nella Chiesa.
Questo saltim verisimilis va interpretato.

Notizia o segnalazione:
 come deve essere fatta la segnalazione?
 quali sono gli obblighi verso l’autorità civile?
 quali gli obblighi dell’autorità ecclesiastica quando riceve una segnalazione?

Prima, se uno denunciava un vescovo il comportamento sbagliato di un sacerdote, il vescovo


poteva dire di fare attenzione e mettere in guardia: magari si tratta di un sacerdote in vista,
impegnato molto in diocesi… se dici cose false devi sapere a cosa vai incontro. Magari il soggetto
desisteva dal denunciare.
Questo atteggiamento oggi è assolutamente vietato dal Vos estis.
Viene configurato un nuovo tipo di delitto. Il soggetto che potrebbe commettere il delitto di
pedopornografia è un chierico, a cui si aggiunge un'altra categoria di persone, ovvero i membri di
IVC e SVA anche se non sono chierici. Così si amplia l’orizzonte delle persone che possono essere
autori di questo delitto.
Leggiamo il can 1548. Al paragrafo 2 si libera dal dovere di rispondere: il chierico in ragione di
quanto appreso in ragione del sacro ministero.
La Penitenzieria Apostolica il 1° luglio 2019 ha fatto una nota sul foro interno
(https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/07/01/0565/01171.htm

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l ). Se c’è di mezzo un valore per il bene pubblico, non c’è più obbligo di riservatezza, anzi c’è
l’obbligo di denunciare.

Vos estis all’art 3 par 4 spiega come segnalare: “La segnalazione contiene gli elementi più
circostanziati possibili, come indicazioni di tempo e di luogo dei fatti, delle persone coinvolte o
informate, nonché ogni altra circostanza che possa essere utile al fine di assicurare un’accurata
valutazione dei fatti”.

Se la segnalazione viene fatta dalla vittima o presunta tale, ci sono ulteriori obblighi per l’autorità
che riceve la segnalazione indicate all’art 5:
“Cura delle persone
§1. Le Autorità ecclesiastiche si impegnano affinché coloro che affermano di essere stati
offesi, insieme con le loro famiglie, siano trattati con dignità e rispetto, e offrono loro, in
particolare:
a) accoglienza, ascolto e accompagnamento, anche tramite specifici servizi;
b) assistenza spirituale;
c) assistenza medica, terapeutica e psicologica, a seconda del caso specifico.
§2. Sono tutelate l’immagine e la sfera privata delle persone coinvolte, nonché la
riservatezza dei dati personali”.

La CEI nelle linee guida per l’Italia del 24 giugno 2019 dice che ogni segnalazione deve essere
accolta dall’ordinario. Assicura l’accoglienza, l’ascolto competente. L’ascolto deve avvenire in un
luogo accessibile, protetto e riservato.

Se prima il vescovo raccomandava il silenzio della vittima sul fatto subito era tutelato. Oggi questa
cosa non c’è più. C’era il segreto pontificio: l’obbligo coinvolgeva tutti.
Vos estis al n. 4 dice “a chi effettua la segnalazione non può essere imposto alcun vincolo di
silenzio riguardo ad essa”.
Il rescritto sulla riservatezza delle cause afferma al n.1:
“Non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i
delitti di cui:
a) all’articolo 1 del Motu proprio “Vos estis lux mundi”, del 7 maggio 2019;
b) all’articolo 6 delle Normae de gravioribus delictis riservati al giudizio della Congregazione
per la Dottrina della Fede, di cui al Motu proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela”, di
San Giovanni Paolo II, del 30 aprile 2001, e successive modifiche”.

I documenti che stiamo prendendo in considerazione sono:


 Vos estis lux mundi
 Linee guida per l’Italia della CEI
 Istruzione sulla riservatezza delle cause

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Si è tolto il segreto pontificio su questi delitti del Vos estis, perché si vedeva nel segreto pontificio
un ostacolo: non sono delitti per la chiesa soltanto ma anche per lo stato. Nel rispetto di una
cooperazione tra stato e chiesa nasce questa necessità. L’autorità civile ha le sue leggi, ma
ovviamente non sono uguali dappertutto.

Can 1455: i giudici e i collaboratori del tribunale sono tenuti a mantenere il segreto d’ufficio.
Quindi, questo obbligo tocca il denunciante, i testimoni, ma non tocca chi lavora in tribunale. Anzi
al par. 3 il giudice può stabilire il segreto d’ufficio per altri.
Il segreto pontificio, quindi, resta ancora, ma è stato sottratto rispetto a certe norme.

“Il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi
statali” (n 4 dell’Istruzione). Il segreto d’ufficio esiste in tutti gli ordinamenti, dunque bisogna
vedere in ciascun luogo cosa di obbliga a fare.

In Italia, c’è l’obbligo di trasmissione all’autorità civile? La risposta è sì e no!


Linee guida 5.6:
“La segnalazione non solo non esclude, ma neppure intende ostacolare la presentazione di
denuncia alla competente autorità dello Stato, che anzi viene incoraggiata. Per questo
motivo, il segnalante di presunti abusi sessuali su minorenni commessi in ambito ecclesiale
e/o colui che dichiara di aver sofferto tale delitto e/o i suoi genitori o tutori vengano
sempre e chiaramente informati dall’autorità ecclesiastica della possibilità di presentare
denuncia secondo le leggi dello Stato e del fatto che la procedura canonica, indipendente e
autonoma rispetto a quella civile, non intende in alcun modo sostituirsi a essa”.

È importante far capire che la denuncia all’autorità civile non impedisce quella canonica. La
Germania ha scelto che siano i genitori a decidere se denunciare anche civilmente.

Linee guida 5.13:


“A chi effettua una segnalazione non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo
al contenuto di essa (cfr. Vos estis lux mundi, art. 4, § 3)”.

L’indagine previa
Dopo la notizia, l’ordinario deve fare l’indagine previa (sempre can 1717). Siamo sempre in ambito
pre-processuale.
Il diritto canonico è stato elemento di morale cattolica: quasi tutti i moralisti erano canonisti. Lo
stesso sant’Alfonso era un canonista che si occupò di morale. È una morale della legge e non delle
virtù e rischia il legalismo: la morte della morale.
Fatti, circostanze e imputabilità devono avere dei riscontri oggettivi. L’indagine previa si pone in
questa linea. Non si deve fare un’istruttoria, ma una valutazione attraverso raccolta di fatti, indizi,
testimonianze, per poter avere un minimo (che alcuni chiamano fumus veri facti) che permetta
all’ordinario in maniera prudente di dire a norma del can 1718: “gli elementi possono bastare per
passare alla fase successiva”.
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Nel diritto canonico non si può procedere contro ignoti, non esistono processi contro ignoti nella
chiesa. Se non ci sono elementi, non si fa il processo. La chiesa non dà sicurezza sociale ai
cittadini/fedeli, ma ha i modi perché colui che ha commesso il delitto ripaghi il danno.

L’ordinario è colui che deve iniziare. Nel caso di abuso su minori, non deve fare l’indagine se la
notizia è assolutamente inverosimile: in tutti gli altri casi deve farla.

Lunedì, 2 marzo 2020 – 3° lezione


Se usiamo il libro, va integrato con la nuova normativa che è tutta incentrata sull’abuso dei minori.
Se c’è di mezzo la confessione, solo se il denunciante lo permette si può comunicare. Tenendo
presente situazioni di vario tipo, un ricatto, una minaccia può non favorire anzi ostacolare la
denuncia. Per questo, alcune norme sono pensate in vista di questo delitto perché ci sia la
denuncia.
Passando all’indagine previa, dobbiamo fare alcune operazioni all’interno dell’indagine previa per
vedere come il delitto di abuso può influire (can 1717).
L’Ordinario è il primo soggetto. Ma ordinario di che cosa? Della vittima? Del chierico? In generale
si sta pensando a chi è competente a promuovere l’azione penale. Chi ha commesso il delitto può
essere un chierico, ma certamente anche un laico, un presidente di un’associazione riconosciuta.
L’ordinario è ordinario del soggetto che ha commesso il delitto, ma potrebbe essere anche
l’ordinario del luogo del delitto: ce lo dice il Vos estis art 2 par 3. “Salvo quanto stabilito
dall’articolo 3 §3, l’Ordinario che ha ricevuto la segnalazione la trasmette senza indugio
all’Ordinario del luogo dove sarebbero avvenuti i fatti, nonché all’Ordinario proprio della persona
segnalata, i quali procedono a norma del diritto secondo quanto previsto per il caso specifico”.
Anche se si tratta di un Ordinario che non c’entra niente, è tenuto a trasmettere la notizia senza
indugio all’Ordinario del luogo in cui sono avvenuti i fatti.
Il Vos estis lux mundi pone un obbligo ad alcuni soggetti di denunciare, ma non impedisce ad altri
di farlo. Un laico che sa di fatti relativi al delitto di abuso non ha l’obbligo di segnalarlo, ma può
farlo. Un chierico o un membro di IVC ha l’obbligo.

Art. 8-9 C’è una serie di persone che possono ricevere la segnalazione e sono in stato di
subordinazione del soggetto che avrebbe commesso il delitto.

Dal can 1446 in avanti il CIC dà dei criteri giuridici secondo cui l’investigatore deve essere una
persona idonea non solo come competenza professionale, ma anche libera da quelle condizioni
che potrebbero mettere in difficoltà o ostacolare un suo lavoro.

La persona che abusa non si accontenta di una volta: è un pericolo sociale. Inoltre, la vittima non
ha bisogno solo di un risarcimento economico, ma soprattutto di un percorso di recupero. Il
risarcimento dei danni è incluso nel processo.

Il can 1722 e seg. era considerato solo per la procedura giudiziaria. Ma la procedura giudiziaria non
ha stadi, ma fasi dinamiche.
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La procedura amministrativa ha una certa immediatezza.
Si è voluto applicare questo canone anche alla procedura amministrativa.

Lunedì, 23 marzo 2020 – 4° lezione (1° online)


Iniziamo a parlare del processo penale giudiziale, che è quello stabilito ordinariamente nella
procedura penale canonica.
Iniziamo con quello giudiziale piuttosto che con quello amministrativo, perché il penale giudiziale
sono elementi che ritroveremo anche nella procedura amministrativa.

Dopo l’indagine previa, la prima possibilità è l’archiviazione: si dimostra l’innocenza dell’indagato.


Il delitto non è stato compiuto oppure non è stato compiuto dalla persona indagata. Per far ciò
devono esserci elementi sufficienti per poter passare a un’archiviazione. Può darsi che sia mancata
la grave imputabilità: la persona ha commesso il fatto perché in stato di ubriachezza non
colpevole, oppure per legittima difesa, oppure sotto violenza e non ha potuto resistere.

Altro elemento interessante è dato da una seconda modalità di archiviazione. Ci sono degli indizi a
carico dell’indagato, ma sono elementi poso sufficienti.
Ci può essere una corruzione economica, oppure può aver pagato i giudici per avere una sentenza
favorevole, oppure ha sfruttato le norme statutarie per l’elezione… sono varie le motivazioni.
L’ordinario può ammonire. L’ammonizione, a cui non fa seguito altro provvedimento, non è una
semplice telefonata affettuosa, ma deve constare da qualche documento. È un’ammonizione di
tipo giuridico, e non solo un richiamo verbale.

Un altro caso di archiviazione è quello in cui è avvenuta la prescrizione. Il can 1362 indica i tre anni
per la prescrizione.
Può darsi anche che il reo sia deceduto e quindi non si fa nessuna azione penale: l’azione penale si
fa solo per le persone vive, non morte.
Può darsi che il fatto non è più previsto come delitto. In questo caso cessa la possibilità di fare
un’azione penale.
Oppure può ricorrere una circostanza di non punibilità.

Il decreto di archiviazione potrebbe essere modificato e riaprire il caso se ci sono nuovi elementi.
Ad esempio: il delitto non è compiuto dalla persona indagata ma poi si scopre chi ha commesso il
delitto, per cui si riapre il processo.
L’ultimo paragrafo del canone è importante. Nel caso di delitti riservati alla congregazione per la
dottrina della fede, la congregazione può richiedere l’archiviazione e non l’ordinario. L’ordinario
trasmette e può anche esprimere il suo voto, ma è la congregazione che decide, non l’ordinario.

Prosecuzione dell’azione
Gli elementi sono tali da ritenere giustificata l’instaurazione di un processo penale.

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Molte volte avviene che l’ordinario non è un esperto di diritto e non ha tutti gli elementi per poter
valutare tutte queste cose. Il can 1817,3 dice che se fare giudizio, come farlo: l’ordinario se lo
ritiene opportuno ascolti due giudici e altri esperti di diritto. Quando si parla di giudici, ovviamente
ci riferiamo a giudici dell’ordinamento canonico. Esperti di diritto sono docenti, o comunque
persone in grado di consigliare. Il delitto compiuto può avere anche dei risvolti civilistici, di danno
compiuto, di risvolti politici, sanitari. Frodi economiche possono portare a un giudizio canonico ma
anche sei risvolti civilistici in merito al danno creato.
Alla luce del can 1341 la convenienza è un fatto sostanziale. Convenienza non significa una
scorciatoia. Gli obiettivi che l’eventuale emendamento penale può portare possono essere
ottenuti anche mediante altre vie.

La scelta della via da adottare se giudiziale o extragiudiziale (amministrativa) può spettare o


all’ordinario o alla congregazione per la dottrina della fede.
Nel primo caso la persona a cui si è deciso di fare una procedura amministrativa non può opporsi e
non può scegliere la via giudiziale. La giusta causa può avere un peso discrezionale.
Nel secondo caso la discrezionalità del canone è relativa alla congregazione ed è sottratta
all’ordinario. L’ordinario può suggerire un foro competente. Può proporre tre cose: un processo
giudiziale e suggerire un tribunale adeguato; che ci si rivolga al Romano Pontefice per la
dimissione dall’ufficio.

La procedura penale canonica parte da una procedura di tipo inquisitorio. Il giudice, la parte
pubblica, prende una iniziativa penale. L’emblema di tutto questo lo abbiamo nel XIII sec. con la
costituzione Licet ab initio, con cui si costituiva la Santa Inquisizione. “Inquisizione” è uno
strumento che univa la funzione di polizia con la funzione di istruttoria.
La prova principe del processo inquisitorio è la confessione del reo con la quale si ottiene la prova
piena. Spesso la confessione veniva estorta anche con strumenti di tortura. Le prove valevano non
in maniera esclusiva: abbiamo una prova piena, una prova semipiena, ecc. Questo è rimasto in
parte nel CIC del ’17.
Il sistema accusatorio si va imponendo nei sistemi civili. Abbiamo colui che accusa che è persona
diversa dal giudice, ecc.
Inquisitorio e accusatorio, lungo la storia si vanno mescolando. Non c’è un modello unico, ma
questi sistemi possono cambiare metodologia.
La chiesa è andata incorporando sempre più un sistema accusatorio. Un elemento fondamentale è
l’indipendenza del tribunale mediante la terzietà del giudice rispetto alle parti. Il giudice non
promuove la causa ma si trova in posizione terza. I can 1448-1449 dicono che il giudice non accetti
di giudicare una causa che lo riguardi in consanguineità, ecc. C’è un obbligo di astensione.
L’art 9 di Sacramentorum Sanctitatis Tutela: “Spetta al Prefetto della Congregazione nominare
anche altri giudici stabili o incaricati”.
Per il can 1559 le parti non possono assistere all’escussione; possono assistevi avvocati e
procuratori, a meno che il giudice non lo ritenga inopportuno.

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Il can 1721 prevede la presentazione di un libello, per il quale si richiamano i cann 1502-1504, già
studiati in diritto processuale.

Lunedì, 30 marzo 2020 – 5° lezione (2° online)


Ci siamo lasciati con le misure cautelari del can 1722. Occorre tener presente che se si tratti di
delicta di abuso su minore queste misure si possono usare anche nell’indagine previa.
Diversamente no.
C’è una serie di adempimenti importanti che concernono il giudice, legate alla questione penale.
Continuiamo a far riferimento al giudizio contenzioso penale, tuttavia vediamo che questa
normativa riceve particolari disposizioni perché parliamo di un processo penale.
Il can 1505 dice due cose: il giudice unico o il presidente del tribunale. Possiamo avere due
tipologie di giudice valide: il giudice monocratico o il collegio. Rimandiamo al 1425,1. Questo
canone indica le tipologie di cause riservate al tribunale collegiale. Esse sono tre: la seconda
comprende “le cause penali: a) sui delitti che possono comportare la pena della dimissione dallo
stato clericale; b) per infliggere o dichiarare la scomunica”.
Nelle cause riservate alla congregazione della dottrina della fede non vi è ami giudice monocratico
ma sempre un tribunale collegiale (Sacramentorum sanctutatis tutela).
Can 1405-1406.

Lunedì, 20 aprile 2020 – 6° lezione (3° online)


Riprendiamo la litis contestatio. Il giudice chiede al promotore di giustizia di definire davanti al
giudice quali sono gli elementi da fissare. Questo serbe per concordare un dubbio, perché la
sentenza deve rispondere a un dubbio. Il dubbio è: se tizio abbia commesso il delitto e quale pena
vada applicata.
Questo viene fissato dal giudice dopo aver sentito il promotore di giustizia e l’avvocato.
La fase decisoria deve decidere su quell’oggetto e non su altro. Possono sorgere altri elementi che
si aggiungono, ma di fatto abbiamo il primo stabilimento della contestazione della lite.
Prima della litis contestatio si deve proporre l’eccezione di cosa giudicata.
Anche gli elementi, la stessa confessione dell’imputato nell’indagine previa non è sufficiente di per
sé a definire il processo con l’emanazione di una conseguente sentenza.
A differenza del processo matrimoniale, il penale è stato preceduto da una fase istruttoria o
preistruttoria che ha già dato una serie di elementi. Questa fase manca negli altri processi.

Nella fase istruttoria abbiamo un primo capitolo che è la dichiarazione delle parti.
Il rispetto della persona dell’imputato prevale sull’accertamento della verità: questo è un
progresso degli ultimi secoli. Un tempo non era così e si estorceva la verità anche con strumenti di
tortura.
A campo dei fiori c’era un palo (via della corda): lì veniva eseguita la condanna della corda. La
tortura della corda veniva usata sia per i commercianti disonesti, sia per estorcere la verità.
Venivano legati al palo, ma questa tortura forzava il dire. La chiesa diceva che poi era necessario
confessare la tua eresia anche dopo la tortura, ma se non lo confermavi venivi riattaccato.

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Ora l’interrogato non viene messo sotto un fuoco di domande, ma solo il giudice può farne (can
1561). Tuttavia, laddove si istaura un clima di collaborazione tra le parti, anche agli avvocati o al
promotore di giustizia viene concesso di fare domande. In realtà, è come se venissero poste al
giudice e rigirate.

La prova testimoniale è fondamentale: di dedicano molti canoni (ben 27).


Chi può essere ammesso a essere testimone e chi è incapace? Lo stabilisce il can 1550.

Lunedì, 27 aprile 2020 – 7° lezione (4° online)


Seguo le slide.

Lunedì, 4 maggio 2020 – 8° lezione (5° online)


Seguo le slide.

Lunedì, 11 maggio 2020 – 9° lezione (6° online)


I delicta riservata hanno un riferimento normativo specifico e costituiscono una parte
costantemente aggiornata.
Il primo importante riferimento è Sacramentorum Sanctitatis tutela. Il rescritto ex audientia SS.mi
prevede l’istituzione di un Collegio. Tale Collegio equivale a quello che è la sectio altera della
Segnatura Apostolica per i ricorsi amministrativi. Siamo nell’ambito della procedura
amministrativa (o extragiudiziale).
Il ricorso veniva fatto nella cosiddetta feria quarta, sostituito dal collegio istituito nella
congregazione per la dottrina della fede.

È intervenuta a modificare le norme la cosiddetta prassi della congregazione. Si è adottata una


prassi che non è scritta da nessuna parte ma che si scopre strada facendo. Quando fu data una
facoltà speciale del 2003 si utilizzò il can 1720. La presenza dell’avvocato non era esclusa ma
nemmeno resa obbligatoria. Tutto questo è ciò che si chiama prassi della congregazione che ha
variato le cose lungo gli anni e che va scoperta via facendo. È una prassi non scritta.
Non si può fare una slide con la prassi, perché quella stessa prassi è variata negli anni. È anche
vero che oggi certe prassi hanno trovato una stabilità diversa rispetto a prima quando si navigava a
vista.

Facciamo un’introduzione sulla competenza della congregazione per la dottrina della fede.
Il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis tutela di Giovanni Paolo II (2001) contiene le norme ed
è un testo di riferimento.
Il Vox estits lux mundi modifica o no le disposizioni di Sacramentorum Sanctitatis tutela? Sì e no!
Modifica solo in parte e si ferma all’indagine previa, mentre il Sacramentorum Sanctitatis tutela
spiega cosa accade dopo. Ci può essere qualche criticità nell’armonizzare i due testi.

Che caratteristiche ha la Congregazione per la dottrina della fede che all’origine era la santa
inquisizione o sant’uffizio?
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Si caratterizza per la giurisdizione universale su tutto l’Orbe cattolico e su tutti i soggetti:
qualunque soggetto, anche un cardinale, è sotto la giurisdizione della congregazione.
Si caratterizza anche per essere presieduta dallo stesso Romano pontefice fino al 1967, quando poi
viene istituito un cardinale prefetto.
Il nome ha assunto varie modifiche negli anni. Ma il nome indica l’ambito e non i delitti. Tutela la
morale e i costumi e ha una giurisdizione riguardo alla fede: ad essa solo spetta il giudizio
sull’eresia.
Giudica di quei delitti che secondo la sua stessa legge le sono riservati. Quei delitti sono assegnati a
se stessa secondo una legge propria.

L’istruzione Crimen sollicitationis era del tutto segreta. Se qualcuno si permetteva di dirne
l’esistenza incorreva in una scomunica. Il motivo sta nel fatto che la confessione è protetta dal
sigillo sacramentale e la difesa del sacerdote è molto difficile perché il sacerdote non può violare il
sigillo sacramentale: non può rivelare nemmeno una minaccia ricevuta in confessione.
Doveva essere ristampata nel 1962 ma non fu fatto e sparì nel nulla. Se ne perse quasi la memoria.
Nel 1967 è presieduta da un cardinale prefetto, come è ancora oggi.

Resta il problema dei delitti riservati. Non è chiaro quale siano questi delitti. Occorreva un
documento che potesse interpretare bene: Sacramentorum Sanctitatis tutela colma questa
esigenza.

Leggendo il testo delle norme, vedremo che vengono concesse delle facoltà. Sono chiamata leggi e
non hanno bisogno di essere confermate. Cioè, strada facendo sono state date delle norme che
hanno concesso delle facoltà alla Congregazione.

Sulla Home page della Santa Sede sono apparse tutte le norme. Inoltre, le norme latine sono state
tradotte. C’è stato un cambiamento culturale molto profondo: prima non si potevano nemmeno
nominare le norme, che potevano essere inviate ai vescovi ma non venivano mai pubblicate. Nel
2011 la Congregazione ha inviato una circolare del 3 maggio che è un aiuto nella preparazione
delle linee guida.

Riserva e delitti riservati


Abbiamo un delitto riservato alla Santa Sede non quanto alla sua remissione (can 1354,3) ma
quanto alla giurisdizione.

Lunedì, 18 maggio 2020 – 10° lezione (7° online)


Seguo le slide.

Lunedì, 25 maggio 2020 – 11° lezione (8° online)


Seguo le slide.

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