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[1]-CAN 1323:”Non è passibile di alcuna pena chi, quando violò la legge o il precetto: [...

]
senza sua colpa ignorava di violare una legge o un precetto; all'ignoranza sono equiparati
l'inavvertenza e l'errore”

[2]-CAN 1324:”L'autore della violazione non è esentato dalla pena stabilita dalla legge o dal
precetto, ma la pena deve essere mitigata o sostituita con una penitenza, se il delitto fu commesso:
[...] da chi senza colpa ignorava che alla legge o al precetto fosse annessa una pena; nelle
circostanze di cui al §1, [...] il reo non incorre nella pena latae sententiae”

[3]-CAN 1325:”L'ignoranza crassa o supina o affettata non può mai essere presa in
considerazione nell'applicare le disposizioni dei cann. 1323 e 1324; parimenti non si considerano
l'ubriachezza o altre perturbazioni della mente se ricercate ad arte per mettere in atto il delitto o
scusarsene, e la passione volontariamente eccitata o favorita”

[4]-LETTERA ENCICLICA VERITATIS SPLENDOR:“ignoranza invincibile, cioè di


un'ignoranza di cui il soggetto non è consapevole e da cui non può uscire da solo”

[5]-Guida per il procedimento amministrativo canonico in materia penale/Guida pratica alla materia
penale canonica nella procedura amministrativa:”ignoranza crassa, supina e affettata: i tre tipi
tradizionali di ignoranza vincibile”; “In particolare, il c. 1324 valuta un’attenuante a condizione
che: […] il delinquente (che non necessariamente ignorava che la sua condotta violava la legge
o il precetto, come nel caso della esimente) ignorava senza colpa (cfr. c. 1325) che alla violazione
della legge (divina o ecclesiastica) o del precetto corrispondeva una pena”

[6]-Costituzione pastorale GAUDIUM ET SPES:”Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia
erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità.
Ma ciò non si può dire quando l'uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la
coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato”

[7]-L'imputabilità nel diritto canonico, Congregazione per il clero, a cura del Dott. Luigi
Cionci:”[...] si considera colpevole l'ignoranza crassa o supina o affettata”

[8]-LE SANZIONI PENALI NELLA CHIESA Sussidio applicativo del Libro VI del Codice di
Diritto Canonico, Dicastero per i testi legislativi:“Tuttavia, quando l’ignoranza è colpevole, cioè,
quando il soggetto era tenuto a conoscere la legge e non ha volutamente ottemperato ad
essa, in questo caso, anche se vi fosse, l’ignoranza risulterebbe irrilevante e da non tenere in
considerazione. Si tratta dei casi di ignoranza crassa e di ignoranza supina (can. 1325).
L’ignoranza crassa deriva dalla grave negligenza nel conoscere ciò che il soggetto è obbligato a
conoscere, mentre è supina quando il soggetto ha disatteso tale obbligo per superficialità, o per
occuparsi di altri affari. Si dice, invece, ignoranza affettata quella propria di chi intenzionalmente
permane in tale situazione di ignoranza, non volendo informarsi proprio per commettere con
maggiore facilità il reato o per trovarne una qualche discolpa o giustificazione”

[9]-Le censure canoniche: identità e prospettive per una corretta pastorale. Irregolarità e
impedimenti all’attenzione del confessore e del penitente, Penitenzieria Apostolica, Mons. Giuseppe
Tonello:”Anticipando un giudizio di sintesi in materia di censure latae sententiae, la percezione
comune da parte degli ‘addetti ai lavori’, per così dire, è che colpiscano solo per le persone con
una certa formazione spirituale, dotate di una certa coscienza cristiana, e questo
verosimilmente ha indotto il Legislatore a mantenerle nel Codice attuale. In sostanza, colpiscono
fondamentalmente i chierici più che i laici [...]”
[10]-Le censure canoniche e le irregolarità. La dichiarazione delle censure, Ignacio Arrieta,
Penitenzieria Apostolica:”Si potrebbe allora concludere che le censure latae sententiae
colpiscono solo per le persone con una qualche formazione cristiana, il che è vero [...]”

[11]-Le censure canoniche e le irregolarità. La dichiarazione delle censure, Ignacio Arrieta,


Penitenzieria Apostolica:”Le censure canoniche latae sententiae rappresentano, come si è visto,
sanzioni penali di pieno valore giurisdizionale che impone la propria coscienza. Spesso, dunque,
solo il peccatore è a conoscenza della pena canonica, perché solo lui è in grado di essere certo
di non avere agito nell’ignoranza o in circostanze che impediscono la formazione della latae
sententiae”

[12]-LE SANZIONI PENALI NELLA CHIESA Sussidio applicativo del Libro VI del Codice di
Diritto Canonico, Dicastero per i testi legislativi:”Perciò, il diritto canonico cerca di restringere al
massimo il ricorso a pene latae sententiae, a causa dell’incertezza che esse portano con sé e anche
perché esse possono comportare una scarsa oggettività per il fatto di essere sottoposte alla
autovalutazione della coscienza del delinquente”

[13]-Le censure canoniche: identità e prospettive per una corretta pastorale. Irregolarità e
impedimenti all’attenzione del confessore e del penitente, Penitenzieria Apostolica, Mons. Giuseppe
Tonello:”In un certo senso a questo livello è la coscienza stessa del fedele ad agire da ‘giudice’ e
perciò il giudizio della coscienza non ‘deborda’ nella dimensione pubblica, visibile e sensibile, ma
rimane appunto recondito, segreto”

[14]-XXVII CORSO SUL FORO INTERNO, Mons. Krzysztof Nykiel, Penitenzieria


Apostolica:”[...] è il soggetto a dover dichiarare di non aver agito per timore o ignoranza, ma
consapevole della sanzione penale che comportava la sua azione, incorrendo di conseguenza
effettivamente nella censura”

[15]-Censure Canoniche e Irregolarità Il Ruolo della Coscienza Morale, Ignacio Arrieta,


Penitenzieria Apostolica:“Occorre ammettere, infatti, che, soprattutto in questi tempi, tali esigenze
di formazione personale e di finezza di coscienza escludono con molta frequenza l’efficacia
delle censure latae sententiae”

[16]-Censure Canoniche e Irregolarità Il Ruolo della Coscienza Morale, Ignacio Arrieta,


Penitenzieria Apostolica:”Trattandosi, però, di irregolarità per l’esercizio del ministro, generate
dopo l’ordinazione, è certamente più difficile poter invocare ragionevolmente queste mancanze. In
tale prospettiva, la mancata informazione appare normalmente come colpevole e non esime la
persona di responsabilità morale nel caso di non rispettare i divieti che la legge gli impone”

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