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Prima di tutto voglio dire che il giudice, che è peritus peritorum, ha il dovere di
esprimere le ragioni per cui accetta o respinge le conclusioni del perito (c.1579 §2). E’
notevolmente ridimensionato il principio secondo cui perito in arte credendum est. Il
controllo del giudice sulla perizia riguarda: (1) Fondamento fattuale (c.1579 §1): valutazione
dei risultati della perizia alla luce degli altri elementi di prova, i fatti utilizzati dal perito a
sostegno delle sue conclusioni devono risultare sufficientemente provati; (2) Fondamento
metodologico (c.1578 §2): valutazione della perizia alla luce dei metodi utilizzati e degli
argomenti da cui scaturiscono le conclusioni, ovvero la proporzione tra quanto emerso
dall’esame e la conclusione tratta dal perito, (3) Fondamento antropologico: valutazione della
perizia alla luce della sua compatibilità con alcuni presupposti della rivelazione cristiana. Nel
libro di Diritto Processuale Canonico (M.J. Arroba Conde, 488-489), per il fondamento
antropologico, particolarmente esposto ad oblio, nel ragionamento compiuto dal perito, è il
presupposto della radicale vocazione alla libertà e alla donazione di sé, che caratterizza la
visione evangelica dell’uomo, capace con il proprio sforzo e con l’aiuto della grazia, di
superare con successo circostanze difficili della propria esperienza, senza che il loro
verificarsi provochi, irrimediabilmente e automaticamente, condizionamenti gravemente
lesivi della capacità di vivere la propria vocazione.