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LE IPERMINORANZE

a cura di
Giovanni Poggeschi

3
COLLANA
IDEE E PRATICHE DELL’EVOLUZIONE DEL DIRITTO

Direttore: GIOVANNI POGGESCHI

Comitato scientifico:

GUERINO D’IGNAZIO (Università della Calabria)


LUIGI MELICA (Università del Salento)
LUIGI NUZZO (Università del Salento)
FRANCESCO PALERMO (Università di Verona)
JOANNA PFAFF-CZARNECKA (Università di Bielefeld)
EVA PFÖSTL (Istituto San Pio V, Roma)
EVA PONS PARERA (Università di Tarragona)
ROBERTO SCARCIGLIA (Università di Trieste)
JENS WOELK (Università di Trento)

Comitato di redazione:
Entela Çukani
Maurizia Pierri

Giovanni Poggeschi
(a cura di)
LE IPERMINORANZE
176 pagine
978-88-6152-164-3

© Pensa Editore 2012


Via Caponic, 24 • 73016 San Cesario di Lecce
Tel. e Fax +39 0832 205793 • Cell. 3383996947
www.pensaeditore.it • info@pensaeditore.it

4
INDICE

INTRODUZIONE Pag. 7
di Giovanni Poggeschi

TUTELA DEI POPOLI INDIGENI IN AMERICA LATINA:


EQUILIBRISMI TRA COSTRUZIONI COSTITUZIONALI E
STANDARD INTERNAZIONALI “ 21
di Alexandra Tomaselli

LA RILEVANZA DEL DIRITTO AUTOCTONO


NEGLI ORDINAMENTI DI STATI UNITI E CANADA “ 83
di Sara Pennicino

LA TUTELA DELLE IPER-MINORANZE IN INDIA “ 113


di Maurizia Pierri

LA TUTELA GIURIDICA DEI ROM


VERSO IL RICONOSCIMENTO COME MINORANZA
IL CASO DELL’ALBANIA “ 137
di Entela Çukani

GLI AUTORI “ 175

5
TUTELA DEI POPOLI INDIGENI IN AMERICA LATINA:
EQUILIBRISMI TRA COSTRUZIONI COSTITUZIONALI E
STANDARD INTERNAZIONALI

ALEXANDRA TOMASELLI

SOMMARIO: 1. Breve introduzione al contesto latinoamericano. – 2.


Cenni sulla situazione politica attuale in America Latina. – 3. Popoli
indigeni e costituzioni latinoamericane. – 4. L’interplay degli stru-
menti internazionali di tutela dei popoli indigeni in America Latina –
4.1. Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e Nazioni Unite
– il quadro internazionale. – 4.2. Il sistema interamericano – tutela
giurisdizionale. – 5. Conclusioni.

All’alba del primo ‘grido d’indipendenza’ il 10 agosto 1809 a Quito


(Ecuador), i popoli indigeni latinoamericani probabilmente non imma-
ginavano che i processi di indipendenza dalla Corona Spagnola dei
Virreinados americani1 avrebbero implicato un peggioramento della lo-
ro situazione, nonostante l’acquisto di una futura cittadinanza e dell’u-
guaglianza (formale) nei confronti degli allora chiamati creoli grazie ad
un importante decreto del ‘parlamento’ spagnolo (Cortes) l’anno se-

1
I vice-reami, instaurati intorno al 1550 e durati fino ai processi d’indipenden-
za intorno al 1800-1810, erano 4: il Vicereame della Nuova Spagna, che compren-
deva gli attuali Messico e tutto il centro America fino a Panama, così come parte
degli Stati Uniti; il Vicereame di Nuova Granada, che comprendeva grossomodo gli
attuali Panama, Colombia, parte del Venezuela e parte dell’Ecuador; il Vicereame
del Perù, sugli attuali territori di Perù, parte di Ecuador e della Amazzonia brasilia-
na, ed il Cile (non ancora conquistato); ed, infine, il Vicereame del Río de la Plata,
sugli attuali Argentina, Bolivia, Paraguay ed Uruguay. Si veda Patricio Hidalgo Nu-
chera, “Expansión, gobierno y defensa de las Indias”, in Juan Bosco Amores Car-
redano (a cura di/coord.), Historía de América, Editorial Ariel, Barcelona, 2006, pp.
313-320.

21
guente2. Fino ad allora, una legislazione speciale aveva retto i rapporti
fra coloni e ‘colonizzati’3: parlamenti locali e accordi bilaterali erano
realtà consuete e conosciute. Il desiderio di costruire ‘nuove nazioni’
senza alcun coinvolgimento degli indios 4 fu chiaro fin dalle negoziazio-
ni per la Costituzione di Cadice tra il 1810 ed il 1812, durante le quali i
neo-latinoamericani richiesero di includere i popoli indigeni (e/o i me-
stizos) al solo scopo di ottenere un numero più alto di deputati all’in-
terno delle Cortes 5. Questa tendenza proseguì attraverso il tono pater-
nalistico delle prime costituzioni latinoamericane, o la ‘benevola assimi-
lazione’ dell’indigenismo nato negli anni ’40.
Oggi, a 200 anni da quel primo grido di indipendenza, la tutela dei
popoli indigeni in America Latina ha attraversato diverse stagioni, tra le
peggiori le agghiaccianti dittature del Cono Sur, o i 36 anni di guerra
civile in Guatemala, che dapprima hanno indebolito la loro identità
culturale6, ma ne hanno, successivamente, alimentato i movimenti so-
ciali che dagli anni ’80 hanno influenzato la politica sudamericana7.
La rilevanza del tema a livello internazionale ha indubbiamente gio-
cato un ruolo preponderante, basti ricordare la recente adozione della
Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni da parte delle Nazioni Uni-

2
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, Carocci, Roma,
2009, p. 25.
3
Ibidem., pp. 17-25.
4
Rodolfo Stavenhagen, “Indigenous Peoples and the State in Latin America: An
Ongoing Debate”, in Rachel Sieder, Multiculturalism in Latin America. Indigenous
Rights, Diversity and Democracy, Palgrave Macmillan, New York 2002, p.28-29. La
parola indio in questo testo viene usata nel proprio contesto storico, lungi dall’ap-
porgli un significato negativo quale fosse, per es., quello contenuto nel primo di-
zionario della lingua castigliana (1726-1739) nel quale era riportato anche il signifi-
cato di ‘barbaro’ o ‘facile da convincere’. Laura Giraudo, La questione indigena in
America Latina, op. cit., p. 15.
5
Gloria de los Ángeles Zarza Rondón, “El largo camino hacia la ciudadanía: la
población indígena en la Constitución de 1812”, in Actas XIV Encuentro de los La-
tinoamericanistas de España, Congreso Internacional, 1810-2010: 200 años de Ibe-
roamérica, Santiago de Compostela 15-18 settembre 2010, pp. 2639-2650, p. 2643.
6
Alcuni sociologi ne affermavano l’imminente estinzione durante gli anni ’60,
durante il periodo delle grandi riforme agrarie. Rodolfo Stavenhagen, “Indigenous
Peoples and the State in Latin America: An Ongoing Debate”, op. cit., p. 29.
7
Si veda infra.

22
te il 13 settembre 2007 (DDPI)8, il Forum Permanente per le Questioni
Indigene (UN Permanent Forum on Indigenous Issues) operativo dal
2000 che vanta un ampia partecipazione indigena, o l’impatto negli or-
dinamenti e nelle giurisprudenza nazionale della Convenzione N. 169
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui Popoli Indigeni e Tri-
bali del 1989 (Convention concerning Indigenous and Tribal Peoples in
Independent Countries) (di seguito, Convenzione OIL N.169), ratificata
pressoché da tutti gli stati latinoamericani, da ultimo il Nicaragua nel
corso del 20109, o le incisive sentenze della Corte Inter-Americana sui
Diritti dell’Uomo. Nonostante questi meccanismi e quella che oramai si
può definire quasi una lotta incessante da parte dei popoli indigeni
dell’America Latina, questi rimangono tra i gruppi più vulnerabili e di-
scriminati del sub-continente assieme agli afro-discendenti10. Nei se-
guenti paragrafi, quindi, si offre una panoramica sugli sviluppi costitu-
zionali ed internazionali sulla tutela dei popoli indigeni nella regione
cercando di carpire quale direzione stia imboccando il sub-continente
sudamericano sulla questione indigena11.

1. Breve introduzione al contesto latinoamericano

L’America Latina, ossia lo sconfinato territorio dalla Terra del Fuoco


al Messico, composto da 20 stati con esclusione dei paesi di lingua non
‘latina’ (Guyana, Suriname, Guyana francese, Belize), è una realtà di-
versificata ed eterogenea da diversi punti di vista: geografico, demogra-
fico e, soprattutto, culturale. Si stima che popolazione totale del sub-
continente si aggiri attorno ai 570 milioni di abitanti (escludendo le iso-
le caraibiche)12, dei quali siano e/o si siano dichiarati ‘indigeni’ ca. 30-

8
È disponibile una traduzione in italiano ‘ufficiale’ consultabile su http://www.
un.org/esa/socdev/unpfii/documents/DRIPS_it.pdf.
9
Le ratifiche della Convenzione N. 169 sono consultabili su http://www.ilo.
org/ilolex/cgi-lex/ratifce.pl?C169.
10
Si vedano i violenti scontri di Bagua in Perù infra.
11
Essendo la realtà latinoamericana estremamente complessa, si è deciso di op-
tare per una analisi storico-giuridica della tutela allo scopo di tracciare una sorta di
filo rosso attraverso le fasi dell’intero sub-continente.
12
Si veda lo studio della Commissione Economica per l’America Latina (Comi-
sión Económica para América Latina - CEPAL) tramite il Centro Demografico Lati-

23
50 milioni di persone13, ossia tra il 5% e il 9% della popolazione totale.
Tra i popoli indigeni latinoamericani, che vivono in ambienti estrema-
mente differenti, dalla zona costiera alla regione andina, dalla foresta
amazzonica alle aree metropolitane14, verso le quali sono emigrati in
larga parte, vantano una ricchezza e diversità culturale incommensura-
bile. Nella regione, infatti, si possono annoverare almeno 400 gruppi
linguistici differenti15. Questi dati, tuttavia, non rendono l’immensa ete-
rogeneità di questi popoli: basti pensare che nella sola Colombia, ove
si stima che la popolazione ‘indigena’ rappresenti ca. il 1,61% della po-
polazione totale, ossia ca. 500.000 persone, vi siano approssimativa-
mente 80 gruppi indigeni differenti16.
In genere, i popoli indigeni sono tra le fasce più povere della po-
polazione, se non tra quelle indigenti. Nel contesto latinoamericano
basti ricordare le enormi disuguaglianze in termini economici nella di-
stribuzione della ricchezza (per es., ne El Salvador il 44% della ric-
chezza è in mano allo 0,3% della popolazione)17. Ciò avviene anche in
quei paesi ove il PIL è generalmente più alto, come il Cile, dove le più

noamericano e Caraibico (Centro Latinoamericano y Caribeño Demografico – CE-


LADE) “Observatorio Demográfico No. 7: Proyección de Población”, aprile 2009,
http://www.eclac.cl/publicaciones/xml/7/38297/OD7_Proyeccion_Poblacion.pdf,
p. 27. Il calcolo della popolazione totale nel 2010 è di 575.867.000. Tuttavia, nel
corso dell’ultimo biennio (2010-2012) si sono svolti nuovi censimenti nella maggior
parte degli stati latinoamericani e, di conseguenza, i dati qui citati possono variare.
13
I dati sono necessariamente approssimativi sia per la difficoltà nello svolgi-
mento dei censimenti in alcuni territori impenetrabili o di difficile accesso come la
foresta amazzonica o le zone andine più impervie, sia per l’inadeguatezza dei cen-
simenti, ossia per la mancata presenza di una chiara o specifica domanda di ap-
partenenza ad un popolo indigeno. Si veda Comisión Económica para América La-
tina - CEPAL http://www.eclac.cl/publicaciones/xml/3/37453/S57SyC-L3095e-P.pdf,
p. 68-69. I dati sono invece disponibili a http://www.eclac.cl/publicaciones/xml/3/
37453/S57SyC-L3095e-P.pdf, p. 71.
14
Ibidem., pp. 54-59.
15
In altre fonti si indica l’8%. Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América
Latina. La acción colectiva de los pueblos indígenas, Nazioni Unite, Santiago del Ci-
le, 2004, p. 51.
16
Ibidem., pp. 52-53.
17
Ignacio Ramonet, “La nueva Suramerica”, 7 aprile 2009, Revista Pueblos, http:
//www.revistapueblos.org/spip.php?article1568.

24
alte percentuali di povertà si registrano in quelle zone ad alta densità
indigena18.
I popoli indigeni latinoamericani, inoltre, sono tra i gruppi maggior-
mente in balia dei conflitti dovuti al narco-traffico e ai gruppi para-mili-
tari, come le FARC in Colombia, ai quali sono spesso obbligati ad ade-
rire contro la propria volontà19.

2. Cenni sulla situazione politica attuale in America Latina 20

Trattando il tema dei popoli indigeni, non si può tralasciare un bre-


ve inquadramento della situazione politica attuale. I movimenti indige-
ni sono sempre più in fermento in America Latina e hanno presentato
anche propri candidati alle elezioni presidenziali, non necessariamente
legati ad altri partiti, come il caso del premio nobel Rigoberta Menchú
in Guatemala nel 2007, prima indigena e donna a candidarsi a tali ele-
zioni, che, nonostante questa apertura nella politica guatemalteca, ot-
tenne solamente il 2,42% dei voti21 (in Guatemala la popolazione indi-
gena si attesta intorno al 60%)22. Nel 2009, anno chiave dal punto di

18
Si veda l’inchiesta governativa cilena “MIDEPLAN, División Social, Encuesta
CASEN 2006 con factores de expansión en base a CENSO 2002” su http://www.mi-
deplan.cl/casen/Estadisticas/pobreza.html, selezionando l’anno 2006, nella tabella
“3.- Situación de Pobreza a nivel de personas, por Región y zona”, ove è riportata
la distribuzione della povertà per regione. Le regioni con le più alte percentuali
(sommando gli ‘indigenti’ con i ‘poveri non-indigenti’) si può osservare come le re-
gioni ad alta densità indigena, come Arica y Parinacota, Bío Bío, La Araucanía e Los
Rios abbiano ca. il 20% di popolazione povera.
19
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva
de los pueblos indígenas, op. cit., p. 66.
20
Di seguito viene proposto una breve introduzione al composito panorama po-
litico attuale latinoamericano. Nei prossimi paragrafi vengono riportati schematica-
mente alcuni dati storici e politici che maggiormente hanno influenzato le politiche
nei confronti dei popoli indigeni.
21
Si veda per un’analisi, Inés Benítez, “Rigoberta Menchú llegó para quedarse”, 28
agosto 2007, in Inter Press Service (IPS), http://ipsnoticias.net/nota.asp?idnews=41977.
22
International Work Group for Indigenous Affairs, The Indigenous World 2010,
IWGIA, Copenhagen 2010, consultabile su http://www.iwgia.org/sw41165.asp, op-
pure http://www.iwgia.org/graphics/Synkron-Library/Documents/publications/
Downloadpublications/IndigenousWorld/IW_%202010_WEB.pdf, p. 90.

25
vista politico, si sono svolte elezioni presidenziali in 7 dei 20 paesi la-
tinoamericani (El Salvador, Ecuador, Panamá, Uruguay, Honduras, Bo-
livia e Chile)23, 2 referendum costituzionali (Bolivia e Venezuela – il
primo sull’adozione della costituzione, il secondo per la modifica per
la rielezione alla carica presidenziale) e 3 elezioni legislative (El Salva-
dor, Argentina e Messico) con la rielezione (preannunciata?) dei presi-
denti Hugo Chavez in Venezuela, Rafael Correa in Ecuador e Evo Mo-
rales in Bolivia, formando quello che ormai è conosciuto come “Eje
Chavez-Morales-Correa” (“Asse Chavez-Morales-Correa”)24. Anche il
2012 si preannuncia un anno dalla urne ‘bollenti’ nella regione, dato
che l’elettorato di altri tre paesi (Messico, Venezuela e Repubblica Do-
minicana) saranno chiamati alle elezioni presidenziali. La recente ma-
lattia di Chavez, che, come Morales viene chiamato presidente ‘indige-
no’25, sembrava che gli impedisse di ricandidarsi, cosa da lui smentita,
forte anche dei sondaggi secondo cui ca. il 45% della popolazione an-
cora lo appoggia26. Tuttavia, un cambio sarebbe auspicabile, viste le

23
È noto il colpo di stato avvenuto in Honduras il 28 giugno 2009 che ha de-
posto il Presidente Zelaya, rimpiazzato da Micheletti, all’alba del referendum costi-
tuzionale per permettere la rielezione del primo. Nonostante la confusione regnate
nel paese a seguito di questi avvenimenti, ulteriormente incrementata dai tentativi
di Zelaya di rientrare nel paese, il regime di coprifuoco e la dura critica interna-
zionale seguita al golpe, si sono svolte le elezioni presidenziali il 29 novembre suc-
cessivo, che hanno visto la elezione di Porfirio Lobo Sosa, membro del partito con-
servatore Partido Nacional de Honduras. L’uccisione di 9 giornalisti nella primave-
ra 2010 fa riflettere seriamente sulle condizioni della libertà di espressione e di
stampa nel paese. Si veda per dettagli Notimex/El Siglo de Torreón, “Suman 9 nue-
ve periodistas asesinados en Honduras”, 15.06.2010, http://www.elsiglodetorre-
on.com.mx/noticia/532227.suman-9-nueve-periodistas-asesinados-en-hondu.html.
Altre fonti parlano di dieci o più giornalisti assassinati.
24
Si veda Alesia Martínez, “2009, un año de efervescencia política en América
Latina”, Revista Pueblos, http://www.revistapueblos.org/spip.php?article1725.
25
Tuttavia sembra che le origini del Presidente Chavez siano più mestizas che in-
digene, anche se con questo slogan ha portato avanti diverse champagne politiche.
Si veda Beaumont Peter (07/05/2006), “The new kid in the barrio”, in: The Observer,
http://www.guardian.co.uk/theobserver/2006/may/07/featuresreview.review.
26
Si veda AbaNotice, “Chávez volvió a Caracas y puso la mira en su reelección
de octubre”, AbaNotice, 30/03/2012, al seguente link: http://www.abanotice.com/
index.php/inicio/36/1725-chavez-volvio-a-caracas-y-puso-la-mira-en-su-reeleccion-
de-octubre.

26
iniziative legislative a danno come delle ONG che operano nel paese,
dei media e della libertà di stampa avanzate durante questi suoi 13 an-
ni di presidenza 27 costantemente in prima linea in qualità di
‘libertador’28.
Lungi dall’analizzare le complesse presidenze attuali latinoamerica-
ne29, rileva qui sottolineare gli effetti legislativi che tali presidenze com-
portano nei confronti dei popoli indigeni. In Venezuela negli ultimi 10
anni sono state emanate più di 20 leggi e decreti riguardanti i popoli in-
digeni, mentre nel 2007 è stato creato un Ministero (del Potere Popola-
re) per i Popoli Indigeni (Ministerio del Poder Popular para los Pueblos
Indígenas). Nonostante questo attivismo legislativo, od i processi di na-
zionalizzazione delle risorse naturali, la realtà sul campo rimane ben di-
versa30, ed il fallimento del Ministero nel coordinarsi con le organizza-
zioni indigene è stato particolarmente evidente in un infelice episodio

27
Per una ricostruzione dei fatti si veda Juan Jesús Aznárez e Maye Primera,
“Llegó Chávez y mandó a callar – Reportaje 10 años de Chavismo”, El País,
09/08/2009, disponibile al seguente link: http://www.elpais.com/articulo/reporta-
jes/Llego/Chavez/mando/callar/elpepusocdmg/20090809elpdmgrep_2/Tes. Que-
sto articolo è stato anche tradotto in italiano ed è stato pubblicato nel giornale In-
ternazionale, con il titolo “Venezuela, un uomo solo al comando”, Internazionale
811, 04.09.2009, pp. 84-85. Ha sollevato molto scalpore anche la auto-proposta di
agire come mediatore internazionale negli scontri in Libia nel 2011, e la sua a dir
poco provocante comparazione tra Gheddafi e Simon Bolivar (!). Vedasi Alicia de
la Rosa, “Chávez: ‘lo que es Bolívar para nosotros, es Gadafi para Libia’”, El Uni-
versal, 21/02/2011, http://www.eluniversal.com/2011/02/21/int_esp_chavez:-lo-
que-es-b_21A5198971.shtml.
28
L’ossessione di Chavez per il libertador Simon Bolivar è infatti nota, così co-
me la presenza compulsiva nei media locali. È famosissima la trasmissione settima-
nale “Aló Presidente” nella Radio Nacional de Venezuela (RNV) iniziata il 23 mag-
gio 1999 per iniziativa di Chavez, trasmessa dal 2000 anche in televisione ed, in se-
guito, anche all’estero. Si veda il sito web del programma: http://www.alopresi-
dente.gob.ve. Nel tardo 2010 aveva lanciato anche un altro programma. Si veda
Hannah Strange, “Hugo Chávez takes to the airwaves – 24/7”, The Times Online,
09.02.2010, disponibile al link: http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/us
_and_americas/article7020982.ece#cid=OTC-RSS&attr=797093.
29
Indubbiamente ciascuna di esse meriterebbe un trattato a parte.
30
International Work Group for Indigenous Affairs, The Indigenous World 2009,
consultabile su http://www.iwgia.org/sw35890.asp, oppure http://www.iwgia.org/
graphics/fotos/books/THE%20INDIGENOUS%20WORLD-2009.pdf, p. 145.

27
di violazione del territorio indigeno, dapprima ravvisato dal tribunale di
prima istanza, ma respinto, in seguito, da Chavez31.
Nella Bolivia post-costituente, da una parte si è salutato come
unico e innovativo il progresso di questo paese nel garantire costitu-
zionalmente la partecipazione politica e le autonomie indigene, seb-
bene attualmente in stallo32, mentre dall’altra le organizzazioni indi-
gene si sono scontrate con il governo di Morales non solo per le ri-
forme non condivise nella legge 4021 di aprile 2009 sul ‘Regime Elet-
torale Transitorio’, secondo la quale, inter alia, soli 7 rappresentanti
indigeni sono ammessi alla ‘Assemblea Legislativa Plurinazionale’ (si
ricordi che la popolazione indigena in Bolivia si attesta attorno al

31
L’episodio, seppur possa sembrare ridicolo, è sintomatico. Un gruppo di sca-
latori russi voleva avere libero accesso a territorio indigeni, e così è stato per-
messo dal presidente Chavez. Se ne possono anche intuire i motivi. International
Work Group for Indigenous Affairs, “The Indigenous World 2010”, op. cit., p. 151.
32
Durante le elezioni presidenziali del 6 dicembre 2009, si sono votati anche i
rappresentanti indigeni alla ‘Assemblea Legislativa Plurinazionale’ ed un referen-
dum in 12 comuni dove si è votato per la propria autonomia indigena campesina
originaria. Di questi 12 comuni, in uno ha vinto il no, mentre nei rimanenti 11 si
è iniziato l’iter per divenire autonomie indigene in plenum, che include: la con-
formazione di un consiglio deliberativo tradizionale, la stesura e voto dello statu-
to con maggioranza qualificata dei 2/3 terzi, secondo referendum nel comune per
apporvare lo statuto e, il controllo costituzionale del contenuto dello stesso (artt.
275 e 289 et seq. della Costituzione boliviana, nonché artt. 44 et seq. della Legge
Quadro sulle Autonomie e Decentralizzazione (Ley Marco de Autonomías y De-
scentralización, legge n. 031/2010). Ad oggi (marzo 2012), tuttavia, solo tre di
queste autonomie hanno votato il proprio statuto; sei stanno lavorando su diverse
versioni degli statuti; in uno il consiglio deliberativo è formato ma inoperatovo; in
un altro comune il procedimento è completamente bloccato, mentre in un altro
non ci si è ancora messi d’accordo per conformare il consiglio. Alexandra Tomasel-
li, “Autonomía Indígena Originaria Campesina in Bolivia: Realizing the indige-
nous autonomy?”, in European Diversity and Autonomy Papers (EDAP), no.1/2012
(1-56). Si vedano anche International Work Group for Indigenous Affairs, “The In-
digenous World 2010”, op. cit., p. 198-199; International Land Coalition - Fun-
dación Tierra, “Bolivia Post-Constituyente. Tierra, territorio y autonomías indíge-
nas. Memoria del Seminario Internacional, La Paz 26, 27 y 28 de octubre 2009”,
http://www.ftierra. org/ft/index.php?option=com_docman&task=doc_down-
load&gid=590&Itemid=65, pp. 9-10. Si veda anche infra sulla neo-constituzione
boliviana.

28
62%)33. Inoltre, si ricordi la recente e spinosa questione riguardante
la costruzione di strada che attraversa il parco, nonché territorio indi-
geno del TIPNIS (Territorio Indígena y Parque Nacional Isiboro-Se-
cure), che ha spinto i popoli amazzonici alla loro ottava e, nona
marcia34, nonostante il (mezzo) passo indietro di Morales con la cd.
Ley Corta (legge n. 180/2011, Ley Nº 180, de 24 de octubre de 2011)
che ha quantomeno formalmente riconosciuto l’intangibilità del par-
co TIPNIS35. Questioni aperte, tuttavia, riguardano la costruzione di
un secondo tratto di strada compreso fra altri due che sono tuttora in
costruzione (sebbene ‘lenta’) formalmente non permesso36 quantome-
no fino a consultazione avvenuta, da realizzarsi tra il 10 maggio ed il
10 giugno 201237. Infatti, gli abitanti del parco hanno diritto ad essere
consultati38. Complicazioni derivanti da clausole inserite nel contratto

33
International Work Group for Indigenous Affairs, “The Indigenous World
2010”, op. cit., p. 196.
34
Miriam Chávez, “La marcha en defensa del TIPNIS partirá de Chaparina el 25
de abril”, La Razón Digital, 26 marzo 2012, http://www.la-razon.com//nacional/
marcha-defensa-TIPNIS-partira-Chaparina_0_1584441624.html; El Día, “Novena
marcha en defensa del TIPNIS partirá de Chaparina”, El Día, 26/03/2012, http://
www.eldia.com.bo/index.php?c=Portada&articulo=Novena-marcha-en-defensa-del-
TIPNIS-partira-de-Chaparina&cat=1&pla=3&id_articulo=87894.
35
L’art.1, co.3 della legge 180/2011 recita: “… se declara al Territorio Indígena
y Parque Nacional Isiboro Sécure – TIPNIS, como zona intangible.” Si veda la
l.180/2011 al seguente link: http://cedoin-gtz.padep.org.bo/upload/ley_180.pdf.
36
Vedasi le recenti dichiarazioni dei Ministri boliviani alle Opere Pubbliche (Vla-
dimir Sánchez) e alla Presidenza (Juan Ramón Quintana) di cui si riporta che: “…
aseguraron que el proyecto vial es sólo para dos tramos, I y III, en los que la em-
presa OAS continúa trabajando, aunque de manera ‘muy lenta’, precisó Sánchez”.
Pagína Siete, “El Gobierno insiste en que no hay contrato para el tramo II”, Pagí-
na Siete, 02/04/2012, http://www.paginasiete.bo/2012-04-02/Nacional/NoticiaPrin-
cipal/2Nac00202.aspx.
37
Miguel A. Melendres, “Gobierno teme ser enjuiciado si OAS no construye el
tramo II que pasará por el TIPNIS”, Pagína Siete, 04/04/2012, http://www.pagina-
siete.bo/2012-04-04/Nacional/Destacados/300000104-04-12-P720120404MIE.aspx;
Correo del Sur, “La Consulta ya Tiene Fecha y Presupuesto”, 21/03/2012, Correo del
Sur, http://www.correodelsur.com/2012/0321/31.php.
38
Vedasi gli artt. 30.15 e 352 della Costituzione boliviana e la legge 222/2012
specifica sulla consulta nel caso del TIPNIS, Ley de Consulta a los Pueblos Indíge-
nas del Territorio Indígena y Parque Nacional Isiboro Sécure – TIPNIS, Ley N° 222
de 10 de febrero de 2012.

29
con l’impresa di costruzioni brasiliana OAS Empreendimentos incaricata
dell’opera per la realizzazione della strada e la banca anche brasiliana
(Banco Nacional de Desenvolvimiento Económico y Social-BNDES) che
ha fornito il prestito necessario alla costruzione, tuttavia, sembra renda-
no obbligatoria la costruzione di questo secondo tratto in ogni caso39.
La nona marcia sembra, quindi, provocata da tale confusione (e indeci-
sione), dalla consultazione contestata da alcune organizzazioni indige-
ne, così come dalla necessità di ricordare le vittime degli scontri dello
scorso settembre 2011 legate alle proteste per il TIPNIS40.
Infine, come verrà anche illustrato più avanti nelle recenti riforme co-
stituzionali di Ecuador e Bolivia, la tendenza ad un presidenzialismo ac-
centrato41, una sorta di ‘cesarismo latino’42 visibile soprattutto analizzando
il ‘pendolo storico’ delle dittature latinoamericane di diritto o di fatto, più
o meno populiste, è alquanto frequente in America Latina43. Inoltre, i re-
centi scontri e l’attentato al Presidente Correa del 30 settembre 2010 in
Ecuador, o il golpe in Honduras durante il 200944, sono sintomatici di
un’instabilità politica che si ripresenta con assiduità in America Latina45.
Ne sono vittime i popoli indigeni in primis, come ad esempio i fatti di
Bagua in Perù nel 2009, repressi nel sangue su chiara indicazione dell’al-
lora (poco sensibile alle questioni indigene) Presidente Alan García46.

39
Miguel A. Melendres, “Gobierno teme ser enjuiciado si OAS no construye el
tramo II que pasará por el TIPNIS”, op. cit.
40
Vedi nota 36, e El Día, “La Cidob exige anular Ley 222”, El Día, 22/03/2012,
http://eldia.com.bo/index.php?cat=1&pla=3&id_articulo=87586.
41
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva
de los pueblos indígenas, op. cit., 72-73.
42
Sulla definizione di Antonio Gramsci, l’analisi di Tómas Eloy Martínez, “Cesa-
rismo Latino”, in Internazionale 803, 10 luglio 2009, p. 19.
43
Non si tratta solamente di Chavez o Morales, ma anche della famiglia Kirch-
ner in Argentina, di Uribe in Colombia, o ancora Fujimori in Perù negli anni ’90. Si
veda Tómas Eloy Martínez, “Cesarismo Latino”, op. cit. Si veda anche Luisa Casset-
ti, “Revisioni costituzionali e appello al popolo. Appunti per una riflessione sul va-
lore della Costituzione nell’esperienza Sudamericana”, in Federalismi.it N.10/2009 -
Focus Sud America.
44
Si veda nota 24.
45
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva
de los pueblos indígenas, op. cit., 69-73.
46
Si veda Defensoría del Pueblo (Perù), Informe Final de la Comisón especial

30
3. Popoli indigeni e costituzioni latinoamericane 47

Gli ordinamenti latinoamericani hanno attraversato diverse fasi circa


il riconoscimento dei popoli indigeni che vivono all’interno dei propri
confini. Alcune, ancora oggi, non contemplano alcun riconoscimento
costituzionale48.
In generale, si sono distinte in dottrina 4 fasi principali: la colonizza-
zione, che segue un approccio pressoché segregazionista; il periodo
assimilazionista dell’indipendenza; l’influenza dell’indigenismo a partire
dalla metà del ’900, di matrice integrazionista ma volto ad annullare le
differenze culturali; e il momento attuale, da qualcuno chiamato “costi-
tuzionalismo multiculturale”49. A tali fasi storiche, che scandiscono la
storia del sub-continente, si possono prendere in considerazione tre
grandi tematiche circa la tutela dei popoli indigeni, in parte intersecate
con le fasi menzionate: il riconoscimento come ‘popolo’, frustrato dalle

para investigar y analizar los sucesos de bagua. Ajumaish Junikchamu Ati. Para
que nunca más vuelva a suceder, consegnato al governo peruviano il 21 dicembre
2009. In italiano, inter alia, Azzurra Carpo, “La strage nell’Amazzonia peruviana:
Tienanmen latina o Shoah che continua nella storia?”, 18 giugno 2009, in Domani-
Arcoiris, http://domani.arcoiris.tv/la-strage-nellamazzonia-peruviana-tienanmen-la-
tina-o-shoah-che-continua-nella-storia.
47
Non occorre specificare che tutte le costituzioni di seguito citate sono frut-
to di processi politici, dapprima imposti, in seguito maggiormente partecipati.
Non essendo possibile ricostruire tutte le critiche e fondamentali tappe politiche
dei 20 stati, si cerca, in questo paragrafo, si disegnare un filo rosso della manca-
ta o presente protezione costituzionale. Per una concisa e recente analisi delle at-
tuali tendenze del costituzionalismo in America Latina si veda Anna Barrera, Det-
lef Nolte e Almut Schilling-Vacaflor, New Constitutionalism in Latin America from
a Comparative Perspective: A Step Towards Good Governance?, Amburgo, 2011,
Atti del convegno omonimo organizzato dal German Institute of Global and Area
Studies (GIGA) di Amburgo (Germania), 25-26 novembre 2010, reperibile al se-
guente link: http:// www.giga-hamburg.de/content/ilas/pdf/tagungsbericht_new_
constitutionalism.pdf.
48
Cile, Costa Rica, Cuba, El Salvador, Repubblica Dominicana ed Uruguay. Tut-
te le costituzioni di seguito citate, se non altrimenti specificato, sono consultabili su
http://www.cervantesvirtual.com/portal/constituciones/constituciones.shtml.
49
Vicente Cabedo Mallol, Constitucionalismo y Derecho Indígena en América
Latina, Universidad Politécnica de Valencia, Amadis, 2004, p. 82; si veda anche Lau-
ra Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., pp. 10-11.

31
politiche ‘civilizzatrici’; la proprietà collettiva e i diritti sulla terra, pre-
senti o tollerati durante la colonizzazione e di seguito oggetto di consi-
derevoli riduzioni dirette ed indirette; ed i diritti culturali e all’autono-
mia, rivendicati specie in tempi recenti50.
In principio, durante la colonizzazione, opera di dominio politico con
predominio cristiano51, le prime legislazioni che riguardassero gli indios
si rivelarono una combinazione di diritto castigliano, compreso il diritto
consuetudinario, diritto romano, diritto canonico ed usi e consuetudine
indigene52, a seconda della sottomissione o meno di taluni popoli rispet-
to ad altri53. La legislazione ‘speciale’ che reggeva le ‘Indie occidentali’,
composte da formazioni ed istituzioni creati ad hoc, come le Leggi Nuo-
ve (Leyes Nuevas) di Valladolid del 1542, che, inter alia, abolirono la
schiavitù indigena e la pratica delle encomiendas 54, e gli organi giurisdi-
zionali, le Audiencias virreinales (fondate a partire dal 1527 ca. e con se-
de nei vicereami)55 e il Consiglio delle Indie (Consejo de Indias) del 1524,
rispecchiavano tale frammistione, dovuta, soprattutto, all’emersione di
nuove situazioni, condizioni sociali e geografiche che contribuirono a
creare una sorta di ‘diritto indiano’ in senso stretto56. Si ritrova quest’a-
spetto anche nell’istituzione, alla fine del ’500, dei cabildos (municipi) in-
digeni, molti dei quali sfuggirono del tutto al controllo spagnolo57, retti

50
Per la suddivisione in queste tre tematiche si veda Bartolomé Clavero, “Dere-
chos Indigenas y Constituciones Latinoamericanas”, in Mikel Berraondo (a cura
di/coord.), Pueblos Indígenas y Derechos Humanos, Universidad de Deusto, Bilbao,
2006, pp. 313-338; Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit.,
pp. 10-11.
51
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., p. 18.
52
Ibidem., p. 19.
53
È molto nota, per es., la sottomissione di Aimara e Quechua durante la con-
quista, rispetto, soprattutto, ai Mapuche.
54
Patricio Hidalgo Nuchera, “Expansión, gobierno y defensa de las Indias”, op.
cit., p. 313. Le pratiche delle encomiendas consistevano nel consegnare un gruppo
di indigeni ad un colonizzatore affinché lavorassero per lui a cambio della propria
‘evangelizzazione’.
55
Miguel Molina Martínez, “La organización administrativa de las Indias”, in Juan
Bosco Amores Carredano (a cura di/coord.), Historía de América, op. cit., pp. 275-278.
56
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., p. 19.
57
Miguel Molina Martínez, “La organización administrativa de las Indias”, op.cit.,
p. 275.

32
da capi indigeni, i caciques, o, nella zona andina, curacas 58. Un ulterio-
re esempio può essere quello dell’accordo di frontiera tra spagnoli e il
popolo indigeno Mapuche, secondo il quale, in cambio della ‘sottomis-
sione’ alla Corona Spagnola come ‘liberi vassalli del re’, le consuetudini
ed il territorio indigeni sarebbero dovuti esseri rispettati dagli spagnoli59.
La Recopilación de Leyes de Indias del 1680, inoltre, dava ampio spazio
alla consuetudine, sia castigliana, sia indigena60. L’instaurazione al pote-
re della dinastia Borbonica in Spagna e quella dei Braganza in Portogal-
lo e la propensione verso la creazione di monarchie assolutiste nel ’700,
tuttavia, segnò un radicale cambio nella politica reale delle Indie, antici-
pando le politiche assimilazioniste che seguirono durante i processi di
indipendenza61. Allo scopo di sopprimere il ‘particolarismo giuridico’
operante nei vicereami, ed imporre un controllo più radicale su territori
d’oltremare, si imposero riforme, tra le più ‘famose’ quelle del Marchese
di Pombal nell’America portoghese62, volte all’eliminazione di spazi di
autogoverno ed autonomie strenuamente difese dagli allora creoli63, in-
centivando il malcontento della dipendenza dalla Corona Spagnola che
avrebbe portato ai gritos de independencia, ai movimenti indipendenti-
sti, e alle prime costituzioni latinoamericane, pre- e durante l’emanazio-
ne della Costituzione di Cadice del 1812.
Come accennato supra64, gli elementi che caratterizzarono le prime

58
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., p. 21.
59
Con questo trattato si generò anche il cd. Parlamento di Quillín, parla-
mento indigeno. Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op.
cit., p. 23.
60
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., p. 20.
61
Ibidem, op. cit., p. 24.
62
Per approfondimenti, si veda Julio Sanchéz Goméz, “El Brasil portugués”, in
Juan Bosco Amores Carredano (a cura di/coord.), Historía de América, op. cit., pp.
897-903. Tra queste riforme economiche, religiose, etc., vi fu anche quella di proi-
bire l’utilizzo della lingua Nheengatu, commistione di portoghese e lingue indige-
ne. Mona Baker (ed./a cura di), Routledge encyclopedia of translation studies,
Routledge, London, New York, 1998, pp. 326-329.
63
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., p. 24.
64
Per le seguenti ricostruzioni storiche si veda Bartolomé Calvero “Derechos In-
digenas y Constituciones Latinoamericanas”, op. cit.; Laura Giraudo, La questione
indigena in America Latina, op. cit., pp. 25-27. Vicente Cabedo Mallol, Constitu-
cionalismo y Derecho Indígena en América Latina, op. cit.; Rodolfo Stavenhagen,

33
costituzioni latinoamericane nei confronti degli indios furono, da una
parte, la proclamazione della loro uguaglianza formale ai creoli, con
implicazioni indirettamente discriminatorie (per es., il diritto al voto per
chi fosse capace di leggere e scrivere), e, dall’altra, l’atteggiamento pa-
ternalistico ‘civilizzatore’, che a sua volta si esplicitava in conversione
religiosa o in tutela ed educazione ‘correttiva’ al fine di una integrazio-
ne nazionale65.
Il caso della costituzione venezuelana del 1811 è sintomatica per de-
scrivere l’ossessione nello sradicare qualsiasi trattamento favorevole
che potesse in qualche modo violare questa ‘nuova’ uguaglianza for-
male, sebbene di fatto divenisse un’uguaglianza più favorevole ai non-
indigeni che a questi. Nell’art. 201 si revoca qualsiasi forma di tutela
speciale di cui gli indios avessero goduto fino a quel momento gli in-
dios e si giustifica ciò affermando come tale protezione li abbia ‘dan-
neggiati’ come ‘dimostratosi con l’esperienza’66, ossia dal fatto che non
si fossero ancora integrati e/o avessero mantenuto le proprie tradizioni.
Ciò è praticamente narrato nella lunga introduzione del precedente art.
200, nel quale, peraltro, si incaricano i governi locali di sottrarre gli in-
dios alla loro disforia e ‘rusticità’. Al fine di evitare ulteriore ‘isolamen-
to’, infine, lo stesso articolo 200 predispose che nessun indio potesse
offrire servizi a funzionari o parroci, e che le terre da loro occupate fin

“Indigenous Peoples and the State in Latin America: An Ongoing Debate”, op. cit.;
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva de los
pueblos indígenas, op. cit.
65
L’unica eccezione si può dire essere il Messico, la cui costituzione del 1824,
similmente a quella statunitense del 1787, prevedeva come facoltà esclusiva del
congresso generale quella di gestire i commerci (anche) con le ‘tribù indie’. L’art.
50, co.11 afferma: “Arreglar el comercio con las naciones extranjeras, y entre los
diferentes estados de la federación y tribus de los indios”. La costituzione del
1835 del Guatemala segue lo stesso approccio: l’art. 83, co. 32 recita “Corres-
ponde al Poder Legislativo: [...] Arreglar el comercio y procurar la civilización de
las tribus indígenas que aún no están comprendidos en la sociedad de la Repú-
blica”.
66
L’art. 201 della Costituzione venezuelana del 1811 afferma “Se revocan por
consiguiente y quedan sin valor alguno leyes que en el anterior gobierno conce-
dieron ciertos tribunales, protectores y privilegios de menor a dichos naturales, las
cuales dirigiéndose al parecer a protegerlos, les han perjudicado sobre manera, se-
gún ha acreditado la experiencia”.

34
ad allora fossero ridistribuite ad ogni padre di famiglia al fine di essere
utilizzate da verdaderos señores 67.
La ferma credenza e volontà di stabilire un unico grado di ugua-
glianza si nota anche nella costituzione argentina del 1819, ove, al-
l’art.128, si esplicita che gli indios sono ‘uguali’ in dignità e diritti a tutti
gli altri cittadini, e che leggi dovranno effettuarsi affinché possano rag-
giungere il livello delle altri ‘classi’ dello Stato68.
La necessità di ‘conformare’ gli indios e di salvarli dalla loro ‘misera’
situazione valoriale sono aspetti del secondo elemento ricorrente nelle
prime carte fondamentali del sub-continente. Nella Costituzione di Cadi-

67
L’art. 200 della Costituzione venezuelana del 1811 così recitava: “Artículo 200.-
Como la parte de ciudadanos que hasta hoy se han denominado Indios, no han
conseguido el fruto apreciable de algunas leyes que la Monarquía Española dictó a
su favor, porque los encargados del gobierno en estos países tenían olvidada su
ejecución; y como las basas del sistema de gobierno que en esta Constitución ha
adoptado Venezuela, no son otras que la de la justicia y la igualdad, encarga muy
particularmente a los Gobiernos provinciales, que así como han de aplicar sus fa-
tigas y cuidados para conseguir la ilustración de todos los habitantes del Estado,
proporcionarles escuelas, academias y colegios en donde aprendan todos los que
quieran los principios de Religión, de la sana moral, de la política, de las ciencias
y artes útiles y necesarias para el sostenimiento y prosperidad de los pueblos, pro-
curen por todos los medios posibles atraer a los referidos ciudadanos naturales a
estas casa de ilustración y enseñanza, hacerles comprehender la íntima unión que
tiene con todos los demás ciudadanos, las consideraciones que como aquellos me-
recen del Gobierno y los derechos de que gozan por el solo hecho de ser hombres
iguales a todos los de su especie, a fin de conseguir por este medio sacarlos del
abatimiento y rusticidad en que los ha mantenido el antiguo estado de cosas y que
no permanezcan por más tiempo aislados y aun temerosos de tratar a los demás
hombres; prohibiendo desde ahora que puedan aplicarse involuntariamente a pres-
tar sus servicios a Tenientes o Curas de sus parroquias, ni a otra persona alguna y
permitiéndoles el reparto en propiedad de las tierras que les estaban concedidas y
de que están en posesión, para que a proporción entre los padres de familia de ca-
da pueblo, las dividan y dispongan de ellas como verdaderos señores, según los
términos y reglamentos que formen los Gobiernos provinciales.” [enfasi aggiunta].
68
Cost. Argentina 1819, art. 128: “Siendo los indios iguales en dignidad y en de-
rechos a los demás ciudadanos, gozarán de las mismas preeminencias y serán re-
gidos por las mismas leyes. Queda extinguida toda tasa o servicio personal bajo
cualquier pretexto denominación que sea. El Cuerpo Legislativo promoverá eficaz-
mente el bien de los naturales por medio de leyes que mejoren su condición has-
ta ponerlos al nivel de las demás clases del Estado”.

35
ce del 1812 (art. 335, co. 10) si menziona il ruolo chiave delle missioni
religiose “per la conversione degli indios infedeli”, ‘inaugurando’ una se-
rie di simili precetti e disposizioni che si ritrovano nelle costituzioni lati-
noamericane di tutto l’800. La frammista enfasi sulla civilizzazione e sulla
conversione religiosa si afferma chiaramente nelle costituzioni peruviana
del 182369, argentina 185370, e paraguayana del 187071, mentre in quella
cilena del 1822 e in quella successiva del Perù del 1828, si statuisce ‘solo’
il dovere degli organi istituti di incivilire gli indios72. Una menzione a par-
te merita la costituzione ecuadoriana del 1830, il cui art. 68 nomina i par-
roci come tutori degli ‘innocenti, abietti e miserabili indigeni’73.
Nonostante la chiara intenzione della costruzione della nazione in
chiave civica, parte della dottrina ha sottolineato come il cambio dello
status giuridico dell’indio, così come la privazione delle terre collettive
siano state, in realtà, alquanto discontinue. Ne sono chiari esempi la
“Repubblica indigena” (re)istituita in Guatemala nel 1839 (fino al 1871,
ma senza riconoscimento di cittadinanza agli indigeni), così come la
reintroduzione della pratica della riscossione del tributo dalle comunità
indigene nei paesi andini (Perù, Bolivia, Ecuador) dopo l’indipendenza
e fino a metà ’80074.
Queste pratiche e tendenze, tuttavia, vennero definitivamente inter-
rotte dal 1850 in poi, quando la terre in mano agli indigeni furono ri-

69
Cost. Perù 1823, art. 87, co.10: “[Las atribuciones del Senado son] […] promo-
ver la civilización y conversión de los infieles”)
70
Cost. Argentina 1853, art. 64, co.15 “[Corresponde al Cogreso] […] Proveer a
la seguridad de las fronteras; conservar el trato pacífico con los indios, y promover
la conversión de ellos al catolicismo”.
71
Cost. Paraguay 1870, art. 72, co. 15: “[Correponde al Congreso] […] Proveer a la
seguridad de las fronteras, conservar el trato pacifico con los indios o promover la
conversión de ellos al cristianismo y a la civilización”. Questa costituzione si può con-
sultare su http://www.tsje.gov.py/descargar.php?a=pdf/constitucion_de_1870.pdf.
72
Cost. Cile 1822, art. 47, co.6: “[Correponde al Congreso] […] Cuidar de la civili-
zación de los indios del territorio”); Perù Cost. 1828, art. 75, co. 10: “Son atribuciones
de esta Juntas [Departamentales] […] [la] civilización de las tribus de indígenas limí-
trofes al departamento, y atraerlos a nuestra sociedad por medios pacíficos”].
73
Cost. Ecuador 1830, art. 68: “Este Congreso constituyente nombra a los vene-
rables curas párrocos por tutores y padres naturales de los indígenas, excitando su
ministerio de caridad en favor de esta clase inocente, abyecta y miserable”.
74
Laura Giraudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., p. 27.

36
dotte drasticamente da una serie di iniziative legislative. Rilevano in
particolare le leggi messicane del 1857 che privatizzarono le terre co-
munitarie indigene; le Leyes de Propiedad Austral del Cile del 1866, che
dichiarano demanio nazionale le terre meridionali non ancora in pos-
sesso dello stato75; mentre in Perù, Bolivia ed Ecuador si abolì il tributo
indigeno nel 1854, 1857 e 1866, rispettivamente, per accedere ai terreni
controllati dagli indigeni76.
Nel susseguirsi di costituzioni, corpus normativi ed instabilità istitu-
zionali che caratterizzano pressoché tutta l’America Latina durante tutto
l’80077, si delinea, nel ’900, una seconda fase costituzionale sui diritti
dei popoli indigeni, caratterizzata, dapprima, dal nuovo dibattito sulla
realtà nazionale, ed, in seguito, dall’influenza dell’indigenismo78.
Le politiche per le diversità culturali del ‘900 si concretizzano in quel-
la “assimilazione amichevole”79 tipica dell’indigenismo volto ad inglobare

75
Vedi nota successiva 78.
76
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva
de los pueblos indígenas, op. cit., p. 49.
77
Basti pensare che in alcuni paesi, come il Cile e l’Argentina, i territori della
Patagonia non erano sotto il controllo dei neo-stati all’epoca della loro proclama-
zione di indipendenza dalla Corona Spagnola. In particolare, nel caso cileno, il pie-
no controllo sui dei territori meridionali avverrà con la cd. Pacificación de la Arau-
canía nel 1883.
78
Questo termine viene usato per definire diversi concetti e momenti storici, co-
sì come iniziative politiche o meno. Di seguito questo termine verrà usato in riferi-
mento alle politiche nazionali e continentali diffuse in America Latina a partire dai
primi anni del ’900. In ogni caso, per chiarezza, si ricordi che il primo congresso
indigenista si tenne a Pátzcuaro, Michoacán in Messico nel 1940, e, in base all’o-
monimo trattato (Tratado de Pátzcuaro, art. 16) nacque l’Istituto Indigenista Inter-
americano, divenuto un’agenzia dell’Organizzazione degli Stati Americani negli an-
ni ’60. Nel 1948 fu creato anche l’Istituto Nazionale Indigenista in Messico, riformato
nel 2003 e divenuto la Comisión Nacional para el Desarrollo de los Pueblos Indíge-
nas (CONADEPI). Si veda Laura Giraudo, La questione indigena in America Lati-
na, op. cit., p. 31 e ss., e Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina.
La acción colectiva de los pueblos indígenas, op. cit., pp. 62-63 e 68. Per un’appro-
fondita analisi dell’indigenismo e della partecipazione di indigeni ai lavori dell’Isti-
tuto Indigenista Interamericano si veda Laura Giraudo, “El Instituto Indigenista
Interamericano y la participación indígena (1940-1998)”, in América Indígena, vol.
62, n. 3, luglio-settembre 2006, 6-34.
79
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva
de los pueblos indígenas, op. cit., p. 191.

37
i popoli indigeni nello stato-nazione80, sebbene, in alcune costituzioni, si
possa osservare una limitata apertura verso il riconoscimento della pro-
prietà collettiva, che, però, se soppesata con le pratiche di privatizzazioni
delle terre indigene, risulta proporzionalmente di minore impatto81.
La costituzione messicana del 1917, frutto della rivoluzione zapati-
sta, dichiara nulle le alienazioni, concessioni o vendite effettuate ille-
galmente dei terreni in ripartizione ai popoli e alle tribù durante l’800,
che, come ‘nuclei della popolazione’, potranno usufruirne ‘in
comune’82.
La due costituzioni peruviane del 1920 e del 1933 seguono questa
tendenza, riconoscendo sia la proprietà delle comunità indigene, dap-
prima definita imprescrittibile (Cost. 1920 art. 41), e in seguito garantita
nella sua integrità da parte dello stato (Cost. 1933 art 193, co. 10, art.
209), sia l’esistenza legale di tali comunità indigena, seppur parlando di
“razza indigena” (Cost. 1920 art. 58), e, successivamente, anche della
loro personalità giuridica e rappresentanza (Cost. 1933 art. 193, co. 9;

80
Rodolfo Stavenhagen, “Indigenous Peoples and the State in Latin America: An
Ongoing Debate”, op. cit., p. 27.
81
Bartolomé Clavero, “Derechos Indigenas y Constituciones Latinoamericanas”,
op. cit., p. 320.
82
Si veda l’art.27 co.7 e 8 della Cost. Messicana del 1917: “VII. Los núcleos de
población, que de hecho o por derecho guarden el estado comunal, tendrán ca-
pacidad para disfrutar en común las tierras, bosques y aguas que les pertenezcan
o que se les hayan restituido o restituyeron […]; VIII. Se declaran nulas: a) Todas
las enajenaciones de tierras, aguas y montes pertenecientes a los pueblos, ranche-
rías, congregaciones o comunidades, hechas por los jefes políticos, gobernadores
de los Estados, o cualquiera otra autoridad local, en contravención a lo dispuesto
en la ley de 25 de junio de 1856 y demás leyes y disposiciones relativas; b) Todas
las concesiones, composiciones o ventas de tierras, aguas y montes hechas por las
Secretarías de Fomento, Hacienda o cualquiera otra autoridad federal, desde el día
1 de diciembre de 1876 hasta la fecha, con las cuales se hayan invadido y ocupa-
do ilegalmente los ejidos, terrenos de común repartimiento, o cualquiera otra cla-
se pertenecientes a los pueblos, rancherías, congregaciones o comunidades y nú-
cleos de población; c) Todas las diligencias de apeo o deslinde, transacciones, en-
ajenaciones o remates practicados durante el período de tiempo a que se refiere la
fracción anterior por compañías, jueces u otras autoridades de los Estados o de la
Federación, con los cuales se hayan invadido u ocupado ilegalmente tierras, aguas
y montes de los ejidos, terrenos de común repartimiento, o de cualquiera otra cla-
se, pertenecientes a núcleos de población.”

38
art. 205; vedi soprattutto il titolo XI. Comunidades de indígenas, artt.
207-212)83.
Un caso a parte fu quello di Panama, che, nel 1928, riforma la pro-
pria costituzione del 1904 (art. 4), a seguito della “Revolución del Teu-
le” del 1925 degli indigeni Kunas, riconobbe nuove divisioni territoria-
li, le cd. Comarcas, ossia forme di autonomie territoriali indigene rette
da pluralismo giuridico di norme nazionali e diritto consuetudinario in-
digeno84.

83
Cost. Perù 1920, art. 41: “Los bienes de propiedad del Estado, de instituciones
públicas y de comunidades de indígenas son imprescriptibles y sólo podrán trans-
ferirse mediante título público, en los casos y en la forma que establezca la ley.”;
art.58: El Estado protegerá a la raza indígena y dictará leyes especiales para su des-
arrollo y cultura en armonía con sus necesidades. La Nación reconoce la existencia
legal de las comunidades de indígenas y la ley declarará los derechos que les co-
rresponden”. Perù 1933, art. 193, co. 9 “[Son atribuciones de los Concejos Departa-
mentales] […] 9.- Inscribir oficialmente a las comunidades de indígenas, conforme
a la ley, en el Registro correspondiente, para el efecto de reconocerles personería
jurídica; y 10.- Proteger a las comunidades de indígenas; levantar el censo y formar
el catastro de las mismas y otorgarles, conforme a la ley, a las que no los tengan,
los títulos de propiedad que soliciten.[…]”; art. 205 “En cada Concejo Municipal de
distrito, y en los que se creen por acuerdo del Concejo Departamental, las comu-
nidades de indígenas tendrán un personero designado por ellas en la forma que
señale la ley.”:; artt. 207-212: “Artículo 207.- Las comunidades indígenas tienen exis-
tencia legal y personería jurídica. Artículo 208.- El Estado garantiza la integridad de
la propiedad de las comunidades. La ley organizará el catastro correspondiente. Ar-
tículo 209.- La propiedad de las comunidades es imprescriptible e inajenable, sal-
vo el caso de expropiación por causa de utilidad pública, previa indemnización. Es,
asimismo, inembargable. Artículo 210.- Los Concejos Municipales ni corporación o
autoridad alguna intervendrán en la recaudación ni en la administración de las ren-
tas y bienes de las comunidades. Artículo 211.- El Estado procurará de preferencia
dotar de tierras a las comunidades de indígenas que no las tengan en cantidad su-
ficiente para las necesidades de su población, y podrá expropiar, con tal propósi-
to, tierras de propiedades particular, previa indemnización. Artículo 212.- El Estado
dictará la legislación Civil, penal, económica, educacional y administrativa, que las
peculiares condiciones de los indígenas exigen.
84
Le attuali Comarcas sono quelle di Kuna Yala o de San Blas (Ley N.16/1953);
Emberá/Wounaan (Ley N. 22/1983); Kuna de Madugandí (Ley N. 24/1996); Ngobe
Bugle (Ley N. 10/1997); e Kuna de Wargandí (Ley N. 34/2000). Nella successiva cos-
tituzione del 1973, tuttavia, le Comarcas non vengono menzionate, anche se sono
ancora tuttora vigenti. Vicente Cabedo Mallol, “Constitucionalismo y Derecho Indí-
gena en América Latina”, op. cit., pp. 243-248.

39
Un ventennio più tardi, le costituzioni di Ecuador e Guatemala, en-
trambe del 1945, statuiscono, rispettivamente, il dovere dello stato di pro-
teggere (anche) la proprietà collettiva, e ‘l’inalienabilità, imprescrittibilità,
inespropriabilità ed indivisibilità’ delle terre comunitarie85. Si noti che la
costituzione del Guatemala del 1945 è ricordata anche come la Magna
Charta dell’America Latina nel riconoscere per prima alcuni diritti indige-
ni86, statuendo, in particolare, la possibilità di emanare leggi che tenessero
conto dello loro ‘necessità, condizione, pratiche, usi e costumi’ (art. 83).
Nonostante questi importanti progressi costituzionali, molti frutto
del menzionato indigenismo, si ricordi che la situazione nella realtà era
alquanto differente, ed i soprusi da parte dei grandi proprietari terrieri
di discendenza creola o mestiza, più che frequenti.
Parallelamente all’auge dell’indigenismo, tra gli anni ’40 e ’70, la sta-
gione delle grandi riforme agrarie, inaugurata dalla costituzione messi-
cana del 1917, vede da una parte, specie in Perù, Bolivia e Cile, la rea-
lizzazione di ampie opere pubbliche anche in aree più remote abitate
da popoli indigeni, e, dall’altra, il raggruppamento degli indigeni e non-
indigeni rurali nella definizione di campesinos 87. Ne consegue la condi-
visione dei bisogni di questi nei primi movimenti contadini ed operai88.
Successivamente, le dittature e le crisi delle ‘democrazie’ latinoame-

85
Cost. Ecuador 1946, art. 146, co.10: “[Son atribuciones y deberes del Consejo
de Estado] […]10. Presentar, por medio de su Presidente al Congreso Ordinario un
Informe relativo a las labores de la Corporación y las indicaciones que tenga a bien
formular para que se expidan las leyes que creyere convenientes”; Cost. Guatemala
art.96: “Las tierras ejidales y las de comunidades que determina la ley, son inaliena-
bles, imprescriptibles, inexpropiables e individuales. El estado les prestará apoyo
preferente a fin de organizar en ellas el trabajo en forma cooperativa […], y deberá,
asimismo, dotar de terrenos a las comunidades que carezcan de ellos”. Per ques-
t’ultima costituzione si veda a http://www.bibliojuridica.org/libros/5/2210/24.pdf.
86
Vicente Cabedo Mallol, “Constitucionalismo y Derecho Indígena en América
Latina”, op. cit., p. 211.
87
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva
de los pueblos indígenas, op. cit., p. 63.
88
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva de
los pueblos indígenas, op. cit., pp. 63-64; Nieves Zúñiga García-Falces, “‘Emergencia
del Movimiento indigena en America Latina: de ‘objeto’ a ‘sujeto’”, in: Salvador Mar-
tí i Puiga and Josep Maria Sanahuja (eds.), Etnicidad, autonomía y gobernabilidad en
América Latina (Universidad de Salamanca, Salamanca, 2004), 35-52, pp. 36-37 e 48.
Mentre questi due autori parlano di una ‘etnicizzazione dei movimenti’ che ha por-

40
ricane della seconda metà del secolo, segnano, ovviamente, una netta
cesura anche nel rapporto con gli indigeni, mentre le transizioni demo-
cratiche successive divengono il momento propizio per introdurre il ri-
conoscimento costituzionale e la tutela dei popoli indigeni, che, a par-
tire dagli anni ’80, si raggruppano e si organizzano in movimenti sociali
di crescente impatto politico89.
La costituzione guatemalteca del 1985, in piena guerra civile, quan-
tomeno sulla carta riconosce l’esistenza dei popoli indigeni e la tutela
delle proprietà collettive della terra (artt. 66-67), il loro diritto all’identi-
tà culturale e all’insegnamento bilingue (artt. 58 e 76).
In Brasile, ove i popoli indigeni rappresentano ca. lo 0,5% dell’inte-
ra popolazione, la costituzione del 1988 dedica un intero capitolo alle
questioni indigene, lungamente dibattute in sede costituente e nella
stampa nazionale90. L’art. 231 della costituzione, tuttora vigente non-
ostante le forti pressioni degli interessi privati per riformarlo, riconosce
le organizzazioni sociali, i costumi, le lingue, le credenze e le tradizioni
indigene, così come diritti ‘originali’ sulle terre da loro occupate, sog-
gette ora a tutela federale91.

tato poi alla ‘emergencia indigena’, (emersione/emergenza indigena) dei primi anni
’90 (vedasi José Bengoa, La emergencia indígena en América Latina, (Mexico City,
Fondo de Cultura Economica, 2nd ed. 2007), altra parte della dottrina ha chiaramen-
te mostrato come non si tratti di un ‘risveglio’ di coloro che oggi chiamiamo popoli
indigeni, ma piuttosto di ‘visibilità’, e, aggiungerei, anche di opportunità. Vedasi Lau-
ra Giraudo e Juan Martín Sánchez, “Neoindigenismo y movimientos indígenas en
América latina”, in Carlos Malamud, Paul Isbell and Concha Tejedor (eds.), Anuario
Iberoamericano 2008 (Ediciones Pirámide, Madrid, 2008), 63-76, in particolare p. 70.
89
Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en América Latina. La acción colectiva de
los pueblos indígenas, op. cit., p. 64; Rodolfo Stavenhagen, “Indigenous Peoples and
the State in Latin America: An Ongoing Debate”, op. cit., pp. 31-32. Si veda anche Deb-
orah J. Yashar, Contesting Citizenship in Latin America, Cambridge University Press,
Cambridge, 2005; e Salvador Martí i Puig, “Después de la ‘década de los pueblos in-
dígenas’, ¿Qué?”, in Nueva Sociedad N° 227, maggio-giugno 2010, pp. 68-82.
90
Rodolfo Stavenhagen, “Indigenous Peoples and the State in Latin America: An
Ongoing Debate”, op. cit., p. 32.
91
Si veda la costituzione del Brasile del 1988 consultabile su http://www.sena-
do.gov.br/sf/legislacao/const. Il primo comma dell’art. 231 recita: “São reconheci-
dos aos índios sua organização social, costumes, línguas, crenças e tradições, e os
direitos originários sobre as terras que tradicionalmente ocupam, competindo à
União demarcá-las, proteger e fazer respeitar todos os seus bens”.

41
Pochi anni più tardi, con la nuova costituzione di Colombia nel
1991 e le riforme del 1994 alla costituzione boliviana del 1967, è inizia-
ta quella che la dottrina ha segnalato come la stagione del ‘costituzio-
nalismo multiculturale’92. Secondo questa linea di pensiero, durante gli
anni ’90, diverse costituzioni latinoamericane (Bolivia, Colombia, Ecua-
dor del 1998, Guatemala del 1985 così come riformata nel 1998, Messi-
co del 1917 come riformata nel 1994 e 1995, Nicaragua del 1987, Para-
guay del 1992, Perù del 1993)93 avrebbero incorporato almeno 3 degli
elementi individuati nel seguente modello:
– Riconoscimento della natura multiculturale delle proprie società e
l’esistenza dei popoli indigeni come collettività sociali sub-statali
distinte;
– Riconoscimento del diritto consuetudinario indigeno come parte
del diritto ordinario;
– Diritti di proprietà collettiva tutelati dalla vendita, smembramento
o la confisca;
– Status ufficiale o riconoscimento delle lingue indigene;
– Garanzia dell’educazione bilingue94.
In particolare, la riforma costituzionale del 1994 in Bolivia introduce
e riconosce il paese come multi-etnico e pluri-culturale (art. 1), mentre
in Venezuela la costituzione del 1991 stabilisce territori indigeni come
entità territoriali al pari delle provincie (departamentos) etc. (artt. 286 e
321), uso del diritto consuetudinario indigeno in tali territori (art. 246)
e la rappresentanza politica in senato (art. 171).
Riconoscimenti costituzionali seguirono a pioggia, sebbene di diversi
livelli. Il riconoscimento dell’esistenza dei popoli indigeni, il diritto alla
loro identità culturale ed anche alla proprietà o all’uso della terra o dei
territori indigeni, ed, in svariati casi, anche dei loro diritti collettivi e del-
l’uso del diritto consuetudinario, seguirono in Paraguay nel 1992 (artt.
62-64, 66-77, 140 e 268); in Nicaragua nel 1993 e nel 2000 (artt. 5, 8, 11,

92
Donna Van Lee Cott, The Friendly Liquidation of the Past: the politics of di-
versity in Latin America, University of Pittsburgh Press, Pittsburgh 2000, p. 17.
93
Si veda Salvador Martí i Puig, “Después de la ‘década de los pueblos indíge-
nas’, ¿Qué?”, op. cit., p. 74.
94
Tradotto liberamente da Donna Van Lee Cott, The Friendly Liquidation of the
Past: the politics of diversity in Latin America, op. cit., pp. 265-278. Si veda, in par-
ticolare, la tabella 4 nelle pp. 266-267.

42
89-91, 180-181); in Perù nel 1993 (artt. 2, 17, 48, 89, 149); in Argentina
nel 1994 (art. 75); in Ecuador nel 1998 (artt. 3, 24, 62, 83-84, 97, 161,
224, 228 e 241); e Messico (art. 2), come riformata nel 200195. La riforma
della costituzione dell’Honduras del 1999 previde, invece, solo un gene-
rico dovere di protezione delle popolazioni indigene (art. 346).
Una menzione a parte meritano, infine, alcune recenti costituzioni.
Quella venezuelana del 1999, emanata durante il primo mandato
di Hugo Chavez e da lui ampiamente sostenuta, riconosce come uffi-
ciali tutte le lingue indigene nell’intero territorio nazionale (art. 9)
dedica il capitolo VIII ai diritti dei popoli indigeni (De los Derechos
de los pueblos indígenas), garantendo diritti culturali, alle ricorse na-
turali, proprietà intellettuale, e alla partecipazione politica (pur ri-
chiamando inequivocabilmente il principio, ed il limite, della sovra-
nità nazionale)96.

95
Per un quadro completo si rimanda all’ottimo lavoro sistematico in Laura Gi-
raudo, La questione indigena in America Latina, op. cit., pp. 131-133. Si noti che Pa-
nama prevedeva la possibilità di istituire territori indigeni sin dalla Costituzione del
1928, mentre maggiori riconoscimenti vennero con la Costituzione del 1946 (artt. 5,
94 e 208) e quella del 1973 (artt. 5, 86, 104, 120, 123). Della riforma costituzionale
messicana rileva, in particolare, il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione
da esercitarsi in forme di autonomie in base ai popoli e le comunità indigene da ri-
conoscersi con leggi statali e federali (art.2). Queste autonomie, basate sul plurali-
smo giuridico di norme federali, nazionali ed indigene, riguardano diversi aspetti,
come l’insegnamento della lingua, ma anche l’amministrazione locale e quella della
giustizia, etc. (art. 2). Sulle autonomie indigene messicane si veda, inter alia, Ara-
cely Buguete Cal y Mayor (ed./a cura di), Indigenous Autonomy in Mexico, IWGIA
Document 94, Copenhagen, 2000; Rodolfo Stavenhagen, “Indigenous Movements
and Politics in Mexico and Latin America”, in Curtis Cook and Juan D. Lindua (eds./a
cura di), Aboriginal rights and self-governement: the Canadian and Mexican expe-
rience in North American perspective, McGill-Queen’s University Press, Quebec City,
2000, pp. 72-97; Saúl Velasco Cruz, El movimiento indígena y la autonomía en Mé-
xico, Universidad Nacional Autónoma de Mexíco, D.F., 2003.
96
Cost. Venezuela 1999 Capitolo 8°: “Capítulo VIII. De los Derechos de los pue-
blos indígenas. Artículo 119. El Estado reconocerá la existencia de los pueblos y co-
munidades indígenas, su organización social, política y económica, sus culturas,
usos y costumbres, idiomas y religiones, así como su hábitat y derechos originarios
sobre las tierras que ancestral y tradicionalmente ocupan y que son necesarias para
desarrollar y garantizar sus formas de vida. Corresponderá al Ejecutivo Nacional, con
la participación de los pueblos indígenas, demarcar y garantizar el derecho a la pro-
piedad colectiva de sus tierras, las cuales serán inalienables, imprescriptibles, inem-

43
Altre due recentissime costituzioni meritano un’analisi più approfon-
dita: quella ecuadoriana del 2008 e quella boliviana approvata in ulti-
ma istanza nel febbraio 2009 con un ‘sofferto’ referendum popolare97.

bargables e intransferibles de acuerdo con lo establecido en esta Constitución y la


ley. Artículo 120. El aprovechamiento de los recursos naturales en los hábitats indí-
genas por parte del Estado se hará sin lesionar la integridad cultural, social y eco-
nómica de los mismos e, igualmente, está sujeto a previa información y consulta a
las comunidades indígenas respectivas. Los beneficios de este aprovechamiento por
parte de los pueblos indígenas están sujetos a la Constitución y a la ley. Artículo 121.
Los pueblos indígenas tienen derecho a mantener y desarrollar su identidad étnica
y cultural, cosmovisión, valores, espiritualidad y sus lugares sagrados y de culto. El
Estado fomentará la valoración y difusión de las manifestaciones culturales de los
pueblos indígenas, los cuales tienen derecho a una educación propia y a un régi-
men educativo de carácter intercultural y bilingüe, atendiendo a sus particularidades
socioculturales, valores y tradiciones. Artículo 122. Los pueblos indígenas tienen de-
recho a una salud integral que considere sus prácticas y culturas. El Estado recono-
cerá su medicina tradicional y las terapias complementarias, con sujeción a princi-
pios bioéticos. Artículo 123. Los pueblos indígenas tienen derecho a mantener y pro-
mover sus propias prácticas económicas basadas en la reciprocidad, la solidaridad y
el intercambio; sus actividades productivas tradicionales, su participación en la eco-
nomía nacional y a definir sus prioridades. Los pueblos indígenas tienen derecho a
servicios de formación profesional y a participar en la elaboración, ejecución y ge-
stión de programas específicos de capacitación, servicios de asistencia técnica y fi-
nanciera que fortalezcan sus actividades económicas en el marco del desarrollo lo-
cal sustentable. El Estado garantizará a los trabajadores y trabajadoras pertenecien-
tes a los pueblos indígenas el goce de los derechos que confiere la legislación la-
boral. Artículo 124. Se garantiza y protege la propiedad intelectual colectiva de los
conocimientos, tecnologías e innovaciones de los pueblos indígenas. Toda actividad
relacionada con los recursos genéticos y los conocimientos asociados a los mismos
perseguirán beneficios colectivos. Se prohíbe el registro de patentes sobre estos re-
cursos y conocimientos ancestrales. Artículo 125. Los pueblos indígenas tienen de-
recho a la participación política. El Estado garantizará la representación indígena en
la Asamblea Nacional y en los cuerpos deliberantes de las entidades federales y lo-
cales con población indígena, conforme a la ley. Artículo 126. Los pueblos indíge-
nas, como culturas de raíces ancestrales, forman parte de la Nación, del Estado y del
pueblo venezolano como único, soberano e indivisible. De conformidad con esta
Constitución tienen el deber de salvaguardar la integridad y la soberanía nacional.
El término pueblo no podrá interpretarse en esta Constitución en el sentido que se
le da en el derecho internacional”. Questa costituzione è consultabile su
http://pdba.georgetown.edu/constitutions/venezuela/ven1999.html.
97
La costituzione è stata approvata con il 61,43% dei voti. Si veda Agencia Bo-
liviana de Información (ABI), “Cómputo final: Gana el Sí con el 61.43% y 5.000 hec-

44
La 20° costituzione ecuadoriana è stata adottata anch’essa con un
referendum nazionale ed approvata il 28 settembre 200898. Sono note
le modifiche circa l’ampliamento dei poteri del presidente, specie l’i-
niziativa legislativa generale (art. 134) ed esclusiva nel caso riguardi
modifiche alle imposte, alle spese pubbliche o alla divisione politico-
amministrativa del paese (sic!) (art. 135), così come anche in materia
di politica monetaria e finanza, prima in mano alla banca Centrale
dell’Ecuador (art. 261), così come la possibilità di promulgare decreti
leggi d’urgenza in materia economica o di sciogliere il parlamento
qualora ‘ostruisca il Piano Nazionale di Sviluppo’ (art. 148)99, o, anco-
ra, di essere rieletto (art. 144). Quello che rileva ai fini della presente
analisi, sono, innanzitutto, l’elevata partecipazione delle associazioni
indigene. Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador
(CONAIE)100 e Federación Nacional de Organizaciones Campesinas In-
dígenas y Negras (FENOCIN)101 come membri dell’Assemblea Costi-
tuente102. Inoltre, l’art.1 della costituzione statuisce che l’Ecuador è uno
stato ‘interculturale e plurinazionale’, sostituendo le qualità di ‘pluri-
culturale e multietnico’ della costituzione del 1998, dando maggiore ri-
conoscimento anche ai popoli indigeni. Rileva altresì la qualifica di

táreas con el 80.65%”, 2 febbraio 2009, http://abi.bo/index.php?i=noticias_texto_pa-


leta&j=20090202115207&l=200901270018_Observadores_de_la_Uni%F3n_Euro-
pea_avalaron_referendo_constitucional_(archivo). Circa gli scontri prima e dopo il
procedimento costituzionale e sugli aspetti più controversi si veda Taylor Matthew
(26/01/2009), “Evo Morales hails ‘new Bolivia’ as constitution is approved”, http://
www.guardian.co.uk/world/2009/jan/26/bolivia; e Crabtree John (10/12/2007),
“Bolivia’s controversial constitution”, http://www.opendemocracy.net/article/de-
mocracy_power/politics_protest/bolivia_constitution.
98
Si veda il testo della costituzione consultabile su http://www.asambleana-
cional.gov.ec/documentos/constitucion_de_bolsillo.pdf. Si veda anche The Econo-
mist, “Ecuador’s new constitution. In good faith”, 2 ottobre 2008, http://www.econ-
omist.com/node/12342501?story_id=12342501.
99
Il ‘Piano Nazionale di Sviluppo’ sarebbe il programma annuale di politiche in-
terne e di programmazione economica, etc., gestito da un consiglio presieduto dal
presidente. Si vedano, in particolare, gli artt. 279 e 280.
100
Si veda http://www.conaie.org.
101
Si veda http://www.fenocin.org.
102
International Work Group for Indigenous Affairs, The Indigenous World 2009,
op. cit., p. 150.

45
lingue ufficiali nella ‘comunicazione interculturale’ delle lingue indige-
ne Kichwa (o Quechua) e Shuar, e l’uso ufficiale delle altre lingue in-
digene nelle zone ove siano parlate (art. 2, co. 2). Un altro cambio po-
sitivo circa i popoli indigeni è il riconoscimento costituzionale della
consultazione previa, libera ed informata, recependo, in parte, la
DDPI delle Nazioni Unite e la Convenzione OIL N. 169, e l’introduzio-
ne di molte altre disposizioni sui diritti collettivi alla terra, alla cultura,
alle proprie istituzioni, etc. (artt. 56-60), come in parte già riconosciuti
nelle costituzione del 1998 (artt. 83-85), nonché un più incisivo diritto
all’uso del diritto consuetudinario indigeno nell’ambito del proprio ter-
ritorio (la cd. ‘giustizia indigena’, art. 171), con i limiti dei diritti delle
donne, diritti umani e quelli riconosciuti nella costituzione (vedasi an-
che l’art. 191 della costituzione del 1998). Un’altra importantissima no-
vità è l’introduzione del concetto del buen vivir, concetto indigeno
quechua Sumak Kawsay, che spazia dal diritto all’acqua, al cibo, ad
un ambiente sano, all’identità culturale, etc., molti dei quali rispecchia-
no diritti umani generalmente riconosciuti (artt. 12-34).
La nuova costituzione della Bolivia è anch’essa alquanto interessan-
te. Tralasciando le simili disposizioni circa i poteri del presidente della
repubblica, sebbene di natura decisamente meno incisiva rispetto a
quelle analizzate supra nel caso ecuadoriano103, è opportuno menziona-
re il riconoscimento del diritto all’auto-determinazione dei popoli indi-
geni ’consistente nel diritto all’autonomia, all’autogoverno, alla propria
cultura, al riconoscimento delle proprie istituzioni ed al consolidamen-
to delle proprie entità territoriali, in conformità alla Costituzione e alle
leggi [boliviane]’ (art. 2)104. Inoltre, ivi si riconosce anche la ‘pre-esisten-
za’ e il ‘dominio territoriale pre-coloniale’ dei popoli indigeni che, seb-

103
Per es., vi si ritrova in ogni caso l’iniziativa legislativa dell’organo esecutivo
presieduto dal presidente della repubblica (art. 162), quella di presentare progetti
di legge urgenti (ma non decreti, come il caso ecuadoriano) in materia economica
(art. 172, co. 24), e la possibilità di essere rieletto (art. 168).
104
Libera traduzione dell’art. 2: “Dada la existencia precolonial de las naciones
y pueblos indígena originario campesinos y su dominio ancestral sobre sus territo-
rios, se garantiza su libre determinación en el marco de la unidad del Estado, que
consiste en su derecho a la autonomía, al autogobierno, a su cultura, al reconoci-
miento de sus instituciones y a la consolidación de sus entidades territoriales, con-
forme a esta Constitución y la ley”. Inoltre, la costituzione include una rilevante ri-
forma circa nuove forme di autonomia (artt. 269-305).

46
bene cosa assai nota, rileva nella Magna Charta boliviana come ‘garan-
zia’ del loro diritto all’autodeterminazione105. Nel successivo art.30, co.2
si trovano, inoltre, un sorta di elenco dei diritti dei 36 popoli indigeni
della Bolivia, riconosciuti come tali dall’art. 5, co.1 che elenca tutte le
lingue ufficiali del paese, comprese, quindi, anche tutte quelle
indigene106. Tra questi diritti spiccano, inter alia, quello alla propria
identità culturale e all’educazione bilingue (art. 30, co. 2, n. 1 e 12), al-
l’autodeterminazione (art. 30, co. 2, n. 4), alla proprietà collettiva di ter-
re e territori (art. 30, co. 2, n. 6), alla consultazione ogniqualvolta una
misura amministrativa o legislativa li coinvolga direttamente (art. 30,
co. 2, n. 15), alla partecipazione politica all’interno degli organi statali
(art. 30, co. 2, n. 18), etc107. Va, inoltre, ricordato che la Bolivia è stato il
primo ed unico stato al mondo che abbia recepito la DDPI nel proprio
ordinamento interno con la legge N. 3760 emanata il 7 novembre
2007108, ossia in meno di due mesi dall’approvazione della stessa da
parte dell’Assemblea Generale ONU.
Ricapitolando, la maggioranza delle costituzioni latinoamericane oggi
riconoscono i propri popoli indigeni, quantomeno la loro esistenza e/o
il dovere dello stato di proteggerli. Tale riconoscimento è ancora assen-
te in 6 costituzioni dei 20 paesi latinoamericani, ossia Cile, Cuba, Costa

105
L’art. 2 della Costituzione boliviana recita: “Dada la existencia precolonial de
las naciones y pueblos indígena originario campesinos y su dominio ancestral so-
bre sus territorios, se garantiza su libre determinación en el marco de la unidad del
Estado, que consiste en su derecho a la autonomía, al autogobierno, a su cultura,
al reconocimiento de sus instituciones y a la consolidación de sus entidades terri-
toriales, conforme a esta Constitución y la ley.”
106
L’art. 5, co.1 della Costituzione boliviana afferma: “ Son idiomas oficiales del
Estado el castellano y todos los idiomas de las naciones y pueblos indígena origi-
nario campesinos, que son el aymara, araona, baure, bésiro, canichana, cavineño,
cayubaba, chácobo, chimán, ese ejja, guaraní, guarasu?we, guarayu, itonama, leco,
machajuyaikallawaya, machineri, maropa, mojeño-trinitario, mojeño-ignaciano, mo-
ré, mosetén, movima, pacawara, puquina, quechua, sirionó, tacana, tapiete, toro-
mona, uru-chipaya, weenhayek, yaminawa, yuki, yuracaré y zamuco.”
107
Vedasi la Costituzione della Bolivia al seguente link: http://www.vicepresi-
dencia.gob.bo/IMG/pdf/ncpe_cepd.pdf.
108
Si veda la gazzetta ufficiale boliviana “LEY No 3760 del 07 Noviembre 2007,
Gaceta N° 3039 del 08 Noviembre 2007”, consultabile su http://www.derechote-
ca.com/gacetabolivia/ley-3760-del-07-noviembre-2007.htm.

47
Rica, El Salvador, Puerto Rico, Repubblica Dominicana ed Uruguay. Due
di questi paesi riconoscono nelle proprie costituzioni quantomeno il do-
vere dello stato di proteggere le lingue indigene (Costa Rica, riformata
nel 1999) e anche di insegnarle (El Salvador, riforma costituzionale del
2000)109. In Cile non vi è alcun riferimento, ed il dibattito per la riforma
iniziato nel 1991 è ancora attualmente bloccato in Senato110.
Per concludere questa panoramica sull’evoluzione costituzionale, si
ricordi che diversi stati latinoamericani hanno adottato norme ordinarie
simili a dei testi unici volti ad attuare il riconoscimento e/o i diritti dei
propri popoli indigeni, istituendo in molti casi commissioni nazionali
dedicate alle questioni indigene, con incarichi prettamente esecutivi
delle deleghe stabilite per legge. Inter alia, si ricordino, in ordine cro-
nologico, la Lei 6.001/73 “Estatuto das Sociedades Indígenas” in Brasile
(tuttora vigente); la Ley N. 904/81 “Estatuto de las Comunidades Indíge-
nas” in Paraguay (riformata nel 1991, Ley N. 125/91, nel 1996, Ley N.
919/96, e nel 2003, Ley N. 199/03)111; la Ley N. 23.302/85 “Protección de
Comunidades Aborígenes” in Argentina; la Ley N. 19.253/93 “Protec-
ción, Fomento y Desarrollo de los Indígenas” in Cile; la Ley N.
38344/2005, “Ley Orgánica de Pueblos y Comunidades Indígenas” in
Venezuela112. Circa le commissioni sulle questioni indigene, a parte il
caso del Messico che fondò l’Istituto Indigenista Interamericano già nel
1940, sostituito nel 2003 dalla Comisión Nacional para el Desarrollo de

109
Costa Rica Cost. 1949 art. 76 come riformato dalla legge N.7878/1999: “El
español es el idioma oficial de la Nación. No obstante, el Estado velará por el man-
tenimiento y cultivo de las lenguas indígenas nacionales”; El Salvador Cost. 1983,
così come riformata dal Decreto Legge N. 56/2000, art. 62: “El idioma oficial de El
Salvador es el castellano. El gobierno está obligado a velar por su conservación y
enseñanza. Las lenguas autóctonas que se hablan en el territorio nacional forman
parte del patrimonio cultural y serán objeto de preservación, difusión y respeto”.
110
Si vedano gli ultimi sviluppi: Centro de Politicas Publicas, “Indicaciones a pro-
yecto de reforma constitucional. Situación al 8/10/2010”, 8 ottobre 2010, disponibi-
le al seguente link: http://www.politicaspublicas.net/panel/reforma/documen-
tos/386-indicaciones.html.
111
Questa legge e le relative riforme sono consultabili suhttp://www.leyes.com.
py/todas_disposiciones/1981/leyes/ley_904_81.php.
112
Altre leggi e decreti rilevanti si possono trovare nel database della Organiz-
zazione Internazionale del Lavoro NATALEX, sotto il tema “Pueblos indígenas y tri-
bales”, consultabile su http://www.ilo.org/dyn/natlex/natlex_browse.subject?p_
lang=es&p_classification=21.

48
los Pueblos Indígenas (CONADEPI), simili organi furono creati come di
seguito: nel 1992, la Comisión Nacional de Asuntos Indígenas in Costa
Rica; la Corporación Nacional de Desarrollo Indígena (CONADI) in Cile
nel 1993; in Ecuador, il Consejo Nacional de Planificación y Desarrollo
de los Pueblos Indígenas y Negros (CONPLADEIN) nel 1997, ed il Con-
sejo de Desarrollo de las Nacionalidades y Pueblos del Ecuador (CO-
DENPE) l’anno successivo; nel 2000 a Panama, il Consejo Nacional de
Desarrollo Indígena (CNDI) e la Comisión Permanente de Asuntos Indí-
genas de la Asamblea Legislativa; nello stesso anno, in Venezuela, la
Comisión Permanente de Pueblos Indígenas de la Asamblea Nacional e
la Comisión Nacional de Demarcación y Garantía del Hábitat y Tierras
de los Pueblos Indígenas113.
Un ultimissimo breve cenno occorre effettuare al cd. Recurso de
Amparo (o de Protección, etc.), ossia quei ricorsi diretti alle corti na-
zionali per violazione di diritti costituzionali comune in pressoché tutti
i paesi latinoamericani114. Sebbene questi ricorsi non siano (ancora,
molto) utilizzati, od utilizzabili, per violazioni di diritti indigeni, in alcu-
ni paesi le organizzazioni indigene si sono adoperate per interpretare
le violazioni subite come violazioni individuali suscettibili di tutela co-
stituzionale. È stato questo il caso, per es., del Cile, che, dal 2009, ha
visto le Cortes de Apelaciones protagoniste di una serie di sentenze di
casi di Recurso de Protección (Cost. Cile art. 20) nelle quali si sono ap-
plicati i diritti indigeni, specialmente quelli alla consultazione e alla ter-
ra riconosciuti nella DDPI (art. 25) e nella Convenzione OIL N. 169
(artt. 6-7 e 13), entrata in vigore in Cile il 15 settembre 2009115.

113
Per questa ricostruzione, si veda Álvaro Bello, Etnicidad y ciudadanía en
América Latina. La acción colectiva de los pueblos indígenas, op. cit., p. 68.
114
Per una recente analisi completa si veda Allan R. Brewer-Carías, Constitutio-
nal protection of Human Rights in Latin America. A comparative Study of Amparo
proceedings, Cambridge University Press, Cambridge, 2009. Il Recurso de Amparo
trova la sue origini nella costituzione messicana del 1857 per influenza statuniten-
se. Dal 1850 in poi, circa, pressoché tutte le costituzioni latinoamericane hanno pre-
visto tale meccanismo. Le modalità dello stesso dipendendono dalla normativa e
dai regolamenti interni di ogni paese. Allan R. Brewer-Carías, Constitutional pro-
tection of Human Rights in Latin America. A comparative Study of Amparo procee-
dings, pp. 81 e 89.
115
Tra i casi più noti, vi sono i seguenti: Machi Francisca Linconao Huircapan
con Sociedad Palermo Itda., Corte de Apelaciones di Temuco (sentenza Rol 1773-

49
4. L’interplay degli strumenti internazionali di tutela dei popoli indige-
ni in America Latina

4.1 Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e Nazioni Unite – il


quadro internazionale

A livello internazionale, già la Convenzione della Società delle Na-


zioni del 1920 conteneva un riferimento alle ‘popolazioni indigene’ nel-
l’art. 22 riferendosi a quei territori che sarebbero stati ancora soggetti a
Mandatories (una sorta di protettorato) da parte degli stati europei per
conto della Società delle Nazioni116. In particolare, sono degne di nota i
tentativi di due leader indigeni di essere ricevuti alla Società per espor-

2008, 16 settembre 2009); Caso “Palguín” (sentenza Rol N° 1705-2009; 21 gennaio


2010), Corte de Apelaciones di Temuco; Comunidades Mapuches de Freire con Mi-
nisterio de Obras Publicas, Corte de Apelaciones de Santiago (sentenza N° Protec-
ción 1794-2010, 17 maggio 2010); Comunidad indígena Mapuche Huilliche Pepiu-
kelen con la compañía salmonera Los Fiordos S.A., Cortes de Apelaciones di Puerto
Montt (sentenza Rol 36-2010, 27 luglio 2010); Comunidades Mapuche de Lanco con
una resolución de la Comisión Nacional del medio Ambiente (CONAMA), Corte de
Apelaciones di Valdivia (sentenza Rol 243-2010, 4 agosto 2010); Comunidad Mapu-
che Chilcoco en con Municipalidad de Arauco, Corte de Apelaciones di Concepción
(sentenza Rol 289-2010, 11 agosto 2010). Si rimanda alla propia analisi in dettaglio:
Alexandra Tomaselli, “Reformas legales y derechos indígenas en Chile: ¿Qué tal
estamos con el convenio OIT 169?”, relazione presentata al XIV Encuentro de los
Latinoamericanistas de España, Area Tematica 18 “Los Pueblos Indígenas en Amé-
rica Latina a 200 años de la Independencia: un análisis de sus logros en materia de
la participación política, los derechos humanos y el desarrollo”, Santiago de Com-
postela 15-18 settembre 2010 (paper da richiedere per email: atomaselli@eurac.
edu); vedasi anche Alexandra Tomaselli, “Natural Resources Claims, Land Conflicts
and Self-Empowerment of Indigenous Movements in the Cono Sur – The Case of
the Mapuche People in Chile”, in International Journal of Minority and Group
Rights, No. 2, 2012, (153-174).
116
La Convenzione della Società delle Nazioni è consultabile su http://avalon.
law.yale.edu/20th_century/leagcov.asp. L’art. 22, co. 6 recita: “There are territories,
such as South-West Africa and certain of the South Pacific Islands, which, owing to
the sparseness of their population, or their small size, or their remoteness from the
centres of civilisation, or their geographical contiguity to the territory of the Manda-
tory, and other circumstances, can be best administered under the laws of the
Mandatory as integral portions of its territory, subject to the safeguards above men-
tioned in the interests of the indigenous population”.

50
re le problematiche situazioni dei proprio popoli, sebbene al tempo fu-
rono infruttuose117. Poco più tardi, l’Organizzazione Internazionale del
Lavoro (OIL), dapprima fondata nel 1919 con il Trattato di Pace di Ver-
sailles dopo la Prima Guerra Mondiale, e divenuta nel 1946 una delle
agenzie speciali dell’ONU, fu la prima organizzazione ad occuparsi di-
rettamente di popoli indigeni, facendo ricerche sulla situazione dei la-
voratori indigeni sin dal 1921118. Un Comitato di esperti sul lavoro indi-
geno (Committee of Experts on Native Labour) fu istituto 5 anni dopo,
mentre altre convenzioni della OIL furono adottate negli anni successi-
vi, come segue: sul lavoro forzato (Forced labour Convention, Conven-
zione N. 29 del 1930), sulle assunzioni dei lavoratori indigeni (Recrui-
ting of Indigenous Workers Convetion, Convenzione N. 50 del 1936),
sui loro contratti di lavoro (Contracts of Employment (Indigenous Wor-
kers) Convention, Convenzione N. 64 del 1939) e sulle sanzioni penali
(Penal Sanctions (Indigenous Workers) Convention, Convenzione N. 65
del 1939)119. A seguito della Conferenza Regionale Americana degli stati
membri della OIL, nel 1948 furono poi creati il Comitato di Esperti sul-
le Politiche Sociali nei Territori Non-Metropolitani (Committee of Ex-
perts on Social Policy in Non-Metropolitan Territories), e, nel gennaio
1951, il Comitato di Esperti sul Lavoro Indigeno tenne la sua prima ses-
sione di lavoro. I primi risultati di tale attenzione da parte della OIL si
concretizzarono con il lancio del Programma Indiano Andino (Andean
Indian Programme - AIP) nel 1952, durato fino al 1972120, e con la pub-
blicazione nel 1953 di un’imponente rassegna sulle condizioni di vita e

117
Il nativo americano Haudenosaunee Chief Deskaheh e il maori T.W. Ratana
si recarono a Ginevra rispettivamente nel 1923 e nel 1925. Vedasi “History of indi-
genous peoples and the international system” sul sito del Foro Permanente per le
Questioni Indigene: http://social.un.org/index/IndigenousPeoples/AboutUsMem-
bers/History.aspx.
118
Per questa ricostruzione storica si veda Patrick Thornberry, Indigenous peo-
ples and Human Rights, Manchester University Press, Manchester 2002, pp. 320-322.
119
Ibidem.
120
Le risorse ufficiali parlano di 250.000 persone indigene assistite dal program-
ma menzionato. International Labor Office, Indigenous Peoples: Living and Work-
ing Conditions of Aboriginal Populations in Independent Countries, Geneva, 1953.
Si veda anche International Labor Office, ILO Convention on indigenous and tribal
peoples, 1989 (No.169): A manual, International Labour Organization, Ginevra,
2003, p. 3.

51
di lavoro delle popolazioni indigene121. Queste iniziative sicuramente
sollecitarono l’attenzione del tema a livello internazionale, e segnarono
l’inizio di un approccio regionale e sovra-nazionale anche in questo
settore. L’analisi delle dichiarazioni dei dirigenti dell’AIP, tuttavia, sug-
gerisce un atteggiamento (ancora) ‘paternalistico’ volto a ‘salvare’ i po-
poli indigeni dalla loro arretratezza culturale e a renderli una forza la-
voro affidabile122.
In ogni modo, fu frutto delle attività della OIL il primo trattato vin-
colante in tema di diritti dei popoli indigeni adottato nel 1957, la Con-
venzione N.107 (ILO Convention concerning the Protection and Inte-
gration of Indigenous and Other Tribal and Semi-Tribal Populations in
Independent Countries)123. Come sottolineato in dottrina, questa con-
venzione che conteneva, inter alia, il diritto alla vita, all’istruzione, alla
salute e alla partecipazione, era uno strumento molto avanzato nel
contesto dell’epoca durante la quale fu emanata124, ancor prima dei pri-
mi trattati internazionali vincolanti sui diritti umani (il Patto Internazio-
nale sui diritti civili e politici e il Patto Internazionale sui diritti econo-
mici, sociali e culturali). Molti stati si dimostrarono a dir poco recalci-

121
Ibidem.
122
Durante il proprio mandato all’interno dell’AIP nel 1957-58, il vice-direttore
(Deputy Director) Jef Rens affermò che l’obiettivo dell’AIP era una “gigantic cam-
paign of education and enlightenment among the Indian population designed to
point the way to a better life […]; the Indian population forms a reserve of man-
power which would prove indispensable in the economic development […]”. Jef
Rens, “The Andean Programme,” International Labour Review 84 (December, 1961),
p. 441, e “Mr. Rens’ Mission Notes, Andean Indian Project (Spring 1958)”, DMCF,
Correspondence between the D-G and Mr. Jef Rens. Jan. 1957-December 1958, Z
1/1/1/16 (J. 6), ILOA, come riportato da Jason Guthrie, “The International Labor Or-
ganization, Community Development, and the Roots of the International Techno-
cratic Class, 1944-1966”, International Labour Organization website, http://www.
ilo.org/public/english/century/download/guthri.pdf, p. 11. Nel 1953, secondo il pri-
mo direttore regionale dell’AIP Enrique de Lozada, il successo del programma an-
dino sarebbe dovuto essere misurato dalla effettiva crescita della produttività, spe-
cialmente nel settore agricolo. Jason Guthrie, ibidem., p. 12-13.
123
Si veda il testo della convenzione su http://www.ilo.org/ilolex/cgi-lex/con-
vde.pl?C107.
124
Alexandra Xanthaki, Indigenous Rights and United Nations Standards. Self-de-
termination, Culture and Land, Cambridge University Press, Cambridge, 2007, pp.
50-51.

52
tranti durante la discussione per l’adozione di tale convenzione: secon-
do alcuni, la convenzione avrebbe dovuto avere natura non vincolante,
mentre, secondo altri, si rischiava di eccedere la competenza della OIL
in materia125. In ogni caso, la Convenzione N.107 fu adottata e, ai fini
del presente articolo, basti ricordare che 13 stati latinoamericani la rati-
ficarono nell’immediato126. Con il passare del tempo la Convenzione
N.107 ha, tuttavia, mostrato i propri limiti. Come affermato dal rappre-
sentante della Svezia durante il dibattito per la revisione della conven-
zione, il contenuto e la modalità dell’esercizio dei diritti ivi contenuti
avevano un approccio assimilazionista e troppo paternalistico127.
L’interesse diretto delle Nazioni Unite nei confronti delle questioni
indigene si fece sempre più incipiente e si rese concreto nello studio
sulla questione della discriminazione contro le popolazioni indigene
(Study of the Problem of Discrimination Against Indigenous Popula-
tions) commissionato della Sottocommissione ONU sulla Prevenzione
della Discriminazione e la Protezione delle Minoranze (Subcommission
on Prevention of Discrimination and Protection of Minorities - UN Com-
mission of Human Rights) a José R. Martínez Cobo, nominato Special
Rapporteur sulle questioni indigene nel 1971128. Durante la consegna
dei primi risultati dello studio, fu creato il Gruppo di Lavoro sulle Po-

125
Ibidem. Particolarmente contrari risultarono Canada e USA. Si noti, tuttavia,
che con la Dichiarazione di Filadelfia della OIL del 1944, adottata durante la pro-
pria 26° sessione, il neo-mandato dell’organizzazione nell’ambito della giustizia so-
ciale era evidente.
126
Nel 1958 fu la volta della Bolivia, assieme a Cuba, El Salvador e Repubblica Do-
minicana, tre stati ove, però, permane vigente non avendo ratificato la successiva Con-
venzione N. 169. Nel 1959: Costa Rica e Messico. Di seguito, Perù nel 1960, Brasile nel
1965, Colombia, Ecuador e Paraguay nel 1969, Panama nel 1971, ed Argentina nel
1976. Si vedano le ratifiche su http://www.ilo.org/ilolex/cgi-lex/ratifce.pl?C107.
127
Commento della Svezia durante la revisione della Convenzione N. 107, così
riportata nella “Partial Revision”, Report VI(2), 1998, 4, e gli altri commenti citati da
Patrick Thornberry, op. cit., p. 338. Si noti anche il preambolo della Convenzione
OIL N.169 stessa, che afferma. “… Considering that the developments [since 1957]
[…] have made it appropriate to adopt new international standards on the subject
with a view to removing the assimilationist orientation of the earlier standards…”
[enfasi aggiunta].
128
L’intero studio di José R. Martínez Cobo (UN Doc. E/CN.4/Sub.2/1986/7), si
può consultare sul sito del Forum Permanente per le Questioni Indigene http://
www.un.org/esa/socdev/unpfii/en/spdaip.html.

53
polazioni Indigene (Working Group on Indigenous Populations – Riso-
luzione del Consiglio economico e sociale ECOSOC N. 1982/34)129, in-
caricato di sviluppare gli standard dei diritti dei popoli indigeni, che
confluirono, nel 1993, nella prima bozza della dichiarazione che sareb-
be poi divenuta la DDPI130, preparata da un altro Gruppo di Lavoro ad
hoc (Working Group on the Draft Declaration), istituito nel 1995 con la
risoluzione del Consiglio economico e sociale N. 1995/32131.
La OIL, nel frattempo, iniziò un processo di revisione della Conve-
zione N. 107. I travaux preparatoire sono particolarmente interessanti,
e si coglie la preoccupazione degli stati specie per l’uso della parola
‘popolo’ e sull’ampliamento dei diritti alla partecipazione e alla terra132.
Il testo rivisto e rifuso nella Convenzione N. 169 dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro sui Popoli Indigeni e Tribali del 1989 (Con-

129
Occorre ricordare brevemente anche l’incontro in seno alle Nazioni Unite te-
nutosi a Ginevra tra il 20 e 23 settembre del 1977 (International Conference on Di-
scrimination against the Indigenous Populations in the Americas), che, assieme ad
altri incontri e conferenze tra il 1977 e il 1981, tra i quali uno dei più noti ed inci-
sivi fu l’Incontro di Esperti sull’Etnocidio e l’Etno-sviluppo in America Latina orga-
nizzato da UNESCO e FLACSO (Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales) te-
nutosi in Costa Rica nel dicembre 1981, che contribuirono alla successiva creazio-
ne del Gruppo di Lavoro sulle Popolazioni Indigene. Questo ente è stato tuttavia
soppresso il 14 dicembre 2007 e sostituito dal nuovo Meccanismo di esperti sui Di-
ritti dei Popoli Indigeni (Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples). Ri-
soluzione del neo Consiglio dei Diritti Umani ONU (Human Rights Council) N. 6/36
(HRC Resolution 6/36). Si vedano anche http://www2.ohchr.org/ english/issues/in-
digenous/groups/groups-01.htm; http://www.ohchr.org/EN/Issues/IPeoples/EM-
RIP/Pages/EMRIPIndex.aspx.
130
“Draft United Nations declaration on the rights of indigenous peoples” (UN
Doc. E.CN.4.SUB.2.RES.1994.45). Questo primo disegno della dichiarazione fu adot-
tato dall’allora Consiglio Economico e Sociale dell’ONU (ECOSOC) in vista del Con-
ferenza mondiale sui diritti umani di Vienna nel giugno 1993.
131
Si veda http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/groups/groups-
02.htm.
132
Si vedano per il diritto alla partecipazione (politica) e alla consulta e al termi-
ne ‘popolo’, in ordine, International Labour Organization, “Partial Revision of the In-
digenous and Tribal Populations Convention, 1957 (No. 107). Report IV (2 A), 76th
Session 1989”, Ginevra, 1989, pp. 5-7, e 8-12. Sul tema del diritto alla terra Interna-
tional Labour Organization, “Partial Revision of the Indigenous and Tribal Populations
Convention, 1957 (No. 107). Report IV (1), 76th Session 1989, Ginevra 1988, pp. 4-5.

54
vention concerning Indigenous and Tribal Peoples in Independent Co-
untries), rappresenta una pietra miliare specialmente nel contesto lati-
noamericano, essendo 15 gli stati che l’hanno ratificata133, seppur in
tempi diversi134. Come specificato all’art. 43, co.2 della Covenzione N.
169, e l’art. 36 co.2 della Convenzione N. 107, quest’ultima rimane in
vigore in quei paesi che non abbiano ratificato la successiva, ossia, per
l’America Latina, Cuba, El Salvador e la Repubblica Dominicana.
Non essendo questa la sede per proporre un’analisi dettagliata di
questo importante strumento internazionale, a maggior ragione nel
sub-continente in esame135, basti rilevare che i diritti alla partecipazione
(politica) e alla consultazione (artt. 6 e 7), e quelli relativi alla terra ed
al territorio, così come alla risorse naturali (soprattutto artt. 13-15), so-
no stati spessi invocati da gruppi di persone indigene riunitesi in sinda-
cati pur di accedere allo strumento di tutela offerta dalla OIL delle Rap-
presentazioni ex art. 24 della Costituzione OIL. A seguito di ciò, si è
prodotta una discreta raccolta di decisioni e pareri (soft law) del Comi-
tato tripartito OIL spesso invocato a supporto dei propri diritti dai po-
poli indigeni successivamente136.

133
Il primo a ratificarla fu il Messico nel 1990. Seguirono nel 1991 Bolivia e Co-
lombia, Paraguay e Costa Rica nel 1993. Di seguito, quasi ad effetto domino: Perù
nel 1994, Honduras nel 1995, Guatemala nel 1996, Ecuador nel 1998, Argentina nel
2000, Brasile, Repubblica Dominicana e Venezuela nel 2002, Cile nel 2008 e Nica-
ragua nel 2010. Si vedano le ratifiche su http://www.ilo.org/ilolex/cgi-lex/ratifce.
pl?C169.
134
Le recenti ratifiche di Cile nel 2008 e Nicaragua nel 2010 sono state frutto di
incessanti richieste da parte dei movimenti indigeni, organizzazioni internazionali
ed NGO.
135
Si veda, inter alia, Luis Rodríguez-Piñero Royo, Indigenous Peoples, Postcolo-
nialism, and International Law: the ILO Regime (1919-1989), Oxford, Oxford Uni-
versity Press, 2005; per una recente panoramica sull’America Latina si veda anche
Christian Courtis, “Notes on the Implementation by Latin American Courts of the
ILO Convention 169 on Indigenous Peoples”, in International Journal on Minority
and Group Rights, n. 18, 2011, pp. 433-460.
136
Il meccanismo della Rappresentazioni ex art. 24 della Costituzione OIL (Re-
presentations under article 24 of the ILO Constitution) consiste nell’elaborazione di
raccomandazioni da parte di un comitato tripartito nominato ad hoc, che in segui-
to le rinvia al Comitato di Esperti dsulla Applicazione delle Convenzioni e Rac-
comnadazioni (Committee of Experts on the Application of Conventions and Rec-
comendations). L’art. 24 della Costituzione OIL recita: “In the event of any repre-

55
In seguito, nel 1992, alla Conferenza Mondiale sull’Ambiente e lo Svi-
luppo dell’ONU (United Nations Conference on Environment and Deve-
lopment – UNCED) svoltasi a Rio de Janeiro137, parte dell’agenda, rifusa
nella famosa Agenda 21, fu dedicata ai popoli indigeni138.
Successivamente, una serie di iniziative fecero in modo che il tema
dei diritti dei popoli indigeni si ponesse sempre più al centro dell’at-
tenzione internazionale. Il primo decennio internazionale dei popoli in-
digeni fu proclamato nel 1995 (1995-2004) con la risoluzione 48/163
dell’Assemblea Generale dell’ONU, seguito dal secondo decennio 2005-
2014 (risoluzione 59/174 dell’Assemblea Generale). Con risoluzione del
Consiglio Economico e sociale (Risoluzione ECOSOC N.2000/22), nel
2000 fu creato il Forum Permanente per le Questioni Indigene dell’O-
NU (UN Permanent Forum on Indigenous Issues – UNPFII), organo
pressoché consultivo formato da esperti nominati dai rappresentanti
dei governi e da rappresentanti indigeni, incaricati di fornire raccoman-
dazioni ad altri organi ONU, sensibilizzare ed informare sulle questioni
indigene, ed, infine, di organizzare riunioni annuali tematiche, alle qua-
li partecipano attivamente diversi rappresentanti indigeni grazie al Fon-
do Volontario per le Popolazioni Indigene dell’ONU (UN Voluntary
Fund for Indigenous Populations)139 per discutere con i diretti interessa-
ti di sviluppo socio-economico, ambiente, diritti umani, cultura, istru-
zione, e salute indigene140. Rileva, qui, sottolineare che la frequenza di

sentation being made to the International Labour Office by an industrial association


of employers or of workers that any of the Members has failed to secure in any re-
spect the effective observance within its jurisdiction of any Convention to which it
is a party, the Governing Body may communicate this representation to the go-
vernment against which it is made, and may invite that government to make such
statement on the subject as it may think fit”. Le Rappresentazioni sono consultabi-
li per convenzione su http://www.ilo.org/ilolex/english/repframeE.htm.
137
Un Doc. A/CONF.151/26, http://www.un.org/documents/ga/conf151/aconf
15126-1annex1.htm.
138
Si vedano al sito web ufficiale di Agenda 21 http://www.un.org/esa/dsd/
agenda21/index.shtml. Inoltre, in questo stesso anno, fu adottata la Convenzione
ONU sulla Biodiversità (Convention on the Biological Diversity), in cui si afferma
il diritto delle comunità indigene sulle loro pratiche tradizionali in pieno rispetto
della biodiversità (art. 8.j).
139
Si veda il sito web ufficiale del Fondo, http://www.ohchr.org/EN/Issues/IPeo-
ples/IPeoplesFund/Pages/IPeoplesFundIndex.aspx.
140
Si veda il sito web ufficiale del UNPFII, http://www.un.org/esa/socdev/unpfii.

56
persone indigene provenienti dall’America Latina è sempre maggiore, e
sono spesso promotrici di vivaci dibattiti141.
Nel 2001 fu creato l’ufficio del Relatore Speciale sulla Situazione dei
Diritti Umani e Libertà Fondamentali dei Popoli Indigeni (Special Rap-
porteur on the situation of human rights and fundamental freedoms of
indigenous people) con la risoluzione 2001/57142. Gli incarichi del Rela-
tore Speciale spaziano dall’analisi dei fattori di mancata realizzazione
dei diritti dei popoli indigeni, alla raccolta e allo scambio di informa-
zioni da parte di diversi attori (governi, organizzazioni e comunità indi-
gene, etc.), fino alla formulazione di raccomandazioni e proposte per
la riparazione alle violazioni dei suddetti diritti143. Inoltre, il Relatore
Speciale ha svolto diverse visite in alcuni paesi incontrando rappresen-
tanti governativi ed indigeni144, ponendosi, a volte, come figura di me-
diatore145. Sebbene rimanga un esperto indipendente, ha inoltre un ob-
bligo generale di collaborare con gli altri organi ed agenzie ONU, in
particolare quelle specializzate sulle questioni indigene come il UNPFII
e il nuovo Meccanismo di Esperti sui Diritti dei Popoli Indigeni (Expert

141
Si veda la famosa protesta durante la 7° sessione del UNPFII il 2 maggio 2008
circa il programma ONU sulla riduzioni di emissione (di CO2) dovuta a deforesta-
zione e degrado delle foreste (UN Collaborative Programme on Reducing Emissions
from Deforestation and Forest Degradation in Developing Countries – UN-REDD).
Una casa di produzione indipendente, Sommers Film, ha prodotto un video della
protesta consultabile in YouTube, http://www.youtube.com/watch?v=UtORVi7GybY.
142
La ex Commissione sui Diritti Umani dell’ONU è stata riformata nel 2006 dal-
la risoluzione della Assemblea Generale ONU N.60/251. Il Consiglio sui Diritti Uma-
ni (Human Rights Council) ora, tra l’altro, più direttamente interagire con l’Assem-
blea Generale ONU, mentre prima, nella gerarchia degli organi ONU, era subordi-
nato al Consiglio economico e sociale. Si veda la risoluzione 6/12 consultabile
suhttp://ap.ohchr.org/documents/ E/HRC/resolutions/A_HRC_RES_6_12.pdf.
143
Si veda http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/rapporteur/manda-
te.htm.
144
Si veda http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/rapporteur/manda-
te.htm.
145
Si veda, per es., il caso del Cile, la cui visita nel 2009 durante il dibattito per
la riforma costituzionale per il riconoscimento dei popoli indigeni, non ancora at-
tuato, ha sollecitato il Relatore Speciale a preparare un documento sul diritto alla
consultazione ex artt. 6 e 7 della Convenzione OIL N. 169, consultabile su http://
www.politicaspublicas.net/docs/Relator_especial_InformeConsultaChile24Abril200
9.pdf.

57
Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples), nato nel 2007146. Que-
st’ultimo ha il compito di fornire pareri tematici e proposte al Consiglio
dei Diritti Umani dell’ONU. Finora, si sono svolte tre sessioni a Gine-
vra, due studi sono stati completati e consegnati rispettiavamente nel
2009 e 2011 sui temi dell’istruzione e della partecipazione nel processo
di decision-making, mentre l’attuale studio sulle lingue e culture indi-
gene è in fase di elaborazione147.
Come menzionato innazi, la DDPI è stata adottata durante la 63°
sessione dell’assemblea Generale ONU il 13 settembre 2007. Tutti gli
stati latinoamericani l’hanno firmata, tranne la Colombia che si è
astenuta148. È superfluo ricordare che si tratta di un documento non
vincolante. L’impatto politico della DDPI, tuttavia, è ancora incerto.
In America Latina, la Bolivia l’ha recepita nel proprio ordinamento
interno come fosse un trattato, e molte organizzazioni indigene ne
reclamano l’applicazione dei diritti ivi contenuta. Alcuni movimenti
sono stati di tale impatto che anche le corti interne hanno applicato
o, quantomeno, argomentato la propria sentenza riferendosi alla
DDPI (si veda supra sulla giurisprudenza con Recurso de Protección
in Cile).
Strumenti indiretti ma efficaci, della protezione dei popoli indigeni
sono, inoltre, i diritti umani ‘individuali’ riconosciuti nel Patto Interna-
zionale sui diritti civili e politici (1966), specie l’articolo 27 dell’ICCPR,

146
Risoluzione 6/96 del consiglio diu Diritti Umani.
147
Tutte le informazioni e la documentazione sono consultabili su http://
www.ohchr.org/EN/Issues/IPeoples/EMRIP/Pages/EMRIPIndex.aspx. Per quest’ulti-
mo studio, si vedano i lvaori per la quinta sessione a luglio 2012 al link
http://www.ohchr.org/EN/Issues/IPeoples/EMRIP/Pages/StudyLanguages.aspx.
148
Il rappresentante della Colombia ha affermato che gli articoli 19 (dovere ge-
nerale di consultazione dei popoli indigeni), 30 e 32 (entrambi sul territorio, il pri-
mo sull’uso militare dello stesso, ed il secondo sul diritto dei popoli indigeni di de-
cidere le priorità sulle terre e territori da loro occupati) della dichiarazione si tro-
vano in contrasto con le norme interne colombiane. Non si comprende tale preoc-
cupazione dal momento che, come afferma egli stesso, la DDPI non è vincolante.
Si veda la notizia dell’adozione della DDPI, Department of Public Information,
Sixty-first General Assembly Plenary 107th & 108th Meetings, “General Assembly
adopts Declaration on Rights of Indigenous Peoples; ‘Major Step Forward’ Towards
Human Rights for All, says President”, 13 settembre 2007, www.un.org/news/press/
docs/2007/ga10612.doc.htm.

58
la cd. Grundnorm di protezione delle minoranze, in base alla quale si
sono anche avute diverse decisioni da parte della Commissione sui Di-
ritti Umani dell’ONU (ex Protocollo Aggiuntivo al Patto Internazionale
sui diritti civili e politici) su questioni indigene, e, nel Patto Internazio-
nale sui diritti economici, sociali e culturali, il divieto di discriminazio-
ne nell’applicazione dei diritti ivi contenuti in base a razza, colore, ses-
so, lingua, religione, orientamento politico o altre opinioni, ed, in parti-
colare, i diritti ad un alloggio adeguato e al cibo (art. 11), e all’istruzio-
ne (art. 13)149.
Si ricordi, inoltre, l’attività del Comitato per l’Eliminazione della Di-
scriminazione Razziale, che, in base all’omonima convenzione del
1965 (Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimi-
nation), oltre al ciclico monitoraggio dell’implementazione della con-
venzione da parte degli stati firmatari, può agire con procedure di
early-warning ed azioni urgenti per prevenire rapide evoluzioni di
conflitti150. Nell’ambito dei diritti dei popoli indigeni, ha inoltre adotta-
to la Raccomandazione Generale N. 23 il 18 agosto 1997 (General Re-

149
Per una raccolta dei casi in violazione di diritti contemplati nei due patti e
che coinvolgono questioni indigene, si veda, inter alia, Alcidia Moucheboeuf, Mi-
nority rights jurisprudence digest, Council of Europe Publishing, Strasbourg, 2006,
anche online al seguente link: http://book.coe.int/ftp/2866.pdf.
Tutti gli stati latinoamericani hanno ratificato i due Patti, tranne Cuba che li ha
firmati nel 2008 e non ancora ratificati, mentre Porto Rico, essendo nel Common-
wealth degli Stati Uniti, ha ratificato indirettamente solo il Patto sui diritti civili e po-
litici. Le ratifiche sono consultabili su http://treaties.un.org/Pages/ViewDetails.
aspx?src=TREATY&mtdsg_no=IV-3&chapter=4&lang=en; http://treaties.un.org/Pa-
ges/ViewDetails.aspx?src=TREATY&mtdsg_no=IV-3&chapter=4&lang=en. Inoltre,
tutti gli stati latinoamericani, tranne Cuba e Porto Rico (Stati Uniti), hanno ratifica-
to anche il Protocollo Opzionale al Patto sui diritti civili e politici, che permette un
meccanismo di controllo da parte della Commissione sui diritti umani, oggi Consi-
glio sui Diritti Umani, anche se alcuni solo molto recentemente, per es., il Brasile
nel 2009 e Honduras nel 2005. Si vedano le ratifiche al link http://treaties.un.org/
Pages/ViewDetails.aspx?src=TREATY&mtdsg_no=IV-5&chapter=4&lang=en.
150
Questa convenzione è stata ratificata da tutti gli stati latinoamericani, comp-
rese Cuba e Porto Rico (Stati Uniti). Si vedano le ratifiche su http://treaties.un.org/
Pages/ViewDetails.aspx?src=TREATY&mtdsg_no=IV-2&chapter=4&lang=en. Negli
ultimi cinque anni, in particolare, il Comitato ha inviato lettere, il primo passo della
procedura di early warning, a Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Pana-
ma, Paraguay e Perù, pressoché tutte riguardanti i popoli indigeni o afro-discendenti.
Si vedano su http://www2.ohchr.org/english/bodies/cerd/early-warning.htm.

59
commendation No. 23: Indigenous Peoples), riaffermando la propria
autorità nel gestire casi di discriminazione razziale che coinvolgano
persone indigene151.
Da ultimo, si ricordino questi strumenti internazionali a protezione
di sotto-gruppi ancora più vulnerabili: per le donne, la Convenzione
sull’Eliminazione di Tutte la Forme di Discriminazione contro le Donne
del 1979 (Convention on the Elimination of all Forms of Discrimination
against Women); i bambini, la Convenzione sui Diritti del Fanciullo del
1989 (Convention on the Rights of the Child); e le persone disabili, la
Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006 (Conven-
tion on the Rights of Persons with Disabilities).

4.2. Il sistema interamericano – tutela giurisdizionale

Uno dei ruoli preponderanti nella tutela dei popoli indigeni in Ame-
rica Latina nell’ultimo decennio è stato giocato dalla Corte Interameri-
cana dei diritti umani (CIDU)152, nonostante la mancanza assoluta di
qualsiasi riferimento ai popoli indigeni nella Carta dell’Organizzazione

151
La Raccomandazione recita: “[…] the Committee has consistently affirmed that
discrimination against indigenous peoples falls under the scope of the Convention
and that all appropriate means must be taken to combat and eliminate such discri-
mination […]”.
152
La Corte, tribunale internazionale formato da 7 giudici facente capo alla OSA,
prevista dall’art. 33 e disciplinata dai Capitoli VIII e IX (artt. 52-72) e dagli artt.81-
82 della CADI, è operativa solamente dal 1979 e la prima res iudicata della stessa
risale solamente al 1988. Si noti che 19 stati latinoamericani hanno accettato la giu-
risdizione della Corte, ex art. 62 della CIDU. Altri stati delle Americhe riconoscono
un procedimento giurisdizionale di fronte alla Commissione in base alla CADI (1),
oppure, se non ratificata questa, in base alla Dichiarazione (2). Fra i primi stati vi so-
no Dominica, Granada (stato indipendente nelle Antille) e Jamaica. Fra i secondi,
Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Canada, Cuba (però escluso dalla OSA), Stati
Uniti, Trinidad e Tobago, ed altre isole (San Cristobál y Nieve, Santa Lucia, San Vi-
cente y las Granadinas). Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de
los derechos humanos y los pueblos indígenas”, in Mikel Berraondo (a cura di/co-
ord.), Pueblos Indígenas y Derechos Humanos, op. cit., pp. 158 e 165. Sul ruolo e
sull’incidenza delle decisioni della CIDU e della Commissione sui diritti alla terra e
alle risorse naturali dei popoli indigeni nelle Americhe si veda anche Enzamaria
Tramontana, “The Contribution of the Inter-American Human Rights Bodies to
Evolving International Law on Indigenous Rights over Land and Natural Resourses”,
in International Journal on Minority and Group Rights, n. 17, 2010, pp. 241-263.

60
degli Stati Americani (OSA) (1948), nella Dichiarazione Americana dei
Diritti e Doveri dell’Uomo (1948), o nella vincolante, Convenzione
Americana sui Diritti Umani-Patto di San José (CADI) (1969).
L’evoluzione del sistema interamericano nei confronti dei popoli in-
digeni si può segmentare sostanzialmente in tre fasi che si suddividono
temporalmente negli anni ’70, il cd. periodo tardo-indigenista; gli anni
’80 e ’90, momento in cui nasce un maggior interesse, grazie al richia-
mo internazionale sul tema; e dalla fine degli anni ’90 all’ultimo decen-
nio, l’attuale fase di crescente tutela sollecitata dal dibattito sul disegno
di una convenzione interamericana sui diritti dei popoli indigeni153.
Nel 1973, durante il secondo decennio ONU per la lotta contro il raz-
zismo e la discriminazione razziale, la Commissione interamericana
adottò una risoluzione sui popoli indigeni (Protección Especial para las
Poblaciones Indígenas. Lucha contra el Racismo y la Discriminación Ra-
cial)154, affermando che ‘per ragioni storiche e principi morali ed umani-
tari’ il dovere degli stati di proteggere i popoli indigeni fosse ‘sacro’155.
Tuttavia, l’atteggiamento della Commissione nei primi casi fu alquanto
tiepido. Il caso N. 1690 (1972) Comunidades Guahibos (Colombia), nel
quale si accusavano le forze dell’ordine (Departamento Administrativo
de Seguridad) di atti di tortura risalenti all’agosto del 1970 nei confronti
di comunità indigene della regione Planas (Meta, Colombia) fu, infatti,
archiviato dalla Commissione il 15 giugno dello stesso anno adducendo
che fossero sufficienti le informazioni supplementari fornite dal governo
colombiano su richiesta della stessa Commissione, plaudendo il com-
portamento ‘franco e leale’ del governo colombiano156.

153
Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los derechos hu-
manos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 160.
154
Documento OSA “OEA/Ser.P.AG/doc. 305/73, rev. 1”, del 14 marzo 1973, co-
me citata da Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los dere-
chos humanos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 160.
155
OEA/Ser.P.AG/doc. 305/73, rev. 1, p. 89. Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El siste-
ma interamericano de los derechos humanos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 160.
156
Commissione Interamericana, Informe anual de la Comisión Interamericana de
Derechos Humanos 1973, Documento OSA “OEA/Ser.L/V/II.32, doc. 3 rev. 2” (14 feb-
braio 1974), Sezione II, Titolo II “Comunicaciones Dirigidas A La Comisión”, B.4.Co-
lombia, come citata da Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los
derechos humanos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 161 nota 26. Si può accedere a
questo Informe al seguente link: http://www.cidh.oas.org/annualrep/73sp/indice.htm.

61
Due anni più tardi, nel caso N. 1802 (1975), Tribu Aché (Paraguay),
si denunciavano atti di persecuzione nei confronti della tribu Aché da
parte dello stato paraguayano, accusato di omicidio di membri di que-
sta comunità, vendita di bambini indigeni, diniego di cure mediche du-
rante precedenti epidemia, atti di tortura, condizioni di lavoro disuma-
ne ed altri atti volti a distruggere la loro cultura157. La Commissione pre-
se, in principio, un atteggiamento più deciso, comunicando al governo
paraguayano che le violazioni denunciate si presentavano alquanto
gravi e che lo stato avrebbe dovuto adottare ‘misure energiche’ per tu-
telare le comunità Aché 158. In seguito, tuttavia, non avendo ancora rice-
vuto informazioni dal governo, nominò ed inviò in loco un relatore,
Dr. Robert F. Woodward, che concluse che gli atti perpetuati dal gover-
no non fossero una politica di genocidio, ma piuttosto ‘orientata a pro-
muovere l’assimilazione e la protezione, all’interno di risorse limitate’159.
Come sottolineato in dottrina160, l’approccio della Commissione alle
questioni indigene in questi primi anni è chiaramente influenzato dal-
l’indigenismo volto all’assimilazione. Vi è, inoltre, da aggiungere che,
essendo questi tra i primi casi sottoposti alla Commissione, è probabile
vi fosse un atteggiamento restio e prudente da parte dei giudici al fine
di non compromettere la legittimità della Convenzione nei confronti
degli stati, molti dei quali si trovavano in regime di dittature militari.
Successivamente, negli anni ’80, la Commissione si permise un ap-
proccio più inciso e, in due casi di rilevanza internazionale, adottò del-
le ‘risoluzioni amichevoli’ pur vincolanti gli stati. La sua posizione sulle
questioni indigene, tuttavia, apparse ancora esitante. Nel primo caso,

157
Caso 1802, Tribu Aché (Paraguay), 27 maggio 1977, Considerando 1°, con-
sultabile su http://www.cidh.org/indigenas/jurisprudencia/casos%20cidh/2.ca-
so.1802.paraguay.doc.
158
Ibidem., punti 2 e 3.
159
La Commissione chiuse il caso sulla base di queste conclusioni. Commissio-
ne Interamericana, Informe anual de la Comisión Interamericana de Derechos Hu-
manos 1975, Documento OSA “OEA/Ser.L/V/II.37Doc. 20 corr. 1” (28 giugno 1976),
Sezione III Titolo II “Comunicaciones Dirigidas A La Comisión”, 13.Paraguay, con-
sultabile su http://www.cidh.oas.org/annualrep/75sp/indice.htm. Si veda anche
Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los derechos humanos
y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 161.
160
Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los derechos hu-
manos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 161.

62
caso N. 7615 (Resolución Nº 12/85, Brasil) del 1985, imperniato sulla
realizzazione di un’autostrada trans-amazzonica in pieno territorio indi-
geno dove non solo era programmato sorgesse un parco naturale ma vi
sarebbero state anche gravi conseguenze quali la distruzione dell’am-
biente, la diffusione di malattie, etc., la Commissione, sebbene non
s’intromise sulla costruzione dell’autostrada, ordinò al governo del Bra-
sile di adottare misure sanitarie di carattere preventivo per le persone
indigene e di procedere a delimitare il Parco Yanomami, che fu poi ef-
fettivamente istituito nel 1992161. Nel successivo caso N. 7964 del 1984
(Resolución sobre el Procedimiento de Solución Amistosa sobre la Situa-
ción de los Derechos Humanos de un Sector de la Población Nicara-
güense de Origen Miskito (Nicaragua), sulle gravi violazioni dovute al
trasferimento forzato di alcune comunità indigene Miskito, dapprima fa-
vorevoli al regime sandinista in Nicaragua, ed in seguito oppositrici a
causa delle politiche fortemente assimilazioniste iniziate da questi, la
Commissione, chiuse il caso nonostante lo avesse dichiarato non risolto
in modo amichevole per mancanza di collaborazione da parte del go-
verno nicaraguense e si limitò a pubblicare un Informe contenente
proposte e raccomandazioni generiche (per es., la partecipazione di
questi popoli al dialogo col governo, lo studio di una soluzione al pro-
blema delle terre ancestrali, etc.)162.
I primi segnali di cambiamento nell’approccio interamericano alle
questioni indigene, si ebbe con l’anno 1990, quando fu creata la Rela-
toría sobre Derechos de los Pueblos Indigenas, con il compito di pro-
muovere e consolidare le azioni della Commissione in quest’ambito163.

161
Si veda Fergus MacKay, Guía para los derechos de los pueblos indígenas en el
sistema interamericano, IWGIA, Copenhagen, 2002, p. 55-59; si veda anche la Ri-
soluzione della Commissione disponibile al seguente link: http://www.cidh.org/in-
digenas/Brasil7615.htm; Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de
los derechos humanos y los pueblos indígenas”, op. cit., pp. 161-162.
162
Si veda la Resolución sobre el Procedimiento de Solución Amistosa sobre la Si-
tuación de los Derechos Humanos de un Sector de la Población Nicaragüense de
Origen Miskito c. Nicaragua e Informe sobre la situación de los derechos humanos
de un sector de la población nicaragüense de origen miskito, OEA/Ser.L/V/II.62 doc.
62 (16 maggio 2004), consultabile su http://www.cidh.org/countryrep/Miskito-
sesp/Indice.htm. Si veda anche Fergus MacKay, Guía para los derechos de los pue-
blos indígenas en el sistema interamericano, op. cit., pp. 59.64.
163
Si veda il sito web della Relatoría http://www.cidh.org/indigenas. Ulteriore

63
A tale competenza, fu aggiunta quella di collaborare con il gruppo di
lavoro del Consiglio Permanente dell’OSA incaricato del disegno della
Dichiarazione Americana sui Diritti dei Popoli Indigeni dal 1997 non
ancora adottata164.
La vera svolta si ebbe, invece, con il caso Comunidad Mayagna
(Sumo) Awas Tingni v. Nicaragua (Sentenza del 31 agosto 2001)165, la
prima sentenza della Corte interamericana in quest’ambito. In partico-
lare, la Corte riconobbe che vi era stata una violazione degli articoli
1, 2166, 21 (diritto alla proprietà privata) e 25 (tutela giuridica) della
Convenzione. Il caso si incentrava sulla comunità indigena Awas Tin-
gni e le proprie terre collettive, che avrebbero dovuto essere demar-
cate in modo inconfutabile ex art. 5 della costituzione del Nicaragua,
ma soggette, per mancanza della delimitazione, allo sfruttamento ille-
gale del legname da parte della azienda privata SOLCARSA, come già
riconosciuto dalla Commissione nel marzo 1998 nel suo Informe No.
27/98 167. Il fattore più sorprendente di questa sentenza riguarda il ri-
conoscimento del diritto alla proprietà privata ex art. 21 della CIDU
anche alle terre collettive indigene, precedente che verrà ripreso an-
che in successive sentenze (vedi infra) e di cui si trova traccia indi-

impulso al lavoro della Relatoría fu dato grazie ai finanziamenti del governo dane-
se Pro Derechos Humanos para Centroamérica, PRODECA, progetto “Fortaleci-
miento del Sistema Interamericano para la Defensa de los Derechos Humanos de
Comunidades, Minorías Étnicas y otros grupos vulnerables afectados por los con-
flictos de Centroamérica”. Finora si sono avuti 6 relatori, e l’incarico è attualmente
affidato a Dina Shelton fino al 2013. Comunicado de Prensa N° 17/10, “La CIDH
asigna relatorías”, http://www.cidh.org/Comunicados/Spanish/2010/17-10sp.htm.
Per i relatori precedenti, si veda Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interame-
ricano de los derechos humanos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 163, nota 39.
164
Si veda il sito web ufficiale del gruppo di lavoro (Grupo de Trabajo Encar-
gado de Elaborar el Proyecto de Declaración Americana sobre los Derechos de los
Pueblos Indígenas): http://www.oas.org/consejo/sp/CAJP/Indigenas.asp.
165
Per un’analisi completa di questo caso e del suo impatto, si veda anche S. Ja-
mes Anaya, Claudio Grossman, “The Case of Awas Tingni v. Nicaragua: A New Step
in the International Law of Indigenous Peoples”, in 2 Arizona Journal of Interna-
tional and Comparative Law Vol. 19, No. 1 2002, pp. 1-15.
166
Rispettivamente, l’obbligo per lo stato del rispetto dei diritti contemplati nel-
la convenzione, ed il dovere di adottare misure legislative nel proprio ordinamen-
to interno per il riconoscimento ed il rispetto di tali diritti.

64
retta anche nel recente caso Endorois Welfare Council v. Kenya del
febbraio 2010 deciso dalla Commissione Africana sui Diritti Umani e
dei Popoli (African Commission on Human and Peoples Rights)168. In
particolare, spicca il voto del giudice ecuadoriano Hernán Salgado
Pesantes, che afferma che il diritto alla terra reclamato da questa co-
munità indigena rientra ‘sicuramente nel concetto di proprietà indige-
na’, e che, pur riconoscendo che questa concezione supera il limite
tradizionale della relazione individuale della proprietà privata, ‘la pro-
prietà collettiva meglio risponde alla funzione sociale della natura di
questo diritto’169. Di questo nuovo ruolo attivo si appropriò anche la
Commissione, che nel 2002 e 2004 adottò due raccomandazioni nei
confronti di Belize e Stati Uniti (Mary & Carrie Dann v. Stati Uniti e
Comunidades Mayas v. Belize)170 riaffermando quanto statuito dalla
Corte nel caso Awas Tingni171.
Dal 2005 in poi, la Corte, ha continuato ad emanare molte altre

167
Comunidad Mayagna (Sumo) Awas Tingni v. Nicaragua (Sentenza del 31
agosto 2001), Serie C.79, par. 25 e par. 154-155.
168
In febbraio 2010 la Commissione ha condannato il Kenya alla restituzione
dei territori ancestrali e al pagamento dei Danni alla comunità indigena Endorois,
deportati dai propri territori negli anni ’70 per lo sfruttamento delle risorse naturali
degli stessi, comprese le miniere di rubini. Communication 276 / 2003 – Centre
for Minority Rights Development (Kenya) and Minority Rights Group International
on behalf of Endorois Welfare Council v. Kenya. Si veda anche Minority Rights Go-
rup International Press Release, “Landmark decision rules Kenya’s removal of indi-
genous people from ancestral land illegal”, 4 febbraio 2010, http://www.minority-
rights.org/?lid=9587.
169
Comunidad Mayagna (Sumo) Awas Tingni v. Nicaragua (Sentenza del 31
agosto 2001), Serie C.79, “Voto Razonado Concurrente del Juez Hernán Salgado
Pesantes”, pp. 176-177.
170
Commisione Report Nº 75/02 Case 11.140 Mary and Carrie Dann v. United
States, 27 dicembre 2002, par.127 disponibile ai seguenti links http://www.cidh.org/
annualrep/2002eng/USA.11140.htm, http://www.cidh.org/annualrep/2002eng/
USA.11140a.htm, e http://www.cidh.org/annualrep/2002eng/USA.11140b.htm;
Commissione Informe Nº 40/04 Caso 12.053 Fondo Comunidades Indígenas Mayas
del Distrito de Toledo Belice, 12 ottobre 2004, par. 114, consultabile su http://
www.cidh.org/annualrep/2004sp/belize.12053.htm, e http://www.cidh.org/ annual-
rep/2004sp/Belize.12053a.htm.
171
Luis Rodríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los derechos hu-
manos y los pueblos indígenas”, op. cit., p. 164.

65
sentenze estremamente rilevanti, tra le quali rilevano, per l’America
Latina, la sentenza del 2005 Comunidad Yakye Axa v. Paraguay, quel-
la del 2006 sul caso Comunidad Indígena Sawhoyamaxa v. Paraguay,
e la recente sentenza del 2010 sul caso Comunidad Indígena Xákmok
Kásek v. Paraguay che ribadiscono, inter alia, il diritto alla terra col-
lettiva ex art. 21 della Convenzione interamericana172; il caso Yatama v.
Nicaragua sempre del 2005, nel quale la Corte riconosce, inter alia, la
violazione dell’art. 23.1 (diritto alla partecipazione tramite propri rap-
presentanti) ai popoli indigeni nicaraguensi, i medesimi del caso Awas
Tingni, che, riunitosi nel partito YATAMA, erano stati esclusi dalle ele-
zioni municipali in base alla pretesa mancanza di requisiti formali173;
od, ancora, la sentenza sul caso Caso Masacre Plan de Sánchez v.
Guatemala del 2004 riguardante il cruento massacro di 88 persone in-
digene Achí da parte dell’esercito e delle forze paramilitari nel 1982,
nel quale la Corte, pur non potendo riconoscere tale crimine poiché
eccendente il proprio mandato, conviene che il popolo maya Achí fu
colpito duramente nella propria identità e nei valori culturali, specie
per la scomparsa di molte donne e persone anziane che tradizional-
mente hanno trasmesso il sapere alle nuove generazioni le quali ora
sono sono indirettamente costrette a rinunciare alla propria conoscen-
za ancestrale174.

172
Comunidad Yakye Axa v. Paraguay, sentenza 17 giugno 2005, Serie C N. 125.
Il paragrfo 143, in particulare, afferma: “La Corte concuerda con el Estado en el sen-
tido de que tanto la propiedad privada de los particulares como la propiedad co-
munitaria de los miembros de las comunidades indígenas tienen la protección con-
vencional que les otorga el artículo 21 de la Convención Americana […]”; Comu-
nidad Indígena Sawhoyamaxa Vs. Paraguay, sentenza 29 marzo 2006, Serie C N.
146; Comunidad Indígena Xákmok Kásek v. Paraguay, sentenza 24 agosto 2010,
Serie C N. 214.
173
YATAMA v. Nicaragua, sentenza 23 giugno 2005, Serie C N.127. Luis Rodrí-
guez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los derechos humanos y los pue-
blos indígenas”, op. cit., p. 197-200.
174
Caso Masacre Plan de Sánchez v. Guatemala (Merito), sentenza 29 aprile
2004, Serie C N. 105, par. 55; Caso Masacre Plan de Sánchez v. Guatemala (Dispo-
sizioni e costi), sentenza 19 novembre 2004, Serie C No. 116, par. 49.12. Luis Ro-
dríguez-Piñero Royo, “El sistema interamericano de los derechos humanos y los
pueblos indígenas”, op. cit., p. 184.

66
5. Conclusioni

In generale, la posizione dei popoli indigeni nel mondo si può dire


precaria ed il riconoscimento dei loro diritti fatica tuttora ad affermarsi.
Sebbene recentemente si possano salutare delle sentenze storiche an-
che in altri continenti, come il famoso caso Endorois Welfare Council v.
Kenya del febbraio 2010 menzionato innanzi, la notevole incidenza e la
recente evoluzione della protezione dei popoli indigeni in America La-
tina non è comparabile rispetto ad Asia od Africa175. Ciò nonostante,
quantunque il crescente ruolo della Commissione e della Corte Intera-
mericana, il ruolo delle Nazioni Unite e l’influenza della Convenzione
OIL N. 169, in molti casi direttamente applicata dalle corti nazionali in
molti paesi latinoamericani176, i popoli indigeni, ed in misura esponen-
ziale anche gli afro-discendenti, permangono uno dei gruppi maggior-
mente vulnerabili in tutto il sub-continente.
Il motivo principale è, ovviamente, la mancata applicazione degli
strumenti legislativi pur adottati dai singoli paesi. La frustrazione cre-
scente da parte dei popoli e dei movimenti indigeni è già scaturita in
conflitti e scontri violenti contro le forze dell’ordine, come il caso di
Bagua in Perù nel 2009, le proteste negli ultimi anni in Cile da parte di
Mapuche e Rapa Nui per l’inottemperanza del governo agli obblighi in-
ternazionali177, oppure l’ottava e, ora, nona marcia indigena per proteg-

175
Sui diritti linguistici e la protezione asimmetrica degli stessi in Asia, specie
considerando l’India, si veda Poggeschi Giovanni, I Diritti Linguistici, Carocci, Ro-
ma, 2010, pp. 214-255. Si veda anche Joshua Castellino, Elvira Dominguez-Redon-
do, Minority Rights in Asia. A Comparative Legal Analysis Joshua Castellino and El-
vira Domínguez Redondo, Oxford University Press, Oxford, 2006.
176
Si veda, per es., tutta la raccolta di tali casi in International Labour Office, Ap-
plication of Convention No. 169 by Domestic and International Courts in Latin
America, Geneva 2009, disponibile al seguente link: http://www.ilo.org/indige-
nous/Resources/Publications/lang—en/docName—WCMS_123946/index.htm.
177
Tra le svariatissime risorse, si veda, per i Mapuche, Andrea Coñuecar Ojeda,
“Entrevista con activista Mapuche.“Que el gobierno haya comprometido recalificar
las querellas aplicadas bajo la Ley Antiterrorista, no nos asegura que dicha figura
jurídica no volverá a invocarse en el contexto de la lucha por la recuperación te-
rritorial”, 19 ottobre 2010, IWGIA, http://www.iwgia.org/sw43209.asp; in italiano,
Alexandra Tomaselli, “Cile, per favore, ascolta. Un altro sciopero della fame di ‘pri-
gionieri politici’ Mapuche che cercano di far valere i propri diritti”, it.mapuches, 5

67
gere il Parco TIPNIS in Bolivia come menzionato innanzi. Il rinato di-
scorso dell’autodeterminazione, nelle forme di diritto all’autonomia e
alla consultazione e alla partecipazione negli organi statali come pre-
scritto dalla DDPI (artt. 3 e 4) e dalla Convenzione OIL N. 169 (artt.6 e
7) realizzati solo parzialmente, stanno ancor più alimentando l’insoddi-
sfazione dei popoli indigeni. Come sostenuto in dottrina178, sembra che
l’epoca del riconoscimento sia ormai superata (davvero?) e che quella
delle autonomie si stia riaffacciando con preponderanza nel panorama
latinoamericano, che, tra l’altro, conta già diverse esperienze, come le
Comarcas a Panama. La crescente coscienza sui propri diritti da parte
dei popoli indigeni sta premendo affinché questi diventino attori politi-
ci di negoziazione sempre più rilevanti e alla pari, richiedendo ai go-
verni riforme sempre più ampie. A questo scenario, tuttavia, si frap-
pongono due questioni annose purtroppo ripetitive in America Latina:
da una parte, la tendenza agli accentramenti di potere e ai forti presi-
denzialismi, e, dall’altra, la persistente disinformazione su questi popoli
da parte della popolazione latinoamericana non-indigena. Sebbene, i
movimenti indigeni sembrino sempre più forti ed accaniti179, non si di-
mentichi che nelle zone rurali e periferiche gli indici di scolarizzazione
sono ancora molto bassi, e che i sistemi educativi, quantunque alcuni
formalmente bilingue, spesso non vengono rispettati o non tengono
conto delle specificità delle culture indigene. A questi fattori vanno ag-
giunti, infine, gli incipienti interessi economici legati alla corsa alle ri-
sorse naturali, cospicue ed ancora parzialmente inesplorate in America
Latina. L’amatissimo presidente Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile im-

agosto 2010, http://it.mapuches.org/info/prigionieri100805.html; per Rapa Nui, Ma-


puexpress, “El conflicto estatal chileno en Isla de Pascua: Militarización y Represión
a legítimas demandas Rapa Nui por Derechos”, 21 settembre 2010, http://www.ma-
puexpress.net/?act=publications&id=4198. Si veda anche Alexandra Tomaselli, “Na-
tural Resources Claims, Land Conflicts and Self-Empowerment of Indigenous Mo-
vements in the Cono Sur – The Case of the Mapuche People in Chile”, in Interna-
tional Journal of Minority and Group Rights, No. 2, 2012 (153-174).
178
Bartolomé Clavero, “Derechos Indigenas y Constituciones Latinoamericanas”,
p. 323-329.
179
Per un’analisi globale si veda Salvador Marí i Puig (a cura di/coord..), Pue-
blos Indígenas y política en Ámerica Latina, Fundació CIDOB, Barcellona, 2007. Per
un analisi recente Salvador Martí i Puig, “Después de la ‘década de los pueblos in-
dígenas’, ¿Qué?”, op. cit.

68
pegnato nell’esponenziale crescita economica del proprio paese, peral-
tro già molto elevata180, non ha esitato a lanciare il Programma di Acce-
leramento del Crescimento [economico] (Programa de Aceleracão do
Crescimento – PAC) nel 2007181, prevedendo la costruzione di centrali
idroelettriche e nuove miniere in territori indigeni182. Simili azioni sono
purtroppo prevedibili in tutti i paesi latinoamericani, specie quelli
amazzonici.
Indi, urge ora, un decisivo momento di dialogo paritario e di nego-
ziazione da ambe le parti, altrimenti il circolo vizioso di negazionismo
e soppressione, frustrazione e crescenti scontri e conflitti non si inter-
romperà, mentre altri attori istituzionali, le corti nazionali ed internazio-
nali, cercheranno di porsi come unico bilanciere (sempre indipenden-
te?) tra gli interessi ‘nazionali’ e i diritti di questi popoli.

180
Più 9% nel primo trimestre 2010. Si veda, ANSA, “Brasile:+9% pil 1/o trime-
stre, è boom”, 8 giugno 2009, http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/
2010/06/08/visualizza_new.html_1820671440.html.
181
Si veda http://www.brasil.gov.br/pac.
182
International Work Group for Indigenous Affairs, The Indigenous World
2009, op. cit., pp. 190-191.

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