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Tirocinio Formativo Attivo - Università degli Studi Roma Tre - A.A. 2011/2012
OBIETTIVI FORMATIVI
In questa unità di studio impereremo a:
1. Individuare gli elementi che compongono un giudizio di valutazione
2. Classificare le prove di valutazione in base alle caratteristiche dello stimolo e della risposta
3. Costruire prove di valutazione strutturate e semistrutturate
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1. Gli elementi di un giudizio di valutazione
Nei paragrafi precedenti è stato affrontato il tema generale della valutazione e delle sue finalità. Ora
invece vedremo quali sono le caratteristiche delle diverse prove di valutazione e come utilizzarle in
classe.
Un giudizio valutativo, sia esso numerico o verbale, riflette sempre l’apprezzamento espresso
dall’insegnante sulla prova fornita dall’allievo: se la prova è stata positiva, il giudizio lo sarà
altrettanto, e il contrario se la prova, in tutto o in parte, non ha corrisposto alle attese. Un giudizio di
valutazione, però, contiene anche elementi che vanno oltre ciò che l’allievo ha dimostrato di sapere.
Infatti, in una situazione didattica tradizionale ogni insegnante esprime un giudizio sulle prove che
deriva da una complessa serie di considerazioni, non tutte collegabili esclusivamente
all’apprendimento.
Questo ci porta quindi a considerare un giudizio di valutazione composto da più elementi. Vertecchi
(2003, pp. 21-23) propone di distinguere in tre gruppi gli elementi (fig. 1) che, in modo non sempre
uniforme e costante, si combinano nei giudizi di valutazione espressi dagli insegnanti:
1. gli elementi del primo gruppo riguardano ciò che si riferisce all’apprendimento, e cioè la
qualità e la quantità delle conoscenze acquisite, la capacità di esporre quanto è stato appreso
in modo corretto e preciso, di applicare le proprie competenze sia in contesti consueti (per
esempio, nello svolgimento di esercizi), sia in situazioni nuove (come sono quelle che
richiedono interpretazioni di qualche complessità, o la soluzione di problemi non riducibili a
semplici procedure di calcolo);
2. gli elementi del secondo gruppo si riferiscono agli aspetti affettivi e di relazione che si
riscontrano nel comportamento scolastico e riguardano il modo in cui un allievo mostra di
aderire a quanto gli viene proposto, la corrispondenza fra la sua condotta e le aspettative
degli insegnanti, i suoi atteggiamenti nei confronti della scuola. Poiché il giudizio viene
espresso in contesti collettivi, la qualità dell’apprezzamento risente del confronto fra le
caratteristiche di un allievo e quelle dei suoi compagni;
3. gli elementi del terzo gruppo, infine, riflettono caratteristiche degli allievi di origine non
scolastica, che possono essere di tipo intellettuale, affettivo e sociale. L’apprezzamento di
tali elementi può essere esplicito o implicito: è esplicito se chi esprime il giudizio ritiene di
dover tenere conto di fattori ambientali, delle condizioni socio-culturali delle famiglie degli
allievi, del loro livello di abilità mentale. È implicito (ed è la situazione più frequente)
quando gli insegnanti si formano un’idea delle caratteristiche degli allievi di origine non
scolastica attraverso segni esteriori, che sono percepiti anche se non si presta ad essi una
specifica attenzione (comportamenti, abbigliamento, modo di parlare costituiscono segni di
status che rivelano le condizioni di vita e, più in generale, delle esperienze non scolastiche).
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Elementi
relativi
Elementi
che
si
riferiscono
all’apprendimento
ad
aspetti
affettivi
e
di
relazione
(che
cosa
è
stato
appreso,
(se
l’allievo
si
è
mostrato
come
è
stato
esposto,
quali
disponibile,
se
si
è
impegnato,
applicazioni
se
sono
state
osservate
ecc.) ha
corrisposto
alle
attese
degli
insegnanti,
anche
per
confronto
VALUTAZIONE
con
i
compagni)
Esercitazione
Riflettete ora sulla vostra esperienza. Raccontate un episodio valutativo vissuto quando eravate
allievi e provate a scomporlo nei tre gruppi individuati nel paragrafo precedente. Evidenziate gli
aspetti relativi a ciascun gruppo e spiegate se il giudizio espresso dall’insegnante è stato più o meno
pertinente con i singoli aspetti e perché.
Se una prova è stata predisposta partendo da una accurata definizione degli obiettivi e
preoccupandosi di assicurare le necessarie caratteristiche di validità e di attendibilità, la verifica
risultante dalla somministrazione della prova agli allievi sarà obiettiva, nel senso che corrisponderà
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ad un giudizio in cui fattori come l’intuitività e la casualità degli apprezzamenti saranno, se non
completamente superati, quanto meno limitati.
Proviamo a spiegare quanto appena affermato attraverso una prova di valutazione finalizzata ad
osservare una specifica abilità degli allievi. Obiettivo di una prova è fare in modo che gli allievi
dimostrino ciò che sanno fare in una maniera che possa essere apprezzabile da parte
dell’osservatore. In altre parole, che manifestino in modo evidente il risultato dell’apprendimento. È
ovvio – ma forse non sempre considerato – che la disponibilità degli allievi a sottoporsi alla prova è
conditio sine qua non perché la stessa abbia luogo. Se gli allievi non collaborano accettando la
prova ed impegnandosi a svolgerla, diventa impossibile stabilire se e che cosa abbiano imparato. La
disponibilità dell’allievo nei confronti della prova assicura che essa sia valida da un punto di vista
affettivo, e quindi che l’allievo sia disposto a fornire ad un osservatore esterno segni del suo
apprendimento.
La qualità di una prova, quindi, dipende dal modo in cui viene colmato lo spazio che intercorre fra
l’apprendimento e la sua manifestazione esterna (ossia la prestazione che l’allievo fornisce): occorre
perciò che la mediazione che si richiede all’allievo per manifestare ciò che sa sia semplice e poco
elaborata (in altre parole, che la prova sia stata accuratamente predisposta per rilevare un obiettivo
specifico).
Il percorso di verifica, però, non si conclude al termine della prestazione fornita dall’allievo. A
questa, infatti, segue l’attività dell’insegnante, il quale, partendo dalla manifestazione esterna
prodotta dall’allievo, deve risalire alla propria conoscenza, e confrontare questa con la prestazione
dell’allievo (fig. 2).
Si verificano, quindi, due mediazioni: la prima è quella attuata dall’allievo per rendere esplicito il
proprio apprendimento attraverso la prova; la seconda è quella attuata dall’insegnante quando
confronta la prestazione dell’allievo con la propria conoscenza. Da queste due mediazioni deriva il
giudizio di valutazione (Vertecchi, 2003, p. 153 e segg.).
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3. La tassonomia degli obiettivi
Come si è detto poc’anzi, nell’impostare la verifica l’insegnante è tenuto a stabilire che cosa
desidera rilevare attraverso la o le prove. Occorre, perciò, definire gli obiettivi dell’apprendimento,
intendendo con il termine obiettivo la manifestazione dell’apprendimento, l’esito della mediazione
che l’allievo compie per rendere osservabili le abilità e le conoscenze che ha acquisito.
Un punto di riferimento necessario in questo senso è la tassonomia degli obiettivi elaborata negli
anni cinquanta del Novecento da un gruppo di lavoro guidato da B. S. Bloom. Mettendo a confronto
migliaia di giudizi formulati da diverse commissioni esaminatrici, Bloom e il suo gruppo
individuarono le categorie utilizzate più frequentemente e le ordinarono secondo una scala crescente
di complessità. Il risultato fu una tassonomia costituita da sei livelli, conoscenza, comprensione,
applicazione, analisi, sintesi e valutazione, ognuno dei quali suddiviso in numerosi sottolivelli.
Il modello si caratterizza per la facile traducibilità, in chiave didattica, degli obiettivi che, come si è
detto, vanno dal più semplice al più complesso (Vertecchi, 2000).
Disporre di una tavola di obiettivi ben organizzata concorre a rendere sistematica la valutazione, a
non trascurare aspetti importanti dell’apprendimento. Il fatto che gli obiettivi siano classificati
secondo un ordine gerarchico agevola l’analisi dell’apprendimento conseguito dagli allievi: chi non
possiede una terminologia appropriata è difficile che sappia fornire descrizioni accurate, e chi non è
in grado di effettuare generalizzazioni è improbabile che riesca a risolvere un problema. In altri
termini, ogni livello presuppone l’acquisizione del livello inferiore, e ogni categoria riguarda una
capacità più complessa e comprensiva di quella che la precede.
Si tratta, appunto, di una tassonomia, e non di una semplice classificazione, in quanto l’ordine
istituito tra i termini corrisponde all’ordine reale tra i fenomeni rappresentati in quei termini
(Pontecorvo, 1973, pp. 42-48). Il presupposto è che è possibile specificare in un numero
relativamente ridotto di classi le finalità generali del processo educativo.
Gli obiettivi sono i seguenti:
1. Conoscenza (capacità di rievocare materiale memorizzato): si esprime nella capacità di
ricordare: a) dati particolari (nomi, date, fatti, simboli); b) metodi, criteri, classificazioni
(modalità di trattare i dati); c) principi, leggi, teorie (dati generali, astrazioni);
2. Comprensione (facoltà di afferrare il senso di una informazione e di saperla
trasformare): si esprime nella capacità di cogliere il senso di una informazione e di
saperla trasformare. Si declina nelle seguenti sottocategorie: a) traduzione o trasposizione
(in altra forma o altra lingua); b) interpretazione (dei dati di una tabella o del livello di
generalizzazione di una serie di frasi); c) estrapolazione (estensione delle tendenze,
inferenze, implicazioni);
3. Applicazione (impiego di materiale conosciuto per risolvere problemi nuovi): è la
capacità di trovare e applicare il metodo, il principio, l’elemento astratto adeguato nella
risoluzione di un problema nuovo; o di utilizzare quanto appreso/compreso in situazioni
specifiche della vita reale;
4. Analisi (separazione degli elementi costitutivi di una comunicazione così da evidenziarne i
rapporti): si esprime nella capacità di individuare la gerarchia delle idee in un argomento e
di esplicitarne le relazioni. Le sottocategorie sono: a) analisi degli elementi (identificazione
degli elementi in una comunicazione o dei presupposti impliciti); b) analisi delle relazioni
(riconoscimento dei collegamenti e delle interazioni, come la verifica della validità di
un’ipotesi in rapporto ad informazioni date); c) analisi dei principi organizzativi
(individuazione della struttura implicita ed esplicita di una comunicazione, ad esempio la
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capacità di cogliere il punto di vista dell’autore da un testo);
5. Sintesi (riunione di elementi al fine di formare una nuova struttura organizzativa e
coerente): è la capacità di organizzare le parti di un tutto, di costruire un modello o una
struttura non precedentemente dati, di mettere insieme elementi per comporre un insieme
organizzato. Si suddivide in: a) produzione di un’unica comunicazione (un saggio, un
racconto); b) predisposizione di un piano o di un insieme di operazioni (modalità di
verifica di un’ipotesi); c) composizione di un insieme di relazioni astratte per spiegare
fenomeni particolari (formulare ipotesi alla base di alcuni fattori e modificarle alla luce di
nuovi fattori);
6. Valutazione (formulazione di giudizi di materiale e/o metodi in base a criteri espliciti): è
la capacità di esprimere giudizi riferiti al modo in cui contenuti e /o metodi rispondono a
criteri dati, i quali possono essere: a) criteri interni (valutazione dell’esattezza di una
comunicazione in base ai nessi logici o alla coerenza); b) criteri esterni (valutazione di
materiale in base a criteri predefiniti).
Lo scopo fondamentale della tassonomia di Bloom (fig. 3) è quello di indicare, a chi deve misurare
il profitto e verificare l’apprendimento, che cosa si sta effettivamente misurando, quale capacità
viene manifestata nella risposta ad un quesito o nella soluzione di un problema, qual è il livello di
complessità generale di una prova di verifica.
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individuare,
correggere
incongruenze,
difetti,
imprecisioni,
sofismi
6.2
Valutazione
in
funzione
di
Giudicare,
considerare,
valutare,
Fini,
mezzi,
procedimenti,
criteri
esterni
decidere,
stimare,
misurare,
efficienza,
economia,
validità,
correggere,
determinare,
criticare
attendibilità,
utilità,
piani
di
azione,
teorie,
modelli,
progetti
Fonte: De Angelis-Fizzarotti, 1999, pp. 32-34
4. Le tipologie di strumenti
Esercitazione
Riflettete ancora sulla vostra esperienza. Raccontate quattro episodi della vostra vita scolastica
corrispondenti a quattro situazioni valutative, ognuna caratterizzata da una delle possibilità esposte
nel paragrafo che avete appena letto. Esprimete le vostre considerazioni in riferimento alle
situazioni raccontate osservandole dalla prospettiva dell’allievo e dalla prospettiva dell’insegnante.
- a scelta multipla con una o due soluzioni: un item a scelta multipla è composto da una
premessa (quesito o affermazione da completare) e da alcune risposte, solitamente quattro o
cinque, tra le quali l’allievo deve indicare quella o quelle corrette. Le alternative di risposta
errate, i cosiddetti distrattori, non devono essere del tutto infondate, ma apparire verosimili.
Tutte le alternative di risposta, giuste o sbagliate che siano, devono presentare la stessa
struttura sintattica, la stessa forma (evitare alternanze tra formulazioni negative e positive) e
avere una lunghezza equivalente. L’allievo indica la sua risposta segnando la lettera che
contraddistingue l’alternativa selezionata (nell’esempio che segue, la lettera e). Una variante
di questo tipo di prova consiste nel fornire una sequenza di affermazioni tra loro collegabili
e chiedere all’allievo di organizzarle secondo un criterio prestabilito;
- brano da completare: si tratta di un brano di senso compiuto dal quale sono state eliminate
parole o espressioni significative la cui ricollocazione all’interno del testo richiede una
competenza specifica sui contenuti del brano stesso. Le lacune che si creano con
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l’eliminazione delle parole non devono creare difficoltà nell’individuazione del contenuto: si
eviterà, quindi, di sopprimere elementi come nomi propri, date, riferimenti geografici.
D’altro canto, però, per non consentire un facile riempimento delle lacune attraverso
riferimenti di genere, numero, forma grammaticale, si presterà attenzione affinché tra le
parole da reintegrare non ci siano casi isolati: per ogni lacuna, occorre fornire più di una
possibile integrazione. Perciò in calce al brano sarà fornito un elenco di parole
sovrabbondante rispetto a quelle da reinserire, in modo che l’allievo abbia più possibilità di
soluzione. Questo tipo di prova è utilizzabile per verificare la capacità dell’allievo di
utilizzare il lessico, ricostruire una esposizione, stabilire i nessi sequenziali tra diversi
concetti;
- corrispondenze: si forniscono agli allievi due elenchi di elementi tra i quali è possibile
creare delle coppie sulla base di una relazione specifica. Anche qui, come nei casi
precedenti, per evitare facili soluzioni intuitive, uno dei due elenchi sarà sovrabbondante
rispetto all’altro.
Immaginate ora di dover preparare un compito in classe. Costruite una serie di prove a stimolo
chiuso e risposta chiusa su un argomento a vostra scelta. Dovete procedere rispettando i seguenti
passaggi:
- individuazione della classe (secondaria inferiore o secondaria superiore? Quale anno? Nel
caso della superiore, quale tipo di scuola?);
- scelta dell’argomento (deve essere pertinente con il livello della classe individuata);
- preparazione del compito (individuate gli obiettivi dei quesiti facendo riferimento alla
tassonomia di Bloom; predisponete le chiavi per la correzione; stabilite il punteggio da
attribuire alle risposte).
Sono quelle prove che presentano uno stimolo chiuso e richiedono una risposta aperta. In realtà, si
tratta di una risposta solo apparentemente aperta, poiché all’allievo si richiede di produrre delle
abilità o delle sequenze logico-operative predefinite (Vertecchi, 2012). È proprio lo stimolo a
limitare l’autonomia dell’allievo nel fornire la risposta: l’enunciato, infatti, è costruito in modo da
contenere solo gli elementi da utilizzare per il procedimento di risoluzione e non si lascia spazio a
produzioni che sollecitino un’organizzazione originale del contenuto della risposta.
Rientra in questa categoria il saggio breve. Anche in questo caso, è necessario definire a priori quali
sono le abilità da monitorare. L’insegnante suddivide l’argomento generale in un certo numero di
questioni sulle quali gli allievi devono argomentare le risposte. Per evitare digressioni e
divagazioni, la traccia, oltre a non presentare ambiguità, deve contenere anche i criteri ai quali
attenersi per svolgere la prova in modo corretto (numero di righe, durata della prova ecc.).
Il saggio breve offre numerosi vantaggi. Innanzi tutto, perché consente di ottenere prove più
omogenee dal momento che tutti gli allievi sono sottoposti alle stesse domande. In secondo luogo,
perché è semplice e veloce da correggere. Per ogni quesito, infatti, il docente può predisporre una
risposta criterio nella quale vengono elencati gli elementi che devono essere contenuti e sviluppati
da chi risponde.
La fig. 8 riporta un esempio di stimolo chiuso/risposta aperta tratto dalle prove PISA con
l’indicazione dei criteri per la correzione delle risposte.
Per assicurare una buona attendibilità alle valutazioni di questa tipologia di prove, è necessario
predisporre in anticipo una griglia di correzione (fig. 9) nella quale si distingueranno le diverse parti
della prova; per ciascuna parte, si individueranno gli obiettivi e si stabilirà quali operazioni ne
provano il raggiungimento, si attribuirà un peso alle varie operazioni attese, e si procederà con
l’assegnazione dei punteggi parziali che, sommati, daranno il punteggio complessivo (Trinchero,
2002).
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La figura 1 mostra i cambiamenti di livello del lago Ciad, nel Nord Africa sahariano. Il lago Ciad è scomparso
completamente intorno al 20.000 a.C., durante l’ultima era glaciale. È ricomparso intorno all’11.000 a.C.
Oggi, il suo livello corrisponde all’incirca a quello che aveva nel 1000 d.C.
c.4000 a.C.
60 Lago Ciad:
cambiamenti di livello
50 Oggi
profondità in metri
40
30
20
10
2000 aC
6000 aC
aC
4000 aC
1000 dC
8000
0
10.000 aC
Figura 1
................................................................................................................................................
................................................................................................................................................
TOTALE
La risposta ad ogni domanda sarà valutata utilizzando la scheda. Prendendo come punto di riferimento i
descrittori, si attribuirà alla risposta il punteggio raggiunto nell’esercizio delle diverse capacità. In orizzontale
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si scriverà il punteggio parziale, in verticale la somma dei parziali darà il punteggio complessivo attribuito alla
domanda (nell’esempio corrispondente, per le conoscenze disciplinari da 0,5 a 2 punti; per la capacità di analisi
e di argomentazione da 0,5 a 2 punti; per l’uso della lingua italiana da 0,5 a 1 punto. Il punteggio massimo per
ogni risposta è di 5 punti).
Esercitazione
Senza cambiare classe ma cambiando argomento, preparate ora una prova a saggio breve indicando:
- l’argomento generale da sviluppare nella prova;
- un elenco di dieci domande con l’indicazione, per ciascuna di esse, del numero massimo di
righe a disposizione per la risposta;
- le istruzioni per lo svolgimento della prova (durata, numero minimo di domande alle quali
rispondere, criteri per la correzione/peso di ogni domanda);
- le risposte criterio.
Tra le prove a stimolo e risposta aperti rientrano quelle di tipo tradizionale come il tema scritto e
l’interrogazione orale. In entrambi i casi, si fornisce all’allievo uno stimolo ampio, relativo ad
un’area tematica all’interno della quale egli deve sapersi orientare. L’allievo, a sua volta, organizza
la risposta ricorrendo alle proprie conoscenze e alla capacità di argomentare.
Di solito non si pongono limiti rigidi alla lunghezza di quanto viene prodotto dall’allievo.
Queste sono le tipologie di prove in cui è più probabile che la valutazione risenta di criteri
improntati sulla soggettività. Sono quindi prove scarsamente affidabili perché non basate su criteri
di validità (non rilevano adeguatamente ciò che l’insegnate si propone) e di attendibilità (sono
incostanti nei risultati). Ad esempio, nelle interrogazioni orali la serie di domande poste all’allievo è
spesso tratta casualmente dagli argomenti da esaminare e quindi non rappresentativa dei contenuti
sottoposti a verifica, né attenta agli obiettivi e alle competenze da rilevare.
Un altro problema è legato alla formulazione dei quesiti, che se non ben articolata, può non risultare
chiara o pilotare la risposta. Inoltre, per evitare di ripetere le stesse domande in interrogazioni
successive e di agevolare, di conseguenza, gli ultimi interrogati, si tende a variare la sequenza di
domande senza tener conto della variabilità dell’indice di difficoltà.
Possono interferire nella valutazione anche effetti di selezione legati alla memoria e all’attenzione
dell’insegnante, che potrebbe prendere in considerazione solo gli elementi che più l’hanno colpito/a,
oppure interpretazioni dovute all’opinione che l’insegnante ha dell’allievo.
Rispetto al tema, le critiche provenienti dalla ricerca didattica sono numerose. Il tema non sarebbe
in grado di sollecitare le capacità di produzione scritta degli allievi perché avviene in situazioni non
spontanee e su argomenti che possono comportare un coinvolgimento emotivo diverso tra allievo e
allievo. Molto discusse sono anche le modalità di correzione della prova, perché spesso manca un
elenco di criteri a cui far riferimento; perché l’effetto alone può a volte condizionare il giudizio su
alcuni aspetti dell’elaborato; perché l’effetto di ancoraggio del giudizio può mettere in relazione un
elaborato con quello precedente; e così via. Le critiche all’uso difforme dei criteri di valutazione e
ai diversi livelli di apprezzamento delle prestazioni hanno condotto a ritenere inaffidabili i giudizi di
valutazione espressi sui temi.
Per tentare di limitare l’espressione di un giudizio soggettivo e assicurare anche a queste prove
criteri di validità e attendibilità, è bene scegliere in modo adeguato lo stimolo, predisporre una
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griglia per la correzione e stabilire dei criteri per la formulazione del giudizio.
La ricerca in educazione ha classificato tre modalità di correzione dei temi:
- metodi olistico-intuitivi: sono utilizzati prevalentemente per creare delle graduatorie tra i
prodotti, prevedono una valutazione globale dei temi esaminati e utilizzano strategie
omogenee di lettura e assegnazione dei punteggi;
- scale di prodotti: consistono in prodotti tipo, che rappresentano i diversi livelli di prestazione
cui può far riferimento il correttore al fine di confrontare l’elaborato che sta correggendo con i
diversi modelli della scala e valutare di conseguenza;
- metodi analitici: prevedono l’individuazione di criteri accuratamente descritti ai quali il
correttore fa riferimento per valutare gli elaborati prodotti dagli allievi (Coggi-Ricchiardi,
2012, pp. 116-120).
La figura che segue (fig. 10), tratta da Vertecchi 2003, p. 206, riproduce una scheda per la
correzione di una prova scritta di italiano a stimolo aperto e risposta aperta.
Fig. 10 – Esempio di scheda per la correzione di una prova a stimolo e risposta aperti
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Esercitazione
E adesso preparate un tema per i vostri alunni. Procedete nel modo seguente:
- individuate due o tre tracce (ogni allievo potrà scegliere quella che preferisce)
- predisponete una griglia di correzione nella quale indicherete le capacità che intendete
rilevare (espositiva, di ragionamento, collegamenti, conoscenza e uso della
lingua/punteggiatura ecc.);
- attribuite una gamma di punteggi per ogni capacità.
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BIGLIOGRAFIA, SITOGRAFIA
Coggi, C., Ricchiardi, P. (2012). Progettare la ricerca empirica in educazione. Carocci: Roma.
De Angelis, A., Fizzarotti, M.G. (1999). Concorsi a cattedre. Ambito disciplinare 5. Edizioni
Simone: Napoli.
Domenici, G. (2007). Manuale della valutazione scolastica, Laterza: Bari-Roma.
Domenici, G. (a cura di) (2005). Le prove semistrutturate di verifica degli apprendimenti, UTET
Libreria: Torino.
Pontecorvo, C. (1973). Psicologia dell’educazione. In A. Fabi, M. Laeng, G. Lisciani (a cura di).
Psicologia, vol. 9, EIT: Teramo.
Trinchero, R. (2002). Manuale di ricerca educativa, Franco Angeli: Milano.
Vertecchi, B. (1993). Decisione didattica e valutazione, La Nuova Italia: Scandicci (Firenze).
Vertecchi, B. (2003). Manuale di Valutazione, Franco Angeli: Milano.
Vertecchi, B. (2012). Parole per la scuola, Franco Angeli: Milano.
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