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INDICE

Capitolo 1: Il ciclo di vita del prodotto

1.1 Il CVP: aspetti generali pag.


2

1.2 Introduzione pag.


4

1.3 Sviluppo pag.


5

1.4 Maturità pag. 6

1.5 Declino pag. 8

1.6 Le alternative al declino:


la rivitalizzazione o il disinvestimento pag. 9

Capitolo 2: La rivitalizzazione del prodotto

2.1 La crisi del prodotto:


analisi del mercato e le possibili strategie pag.
11
2.2 La rivitalizzazione del prodotto: I motivi,
i rischi, gli obiettivi e le possibili conseguenze pag.
12
2.3 Il model Year pag.
14
2.4 La rinascita del prodotto,
i benefici ed il comportamento dei consumatori pag.
15

Capitolo 3: Il caso “Lancia Y”

3.1 La nascita della Lancia Y:


Trasformazioni ed adattamento al mercato pag.

1
16

Bibliografia pag.
25

Capitolo 1: Il ciclo di vita del prodotto

1.1 Il CVP: aspetti generali

Il ciclo di vita del prodotto è uno dei concetti più importanti per quanto riguarda il
marketing, poiché consente di individuare l’evoluzione delle vendite di una determinata
categoria di prodotti. Tale termine fu usato per la prima volta da Levitt nel 1965 in un
articolo della Harvad Business Rewiev1 e da quel momento è diventato espressione
comune, utilizzato come strumento per l’analisi dell’ambiente competitivo.
Lo studio del ciclo di vita del prodotto può essere riferito a grandezze diverse che vanno
dall’intero settore (settore navigazione), al settore specifico (nave), al segmento (navi da
crociera), alla marca e ai modelli.
Per molti produttori di beni di rapido consumo, il ciclo di vita del prodotto non è
determinato tanto dalla concorrenza, quanto dal produttore stesso, che continua a portare
sul mercato prodotti sempre più nuovi, possibilmente solo con qualche modifica
superficiale rispetto ai prodotti precedenti. I nuovi prodotti finiscono ben presto per
assorbire le vendite di quelli vecchi, come avviene in tutti i mercati che seguono ritmi
incalzanti, ad esempio quello dell'elettronica di consumo.
In termini di inventario, rinnovare un proprio prodotto 2 e portarlo sul mercato è un
evento positivo, perché l'azienda ha molte più informazioni sul lancio del nuovo

1
Theodore Levitt Sfruttare il ciclo di vita del prodotto, Harvard Business Rewiew, 1965.

2
Bernard E.,Burdek, Design. Storia, teoria e pratica del design del prodotto.

2
prodotto, rispetto a quelle che avrebbe se il nuovo prodotto fosse lanciato da un'azienda
concorrente. Per di più, i prodotti lanciati da poco sono generalmente dei sostituti quasi
perfetti dei vecchi prodotti, così da rafforzare il pattern del ciclo di vita del prodotto.
Il concetto di ciclo di vita del prodotto si basa sull’assunzione che i prodotti attraversino
un ciclo di nascita, vita e morte come un qualsiasi organismo vivente.
Sostenere che un prodotto ha un ciclo di vita significa anche che:

- Il prodotto ha una vita limitata.


- Le vendite attraversano stadi distinti, ognuno dei quali presenta sfide,
opportunità e problemi per il venditore.
- I profitti aumentano e diminuiscono a differenti stadi del ciclo di vita del
prodotto.
- I prodotti richiedono differenti strategie di marketing, finanziarie, di produzione
per ogni stadio del ciclo di vita.

Il modello tradizionale del ciclo di vita del prodotto si presenta solitamente sotto forma
di curva a S e scandisce il periodo di vendita del prodotto, dividendo la curva in quattro
fasi3:

1. Introduzione, quando il mercato conosce ancora poco il prodotto;


2. Crescita, quando il numero dei clienti aumenta, man mano che il prodotto
diventa più conosciuto. A questo punto, sul mercato entrano i concorrenti, che, a
lungo termine, limiteranno la crescita del prodotto;
3. Maturità, quando la crescita si arresta, ma le vendite rimangono stabili, grazie a
un equilibrio di mercato tra il prodotto e i suoi concorrenti;
4. Declino, l'ultima fase, che si verifica quando prodotti più competitivi iniziano a
erodere le vendite. Il declino accelera se il prodotto è eliminato attivamente dal
mercato.

3
Fabrizio Cumo Life Cycle assessment, 2016

3
Il ciclo di vita crea l’illusione che tutti i prodotti immessi sul mercato percorrano le
quattro fasi. In realtà, una buona percentuale di essi “non sfonda”. In tali casi, dopo
l’introduzione si ha un flop.
Per quanto riguarda la rappresentazione grafica di questo modello, sull’asse delle
ordinate sono rappresentati i volumi di vendita, mentre su quello delle ascisse viene
riportata la variabile del tempo.

Figura 1: Ciclo di vita del prodotto.

1.2 La fase dell’introduzione

La prima fase del CVP detta fase d’introduzione rappresenta uno sviluppo molto lento
delle vendite e dei fatturati dovuta a vari fattori tipici del contesto:
- elevati costi unitari di produzione e distribuzione;
- prezzo elevato (scrematura vs. penetrazione);
- profitti negativi;

4
- il prodotto normalmente è in perdita;
- notorietà al marketing e ai distributori;
- efficienza tecnica bassa;
- distribuzione non uniforme.
Questo sviluppo lento delle vendite è caratterizzato anche da fattori interni all’impresa,
come flussi di cassa negativi, alti costi di produzione, costi di ricerca e sviluppo difficili
da ammortizzare.
Quindi più breve è la fase introduttiva, tanto meglio è la redditività dell’impresa poiché
la durata dell'introduzione dipende dalla predisposizione del mercato ad accettare
l'innovazione. La maggior parte dei nuovi prodotti decolla lentamente e raramente
genera un fatturato sufficiente per procurare profitti immediati. Via via che gli acquirenti
imparano a conoscere il nuovo prodotto, i marketing manager dovrebbero essere pronti
ad individuare i punti debolezza del prodotto stesso e ad apportare rapidamente
correzioni per impedirne l’eliminazione prematura. Quando la curva di vendita sale,
viene raggiunto il punto di pareggio (breakeven point), nel mercato entrano concorrenti e
comincia la fase dello sviluppo. Quindi in sintesi in questa fase il prodotto, anche se
venduto ad un prezzo elevato, genera perdite, a causa di questi fattori evidenziati

Figura 2: Fase di introduzione.

5
1.3 La fase dello sviluppo

La seconda fase del CVP rappresenta un rapido sviluppo delle vendite. In questo
periodo, incominciano gli attacchi da parte della concorrenza, che si vede portare via le
quote di mercato. In questa fase è importante anche rafforzare la fedeltà della marca,
possiamo verificare che in questo stadio, i costi elevati iniziano a diminuire ed
aumentano le vendite.

A causare questa crescita ci sono vari fattori tra cui:

- le vendite aumentano;
- profitti raggiungono un massimo picco e poi cominciano a diminuire;
- prima differenziazione rispetto ai concorrenti;
- promozione diretta alla formazione delle preferenze;
- nuovi canali di distribuzione;
- entrata di marche concorrenti;
- efficienza tecnica migliorata;
- i consumatori sono interessati al prodotto e sviluppano delle preferenze stabili.

Quindi in questa fase i flussi di cassa diventano positivi e le "leve" di marketing più
efficaci continueranno ad essere la comunicazione e la distribuzione, funzionali però
soprattutto a creare una precisa identità del prodotto, che lo difenda dai concorrenti che
inevitabilmente entreranno nel mercato creando nei clienti fedeltà.

6
Figura 3: Fase di crescita.

1.4 La fase della maturità

La terza fase è caratterizzata da un’intensa concorrenza perché nel mercato sono presenti
molte marche. I concorrenti pongono in rilievo i miglioramenti e le differenze nelle
proprie versioni del prodotto. Di conseguenza, durante la fase di maturità, i concorrenti
più deboli vengono espulsi dal mercato, mentre gli altri tendono a cambiare i propri
sforzi promozionali e distributivi attraverso pubblicità diretta ai consumatori e
promozioni dirette ai distributori.
I fattori di questa fase che influenzano le vendite sono:

- il prodotto genera profitti ma in misura inferiore rispetto alla fase di crescita;


- le vendite raggiungono un massimo picco e poi cominciano a calare;
- prezzi leggermente inferiori;
- l'azione promozionale ha l'obiettivo di creare un'immagine per il prodotto,
accentuando gli elementi secondari di differenziazione;
- le quote di marketing ed i prezzi sono stabili;
- i consumatori hanno una profonda conoscenza del prodotto e sono molto
esigenti.

7
Le "leve" di marketing efficaci diventano il prezzo, che si abbassa per reagire alla
pressione dei concorrenti, e soprattutto il prodotto: di fronte ad un mercato ampio e
segmentato diventa necessario predisporre varianti del prodotto e dell’offerta
commerciale per venire incontro nel modo più preciso possibile alle esigenze dei diversi
segmenti di clientela e difendere la quota di mercato detenuta.

Figura 4: Fase di maturità.

1.5 La fase del declino

Quando ciò avviene, il marketing manager prende in considerazione di sfoltire la linea di


prodotti per eliminare quelli che non procurano un profitto. Il marketing manager può
anche decidere di ridurre gli sforzi di promozione, eliminare i distributori marginali e,
infine, pianificare di eliminare gradualmente il prodotto o tentare di riposizionarlo per
allungarne ancora la vita.
La fase di declino, quindi si traduce in un decremento strutturale della domanda primaria
per uno dei seguenti motivi:
- i costi di produzione aumentano;
- le vendite diminuiscono rapidamente;

8
- i costi di distribuzione diminuiscono al livello più basso dell'intero ciclo;
- il prezzo è al livello più basso del ciclo;
- i margini di profitto sono molto ridotti;
- si mantengono solo i punti vendita redditizi;
- price competition;
- i consumatori perdono gradatamente interesse al prodotto e si ritirano dal
marketing.
Le "leve" efficaci sono soprattutto il prezzo, che potrà essere basso visto che i costi sono
già tutti ampiamente ammortizzati, e la distribuzione, che diventa selettiva privilegiando
i canali distributivi con il costo minore per l’azienda.

Figura 5: Fase di declino.

1.6 Le alternative al declino: La rivitalizzazione o il disinvestimento.

Il declino di un settore, come già evidenziato in precedenza può essere causato da diversi
fattori. Per fronteggiare il declino l’azienda può attuare due mosse : La rivitalizzazione o
il disinvestimento.4
La rivitalizzazione consiste nel fare una diagnosi sul prodotto esistente e dopo averla
fatta, si adottano gli opportuni ritocchi e modifiche, si ampliano le gamme di opzioni, gli
sbocchi di mercato, le confezioni, le politiche di prezzi, e così via onde soddisfare
meglio le esigenze dei consumatori. Se effettuata nel modo più corretto la
4
Eugenio Caruso, Nascita, crescita e maturità di un'impresa. Come evitare il declino, 2016

9
rivitalizzazione può far riprendere in modo eccellente l’azienda, facendo aumentare i
guadagni riprendendo l’attività e riportando l’azienda in sviluppo evitando il fallimento.

Figura 6: Scelta tra rivitalizzazione o disinvestimento.

Le operazioni di disinvestimento invece, danno luogo a uno scambio, di segno inverso


rispetto a quelle di investimento, tra un flusso finanziario di entrata e un flusso reale in
uscita.
L’impresa vende ai propri clienti prodotti, merci, servizi o beni strumentali che non
ritiene di utilizzare più nel processo produttivo, ottenendo in cambio la disponibilità di
nuovi mezzi finanziari.
I capitali ottenuti con i finanziamenti, trasformatisi in beni e servizi attraverso gli
investimenti, ritornano disponibili in forma liquida per mezzo dei disinvestimenti, in una
serie di cicli che si ripetono per l’intera vita dell’impresa.

10
Capitolo 2: La rivitalizzazione del prodotto

2.1 La crisi del prodotto: analisi del mercato e le possibili strategie.

Prima di passare al restyling del prodotto dobbiamo analizzare il mercato 5 in cui ci


troviamo facendo riferimento ai punti di forza e debolezza di un determinato settore. Se
dopo l’analisi di mercato ci accorgiamo che il mercato sta affrontando una profonda
crisi, all’azienda non conviene per nessuna ragione fare alcun tipo di operazione poiché
andrebbe incontro a numerosi rischi. Ogni indagine di mercato è fondamentale per fare
una ricerca di marketing, poiché misura i dati, le preferenze, i sentimenti dei clienti di un

5
Pring Martin J., Analisi tecnica dei mercati finanziari, 2016

11
determinato mercato. Le indagini di mercato sono molto variabili in quanto a
dimensioni, struttura e scopo. In ogni caso rientrano tra le raccolte di dati principali usati
da aziende e associazioni per capire quali prodotti e servizi offrire e per definire la
commercializzazione degli stessi, per evitare o fronteggiare una crisi. Le basi per
effettuare un’indagine di mercato sono varie, ma se un prodotto non viene venduto,
risulta vecchio, poco venduto lo possiamo capire soprattutto analizzando il mercato in
cui ci troviamo, e in seguito a quest’analisi possiamo studiare il modo e tempo migliore
per effettuare un cambiamento.
In primo luogo bisogna capire l’obiettivo dell’indagine di mercato 6, capire la natura, la
portata e le dimensioni del mercato di riferimento e determinare gli aspetti del mercato
in analisi.
Un’analisi di mercato approfondita e accurata serve a tracciare le linee guida per capire
in che mercato ci troviamo e se nell’azienda si ha la necessità di un restyling ci porta a
capire il giusto modo per agire e in che settore inserire il prodotto.
In caso di crisi, dopo aver analizzato il mercato ci sono varie strategie 7 da poter
utilizzare per fronteggiarla e sono 4:
1. strategia di quota, mettere fuori gioco i concorrenti e raggiungere le leadership;
2. strategia di nicchia, occupare un segmento della domanda protetta dal declino;
3. strategia di mietitura, ottenere il massimo ritorno finanziario del business in
declino;
4. strategia di disinvestimento, disinvestire le attività per entrare in nuovi business
non in declino.

2.2 La rivitalizzazione del prodotto: I motivi, i rischi, gli obiettivi e le possibili


conseguenze

6
Amedeo De Luca, Modelli di marketing. Statistica per le analisi di mercato.
7

Antonio Ferrandino, Lanciare prodotti di successo, strategie di marketing aziendali per il


lancio del nuovo prodotto,2017

12
Una volta analizzato il mercato e nel momento in cui l’azienda si rende conto di dover
effettuare un cambiamento8 nel prodotto si procede con la rivitalizzazione di quei
prodotti che risultano non venduti nel mercato.
La rivitalizzazione quindi è la rivisitazione di un prodotto, che si decide di cambiare
poiché non soddisfa più le richieste dei consumatori o perché con l’evoluzione avvenuta
nel tempo l’azienda non si riconosce più in quel prodotto che inizialmente era stato
realizzato, o semplicemente perché non viene visto più sugli scaffali. Solitamente le
aziende procedono al restyling quando da quel prodotto non ricevono più profitti o
quando non riesce a soddisfare più il mercato, ma il prodotto può anche essere
ridisegnato in seguito a una riformulazione del prodotto: in questo caso vi è una fatica
doppia poiché il packaging non deve semplicemente aggiornarsi per seguire le mode o il
mercarto, ma deve raccontare anche il cambio radicale del prodotto.
Per effettuare un buon restyling, è importante tenere a mente che bisognerebbe
conservare una continuità con la versione del prodotto precedente, non cambiando
l’anima del prodotto iniziale, ma svecchiarlo, dandogli una nuova veste, magari più
accattivante perché solitamente nel consumatore la prima impressione è quella che
conta.
Molto spesso le scelte di restyling hanno permesso ai prodotti di restare in prima
posizione nella testa del consumatore modificando però gradualmente alcune
caratteristiche che con il tempo richiedevano un aggiornamento, giungendo poi alla
conclusione che era molto più intelligente investire sul restyling del prodotto che
lanciarne uno nuovo, poiché partendo da zero, la sfida più dura non sarebbe stata quella
di trovare il prodotto sugli scaffali, ma quella di rimanere nella testa del consumatore,
poiché è difficile abituarsi per coloro che acquistano un prodotto nuovo che il vecchio
non esiste più ed è stato sostituito con qualcosa di innovativo e recente.
Un restyling può essere fatto anche in modo più leggero, ovvero cambiando solo
piccolissimi particolari estetici, solitamente questo tipo di rivitalizzazione avviene in
campo automobilistico, il cosiddetto facelift, dove vengono modificati aspetti quasi
impercettibili al consumatore.

8
Roberto Chionne, La gestione aziendale di fronte al cambiamento ,2017

13
Se il restyling avviene totalmente si va a creare una nuova generazione di un
determinato modello.
I risultati di un restyling effettuato in modo errato possono portare l’azienda a numerose
perdite, sempre non paragonabili alle perdite per il lancio di un prodotto completamente
nuovo non venduto.
L’obiettivo di un’azienda nella realizzazione di un restyling sono varie ma ci sono tre
ragioni fondamentali per cui si considera il restyling come una scelta di business
eccellente9:
- si azzerano i costi e i tempi da dedicare alla fase di ricerca e sviluppo, visto che il
prodotto è già esistente e quindi l’investimento è minore;
- l’incognita determinata dal gradimento del consumatore è praticamente azzerata,
poiché si effettua il restyling di un prodotto già presente sul mercato, seppur
commercializzato in maniera minore e quindi l’obiettivo principale è solo quello
di incrementare le vendite per portare profitti all’azienda;
- tolti pochi casi storici, ogni prodotto ha la necessità dopo un periodo di tempo di
rifarsi il look o essere migliorato, per rispondere meglio alle esigenze del
consumatore e ai cambiamenti del mercato, ma soprattutto per rispondere meglio
alla massa della concorrenza, difendendo la propria posizione sul mercato.

2.3 Il model year

Il termine model year (abbreviato MY), fu un termine coniato inizialmente negli Stati
Uniti e successivamente ha iniziato a diffondersi in tutta l’Europa, il significato letterale
del termine sta per “anno del modello”, solitamente viene utlizzato in campo
automobilistico, indicando l’anno per il quale il prodotto è stato prodotto non è lo stesso
con il quale è stato messo in commercio.
In America, alcuni modelli possono venir prodotti addirittura nel terzo trimestre
dell’anno precedente del MY dichiarato e questo divario di tempo è giustificato dal voler

9
Luigi Brusa, Scelta di business eccellente,Business Plan

14
i produttori prevenire imprevisti che potrebbero ritardare l’effettiva disponibilità del
modello al momento del debutto ufficiale e quindi le produzioni vengono avviate in
largo anticipo benchè in sondina.
Purtroppo questa strategia è stata utlizzata anche in modo completamente ingiustificato
nel marketing, poiché aggiornamenti di prodotti esistenti, che spesso non sono ne
restyling, né lifiting ma solo operazioni pubblicitarie, vengono venduti con la dicitura
model year senza una spiegazione logica.
Nel mercato corrente, durante il model year le operazioni di restyling vengono definite
solo dal costruttore e non da coloro che effettuano pratiche di registrazione del veicolo o
opinioni commerciali.

2.4 La rinascita del prodotto, i benefici ed il comportamento dei consumatori

Nel momento in cui l’azienda ha rivitalizzato il prodotto in modo corretto, seguendo


tutte le linee guida per un restyling eccellente si procede a far tornare il prodotto nel
mercato nel modo più semplice possibile.
Un recente esempio di prodotto rivitalizzato è il modello di smartphone Nokia 3310,
grandissimo colosso negli anni 2000 che lentamente con l’avanzare tecnologico è andato
a sostituirsi con nuovi modelli coerenti con il mercato che andava trasformandosi con il
progresso tecnologico.
Nel 2016 lo smartphone è stato rivitalizzato, rivisto e riportato sul mercato con funzioni
e sistemi adatti alla tecnologia attuale, questa “mossa” fatta dalla nokia è servita
soprattutto per contrastare la profonda crisi con il taglio di 7.800 impiegati, soprattutto
nella divisione telefonia, e una svalutazione da 7,6 miliardi di dollari sugli asset associati

15
all’acquisizione di Nokia, in questo modo si sono incrementate le vendite e seppur la
crisi non è finita, questo reinserimento nel mercato del prodotto è servito per far ripartire
nel modo migliore l’azienda e farla adattare nel modo più efficace a tutti i cambiamenti.
Dato il prezzo ridotto, data la semplicità del modello, i consumatori hanno risposto in
modo più che efficiente rendendo la rivitalizzazione del telefonino finlandese una mossa
eccellente con vendite da record.

Capitolo 3: Il caso “Lancia Y”

3.1 La nascita della Lancia Y: Trasformazione e adattamento al mercato

La Lancia Y è un’autovettura prodotta dalla casa automobilistica italiana Lancia dal


1995 al 2003, quale erede dell’Autobianchi Y10 che debutta nel 1985 e passerà alla
storia come l'ultima auto prodotta dal marchio milanese “Autobianchi”. Nata da un
progetto molto ambizioso, la Y10 si pone l'obiettivo di portare sul mercato un'utilitaria
dall'aspetto più curato e ricercato dando vita a quello che oggi viene definito il segmento
di mercato delle compatte premium, L'Autobianchi Y10 debutta ufficialmente al Salone
dell'automobile di Ginevra, nel marzo 1985. La nuova utilitaria ha l'impegnativo

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compito di sostituire degnamente la "A112", presente da quindici anni con successo sul
mercato automobilistico nazionale ed internazionale.
Per rendere meno evidente l'enorme differenza formale fra i due modelli,
(Figura 7) in seno al Gruppo Fiat – Lancia (l'Alfa Romeo sarebbe stata acquisita dal
gruppo torinese soltanto l'anno successivo) viene stabilito che l'A112 resti in listino,
parallelamente alla Y10, fin quasi alla fine del 1986.

Figura 7: Autobianchi 112 e Autobianchi Y10.

A mettere in comune la Y10 all'A112 c'è solo il marchio, la tipologia strettamente


utilitaria delle due automobili e la stessa ambizione di proporsi come automobile “di
classe” da città, per questo molto attente a soddisfare le pretese non soltanto di un
pubblico femminile sempre più esigente, ma anche di tutti coloro che vedono
l'automobile utilitaria non soltanto come una “scatola” con cui destreggiarsi il più
abilmente possibile in mezzo al traffico cittadino, ma come qualcosa di appagante, in
termini di design, prestazioni e comfort. La più importante novità nel design che
colpisce il pubblico e la stampa è soprattutto la coda tronca, caratterizzata dal portellone
con verniciatura in nero satinato, indipendentemente dal colore scelto per la carrozzeria.
La linea della piccola scocca, marcatamente a cuneo, è molto aerodinamica (CX di
0,31), grazie al cofano motore accentuatamente inclinato, al parabrezza curvo e

17
anch'esso parecchio inclinato, ai finestrini laterali a filo con la carrozzeria, all'assenza di
gocciolatoi laterali, alle maniglie porta incassate ed alla lieve rastrematura del tetto verso
la coda. Tutte queste caratteristiche, uniche per un'utilitaria del 1985, sono a merito del
Centro Stile Fiat, a quei tempi guidato dall'ing. Vittorio Ghidella. La definizione del
progetto Y10 ha richiesto più di tre anni di studi. Era necessario che questa macchina
avesse una identità ben precisa da collocare inequivocabilmente sotto il marchio Lancia.
Gli incarichi originariamente furono affidati a Pininfarina, a Giorgetto Giugiaro e allo
stesso centro stile Fiat. Furono eseguiti centinaia di disegni, bozze e modelli in scala
reale iniziati già dal 1980; alla fine venne prescelto e sviluppato il progetto del Centro
Stile Fiat che meglio rispondeva al tema proposto: studiare una vettura destinata ad una
particolare utenza "selezionata e d'élite", una vera e propria ammiraglia in miniatura
desiderata dalle donne tanto quanto una borsetta firmata e dagli uomini come il loro
profumo preferito.
Anteriormente, i fari rotondi dell'A112 sono soltanto un ricordo: ora ci sono gruppi ottici
rettangolari, che, insieme alla semplice ed elegante griglia, delimitano lo sviluppo del
cofano motore, dando al frontale della vettura una immagine molto “tecnica”, anche se
un po' comune alla sorella più economica Panda, totalmente diverse però per la coda. Il
parabrezza, ora dotato di guarnizione in resina siliconica, è ampio, inclinato e
caratterizzato da un tergicristallo monospazzola, soluzione più economica rispetto alla
doppia spazzola. La fiancata, dal disegno molto pulito, è caratterizzata da una linea di
cintura che parte dalla base del cofano motore e tende a salire a mano a mano che ci si
avvicina alla coda, delimitando inferiormente le due luci laterali. Assente, sulla
superficie della fiancata, un qualunque tipo di nervatura, anche soltanto un profilo di
abbellimento e di protezione: soluzione che rende la linea della Y10 molto particolare
dal punto di vista del design.
La Y10 è proposta solo con carrozzeria a tre porte, piuttosto ampie, rendendo così
l'accesso in auto agevole anche ai passeggeri posteriori. Il ruolo da protagonista spetta,
come già accennato, al portellone posteriore piano e quasi verticale, incernierato in
modo da rendere più pratico possibile l'accesso al vano bagagli, arretrando il punto di
rotazione undici centimetri verso il centro del tetto, consentendo un'agevole apertura. I

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gruppi ottici posteriori sono rimasti, come sulle ultime A112, a sviluppo orizzontale; gli
scudi paraurti, dalla forma avvolgente, sono realizzati in polipropilene.
Ci sono tre versioni di Autobianchi Y10: Fire, Touring e Turbo.
L'attenzione e l'interesse dimostrati dal pubblico internazionale al Salone di Ginevra,
fanno ben sperare al Gruppo Fiat – Lancia che la nuova Y10 possa incontrare il gusto
del pubblico, ma le vendite dei primi due anni stentano a decollare.
La campagna pubblicitaria, scarsamente apprezzata dal pubblico, puntava sulla filosofia
originale della vettura e sui contenuti tecnici in un'ipotetica "città del futuro" con una
Donna Robot che le fa da madrina muovendosi con sinuosità.
Oltre alla poco azzeccata campagna pubblicitaria, la responsabilità per l'iniziale stallo
nelle vendite è da attribuire anche al prezzo di listino, decisamente alto.
Il Gruppo Fiat - Lancia corre ai ripari; dopo una revisione di listini ed allestimenti, nel
gennaio del 1986 presenta già la nuova gamma, per poi arrivare alla terza serie nel 1992,
rivisitata e rivista. (Figura 8)

Figura 8: sopra Lancia Y prima serie, sotto lancia Y rivitalizzata.

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Successivamente all’ultima rivitalizzazione dell’Autobianchi Y10 la lancia procede con
la progettazione della Lancia Y vera e propria prodotta a partire dal 1992 e messa in
commercio nel 1995, come la sua progenitrice ebbe un buon successo di vendite, in
particolar modo nel mercato italiano, dove a soli due mesi dal suo debutto fece registrare
quarantaduemila unità prodotte, sebbene non sia mai stata proposta con motorizzazioni
a gasolio in alternativa a quelle benzina. Il progetto di una nuova vettura destinata a
sostituire la Y10, iniziò nel 1992, quando quest'ultima ricevette il suo ultimo facelift. Le
direttive dei responsabili marketing per questa nuova Lancia, stabilirono che si doveva
dare vita ad un'auto che si distinguesse per una forma della carrozzeria totalmente
nuova, ricercata ed accattivante, ma che riuscisse, allo stesso tempo, ad evocare le sue
antenate, dalle più antiche Lancia Ardea e Appia, fino alla più recente Y10.
Il lavoro di creazione della piccola di casa Lancia, che durò quasi tre anni, partì con lo
studio delle vecchie glorie di casa, passando attraverso la produzione di alcuni schizzi e
finì con la produzione di un modello in polistirolo in scala reale. Si lavorò
contemporaneamente su produrre tre diverse proposte, due delle quali del Centro Stile
Lancia, diretto dall'ing. Enrico Fumia, e una dell'I. De. A. Institute.
Dei tre, il modello che venne scelto, proposto dal Centro Stile Lancia, era molto simile
alla versione definitiva, seppure con qualche modifica. Era ad esempio prevista la
maniglia esterna di apertura della porta integrata nella fascia paracolpi nera che cinge
l'esterno dell'auto; tale maniglia fu però spostata di lì, per maggiore praticità, e integrata
nel montante della portiera. Erano inoltre previsti tergicristalli e tergilunotto a
scomparsa.
Tra le due proposte scartate, in quanto meno originali della prima, una consisteva nella
reinterpretazione della Y10 in chiave moderna.
Esternamente, l'auto si caratterizza per il suo design fondato sul concetto estetico che il
progettista, Enrico Fumia, definisce "quadrifrontale", il quale si esprime frontalmente,
posteriormente e nelle fiancate; è descritto da linee arcuate, tese, che convergono in uno
spigolo e che dividono in quattro le superfici.

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La calandra richiama la forma dello scudetto Lancia ed ha il consueto tipo di griglia a
sbarrette verticali; il cofano, riprende in due particolari le antenate Ardea e Appia: la
venatura che lo divide in due parti simmetriche e la sua convergenza nella calandra.
Nella vista laterale è presente un arco nero, tangente ai passaruota, che divide l'intera
fiancata; questo è rintracciabile sia sulla Y10 in quella venatura che percorre la fiancata,
sia su Appia e Ardea, sebbene in queste ultime occupava una posizione un po' diversa
rispetto alle piccole Lancia più recenti.
Merita inoltre di essere menzionato il programma Kaleidos, che prevedeva di poter
personalizzare la propria Y con uno dei 100 colori extra serie, sia metallizzati che
pastello. I colori si suddividevano in 25 tonalità di blu, 16 tinte viola, 25 verdi, 15 tra
grigi e marroni, e 19 rossi. Oltre a questi colori, erano presenti altre 12 tinte standard.
Era dotata di interni ben assemblati e rifiniti, 4 posti, plastiche "soft-touch" (una chicca
all'epoca per un'utilitaria) e di una nutrita serie di accessori e personalizzazioni. Una
delle tante novità di rilievo era il quadro strumenti in posizione centrale, che diventò un
segno distintivo anche per le generazioni successive del modello.

Figura 9: Lancia Y ristilizzata.

I motori erano tutti a benzina, parte della serie FIRE già utilizzati per primi della sua
progenitrice in cilindrate 1108 e 1242 cm³ a 8 valvole, più il 1.4 a 12 valvole "Pratola
Serra" da 80 CV (75 CV in versione depotenziata per l'estero), adottato in quel periodo
anche dalla Fiat Bravo/Brava, che avrebbe equipaggiato le versioni di punta LS e LX.

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Nell'ottobre del 2000 venne effettuato un leggero restyling esterno e interno. Le
modifiche esterne riguardano un nuovo scudo Lancia più grande del precedente, nuovi
paraurti, nuovi gruppi ottici posteriori, nuovo disegno dei copriruota, nuova forma dei
fendinebbia, inoltre le caratteristiche modanature laterali che corrono lungo tutta la
fiancata dell'auto diventano più smussate ed in tinta carrozzeria.
Nell'autunno 2006 la Ypsilon, ha subito un leggero ritocco alla linea, ai motori, alle
versioni e agli interni. All'esterno sono ben visibili la nuova calandra anteriore, i paraurti
più bombati con prese d'aria maggiorate e, nel posteriore, i gruppi ottici ad effetto
ghiaccio con la cromatura nel paraurti. Le versioni sono cinque e si distinguono
in: Argento, Passion, Oro Bianco, Oro Giallo e Platino. Negli interni si ritrovano nuovi
tessuti per sedili e nuove combinazioni di colori, le rifiniture in plancia sono di colore
argento o grigio scuro laccato.

Figura 10: Lancia Ypsilon restyling del 2008.

L'auto è dotata di nuovi motori 1.3 Multijet 16V da 75, 90 e 105 cavalli, compare poi la
disponibilità del vivavoce Blue&Me (Bluetooth con porta USB), nuovi colori, nuovi
cerchi e nuovi accostamenti cromatici.
La rinnovata Ypsilon poteva essere equipaggiata a pagamento con il controllo
elettronico della stabilità e l'Hill holder. La gamma 2008 introduce il filtro
antiparticolato DPF di serie su tutte le diesel ad esclusione della 1.3 Multijet 105 cavalli
e delle diesel con cambio robotizzato Dolce Far Niente. Con l'anno 2010 gli specchi
retrovisori esterni presentano dimensioni più generose.

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Anche con questa versione le vendite sono elevate poiché era un auto adatta sia ad un
target giovane ma era anche un veicolo familiare adatto per una famiglia di 4 persone.
L’ultimo restyling è stato fatto con il modello a 5 porte, nel 2011, che tuttavia non ha
portato ad un eccessivo aumento della lunghezza (solo 3 cm in più della versione
precedente). Nonostante ciò, a prima vista può sembrare che l'auto abbia ancora 3 porte,
grazie alle maniglie delle portiere posteriori nascoste nei montanti dei finestrini, I
designer della citycar italiana hanno preso ispirazione da due Lancia, una ormai
decisamente d'epoca e l'altra piuttosto recente: la Lancia Ardea per il cofano a
"coperchio", e la Lancia Delta per il posteriore con il grosso lunotto arcuato. Dopo aver
festeggiato i 30 anni dalla nascita della prima Y10, la Ypsilon, grazie al palcoscenico
del Salone di Francoforte 2015, si ripresenta con un intenso maquillage che riguarda non
soltanto la carrozzeria, ma anche gli interni e l'abitacolo.
Il design della vettura è stato reinterpretato dal Centro Stile Lancia; gli interventi più
mirati sono stati sulla calandra anteriore, con lo "scudetto" Lancia che adesso è più largo
e nuovi sono pure i fanali a LED, e nel posteriore con i fascioni paracolpi che ora sono
verniciati in tinta con la carrozzeria. Inoltre ci sono due inedite vernici esterne, chiamate
Avorio Chic e Blu di Blu: adesso vi sono 12 opzioni di tinte in totale.

Figura 11: Lancia Ypsilon 2015.

Nuovi sono i materiali per gli interni, dove appaiono nuovi motivi, il velluto e la pelle in
base agli allestimenti. Al debutto sul mercato saranno disponibili tre allestimenti

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chiamati Silver, Gold, Platinum da abbinare alle 5 motorizzazioni disponibili. Rinnovata

anche la plancia, la grafica del quadro strumenti e il disegno del tunnel centrale. 
È stata una grandissima novità per il pubblico amante del marchio Lancia poiché si è
passata ad una rivitalizzazione totale, passando da una 3 porte ad una 5 porte, da un
motore solo a benzina e adesso ci sono le varianti a diesel, gpl e metano, ad un prezzo
accessibile a tutti, poiché il prezzo iniziale è di 9800 euro, infatti risulta tra le auto
utilitarie più vendute, data la bellezza dell’autovettura e il rapporto qualità prezzo
eccellente.
L’utilitaria Lancia Ypsilon è stata aggiornata per il 2018 ed ha riceveuto alcune piccole
novità dedicate alla carrozzeria, all’interno e alla multimedialità, che servono per
mantenere l’attenzione su un modello non più giovanissimo ordinabile con i noti motori
a benzina 0.9 e 1.2 e diesel 1.3. La principale miglioria della Ypsilon 2018 diventano
così i servizi a pagamento Mopar Connect, abbinati allo schermo da 5", che sono in
grado di assistere il guidatore dopo un incidente, localizzare l’auto in seguito ad un furto
o controllare a distanza funzioni come ad esempio il blocco e lo sblocco delle portiere, il
superamento di una certa velocità o l’uscita da una zona selezionata in precedenza sulla
mappa. Con Mopar Connect è possibile inoltre controllare dallo smartphone il livello del
carburante o vedere dove si è parcheggiata l’auto. All’interno ci sono nuovi tessuti di
rivestimento, mentre la carrozzeria riceve nuovi cerchioni e due colori inediti: l’oro Puro
e il verde Smeraldo. Gli allestimenti disponibili rimangono tre: Elefantino Blu, Gold e
Platinum. Il primo si distingue per alcuni dettagli esterni di colore nero, come ad
esempio la mascherina e le calotte degli specchi laterali, che fanno il paio con le
maniglie delle portiere e le coppe ruote da 15”. Il tessuto dei sedili non segue una trama
regolare, quindi ogni seduta e schienale è diverso dall’altro. L’equipaggiamento di serie
è basico: ci sono il climatizzatore manuale, i comandi al volante, il bluetooth e il divano
posteriore sdoppiato in due metà uguali. La Gold aggiunge lo schermo nella plancia da
5”, il volante e la “cuffia” del cambio in pelle, i poggiatesta posteriori, i sensori di
parcheggio posteriori e gli specchietti retrovisori esterni ripiegabili elettricamente. Lo
stile della carrozzeria e degli interni è più curato ed elegante. Il terzo e ultimo
allestimento è quello Platinum, che aggiunge alla dotazione di serie il climatizzatore

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automatico ed i vetri posteriori oscurati. Gli stilisti hanno “giocato” in questo caso con le
cromature, decorando la mascherina, i gusci degli specchietti, le maniglie delle portiere e
il fregio sulle fiancate. La Ypsilon 2018 parte da 13.500 euro e si può ordinare con i
motori 1.2 benzina da 69 CV, 0.9 benzina turbo da 80 CV e 1.3 diesel da 95 CV. Il 1.2 si
può avere anche a gpl, lo 0.9 a metano.

Figura 12: I tre modelli Lancia Ypsilon 2018.

BIBLIOGRAFIA

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