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DISPENSA n. 5
LA PROGETTAZIONE E L'AMBIENTE
SISTEMA SOCIO-CULTURALE-AMBIENTALE
CICLO PRODUZIONE-CONSUMO
Occorre tenere conto del flusso dei fattori nel ciclo produzione-consumo e della loro
trasformazione (trasmigrazione del valore) in prodotti.
A questo fenomeno partecipa anche il processo di distribuzione, accompagnato da un
aumento del valore per l’esito del trasferimento dei beni e servizi in termini spaziali e
temporali.
Nell’epoca attuale la raccolta, l'organizzazione, l'aggiornamento, l'immagazzinamento e
successivamente anche il recupero dell’invenduto rappresentano compiti vasti e impegnativi.
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IL PROGRAMMA DI PROGETTAZIONE
Ogni programma di progettazione (design project) ha una propria storia particolare. Ciò
nonostante, quando un programma viene iniziato e sviluppato, si dispiega una serie di eventi
in ordine successivo, la quale determina uno schema (pattern) che, nelle sue linee generali,
coinvolge tutti i programmi.
La progettazione ha inizio con uno studio della fattibilità; lo scopo è ottenere un insieme di
soluzioni utilizzabili dato il tipo di progetto. Ogni progetto esprime in sé una novità, ma
talvolta i progettisti vengono destinati a un programma la cui idea fondamentale è già
conosciuta.
La fase del progetto preliminare prende l'avvio dal gruppo di soluzioni utilizzabili elaborate
nello studio di fattibilità. Suo scopo è stabilire quale delle alternative proposte sia la migliore.
Si immagina che l’operatore possa tornare indietro ogni volta che lo desidera ridando
confidenza al passo precedente, fino a raggiungere i passi successivi in veste di passi di
sintesi. In altre parole, l'operatore sarà guidato dalle sue metafore creative che si spostano
continuamente avanti e indietro per dare fiducia a un passo precedente in base alla sua
intuizione durante l'intero processo di progettazione.
La fase della programmazione del processo di produzione comprende molti passi, la cui
forma ed i cui particolari varieranno a seconda del tipo di attività.
Le informazioni sono generalmente esposte in un diagramma del processo produttivo o
foglio di lavoro (process sheet) per ogni parte dell’assemblaggio.
La progettazione, del genere di quella descritta, nel territorio dei beni culturali implica la
consapevolezza della sua essenzialità per il futuro e richiama l'intervento di strutture
appropriate e competenti al fine di costruire un processo di pianificazione ad alto profilo
riguardante gli obiettivi da raggiungere in termini di sviluppo, ricerca di base e creatività e
questo nel breve come nel lungo termine.
L’individuazione di metodologie progettuali nel territorio dei beni culturali è essenziale per
aiutare i manager delle relative istituzioni a comprendere la portata dei progetti, la loro
sostenibilità, la possibilità di conseguire i risultati con risorse umane e finanziarie adeguate,
con tecniche appropriate, nella forma corrispondente alla funzione e alla destinazione dei
beni e patrimoni già esistenti.
Vanno introdotti quattro requisiti strutturali non sempre presenti nelle esperienze
conosciute, specialmente nell’ambito della pubblica amministrazione:
Nell’azienda museo
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economicità e ciò anche con riguardo agli anni avvenire per la lievitazione dei valori delle
opere. A queste funzioni caratteristiche (oggi innovative), sono state aggiunte anche la
funzione di sviluppo degli investimenti, la funzione di marketing, la funzione amministrativa.
E sono proprio queste ultime funzioni quelle che maggiormente colgono gli aspetti di
governance museale.
BUDGETING
Nella transizione dalla progettazione alla programmazione di breve come di lungo termine
le scelte di progetto debbono mettere in luce le risorse disponibili e dunque individuare
finanziamenti ed investimenti che si traducono in entrate ed uscite future di beni e sevizi con
connesse espressioni monetarie. Il capital budgeting di lungo periodo ed il budgeting di
breve periodo (detto operativo) sono tra loro connessi: fungono da stima e da controllo su
operazioni future.
Assumono forme e dimensioni diverse, in base ai metodi operativi, alla portata e alla
complessità di un'azienda. Il capital budget è orientato sugli investimenti per nuovi progetti
i quali spesso richiedono finanziamenti speciali; i budget di breve periodo sono diretti alla
programmazione e al controllo nel corso di un periodo amministrativo. I budget operativi
possono essere suddivisi ulteriormente in budget delle vendite, pubblicità e marketing,
produzione e manodopera, innovazioni. Il budget di cassa mira a pianificare e controllare gli
incassi e gli esborsi. Possono sussistere anche budget short-term per scopi speciali, come
quelli elaborati per una singola commessa.
I budget di capitale e quelli operativi possono anche essere di tipo flessibile. Un budget
flessibile richiede un'attenta separazione dei costi aziendali e del progetto in fissi, semifissi
e variabili.
Creazione del valore economico, secondo il modello degli “stakeholders” non significa solo
la massimizzazione del ritorno dell’investimento degli azionisti, degli obbligazionisti e dello
Stato ma anche la soddisfazione economica degli altri gruppi aventi interessi “economici”,
come i clienti, i fornitori, i concorrenti, ecc.
E’ essenziale dimostrare la corretta gestione dei fondi attraverso report periodici al fine di
verificare nel continuo l’accountability, cioè l’assunzione di piena responsabilità della
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gestione da parte dei responsabili rendendo conto dell’uso di risorse e di fondi ricevuti.
Al momento attuale all’interno dei siti museali più accreditati si propone di stimolare
l’interesse su una duplice riflessione:
1. da una parte riconoscendo l’importanza e monitorando le tecniche di avvicinamento alle
valutazioni dell’utenza cercando di rilevare l’impatto prodotto a livello collettivo dalla
quantità e qualità dei servizi della cultura: Invero il rapporto con l’utenza è essenziale (ad
esempio un museo che operi con una limitata utenza è destinato prima o poi a chiudere);
2. dall’altro (così ICOM Italia) proponendo di avviare una nuova epoca di valorizzazione dei
musei orientato su una utilizzazione all’interno dell’azienda-museo di competenze
manageriali formatisi presso le imprese.
Sul piano del management si riconosce che esperti formatisi in settori differenti dal territorio
dei beni culturali potrebbero offrire idee e strumenti nuovi. Seppure non basti introdurre
professionisti del mondo profit per rinnovare i musei, è innegabile che nel contesto attuale
collocare dei for profit manager alla guida di taluni musei costituirebbe un primo segnale di
cambiamento. Verrebbero impostati e attuati dei piani di sviluppo con visioni differenti,
successivamente mediati e combinati con la professionalità e le competenze di cui i
tradizionali professionisti dei musei sono ampiamente in possesso.
Assai utile sarebbe perfezionare i rapporti con il MiBACT per rendere “reale” la figura
del manager museale (vale a dire, prevedere che tra le professionalità museali ci siano anche
posizioni amministrative per le quali venga espressamente richiesta una laurea in
“management culturale”). Ciò consentirebbe di introdurre nei settori di costo primari e
strumentali visioni ed azioni generatrici del successo economico dando vita ad una vera e
propria catena del valore, riuscendo a distinguere quello realizzato (in termini di risultati
tangibili ed esprimibili quantitativamente), quello percepito (in termini di risultati
immateriali); quello diffuso (in termini di ricchezza socio culturale complessivamente
prodotta).
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Per interpretare "Piatto di riso" potrebbe essere importante un altro contributo storico di
Bruno Munari: vedi "Design e comunicazione visiva", ed. Laterza 1983, pag. 358 e segg.
insieme a un saggio di Asimow (Morris Asimow, Introduzione al design, Prentice-Hall 1962)
sui principi della creatività e del design. Morris Asimow descrive gli elementi caratterizzanti
il design (identificazione e formulazione). Si tratta non solo di sviluppare una sequenza logica
di passaggi, ma di collocare - nel contesto dell'analisi dei dati (parte centrale del piatto) - la
questione fondamentale della creatività (la manifestazione del pensiero metaforico).
BASIC MODEL FOR PLANNING: THE LOGIC OF DISH RICE (CREATIVE DESIGN)
PROBLEM (milestones)
DEFINING THE PROBLEM
COMPONENTS OF THE PROBLEM
DATA GATHERING
DATA ANALYSIS
CREATIVENESS
MATERIALS AND TECHNOLOGY
EXPERIMENTATION
recovering action
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exploring variations
testing limits
changing perspectives
modifying dimensions
transforming organization
looking for analogies
challenging habits
Applichiamo i princìpi metodologici di cui sopra con brevi limitati esempi alle problematiche
che possono intervenire nella gestione di un’azienda, compresa l’azienda museale, in dati
momenti in cui occorre prefigurare la relazione tra la situazione esistente ed una dinamica
di cambiamento. L’allievo potrà agevolmente generalizzare quanto si dirà proponendo altri
esempi.
1. RITROVARE L’AZIONE
2. ESPLORARE LE VARIAZIONI
Nel caso citato al precedente punto A (ricerca di nuove configurazioni e condizioni di debito)
l’applicazione del principio “Esplorare le variazioni” si declinerebbe ricercando le possibili
soluzioni in termini di redditività e di qualità della stessa immaginando di sperimentare via
via differenti rapporti tra fondi propri e debiti (ad es. 100% di fondi propri e 0% di debiti;
80% di fondi propri e 20% di debiti; 50% di fondi propri e 50% di debiti, e così via). I
responsabili dovrebbero così scegliere la soluzione da loro considerata la più adatta alla luce
del trade/off rischio rendimento conseguente.
3. MISURARE I LIMITI
Un’applicazione inerente le problematiche aziendali del principio “Misurare i limiti” potrebbe
essere quella in cui i responsabili dell’attività considerata, descritta al punto precedente,
fossero invitati a valutare che cosa comporterebbe la decisione di ridurre drasticamente i
fondi propri riducendo la provvista di capitale esclusivamente a quella rappresentata dal
capitale di terzi (debiti), con esclusione di capitali propri apportati. In questo caso non
soltanto vi sarebbero esiti negativi in termini di redditività ma i responsabili dell’azienda
gradualmente perderebbero il controllo della stessa. Questa di fatto passerebbe nelle mani
dei finanziatori creditori.
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5. CAMBIARE LE DIMENSIONI
Normalmente i modelli manageriali cominciano con la ricerca della missione e della visione
dell’organizzazione. Sembra, però, che all’inizio sia necessario porsi domande ancor più
elementari:
Qual è il contesto globale della nostra azienda?
In che direzione va l’ambiente sociale del quale fa parte?
Per affrontare il tema delle dimensioni occorre chiedersi qual è l’identità (ontologica) e qual
è il ruolo fondamentale che l’azienda gioca rispetto al mondo esterno.
Bisogna prendere coscienza del fatto che la società di oggi è una “società di organizzazioni”,
nella quale le aziende sono i principali agenti del cambiamento. Solo con questa
autocoscienza si potrà decidere in merito alla dimensione riconoscibile alla propria attività.
Il punto chiave consiste nel fatto che al centro dell’interesse vi sono tutti i gruppi con i quali
l’azienda si rapporta. Nel contesto della lettura relazionale/sociale, questo non basta più.
L’azienda/organizzazione non determina se stessa, ma è determinata da “fuori”, dalle
aspettative (visioni) dei suoi partner. La somma delle aspettative, necessità, desideri,
pregiudizi, ecc. degli stakeholder definisce la visione e la ragion d’essere dell’azienda, cioè la
sua missione. Attualmente, non si tratta di evitare la complessità, ma di “accoglierla” perché
solo in essa è possibile trovare soluzioni profonde e nuove a problemi spesso mascherati e
confusi.
6. TRASFORMARE L’ORGANIZZAZIONE
Nelle organizzazioni culturali e nella realtà museale va poi segnalato il feedback e cioè
l’insieme di informazioni che si danno ai collaboratori per aiutarli a realizzare gli obiettivi
individuali, i quali discendono direttamente da quelli istituzionali. Si discutono i fattori o gli
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elementi che caratterizzano il lavoro posto in essere, al fine di mettere in grado il destinatario
di programmare e gestire al meglio i suoi compiti.
7. RICERCARE LE ANALOGIE
La conoscenza produce innovazione. L’innovazione produce valore.
E’ stato introdotto il concetto di conoscenza generativa, che da luogo a nuove idee (nuove
visioni del mondo, nuovi significati e linguaggi, nuove soluzioni operative) dunque ad idee
originali, diverse da quelle preesistenti, attraverso le quali si riesce diminuire i costi o ad
aumentare le utilità generate dalla filiera produttiva (Enzo Rullani, SINERGIE-SIMA
CONFERENCE 2018 Strategie di trasformazione e nuovi modelli per la creazione di valore 14-
15 giugno 2018 ).
Da ciò deriva l’allargamento del bacino di produzione, riproduzione, utilizzo, non di rado con
incorporazione in nuove procedure (conoscenza replicativa, codificata, meccanizzata,
trasformata in un programma di software o in un algoritmo).
Occorre investire tempo, denaro e attenzione nella trasformazione del lavoro esecutivo
(conoscenza replicabile, facilmente trasferibile) in lavoro intelligente (conoscenza
generativa, non trasferibile). Rullani cit. ibidem.
8. SPIAZZARE LE ABITUDINI
Dette caratteristiche distinguono l’azione comune dall’azione collettiva, nella quale viene
meno il principio di responsabilità individuale, dal momento che il singolo scompare.
Quanto descritto spiazza continuamente le abitudini sia dei manager che dei dipendenti in
quanto l’impegno dentro l’azienda può essere esercitato in due modi: a) nei mezzi; b) nei fini.
Nel primo caso, si estremizza la logica contrattuale ed il rapporto di lavoro si riversa sulle
funzioni, fissate con criteri analitici; nel secondo, emerge la responsabilità congiunta
dell’azienda verso i dipendenti e dei dipendenti verso l’azienda.
Orbene, non c’è alcun dubbio che si debba privilegiare un rapporto fondato sui fini.
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quello della coordinazione, quando la comunanza è nei fini, il coordinamento non basta più.
Quel che in più ci vuole è la cooperazione. E questa per i suoi connotati di continuo
adattamento spiazza inevitabilmente le abitudini. Va riconosciuto che nel quadro della
cooperazione tra impresa e lavoro, la comunanza dei fini può consentire livelli più elevati di
efficienza.
L’organizzazione, quale sistema nervoso della società, deve fornire un flusso di informazioni
sia verticale sia orizzontale per raggiungere gli obiettivi generali del management.
I collegamenti verticali sono progettati principalmente per il controllo, i collegamenti
orizzontali per l’attività operativa.
Le aziende possono scegliere se orientarsi verso una organizzazione che enfatizza la
comunicazione e il controllo verticali oppure verso la c.d. learning organization, che enfatizza
il coordinamento orizzontale.
La maggiore sfida per gli imprenditori è quella di attrarre e conservare lavoratori qualificati. Si
può ottenere tale risultato soltanto grazie all’applicazione di tecniche efficaci e allo sviluppo
di un attivo rapporto reciproco.
In tale contesto, una serie di misure adeguate potrebbero comprendere l’istruzione e la
formazione del personale lungo tutto l’arco della vita, la sua responsabilizzazione, un
miglioramento del circuito d’informazione nell’impresa, un migliore equilibrio tra lavoro,
famiglia e tempo libero, una maggiore diversità delle risorse umane, l’applicazione del
principio di uguaglianza per le retribuzioni e le prospettive delle carriere femminili, la
partecipazione alla distribuzione del reddito aziendale e la presa in considerazione della
capacità d’inserimento professionale e della sicurezza sul posto di lavoro.
L’attuazione dei princìpi di responsabilità sociale richiede un impegno reciproco. Il dialogo
sociale con i rappresentanti del personale, il principale meccanismo per definire i rapporti tra
aziende e dipendenti, svolge, quindi, un ruolo cruciale nel quadro più ampio dell’adozione di
prassi socialmente responsabili. Inoltre, dal momento che le questioni relative alla
responsabilità sociale delle imprese presentano molteplici aspetti e sono collegate alla quasi
totalità delle attività, i rappresentanti del personale devono essere lungamente consultati
sulle politiche, sui programmi e sulle misure previsti. Il dialogo sociale deve essere esteso alle
questioni e agli strumenti volti a migliorare le prestazioni sociali e ambientali dell’azienda
grazie ad una sensibilizzazione della direzione e dei dipendenti, a programmi di formazione, di
orientamento della stessa nel settore sociale o a quello della protezione dell’ambiente e a
sistemi di gestione strategica che integrino considerazioni economiche, sociali ed ecologiche.
Efficienza economica e solidarietà non sono in opposizione tra loro. Nell’Economia di oggi che
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cerca di uscire dalla crisi, l’efficienza economica e le dimensioni della solidarietà si rafforzano
a vicenda.
La struttura organizzativa che esprime un dato numero di rapporti gerarchici e nel contempo
indica le modalità del controllo dell’organizzazione si sintetizza come segue:
In ogni caso la struttura organizzativa mira ad assicurare la comunicazione efficace tra le unità
organizzative e la spiegazione del mismatch tra obiettivi e risultati.
In ogni caso le unità organizzative sono create al fine di svolgere compiti considerati
strategicamente importanti per l’azienda.
Si tratta di definire il modo in cui tali attività e unità debbano inserirsi all’interno della
gerarchia organizzativa. Le relazioni di reporting vengono rappresentate in un organigramma
da linee verticali.
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