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GIAMPERETA

E' posto in mezzo a campi arativi, boschi di cerri e pascoli, a


sinistra del torrente Corsalone. Si trova citato la prima volta nel
privilegio del 1155, spedito da Adriano IV ad Antonio, pievano di
Bibbiena dove il pontefice annovera e conferma ad Antonio 22
chiese. Il dominio del castello di Giampereta fu confermato al
comune di Arezzo con diploma spedito nel 1356 dall'imperatore
Carlo V. Il fortilizio fu atterrato nel 1390 per deliberazione della
Signoria di Firenze, approvata il 30 giugno di detto anno, per cui
vennero accordate lire 120 alle maestranze che lo disfecero. Il
villaggio in origine si diceva Giunchereta e apparteneva, intorno al
secolo XV, ai conti della Gufaia e ai conti di Castel Savino.

“Chiusi della Verna. Guida, storie, ricordi di un comune montano”


Giorgio Fabiani edizioni Fruska

CHIESA SANTA MARIA E SAN SILVESTRO A GIAMPERETA

La Chiesa dedicata a Santa Maria in Località Giampereta è un


edificio sacro costituito da un'unica aula. Il paramento murario
della facciata a capanna è in pietra a vista; la porta d'ingresso ha
stipiti e architrave in pietra lavorata; in alto è presente una finestra
oculare. L'interno è intonacato e tinteggiato. La copertura è
costituita da falde inclinate a capanna con travi e travetti in legno.
La giurisdizione ecclesiastica della chiesa parrocchiale di San
Silvestro a Giampereta, sino dal 1155 era stata assegnata dal
Pontefice Adriano IV ai pievani di Sant'Ippolito a Bibbiena. Alla
chiesa di S.Silvestro a Giampereta, nel secolo XV e non prima, fu
ammensata la sua vicina Santa Maria al Corsalone, per cui l'altra
portò in seguito il doppio titolare di S. Maria e S. Silvestro.
All'occorrenza di una festa nella chiesa di San Silvestro,
succursale di Santa Maria a Giampereta, ebbero, per cagione di
precedenza, rissa sanguinosissima con i conti Stufi di Monte
Fatucchio. Vi perirono gli uni me gli altri di quei signori e vari dei
loro servi, la chiesa rimasta interdetta fu demolita dai fondamenti
e il titolo aggiunto alla chiesa di Giampereta, il “santissimo” fu
portato prima in una roccia vicina chiamata “serra del
Santissimo”e poi trasportato alla Pieve di Montefatucchio (la
Pievina)
Attualmente davanti alla chiesetta di Giampereta si trova una
pietra che deriva da questa antica chiesa dove era inserito un
crocefisso ritrovata nel sito originario e lì trasportata da giovani
del paese.

“Chiusi della Verna. Guida, storie, ricordi di un comune montano”


Giorgio Fabiani edizioni Fruska
Testimonianze orali

SERRA

In un documento del 1114 si parla di castello et curte de Serra. Nel


principio del XIV fu preso da Guido Tarlati, vescovo di Arezzo,
dal quale passò quasi in eredità al fratello e ai nipoti. A questi
ultimi, nel febbraio del 1360, si ribellarono gli abitanti per darsi ai
fiorentini e gli uomini del paese si obbligarono ad offrire ogni
anno a Firenze, nel dì della festa di san Giovanni Battista, un palio
del valore di cinque fiorini d'oro. Con deliberazione poi della
Signoria del 17 febbraio 1483, fu determinato che per 15 anni il
comune di Corezzo e la Villa di Serra sarebbero fornite di staia 18
di sale a lire 3 lo staio. La proprietà del luogo era in origine
longobarda, come ricorda un documento del 1243 “quod fuit de
Lambardis de Serra”, a dimostrare la presenza di una fara
arimannica in questo punto, a custodia del passo più importante
fra “Romania”e Tuscia. L'antichissimo castello posto presso la
cima dell'appennino di Corezzo, è oggi distrutto e ridotto a piccolo
casale con alpestri abituri. Probabilmente sorgeva sopra sul
pianoro roccioso che sovrasta da nord il paese e che sbarra il
passaggio della strada.
“De Strata Francigena” La melior via per Roma. La strada
dell'Alpe di Serra, dalla Valle del Bidente alla Val di Chiana. X/1
2002 Centro Studi Romei
“Le strade romane in Casentino” Alberto Fatucchi Stab.
Tipografico Palmini e c 1974 Arezzo
“Chiusi della Verna. Guida, storie, ricordi di un comune montano”
Giorgio Fabiani edizioni Fruska

SAN GIOVANNI A SERRA

La chiesa di di San Giovanni Decollato in loc Serra di Sopra è un


edificio sacro in muratura portante. E’ costituito da un’unica aula.
La facciata della chiesa in pietra a vista è a capanna. Nella
seconda metà del secolo scorso la cappella è stata oggetto di un
profondo intervento di restauro e ristrutturazione che ha
interessato i paramenti murari perimetrali e le coperture al tempo
quasi completamente crollate. I primi cenni storici si hanno nel
Regesto Camaldolese , doc. 2273. “A. MCCXLIII, ind. prima,
Federigo Romanorum imp., quarto die intr. maii. … in eccl. de
Offignano, in eccl. de Serra et in eccl. de Monte Silvestro; item
medietas domus pro indiviso Vitalis Montis Silvestri cum suo
podere; item mediates pro indiviso domus et tenimenti qd.
Martinelli de Canvekio; item medieta domus et tenimenti ff.
Piccholi; item medietas domus et tenimenti …” e a seguire nelle
Rationes Decimarum Italiae degli anni 1302-1303. Nella visita
pastorale del 14 ottobre 1557, effettuata dal Vescovo di Arezzo
Bernardetto Minerbetti, si trova ricordata la chiesa semplice e
senza cura (di) Sancti Iacobi de Serris unita alla Pieve di S.
Andrea di Corezzo, il 29 Agosto 1567 è sempre unita alla pieve di
Corezzo retta da Iacobus de Natis de Bibiena. La chiesa di Serra è
detta Sanctorum Iacobi et Cristofari a Serra. La ritroviamo più
tardi, con la nuova dedicazione a San Giovanni Decollato, in una
visita del 19 settembre 1613 del Vescovo di Arezzo Antonio Ricci.
Dal bastardello si capisce perché la chiesa era stata dimenticata
per molti anni e ricordata solamente in quell’occasione. La
motivazione stava nel fatto che era crollata ed era stata ricostruita
da poco dal Pievano di Corezzo che contribuì con un terzo della
spesa; il popolo di Serra, invece, con i due terzi rimanenti.

Istituto Storico Italiano – Regesta Chartarum Italiae, Regesto di


Camaldoli- a cura di E Lasinio, Roma 1914, V. IV
Piero Guidi, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV,
Città del Vaticano, 1932.
Silvano Pieri, Annali aretini, Arezzo 1997, V.V.
Silvano Pieri e Carlo Volpi, Visite pastorali dal 1521 al 1571, V.
II, San Giovanni Valdarno, 2008.
Silvano Pieri e Carlo Volpi, Visite pastorali dal 1611 al 1637, V.
VIII, San Giovanni Valdarno, 2015.

BIFORCO

E' situato in un poggio che dirama dall'Alpe di Serra, ai due lati


scorrono il Corsalone e il Corezza, importante snodo viario, come
si evince dal nome, infatti proprio nel centro del paese si
biforcavano le strade per Bagno di Romagna e per Verghereto.
La reminescenza più antica di Biforco si trova nel testamento che
qui fece, nell'ottobre 1052, un nobile del Trivio, Ugo del fu
Petrone, che gravemente infermo dispose delle proprie sostanze,
aggiudicò a Domenico Abate di Prataglia la metà delle corti,
castelli, terreni, case, chiese ecc, da sé ovunque posseduti;
cosicchè morendo avesse potuto godere i suffragi di quell'ordine
monastico. Assegnò l'altra metà alla sua unica figlia, e se non ci
fosse stata successione sarebbe andata anche quella parte
all'abazia. L'atto termina “factum est in casale Bifurco”.
Era signoreggiato dagli Ubertini allorchè, il 20 maggio 1362, gli
uomini di Biforco, di Monte Fatucchio, di Serravalle, di
Montalone e di Castellare dell'Alpi, insieme al vesovo Bosone di
Arezzo e altri della famiglia Ubertini convennero con il popolo di
Frassineta che questo ultimo non dovesse ingerirsi nella lite che il
vescovo voleva promuovere contro l'abate di Prataglia per cagione
di possessi di quell'appennino.

“Chiusi della Verna. Guida, storie, ricordi di un comune montano”


Giorgio Fabiani edizioni Fruska

SAN MICHELE ARCANGELO BIFORCO

La chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Biforco è un


edificio da un'unica aula con coro e due cappelle laterali. Il
campanile è di pianta quadrangolare a torre. La facciata della
chiesa è a capanna intonacata e tinteggiata; gli spigoli sono
costituiti da elementi di pietra squadrati e regolari; sopra al portale
si apre una finestra oculare. L'interno è completamente intonacato
e tinteggiato. La copertura è costituita da falde inclinate a capanna
e sostenute nell'aula da archi a tutto sesto impostati su paraste.
Dietro l'altare principale, appoggiato ad una quinta, vi è il coro.
Le prime informazioni risalgono al 1274, quindi è sicuramente
antecedente a questa data. La visita pastorale del 7 agosto 1424
trova l'edificio in buone condizioni e sufficiente il necessario per
gli uffici divini. Le seguenti visite pastorali descrivono la chiesa in
buono stato, nonostante alcune migliorie che vengono approntate
come la necessità di pavimentazione e di intonacare le pareti.
Nella visita del 1613 si dice che nella chiesa ci sono tre altari
quello dal lato in cornu epistolae (sulla destra guardando l’altare) è
quello dedicato all’Annunziata beata Maria vergine. È una
cappella eretta per mezzo del detto rettore e dotata di una rendita
di XIII staiori di terra. Data ad Antonio di Francesco del luogo con
l’onere di solennizzarne la festa con quattro sacerdoti e di farvi
celebrare dal rettore la messa una volta al mese.
Un altare, detto della Madonna ( deve essere il secondo altare).
eretto per devozione da Venturino de Brittis e la signora
Domenica sua mamma e fornito di 200 scudi dati però in 12 staia
di grano all’anno con l’onere di far celebrare la messa due volte a
settimana. C’era un altare dalla parte del Cornu evangeli (a
Sinistra guardando l’altare) ed era sotto il titolo di santa Lucia
fornito del necessario da Nicolao di Battista.

Silvano Pieri e Carlo Volpi, Visite pastorali dal 1257 al 1516, V. I,


San Giovanni Valdarno, 2006
Silvano Pieri e Carlo Volpi, Visite pastorali dal 1611 al 1637, V.
VIII, San Giovanni Valdarno, 2015

RIMBOCCHI

Si hanno notizie solamente nel 1839, vi accenna l'abate


Passumenio nel Calendario Casentinese “Dove confluiscono il
Corsalone e il Corezza, e hanno confine le parrocchie di Biforco e
Corezzo, trovasi due casali chiamati i Rimbocchi”. Le carte
camaldolesi e i decimari parlano però di un Ospedale di San
Leonardo di Ponte ad Aiole, ricordato già il 15 agosto 1185. L'
abate Guglielmo di Badia Prataglia dava in concessione al
sacerdote Diotisalvi, rettore della Chiesa di San Leonardo
dell'Ospedale di Ponte di Aiole, un vasto territorio, i cui proventi
dovevano servire per il sostentamento dell'ospedale e per la
manutenzione del ponte. Questo complesso era a Rimbocchi dove
passava la via Romea per l'Alpe di Serra e dove si attraversava
con un ponte murato il Corezza. Il notaio della Curia Vescovile di
Arezzo, Ser Tommaso Romano, nel 1566 scrive che l'Ospedale di
S. Maria Maddalena del Buterone era unito alla Chiesa di San
Leonardo di Rimbocchi, rasa al suolo. E' la prima volta volta che
compare il moderno vocabolo Rimbocchi, certamente riferito al
“rimbocco” dei fiumi. In età più recente è stato il centro
commerciale della Vallesanta, qui si incontravano i contadini e gli
allevatori con il bestiame durante le fiere, questi provenivano da
tutta la provincia e anche dalla Romagna.

“De Strata Francigena” La melior via per Roma. La strada


dell'Alpe di Serra, dalla Valle del Bidente alla Val di Chiana. X/1
2002 Centro Studi Romei
Testimonianze orali

CHIESA SANTA MARIA RIMBOCCHI

Si trova citata il 7 settembre 1640 nella visita del vescovo Salviati


“Visitò la chiesa od oratorio sotto l'invocazione della Beata
Vergine Maria in villa Rimbocchi fondato da Ventura Brizzi, nel
quale si celebra una volta alla settimana da parte del rettore della
Chiesa di S. Angelo di Biforco”

“De Strata Francigena” La melior via per Roma. La strada


dell'Alpe di Serra, dalla Valle del Bidente alla Val di Chiana. X/1
2002 Centro Studi Romei

MONTEFATUCCHIO

È situato in poggio sotto le sorgenti di un ramo del Corsalone, che


scende da Monte Silvestri, sul fianco occidentale di due
contrafforti dell'Appennino fra l'Alvernia e Camadoli, appellati il
Bastione e monte Calvano.
Una delle più antiche rimembranze del Castello di Monte
Fatucchio incontrasi all'anno 1008 nell'atto di fondazione della
Badia a Prataglia, quando Elemberto vescovo di Arezzo assegnò al
mon. medesimo fra gli altri beni un manso, o piccolo
podere, posto nella corte di Monte Fatucchio ed una vigna fatta
piantare di nuovo da quel prelato nei contorni di Partina, con
obbligo all'abate di continuare la stessa piantagione. Nel 1147, di
settembre, il Vescovo di Arezzo Girolamo rinunziò con titolo di
permuta a Ramberto abate del monastero di Prataglia il viscontado
e guardia del castello di Monte Fatucchio con il suo distretto,
ricevendo invece dall'abate predetto il castello e corte di
Marciano, che egli teneva in pegno per lire 60 da Bujano vescovo
aretino suo antecessore. Posteriormente troviamo a signoreggiare
in Monte Fatucchio i conti Ubertini, siccome rilevasi dalli statuti
di quella comunità compilati sotto la Rep. Fior. nel 1394, rinnovati
nel 23 gennajo del 1465 insieme con quelli di Corezzo e del
Castellare . Avvertasi che in una di quelle rubriche si promettono
premii a chi pigliasse o uccidesse Lupi ed Orsi piccoli o grandi
dentro il distretto de'comuni e castelli preaccennati.

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