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ANIMALI SOTTO PROCESSO

di Massimo Centini

Accusati di invasioni di colture, furto di cibarie, omicidio e altri reati, varie specie di animali
affrontavano l'accusa, difesi dal proprio avvocato...

Anche nei casi dei processi intentati contro gli animali che si credeva fossero comandati da
Satana (instigante Sathana, per malefacium diabolicum) abbiamo

un segno molto preciso della presunzione umana di appartenere alla specie principale, quella
che aveva diritto di vita e di morte sulle altre creature della terra.

Questi processi, contro cani, lupi, topi, maiali e insetti, sono esempi riconducibili ad una
esasperata antropomorfizzazione che, nella grottesca messa in scena che pone sull'identico
piano l'essere evoluto e le creature "inferiori", in realtà pone in risalto le paure e le angosce mai
estinte dell'uomo. Casi del genere non si verificarono solo ai danni di animali, ma anche di
oggetti inanimati: nella Grecia classica, ad esempio, furono istituiti processi contro statue ed
edifici.

I documenti dei processi contro gli animali, già studiati nel XIX secolo (1), coprono un arco di
tempo abbastanza ampio, che va dal Medioevo al XIX secolo. Ma quanto sorprende,
analizzandoli, è la serietà con cui si organizzava il rituale del processo: un atteggiamento
certamente in contrapposizione con il concetto di diversità tra uomo e animale, da sempre
principio essenziale giustificante la superiorità del primo rispetto al secondo.

Le azioni intraprese vanno dalla scomunica di locuste e topi, fino alla condanna a morte di lupi,
scrofe, ecc., colpevoli di crimini vari ai danni della collettività o di un solo esponente umano.
Questi processi ebbero una certa diffusione a partire dal XV secolo e furono istituiti dopo
l'intervento di procedure ecclesiastiche quali l'esorcismo.

In genere i processi contro gli animali assumono certi tratti che li pongono in diretta relazionee
con i tanti processi di stregoneria, fondati molto spesso su credenze e superstizioni prive di basi
scientifiche.

Analizzando gli atti d'accusa e le relazioni di esorcismi ancora conservati, troviamo due tipologie
di reato ben precise: la prima riguarda 1'omicidio commesso prevalentemente da animali singoli,
e quasi sempre domestici; la seconda ha invece aspetti molteplici, ma è generalmente il risultato
di un'azione collettiva, compiuta da animali selvatici (lupi, topi, fino alle cavallette e ai serpenti).
Quando ad esempio i topi e i serpenti mettevano in crisi l'equilibrio della società (danni al
raccolto, epidemie ecc.), l'uomo colpiva simbolicamente un esponente del gruppo. Oppure, più
frequentemente, interveniva, con la mediazione della Chiesa, contro l'intera specie,
scomunicandola ed esorcizzando così il nefasto potere del diavolo che in essa si era instaurato.
Emblematico il caso registrato nel XV secolo sul lago Lemano, quando il vescovo di Losanna con
un anatema liberò gli abitanti dal numero rilevante di anguille che rendevano addirittura
impossibile l'uso della barca. Nel 1451, con gli stessi mezzi, liberò il lago dall'invasione di
sanguisughe, letali per i salmoni, pesci che costituivano un'importante fonte alimentare per i
locali.

A rendere più complessa l'intera procedura e a prolungare la vita di qualche giorno, ad esempio
a un ignaro cavallo colpevole di aver ucciso il proprio padrone con un calcio, interveniva
l'avvocato difensore assegnato all'animale dalla "civile" comunità colpita dalle "criminose" azioni
della ` bestia"... Famose sono rimaste le arringhe del giurista francese Chassenée, che nel XVI
secolo difese con successo dei topi accusati di aver sottratto chicchi di grano ad un contadino;
l'avvocato, pur constatando l'effettiva presenza di una colpa, si batté per far valere le attenuanti,
e cioè la necessità di procurarsi il cibo, che per i roditori, in un particolare periodo di "magra", si
era fatta impellente... Furono riconosciuti colpevoli, ma le attenuanti vennero prese in seria
considerazione, ampliando così il dibattimento per alcuni giorni. Sempre Chassenée, in un altro
processo contro due ratti, riuscì ad ottenere un rinvio del giudizio, evidenziando l'insufficienza
della citazione e le concrete difficoltà di viaggio per gli imputati. Ciò che sorprende di questo
procPSSO (ma non troppo!) è l'utilizzo degli stessi criteri difensivi, da parte del medesimo
giurista, già adottati in occasione di un processo (1540) contro gli abitanti di Cabrières e
Merindol, accusati di eresia valdese. Chassenée raccolse le sue esperienze in un trattato in cui la
problematica relativa ai processi contro gli animali era affrontata in cinque punti: "Perprima cosa,
affinché io non appaia rivo ermi soltanto alla plebe, tratterò quale sia il nome tino di questi
nostri anima; secondo, se questi nostri animali possano essere citati in giudizio; terzo, se
possano essere citati da un procuratore e se, una volta citati a comparire personalmente,
possano o meno comparire per procura, cioè se può bastare che siano citati; quarto, quale
giudice, laico o ecclesiastico, abbia la competenza di processarli e come intenda procedere
contro di loro, emettere la sentenza e farla eseguire,- e quinto, che cosa costituisca un anatema e
come questo si differenzi da una scomunica (2).

I paradossi dell'azione legale nacquero dalla volontà, un po' esasperata, di condurre certe
situazioni sorprendenti nella sfera delle presunte pratiche manche. Basti ricordare che nei
tribunali francesi, tra 111120 e 111740, furono celebrati ben novantadue processi a carico di
animali... Ma spesso l'accusa sorgevada situazioni irrazionali, in cui era più semplice scorgere il
peso della magia:

"A Basilea, nel 1474, fu processato un gallo che aveva fatto un uovo. Dopo un lungo dibattimento
il gallo fu condannato a morte, come stregone o diavolo in forma di uccello. Venne bruciato sul
rogo insieme all'uovo (..A Lavergny nel 1457, una scrofa e i suoi sei porcellini vennero processati
per aver ucciso e parzialmente divorato un bambino. La scrofa fu giudicata colpevole e
giustiziata, ma i porcellini furono assolti, in considerazione della loro giovane età e del pessimo
esempio dato dalla loro madre",.

In generale, al di là del loro aspetto grottesco, le procedure contro gli animali presentano
problematiche antropologiche con diverse sfaccettature.

Quali possono essere stati i motivi che hanno indotto l'uomo a porre sull'identico livello giuridico
esseri considerati, consciamente e inconsciamente, inferiori, collocati cioè su un piano più basso
del monolito della civiltà?

Alla base esisteva certament struttura psicologica di tipo ist che sentiva il bisogno di colpe zare e
punire sull'identico livelli l'uomo gli animali criminali, se fossero il simbolo degli istint carcinosi.

Nel 1394 a Mortaign un n fiz impiccato perché accusato d mangiato un'ostia consacrati altro
maiale accusato di infanti fiI indicato dalla parte lesa con peccatore malvagio e istigat Satana in
quanto uccise il ban e si cibò delle sue carni "nono: fosse venerdì". Questa violazione"del
jejunium sextae, prescritto Chiesa, venne rivelata dall'avvocato della parte lesa e accolta dalla
corte come seria aggravante del crimine del maiale”(4). Chiusi nelle spire della leggenda, gli
insetti occupano un molto particolare all'interno tradizione mitica, e sono spesso circondati da
un'aura colma di inquietitudine.

Forse l'origine di questa credenza è da collegare all'abbinamento demonio e certi insetti parti
mente noiosi: nei trattati med di demonologia, tra le tante bianze del diavolo troviamo quella
della mosca dispettosa e ca (inoltre non dimentichiamo Baal-zeub significa "Signore mosche").
Nelle valli valdesi, il brone è detto "massa", termin nel dialetto locale indica la strega (5).

Ricordiamo il caso del vescovo di Losanna che nel 1320, ad Avignone scomunicò i maggiolini che
tormentavano la città e i dintorni. Casi analoghi sono notevolmente attestati e le pratiche di
esorcismo e di scomunica attuate dalla Chiesa contro insetti fastidiosi e dannosi all'agricoltura
risultano un'espressione ricorrente della lotta contro il male.

Uno tra gli esempi più emblematici relativi all'azione giuridica contro gli insetti risale alla metà
del XVI secolo e si verificò in un piccolo paese francese, St. Julien, situato sulla via per il
Moncenisio e poco lontano da St. Jean-de-Maurienne, sede vescovile.Dalle fonti apprendiamo
che i vigneti di St. Julien erano oggetto degli attacchi di piccoli insetti, localmente chiamati
amblevin (rychites auratus il nome scientifico), distruttori delle colture e autentica catastrofe per
i vignaioli locali. Nel 1545 i contadini si rivolsero all'autorità per ottenere giustizia: della loro
difesa si occupò l'avvocato Pierre Ducal, mentre gli insetti furono difesi dal procuratore Pierre
Falcon e dall’ avvoocato Claude Morel. I dibattimenti continuarono fino all'8 maggio 1546,
quando il giudice, con una mossa a sorpresa, invece di emettere la sentenza, ordinò che tutto il
popolo recitasse collettivamente delle preghiere. Di tono francescano la conclusione del giudice:
"Inquantoché Dio, creatore supremo di tutto ciò che esiste, ha ordinato che la terra generi frutti
ed erbe (animar vegetativas) non solo per il sostentamento degli uomini, che sono dotati di
ragione, ma anche per il mantenimento e l'alimento degli insetti che si librano nell'aria, non
sarebbe perciò azione degna procedere contro questi animali, ora accusati e incriminati,
sconsideratamente e precipitosamente; al contrario, sarebbe per noi più confacente se ci
affidassimo alla mercé dei cieli e implorassimo perdono per i nostri peccati".

Malgrado il rispetto del programma, con l'aggiunta della celebrazione di tutta una serie di messe
solenni, circa trent'anni dopo il flagello si ripresentò. Non abbiamo fonti per sapere se prima del
1576 gli insetti avessero cessato di danneggiare le colture, "rispondendo" positivamente alle
preghiere del popolo.

A differenza del primo caso, questa volta gli abitanti di St. Julien non vollero essere troppo
tolleranti e decisero dì istituire un processo vero e proprio, per arrestare il potere distruttivo dei
temuti animaletti'.

Solo il 13 aprile 1587 il caso fu portato in tribunale davanti all'autorità, "sua reverendissima
signoria, il vescovo - principe di Mauríenné, e alla reverenda signoria del suo vicario generale ed
ufficiale".

I procuratori della popolazione presentarono le loro istanze, ponendo soprattutto in luce che la
vicenda era sostanzialmente ritenuta l'effetto di un'azione soprannaturale, determinata dall"`ira
divina", ma forse non indenne dagli influssi demoniaci: "In virtù degli Uffizi divini e delle
suppliche assidue, la furia incontrollata e il flagello dei suddetti animali venne tempo addietro a
cessare,- ora essi hanno ripreso le loro feroci devastazioni e stanno causando danni incalcolabili.
Se i peccati dell'uomo sono la causa di questi mali, è onere dei rappresentanti di Cristo in terra di
prescrivere le misure appropriate per placare l'ira divina. Perciò noi, i sopraddetti magistrati
Francois Amenet e Petremand Bertrand ci facciamo avanti nuovamente (ex integro) e
scongiuriamo l'ufficiale affinché per prima cosa nomini un altro procuratore e un altro avvocato
per gli insetti, al posto di Pierre Falcon e di Claude Morel deceduti, e che faccia un'ispezione dei
terreni e prenda atto dei danni, e proceda quindi con la scomunica".

La richiesta fu accolta: Antoine Filliol fu nominato procuratore degli insetti e Pierre Rembaud il
loro avvocato. I primi dibattimenti, svoltisi tra la fine di maggio e i primi di giugno, si volsero in
favore degli insetti, in quanto il loro avvocato sosteneva che gli animali avevano agito secondo il
loro naturale diritto, poiché creati prima dell'uomo, come risulta chiaro da Genesi (1:24). Inoltre
sottolineò che gli insetti, per volere divino, avevano il diritto di nutrirsi delle colture (Gn 1:18-30).

Tra il 12 e il 19 giugno il procuratore dell'accusa replicò all'avocato difensore, riservandosi però di


studiare píù approfonditamente il caso. Il 27 giugno replicò affermando che se pur gli insetti
erano stati creati prima dell'uomo, dovevano essere a lui subordinati, poiché privi di ragione. La
situazione continuò senza raggiungere alcun risultato concreto, arenandosi spesso nelle anse di
cavilli in cui le problematiche teologiche e quelle giuridiche si amalgamavano. Per cercare di
sbloccare la situazione, il 28 giugno 1587 fu indetta una riunione pubblica alla quale avrebbero
dovuto partecipare tutti gli abitanti di St. Julien. Dall'incontro nacque la possibilità dì individuare
un'area lontana dalle vigne dove gli insetti potessero trovare un sufficiente sostentamento.

La proposta fu accettata, con la clausola che gli abitanti avessero la possibilità di attraversare il
campo riservato agli animali, però "senza compromettere il pascolo" e di usare le sorgenti
presenti in loco.

Il luogo fu individuato in un territorio chiamato la Gran Feisse: dopo le procedure del caso, il
terreno fu affidato agli animali, però le controversie non si placarono. Infatti, il 24 fu presentata
istanza da parte dell'accusa, perché si verificasse se gli insetti avessero abbandonato i vigneti per
dirigersi nella sede a loro prescritta. Ma il movimento di truppe sul Moncenisio - Carlo Emanuele
stava per invadere il Marchesato di Saluzzo - fece ulteriormente rinviare la procedura.

La questione fu portata davanti al giudice il 3 settembre, quando Antoine Filliol, procuratore


degli insetti, decretò che gli animali non potevano accettare il terreno assegnato loro, in quanto
sterile e quasi privo di erba.

L’accusa si oppose, considerando del tutto arbitraria la dichiarazione di Filliol, il che determinò la
decisione del giudice di nominare una commissione di esperti per valutare il terreno ed
esprimersi di conseguenza. Sappiamo che tutto il procedimento terminò il 20 dicembre 1587, ma
non conosciamo la sentenza, poiché l'ultima pagina dei documenti sul processo è andata
irrimediabilmente perduta...

1) Menabrea L., De l'origine de la forme et de l'esprit des jugements rendus au moyen-age


contre les animavi, Chambeéy 1846.

Evans E. P, Animali al rogo, Roma 1989, p. 41.

2) Chassenée B., Consilium Primum, quod tractatus jure dici potest propter multiplicem et
reconditam doctrinam, ubi luculenter et accurate tractatur quaestio illo: De excommunicatione
animalium insectorum, 1511.

3) Hamel F., Animali umani, Roma 1974, p. 201.

4) Evans E. P, op. cit., p. 129.

5) Thompson S., La fiaba nella tradizione popolare, Milano

1967, p. 308.

6)Propp V., Le radici storiche dei racconti di magia, Roma

1982, p. 166.

7)Chassené B.,op. Cit.

https://forum.termometropolitico.it/355508-animali-sotto-processo.html

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