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Cleopatra e gli esperimenti su cavie umane

Author(s): Gabriele Marasco


Source: Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte, Bd. 44, H. 3 (3rd Qtr., 1995), pp. 317-325
Published by: Franz Steiner Verlag
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/4436382
Accessed: 29-10-2018 13:12 UTC

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CLEOPATRA E GLI ESPERIMENTI SU CAVIE UMANE*

Plutarco (Ant. 71, 6-8) riferisce che Cleopatra, tomata in Egitto dopo la
battaglia di Azio, comincio a prepararsi all'eventualitA del suicidio: ella.
raccoglieva ogni genere di veleni mortali e, per sperimentare quale fosse il meno
doloroso, li faceva somministrare ai prigionieri condannati a morte. Poich6 vide
che quelli di effetto rapido provocavano una morte pronta ma dolorosa e che quelli
piiu indolori non erano rapidi, provo i veleni degli animali, osservando personal-
mente mentre le varie qualita venivano inoculate a diverse persone. Faceva questi
esperimenti ogni giorno: fra tutti trovo quasi solo il morso dell'aspide, che portava
senza spasimi ne gemiti ad un torpore sonnolento e ad un letargo, accompagnati da
un leggero sudore al viso e da un affievolimento della capacita percettive, che
s'illanguidivano dolcemente e resistevano ai tentativi di risvegliarle e di richia-
marle in vita, come nel caso di chi dorme profondamente". Un racconto analogo,
anche se assai piiu breve, e riferito da Cassio Dione (51, 11, 2), il quale comunque
trascura il particolare che le vittime fossero dei condannati a morte.
Non mi sembrano convincenti ne l'ipotesil che la fonte della narrazione di
Plutarco sia Olimpo, medico di Cleopatra e autore di una relazione sulla sua morte
che Plutarco cita piiu avanti, il che implicherebbe naturalmente un forte grado di
attendibilita della notizia, ne la pertinenza a questa vicenda di alcune testimonian-
ze che sono generalmente citate a conforto della sua credibilita.
Per quel che riguarda il primo punto, occorre infatti notare che Plutarco cita
Olimpo solo una volta, affermando che Cleopatra si sarebbe rivolta a lui per
chiedergli consiglio e aiuto per suicidarsi2; ci6 mi sembra in contraddizione con la
notizia sugli esperimenti compiuti dalla regina e sulla scelta conseguentemente
gia attuata dell'aspide, che avrebbero reso inutili i consigli di Olimpo. D'altra
parte Olimpo, come medico di Cleopatra e complice del suo suicidio, doveva
offrire un racconto sostanzialmente favorevole alla regina; la narrazione di Plu-
tarco degli esperimenti su cavie umane mette invece in evidenza la crudeltA di
Cleopatra nei confronti delle sue vittime, ricollegandosi con ogni evidenza a una
tradizione ostile.

* Ringrazio il Prof. F. E. Brenk, che ha letto il manoscritto e mi ha fornito preziosi consigli; la


responsabilitA di quanto sostenuto resta comunque interamente mia.
I R. Scuderi, Commento a Plutarco 'Vita di Antonio', Firenze 1984, p. I 1 1; M.-L. Freyburger
et J.-M. Roddaz, Dion Cassius. Histoire romaine. Livres 50 et 51, Paris 1991, p. 137.
2 Plut. Ant. 82,4 = FGrHist 198 F 1.

Historia, Band, XLIV/3 (1995)


C Franz Steiner Verlag Wiesbaden GmbH, Sitz Stuttgart

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318 GABRIELE MARASCO

La notizia di questi esperimenti ricorre,


Cannen de bello Actiaco3, dove vengono s
sia l'aspetto macabro e miserando della so
agli esperimenti4 sia la crudelta di Cleopat
pure ricordati esperimenti con armi da tag
forte ostilita nei confronti di Cleopatra6,
conoscono i temi della propaganda ostile
il dubbio che 1'accusa rivolta a Cleopatra costituisca un'invenzione legata a
motivi propagandistici.
Le altre fonti che vengono in genere citate al riguardo non mi sembrano affatto
confermare la storicita dell'espisodio. Solino, infatti, si limita ad affermare che
Cleopatra sarebbe morta per il veleno di una particolare specie di aspide8. Plinio il
Vecchio riferisce un episodio che sarebbe avvenuto in tutt'altro contesto, prima
della battaglia di Azio: poich6 Antonio, sospettoso di Cleopatra, evitava di man-
giare cibi che non fossero stati prima assaggiati da altri, la regina unse di veleno i
fiori di una ghirlanda e propose ad Antonio di berli, sbriciolati nel bicchiere;
fermatolo poi prima del momento fatale, si prese gioco della sua diffidenza,
svelandogli il tranello e mostrandogli il potere del veleno con il farlo bere ad un
prigioniero9. L'espisodio fa parte, a mio avviso, di una serie di aneddoti sull'astuzia
e sulla prontezza di spirito dimostrate da Cleopatra durante la sua vita con
Antoniol' e pub ben risalire a qualcuno dei personaggi che, avendo abbandonato
quest'ultimo nel momento decisivo, avevano ogni interesse a raffigurarlo come
sospettoso egli stesso di intrighi da parte della regina; esso si ricollega, in ogni
caso, alla ben nota propaganda ostile che faceva di Cleopatra un'incantatrice,
dedita all'uso di filtri e pozioni per avvincere a s6 Antonio'I.
La testimonianza piiu importante e poi offerta da Eliano, secondo cui Cleopa-
tra, quando ormai Ottaviano si avvicinava all'Egitto, discusse in un banchetto

3 Col. V-VI (C. Rabirius. Bellum Actiacum e Papyro Herculanensi 817, ed. 1. Garuti, Bologna
1958, P. 81-2 = H. W. Benario, The 'Carmen de bello Actiaco' and Early Imperial Epic, in:
ANRW, II 30.3, hrsg. W. Haase, Berlin-New York 1983, p. 1660).
4 Col. V 1 (noxia turba).
5 Col. VI 1: [Hic iJacet [adsumptusfJerro.
6 Cfr. ad es. G. Zecchini, 1I Carmen de bello Actiaco. Storiografia e lotta politica in eta
augustea, Historia Einzelschr. Heft 51, Stuttgart 1987, pp. 26 sgg.
7 Sull'influenza della tradizione legata alla propaganda di Ottaviano, sia pur mista a notizie di
diverso indirizzo, per il racconto delle ultime vicende di Cleopatra cfr. in partic., per
Plutarco, Plutarch. Life of Antony, ed. C. B. R. Pelling, Cambridge 1988, pp. 293 sgg.; per
Cassio Dione, Freyburger-Roddaz, op. cit. (n. 1), pp. XVI-XXLH.
8 Solin. 27, 31, p. 122 Mommsen: ... hipnale quod somno necat, teste etiam Cleopatra emitur
ad mortem.
9 Plin. Nat. hist. 21, 9, 12.
10 Cfr. Plut. Ant. 29.
11 Su cui cfr. ad es. B. Manuwald, Cassius Dio und Augustus, Wiesbaden 1979, pp. 229 e n.
390; 230 e n. 393.

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Cleopatra e gli esperimenti su cavie umane 319

della maniera meno dolorosa di morire. Ella apprese, da quanti avevano subito
ferite, che la morte per spada comportava sofferenze e anche quella ottenuta
bevendo veleno era dolorosa, perche provocava forti convulsioni; la morte per il
morso dell'aspide era invece dolce e tranquillal2. Niente nel racconto di Eliano
conforta, come si vede, l'attuazione di esperimenti su cavie umane13; si tratta
invece, in questo caso, di una discussione simposiaca, del tutto consona al clima
lugubre instauratosi alla corte di Alessandria dopo Azio14, nel corso della quale
Cleopatra s' informa dei vari metodi possibili per morire, ottenendo risposte basate
sull'esperienza, nel caso della morte per spada da parte di chi aveva subito ferite,
nel caso del veleno da bere e del morso dell'aspide, con ogni evidenza, da parte di
medici e scienziati che avevano competenza in proposito. Mi sembra del tutto
possibile che una simile discussione realmente avvenuta abbia fornito il pretesto
per ulteriori sviluppi, culminati appunto nell'accusa di esperimenti su condannati.
Infine, una variante della tradizione attestata dal Cannen de bello Actiaco, da
Plutarco e da Cassio Dione e offerta da Galeno e da Zenobio. Galeno'5 afferma
che Cleopatra avrebbe sperimentato il morso dell'aspide sulle due ancelle che le
erano rimaste fedeli, Naera e Carmione, prima di farsi mordere ella stessa dal
serpente; egli riferisce anche un'altra versione, che attribuisce a coloro che
intendevano esaltare l'abilita delle donne nell'ingannare e la rapiditA dell'aspide
nell'uccidere, secondo cui Cleopatra si sarebbe morsa un braccio e vi avrebbe
versato il veleno dell'aspide da una coppa. Zenobio, da parte sua riferisce una
versione in parte analoga, secondo cui Cleopatra avrebbe sperimentato il veleno
del serpente su Naera e Carmione mediante spilloni, per poi suicidarsi con lo
stesso metodo'6. L'affinita di questa versione con quella di Galeno e dimostrata
dal nome di una delle ancelle, Naera, che Plutarco (Ant. 85, 7) chiama invece Ira;
ma Zenobio contamina questa notizia con quella dell'uso dello spillone, che 6
pure attestata in altre fonti'7. La versione circa la prova del veleno dell'aspide
sulle due ancelle in Zenobio e Galeno, che comunque e da respingere'8, potrebbe

12 Ael. Nat. anim. 9, 11.


13 Come ritengono invece, ad es., F. Sbordone, La morte di Cleopatra nei medici greci, ,,Rivista
Indo-greco-italica" 14, 1930, p. 2; Scuderi, op. cit. (n. 1), p. 111; Pelling, op. cit. (n. 7), p.
296.
14 Cfr. in partic. Plut. Ant. 71, 4.
15 Galen. XIV 235 Kuhn (= Claudio Galeno. De theriaca ad Pisones, a cura di E. Coturri,
Firenze 1959, p. 128). Su questa versione cfr. Sbordone, art. cit. (n. 13), pp. 5 sgg.; I. Becher,
Das Bild der Kleopatra in der griechischen und lateinischen Literatur, Berlin 1966, pp. 160
sgg.
16 Paroem. gr. I, p. 125-26 Becher.
17 Cfr. Plut. Ant. 86, 4; Dio Cass. 51, 14, 2.
18 J. G. Griffiths (The Death of Cleopatra VII, ,,Jourm. Eg. Arch." 47, 1961, p. 118 e n. 9),
osserva che un serpente non pub emettere veleno una seconda volta prima che passi un certo
tempo e conclude che le due ancelle devono piuttosto aver bevuto il veleno. D'altra parte, mi
sembra essenziale notare che, secondo Plutarco (Ant. 85, 6-8), le due ancelle morirono dopo
Cleopatra. Per una discussione sul numero dei serpenti coinvolti nella morte di Cleopatra il
lettore paziente e interessato potrA consultare ancora Griffiths, art. cit., pp. 116-18.

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320 GABRIELE MARASCO

forse derivare da una tradizione locale eg


animata dal desiderio di attenuare le accuse
la sperimentazione del veleno dell'aspide com
regina, gia decise comunque a morire insiem
una variante indimostrabile, poiche la vicen
testimonianze dimostrano dunque, al piiu, u
esperimenti compiuti da Cleopatra e l'inten
attenuarne la portata.
L'argomento piu importante contro I'atten
menti su cavie umane e fomito comunque, a
indussero Cleopatra a scegliere il veleno del
nota infatti la tesi di W. Spiegelberg20 il qu
a credenze religiose egizie2', ha ritenuto che
regina intendesse garantirsi 1' immortalita e
notevole fortuna22, ma ha suscitato pure cr
Cleopatra, essendo gia divinizzata in vita in
bisogno di un tale espediente per ottenere l
che, morendo mediante il veleno dell'aspi
divinita, con importanti riflessi per la dign
guenze politiche che crearono forse un c
interessante in proposito e l'assimilazione d
tratto caratteristico della propaganda della
era strettamente legato al culto di Iside e co

19 Come ritengono la Becher (op. cit. ln. 15], p. 1


20 Weshalb wahite Kleopatra den Tod durch Schla
phil.-hist. KI., Jahrg. 1925, Heft II, Abt. 2, pp. 3-
21 loseph. C. Apion. 2, 7, 86.
22 Cfr. ad es. W. Tarn, C. A. H., X, 1934, p. I 10-1 1; ltd. Will, Histoire politique du monde
hellenistique (323-30 av. J.-C.), II, Nancy 19822, p. 552-53. Per un'analisi delle ipotesi
formulate circa la morte di Cleopatra cfr. G. Geraci, Genesi della provincia romana d'Egitto,
Bologna 1983, pp. 111 sgg. con ampia bibliografia.
23 Griffiths, art. cit. (n. 18), p. 115; W. R. Johnson, A Queen, a Great Queen? Cleopatra and the
Politics of Misrepresentation, ,,Arion" 6, 1967, p. 401, n. 19; M. Grant, Cleopatra, trad. it.,
Roma 1974, p. 258.
24 Cfr. ad es. Griffiths, art. cit. (n. 18), p. 15-16; Grant, loc. cit. (n. 23); Geraci, op. cit. (n. 22),
p. 116; Pelling, op. cit. (n. 7), p. 319.
25 Cfr. in partic. M. A. Levi, Cleopatra e l'aspide, ,,Par. d. Pass." 9, 1954, p. 293-94; Grant, op.
cit. (n. 23), p. 302, n. 53; Geraci, op. cit. (n. 22), p. 116.
26 Cfr. in partic. F. Dunand, Le culte di'sis dans le bassin oriental de la Mediterranee, I, Leiden
1973, pp. 42-5; F. E. Brenk, Antony-Osiris, Cleopatra-Isis. The End of Plutarch's 'Antony',
in: Plutarch and the Historical Tradition, ed. by P. A. Stadter, London 1992, pp. 159-82. Per
l'importanza del motivo di Iside nel racconto plutarcheo della morte di Cleopatra cfr. Brenk,
Plutarch's Life 'Markos Antonios. A Literary and Cultural Study, in: ANRW, II 33. 6, 1992,
p. 422.

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Cleopatra e gli esperimenti su cavie umane 321

della dea27. L'aspide costitui dunque per Cleopatra una scelta obbligata, determi-
nata da motivi di ordine dinastico e politico, sicche a nulla sarebbe valso effettuare
esperimenti.
Anche dal punto di vista pratico, la necessita di questi esperimenti appare del
resto poco credibile: Alessandria era infatti sede di una delle piiu illustri scuole
mediche, ricca dell'esperienza di studi e ricerche che datavano da secoli e con la
disponibilita della piiu fomita biblioteca del tempo: tutto il sapere accumulato nel
campo dei veleni era dunque disponibile senza che fosse necessario provarli su
cavie umane28. Tale conclusione mi sembra decisamente confermata da Galeno29,
il quale attesta che ad Alessandria i condannati venivano spesso giustiziati medi-
ante i morsi dell'aspide, poiche si riteneva che tale metodo d'esecuzione fosse
meno doloroso e piiu rapido; dunque, 1'esperienza in tale campo era completa e
aveva trovato un'applicazione pratica ormai di routine.
Proprio questa testimonianza ha indotto il Tam a concludere che le notizie
sugli esperimenti condotti da Cleopatra costituiscano una leggenda, creata appun-
to sulla base del metodo di esecuzione attestato da Galeno e mirante ad accusare la
regina di vilta30. Ma tale conclusione mi sembra in contraddizione con la stessa
testimonianza di Galeno, che menziona l'esecuzione mediante l'aspide proprio
come esempio di umanita, mentre nelle fonti che abbiamo esaminate la vicenda
assume un valore estremamente negativo per Cleopatra, servendo a sottolinearne
la crudeltA. A mio avviso, dunque, l'origine della notizia dev'essere ricercata
piuttosto nell'aspra propaganda contemporanea che fu rivolta contro la regina
d'Egitto, in relazione alle necessitA della guerra e con lo scopo di eccitare contro di
lei l'opinione pubblica romana.
In tale prospettiva, mi sembra essenziale, in primo luogo, ricordare le reazioni
provocate nell'opinione pubblica da alcuni aspetti della scienza medica e della
sperimentazione portata avanti soprattutto ad Alessandria in eta tolemaica. Celso,
contemporaneo di Augusto, riferisce un'aspra polemica contro la pratica della
vivisezione attuata dai medici della scuola dogmatica su condannati a morte31.
Egli afferma, in particolare, che i medici Erasistrato ed Erofilo, filoriti nella prima

27 Cfr. ad es. V. Tran Tam Tinh, Essai sur le culte d'Isis a Pompei, Paris 1964, pp. 75-6 e 130;
Alla ricerca di Iside. Analisi, studi e restauri dell'Iseo pompeiano del Museo di Napoli,
Roma 1992, p. 55 e Tav. X; p. 59.
28 Cfr. Pelling, op. cit. (n. 7), p. 296.
29 Galen. XIV 237 Kuhn (De ther. ad Pison. VIII, p. 128-29 Coturri). Sulla sua versione della
morte di Cleopatra cfr. Sbordone, art. cit. (n. 13), pp. 11 sgg.
30 Tarn, C. A. H., X, 1934, p. 110, n. 3; cfr. Grant, op. cit. (n. 23) p. 258. Si veda inoltre
Sbordone, art. cit. (n. 13), pp. 5 sgg., secondo cui 1'invenzione avrebbe mirato a spiegare con
motivi scientifici la scelta dell'aspide da parte di Cleopatra. Diversamente, G. Lumbroso
(,,Aegyptus" 3, 1922, p. 46) traeva dall'accostamento di questa testimonianza a quella di
Plutarco una conferma dell'autenticitA di entrambe.
31 Cels. Med. I prooem. 23-26 e 40-44. Cfr. in partic. J. Scarborough, Celsus on Human
Vivisection at Ptolemaic Alexandria, ,,Clio Medica", 11, 1976, pp. 25-38; Ph. Murdry, La
Preface du 'De medicina' de Celse, Lausanne 1982, pp. 106-9 e 133-38.

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322 GABRIELE MARASCO

meta del III secolo a. C.32, avevano pratica


su criminali tratti dalle prigioni, forniti l
i dogmatici difendevano tale condotta con
era atto di crudelta cercare il modo di gu
pochi criminali34.
Lo stesso Celso riferisce poi piu avanti
degli empirici conduceva contro questa co
particolare, con accenti di orrore, la crud
alla missione del medico, e la sua inutilita poiche molte conoscenze che si
ricercano con tali metodi possono essere conseguite altrimenti35; egli ricorda poi i
limiti scientifici della vivisezione, dovuti al fatto che il corpo umano subisce
modificazioni nell'imminenza della morte, mentre ottime conoscenze possono
essere tratte, senza alcuna crudelta, mediante l'osservazione dei feriti, e conclude
che perfino la dissezione dei cadaveri dev'essere condannata, in quanto crudele,
ripugnante ed inutile36.
Quest'argomentazione, per quanto rifletta la polemica degli empirici, e con-
dotta da Celso con accenti particolarmente appassionati, proprio perche6 cor-
risponde al suo pensiero37; l'attendibilitA della testimonianza di Celso e l'asprezza
di questa polemica fra le due scuole mediche38 sono del resto attestate pure da
Galeno, che conferma l'ampio uso della vivisezione da parte di Erofilo39, da uno
scritto a lui attribuito, che riferisce tale pratica generalmente ai dogmatici, ricor-
dando che invece gli empirici si avvalevano solo dell'osservazione delle ferite40, e

32 Cfr. ad es Murdry, La Pr6face ..., p. 66 con bibliografia.


33 Cels. Med. I praef. 23: Longeque optimefecisse Herophilum et Erasistratum qui nocentes
homines a regibus ex carcere acceptos vivos inciderint...
34 Cels. Med. I praef. 26: Neque esse crudele, sicut plerique proponunt, hominum nocentium, et
horum quoque paucorum, suppliciis remedia populis innocentibus saeculorum omnium
quaeri.
35 Cels. Med. I praef. 40.
36 Cels. Med. I praef. 44.
37 Cfr. P. M. Fraser, Ptolemaic Alexandria, Oxford 1972, I, p. 348-49; Murdry, La Preface (n.
31), p. 134.
38 In proposito cfr. soprattutto M. Wellmann, s.v. Erasistratos, nr. 2, ,,R. E." VI 1, 1907, col.
335 sg.; J. Ilberg, A. Comelius Celsus und die Medizin in Rom, ,,Neue Jahrb. f. klass. Alt."
19, 1907, pp. 389-91 (= Antike Medizin, ed. H. Flashar, Darmstadt 1971, pp. 327-29); L.
Edelstein, Die Geschichte der Sektion in der Antike, ,,Quellen und Studien z. Gesch. der
Naturwiss. u. d. Medizin" 3, 1932, pp. 50 sgg. (trad. ingl. in: Ancient Medicine. Selected
Papers of Ludwig Edelstein, ed. by 0. and C. L. Temkin, Baltimore and London 1967, pp.
247 sgg.); F. Kudlien, Antike Anatomie und menschlicher Leichnam, ,,Hermes" 97, 1969, pp.
78 sgg.; Fraser, op. cit. (n. 37), 1, pp. 348-50; E. D. Phillips, Greek Medicine, London 1973,
p 141; W. D. Smith, The Hippocratic Tradition, Ithaca and London 1979, p. 190 e n. 17; G. E.
R. Lloyd, in: C. A. H., Second Edition, VII 1, 1984, p. 347-48.
39 Galen. II 895 Kuhn.
40 Ps.-Galen. XIX 357 Kuhn.

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Cleopatra e gli esperimenti su cavie umane 323

soprattutto dalla condanna, del tutto analoga a quella di Celso, espressa da


Tertulliano, che sembra ricollegarsi alle idee del medico di etA adrianea Sorano4l:
Tertulliano attacca infatti la crudelta e l'inutilita della vivisezione praticata da
Erofilo, presentandolo come un nemico del genere umano42.
L'aderenza di questa polemica ai sentimenti dell'opinione pubblica romana
appare evidente, se ci considerano il terrore diffuso verso la stessa chirurgia e
l'adesione dei Romani a tutt'altro ideale, quello del medicus amicus, affettuoso e
sollecito dell'interesse del paziente, che cura con mitezza e mostra costantemente
la propria humanitas43. D'altra parte, se pub esservi qualche dubbio che la
vivisezione umana sia stata praticata solo ad Alessandria e, soprattutto, che fosse
ancora attuale all'epoca di Celso4, e comunque chiaro che tale pratica restava
legata soprattutto alla scuola di Alessandria, dove Erofilo aveva svolto la sua
attivita e imposto l'indirizzo dogmatico45, e che proprio con i Tolemei devono
essere identificati i sovrani che, secondo Celso, avrebbero consegnato i criminali
necessari a questo genere d'esperimenti46.
I1 rapporto fra l'accusa rivolta a Cleopatra e questa polemica contro la vivise-
zione umana praticata ad Alessandria mi pare evidente e pub essere ancor piiu
accentuato da un particolare di un certo interesse. Come abbiamo visto, sia Celso
che lo pseudo-Galeno attestano che, alla vivisezione praticata dai dogmatici, gli
empirici contrapponevano l'importanza delle conoscenze che si potevano trarre
dall'osservazione dei corpi di persone che avevano subito gravi ferite47. Ora, la

41 Cfr. ad es. Fraser, op. cit. (n. 37), 1, p. 348; Lloyd, op. cit. (n. 38), p. 348.
42 Tertull. De anim. 10, 4: Herophilus ille medicus aut lanius, qui sexcentos exsecuit, ut
naturam scrutaretur, qui hominem odiit, ut nosset, nescio an omnia interna eius liquido
explorarit, ipsa morte mutante quae vixerant, et morte non simplici, sed ipsa inter artificia
exsectionis errante. Cfr. Quinti Septimi Florentis Tertulliani De anima, ed. with Introd. and
Comm. by J. W. Waszink, Amsterdam 1947, p. 185 sg. Si veda anche Aug. De civ. Dei 22,
24; De anim. et ei. orig. 4, 2, 3.
43 Circa questo ideale e la sua profonda influenza sullo sviluppo della medicina nel mondo
romano cfr. in partic. Ph. Murdry, Medicus amicus. Un trait romain dans la medecine
antique, ,,Gesnerus" 37, 1980, pp. 17-20; G. Pisi, 1I medico amico in Seneca, Roma 1983,
passim; J. Andre, ttre medecin a Rome, Paris 1987, pp. 91-3; P. Manuli, in: Storia di Roma,
4, Caratteri e morfologie, Torino 1989, pp. 420-22.
44 Cfr. Murdry, La Preface (n. 31), p. 108 sg. Diversamente, tuttavia, Edelstein, Ancient
Medicine (n. 38), p. 141.
45 Cfr. Sieveking, s. v. H'erophilos, nr. 4, ,,R. E." VIII 1, 1912, coil. 1104 sgg.; F. Kudlien,
Herophilos und der Beginn der medizinischen Skepsis, ,,Gesnerus" 21, 1964, pp. 1 sgg. (=
Antike Medizin [n. 38], pp. 280 sgg.); Fraser, op. cit. (n. 38), 1, pp. 348 sgg. Per i dubbi circa
il fatto che la vivisezione umana sia stata realmente praticata da Erasistrato, che visse invece
alla corte dei Seleucidi, cfr. Fraser, op. cit., II, p. 507, n. 76; Lloyd, op. cit. (n. 38), p. 348.
46 Cels. Med. I praef. 23; cfr. Murdry, La Pr4face (n. 31), p. 106.
47 Cels. Med. I praef. 4; ps.-Galen. XIX 357 Kuhn. Galeno (I1 289; XUII 609 Kuhn) contesta
invece l'utilita di questo metodo, osservando in particolare che il medico coscienzioso e
troppo occupato a curare e richiudere al piiu presto le ferite per trarre dalla loro osservazione
un vero utile scientifico.

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324 GABRIELE MARASCO

versione favorevole a Cleopatra in Eliano riferisce appunto di conversazioni


simposiache, in cui Cleopatra avrebbe avuto notizie sulla dolorosita della morte
mediante armi da taglio proprio da persone che avevano subito ferite48; mi sembra
logico concludere che tale versione mirava a controbattere la tradizione sulla
crudelta di Cleopatra proprio sulla base degli indirizzi della scuola empirica.
Ma anche sotto un altro aspetto l'accusa rivolta contro Cleopatra di aver
sperimentato veleni su esseri umani si ricollegava a motivazioni di ordine psico-
logico, che eccitavano sospetti e paure assai diffusi a Roma. L'introduzione della
medicina ellenistica nel mondo romano aveva suscitato fin dall'inizio una profon-
da reazione contro quegli aspetti della scienza medica greca, in particolare la
chirurgia e l'uso di farmaci e pozioni, che apparivano piu lontani dalla tradizione
romana49 e questa reazione rimase assai viva anche nelle epoche successive, come
attesta soprattutto l'aspra polemica di Plinio il Vecchio50. Questi accusa in parti-
colare i medici di usare i propri pazienti come materiale per esperimenti, sfruttan-
do l'impunita garantita loro per gli errori commessi5l, e sviluppa accuse
d'avvelenamento e di dolo nella preparazione dei farmaci52, che sono ampiamente
attestate nella tradizione latina, rispecchiando un timore assai vivo nel pubblico53.
Mi sembra evidente, dunque, che l'accusa rivolta contro Cleopatra, ricollegando
la regina d'Egitto alle pratiche pi'u aspramente contestate della medicina alessan-
drina, mirava a sottolineare la ferocia e la crudelta che caratterizzavano la sua
dinastia, perfettamente in linea con la condanna della monarchia egiziana e delle
sue caratteristiche despotiche e prive di rispetto per la dignita umana che caratte-
rizzava la propaganda di Ottaviano.
Ma le motivazioni psicologiche e politiche dell'accusa contro Cleopatra, il suo
carattere ed i suoi effetti possono essere adeguatamente compresi solo tenendo
conto di una testimonianza che e stata generalmente trascurata. Galeno afferma
che Mitridate e il re Attalo di Pergamo avevano conseguito una completa esperi-
enza di tutti gli antidoti ai veleni sperimentandone l'efficacia su condannati a

48 Ael. Nat. anim. 9, 11.


49 Si veda in particolare la mia relazione: L'introduction de la medecine grecque a Rome: une
dissension politique et ideologique, presentata al ,,Congress Ancient Medicine in its Socio-
Cultural Context (Leiden 13-15 april 1992)", ,,Clio Medica" 27, 1995, pp. 35-48.
50 Cfr. in particolare G. Marasco, Fra repubblica e impero, Viterbo 1992, pp. 63 sgg.
51 Plin. Nat. hist. 29, 8, 18: Discunt periculis nostris et experimenta per mortes agunt, medico-
que tantum hominem occidisse impunitas summa est.
52 Plin. Nat. hist. 29, 8, 25.
53 Circa tali accuse e le relative lamentele per 1'inadeguatezza delle leggi cfr. in particolare K. H.
Below, DerArzt im romischen Recht, Munchen 1953, pp. 108 ss.; F. Kudlien, Medical Ethics
and Popular Ethics in Greece and Rome, ,,Clio Medica" 5, 1970, pp. 97-107; I. Mazzini, Le
accuse contro i medici nella letteratura latina ed il loro fondamento, ,,Quad. finguistici e
filologici" 1982-1984, pp. 76-85; D. Gourevitch, Le triangle hippocratique dans le monde
greco-romain, Rome 1984, pp. 316-21 e 347-74; Andr6, op. cit. (n. 43), pp. 165 sgg.

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Cleopatra e gli esperimenti su cavie umane 325

morte54. Comunque si voglia giudicare l'attendibilita storica di quest


nianza, mi sembra evidente che essa era diffusa: non solo infatti Gal
trovare ottime informazioni su Attalo nella tradizione locale di Pergamo, ma
anche per entrambi i sovrani la notizia s'inserisce nel solco di una tradizione ben
affermata. Mitridate era infatti universalmente noto come il personaggio storico
che piiu d'ogni altro aveva avuto dimestichezza con veleni e antidoti. Quando al re
di Pergamo, con ogni evidenza Attalo III, ultimo esponente della sua dinastia,
un'ampia tradizione attesta la sua particolare inclinazione per gli studi di farmaco-
logia, di biologia55 e soprattutto di botanica, ivi comprese le piante velenose56, ed
in particolare Giustino (36, 4, 3) riferisce che egli coltivava erbe sia nocive che
innocue, le imbeveva di succo velenoso e le inviava in dono agli amici. D'altra
parte, lo stesso Galeno riferisce in un altro trattato che Attalo si giustificava
dicendo che, se i sovrani sperimentano i veleni sui condannati a morte, non fanno
niente di terribile57.
La notizia riferita da Galeno ha dunque buone probabilita d'essere fondata e
s'inquadra comunque perfettamente nell'ambito della tradizione antica, concorde
nel descrivere Attalo III come sovrano crudele e squilibrato58; COSI pure la
testimonianza relativa a Mitridate si ricollega alla tradizione circa la crudelta di
questo sovrano, accanito nemico di Roma. Ben si comprende, dunque, come
l'attribuzione di analoghi esperimenti su cavie umane valesse anche a sottolineare
l'aderenza di Cleopatra alla crudelt'a e al disprezzo per la natura umana diffusi
nelle monarchie ellenistiche, ed in particolare al precedente di Mitridate, celebran-
do cosi ancor piiu la vittoria di Ottaviano e dell'humanitas romana sul despotismo
ellenistico.

Universit'a della Tuscia, Viterbo Gabriele Marasco

54 Galen. XIV 2 Kuhn.


55 Cfr. in partic. E. V. Hansen, The Attalids of Pergamon, Ithaca and London 19712, p. 145.
56 Varro, Re rust. 1, 1, 8; Colum. 1, 1, 8; Plut. Demetr. 20, 3; Plin. Nat. hist. 18, 5, 22; lustin.
36, 4, 3. Attalo compare inoltre nella lista degli autori utilizzati da Plinio, nella Naturalis
historia, per i libri VIII (in cui si tratta fra l'altro dei serpenti e dei farmaci tratti dagli
animali), XI (dove sono trattati anche ragni e scorpioni) e per quelli di argomento botanico
(XIV, XV, XVII, XVIII). Ancora Plinio (28, 5, 24) riferisce una notizia di Attalo sugli
scorpioni.
57 Galen. XEI 252 Kuhn.
58 Sulla tradizione relativa ad Attalo III cfr. in partic. U. Wilcken, s. v. Attalos, nr. 11, ,,R. E." II
2, 1896, col. 2176; Hansen, op. cit. (n. 55), pp. 142 sgg.; J. Hopp, Untersuchungen zur
Geschichte der letzten Attaliden, Munchen 1977, pp. 1 16 sgg.

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