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ROBERTO SALSANO
Università di Roma Tre
Abstract:
Si rivisita la produzione di Elsa Morante in momenti significativi della sua
parabola artistica per evidenziare tipologie che rendano conto, focalizzando
testualità e coscienza critica, di complessi rapporti tra memoria,
autobiografia, immaginario, sottesi alle articolazioni finzionali ed
ermeneutiche implicate dall atto di scrittura e indicativi di un originale
posizione nel Novecento letterario e culturale.
Parole chiave:
Morante, memoria, autobiografia, poetica, finzione.
ella nota d autore che chiude l edizione 1963 della raccolta Lo scialle
Andaluso Elsa Morante dichiara, riferendosi al racconto eponimo: è
quasi contemporaneo del romanzo L isola di Arturo. Appartiene già,
dunque, alla maturità dell autrice la quale ha sempre avuto per questo
racconto una simpatia particolare 1. Ogni suo dettaglio tematico e formale
dunque, agli occhi del critico, risulta notevolmente significativo. Fra questi
presenta singolare rilievo il fatto che nel racconto si imponga l immagine
d un oggetto, lo scialle in cui è avvolto il fanciullo protagonista, circonfuso di
significati simbolici, suscitato dalla memoria tra fantasie e pulsioni intime,
stati sentimentali e prese di coscienza folgoranti. Né si può trascurare che
siffatto ricordo affiora alla conclusione narrativa, condensando, in evidenza
estrema, immaginazione fittizia e dissonanza interiore al culmine
d un esperienza maturata lungo il filo del racconto. Andrea Campese, il
fanciullo che entra in un età disillusa, così rappresenta un raggiunto livello di
intuizione di sé, del suo passato, di ciò che lo aspetta:
sfuggito dall anima, posto agli esordi narrativi: Ah, io non chiederei
d essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d essere uno scòrfano,
ch è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in
quell acqua 10 ove nella voce del personaggio, travalicando il riflesso
malinconico della percezione d una conradiana linea d ombra presentiamo
la voce, straziata, che la Morante consegna alla dedica: fuori del limbo non
v è eliso . Sul romanzo visualizzato come insieme pesa un po il suggello del
destino. E se la lettura affiancata al testo è in divenire, alla sua progrediente
ricomposizione d una totalità testuale non può sfuggire un motivo ironico
negativo, deviante, che ridimensiona ogni risultato omogeneo di edonismo
della memoria, ogni compensazione letteraria di tempo ritrovato. Pur
l orecchino inviato dall amata e ritrovato dal personaggio con reviviscenza
d illusione, nell episodio giustamente rimarcato da Giacomo Debenedetti,
rilanciando sul futuro un potere seducente e magico, la fine del romanzo
suggella un rovesciamento ironico del potere esaltante e luminoso della
finzione e dell illusione. Proprio la finzione, parola chiave del mondo
morantiano, viene chiamata in causa, ma in una prospettiva di annullamento
estremo della finzione vissuta: Non mi va di vedere Procida mentre
s allontana, e si confonde, diventa come una cosa grigia Preferisco fingere
che non sia esistita 11.
Il rapporto tra splendore dell immagine e abbandono della memoria al suo
seducente spettacolo compenetrante le maglie narrative di L isola di Arturo
sembra ormai una congiuntura fantastica ed espressiva non più ripetibile se ci
si pone nella prospettiva tragica impressa ai seguenti versi di Addio in Il
mondo salvato dai ragazzini sotto il peso di un forte trauma biografico: E
chiedo una tenerezza al buio della stanza, / almeno una decadenza della
memoria, / la senilità, l equivoco del tempo volgare / Che medica ogni
dolore (cors. di A.)12.
E, comunque, gli artifici e il pathos della memoria trovano nella scrittura di
Elsa ai primi anni ottanta un altra, singolare potenzialità ideativa e strutturale.
Nel tardo Aracoeli ritorna, ancora, il taglio autobiografico, ma l articolazione
del motivo memoriale diviene più complessa nonché tematica, e in questo
accrescimento e problematizzazione sono impliciti rapporti con l esperienza
letteraria pregressa. Il narratore racconta di sé, anche se in parte è biografo di
Aracoeli, la madre spagnola, e riflette l animo della scrittrice al tramonto
facendo della memoria un intima avventura tra verifiche e ricerche
esistenziali ben più disperate rispetto ai romanzi precedenti. Anche qui il
racconto autobiografico o biografico cede all immaginazione, e chi lo espone
ne ha piena coscienza. Si legga, presso la fine del romanzo: Il microscopio è
fantastico. E so già che la mia presente analisi e suoi pretesi risultati sono
immaginari, come immaginaria, del resto, è l intera mia storia (e tutte le altre
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ELSA MORANTE TRA MEMORIA E IMMAGINAZIONE
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NOTE
1
Elsa Morante, Opere, a cura di Carlo Cecchi e Cesare Garboli, Vol. I,
Milano: Mondadori (Meridiani), 1988, p. 1580.
2
Ivi, p. 1578.
3
Jean Starobinski, Lineamenti per una storia del concetto di
immaginazione , in L occhio vivente, Torino: Einaudi, 1975, pp. 277-94.
4
Frank Kermode, The Sense of an Ending, Oxford: Oxford University Press,
1979.
5
Elsa Morante, Opere, Vol. I, cit., p. LVII.
6
Philip Lejeune, Il patto autobiografico, Bologna: il Mulino, 1986.
7
Quanto a possibili allusioni simboliche del nome Elisa nel senso di
elidere vedi Angelo Raffaele Pupino, Strutture e stile della narrativa di
Elsa Morante, Ravenna: Longo Editore, 1968, p. 54.
8
Elsa Morante, Opere, Vol. I, cit., p. 39.
9
Ivi, p. 53.
10
Ivi, p. 954.
11
Ivi, p. 1369.
12
Elsa Morante, Opere, cit., Vol. II, p. 8.
13
Ivi, p. 1452.
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ELSA MORANTE TRA MEMORIA E IMMAGINAZIONE
14
Giuliano Gramigna, La menzogna del romanzo, Milano: Garzanti, 1980.
15
Per una mia valutazione di questi appunti rimando a Roberto Salsano,
Elsa Morante: riflessioni sul romanzo , in Critica Letteraria, XXXIV
(2006), 132, pp. 535-43.
16
Elsa Morante, Opere, Vol. I, cit., p. 579.
17
Ibid.
18
Alba Andreini, Lettere ad Antonio, in Elsa Morante, Opere, Vol. II, cit.,
pp. 1579-1628.
19
Elsa Morante, Opere, Vol. I, p. 579.
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