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SULLA COOPERAZIONE TRA LA RUSSIA E L’ITALIA

SULLA COOPERAZIONE
TRA LA RUSSIA E L’ITALIA
di Vagif A. Gusejnov*

Le relazioni russo-italiane hanno una lunga storia. Vi sono stati periodi di


freddezza e perfino di rottura dei rapporti ufficiali, ma anche di intenso sviluppo. In
questo articolo vorrei però riflettere sulla fase attuale delle relazioni tra Italia e Russia,
che non ha ancora due decenni di vita. Periodo breve secondo i criteri dell’analisi
storica, ma caratterizzato da un’importante particolarità: è proprio in questo periodo
che si sono poste e si continuano a porre le salde, a mio parere, e nuove fondamenta
della cooperazione futura, e non per un anno o due ma a lungo termine. Una
cooperazione che non si basa semplicemente sugli interessi comuni, e questo vale non
solo per i nostri due paesi ma anche per la cooperazione bilaterale nel suo complesso.
Già nel 1994 tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana fu firmato il Trattato di
amicizia e cooperazione (che sostituiva l’analogo Trattato del 1990 tra l’Unione Sovietica
e la Repubblica Italiana), e in seguito, nel febbraio del 1998, fu la volta del Piano di
azione nelle relazioni tra i nostri due paesi firmato da B. El’cin e Romano Prodi.
Oggi tra la Russia e i Paesi occidentali non sussistono contrapposizioni antagonistiche
dal sapore ideologico. I nostri paesi non si trovano più ideologicamente agli antipodi
come accadde ai tempi non lontani della guerra fredda. Purtroppo; tuttavia, nelle
relazioni tra la Russia e alcuni paesi dell’Occidente si sono fino ad ora frequentemente
manifestate delle recidive dell’epoca della guerra fredda. La congiuntura politica
prevale perfino sugli interessi economici. E questo, va riconosciuto, spesso ostacola
lo sviluppo delle relazioni bilaterali non solo nell’economia, ma anche nella cultura,
nella sfera sociale. Ma nelle relazioni tra la Russia e l’Italia, dal mio punto di vista,
entrambi i nostri paesi stanno sinceramente cercando di ridurre al minimo questo
fattore inibitorio. Sfruttando quanto c’è di utile in ciò che è stato realizzato in passato
nelle relazioni bilaterali, i due paesi cercano di costruire la loro politica attuale guardando
non ai momenti negativi del passato ma al futuro. In una simile politica di Stato la
garanzia è rappresentata dalla forza delle nostre relazioni e dalle buone possibilità che
si sviluppino ulteriormente.
Le relazioni tra la Russia l’Italia oggi si sviluppano uniformemente in tutte le direzioni:
EURASIA

in politica e nella sfera della sicurezza, in economia e nel settore energetico, nella

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DOSSARIO

cultura e nell’istruzione. La Russia è un partner strategico indispensabile dell’Italia


sul piano economico e politico, e l’amicizia tra i nostri paesi ha carattere globale: non
si può non essere d’accordo con questa valutazione delle relazioni bilaterali espressa
dal primo ministro italiano Silvio Berlusconi alla vigilia della sua visita a Mosca nel
maggio del 2009.
Si sente spesso dire che le buone relazioni tra i nostri due paesi si basano sull’amicizia
personale tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Ma io osserverei che anche tra
George Bush e Vladimir Putin si erano create ottime relazioni personali, e malgrado
questo i rapporti tra Russia e Stati Uniti durante le loro presidenze sono invece peggiorati.
La reciproca simpatia tra statisti è indubbiamente buona cosa, e talvolta aiuta anche
a raggiungere compromessi e a risolvere questioni complesse. Ma conta soprattutto
la comprensione, da parte degli attori politici, dei vantaggi reciproci che derivano da
una cooperazione evoluta e coscienziosa, clima normale delle relazioni internazionali.
È questo l’elemento decisivo nelle relazioni russo-italiane.
Essendomi occupato a lungo di questioni di politica estera, vorrei innanzitutto rilevare
alcune caratteristiche della complessa sfera delle relazioni tra Russia e Italia. Esse
sono un esempio di come due paesi con divergenze non trascurabili rispetto a tutta
una serie di dinamiche mondiali ed europee, si sforzino di trovare – spesso riuscendoci
– una lingua comune. L’Italia, come membro dell’Alleanza Nord Atlantica e dell’Unione
Europea, deve naturalmente attenersi alla linea dettata da queste entità sia in politica
sia in economia. Eppure l’opinione pubblica russa ha l’impressione che la dirigenza
italiana, così come l’opinione pubblica del paese (in ogni caso una sua parte significativa),
siano sensibili alle difficoltà che la Russia ha dovuto affrontare nel non facile passaggio
dall’economia centralizzata all’economia di mercato e ad una nuova direzione politica,
anche nel campo delle relazioni internazionali e nella sfera della difesa e della sicurezza.
In particolare, il nostro Paese ha apprezzato la posizione moderata di Roma e di
altre capitali dell’Europa Occidentale al convegno della NATO tenutosi a Bucarest
nell’aprile nel 2008, durante il quale si discusse tra le altre cose la questione dell’ingresso
nell’Alleanza Nord Atlantica dell’Ucraina e della Georgia. Nonostante le pressioni
senza precedenti esercitate dagli Stati Uniti e dal presidente nordamericano in persona,
George W. Bush, sulla questione fu presa una decisione piuttosto ponderata. A Mosca
si temeva non senza ragione che l’ingresso di questi Paesi nell’alleanza avrebbe minato
il principio, già abbastanza compromesso dalla politica di allargamento della NATO, di
una sicurezza eguale per tutti i paesi europei, e che non avrebbe certo contribuito a
rafforzare la sicurezza europea. Meno di sei mesi dopo, l’azzardata decisione del
presidente Michail Saakashvili di ordinare l’invasione militare dell’Ossezia del Sud ha
confermato chiaramente questi timori. Cosa sarebbe successo se Saakashvili non
avesse solo goduto del tacito appoggio di Washington ma fosse anche stato membro
dell’Alleanza Nord Atlantica e avesse potuto farsi forte dello statuto e della potenza
militare di quell’organizzazione? In quel caso gli Stati Uniti e gli altri membri dell’alleanza
sarebbero automaticamente entrati nella guerra nel Caucaso, una guerra devastante
EURASIA

che – comunque si fosse conclusa – non sarebbe stata vinta né dalla Georgia, né dalla

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