Lo stato attuale dell’italiano è stato definito (Bartezzaghi) come quello di
una “lingua scalza e scravattata”. In effetti quella che sembra emergere è una lingua impoverita e che ha come riferimento il linguaggio dei media, sempre più mediocre soprattutto nelle sue componenti internettiane e televisive. Cosa ci può dire in merito al recupero - avvertito da alcuni come esigenza - di un’estetica del linguaggio e del gusto dell’espressione che va al di là della sua utilizzazione pratica?
Al di là del fascino evocativo e suggestivo delle metafore, non mi sentirei di
affermare che l’italiano che oggi si parla e si legge (e quindi l’italiano che si scrive) sia una «lingua impoverita», né tanto meno «sempre più mediocre». Personalmente, ritengo che l’italiano che si ascolta abitualmente alla radio e alla televisione (non considerando naturalmente i picchi di eccellenza o di sciatteria) sia un italiano mediamente buono, che rispecchia i mutamenti sociali e del costume di coloro che lo parlano. D’altra parte, occorre fare i conti con il fatto che l’italiano, da lingua principalmente letteraria, è diventato la lingua davvero parlata da tutti gli italiani da una sessantina d’anni a questa parte, da quando cioè è stato diffuso su tutto il territorio nazionale, soprattutto grazie alle trasmissioni radiofoniche e televisive. Piuttosto, riproporrei volentieri alcune delle considerazioni affidate qualche tempo fa da Cesare Segre alle colonne del “Corriere della sera”: «Sappiamo che ci si esprime diversamente parlando a un re o a uno straccivendolo, in un’assemblea o all’osteria, a un superiore o a un compagno di bisbocce; o anche a un vecchio o a un bambino. Cambia la scelta delle parole: sventurato, sfortunato, scalognato, iellato, sfigato hanno, più o meno, lo stesso significato, ma appartengono a registri diversi. I giovani sono quelli che sembrano ignorare di più i registri, e con ciò stesso si mettono in condizione d’inferiorità, perché mostrano di non aver rilevato, nel parlare, che la scelta linguistica denota la loro attitudine a posizionarsi rispetto ai propri simili, e a riconoscere il ruolo o i meriti degli interlocutori. Il rispetto dei registri è uno di quegli atti di cortesia che rendono più scorrevoli i rapporti umani». Credo che proprio i nuovi canali di comunicazione (la rete telematica e il telefonino), forse perché molto amati dai giovani, ma soprattutto perché usati sempre più spesso in situazioni informali (in casa, per strada), possano contribuire a diffondere un certo appiattimento dei registri linguistici. Come recuperare? Prendendoci cura giorno per giorno della nostra lingua, che è un bene comune a tutti gli italiani, e che suscita sempre più interesse e curiosità in tutto il mondo (i corsi di EURASIA
lingua italiana all’estero hanno registrato una crescita molto elevata negli ultimi anni), anche perché è una lingua che nel corso del suo millennio di vita è stata capace di