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2.5
La fusoliera
La fusoliera il corpo vero e proprio dellaereo e come tale deve assolvere molteplici funzioni tra le
quali alloggiare la cabina di pilotaggio, il carico utile e gran parte degli impianti di bordo. Inoltre deve
costituire lelemento strutturale che collega le ali con gli organi di stabilit e controllo posti sugli impennaggi
di cosa. Se assolve solo alla prima funzione detta carlinga altrimenti detta trave di coda.
Longitudinalmente la fusoliera di un velivolo da
trasporto
pu
essere
considerata
un
corpo
D/L
L/D
snellezza
finezza
DC-9
0,096
10,416
DC-8
0,076
13,158
DC-10
0,072
13,888
Boeing 707
0,074
13,513
Boeing 747
0,086
11,627
Concorde
0,046
21,739
fusoliera. Questultimo pu dirsi composto da due fattori: il primo la resistenza dattrito legata al superficie
bagnata del corpo, e che quindi cresce con la lunghezza L, il secondo la resistenza di pressione ( o di
forma) che invece legata allarea massima della sezione trasversale, e che pertanto aumenta allaumentare
del diametro D della sezione.
che
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UNITA 2
LAEROPLANO e LE SUE PARTI
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MODULO A
Forma e dimensioni della fusoliera variano a seconda della categoria di appartenenza del velivolo, nonch
delle prestazioni richieste. Le sezioni trasversali pi usate negli aerei civili sono le seguenti:
Sezione ovalizzata, impiegata per piccoli aerei da trasporto persone (fig. c);
Sezione a lobi circolari, usato nei grossi aerei da trasporto (fig. e);
si cerca di alloggiarlo
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UNITA 2
LAEROPLANO e le SUE PARTI
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MODULO A
Tuttavia in alcuni casi come per i grossi velivoli da trasporto si sacrificano le condizioni dettate dalla
pressurizzazione e si dispongono i passeggeri su pi piani secondo diverse architetture:
Nel caso di piccoli velivoli e di quelli militari non esistono regole generali per la forma trasversale della
fusoliera, non essendovi le stringenti motivazioni del carico utile, e pertanto essa determinata
essenzialmente da motivi di ingombro e pu assumere le forme pi svariate.
Dal punto di vista costruttivo, le fusoliere si possono distinguere in tre grosse categorie a seconda degli
elementi che costituiscono la struttura resistente della fusoliera:
Fusoliere a traliccio o reticolari (in acciaio utilizzata negli aerei leggeri ed ultraleggeri);
Fusoliere a guscio;
Fusoliere a semiguscio.
Nel caso delle strutture a guscio e semiguscio, la sezione di una fusoliera costituita da elementi
longitudinali detti correnti aventi la funzione di assorbire gli sforzi indetti dalle flessioni, da elementi
trasversali dette ordinate aventi la funzioni sia di appoggio per i correnti che di forma, e dal rivestimento
che oltre alla funzione propria ha anche quella di assorbire le sollecitazioni di torsione e quelle generate dalla
pressurizzazione. Uno dei problemi nel dimensionamento della fusoliera, quello generato dalla presenza
delle aperture (obl, portelli,..). Infatti una struttura sottile in presenza di aperture riduce notevolmente la
propria rigidezza torsionale e pertanto nel calcolo delle aperture occorrer prevedere opportuni rinforzi
interni, realizzati con elementi profilati che costituiscono un vero e proprio telaio intorno allapertura stessa.
I componenti e le diverse tipologie strutturali della fusoliera saranno trattati in dettaglio nel successivo
modulo G Analisi strutturale della fusoliera.
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UNITA 2
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MODULO A
2.6
Nei velivoli ad architettura classica, gli organi di stabilizzazione e controllo sono costituiti:
dal
piano
di
coda
orizzontale
(detto
anche
una
fissa
detta
stabilizzatore.
In
alcune
dal piano di coda verticale (detto anche impennaggio verticale), che provvede ad assicurare la stabilit
e la manovrabilit del velivolo intorno allasse di imbardata. In particolare esso si compone di una
parte mobile, detta timone di direzione, e di una fissa detta deriva.
dagli alettoni che, situati allestremit alari per aver il maggior braccio rispetto allasse longitudinale,
comandano il movimento di rollio.
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UNITA 2
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MODULO A
ORGANO di CONTROLLO
COMPOSIZIONE
IMPENNAGGIO ORIZZONTALE
COMPITI
Equilibratore o elevatore
(parte mobile)
IMPENNAGGIO VERTICALE
Timone
(parte mobile)
ALETTONI
La necessit dellimpennaggio orizzontale nasce dal fatto che, se il velivolo fosse costituito solo dallala
e dalla fusoliera, non risulterebbe equilibrato al beccheggio. Infatti la portanza del velivolo parziale (Lw)
applicata nel centro pressione (C.P.) non baricentrica. Il C.P. generalmente arretrato rispetto al
baricentro G alle basse incidenze (Fig. a) ed avanzato alle
alte incidenze (Fig. b). Ci significa che si genera un
momento a picchiare MY nel primo caso ed un momento a
cabrare nel secondo. Nasce quindi lesigenza di disporre di
una seconda superficie portante in coda (piano orizzontale)
che genera un momento uguale ed opposto a quello
squilibrante del velivolo parziale (senza coda). Si comprende
quindi il perch, nel volo orizzontale uniforme, il piano di
coda deve essere deportante se il baricentro in avanti (Fig.
a) e portante nel caso opposto (Fig. b).
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UNITA 2
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MODULO A
La necessit dellimpennaggio verticale nasce invece dallesigenza di garantire la stabilit direzionale del
velivolo. Ad esempio quando il velivolo investito da una raffica laterale, il piano di coda verticale produce
una forza aerodinamica, detta devianza, che rispetto al baricentro genera un momento di imbardata che
tende ad annullare la perturbazione. Il timone di direzione viene azionato dal pilota attraverso la pedaliera
per garantire la manovrabilit direzionale.
Per quando riguarda la disposizione dei piani di coda, oltre alla configurazione classica, con il piano
orizzontale installato nellestremit posteriore della fusoliera alla base della deriva, possibile avere tante
altre soluzioni di seguito raffigurate.
Nell impennaggio a croce, il piano orizzontale situato ad altezze intermedie rispetto a quello
verticale mentre nell impennaggio a T i piani orizzontali sono siti allestremit superiore della deriva. Si
possono avere anche soluzioni in cui la superficie verticale anzich essere unica e costituita da pi derive.
Chiaramente la scelta del tipo di configurazione dipende da diversi fattori, tra i quali le sollecitazioni di
flessione e torsione che le forze aerodinamiche generate dai piani di coda esercitano sulla fusoliera.
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UNITA 2
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MODULO A
Ad esempio si ha tutto linteresse a fare in modo che limpennaggio verticale sia il pi basso possibile
per non indurre grosse torsioni sulla fusoliera, daltro conto la deriva non pu essere troppo bassa per non
creare problemi di contatto con il terreno al decollo. Per quanto riguarda la posizione dellimpennaggio
orizzontale possiamo notare che mentre la configurazione T, ha il vantaggio rispetto a quella classica, di
tenere i piani di coda lontano dalle scie di ali e motori (la si trova, ad esempio, in quegli aeromobili che
hanno i motori installati nella parte posteriore della fusoliera come lMD 80), presenta tuttavia
linconveniente, che in condizioni di stallo il piano di coda pu essere messo in ombra aerodinamica e
lequilibratore non riesce pi a garantire il momento necessario per riportare il velivolo in condizioni normali,
e inoltre, dal punto di vista strutturale, essa risulta pi pesante di quella classica, in quanto gli sforzi agenti
sulla parte orizzontale si scaricano completamente su quella verticale prima di raggiungere la fusoliera.
Una soluzione alternativa e interessante e quella in cui i piani sono posizionati non pi a valle dellala ma
si trovano a monte. Tale configurazione nota con il nome di canard ed
spesso impiegata nel caso di velivoli con ala a delta nei quali il compito
degli equilibratori assolto da superfici disposte a fianco degli alettoni,
dotate di movimento simmetrico, chiamate elevoni.
Tale soluzione presenta il grosso vantaggio di una riduzione della
superficie alare, in quanto le alette canard contribuiscono alla portanza
globale del velivolo, ma a differenza di un configurazione classica con il
piano in coda, rimane il problema legato alla instabilit intrinseca di un
sistema siffatto. Per tali motivi si pensato ad una configurazione mista
con alette nella parte anteriore e piani orizzontali in coda.
Un esempio di tale configurazione il velivolo P180 Avanti costruito dalla Piaggio Aero Industries).
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UNITA 2
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MODULO A
2.7
Gli organi per linvolo e latterraggio sono tutti quei dispositivi che consentono al velivolo di decollare
e atterrare. Nel caso di velivoli terrestri essi sono costituiti dai carrelli di atterraggio, normalmente composti
da ruote fissate ad ammortizzatori, ma possono anche essere utilizzati sci per operazioni su superfici nevose
o ghiacciate oppure galleggianti per operazioni su superfici acquose, come nel caso degli idrovolanti.
Il
carrello
di
atterraggio
deve
inoltre
manutenzione necessario per i carrelli retrattili. Viene di solito impiegato negli aerei di piccole dimensioni
perch nella maggior parte dei casi i vantaggi in termini di prestazioni non giustificano il peso, i costi e la
complessit maggiore. Inoltre il pilota non rischia
inutilmente di atterrare con il carrello retratto. Al
contrario i velivoli di una certa dimensione hanno
ormai tutti il carrello retrattile nella fusoliera o nelle
ali dell'aereo. Tale soluzione pur essendo di
maggiore
difficolt
costruttiva,
ingombrante
consente
di
migliorare
Per quanto riguarda la disposizione delle ruote, si possono avere le seguenti configurazioni:
1.
carrello biciclo;
2.
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UNITA 2
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MODULO A
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UNITA 2
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MODULO A
Un altro vantaggio del carrello triciclo con ruotino anteriore si ottiene in termini di stabilit nelle manovre
curve. Infatti, nel caso di un carrello triciclo con ruotino posteriore negli spostamenti al suolo, se per una
folata di vento o per qualunque
motivo l'aereo inizia a girare, la forza
centrifuga porta il baricentro verso
l'esterno restringendo sempre di pi
il raggio di curvatura, con il rischio, a
velocit elevate, di ribaltare l'aereo.
Quindi gli aerei che utilizzano questo
tipo di carrello sono molto sensibili al
vento laterale. Nella configurazione
con ruotino anteriore la posizione del
baricentro rende molto pi stabile l'aereo nei movimenti al suolo, perch tende a raddrizzare le curve
troppo strette, e non permette che l'aereo rimbalzi all'atterraggio.
Il numero delle ruote che compongono il carrello funzione del peso massimo al decollo del
velivolo e dellarea di contatto tra pneumatici e suolo. Le crescenti dimensioni degli aerei con il
conseguente aumento di peso richiedono un numero maggiore di ruote. Ad esempio l'Airbus A340-500
dispone di un terzo carrello posizionato al centro della
fusoliera; il Boeing 747 invece dispone di cinque carrelli: uno
sotto il muso e gli altri quattro, ognuno da quattro ruote, sotto
la fusoliera e le ali.
La tendenza moderna quella di dotare i carrelli di un
numero maggiore di ruote ma di minori dimensioni in modo da
avere, a parit di area di contatto pneumatici-suolo, un
vantaggio in termini di peso, anche se tale soluzione comporta
una maggiore complicazione costruttiva.
Infine il carrello anteriore dotato quasi sempre di un
compasso che permette lorientamento della ruota, mentre quello principale dotato di freni, che ormai
sono esclusivamente a disco semplice o multiplo.
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UNITA 2
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MODULO A
2.8
La scelta e la disposizione del gruppo propulsore , dopo lala, uno degli elementi che ha notevole
ripercussione sullarchitettura generale del velivolo.
Premesso che una macchina a sostentazione dinamica (aerodina) pu avanzare in volo orizzontale
solo grazie alla spinta del propulsore installato, tutti i propulsori funzionano secondo lo stesso principio fisico
che consiste nel prelevare una certa quantit di aria e accelerarla, pertanto la spinta che ne deriva sar tanto
pi grande quanto pi grande la massa di aria interessata e quanto pi grande la differenza tra velocit
di efflusso e quella di volo. Per tale motivo i propulsori aeronautici si dividono in due grandi famiglie a
seconda che venga utilizzata o meno laria esterna:
ESOREATTORI;
Gli esoreattori, a seconda delle modalit con cui si ottiene la spinta, si suddividono a loro volta in:
MOTOELICHE;
TURBOGETTI;
ESOREATTORI
TURBOELICHE O TURBOPROP.
TURBOFAN o TURBOGETTO a DOPPIO FLUSSO;
AUTOREATTORI e PULSOREATTORI.
In particolare parleremo di propulsori a reazione indiretta se laria viene accelerata con un dispositivo
esterno al motore (elica), di propulsori a reazione diretta quando il fluido elaborato allinterno del motore.
Senza
entrare
nella
descrizione
di
ogni
propulsore
viene
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UNITA 2
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MODULO A
MOTOELICHE
Campo di
utilizzo
Caratteristiche
e limiti
TURBOGETTI o TURBOJET
Campo di
utilizzo
Caratteristiche
e limiti
TURBOELICHE o TURBOPROP
Campo di
utilizzo
Caratteristiche
e limiti
TURBOFAN
Campo di
utilizzo
Caratteristiche
e limiti
La sostanziale differenza tra i motori ad elica e quelli a getto che mentre i primi vengono classificati per
potenza, i secondi vengono classificati per spinta (per poter paragonare le prestazioni basta moltiplicare la
spinta del turbogetto per la velocit del velivolo per ottenere la potenza). Inoltre il comportamento alle basse
velocit dei velivoli ad elica molto migliore, in quanto mantengono un maggior esubero di potenza
disponibile, il che garantisce grandi condizioni di sicurezza in quei casi in cui si manifestano imprevisti nelle
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UNITA 2
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MODULO A
fasi di decollo o atterraggio, fasi nelle quali statisticamente si verificano la maggior parte degli incidenti.
Il grande esubero di potenza permette infatti di percorrere rampe pi ripide consentendo una rapida ripresa
dell'aereo nel caso, ad esempio, di un "lungo" in atterraggio. Nella successive figure sono raffrontati i
diagrammi delle prestazioni di velivoli ad elica e velivoli a getto.
Le curve indicate con PA rappresentano le potenze fornite dal motore, le curve indicate con PR le potenze
necessarie al sostentamento del velivolo. Si vede che alle basse velocit il velivolo ad elica, diagramma (a),
mantiene un esubero di potenza nettamente maggiore del velivolo a getto, diagramma (b), a parit di curva
delle potenze necessarie. Ci spiega lutilizzo della propulsione ad elica nei collegamenti in ambito regionale,
dove i velivoli non raggiungono mai quote particolarmente elevate, dato il breve tempo di volo, per cui non
necessario utilizzare velivoli a getto, che rendono meglio se utilizzati ad alte quote. La brevit delle tratte
rende inoltre trascurabile il risparmio di tempo dovuto alla maggiore velocit del velivolo a getto.
Esistono aerei utilizzati per laviazione civile che vengono prodotti con i due sistemi di propulsione, ad elica e a getto. Un
esempio pu essere il DORNIER 328. La versione Jet propulsa da due turbofan Pratt & Whitney Canada PWC 306B da
2722 kg di spinta unitaria, mentre la versione turboprop da due Pratt & Whitney Model PW 119B, ciascuno dei quali genera
una potenza al decollo di 2.180 cavalli sull'albero, con eliche Hartzell esapala in materiale composito.
La versione equipaggiata da motori turbofan presenta un consumo orario leggermente pi alto a fronte di una velocit di
crociera del 20% pi elevata. Il motivo principale sta nel fatto che, garantendo il motore a getto una forte spinta fino a quote
elevate, il velivolo cos propulso pu volare a quote operative maggiori rispetto al turboprop, incontrando una minore
resistenza aerodinamica e volando a velocit maggiori.
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MODULO A
Nelle immagini sopra viene invece riportato un Boeing 737, nelle due versioni, equipaggiate, rispettivamente con motore
turbo-jet e con motore turbofan. Si nota unimportante differenza fra i due motori, cio la maggiore area frontale del
turbofan rispetto al turbo jet, che comporta certamente un incremento di resistenza del velivolo e un peggiore
comportamento negli assetti deviati. Tuttavia per le velocit di esercizio e per le prestazioni richieste ai velivoli per laviazione
civile, questo aspetto considerato trascurabile rispetto ai vantaggi in termini di consumo e impatto ambientale.
Dopo la scelta del tipo di propulsore, il secondo problema che il progettista chiamato a risolvere la
scelta del numero dei motori e la loro disposizione sul velivolo. Chiaramente la scelta del numero di
propulsori prima di tutto dipende dalla tipologia di velivolo, poi legata alle spinte o potenze disponibili e
infine a considerazioni di sicurezza e affidabilit.
Rimanendo nel caso dellaviazione civile possiamo avere:
BIMOTORE a ELICA: La configurazione classica prevede due motori con elica trattiva collocati in
gondole sotto lala o portati direttamente dallala.
BIMOTORE a GETTO: Nel caso dei velivoli a getto oltre alla configurazione classica di due motori in
gondole sub-alari, vi la possibilit di installarli nella parte posteriore della fusoliera mediante
appositi piloni. Questultima configurazione (utilizzata ad esempio per il velivolo MD 80) consente di
avere diversi vantaggi tra i quali:
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MODULO A
mentre la configurazione classica, con due motori sub-alari, preferibile poich presenta:
Nel caso in cui necessario aumentare il numero dei motori si pu ricorrere a un TRIREATTORE o un
QUADRIREATTORE. Per i grossi velivoli da trasporto la
formula del trireattore (nella figura a lato un DC 10)
legata sia allesigenza di avere grosse autonomie sia una
maggiore spinta in fase di decollo poich spesso gli
aeroporti, situati vicinissimo al centro delle citt, sono
dotati di piste corte. Chiaramente nel caso di modeste
percorrenze
piste
sufficientemente
lunghe
un
trireattore appare sovradimensionato non solo rispetto allesigenza di crociera ma anche rispetto a quelle di
decollo ed ragionevole ricorrere a un bireattore.
Quando abbiamo a che fare con velivoli di grossi dimensioni necessariamente occorre utilizzare quattro
propulsori. Il pi grande velivolo fin ad oggi costruito
per il trasporto passeggeri lAIRBUS A380. Si tratta
di un gigante di 560 tonnellate che nella versione pi
capiente pu trasportare fino a 656 passeggeri.
Da quando cominciata la progettazione di questo
velivolo le case motoristiche hanno cercato di
produrre il motore adatto. Ad esempio General Elettric
e Pratt & Whittney hanno creato un consorzio
producendo il motore GP7200, un turbofan da 32
tonnellate di spinta al decollo, mentre la Rolls-Royce ha prodotto il Trent 900, anchesso da 32 tonnellate di
spinta. La scelta di quale motore montare viene, in genere, fatta dalla compagnia aerea che acquista
laeromobile, secondo criteri legati alle possibilit di effettuare le manutenzioni. LA380 ne monter quattro
rispondendo al criterio secondo il quale, la spinta disponibile in caso di avaria di un motore, deve essere di
circa il 20% del peso dellaeromobile, ed effettivamente tre motori da 32 tonnellate cad. forniscono le 100
tonnellate richieste.
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MODULO A
Peso totale
MINIMO AFTERBURNER
Temperatura di ingresso in
turbina
993c
MASSIMO AFTERBURNER
670 8c
Portata daria
170 lb/sec
0,84 -1,20
kg/(kgspinta x h)
1,96
kg/(kgspinta x h)
Rapporto di compressione
12.7 : 1
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