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Introduzione
Faremo lapprossimazione di gas perfetto:
1) Le particelle possono essere considerate come puntiformi, perci lo spazio a
disposizione tutto quello del recipiente;
2) Le particelle non sviluppano alcuna mutua interazione;
3) Gli urti tra le particelle e la superficie del recipiente sono completamente
elastici.
Spiegazione microscopica della pressione
Consideriamo un gas perfetto posto in un recipiente, ed analizziamo gli urti delle
particelle del gas contro una parete. Fissiamo i due assi di riferimento rispettivamente
paralleli ed ortogonali alla parete. Prendiamo in considerazione una particella in moto
con velocit
e di base
d=v x t 0 , dove
t0
vx
vx,
con velocit diverse. Tra le numerose particelle del volumetto, quante urteranno?
Ovviamente, le particelle che avranno
contrario, le particelle con velocit
v x
vx
vx
urta la superficie.
Supponendo le particelle siano distribuite in maniera uniforme nel volume, detto
il numero di particelle nel recipiente e detto
n=
N=
1N
2V
=v x t 0
1N
n=
S v x t0
2V
p x =2m v x
La quantit di moto scambiata totale sar pari al numero di particelle per lo scambio
della quantit di moto di una particella:
Q x=
1 N
N 2
S v x t 0 2 mv x =m S v x t 0
2 V
V
f x=
Qx
N
=m S v 2x
t0
V
Per il principio di azione e reazione, la parete subisce una forza uguale ed opposta
F x =f x ,perci,
F x =m
N
S v 2x
V
P=
Fx N
= m v2x
S V
La pressione identica, punto per punto, in ogni punto della superficie, in quanto
questi urti avvengono in maniera equiprobabile in ogni punto della superficie. Daltra
parte tuttavia non tutte le particelle del volume
Px
N
2
m< v x >
V
Ovviamente questa formula pu essere applicata anche alle pareti orizzontali, con
formula:
P y
N
2
m<v y >
V
Ma la pressione su ognuna delle superfici sar la stessa per il caos molecolare: perci,
la pressione totale sar:
v >
3
2
N
2
2
2
v x >+ v y >+ v z > = m
3 M
N
P m
V
Sappiamo, per la legge dei gas perfetti,
PV =nRT P=
Dove
Na
N RT
V Na
RT
m<v 2 > =
3 Na
1
3 RT
m< v 2
= E0 >
2
2 Na
Dove
E0 >
mole di particelle,
3
N a < E0 > RT
2
Detta
3
U= RT
2
Ancora, sfruttando i principi della termodinamica, sappiamo che:
c v=
( QT ) =( UT ) = 32 R
V
Dove si posto
Q=U
della relazione
Q=L+U
puntiformi.
Distribuzione di particelle
Immaginiamo un sistema fisico, costituito da due recipienti a volumi
NS e N D
VSeV D
con
VSV D
Ps=P 0
Se inoltre supponiamo:
V s=V D
Possiamo aspettarci, alla fine, che valga:
N S =N D
Otterremo questa relazione intuitiva sfruttando solo strumenti statistici, e per un
qualsiasi sistema termodinamico, non necessariamente gassoso, in cui sono disposte
le diverse strutture atomiche.
Per analizzare tutte le possibili configurazioni delle particelle, consideriamo il seguente
esperimento mentale: immaginiamo di avere un secchio pieno di particelle; da esso
estraiamo una particella che lanciamo, in maniera del tutto casuale, in uno tra due
contenitori vuoti.
Qual la probabilit di centrare
Vs
rispetto a
V D ? Ovviamente, pi grande il
V i /(V S +V D )
, con i=S o i=D; non facciamo altro che usare la definizione di probabilit numero di
casi favorevoli diviso numero di casi possibili.
Immaginiamo dunque di voler iniziare a riempire il contenitore a sinistra; il primo
lancio avr probabilit:
P 1=
Vs
V
La probabilit di colpire con due lanci il contenitore di sinistra sar invece il prodotto
delle probabilit, perci:
Vs
V
( )
P2=
Ns
particelle il
V
PN = s
V
( )
Ns
V
PN = D
V
NN s
V
= D
V
( ) ( )
ND
Ns
ND
volte il
Vs
V
Ns
VD
V
( )( )
PN =
ND
Le particelle sono tuttavia tutte diverse. Dobbiamo quindi non soltanto considerare la
probabilit che le particelle centrino il contenitore di sinistra o di destra, ma con quale
distribuzione centreranno quello di sinistra e con quale distribuzione quello di destra.
Moltiplicando la probabilit per il numero di modi di disporre le particelle avremo la
probabilit di osservare
N!
NS
Ns
e le
contenitori:
N!
N!
=
= N
N S ! N D ! N s ! ( N N S ) ! N S
( )
Vs
P ( N s )= N
Ns V
Ns
VD
V
Ns
ND
( )( ) ( )
V s=V D =V /2 , varr:
1
P ( N s )= N
Ns 2
Ns
ND
1
2
1
= N
Ns 2
( )( ) ( ) ( )( )
P= P( N s )=1
N s =0
1
P= P( N s )= N
N =0
N =0 N s 2
( )( )
N s=0
N!
1
N s ! ( NN s ) ! 2
()
1 1 N
N!
1
1 =1= +
=
2 2
N =0 N s ! ( N N s ) ! 2
N
( )
()
Perci la probabilit
P( N s )
rispetta quello
Ns
P( N s ) , il
N/2
N s =N /2 .
P ,V , T , N
PV =
N
RT
NA
Ni
N i= V i=N
Dove
Vi
V
( )
N i=N
N i =0
{ N 1 , N 2 N n } {N i }
macroscopica.
La probabilit osservata prima
N s , ma di n variabili
La distribuzione ottenuta in questo caso non sar del tipo binomiale, ma multinomiale,
che possiamo ottenere con il solito ragionamento: immaginiamo di lanciare una
particella nel contenitore; la probabilit di centrare il volumetto
lancio sar proporzionale a
V i /V , e centrarlo con
Ni
Vi
in un singolo
a:
Vi
V
Ni
( )
i=1
Vi
V
Ni
( )
Fattore che, come visto prima, va moltiplicato con il numero di possibili combinazioni
che, in questo caso, vale:
N!
N1 ! N2! N n!
Che possiamo comprendere in questo modo: molte configurazioni sono in realt
ripetute (come nel caso 12 e 21 visto nella situazione pi semplice), perci vanno
ridotte di un fattore per ogni volumetto (appunto, i fattoriali al denominatore). Varr
perci:
P ( { N i })=
n
Vi
N!
N i ! i=1 V
( )
Ni
Ni
n
Vi
N!
V N i=1 N i !
N i=N
( VV )
i
1 , 2 , , S ,
n i i=E
i
Ovviamente lenergia di una singola particella non potr essere maggiore di E, perci
i [0, E] .
Varr inoltre
n i=N
i
Vi
parte di una particella, di rientrare in una banda energetica rispetto ad un altra, allo
stesso modo di come si calcolata la probabilit che una particella si trovasse in uno
dei volumi in cui si era diviso il recipiente. Consideriamo perci il macrostato
{n1 , n2 nS } {ni }
{ 1 , 2 , , S } { i } .
C per da fare una precisazione: in ogni livello energetico 1 con valor medio
1 , ma soltanto un certo
gi
energetici. Chiamiamo
gi =G
i=1
Il numero di tutti i livelli energetici possibili nel sistema. Quello analizzato qui
stavolta una configurazione microscopica o macrostato: stiamo infatti prendendo in
considerazione lenergia possibile di ciascuna particella; supporremo tutti i microstati
siano equiprobabili: i macrostati, al contrario, rappresentati dai paccetthi
i , non
ni
gi
G
ni
( )
P ( { ni } ) =
gi
N!
n1 ! n2 ! nS ! i=1 G
( )
ni
gi
tutti
{n 1 , , nS }
che
ni i=E
ni=N ,
che ne limitano il numero totale di particelle e lenergia totale: trovare dei massimi o
minimi per P diventer quindi un problema di massimi e minimi vincolati.
Riprendiamo:
ni
P ( { ni } ) =
ni
gi
g
N!
N!
= N i
n i ! i=1 G G i=1 ni !
( )
Osserviamo che le
ni
effetti, essendo
( 1n ) nlognn
log 2 n
va
1
1
log n !=log n1+ log 2 n
n
n
Per n molto grande, il termine
1
log 2 n
n
n !=e n lognn
Perci, applicando il metodo dei moltiplicatori di Lagrange per massimi e minimi
vincolati,
log ~
P ( { ni } ) =log P ( { n i } )
Dove
( n N ) ( n E )
i
~
P la probabilit vincolata, e
i i
log ~
P ( { ni } ) =log N !N logG+ ( ni log gi ni log ni +ni )
i
( n N ) ( n E )
i
Da qui, deriviamo:
log ~
P ( { ni } )
nk
i i
log gk log nk k =0
log
gk
= + k
nk
g k +
g
nk = +k
=e
nk
e
k
N= nk =
k
+ k
Da cui ricaviamo
1
1
g e e = gk e
k
N k
e k
k
. Sostituendo,
nk
g e
= k
N gi e
n i i=E
i
ad ambo i membri:
k gk e
nk
g k e
1
E
=
n k k = = k
= ( )>
N gi e
N k
N
g i e
k
Ed essendo
E/ N=3 /2 KT ,
>
. Si
lo
qualsiasi sistema alla stessa temperatura, avr lo stesso valore del parametro cercato.
Consideriamo allora un sistema costituito da un gas ideale. In questa situazione,
lenergia puramente cinetica, perci vale:
1
= m v2
2
dn e dg
=
N e dg
Nonostante il numero di sottolivelli possa essere molto grande, lo si pu sempre
considerare piccolo rispetto alla grande mole di particelle presente nel sistema.
Introduciamo la funzione
energetico: in altre parole, descrive il numero di livelli energetici per unit di livello
energetico compreso tra
+ d ; varr perci:
dg=g ( ) d
dn g( ) e d
=
N g ( )e d
1
= m v 2 , possiamo definire analogamente a prima, la densit
2
Ora, essendo
numerica di livelli energetici per velocit della particella, che per praticit chiameremo
sempre
g :
dg=g ( v ) dv
1
m v
dv
dn g(v) e 2
=
1
m v
N
g (v ) e 2
dv
2
E
= =
dn
N
N
m
2 g (v ) e
1
2
m v
2
g( v)e
dv
1
2
m v
2
v 2 dv
Spostiamoci ora nello spazio delle velocit, cio lo spazio euclideo di assi descriventi le
componenti
vx, vy,vz
Detto
corona, varr:
dm= Ad= A 4 v 2 dv
Dove A un fattore di normalizzazione che descrive il numero di particelle a velocit v
per unit di volume. Ricordiamo che
per unit di velocit compresa tra
g ( v )=
g( v)
e
v + dv , perci:
dm
2
=A 4 v
dv
Dunque:
1
2
m v
2
v 2 dv
E 1 A4v e
= m
1
m v
N 2
'
A 4 e 2
dv
2
I n= e x x n dx
0
Per risolverli, osserviamo che i seguenti integrali presentano in realt una regola
ricorsiva: consideriamo i primi termini
I 0 = e
dx I 1= e x xdx
0
I 2 = e x x 2 dx I 3= e x x 3 dx
0
d
x n
I n=
e
x dx= e x x n+2 dx=I n+2
d
0
0
2
Che la regola ricorsiva che cercavamo. Poich i nostri integrali sono di ordine 2 e 4,
I2 =
d
I
d 0
I 4=
d 2
I0
d2
I0 :
Calcoliamo perci
I 0 = e
1
1
dx= e x dx=
2
2
Dunque:
1
2
I0 =
2
I2 = 2
4
3
I 4=
8
5
2
3
1
m
2
E 1 8
= m
N 2 1
1
m
4
2
(
(
5
2
)
)
Si ottiene il valore di
3
2
3
2
E poich vale:
E 3
= KT
N 2
1
KT
KT
dn g( ) e d
=
N
g ( )e KT d
nk
gk e KT
=
N
g
e
i KT
i
n/ N
+ d , che chiamiamo
particella ad energia
e +d ,
P ( ) d .
P ( v x , v y , v z ) d v x d v y d v z=
m ( v x +v y +v z )
2 KT
2
x
d vxd v yd vz
2
y
m ( v +v +v 2z )
2 KT
d v x d v y d vz
g ( ) : poich conosciamo le componenti di ogni
singola velocit di ogni singola velocit, non pi necessario considerare una densit
di velocit, possiamo fare una trattazione caso per caso. La funzione al denominatore
viene detta funzione di partizione:
2
Z = e
m ( v x +v y + v z )
2 KT
d vx d v y d v z
Z = e
mv x
2 KT
d vx e
mv y
2 KT
mv z
2 KT
d v y e
d vz
Z=
mv 2x
2 KT
d vx =
( ) (
m
2 KT
2 KT
m
3
2
2 KT
f ( v ) d v x d v y d v z=
m
3
2
m ( v x +v y +v z )
2 KT
d vx d v y d vz
O, in coordinate sferiche,
2 KT
f ( v ) v sin dvdd=
m
3
2
mv
2 KT
v 2 sin dvdd
2 KT
f ' ( v ) dv =4
m
3
2
m v
2 KT
v 2 dv
v f ( v ) vd v
0
v > , dove:
ni=2
con un determinato
Supponiamo ora per di non poter distinguere le particelle, come nella statistica di
Bose-Einstein:
e infine, nel terzo caso, dove non si possono accoppiare i livelli energetici, come nella
statistica di Fermi-Dirac:
Di cui abbiamo preso solo alcune configurazioni: notiamo che, allaggiunta della terza
particella, il numero di configurazioni decisamente aumentato. Se consideriamo
invece dei bosoni
x ,
Vediamo che per la configurazione con particelle distribuite su tre livelli (sei nel caso
della statistica di Boltzmann) corrisponde una sola configurazione nella statistica di
Bose-Einstein. Nella statistica di Fermi-Dirac, invece, ne corrisponde soltanto una per
qualsiasi configurazione di tre particelle:
ni
gi1
gi
( ni + gi 1 ) !
S i=
( ni + gi 1 ) !
( gi1 ) ! ni !
S=
i=1
( ni + gi1 ) !
( gi1 ) ! ni !
n i=N ni i=E
i
di normalizzazione:
PBE =
( ni + gi1 ) !
1
C BE i=1 ( gi1 ) ! ni !
P BE ({ni })=1 C1
{ ni }
{ ni }
BE i=1
( n i+ g i1 ) !
( g i1 ) ! ni !
Perci,
C BE=
{ni } i=1
( ni + gi1 ) !
( gi1 ) ! ni !
PBE
log ~
PBE =log P BE
( n N ) ( n E )=
i
i i
( n N ) ( n E )=
i
i i
log C BE +
i
( n N ) ( n E )
i
Derivando,
~
log P BE
=11+log ( n k + g k 1 ) 1log n k +1 k =
nk
log ( nk + g k 1 )log nk k
Perci la funzione ammette un punto critico per:
( nk + gk 1 )
nk
=1+
E isolando
nk =
g k 1 +
=e
nk
nk ,
g 1
k
+ k
attraverso un calcolatore.
stesso per entrambi i sistemi, possiamo trovare questa costante nel sistema
termodinamico pi semplice da trattare, cio quello costituito da un gas ideale: come
visto prima,
=1/ KT
i i
Distribuzione di Fermi-Dirac
Ritorniamo alle possibili combinazioni di setti e particelle, che era
( ni + gi 1 ) !
. In
ridurre le possibili configurazioni con questi vincoli? Sappiamo che, volendo arginare
le particelle in dei setti,
gi1
gi1
modi di
gi3
etc: bisogna per assicurarsi che, in un setto, non vi siano mai due particelle, e la
distribuzione dei setti non pu tenere questo in considerazione.
Questo metodo di distribuzione non si dimostra quindi efficace per il calcolo delle
nostre configurazioni. Cambiamo perci punto di vista: immaginiamo di aver gi posto
i setti, e di voler distribuire le particelle in modo che esse non siano mai nello stesso
setto: la prima potr essere distribuita in
gi
gi1
In questo modo possiamo assicurarci che i setti separino sempre due particelle. Varr
perci che le configurazioni sono:
S=
gi ( g i1 ) ( gi2 ) ( g ini +1 )
ni !
S=
gi ( g i1 ) ( gi2 ) ( g ini +1 )
ni !
( gini ) ! ,
( gini ) !
( gini ) !
Perci:
S=
gi !
ni ! ( gini ! )
S FD =
i
gi !
ni ! ( gini ) !
Che non ancora una probabilit (sebbene sia sempre positiva), in quanto va
normalizzata come visto nella statistica di Bose-Einstein:
PFD ( { ni } ) =
gi !
1
C FD i ni ! ( gini ) !
C FD=
i
{ni }
gi !
ni ! ( g ini ) !
n i=N ni i=E
i
( g ini ) !
log gi !log ni !log
() ni N n i iE =
) (
~
P FD =logC FD +
log
E usando Stirling,
( gini )
log gi !n i log ni ni(gin i) log (gin i)
( ) niN ni iE
) (
~
PFD =logC FD+
log
Deriviamo perci per trovare il massimo:
~
P FD
log
g k n k
log
k =0
nk
log
gk
( )
nk
nk=
1 = + k
g
k
+ k
+1
La costante
analiticamente; il valore di
come al solito
1 / KT .
MB :
nk
1
=
=f MB
gk
+
e KT
k
n
BE : k =
gk
nk
FD : =
gk
Dove
1
+
k
KT
=f BE
1
1
+
k
KT
f =nk /g k
=f FD
+1
descrive il grado di occupazione medio di un livello energetico k-
esimo.
F
KT
f FD=
e
k F
KT
+1
sia a
T 0 , in quanto
k F (positivo) o
sinistro (negativo). Questa situazione il caso particolare in cui le particelle, allo zero
assoluto si sono disposte si sono disposte tutte in livelli energetici compresi tra 0 e
F : per
= F , il livello
1
( F , ) .
2
n1= n 1>
Calori specifici
A basse temperatura, si osserva sperimentalmente che il calore specifico molare di un
corpo cristallino si mantiene costante al valore di 3R. Questo principio si dimostr
errato quando, allinizio del 900, si riusc a raggiungere temperature particolarmente
basse in grado di mostrare come il calore specifico diminuisse fino a tendere
asintoticamente a 0.
Consideriamo perci un solido atomico o molecolare. Per analizzare il sistema,
utilizzeremo la statistica di Maxwell Boltzmann. La qual cosa non ci deve sorprendere:
le particelle, soggette allagitazione termica, tendono ad oscillare attorno alla loro
posizione di equilibrio, approssimativamente come un oscillatore armonico; dunque,
sebbene le particelle siano in s indistinguibili, possiamo ben definirne la posizione in
un determinato punto, essendo le loro oscillazioni piccole. Considereremo dunque le
particelle distinguibili.
La statistica di Maxwell-Boltzmann ci assicura che:
ge
PMBi = i
gk e
k
i PMBi =
i
i g i e
i
g k e
k
cv=
( QT )
cv .
Q dU
=
T
dt
Poich tutti gli scambi di calore corrispondono a variazioni energetiche che non
includono il lavoro. Si ottiene perci:
cv=
( dUdt ) =( dEdt )
V
Dove E lenergia totale del sistema, essendo questi isolato. Otteniamo perci il
legame tra
> ed
E.E
g ( ) e d
0E
g ( ) e d
0
g ()
g ( )=1 . Ovviamente
non esistono solidi le cui molecole oscillano totalmente ed unicamente in una sola
e d
0E
e d
0
e d
0
e d
[ ]
d
d
e
=
log e d =
log
d
d
Possiamo inoltre suppore di poter estendere lintegrale ad infinito: per E molto grande,
il termine al denominatore fa tendere a zero molto rapidamente tutta lespressione:
commettiamo dunque un errore trascurabile supponendo
E :
e d
e d
[ ]
d
e
d
1 d
1
=
log
=
log = log = =KT
d
0 d
d
Che lenergia media per particella: perci, volendo considerare lenergia totale,
E=3 RT
Perci,
c v=
dE d ( 3 RT )
=
=3 R
dT
dT
Che detta legge di Dulong e Petit. Dunque, in base ai calcoli fatti, verificati
sperimentalmente, si potrebbe dire che il calore specifico costante e appunto pari a
i =ih
Dove
( 12 ) h
i = i+
Fattore che, come vedremo, non influenzer i calcoli finali, in quanto il termine 1/2
sparisce in seguito alla derivazione. Il termine aggiuntivo 1/2 implica che anche a per
i=0 lenergia non nulla, ed legato al principio di indeterminazione:
p x
Se loscillatore, per i=0, infatti, fosse perfettamente fermo, si conoscerebbe con
certezza sia posizione che quantit di moto del corpo.
Svolgiamo dunque lintegrale visto in precedenza supponendo discreti i livelli
energetici.
(
i
(i + ) h
1
2
i+ h gi e
2
( 12 )h
k+
gk e
k
(
i
( i+ ) h
1
2
i+ h e
1
( i+ ) h
2
d
2
=
log e
1
k+ h
d
i
( )
e 2
Anche qui faremo la stessa supposizione che la somma (prima integrale) possa essere
estesa fino allinfinito.
(i + ) h
d
2
>
log e
=
d
i =0
log e
d
h
2
e
i=0
ih
) (
1
d
1
1
d
> h
log
= h + log ( 1eh ) =
h
2
d
2
d
1e
i
d 1
1
d
=
h + log eih = h
log ( eh )
d 2
2
d
i=0
i=0
1
h eh 1
h
h+
= h+ h
h
2
( 1e ) 2
e 1
Che osserviamo essere un valore completamente diverso da RT. Come prima,
consideriamo lenergia totale ottenendo:
E=3 N < 3
( N2 h + e Nh1 )
h
Perci,
h
c v=
( dEdT ) =3 Nh dTd ( e
V
1
h
KT
( ( )( ))
e KT
=3 Nh
(e
h
K
h
KT
-1
T2
2
N ( h )
=3
K T2
(e
h
KT
h
KT
NK =R ,
h
c v =3 R
KT
( )(
e
e KT
h
KT
T , possiamo sviluppare
h
KT
( )
1
=3 R
h 2
KT
( )
Che, ricordiamo, in realt NON valido per temperature molto vicine allo zero, in
quanto il vero andamento non esponenziale, ma cubico. Una curva pi precisa fu
ottenuta una decina di anni dopo gli studi di Einstein, da parte di Debye. Landamento
qui ottenuto, non in accordo coi dati sperimentali, scaturita dalla supposizione che
gli atomi in un solido non si influenzino gli uni con gli altri. Gli atomi ovviamente nelle
loro oscillazioni urtano, ma, a temperature relativamente alte, queste interazioni
dovute alle oscillazioni sono trascurabili, per la loro completa casualit e la tendenza,
degli atomi, a passare pi tempo agli estremi che al centro di oscillazione. Gli urti, radi
ad alte temperature, diventano per determinanti a bassissime temperature.
Debye suppose di voler considerare il solido come un corpo omogeneo unico in
vibrazione, e non come un insieme di oscillatori armonici. Il solido, visto come corpo
unico, possiede
3 Na
E=3
N a h
h
e 1
Si trasforma perci:
3Na
E=3
i=1
h i
h i
KT
e 1
( 12 h)
, e
2 2 2
n x +n y +n z ) =a 2 ( cos 2 +cos 2 +cos 2 ) =a2
(
4
Consideriamo lo spazio delle fasi
n x , n y , n z . Ad ogni punto
( ni , n j , n z ) ,
contenuto nel
Detto
R= n 2x +n2y +n2z
ottante,
14
R3
83
E poich vale:
R= n 2x +n2y +n2z =
2a
Si ha:
4 a 3 4 V
=
=
3
3 3
()
4 V 3
=
3 u3
La velocit
1 1 2
= +
u 3 u3L u 3T
Attenzione: i seguenti passaggi contengono alcune impropriet, ma sono
quelli descritti dal docente; per una spiegazione pi rigorosa, vedere a fine
documento la nota 2 (ANCORA NON PRONTA)
Volendo considerare una corona sferica infinitesima,
d=
4 V 2
v d
3
u
Detto
g ( )=
4 V 2
u3
Varr:
d=g ( ) d
Detto questo, ritorniamo perci allespressione dellenergia:
3N a
E=
i=1
h i
h i
e KT 1
E=
d=
h
KT
e 1
M
Dove
h 3 4 V
d
h
3
3
u
e KT 1
4 V 3
M =3 N a
3
3u
M=
9 Nau3
4 V
x=
h
h
xM =
KT
KT
9 Na
KT
KT
=
x d=
dx
4 V
h
h
Perci,
4 Vh KT
E= 3
h
u
4 xM
( )
x3
e x 1 dx
0
4 V KT
T
=
3
u Na h
( ) ( )
Perci:
T
RT
3 xM
( )
x3
e x1 dx
0
U
c v=
T
( )
Dunque,
4T R
=
3 15
V
cv
sperimentalmente.
Considerazioni elettroniche
Tutte le considerazioni fatte non prendono in considerazione le agitazioni elettroniche.
Volendo schematizzare gli elettroni come particelle di un gas, si otterrebbe che, per
temperature abbastanza alte, la
cv
3R
3/ 2 R . Il
3N
3N
pi
1 2
H= k q i +
i=1 2
i=1 2 m
H=
i=1
3N
1 2 pi
k qi
= H i
2
2 m i=1
H= aij q i q j + b ij pi p j
i, j
i, j
aij
bij :
~ 2
H= ~
aii ~
q i2+ bii ~
pi
i
Le nuove variabili
~
q e~
p
sono interazioni reciproche tra le particelle, possiamo trovare comunque una base che
ci permette di fattorizzare i singoli termini e ricondurci nel caso precedente.
Analisi statistica dei mezzi dielettrici sottoposti in un campo magnetico
Consideriamo un mezzo dielettrico immerso in un campo magnetico. Questo,
sappiamo, induce una polarizzazione degli atomi o molecole che contribuiscono al
campo totale. Chiamiamo
El
generato dai dipoli in un punto. Sappiamo che lenergia associata ad ogni dipolo avr
energia
=p El =p El cos
p cos . Supponendo i
dn e d g
=
N e d g
Come abbiamo fatto pi volte, converr introdurre una funzione
g()
tale che
g( v)
tale che
dg=g ( v ) dv , vista la
, visto che
=p El cos .
Otteniamo allora
dn e g ( ) d
=
N e g ( ) d
p El cos
KT
dn 2 sin e
d
=
=P()
p E cos
N
2 sin e KT d
l
Si osservi che
dipolo: langolo
g()
p E cos
p cos dn
p cos 2 e KT sin d
p cos 0
N
Z
l
q=1,6 1019 C
d 10
10
K=1,38 1023
T =300 K
El=10 kV
Che comporta un valore dellesponenziale molto piccolo. Effettuiamo perci uno
sviluppo in serie:
P ( ) d=
p El
2 p El
2
2
1+
cos sin d=
sin d+
cos sin d
Z
KT
K
ZKT
g ( ) .
2 p E
P ( ) d=1= 2K sin d+ ZKT l cos sin d
0
0
0
Z=4
Perci:
p2 E l
1
2
p cos p cos P ( ) d= p cos sin d+
cos sin d=
2 0
2 KT 0
0
2
p El
3 KT
o=
p2
3 KT
Dellordine di circa
cosa invece non vera nel caso della polarizzazione per deformazione.
Per calcolare questultima, necessario schematizzare latomo come segue: esso pu
essere immaginato come una sfera carica negativamente di distribuzione
, al cui
Ze
4
R3
3
4
r 3
3
E d S=
0
S
Per la simmetria del problema, il campo elettrico costante sulla sfera tratteggiata:
4
r 3
3
E r 4 r 2=
0
Er =
r
3 0
La forza dunque:
F=Ze E l=
Zed
3 0
Da cui ricaviamo d:
d=
3 0
E
l
p , il momento di dipolo, e il
campo elettrico:
p=Zed=
3 0 Ze
3 Ze
El d= 0 =4 0 R3
Sempre dellordine di
Corpo nero
Consideriamo una scatola metallica cubica mantenuta a temperatura costante
T .
Sappiamo che gli ioni metallici allinterno della scatola possono essere schematizzati
come dipoli oscillanti, che, sottoposti allagitazione termica, emettono radiazioni.
Questo provoca, allinterno della cavit, lo sviluppo di una fitta rete di radiazioni
elettromagnetiche che riempiono la scatola. Radiazione e temperatura sono in
equilibrio. Se considerassimo il sistema allequilibrio termodinamico, potremo essere
sicuri che, data un ununit di superficie, nellunit di tempo lenergia assorbita pari
allenergia rilasciata dalle pareti.
Al fine di analizzare il corpo nero, enunciato preliminarmente il teorema di Kirchoff.
Immaginiamo di avere due scatole, alla stessa temperatura ma di materiali diversi, tra
loro collegate da un tubo. Se i campi di radiazione prodotti dai due fossero diversi,
avremmo scambi di radiazione (e dunque di energia) da una scatola allaltra, la qual
cosa impossibile, poich i corpi sono alla stessa temperatura: violeremmo il secondo
principio della termodinamica. Necessariamente, allora, il campo magnetico prodotto
da un corpo a temperatura T indipendente dal materiale o dalla forma, ma definita
solo dalla temperatura.
Definiamo potere emissivo la frazione di energia radiante, per unit di superficie ed
unit di tempo, emessa da un corpo a temperatura T dovuta allagitazione termica.
Analogamente, definiamo il potere assorbente come lenergia assorbente, per unit di
superficie e unit di tempo. Allequilibrio, il rapporto tra potere emissivo e assorbente
di un corpo indipendente dalla natura del materiale.
Un corpo il cui potere assorbente pari ad 1 detto corpo nero.
u . Detta
chiamiamo
ud=
Dove
volume sar:
du=u d
Ci proponiamo di calcolare la funzione
Possiamo costruire un corpo nero utilizzando una scatola metallica (il materiale tanto
non influenzer lo spettro) su cui pratichiamo un foro di dimensioni trascurabili.
Essendo il foro molto piccolo, fatta incidere una radiazione sul foro le probabilit che
possa immediatamente riuscire dalla stessa apertura molto bassa: il foro, dunque,
assorbe tutta la radiazione, e pu essere appunto immaginato come corpo nero. In
realt diversi corpi a cui siamo abituati sono corpi neri, come le lampadine, o perfino le
stelle.
Dimostreremo alcune leggi importanti; in primis, la legge di Stephan: la somma delle
radiazioni emesse a tutte le possibili frequenze da un corpo nero ha unenergia
proporzionale a
T4 .
u = 3 F
( T )
u= u d= 3 F
0
( T ) d
u=T 4
0
F
d =T 4 xF ( x ) dx
3
T T
T
0
()
il seguente:
F( /T ) . Poich vale:
=c
Differenziando,
d +d=0
Vediamo che per vi una problematica di segni: entrambi i differenziali sono definiti
positivi; tuttavia, ad aumento della frequenza corrisponde una diminuzione della
lunghezza donda: se
positivo,
problematica, scriviamo:
dd=0
d
=
d
u =u
u in funzione di
c3
c c c4
c
=u = 3 F
= 3F
= 5F
2
d
T
T
T
()
Volendo ottenere il
( )
d u 5 c 4
c
c4
c
= 6 F
+ 5 F'
d
T
T
( )
[ ( )
u ,
( )]
c
c4
c
c ' c
=
5 F
F
=0
2
6
T
T
T
T
( )( )
5 F ( y ) y F ' ( y )=0
( )
c / T = y :
8 2
< >
c3
u =
u =
8 2
KT
c3
>
h
KT
e 1
Il nuovo spettro ottenuto,
8 3
c3
u =
h
h
KT
e 1
E invece in perfetto accordo coi dati sperimentali, cos come con la legge di Wien.
Queste relazioni possono essere ottenute sfruttando la statistica di Bose-Einstein. Le
radiazioni elettromagnetiche allinterno del corpo nero possono essere immaginate
come costituite da corpi di energia
della cavit. Possiamo quindi immaginare, allinterno del corpo nero, una nuvola
gassosa di fotoni. Ricordando la distribuzione di Bose-Einstein,
nk
=
N
gk
+
h
KT
Il termine
1
, ricordiamo, incognito e non calcolabile analiticamente. Il termine
conservazione del numero di particelle. Nel caso dei fotoni, tuttavia, questa
conservazione non avviene: i fotoni vengono continuamente, istante per istante,
assorbiti ed emessi, dunque il loro numero non mai costante. Per questo lecito
porre
=0 .
+ d ;
abbiamo visto, nel calcolo di Debye, quale fosse il numero di onde acustiche
stazionarie generatesi allinterno di un cubo a frequenze comprese a
+ d ,
ottenendo:
g ( ) d=
4 V 2
d
3
u
g ( ) d=
4 V 2
d
u3E
Dove definiamo:
1
2
2
= 3 = 3
3
u E u Et c
In quanto unonda elettromagnetica ha natura puramente trasversale, e non
longitudinale. Detto
d n
+ d
per unit
di volume, avremo che lenergia per unit di volume a frequenza compresa tra
+ d
sar ovviamente:
u d=d n h
E, sfruttando la distribuzione di Bose-Einstein,
8 2
d
2
g ( ) d c 3
8 ( h ) d ( h ) 8 3 d
u d=
=
= 3 3
= 3 3
e 1
e 1
c h e 1
c h e 1
Che ci porta allo stesso risultato visto nel caso precedente.
Modelli atomici
Il modello di Thompson
Il primo modello atomico immaginava latomo come una distribuzione sferica di carica
positiva (complessivamente pari a Ze) allinterno del quale erano incastonate
cariche Z cariche negative; per leffetto delle forze couloumbiane, le cariche
tenderebbero ad accentrarsi nel nucleo: ci non avviene per le forze di repulsione tra
gli elettroni. Ad esempio, nel caso dellidrogeno, sia ha una sfera positiva con un
elettrone al centro; latomo di elio una sfera di carica 2e con due elettroni, etc.
incidere con latomo. Nel secondo caso, le forze couloumbiane si annullano per il
teorema di Gauss; nel primo, la grande massa delle particelle
rispetto agli
Z e2
1
W ()=
2
4 M v sin 4
2
Detta
Gli elettroni sono invece vincolati a muoversi con orbite circolari attorno ai nuclei
positivi. La forza dinterazione tra nucleo ed elettroni sar del tipo:
v2
1 Z e2
Fc =m =
r 4 0 r2
Che implica:
v 2=
1 Ze
4 0 mr
1 Z e2
8 0 r
U c=
U p=eV ( r ) =
1 Z e
4 0 r
Perci:
U T =U p +U c =
1 Z e 2
2U
v=
8 0 r
m
L=mvr=mr
1 Z e2
1
=
Z e2 mr
4 0 mr
4 0
h/2 :
h
2
L=n
r=
4 0
4 2
Z e 2 m
r 0=
0h
2
e m
=a 0 53 pm
UT=
1
4 0
Ze
0h2
Z e m
n2
2 4
Z e m 1 U 0
=
8 20 h2 n2 n2
U nU m=h nm
Dove
nm
precedentemente, otteniamo:
2 4
U nU m=
Z e m 1 1
hc
2 =h nm=
2 2
2
nm
8 0 h
m n
Perci:
2 4
1
Z e m 1 1
= 2 3
nm 8 0 h c m2 n 2
1
1
1
1
1
=R 2 2 1,097 107 2 2
nm
m n
m n
Nota 1
Riprendiamo la distribuzione di Maxwell Boltzmann e, ora che abbiamo trovato le
costanti
nk
il
k
KT
nk
g e
= k
N
g i e KT
1
= m v 2 . Poich,
2
dn e
dg
= m v
N
e 2 KT dg
2
g( )
g ()
tale che
livelli energetici
dg=g ( v ) dv .
g( v)
g( v)
tale
v + dv : le
g ( v ) dv
dn e
= m v
N
e 2 KT g ( v ) dv
2
1
= m v 2 . Dunque,
2
Detta
P(v )
v + dv
N ,
dn
e
g ( v ) dv
dn
=P ( v ) dv= m v
N
e 2 KT g ( v ) dv
2
A 4 v 2 , perci:
P ( v ) dv=
m v
2 KT
4 v dv
m v 2
2 KT
4 v dv
m v
2 KT
v 2 dv
m v 2
2 KT
v 2 dv
Z = e
m v
2 KT
v dv= e
v dv
Osservando che:
e v dv= e v v 2 dv=Z
0
0
2
1 1
1
m
e v dv=
=
2 =
0
2 4
4
2 KT
2
3
2
1
2
m
Z = 3
4
2 KT
2
( )
3
2
1
m
4 2 KT
Risostituendo,
m
P ( v ) dv=4
2 KT
3
2
)e
m v
2 KT
v 2 dv
3
2
3
2
=Z
d v x d v y d vz
n/ N
+ d , che chiamiamo
particella ad energia
e +d ,
P ( ) d .
P ( v x , v y , v z ) d v x d v y d v z=
m ( v x +v y +v z )
2 KT
2
x
d vxd v yd vz
2
y
m ( v +v +v 2z )
2 KT
d v x d v y d vz
g ( ) : poich conosciamo le componenti di ogni
singola velocit di ogni singola velocit, non pi necessario considerare una densit
di velocit, possiamo fare una trattazione caso per caso. La funzione al denominatore
viene detta funzione di partizione:
2
Z = e
m ( v x +v y + v z )
2 KT
d vx d v y d v z
Z = e
mv x
2 KT
d vx e
mv y
2 KT
mv z
2 KT
d v y e
d vz
Z=
mv 2x
2 KT
d vx =
( ) (
m
2 KT
2 KT
m
3
2
2 KT
f ( v ) d v x d v y d v z=
m
3
2
O, in coordinate sferiche,
m ( v x +v y +v z )
2 KT
d vx d v y d vz
2 KT
f ( v ) v sin dvdd=
m
3
2
mv
2 KT
v 2 sin dvdd
2 KT
f ' ( v ) dv =4
m
3
2
m v
2 KT
v 2 dv
Bibliografia:
Lichnerowicz Elementi di calcolo tensoriale