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Costruzione di macchine
Corso di laurea magistrale in Ingegneria meccanica
Antonio Gugliotta
Indice
Introduzione
La teoria di Griffith
Stato di tensione allapice del difetto
Fattore di intensificazione delle tensioni
Raggio plastico
C.O.D. C.T.O.D.
Tenacit alla frattura
Caratterizzazione dei difetti
Applicazione della MFLE al progetto e verifica
Propagazione del difetto sotto carichi ciclici
Introduzione
La progettazione classica basata sull'ipotesi che la struttura
o l'organo di macchina siano privi di difetti; il dimensionamento
viene normalmente eseguito verificando che un "modulo"
caratteristico sia minore o uguale di una certa frazione del
corrispondente modulo di confronto: la tensione di
snervamento o quella di rottura nel caso statico, il limite di
resistenza a fatica nel caso di carichi variabili, il limite di
instabilit nel caso questa possa essere una delle cause del
collasso.
Introduzione
Questo tipo di approccio progettuale si per rivelato
inadeguato nel caso di alcune inesplicabili rotture di strutture
e/o componenti assoggettati a carichi di esercizio anche ben
inferiori a quelli di progetto.
Alcuni di questi cedimenti furono probabilmente dovuti ad una
progettazione insufficiente, ma nella maggior parte dei casi i
risultati delle analisi delle rotture indicarono che il cedimento
ebbe inizio in corrispondenza di saldature e che molte di esse
presentavano difetti o discontinuit.
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Foto del ponte di St. Mary, simile al ponte di Point Pleasant prima del collasso
Costruzione
uzio di macchine MFLE - a. a. 2012/2013 - Antonio Gugliotta
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Failed motor case with pieces laid out in approximately the proper relation to each
other (Nasa Lewis Research Center)
Costruzione di macchine MFLE - a. a. 2012/2013 - Antonio Gugliotta
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Introduzione
E ormai comunemente accettato che nella strutture o
componenti di macchine siano presenti dei difetti o
discontinuit (di varia origine: lavorazioni, saldature, etc. e che
questi possono propagarsi, sotto l'azione dei carichi, ad alta o
bassa velocit. Nel primo caso si parler di rottura fragile; nel
secondo si potr avere rotture duttile o propagazione per fatica
del difetto con successiva rottura fragile o duttile.
La Meccanica della frattura, supponendo che all'interno della
struttura siano presenti dei difetti, permette di valutare in
termini quantitativi sia la rilevanza del difetto sia il periodo di
crescita stabile del difetto stesso.
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Introduzione
Le origini della Meccanica della frattura si possono far risalire ad
un lavoro di Griffith (1921), il quale utilizz un approccio
energetico per spiegare il comportamento a frattura del vetro;
in seguito questa teoria fu estesa da Orowan e Irwin (1948) per
tener conto della zona plastica all'apice della cricca, e sviluppata
in forma organica da Irwin (1957) con l'introduzione del
concetto di fattore di intensificazione delle tensioni. Si arriv
cos alla definizione della Meccanica della frattura lineare
elastica.
Egon Orowan
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Introduzione
Pi recentemente (1968) Rice e altri hanno sviluppato le teorie
della Meccanica della frattura elasto-plastica per
l'interpretazione di rotture di tipo duttile
Nel frattempo (Paris, 1964) sono stati sviluppati metodi per
analizzare la crescita del difetto sotto l'azione di carichi variabili
per poter prevedere, con una certa approssimazione, il periodo
di vita della struttura.
In quanto segue ci si soffermer solo sulla teoria ed applicazioni
della Meccanica della frattura lineare elastica.
James R. Rice
Paul C. Paris
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Introduzione
Le numerose ricerche condotte in questo campo hanno
mostrato che il fenomeno pu essere analizzato mediante i
seguenti tre parametri principali, i quali a loro volta potranno
variare in funzione di parametri secondari:
dimensioni del difetto o cricca, a ;
stato di tensione, V:
tenacit alla frattura, Kc, KIc, Kd
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Introduzione
La meccanica della frattura lineare elastica, utilizzando
strumenti propri della meccanica del continuo, permette di
correlare l'intensit e la distribuzione delle tensioni nell'intorno
dell'apice del difetto alla tensione nominale ed alle dimensioni,
forma ed orientazione del difetto.
Irwin, basandosi su di un metodo sviluppato da Westergaard,
formul le equazioni che descrivono lo stato di tensione
nell'intorno dell'apice del difetto.
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Introduzione
Dall'esame delle equazioni si deduce che la distribuzione delle
tensioni in prossimit dell'apice del difetto invariante in tutti i
componenti strutturali soggetti allo stesso tipo di deformazione
e che l'intensit del campo di tensioni pu essere descritto da
un singolo parametro detto:
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Introduzione
Di conseguenza la sollecitazione applicata, la forma, dimensione
e orientazione del difetto e la configurazione strutturale del
componente influenzeranno il valore del fattore di
intensificazione delle tensioni, ma non altereranno la
distribuzione delle tensioni.
L'uso di questo concetto ha il grande vantaggio che le propriet
del materiale in presenza di un difetto possono essere misurate
in termini di "valore critico" del fattore di intensificazione delle
tensioni, detto:
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La teoria di Griffith
La prima analisi del comportamento a frattura di componenti
strutturali contenenti difetti acuti fu sviluppata da Griffith nel
1921.
L'energia potenziale elastica pu essere scritta come:
U
U0 Ua UJ
D
V
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La teoria di Griffith
La condizione di equilibrio rispetto all'estensione del difetto
ottenuta uguagliando a zero la derivata prima dell'energia totale
rispetto alla lunghezza del difetto:
wU
0
wa
ovvero, essendo Uo indipendente da a:
wUa wUJ
wa
wa
Griffith, utilizzando l'analisi dello stato di tensione sviluppata da
Inglis, calcol, nel caso di una lastra di larghezza infinita con un
difetto largo 2a:
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La teoria di Griffith
Ua
Ua
SV 2a2
E
SV 2a2 1 Q 2
T.P.
D.P.
E
In stato di tensione piano:
wUa 2SV 2a
wa
E
e nel caso di difetto con un solo apice:
wUa SV 2a
G
wa
E
Il termine G detto "strain energy-release rate", cio energia di
deformazione elastica liberata per unit di avanzamento del
difetto.
Costruzione di macchine MFLE - a. a. 2012/2013 - Antonio Gugliotta
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La teoria di Griffith
Il termine a secondo membro della (3) rappresenta la resistenza
del materiale all'avanzamento del difetto ed generalmente
indicato con R.
wUJ
R
wa
Per materiali fragili R pu essere considerata costante (l'energia
richiesta per produrre un avanzamento da del difetto per
decoesione dei legami atomici, la stessa per ogni incremento
da). In tal caso l'energia superficiale elastica relativa alla
creazione di nuove superficie di frattura uguale al prodotto
dell'energia superficiale Je del materiale per l'area delle
superficie di frattura; per un difetto con un solo apice si ha:
26
La teoria di Griffith
2aJ e
wUJ
8D
2J e
wa
Per avere propagazione del
difetto si deve quindi avere,
nel caso di stato di tensione
piano:
G
SV 2a
E
2J e
m8 D
mD
(QHUJLD
UJ
8J
8 J 8D
m8 J
mD
/XQJKH]]DGLIHWWR
V a
e, in stato di deformazione V a
piano:
2J e E
2J e E
S 1 Q 2
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La teoria di Griffith
V a
V a
2J e E
T.P.
2J e E
S 1 Q 2
D.P.
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La teoria di Griffith
Irwin e Orowan (1948) notarono che l'energia richiesta per la
propagazione di un difetto nei metalli era pi grande
dell'energia superficiale necessaria per creare superficie libere;
ci dovuto alla presenza di una zona plastica all'apice del
difetto.
Essi suggerirono quindi una modifica al criterio di frattura
sviluppato da Griffith per materiali fragili per tener conto di una
piccola deformazione plastica all'apice del difetto:
SV 2a
E
2 J e J p
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La teoria di Griffith
essendo Jp l'energia corrispondente alla deformazione plastica
all'apice del difetto. La resistenza all'avanzamento R costante
se l'energia necessaria alla formazione della zona plastica la
stessa per ogni incremento da del difetto: questo ci che si
verifica in prima approssimazione nel caso di stato di
deformazione piano. Anche in tal caso si ha quindi propagazione
quando G raggiunge un valore critico Gic:
G Ic
V a
wUJ
wa
EG Ic
S 1 Q 2
30
[
]
31
32
Vx
Modo I
Vy
KI
- - 3-
sin cos cos
2S r
2 2 2
W xy
Vz
Q V x V y
Vy
K II
-
- 3-
cos 1 sin sin
2S r
2
2 2
W xy
Vz
Q V x V y
W yz
Vx
W xz
W yz
K III
-
sin
2S r
2
K III
-
cos
2S r
2
W xz
Modo III
W yz
K II
-
- 3-
sin 2 cos cos
2S r
2
2 2
K II
- - 3-
sin cos cos
2S r
2 2 2
Vx
Modo II
W xz
Vy
Vz
W xy
33
V\
W[\
V[
U -
V\
W[\
W[\
V[
W[\
[
V ij
KI
fij -
2S r
34
35
KI
YV a
36
YV a
dove:
Y un fattore di forma adimensionale dipendente dalla geometria
del sistema, dalla forma del difetto e dal tipo del carico,
V la tensione nominale agente in direzione normale al difetto
a la dimensione caratteristica del difetto.
37
KI
YV a
SV a 1 Q
2
G
si ha:
G
E
K I2 1 Q 2
E
D
Z
V
38
KI
YV a
w
Sa
tan
Sa
w
39
Sa
S sec
w
1
Sa
cos
40
<
)HGGHUVHQ
,UZLQ
DZ
andamento del coefficiente di forma in funzione di 2a/w
per le formulazioni di Irwin e Feddersen.
41
KI
1.12V S a
KI
YV a
con:
D
Z
a
a
a
1.12 S 0.76 8.48 27.36
w
w
w
42
KI
1.12V S a
YV a
KI
con
2
a
a
a
a
1.12 S 0.41 18.7 38.48 53.85
w
w
w
w
43
D
Z
0
44
PS
Bw 3 2
Z
D
3
3
6
45
a
a
a
KI
29.6 185.5 655.7
w
w
w
72
92
3
a
a
1017.0 638.9
w
w
P
Bw 1 2
3
Costruzione di macchine MFLE - a. a. 2012/2013 - Antonio Gugliotta
46
47
V Sa
KI
a
2
4 sin2 E
cos E
c
c 2 a2 2
1
sin - d2
c
48
1 c 2 a2 3 c 2 a2
1
!
2
4 c2
64 c 2
3S S a
8
8 c2
49
K I ,max E
S 2
V Sa
)
e il valore minore sull'asse maggiore E=0:
K I ,max E
V S a2 c
0
50
K I ,max
1.12V
Sa
Q
V
)2 0.212
Vs
51
K I ,max
1.12Mk V
Sa
Q
52
D
F
0N
VVV
VVV
VVV
VVV
VVV
D%
53
V ij
KI
fij -
2S r
54
Vy
VV
KI
2S x
55
rp*
1 KI
2S V s
56
KI
*
p
V Sa
V 2S a
2SV s2
a V2
2 V s2
57
VV
aeff
aG
%
US
D
DHII
58
VV
%
US
D
DHII
59
KI
V S a G
KI
2SO
Vs
aG
2O
\
da cui, essendo G a :
VV
V 2 a G
2V s2
%
US
D
DHII
60
V sG
VV
e l'area A:
dx V s O
US
D
DHII
61
KI
2S x
Vy
S a G
V
2S x
aG
2x
Si ha quindi:
O
V
0
aG
dx V s O
2x
V 2a G O V sO
\
ed essendo G a e l = rp*:
VV
V 2arp* V s rp*
%
US
D
DHII
62
V sG
V 2arp* V s rp*
G r
* 2
p
essendo
*
p
V a
Vs 2
V
*
*2
2arp 4 rp
Vs
\
rp*
rp
O G
VV
%
2rp*
US
D
DHII
63
V1
V2
Vx
Vy
V3
Vz
Q V x V y
2QV y
V1 V3
Vs
V y 2QV y
Vs
Vy
Vs
1 2Q
3V s
64
rIp*
1 KI
2S 3V s
1 KI
18S V s
65
rIp*
1 KI
6S V s
66
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DSLFH
GLIHWWR
DSLFH
GLIHWWR
VWDWRGL
GHIRUPD]LRQH
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US
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GLIHWWR
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4V
E
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e, per x = a:
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a2 rp*2 2arp* a2
E
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4 K I2
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E
SE Vs
73