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La puzza sotto il naso

Lavvocato Antonio Spaccapranzi era felice. Finalmente la settimana lavorativa era terminata, e per due giorni poteva dimenticarsi dellufficio e delle sue scartoffie. E nemmeno il Padreterno avrebbe potuto impedirgli di andarsene a zonzo per la citt, immergendosi nel fiume umano del sabato pomeriggio. Non che gli interessasse particolarmente dei suoi simili, anzi. I clienti del suo studio legale li trattava con tutti gli onori, coccolandoli con champagne e tappeti rossi, anche se per motivi di mero interesse. Poi cerano un paio di amici del circolo scacchistico e quelli del club della lirica. Il rimanente novantanove virgola nove per cento dellumanit per lui nemmeno esisteva. E tutti quei fastidiosi, chiassosi, noiosi ed antiestetici individui che incrociava suo malgrado per la strada li chiamava animali da citt, e li considerava parte dellarredo urbano, anche se di fattura piuttosto scadente. Eppure, con tutto il denaro che lui e quei pochi alla sua altezza versavano in tasse, il governo avrebbe dovuto fare qualcosa per migliorare laspetto e il bon ton delle citt. La macchina era in revisione, cos lavvocato dovette rassegnarsi a prendere uno di quei disgustosi mezzi pubblici che la plebaglia usava per spostarsi. Gente stracciata, priva di gusto, dagli sguardi vacui ed insignificanti. Che spettacolo penoso! Si sedette in fondo alla vettura, accanto a una signora ben vestita e ingioiellata, la cui raffinata presenza lo rassicurava. Dopo poco fu assalito da una puzza terribile. Si volse verso la donna, allargando le narici e squadrandola con ribrezzo. La stessa cosa fece lei nei suoi confronti. Le persone a bordo del mezzo cominciarono a girarsi, guardandosi intorno. Qualcuno si alz per guadagnare lestamente luscita. La stessa donna vicino a lui suon il campanello, e sgomitando e biascicando permesso! con maniere degne di uno scaricatore di porto scese alla fermata successiva. Luomo rimase solo, mentre il vuoto si era formato attorno a lui. Solo un piccolo manipolo di coraggiosi era sopravvissuto, addossato alla cabina dellautista, come un grappolo di api durante la sciamatura. Che gente!, pens il signor Spaccapranzi. Giunto a destinazione imbocc un viale alberato. Gli sembrava di avere ancora quel pestifero odore nel naso. Continuamente altri esseri umani lo urtavano, lo sfioravano, lo colpivano con le loro borse, tutti presi nei loro affari. Non si era mai accorto in modo cos drammatico di quanto fosse poco attraente lumanit. Si diresse verso il centro commerciale Pigia Pigia, per rilassarsi guardando le vetrine. Anche l quellodore persecutorio. Molti si giravano, e lo guardavano, e lui,

se non fosse stato per la sua posizione importante, avrebbe volentieri diretto nei loro confronti qualche gestaccio scurrile e qualche bella linguaccia. Entr al Discobolo, il negozio di musica del centro commerciale, in cerca di qualche brano dopera da ascoltare a casa. Il posto era un po troppo pieno di gente per i suoi gusti, e gli espositori brulicavano di clienti. Daccordo che era sabato, ma nessuno che avesse da cucinare, da pulire la casa e via dicendo? Ecco perch la societ andava male... con un simile popolo di bighelloni e perdigiorno! Per fortuna, poco dopo, come fosse suonato un campanello silenzioso, la clientela inizi a sfoltirsi. Fu allora che lavvocato si accorse dei terribili miasmi che stavano ammorbando il locale. In fretta e furia corse alla cassa per pagare. Il commesso lo guardava in cagnesco, e lui ricambi con la sua migliore espressione da mastino napoletano. Ormai lo shopping laveva stufato. Decise di tornare in ufficio, per avvantaggiarsi sul lavoro di luned. Entr nellampio ascensore, insieme ad un folto gruppo di persone. Premette il pulsante del diciottesimo e ultimo piano, dove si trovava il suo ufficio. Non aveva mai visto dei volti cos brutti, antipatici e ostili. Si guardavano tutti di storto, senza un sorriso, squadrandosi tra loro, e squadrando pure lui con sospetto, annaspando con il naso come cani da tartufo. Qualcuno tossicchi. Fu in quel momento che si accorse del fetore orrendo che aveva ormai appestato la cabina. Animali, borbott, rivolto alle porte automatiche che si richiudevano alle sue spalle. Gir la chiave nella serratura, e un attimo dopo si ritrov nel suo studio. Purtroppo il sentore nauseante di quelle bestie era entrato anche nel suo piccolo regno. Non ne posso pi!, sbott. Devo andarmene via di qua! Fu cos che nel giro di un paio di giorni organizz il suo lungo viaggio. Mise al suo posto una persona di fiducia, mentre lui avrebbe controllato lattivit con il telefonino e il computer portatile. Aveva proprio bisogno di cambiare aria. Premendo un pulsante reclin il sedile, e dopo poco laereo part. Gradisce un drink? chiese la hostess, sfoderando un sorriso a cinquantasei denti ed interrompendo il suo dormiveglia. La guard. Era una ragazza bionda, sexy e carina... peccato che puzzasse come una stalla. No grazie, rispose seccamente, senza preoccuparsi di essere sgarbato.

Atterrato a Honolulu, fu accolto da uno stuolo di ragazze in perizoma che gli misero al collo una collana di fiori. Fiori che puzzavano sconciamente, e fanciulle a seno nudo che avevano un sentore di letamaio. Doverano finite le ragazze di Gauguin, belle pulite ed olezzanti di profumi esotici? Prov a chiedere informazioni a un giovane del luogo. Ma questultimo, con scarsissimo rispetto nei suoi confronti, si tur il naso e gli indic le scarpe. Luomo rimir le sue lussuose calzature. Non avevano niente che non andasse. Erano lucidissime e ben curate. Le sue scarpe preferite, e non se le sarebbe tolte per tutto loro del mondo. Fu cos che disgustato prese il primo aereo e se ne and da quel luogo spregevole, ed inizi un lungo giro per i cinque continenti, accolto ovunque da un lezzo nauseabondo. E ovunque si fermasse a chiedere informazioni, la gente fuggiva, o gli indicava le scarpe turandosi il naso, esattamente come aveva fatto quel ragazzino dei Mari del Sud. Idioti! Selvaggi! Cosavevano da disprezzare le sue belle scarpe inglesi? Loro, gente scalza, in ciabatte, o con luride pezze legate ai piedi... se fosse stato lui il capoufficio del mondo, li avrebbe licenziati tutti. Attravers monti e deserti, mari e foreste, ma lodore lo precedeva sempre, era pi veloce di lui. Finch, esausto, si trov, solo, in unisola brulla e disabitata, lontana da qualsiasi rotta. Croll lungo disteso sulla sabbia, dopo essersi tolto le scarpe. Sogn di essere in vasca da bagno, con lacqua che scendeva a cascata dal rubinetto, e la manopola era rotta. Si risvegli con lalta marea che stava avanzando, mentre le onde una ad una lo sommergevano. Si alz, ancora intorpidito. Le scarpe! Le mie scarpe!, url, ma purtroppo non cera niente da fare. Ormai galleggiavano lontane, e cos il grande oceano se le inghiott, loro e la cacca di cane che subdola e tenace si aggrappava alle loro suole. Libero! Sono libero! Finalmente libero!, esult lavvocato Antonio Spaccapranzi, quando i suoi polmoni inalarono quellaria meravigliosamente tersa e

pulita. Non gli importava niente che il computer si fosse bagnato, il cellulare non prendesse la linea e che le sue amate scarpe fossero partite per un lungo viaggio senza ritorno... in malora lufficio, la citt e la gente, in malora tutto quanto, aveva finalmente trovato il posto che faceva per lui, lontano dalle puzze del mondo.

Professor Bizzarro (b)bizzarryght Professor Bizzarro bizzarro@bazardelbizzarro.net www.bazardelbizzarro.net

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