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Lesperimento Avevo sette o otto anni, quando salii su quellautobus.

Era un giorno come centinaia di altri, anche se per me cera qualcosa di diverso, perch avevo preso una decisione. Da vario tempo cera una bizzarra idea che mi ronzava per la testa; avevo infatti formulato una mia teoria del tutto personale che volevo verificare. Superati i due, per me, enormi gradini, mi ritrovai a bordo del mezzo. Mia madre si sedette al suo solito posto, il sedile sopra la ruota, seminascosto dalla macchinetta per timbrare i biglietti. Io invece preferii rimanere in piedi. Era una condizione fondamentale per il mio esperimento. Ero rivolto verso il fondo dellautobus. Decine di facce come maschere di carnevale fissavano il vuoto davanti a loro o leggevano il giornale; qualcuno mi osservava distrattamente, senza immaginare la portata di quello che sarebbe accaduto di l a poco. Mi sentivo orgoglioso per la mia missione, e compativo un po quegli individui che vivevano senza porsi domande sul mondo. Le porte si richiusero, emettendo uno sbuffo. Pochi secondi dopo eravamo lanciati in piena corsa, e gli alberi ai lati della strada scorrevano veloci. Decisi che il momento era propizio. Raccolsi tutte le mie forze e la mia concentrazione, e dopo aver levato le mani dai sostegni cui mi appoggiavo spiccai un grande salto, quel salto che avevo compiuto innumerevoli volte nelle mie fantasticherie. Ma quella era la realt, e se la mia teoria era giusta, mentre ero in aria lautobus avrebbe proseguito la sua corsa al di sotto di me, ed io mi sarei trovato faccia a faccia con il fondo dellautomezzo, giusto dove ora si trovavano comodamente sedute due anziane signore. Mentre saltavo il tempo mi parve rallentare, finch non si ferm del tutto. Le persone intorno erano immobili come statue di cera, ed anche gli alberi al di l dei finestrini avevano arrestato la loro folle corsa. Ero io solo, solo di fronte allignoto. Solo con le leggi della natura, i cui misteri desideravo ardentemente sondare. In quel momento, mentre ero sospeso a mezzaria, sentii come una voce. Pazzo!, mi disse. Pazzo incosciente! Sai che fra un istante potresti schiantarti in fondo allautobus, che sta correndo a novanta chilometri allora moriresti sul colpo, e non avresti capito nulla. Risposi io, mentalmente: Non importa. Ho preso una decisione e voglio andare fino in fondo, costi quello che costi. La conoscenza non ha prezzo!

Piccolo, sciocco e presuntuoso ragazzino, continu la voce, Conoscenza! Che ne vuoi sapere di un parolone cos? Non roba per ragazzini della tua et. Poi addolc la voce: Ma va l, mi sei simpatico! E adesso ascoltami bene. Come puoi immaginare, il tempo qui dentro non potr restare sospeso in eterno. Nel mondo umano e in quello della natura esistono leggi ben precise da rispettare, ed il mondo deve continuare per la sua strada. Cos ora ti propongo dal desistere dai tuoi atteggiamenti indagatori e di essere un popi umile. In cambio ti far posare a terra sano e salvo, e lautobus proseguir la sua corsa come nulla fosse. Neanche per sogno!, dissi io, indignato ed offeso. Io VOGLIO SAPERE! La voce non disse nulla. Una frazione di secondo dopo percepii uno schianto, che coinvolse tutte le mie membra. Quella era la risposta. Un chiarore bianco ed ovattato era lunica cosa che mi circondava. Ero morto, nel paradiso degli eroi, degli scienziati e dei filosofi. Ma poi ripresi conoscenza. Ero riverso a terra, bocconi, e potevo percepire alcune voci sconosciute che parlavano di me. Appena riuscii a rimettere a fuoco la mia vista, potei vedere linterno di un comunissimo autobus di linea, con la solita gente e le solite facce buffe. Mi si avvicin subito mia madre. Ti sei fatto male?, mi chiese preoccupata. Ho inciampato e sono caduto a terra, mi sentii bofonchiare, mentendo spudoratamente. Non potevo certo parlarle dellesperimento. Non avrebbe di certo capito. Oh, hai sangue di naso!, mi disse. Non me ne importava niente del mio sangue di naso, perch la mia attenzione era rivolta alle due vecchie sedute in fondo allautobus. Erano vestite in modo ridicolo, mi guardavano e stavano facendo un discorso sul genere beati i giovani. Ma quello che mi colpiva era che si trovavano alla stessa distanza di prima che avessi compiuto lesperimento. Possibile, pensai, mentre ero seduto accanto a mia madre, costretto a guardare verso lalto per interrompere lemorragia, possibile che mentre ero in volo il mezzo non si sia mosso di un millimetro? Eppure stava correndo a tutta velocit Mi venne il sospetto che quello della voce avesse deciso comunque di fare di testa sua. Forse mi aveva salvato la vita, impedendomi di diventare uno spezzatino. Per di pi avrebbero fatto la stessa fine anche le due vecchiette sedute in fondo, e questo non avrei potuto perdonarmelo.

O forse la mia teoria era semplicemente sbagliata. Ma anche oggi, che ho preso il Nobel per la fisica, non avrei il coraggio di ripetere quella prova.

Professor Bizzarro (b)bizzarryght Professor Bizzarro bizzarro@bazardelbizzarro.net www.bazardelbizzarro.net

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