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Giullari e giullaresse, menestrelli, artisti itineranti, giocolieri, maghi, saltimbanchi, prestigiatori, mangiafuoco, mimi, pupi, marionette, burattini, teatro d'ombre, maschere & co. tra valli piacentine, lombardia, oltrepd pavese, genovesato e basso Piemonte. Cenni e origini del Teatro di Strada Elvy Costa Clerici e Silvana Novelli Morra Giullari e giullaresse, menestrelli, artisti itineranti, giocolieri, maghi, saltimbanchi, prestigiatori, ‘mangiafuoco, mimi, pupi, trampoli, marionette, burattini, teatro d’ ombre, maschere &co, tra valli piacentine, lombardia - oltrepo pavese, genovesato e basso Piemonte cenni alle origini del Teatro di Strada Elvy Costa Clerici e Silvana Novelli Morra ‘Stampato in Moncasacco di Caminata Val Tidone gennaio 2010 Origini e storia 1 dipinti rupestri rappresentano I'uomo paleolitico che indossa la maschera durante i riti tribali, magici — religiosi, cosi come ancor oggi in Africa e in Australia si usano per allontanare spiriti maligni e per motivi rituali. In Papua, i “mud man”, indossano maschere da guerra e si dipingono il corpo per impersonare uno spirito maligno e rivelare il carattere. Nell'antica Grecia, si usavano camuffamenti nelle cerimonie religiose e gradualmente si trasferirono nei teatri, tutto cid ci fa pensare che la maschera e il travestimento appartengano alla storia dell'uomo. In Italia, Vorigine del Teatro di Strada coincise con 1a prima apparizione del teatro sacro_ latino, dovuta ai monaci benedettini. Esso andd lentamente evolvendosi partendo dalla liturgia dialogata dell'ufficio sacro drammatico, in quel passaggio liturgico quando, fra le mura del tempio si utilizzavano le vocil. Poi, dal chiuso del monastero, la rappresentazione usci sul sagrato e diventd “dramma sacro” in cui venivano recitati i fatti salienti della vita di Cristo: Nativita, Passione, Morte e Resurrezione di Gest. I monaci furono i primi ad interpretare queste azioni, senza usare travestimenti, da questo momento la drammatizzazione toccd tutti i temi cari al Medio Evo. Nuove forme teatrali_nacquero in seno alle confraternite laiche legate al francescanesimo, come “disciplinati, i battuti, i flagellanti, i centuriati Qui inizialmente un solo elemento re fuori dal coro le “laudi drammatiche”, poi le rappresentazioni si arricchirono di personaggi e di arredi scenici. Nel Medio Evo, parallelamente al teatro sacro vi fu quello profano, concepito come esercitazione dellintelletto, poiché mancavano i teatri intesi come costruzioni deputate allo spettacolo, Tutti gli autori componevano per il loro piacere, rivolgendosi a gruppi d'elite di spettatori, l'autore stesso recitava facendo uso della mimica e utilizzando il “falsetto” 2 per alterare la voce. Venivano toccati tutti gli argomenti, attingendo agli autori classici Plauto, Ovidio e Terenzio. In essi emergeva Yamore, la passione mercenaria, la bellezza della donna e¢ il coinvolgimento dello schiavo, seguiti immediatamente dalla declamazione di proverbi morali ad edificazione dei presenti. Comunque fino al primo Rinascimento non si pud parlare di civilta teatrale esaltatrice delle coscienze come quella greca. Prima dell'anno Mille nelle chiese di rito ambrosiano, si cantavano gli Exultet ¢ si rappresentavano i Risus Pascalis dove i fedeli improvvisavano pantomime e danze spesso frenetiche ¢ si travestivano con maschere ¢ da mimi, seguendo le figurazioni del canto contenuto in un rotolo svolto dal Diacono dall'alto del pulpito. 11 Rinascimento oltre a mettere in evidenza la vita pubblica ebbe come suo movimento culturale il teatro umanistico, dove fu aumentato il numero delle scene, vi fu una maggiore ricchezza d’ eloquio, venne introdotto il canto e la coreografia, che fanno presupporre un lavoro di scuola. Le corti si trasformarono in laboratori in cui i gruppi di lavoro si specializzarono. Si oltrepassarono i confini nazionali e cosi quelli linguistici. Contemporaneamente nelle corti e nelle piazze si diffusero i giullari e le giullaresse, donne libere e per questo associate alle cortigiane, che avevano vita dura: portavano sonagli cuciti allorlo della veste, recitavano in un misto di lingue e dialetti arcani tratando argomenti scabrosi. I mimi, i menestrelli, ¢ i saltimbanchi che con le loro invenzioni scurrili non potevano risiedere nelle citta, erano condannati dalla Chiesa. Sappiamo che in piena “controriforma”, sia gli artisti che gli autori di teatro si comportarono malissimo: estremizzarono la volgarita, ridicolizzarono la miseria fisica ¢ morale € ne fecero publica esibizione sul palcoscenico della strada al solo scopo di divertire i nobili. I primi venivano sepolti in terra sconsacrata, durante il pontificato di Clemente III Aldobrandini costretti ad assistere alle pubbliche esecuzioni, da qui le testimonianze ci fanno sapere in quale considerazione fossero tenuti i teatranti girovaghi 3, anche se il popolo avvallava la dissacrazione giullaresca mediandola attraverso il carnevale. Il cardinale Borromeo aboli ogni genere di svago in particolare durante le festivita, “attori, ballate, burattini, carte da gioco,charivari 4,ciarlatani, combattimenti di animali.....divinazioni, magia, maschere, menestrelli, predizione dell’avvenire, racconti popolari...”. | luoghi “‘ne’ quali si suole offender Iddio” furono citati nel “Paragrafo De festorum dierum cultu” del 1568, rafforzate nel 1591 nell’ “Editto per !'Osservanza della festa”, con queste parole:".... non si vendano, 6 diano ‘mascare in affito, vesti, 3 simili cose pertinenti & mascarare.....i ciarlatani, e simili sorte di persone non essercitino le loro ciance vane....”, € le punizioni si preannunciarono pesanti, secondo le regole del Concilio di Trento. Nasce la Commedia dell' Arte. E’ il genere teatrale fiorito in Italia tra XV e XVII secolo. Non deve trarci in inganno la parola Arte che in questo caso é usata nel significato medievale di “mestiere”, nel senso che gli attori erano mestieranti discendenti dei guitti e dei giullari del Medioevo. E' impossibile conoscere l'origine di questo movimento “on the road”, possiamo solo immaginare che da principio le esibizioni fossero ridotte a brevi scenette, giochi di prestigio, canzonette, giochi di bravura di saltimbanchi, poi sviluppatesi in forme drammaturgiche pi) complesse con personaggi corrispondenti a tipi umani riscontrabili nella societa del tempo, col loro comportamento che ben li individuava, e dall'abbigliamento caratteristico.Le maschere apparivano sempre con lo stesso nome, Io stesso costume, lo stesso linguaggio e lo stesso carattere affinché ne fosse immediato il riconoscimento Tutti gli attori portavano la maschera, tranne le coppie di giovani Innamorati e l'immancabile Servetta. Le compagnie si muovevano da una piazza all'altra attraversando paesi e citta col carro trainato da buoi o cavalli sul quale oltre gli attori erano caricate le scene, i fondali e i bauli con i costumi. Si presume che gli attori in principio non sapessero né leggere né scrivere, quindi inventassero € arricchissero man mano il loro copione. Pit tardi, quando i comici divennero pitt istruiti, si continud a recitare improvvisando, ma le trame suddivise in scene apparvero scritte ¢ incollate dietro le quinte, questi canovacci o scenari, riunivano le scene i dialoghi i monologhi e la successione delle azioni.Verso il XVII secolo i letterati cominciarono a scrivere per le compagnie ¢ portarono i testi a completezza di espressione, di forme e di contenuti. Il momento clou della Commedia dell'Arte € il teatro gesuitico, che dedica ogni energia ad insegnare ai rampolli di nobile famiglia a recitare i testi tragici. II teatro gesuitico raccoglieva il grande bagaglio desperienza del teatro religioso in generale e muoveva i passi verso quella ricchissima produzione che dara I'avvio alla tragedia barocca. L'arte figurativa si interessera alla scena drammatica sacra con Sandro Botticelli nel “Compianto su Cristo morto”, Giovanni Bellini, con la “Pieté” e Andrea Mantegna col “Cristo morto” di Brera, che concepiranno le loro opere pittoriche come avvenimenti rivolti allo spettatore, o facendo uso di immagini intagliate nel legno, 0 plasmate nella terracotta colorata come quelle di Guido Mazzoni, dai tratti popolareschi e realistici con forte connotazione emozionale come vediamo nel “Compianto sul Cristo Morto” di Modena, presso la Chiesa della Madonna del Rosario, 0 come le casse processionali in legno policromo realizzate da Stefano Murialdo (Savona 1776 — 1838), ne ricordiamo “La Pieta” presso 'Oratorio di N.S. di Castello in Savona fotol, 0 quelle di Anton Maria Maragliano (Genova 1664 — 1739), attivo a Genova e dintorni, del quale ricordiamo quella drammatica del Venerdi Santo raffigurante VAnnunciazione appartenente all'Oratorio di Sant'Antonio presso Varazze, l'Incoronazione di spine presso la Confraternita dei SS. Agostino e Monica a Savona foto 2, quella della Santissima Trinita presso l'Oratorio omonimo a Lavagna, od anche il gruppo ligneo della Decollazione del Battista, nello stesso Oratorio ad Ovada, che con la forte espressivita dei personaggi, la finezza dei panneggi,!'accuratezza dei particolari e la grande emotivita dei volti del Battista e del Camefice, primo attore e comprimario, sono destinate a segnare in modo indelebile l'aspettativa degli astanti. Qui il ruolo scenografico € accentuato dalla presenza delle “casacce”, le potenti confraternite genovesi che portano cappe ricchissime e pastorali d'argento. Ancora oggi gli anziani ricordano che nel savonese negli anni '50 de! '900, intercalati ai gruppi delle sculture, sfilavano schiere di bambini con costumi che richiamavano personificazioni mistiche, angeli e santi, eseguendo figurazior inerenti al drammatico racconto della Passione e camminando in preghiera foto3.

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