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Universit di L'Aquila

Facolt di Ingegneria
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o
Appunti dalle Lezioni di
Fisica Tecnica
Fisica Tecnica Ambientale
Fondamenti di
Trasmissione del Calore
Parte III - Irraggiamento
Prof. F. Marcotullio
A.A. 2011-2012
Indice
Testi consigliati iii
1 Note introduttive e denizioni 1
1.1 Lenergia raggiante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Lintensit di radiazione ed i poteri emissivi . . . . . . . . . . . . 4
1.2.1 Intensit di radiazione spettrale i

. . . . . . . . . . . . . 4
1.2.2 Intensit di radiazione totale i

. . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2.3 Potere emissivo emisferico spettrale e

. . . . . . . . . . . 6
1.2.4 Potere emissivo emisferico totale e . . . . . . . . . . . . . 8
1.3 Assorbimento dellenergia raggiante . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.3.1 Coeciente di assorbimento spettrale direzionale . . . . . 11
1.3.2 Coeciente di assorbimento totale direzionale . . . . . . . 11
1.3.3 Coeciente di assorbimento emisferico spettrale . . . . . 12
1.3.4 Coeciente di assorbimento emisferico totale. . . . . . . . 12
2 Il corpo nero 14
2.1 La radiazione del corpo nero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.1.1 Emissione spaziale del corpo nero . . . . . . . . . . . . . . 14
2.1.2 Emettitore perfetto in ogni direzione . . . . . . . . . . . . 15
2.1.3 Emettitore perfetto ad ogni lunghezza donda . . . . . . . 16
2.2 Prototipo di corpo nero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.3 Le leggi del corpo nero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.3.1 Legge di Plank . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.3.2 Legge di Stephan-Boltzmann . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.3.3 Legge dello spostamento di Wien . . . . . . . . . . . . . . 20
2.3.4 Funzioni per lemissione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
3 Le superci reali e il corpo grigio 25
3.1 Caratteristiche radiative dei corpi reali . . . . . . . . . . . . . . . 25
3.1.1 Emissivit direzionale spettrale . . . . . . . . . . . . . . . 25
3.1.2 Emissivit direzionale totale . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
3.1.3 Emissivit emisferica spettrale . . . . . . . . . . . . . . . 27
3.1.4 Emissivit emisferica totale . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3.2 Il corpo grigio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
i
INDICE ii
4 Lo Scambio Termico Radiativo 33
4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
4.2 I fattori di vista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
4.2.1 Equazione generale dei fattori di vista . . . . . . . . . . . 34
4.2.2 Propriet dei fattori di vista . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
4.3 Scambio termico radiativo in cavit . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
4.3.1 Equazioni di base per cavit grigie . . . . . . . . . . . . . 40
4.3.2 Metodo dellanalogia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . 42
4.3.3 Metodo matriciale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
5 Lrraggiamento solare 50
5.1 Parete irraggiata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
5.2 Lastra di vetro irraggiata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
5.3 Schermi radiativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
5.4 Eetto serra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
Testi consigliati
La presente dispensa didattica rivolta agli allievi del Corso di Fisica Tecnica
Ambientale, Corso di Laurea in Ingegneria Edile Architettura e costituisce la
raccolta completa degli argomenti svolti in aula.
Disporre della dispensa tuttavia non esime n dai doverosi approfondimenti
sui testi consigliati, n soprattutto dalla frequenza delle lezioni e delle esercita-
zioni.
Saranno graditi suggerimenti nonch la segnalazione di errori ed inesattezze.
Testi consigliati in lingua italiana:
1. Kreith F., Principi di Trasmissione del calore, Liguori, Napoli 1975
2. Guglielmini G., Pisoni C., Elementi di Trasmissione del Calore, Masson,
Milano 1996
3. Bonacina C., Cavallini A., Mattarolo L., Trasmissione del Calore, Cleup,
Padova 1989
4. Cammarata G., Fisica Tecnica Ambientale, McGraw-Hill, Milano 2007
Testi consigliati in lingua inglese:
1. ziik M.N., Heat Transfer - A Basic Approach, McGraw-Hill, New York
1985
2. Chapman A.J., Heat Transfer - Fourth Edition, Mcmillan, New York 1987
3. Lienhard J.H. IV, Lienhard J.H. V, A Heat Transfer Textbook, 3rd edition,
2001
1
1
Il testo pu essere scaricato gratuitamente in formato PDF dal sito
http://web.mit.edu/lienhard/www/ahtt.html
iii
Capitolo 1
Note introduttive e denizioni
1.1 Lenergia raggiante
Lesperienza mostra che qualunque corpo (solido, liquido o aeriforme) che si
trovi ad una temperatura al di sopra dello zero assoluto emette continuamente
energia in forma di onde elettromagnetiche o, come spesso si dice, di energia
raggiante (emissione per temperatura).
Grandezze caratteristiche di unonda elettromagnetica sono la lunghezza
donda (nel seguito misurata in m
1
), la frequenza (s
1
) e il periodo T
(s) che legato a sua volta alla frequenza dalla T =
1

. La lunghezza donda e la
frequenza sono legate alla velocit c con cui londa si propaga nel mezzo dalla:
c = =
1
T
Poich delle tre grandezze citate una soltanto indipendente, la caratterizza-
zione dellonda pu essere eettuata attraverso ad una qualunque di esse. Nel
seguito, seguendo la consuetudine, si far riferimento alla lunghezza donda .
Lenergia raggiante in grado di propagarsi anche nello spazio vuoto ad
una velocit elevatissima che, nel vuoto appunto, vale c
0
= 2.998 10
8
m/s
indipendentemente dalla lunghezza donda .
Questa particolarit fa s che quello radiativo sia lunico meccanismo di
scambio termico che non richiede la presenza di un mezzo interposto tra i corpi
che vi prendono parte. La presenza di un mezzo materiale, anzi, ostacola la
trasmissione e, in casi particolari, la impedisce del tutto (mezzi opachi alla
radiazione). Infatti, la velocit di propagazione c della radiazione in un mezzo
qualsiasi sempre inferiore a quella c
0
nel vuoto. Esse sono legate dalla:
n =
c
0
c
in cui con n si indicato lindice di rifrazione del mezzo considerato. Esso
dipende sia dalla lunghezza donda della radiazione che dallo stato del mezzo
ovvero dalla relativa temperatura e pressione. Le sostanze in fase gassosa pre-
sentano valori di n molto prossimi allunit; laria, ad esempio, alla temperatura
e alla pressione ambiente presenta un valore dellindice di rifrazione pari a circa
1
1 m= 10
6
m
1
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 2
1.0003 nei riguardi di una radiazione luminosa. Al contrario, valori nettamente
maggiori dellunit sono propri delle sostanze allo stato liquido; per lacqua alle
condizioni di temperatura e pressione ambiente si ha n 1.3 per una radiazione
di lunghezza donda prossima a 0.6 m.
Losservazione dello spettro di emissione di un corpo, ossia la modalit con
cui la potenza raggiante P globalmente emessa dal corpo si distribuisce in funzio-
ne della lunghezza donda , consente di evidenziare una sostanziale dierenza
tra i corpi condensati (solidi e liquidi) e i gas (Fig.1.1).
Figura 1.1: Spettro di emissione di aeriformi (a) e mezzi condensati (b)
Mentre i primi presentano uno spettro di emissione continuo (contenente
cio tutte le lunghezze donda teoricamente comprese tra = 0 e = ), i
secondi presentano uno spettro discontinuo contenente cio un numero limitato
di frequenze.
1 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10
2 2 4 4 6 6 8 8 10 10
,

m
Raggi cosmici
Onde radio
Onde Hertziane
Raggi X
UV
m

0
.
4
m

0
.
7
Infrarosso
Visibile
Radiazione
termica
Radiaz.
solare
Raggi
Figura 1.2: Classicazione delle radiazioni elettromagnetiche
Comunque sia, al variare di le radiazioni elettromagnetiche mostrano ca-
ratteristiche e propriet profondamente diversicate. Se osservate dal punto di
vista dei fenomeni che esse sono capaci di provocare in natura e che pi da vicino
interessano luomo, scaturisce lo schema di Fig.1.2 nel quale si riconoscono:
Le radiazioni hertziane che presentano lunghezze donda superiori a 100
m e che sono in grado di provocare fenomeni elettromagnetici facilmente
percettibili. Esse comprendono le onde radio.
Le radiazioni infrarosse caratterizzate da lunghezze donda comprese tra
100 m e 0.7 m. Sono quelle che in misura preponderante sono emesse dai
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 3
corpi condensati alla temperatura ambiente e comunque alle temperature
proprie dei fenomeni termici che interessano lingegneria.
Le radiazioni visibili che presentano lunghezze donda comprese tra 0.7
m e 0.4 m. Sono dette visibili perch capaci di impressionare locchio
umano. Allinterno dello stesso campo si pu operare una ulteriore suddi-
visione in quanto le radiazioni vengono percepite di colori diversi; passando
da 0.7 m a 0.4 m i colori passano dal rosso al viola.
Le radiazioni ultraviolette che si estendono da 0.4 m no a 0.05 m.
Sono capaci di provocare fenomeni di natura chimica, sica e siologica.
Le radiazioni di lunghezza inferiore a 0.05 m. In questo intervallo so-
no presenti i raggi X e le radiazioni emesse dalle cosiddette sostanze
radioattive (raggi e raggi cosmici).
Sebbene, come si appena detto, i corpi emettano per temperatura in un in-
tervallo di lunghezze donda 0 , alle temperature che si incontrano nelle
usuali applicazioni di trasmissione del calore di interesse per lingegneria gran
parte della radiazione emessa da un corpo cade nellintervallo 0.1 - 100 m. Per
tale motivo lenergia raggiante di lunghezza donda compresa tra 0.1 e 100 m
viene comunemente denominata radiazione termica. Tale regione comprende,
pertanto, le radiazioni infrarosse, quelle visibili e solo una ridotta porzione del-
lultravioletto. Allinterno della radiazione termica compresa la radiazione
solare che si estende tra 0.1 e 3 m.
Il meccanismo dello scambio termico per irraggiamento possiede alcune pe-
culiarit che lo distinguono dalle altre modalit di trasmissione del calore.
In primo luogo la dipendenza della radiazione emessa dalla temperatura.
Nella conduzione e nella convezione il calore trasmesso tra due punti di un corpo
dipende approssimativamente dalla prima potenza delle temperature nei due
punti considerati
2
. Nella trasmissione del calore per irraggiamento, al contrario,
la quantit di calore trasmesso tra due corpi a dierente temperatura dipende
dalla dierenza delle temperature assolute dei due corpi ciascuna elevata ad
una potenza variabile tra 4 e 5. Per questo motivo si pu aermare che la
trasmissione del calore per irraggiamento diviene preponderante rispetto alle
altre due modalit in sistemi caratterizzati da elevate temperature. In eetti,
lirraggiamento contribuisce in misura preponderante nello scambio di calore
allinterno delle fornaci o delle camere di combustione. E per irraggiamento
che il calore si trasferisce dalle regioni pi interne del Sole verso quelle pi
esterne.
Lo scambio di calore per irraggiamento, a dierenza della altre due moda-
lit, non richiede la presenza di un mezzo in quanto londa elettromagnetica si
propaga anche nel vuoto. Pertanto, quando due corpi a dierente temperatu-
ra sono separati dal vuoto, lirraggiamento lunico meccanismo che permette
il trasferimento del calore tra essi. Cos, per irraggiamento che il calore si
trasferisce dal Sole alla Terra attraverso lo spazio vuoto.
Lirraggiamento importante anche in applicazioni caratterizzate da basse
temperature e in presenza di altri meccanismi di scambio termico. Lirraggia-
mento responsabile, ad esempio, della formazione di superci ghiacciate nelle
2
Considerando ovviamente la dipendenza dalla temperatura delle propriet termosiche
del mezzo.
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 4
notti invernali serene anche se la temperatura dellaria superiore allo zero
centigrado. Lrraggiamento anche responsabile di condizioni di discomfort
segnalate in ambienti in cui sono presenti superci fredde come, ad esempio,
ampie superci vetrate.
1.2 Lintensit di radiazione ed i poteri emissivi
Si gi detto che la radiazione emessa per temperatura da parte dei corpi
(condensati o aeriformi) non , in genere, ugualmente distribuita alle diverse
lunghezze donda; allo stesso modo si osserva che lenergia raggiante viene, in
genere, emessa in una misura che varia al variare della direzione.
La radiazione emessa in una certa direzione viene denita in termini di in-
tensit. Vi sono due tipi di intensit: lintensit spettrale (i

) e lintensit totale
(i

)
3
. La prima si riferisce alla radiazione emessa in una certa direzione compre-
sa in un intervallo innitesimo d costruito nellintorno di una data lunghezza
donda ; la seconda, al contrario, si riferisce alla radiazione emessa in una certa
direzione comprendente lintero intervallo (0) di lunghezze donda. In molti
casi pi utile riferirsi allenergia raggiante complessivamente emessa nel semi-
spazio che sovrasta la sorgente. In questa eventualit si parla di potere emissivo.
Vi sono due poteri emissivi: quello spettrale (e

) e quello totale (e).


1.2.1 Intensit di radiazione spettrale i

Consideriamo la supercie A di Fig.1.3 che emette energia raggiante in tutte le


direzioni e a tutte le lunghezze donda. Sia P un punto di A, dA lintorno di
P e n la normale ad A in P. Indichiamo inoltre con e langolo azimutale
(misurato rispetto ad un qualsiasi asse posto sul piano orizzontale) e zenitale
(misurato dalla normale n) che individuano una assegnata direzione nello spazio.
Consideriamo nellintorno di questa direzione un angolo solido d
4
.
Sia d
3
Q

la potenza emessa dalla supercie di area dAcos (disposta cio


normalmente alla direzione di propagazione) allinterno dellangolo solido d e
di lunghezza donda compresa tra e +d
5
.
Si denisce intensit di radiazione spettrale (o monocromatica) nella dire-
zione , il rapporto:
i

=
d
3
Q

dAcos d d
(1.1)
Lintensit di radiazione spettrale rappresenta, quindi, la potenza emessa per
unit di supercie (disposta normalmente alla direzione considerata), per unit
di angolo solido e per unit di lunghezza donda. Essa si misura in
W
m
2
sr m
3
E prassi aggiungere al nome della grandezza laggettivo spettrale o totale se la grandez-
za medesima si riferisce ad una sola lunghezza donda o allintero intervallo delle lunghezze
donda. Inoltre, allo scopo di impiegare una simbologia chiara ed essenziale, consuetudine
impiegare lapice

ed il pedice per indicare che la grandezza si riferisce ad una data direzione
e lunghezza donda rispettivamente.
4
Un angolo solido denito come la porzione continua di spazio occupata dalle semirette
uscenti da un punto P che costituisce il vertice dellangolo solido considerato. Lunit di misura
dellangolo solido lo steradiante (sr) denito come langolo solido che intercetta su una sfera
di raggio r una supercie pari a r
2
. Langolo solido che intercetta tutta la supercie di una
sfera vale 4 steradianti.
5
La d
3
Q

costituisce, quindi, un innitesimo del terzo ordine.


CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 5

dA
3
P
A
dA
dA cos
d
d Q
n
n

Figura 1.3: Emissione in una assegnata direzione


e dipende dalla natura del corpo, dalla sua temperatura, dalla direzione, dalla
lunghezza donda e dal punto P considerato:
i

= i

(corpo, T, P, , , )
Mediante la (1.1) possibile risalire alla potenza Q

emessa da una certa su-


percie di area nita A allinterno di un angolo solido nito e in un intervallo
di lunghezze donda compreso tra
1
e
2
come:
Q

=
_
A
_

2
_
1
i

cos dAdd (1.2)


1.2.2 Intensit di radiazione totale i

Indichiamo con d
2
Q

la potenza emessa a tutte le lunghezze donda (0 < < )


dallarea dAcos (disposta normalmente alla direzione considerata) allinterno
dellangolo solido d. In analogia a quanto visto in precedenza, si denisce
intensit di radiazione totale il rapporto:
i

=
d
2
Q

dAcos d
(1.3)
Essa rappresenta la potenza emessa dallunit di supercie (disposta normal-
mente alla direzione di propagazione), per unit di angolo solido, si misura in
W
m
2
sr
e dipende dalla natura del corpo, dalla sua temperatura dal punto e dalla
direzione:
i

= i

(corpo, T, P, , )
La potenza Q

emessa da una supercie di area A allinterno di unangolo solido


si pu calcolare mediante la:
Q

=
_
A
_

cos dAd (1.4)


CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 6
Lintensit di radiazione totale legata alla intensit di radiazione spettrale.
Infatti:
d
2
Q

_
0
d
3
Q

ovvero, dalla (1.1):


d
2
Q

_
0
i

cos dAdd
Sostituendo nella (1.3) e semplicando si ottiene il legame cercato:
i

_
0
i

d (1.5)

d Q
n
2
P
A
dA
Figura 1.4: Emissione emisferica.
Se langolo solido tale da comprendere lintero emisfero che sovrasta la
sorgente ( = 2 steradianti), allora si introducono le due ulteriori grandez-
za caratteristiche dellemissione denominate potere emissivo spettrale e potere
emissivo totale.
1.2.3 Potere emissivo emisferico spettrale e

Si indichi con d
2
Q

la potenza irradiata dallarea dA in tutte le direzioni compre-


se nella semisfera che sovrasta la sorgente allinterno dellintervallo di lunghezze
donda compreso tra e +d (vedi Fig.1.4).
Si denisce potere emissivo emisferico spettrale il rapporto:
e

=
d
2
Q

dAd
(1.6)
Esso si misura, pertanto, in
W
m
2
m
e dipende dalle caratteristiche del corpo, dalla
temperatura, dal punto e dalla lunghezza donda:
e

= e

(corpo,T, P, )
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 7
Landamento tipico della e

in funzione di per un corpo condensato ad una


data temperatura mostrato in Fig.1.5. Come si vede, partendo da = 0, la fun-
zione cresce rapidamente no ad un massimo per =
max
da cui rapidamente
decresce portandosi asintoticamente a zero per .

E
max
Figura 1.5: Andamento tipico del potere emissivo spettrale di un corpo
condensato
Se noto il potere emissivo emisferico spettrale possibile risalire alla poten-
za Q

emessa da una sorgente di area A in un assegnato intervallo di lunghezze


donda (
1
< <
2
) mediante la:
Q

=
_
A
2
_
1
dAe

d (1.7)
Il potere emissivo emisferico spettrale e

si pu ricavare se nota la intensit


spettrale di radiazione i

. Infatti vale la:


d
2
Q

=
_
2
d
3
Q

ovvero, dalla (1.1):


d
2
Q

=
_
2
i

cos dAdd
Sostituendo nella (1.6) e semplicando si ottiene:
e

=
_
2
i

cos d (1.8)
Poich (vedi Fig.1.6) langolo solido d pari a:
d =
rd r sind
r
2
= sin dd (1.9)
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 8
si ottiene inne:
e

=
2
_
0
d

2
_
0
i

cos sind (1.10)


In numerosi casi di interesse lecito ipotizzare che sia i

= costante (una sorgen-


te che approssima questo comportamento si dice diusa); in queste circostanze
la precedente fornisce:
e

= 2i

2
_
0
cos sin d = i

(1.11)
per cui il potere emissivo emisferico spettrale di una supercie diusa pari a
volte lintensit di emissione spettrale.

n
d
d
r
r sin

d d r sin
2
Figura 1.6: Denizione dellangolo solido innitesimo d
1.2.4 Potere emissivo emisferico totale e
Indichiamo con dQ la potenza irraggiata da una porzione innitesima dA di
una supercie A in tutte le direzioni dellemisfero che la sovrasta nellintero
intervallo di lunghezze donda 0 . Il rapporto:
e =
dQ
dA
(1.12)
viene denito Potere Emissivo Emisferico Totale di A. Esso si misura in
W
m
2
e dipende solo dalla natura della supercie emittente, dal punto e dalla sua
temperatura (T):
e = e(corpo, P, T)
Se si vuole conoscere la potenza raggiante Q emessa da una supercie di area A
nellintero emisfero che sovrasta la sorgente e nellintero intervallo di lunghezze
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 9
donda si avr:
Q =
_
A
e dA (1.13)
La stessa Q si pu ricavare dal potere emissivo emisferico spettrale. Infatti:
dQ =

_
0
d
2
Q

Ricavando d
2
Q

dalla (1.6), sostituendo nella (1.12) e semplicando si ottiene


che:
e =

_
0
e

d (1.14)
la quale mostra che il potere emissivo emisferico totale rappresentato dallarea
sottesa dalla curva che rappresenta e

.
La Q si pu anche ricavare dallintensit di radiazione totale tenuto conto
che:
dQ =
_
2
d
2
Q

Ricavando d
2
Q

dalla (1.3), sostituendo nella (1.12) e semplicando si pu


scrivere:
e =
_
2
i

cos d (1.15)
Tenuto conto della (1.9) si ottiene:
e =
2
_
0
d

2
_
0
i

cos sind (1.16)


Se la supercie diusa la precedente fornisce:
e = 2i

2
_
0
cos sin d = i

(1.17)
per cui il potere emissivo emisferico totale di una supercie diusa pari a
volte lintensit di emissione totale.
1.3 Assorbimento dellenergia raggiante
Quando la supercie di un corpo viene irradiata, una parte dellenergia incidente
viene riessa, mentre la parte restante penetra nel corpo. Questultima, pro-
cedendo nella massa, subisce un assorbimento progressivo cosicch, in relazione
alla lunghezza del percorso che la radiazione compie nel mezzo, possono darsi
due casi:
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 10
1. lassorbimento della radiazione completo; in questo caso si dice che il
mezzo opaco alla radiazione di quella lunghezza donda. Se il regime ter-
mico stazionario, il principio di conservazione dellenergia ci assicura che
la somma della potenza raggiante riessa e la potenza raggiante assorbita
uguaglia quella incidente.
2. lassorbimento della radiazione parziale; in questa ipotesi una certa po-
tenza raggiante riesce ad attraversare il mezzo che si dice trasparente alla
radiazione di quella lunghezza donda. Ancora in condizioni stazionarie la
somma della potenza raggiante assorbita, riessa e trasmessa uguaglia la
potenza raggiante incidente.
La potenza riessa e quella eventualmente trasmessa non prendono parte al
bilancio energetico della supercie irradiata e come tali non concorrono allo
scambio termico radiativo. Per tale motivo esse sono state citate qui solo per
completezza di trattazione. Per stabilire quale sia il valore della potenza assorbi-
ta da parte di una supercie irradiata, si usa introdurre il cosiddetto coeciente
di assorbimento (o assorptivit) denito come il rapporto tra la potenza assor-
bita e la totale potenza incidente. Il coeciente di assorbimento, pertanto,
una grandezza adimensionale il cui valore evidentemente compreso tra zero e
uno.

3
,i
P
A
dA
d
d Q
n

Figura 1.7: Intensit della radiazione incidente in un punto di una supercie


irradiata
Poich la potenza raggiante assorbita dipende, oltre che dallo stato della
supercie irradiata, anche dallangolo dincidenza della radiazione e dalla sua
lunghezza donda, possono essere deniti quattro coecienti di assorbimento,
due direzionali (spettrale e totale) e due emisferici (spettrale e totale) come
descritto nel seguito.
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 11
1.3.1 Coeciente di assorbimento spettrale direzionale
Il coeciente di assorbimento spettrale direzionale a

(o assorptivit spettrale
direzionale) denito dal rapporto:
a

=
d
3
Q

,a
d
3
Q

,i
dove d
3
Q

,a
rappresenta la porzione assorbita della potenza raggiante d
3
Q

,i
di lunghezza donda , localizzata allinterno dellangolo solido d che incide
sullarea dAcos della supercie irradiata (vedi Fig.1.7). Se con i

,i
si indica la
intensit di radiazione spettrale incidente lequazione precedente si pu scrivere
anche come:
a

=
d
3
Q

,a
i

,i
dAcosdd
(1.18)
Vale la pena di osservare che lassorptivit spettrale direzionale, data una lun-
ghezza donda e ssata una direzione della radiazione incidente, dipende solo
dallo stato della supercie irradiata A. Ci equivale a dire che lassorptivit
spettrale direzionale una grandezza caratteristica della supercie irradiata.
1.3.2 Coeciente di assorbimento totale direzionale
Il coeciente di assorbimento totale direzionale (o lassorptivit totale direzio-
nale) denito dal rapporto:
a

=
d
2
Q

a
d
2
Q

i
dove d
2
Q

a
rappresenta la parte assorbita della potenza d
2
Q

i
localizzata allin-
terno dellangolo solido d, incidente sullarea dAcos della supercie irradiata
e comprendente tutte le lunghezze donda presenti nellintervallo teorico 0 .
Lassoptivit totale direzionale si pu ricavare da quella spettrale direzionale
a

. Infatti semplice ricavare che:


d
2
Q

a
=
_

0
d
3
Q

,a
d
2
Q

i
=
_

0
d
3
Q

,i
= dAcosd
_

0
i

,i
d
Il termine d
3
Q

,a
presente nella prima delle equazioni precedenti pu essere
ottenuto dalla (1.18); operando le sostituzioni e semplicando si ha in denitiva
che
6
:
a

=
_

0
a

,i
d
_

0
i

,i
d
(1.19)
Come si vede, a

dipende non solo dallo stato della supercie, ma anche dalle


caratteristiche della sorgente che irradia. Lassorptivit totale direzionale non
costituisce, pertanto, una grandezza caratteristica della supercie irradiata.
6
Si tenga in conto che dAcosd indipendente dalla lunghezza donda.
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 12
,i
d Q
n
2
P
A
dA
Figura 1.8: Irradiazione emisferica spettrale.
1.3.3 Coeciente di assorbimento emisferico spettrale
Il coeciente di assorbimento emisferico spettrale (o assorptivit emisferica
spettrale) a

denita dal rapporto (vedi Fig.1.8):


a

=
d
2
Q
,a
d
2
Q
,i
ovvero:
a

=
_
2
d
3
Q

,a
dAd
_
2
i

,i
cosd
Ancora la (1.18) consente di scrivere:
a

=
_
2
a

,i
cosd
_
2
i

,i
cosd
(1.20)
1.3.4 Coeciente di assorbimento emisferico totale.
Il coeciente di assorbimento emisferico totale (o lassorptivit emisferica tota-
le) denito come il rapporto tra porzione assorbita (dQ
a
) della totale (dQ
i
)
incidente sullarea dA proveniente da tutte le direzioni del semispazio che sovra-
sta la supercie irradiata e comprendente lintero intervallo di lunghezze donda
0 . Ossia:
a =
dQ
a
dQ
i
La dQ
i
si pu scrivere in termini intensit totale:
dQ
i
= dA
_
2
i

cos d
ovvero in termini di intensit spettrale:
dQ
i
= dA
_
2
__

0
i

,i
d
_
cos d
CAPITOLO 1. NOTE INTRODUTTIVE E DEFINIZIONI 13
La dQ
a
si pu scrivere in termini di assoptivit spettrale direzionale mediante
la (1.18):
dQ
a
= dA
_
2
__

0
a

,i
d
_
cos d
Si ricava, in denitiva che:
a =
_
2
_
_

0
a

,i
d
_
cos d
_
2
_
_

0
i

,i
d
_
cos d
(1.21)
Capitolo 2
Il corpo nero
2.1 La radiazione del corpo nero
Caratterizzare i corpi reali nei riguardi dellemissione e dellassorbimento delle-
nergia raggiante attraverso limpiego delle grandezze nora denite pu essere
fortemente semplicato introducendo il concetto di corpo nero.
Il corpo nero un corpo ideale il quale assorbe completamente lenergia
raggiante che lo investe qualunque sia la lunghezza donda e la direzione di
incidenza. Ne deriva che il corpo nero un corpo opaco per il quale valgono le
1
:
a

b
= a

b
= a
b
= a
b
= 1
da cui discende che nessun corpo assorbe pi del corpo nero a parit di ogni
altra condizione, ossia:
a a
b
a

a
b
a

b
a

b
Per tale motivo il corpo nero anche detto assorbitore perfetto.
Altre importanti propriet del corpo nero possono essere dedotte dalla sua
denizione.
2.1.1 Emissione spaziale del corpo nero
I due elementi di corpo nero mostrati in Fig.2.1 presentano la stessa temperatura
ed area dA
b1
e dA
b2
rispettivamente. La potenza raggiante d
2
Q

b1
che viene
emessa da dA
b1
nella direzione di dA
b2
pu essere espressa impiegando lintensit
di radiazione totale come:
d
2
Q

b1
= i

b1
dA
b1
cos
1
d
La porzione di d
2
Q

b1
che cade su dA
b2
, e da questa totalmente assorbita, si ricava
facilmente ponendo d =
dA
b
2
cos 2
r
2
. Si ottiene:
d
2
Q

b1b2
= i

b1
cos
1
cos
2
dA
b1
dA
b2
r
2
1
Le grandezze che si riferiscono al corpo nero prevedono laggiunta, nel pedice, della lettera
b.
14
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 15
dA
r
b1
1
dA
b2
2
Figura 2.1: Emissione spaziale del corpo nero.
Allo stesso modo la potenza d
2
Q

b2b1
che emessa da dA
b2
incide su dA
b1
, e da
questa completamente assorbita, :
d
2
Q

b2b1
= i

b2
cos
1
cos
2
dA
b1
dA
b2
r
2
Poich, per ipotesi, le due areole sono allequilibrio termico, deve essere costan-
temente che:
d
2
Q

b1b2
= d
2
Q

b2b1
da cui segue immediatamente che i

b1
= i

b2
. Se si avvolge dA
b1
e dA
b2
con un
ltro che si lascia attraversare da una sola radiazione la trattazione precedente
porta alla i

b1
= i

b2
.
Poich i risultati sono stati ottenuti con la sola ipotesi che T
b1
= T
b2
, la
loro validit prescinde dalla posizione relativa delle due superci. Ne deriva che
lintensit della radiazione totale e spettrale di un corpo nero sono indipendenti
dalla direzione per cui:
i

b
= i

b
(T, ) e i

b
= i

b
(T)
Se ne conclude che la radiazione del corpo nero diusa e per esso valgono le:
i

b
=
e
b

e i

b
=
e
b

2.1.2 Emettitore perfetto in ogni direzione


Si supponga che una delle due superci (ad esempio la 1) di Fig.2.1 appartenga
ad un corpo reale C (non nero). In questa ipotesi la supercie reale (la dA
c
)
si mantiene isoterma se la potenza raggiante che essa emette in una certa dire-
zione uguale alla porzione assorbita di quella che la investe proveniente dalla
medesima direzione:
a

c
d
2
Q

bc
= d
2
Q

cb
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 16
dove con a

c
si indicato il coeciente di assorbimento totale della supercie
reale nella direzione considerata. Con riferimento alla Fig.2.1 si ha che:
d
2
Q

bc
= i

b
cos
1
cos
2
dA
b
dA
c
r
2
d
2
Q

cb
= i

c
cos
1
cos
2
dA
c
dA
b
r
2
ed in denitiva:
a

c
i

b
= i

c
(2.1)
Essendo sempre a

c
1 consegue che sempre:
i

c
i

b
(2.2)
Poich il risultato espresso dalla (2.2) stato ottenuto con la sola ipotesi che
T
b
= T
c
, la sua validit prescinde dalla posizione relativa delle due superci. Si
pu aermare, pertanto, che lintensit di radiazione totale di un corpo nero
sempre maggiore dellintensit di radiazione totale di un corpo reale a parit di
temperatura.
Si moltiplichino ora entrambi i membri della (2.2) per cos
1
d
1
e succes-
sivamente si integrino sullintero semispazio che sovrasta il corpo reale. Si
ottiene: _
2
i

c
cos
1
d
1

_
2
i

b
cos
1
d
1
ovvero, ricordando le (1.15, 1.9) si ha:
e
e
b

_
2
cos
1
sin
1
dd
ed in denitiva:
e(T) e
b
(T)
essendo lintegrale a secondo membro pari a . Ne deriva che il potere emissivo
emisferico totale di un corpo nero sempre maggiore o uguale del potere emissivo
emisferico totale di un corpo reale a parit di temperatura.
2.1.3 Emettitore perfetto ad ogni lunghezza donda
Un risultato analogo alla (2.2) si ottiene interponendo tra le areole di Fig.2.1
un ltro che si lascia attraversare da una sola radiazione di lunghezza donda
. Assumendo pari a a

c
il coeciente di assorbimento spettrale del corpo
reale nella direzione scelta e ripetendo le considerazioni del precedente punto si
ottiene che:
a

c
i

b
= i

c
Inoltre, essendo sempre a

c
1, si ha:
i

c
i

b
per cui lintensit di radiazione spettrale di un corpo nero sempre maggiore
dellintensit di radiazione spettrale di un corpo reale a parit di temperatura e
lunghezza donda.
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 17
Allo stesso modo si ottiene la:
e
c
e
b
la quale permette di aermare che il potere emissivo emisferico spettrale di un
corpo nero sempre maggiore o uguale del potere emissivo emisferico spettrale
di un corpo reale a parit di temperatura.
2.2 Prototipo di corpo nero
Anche se un corpo nero non esiste nella realt, possibile approssimarne molto
da vicino il comportamento mediante il dispositivo descritto nel seguito.
(b) (a)
1
1
2
c
c
1
2
c
Cavit
non nera
Cavit
non nera
Cavit
nera
T
T
q
q
T
Figura 2.2: Prototipo di corpo nero
Si consideri la cavit non nera, isoterma ed adiabatica di Fig.2.2.a sulla cui
parete praticato un foro. Se larea della supercie del foro molto piccola
rispetto allarea della supercie interna della cavit, una qualunque radiazione
che attraversa il foro subir, da parte della parete interna della cavit stessa,
un parziale assorbimento ed una prima riessione. La porzione riessa incider
ancora sulla supercie interna della cavit e subir un ulteriore assorbimento
ed una seconda riessione e cos via. Poich, come semplice immaginare,
estremamente improbabile che la radiazione incidente possa fuoriuscire prima
ancora che sia stata, in pratica, totalmente assorbita il foro si comporta come
un corpo nero nei confronti di una qualunque radiazione incidente.
Allo scopo di stabilire la natura della radiazione q
1
(
W
m
2
) che fuoriesce dal
foro della cavit 1, si supponga di congiungerla, attraverso lo stesso foro, con
una seconda cavit questa volta nera (indicata con 2 in Fig.2.2.b) anchessa
adiabatica e alla temperatura della prima (T
c
).
La radiazione q
2
proveniente dalla cavit 2 (quella nera) penetra nella 1
attraverso il foro e da questa viene totalmente assorbita. Allo stesso modo, la
radiazione proveniente dalla cavit 1 (quella originaria non nera) penetra nella
2 attraverso il foro e da questa viene totalmente assorbita. Ora, tenuto conto
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 18
che per ipotesi la cavit formata dallinsieme delle due isoterma, dovr essere
costantemente che:
q
1
= q
2
Si pu concludere, quindi, che la radiazione, che per unit di tempo e per unit
di area, fuoriesce dal foro praticato sulla supercie di una cavit isoterma e
adiabatica indipendente dalla natura del materiale che la costituisce. Essa
dipende solo dalla temperatura della cavit T
c
ed uguaglia quella emessa da un
corpo nero alla stessa temperatura.
Si supponga, ora, di porre in corrispondenza del foro un ltro che si lascia
attraversare dalla sola radiazione di lunghezza donda . Ripetendo le precedenti
considerazioni si ricava che:
q
1,
= q
2,
la quale consente di aermare che anche la radiazione spettrale che attraversa il
foro praticato su una cavit adiabatica e isoterma indipendente dalla natura
del materiale che costituisce la cavit ed uguaglia quella del corpo nero alla
temperatura T
c
della cavit.
Sono usualmente realizzabili cavit che riproducono il comportamento di
corpo nero con errori generalmente inferiori all1%.
2.3 Le leggi del corpo nero
Le grandezze che caratterizzano lemissione del corpo nero sono state ricavate
teoricamente e vericate dal punto di vista sperimentale. Esse sono riportate e
commentate nel seguito.
W
/
m



m
10
10
T = 4450 K
T = 2200 K
T = 1100 K
T = 550 K
T = 280 K
10
, m
10
10
10
10
2 0 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24
2
3
4
5
6
7
2
Figura 2.3: Potere emissivo spettrale del corpo nero al variare della temperatura
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 19
2.3.1 Legge di Plank
Il potere emissivo spettrale del corpo nero dipende dalla temperatura e dalla
lunghezza donda secondo la:
e
b
(, T) = i

b
(, T) =
c
1

5
_
e
c
2
T
1
_ (2.3)
che esprime la legge di Plank del corpo nero. Nella precedente T rappresenta la
temperatura assoluta e:
c
1
= 2hc
2
0
= 3.74 10
8
Wm
4
m
2
c
2
=
hc
0
k
= 1.44 10
4
mK
con h = 6.6260755 10
34
Js e k = 1.380658 10
23
J/K le costanti di Planck
e Boltzmann rispettivamente. Landamento di e
b
in funzione della lunghezza
donda mostrato in Fig.2.3. La medesima gura mostra che al crescere del-
la temperatura le curve relative alle temperature pi elevate contengono com-
pletamente quelle a temperatura pi bassa ossia lemissione aumenta con la
temperatura relativamente a tutte le lunghezze donda.
2.3.2 Legge di Stephan-Boltzmann
Esprime il potere emissivo totale e
b
del corpo nero. Poich vale la:
e
b
=
_

0
e
b
d
la legge di Stephan-Boltzmann si ricava sostituendo nella precedente la (2.3).
Si ottiene
2
:
e
b
= T
4
W
m
2
(2.4)
nella quale T rappresenta la temperatura assoluta mentre la costante di propor-
zionalit , detta costante di Stephan-Boltzmann, vale:
= 5.67 10
8
W
m
2
K
4
= 4.88 10
8
kcal
h m
2
K
4
2
Infatti si ottiene e
b
=

0
c
1

e
c
2
T 1

d. Moltiplicando poi numeratore e denominatore


per T
4
e tenuto conto che d =
1
T
d(T) si ha:
e
b
= T
4

0
c
1
(T)
5

e
c
2
T 1
d (T)
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 20
nelle unit del Sistema Internazionale e Pratico rispettivamente. Per comodit
la relazione precedente pu scriversi come:
e
b
= 5.67
_
T
100
_
4
W
m
2
e
b
= 4.88
_
T
100
_
4
kcal
h m
2
2.3.3 Legge dello spostamento di Wien
1
0
0
0
1
0
0
0
0
2
0
0
0
3
0
0
0
4
0
0
0
5
0
0
0
6
0
0
0
7
0
0
0
8
0
0
0
9
0
0
0
2
0
0
0
0
T (mK)
0
5
10
15
20
25
e

b
(

,
T
)
/

T
5
10
-5
Figura 2.4: Potere emissivo spettrale del corpo nero come funzione di T (mK)
La Fig.2.3 mostra che allaumentare della temperatura assoluta il massimo
di emissione tende a spostarsi verso lunghezze donda sempre pi piccole. La
legge che esprime il luogo dei massimi in funzione di T ossia la
max
=
max
(T)
si pu ricavare evidentemente dalla (2.3). Si ottiene:

max
=
c
3
T
nota come legge dello spostamento di Wien. La costante c
3
vale 2898 mK.
2.3.4 Funzioni per lemissione
Lequazione (2.3) pu essere posta in una forma che elimina la necessit di
fornire una curva separata per ogni temperatura (vedi Fig. 2.3). Ci pu essere
facilmente ottenuto dividendone entrambi i membri per T
5
:
e
b
T
5
=
c
1
/
(T)
5
_
e
c
2
(T)
1
_ m
1
K
1
ottenendo in tal modo una funzione del solo prodotto T come mostra la Fig2.4.
Valori discreti di tale funzione sono riportati in Tab.2.1.
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 21
l
l
l
l
l
l
l
l l l
l
l
e
e
e
T F -F = ( )
d
d
1
1
2
0
b
b
b 0- 0-
4
2 1
2
Figura 2.5: Potenza emessa dallunit di area di una supercie nera nella banda

2
In alcuni calcoli capita spesso di dover valutare la potenza raggiante emessa
da un corpo nero ad una data temperatura in un predenito intervallo di lun-
ghezze donda
1

2
(vedi Fig. 2.5). Questa quantit, che indichiamo con
e
b
(
1

2
), vale:
e
b
(
1

2
) =
2
_
1
e
b
d =
2
_
0
e
b
d
1
_
0
e
b
d
si misura in
W
m
2
e pu essere calcolata con facilit disponendo della funzione
e
b
(0 ):
e
b
(0 ) =

_
0
e
b
d =

_
0
c
1

5
_
e
c
2
T
1
_d
La e
b
(0 ) dipende dalla temperatura e dalla lunghezza donda. Tuttavia,
dividendo entrambi i membri per e
b
= T
4
, si ottiene:
F
0
=
e
b
(0 )
T
4
=
T
_
0
c
1
/
(T)
5
_
e
c
2
T
1
_d (T)
essendo evidentemente d =
d(T)
T
. Lequazione precedente mostra che la fun-
zione F
0
adimensionale e dipende solo dal prodotto T. Inoltre, essa tende
a zero per T 0 e si porta asintoticamente a 1 per T (vedi Fig.2.6).
Valori discreti della F
0
sono riportati in Tab.2.1.
Alcune interessanti considerazioni quantitative riguardanti lemissione emi-
sferica del corpo nero sono possibili dallesame della Fig.2.6 ovvero dei dati di
Tab.2.1. In primo luogo si osserva che nellintervallo 1500 < T < 2980 m K
il corpo nero (ovvero un corpo reale che presenta comportamento di corpo ne-
ro alla stessa temperatura e lunghezza donda) emette circa il 30% del potere
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 22
1
0
0
0
1
0
0
0
0
2
0
0
0
3
0
0
0
4
0
0
0
5
0
0
0
6
0
0
0
7
0
0
0
8
0
0
0
9
0
0
0
2
0
0
0
0
3
0
0
0
0
4
0
0
0
0
5
0
0
0
0
T (mK)
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
F
0
-

Figura 2.6: Andamento della F


0
in funzione del prodotto T (mK)
emissivo alla temperatura considerata
3
. Quasi il restante 70% viene emesso nel-
lintervallo 2980 < T < 20 000 m K. A tutti gli eetti pratici, quindi, circa il
95% della totale potenza emessa da un corpo nero concentrata nellintervallo
1500 < T < 20 000 m K. I corrispondenti intervalli di lunghezza donda
variano con la temperatura. Infatti:
alla temperatura ambiente (300 K) il corpo nero emette la quasi totalit
del suo potere emissivo nellintervallo 5 < < 65 m con il massimo
collocato a
max

= 10 m.
alla temperatura a cui lo scambio termico radiativo assume valori signica-
tivi (ad esempio 500 K) lintervallo nel quale si concentra la quasi totalit
dellemissione si restringe (3 < < 40 m) spostandosi verso lunghezze
donda inferiori (
max

= 6 m).
alle temperature a cui si portano i dispositivi nalizzati allemissione nel
visibile (circa 3000 K per il lamento di una lampada ad incandescenza)
lintervallo di lunghezza donda in cui si concentra il potere emissivo si
restringe ulteriormente (0.5 < < 7 m) con un massimo collocato in-
torno a 1 m. E semplice vericare che, in questo caso, molto limitata
(inferiore al 3%) la percentuale della potenza raggiante emessa nel visibile
rispetto alla totale.
Esempio Dato un corpo nero alla temperatura di 800 K, si vuole determinare:
(a) il potere emissivo totale; (b) il potere emissivo spettrale per = 3 m; (c)
la potenza raggiante emessa tra 1.5 e 4.0 m.
Il potere emissivo totale si ricava dalla legge di Stephan-Boltzmann (2.4):
e
b
(800 K) = 5.67
_
800
100
_
4
= 23220
W
m
2
3
Ricordando la legge di Wien, 2980 m K il valore di T a cui la funzione F
0
presenta
il massimo.
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 23
In corrispondenza del prodotto:
T = 800 3 = 2400 m K
si legge dalla tabella 2.1 che:
e
b
T
5
= 0.207 10
3
m
1
K
1
per cui:
e
b
(800K; 3 m) =
_
0.207 10
3
_

_
5.67 10
8
800
5
_
= 3846
W
m
2
m
.
In corrispondenza di:
T = 800 4 = 3200m K
la tabella fornisce 2.1 che:
F
04 m
=
e
b
(0 4 m)
T
4
= 0.318
da cui
e
b
(0 4 m) = 0.318 5.67 10
8
800
4
= 0.318 23220 = 7384
W
m
2
Allo stesso modo per
T = 800 1.5 = 1200 m K
si ha:
F
01.5 m
=
e
b
(0 1.5 m)
T
4
= 0.213 10
2
che moltiplicato per il potere emissivo fornisce
e
b
(0 1.5 m) = 0.213 10
2
23220 = 50
W
m
2
Inne si ricava:
e
b
(0 4 m) e
b
(0 1.5 m) = 7385 50 = 7335
W
m
2
Esempio Il lamento di una lampada ad incandescenza assimilabile, dal
punto di vista dellemissione di energia raggiante, ad un corpo nero a 2400 K.
Vericare che circa il 2.7% della totale potenza emessa dal lamento quella
che cade nel campo del visibile (0.4-0.7 m).
CAPITOLO 2. IL CORPO NERO 24
T
e
b
10
5
T
5
e
b
(0)
T
4
T
e
b
10
5
T
5
e
b
(0)
T
4
T
e
b
10
5
T
5
e
b
(0)
T
4
600 0.0003276 9.2997E-08 4000 18.17660 4.80888E-01 7400 4.96995 8.29503E-01
800 0.031196 1.64431E-05 4100 17.58393 4.98752E-01 7600 4.61835 8.39078E-01
1000 0.37290 3.20891E-04 4200 16.99191 5.16023E-01 7800 4.29545 8.47979E-01
1100 0.85635 9.11540E-04 4300 16.40424 5.32705E-01 8000 3.99875 8.56261E-01
1200 1.64838 2.13485E-03 4400 15.82392 5.48803E-01 8200 3.72594 8.63975E-01
1300 2.77828 4.31764E-03 4500 15.25341 5.64326E-01 8400 3.47491 8.71166E-01
1400 4.22833 7.79232E-03 4600 14.69464 5.79285E-01 8600 3.24375 8.77875E-01
1500 5.94156 1.28530E-02 4700 14.14916 5.93692E-01 8800 3.03071 8.84141E-01
1600 7.83651 1.97232E-02 4800 13.61813 6.07561E-01 9000 2.83422 8.89998E-01
1700 9.82264 2.85396E-02 4900 13.10239 6.20907E-01 9200 2.65282 8.95477E-01
1800 11.81286 3.93491E-02 5000 12.60255 6.33746E-01 9400 2.48523 9.00608E-01
1900 13.73163 5.21167E-02 5100 12.11898 6.46094E-01 9600 2.33024 9.05417E-01
2000 15.51919 6.67400E-02 5200 11.65189 6.57967E-01 9800 2.18679 9.09929E-01
2100 17.13257 8.30651E-02 5300 11.20131 6.69382E-01 10000 2.05390 9.14164E-01
2200 18.54454 1.00903E-01 5400 10.76718 6.80354E-01 10200 1.93069 9.18143E-01
2300 19.74146 1.20045E-01 5500 10.34932 6.90901E-01 10400 1.81635 9.21885E-01
2400 20.72063 1.40274E-01 5600 9.94747 7.01039E-01 10600 1.71014 9.25407E-01
2500 21.48770 1.61374E-01 5700 9.56131 7.10783E-01 10800 1.61141 9.28725E-01
2600 22.05420 1.83139E-01 5800 9.19046 7.20149E-01 11000 1.51955 9.31852E-01
2700 22.43556 2.05377E-01 5900 8.83451 7.29151E-01 11500 1.31646 9.38920E-01
2800 22.64946 2.27910E-01 6000 8.49304 7.37806E-01 12000 1.14564 9.45058E-01
2900 22.71451 2.50582E-01 6100 8.16557 7.46126E-01 13000 0.87860 9.55097E-01
3000 22.64940 2.73251E-01 6200 7.851642 7.54126E-01 14000 0.68425 9.62854E-01
3100 22.47219 2.95799E-01 6300 7.55077 7.61819E-01 15000 0.54033 9.68937E-01
3200 22.19988 3.18120E-01 6400 7.26247 7.69218E-01 16000 0.43207 9.73769E-01
3300 21.84817 3.40129E-01 6500 6.98627 7.76335E-01 17000 0.34944 9.77655E-01
3400 21.43128 3.61753E-01 6600 6.72170 7.83182E-01 18000 0.28554 9.80814E-01
3500 20.96197 3.82933E-01 6700 6.46829 7.89770E-01 19000 0.23553 9.83407E-01
3600 20.45151 4.03622E-01 6800 6.22557 7.96110E-01 20000 0.19596 9.85555E-01
3700 19.90976 4.23786E-01 6900 5.99312 8.02213E-01 30000 0.04416 9.95289E-01
3800 19.34531 4.43396E-01 7000 5.77048 8.08088E-01 50000 0.00634 9.98883E-01
3900 18.76549 4.62434E-01 7200 5.35301 8.19195E-01 0 1
Tabella 2.1: Funzioni per il calcolo della radiazione del corpo nero
Capitolo 3
Le superci reali e il corpo
grigio
3.1 Caratteristiche radiative dei corpi reali
Per il calcolo della potenza termica scambiata per irraggiamento necessaria la
conoscenza delle caratteristiche radiative dei corpi che prendono parte al pro-
cesso. Tali propriet dipendono da numerosi fattori tutti riconducibili allo stato
della supercie del corpo considerato e alla direzione e contenuto spettrale della
radiazione emessa o incidente. Ci nonostante, se si considera che qualunque
corpo reale emette e assorbe meno del corpo nero a parit di ogni altra condi-
zione, si pu pensare di descrivere le caratteristiche radiative di un corpo reale
rapportandole alle analoghe del corpo nero mediante lintroduzione di grandezze
adimensionali denominate emissivit. Lemissivit di una supercie reale va-
ria tra zero e uno e dipende dalla temperatura della supercie, dalla lunghezza
donda e dalla direzione della radiazione emessa. Per una data supercie pos-
sono quindi denirsi diverse emissivit: lemissivit direzionale spettrale, quella
direzionale totale, lemisferica spettrale e lemisferica totale.
3.1.1 Emissivit direzionale spettrale
Consideriamo una supercie dA ad una assegnata temperatura che presenta
una intensit di radiazione monocromatica i

ed una supercie nera dA


b
alla
stessa temperatura che presenta lintensit di radiazione monocromatica i

b
. La
potenza raggiante d
3
Q

emessa da dA nellintervallo di lunghezze donda d e


allinterno dellangolo solido d :
d
3
Q

= i

dAcos dd (3.1)
Allo stesso modo la potenza d
3
Q

b
emessa da dA
b
nelle stesse condizioni :
d
3
Q

b
= i

b
dAcos dd (3.2)
Si denisce emissivit direzionale spettrale

il rapporto:

=
d
3
Q

d
3
Q

b
(3.3)
25
CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 26
Figura 3.1: Gustav Robert Kirchho (1824 1887)
da cui:

=
i

b
=
i

e
b
(3.4)
essendo i

b
= e
b
/ in virt della (1.11).
Lemissivit direzionale spettrale legata al coeciente di assorbimento di-
rezionale spettrale. Infatti, si visto a suo tempo che la porzione assorbita della
potenza raggiante che incide su dA proveniente dalla medesima direzione e con
il medesimo contenuto spettrale di d
3
Q

:
d
3
Q

,a
= a

,i
dAcosdd
Anch la temperatura di dA si mantenga costante deve essere che d
3
Q

=
d
3
Q

,a
. Ci comporta che:
a

,i
= i

ovvero:
i

,i
=
i

Se il procedimento appena descritto si ripete cambiando solo il corpo, il risultato


nale resta inalterato. Ci equivale a dire che il rapporto tra lintensit di
radiazione spettrale e il coeciente di assorbimento spettrale dipende dalla sola
temperatura ed indipendente dal corpo considerato. Poich per il corpo nero
(i

= i

b
; a

= 1), lo stesso rapporto vale i

b
e lequazione precedente equivale
alla:
i

= i

b
ed in denitiva alla:
a

(3.5)
essendo, per denizione,

= i

/i

b
. La (3.5) vale senza restrizioni e costituisce
la forma pi generale della legge di Kirchho.
CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 27
3.1.2 Emissivit direzionale totale
Lemissivit direzionale totale

denita come il rapporto tra la radiazione


d
2
Q

emessa da dA allinterno dellangolo solido d e quella d


2
Q

b
emessa da
dA
b
nelle stesse condizioni:

=
d
2
Q

d
2
Q

b
ovvero:

=
i

b
=
i

e
b
(3.6)
essendo i

b
= e
b
/ per la (1.17). Lemissivit totale direzionale

si pu ricavare
dalla emissivit direzionale spettrale

ricordando la (1.5) che riportiamo per


comodit:
i

_
0
i

d
Infatti ricavando la i

dalla (3.4) e la i

dalla (3.6), la precedente diventa:


e
b

=
1

_
0

e
b
d
ed in denitiva:

=
1
e
b

_
0

e
b
d (3.7)
3.1.3 Emissivit emisferica spettrale
Allo stesso modo si ricava che lemissivit emisferica spettrale data dal rap-
porto tra il potere emissivo spettrale della generica supercie e

(corpo, T, )
e quello del corpo nero relativo alla stessa temperatura e lunghezza donda
e
b
(T, ):

=
e

e
b
(3.8)
Lemissivit spettrale si pu ricavare dalla emissivit monocromatica direziona-
le. Infatti ricordando la (1.10) che riportiamo:
e

=
2
_
0
d

2
_
0
i

cos sind
e ricavando la i

dalla (3.4) e la e

dalla (3.8) si ottiene:


e
b

=
1

2
_
0
d

2
_
0
e
b

cos sin d
Essendo e
b
(T, ) indipendente dalla direzione, si ricava facilmente che:

=
1

2
_
0
d

2
_
0

cos sind (3.9)


CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 28
Lesperienza mostra che lemissivit spettrale

(corpo, T, ) presenta una di-


pendenza dalla temperatura generalmente debole e quindi trascurabile nelle
usuali applicazioni. Pi problematica si presenta la dipendenza dalla lunghezza
donda come chiaramente mostrato dalla Fig.3.2 che riporta la

per alcune
tipiche superci solide di interesse ingegneristico. Come si vede vi sono superci
che presentano un legame tra

() molto complesso mentre altre, al con-


trario, sembrano mostrare una quasi indipendenza di

dalla lunghezza donda.


Una ulteriore complicazione pu essere rappresentata dalla forte dipendenza di

dallo stato superciale intendendo con ci sia il tipo di lavorazione ed il gra-


do di nitura e, per le superci metalliche, il livello di ossidazione che inuenza
positivamente lemissivit spettrale.
Lunghezza donda ( m)
E
m
i
s
s
i
v
i
t

e
m
i
s
f
e
r
i
c
a
s
p
e
t
t
r
a
l
e
E
m
i
s
s
i
v
i
t

e
m
i
s
f
e
r
i
c
a
s
p
e
t
t
r
a
l
e
Lunghezza donda ( m)
0.50
0.50
A
A
C
C
B
B
0
0
0.20
0.20
0.40
0.40
0.60
0.60
0.80
0.80
1.00
1.00
1.0
1.0
3.0
3.0
5.0
5.0
7.0
7.0
11.0
11.0
15.0
15.0
19.0
19.0
23.0
21.0
A
B
C
: Alluminio 1100-0
Commercialmente puro
: Alluminio 24S-T81 anodizzato
con acido solforico
: Alluminio 6061-T6 con
anodizzazione spessa (1 mil)
A
B
C
: Vernice al silicone alluminato
su acciaio inossidabile 321
: Acciaio inossidabile tipo 301
: Vernice epossidica bianca
su alluminio
Figura 3.2: Emissivit spettrale di alcune superci (da Chapman A.J., Heat
Transfer - Fourth Edition, Maxwell Macmillan International Editions, New York
1989)
CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 29
3.1.4 Emissivit emisferica totale
E data dal rapporto tra il potere emissivo totale e di una data supercie e
quella e
b
del corpo nero alla stessa temperatura:
=
e
e
b
(3.10)
Ricordando la (1.14) la precedente si pu anche scrivere come:
=
1
e
b

_
0
e

d
e dalla (3.8) si ottiene che:
=
1
e
b

_
0

e
b
d (3.11)
Analogamente alla emissivit spettrale, lemissivit totale si pu ricavare an-
che partendo dalla conoscenza della emissivit totale direzionale ricordando
lequazione (1.16):
e =
2
_
0
d

2
_
0
i

cos sind
Ricavando la i dalla (3.6) si ottiene:
e
b
=
1

2
_
0
d

2
_
0
e
b

cos sind
Essendo e
b
(T) indipendente dalla direzione, si ricava facilmente che:
=
1

2
_
0
d

2
_
0

cos sind (3.12)


La Fig.3.3 riporta la relativamente ad alcuni materiali metallici. Come
si vede lemissivit totale cresce proporzionalmente alla temperatura con una
costante di proporzionalit che, a sua volta, cresce con la resistivit elettrica.
Si osserva altres che a parit di temperatura laumento pi pronunciato per
superci che presentano un certo grado di ossidazione mentre lo meno per
materiali che presentano una supercie molto lucida. Superci lucidate e non
ossidate, infatti, presentano valori della emissivit totale che variano tra 0.03 e
0.05 alla temperatura ambiente e aumentano di un ordine di grandezza (0.4-0.7)
per temperature elevate (1000

C o pi). Superci rugose e/o ossidate aumenta-


no di molto la loro emissivit; alla temperatura ambiente si supera normalmente
= 0.6 no a raggiungere valori pari a 0.9. Alle alte temperature si osservano
per valori compresi tra 0.9 e 0.95. Una raccolta di emissivit emisferiche totali
per alcune superci sono riportate in Tab. 3.1 a pagina 32.
CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 30
E
m
i
s
s
i
v
i
t


e
m
i
s
f
e
r
i
c
a

t
o
t
a
l
e
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1.0
0
0
250
2500 3000 3500
500
500
750 1000
1000
1250 1500
1500
1750 2000
2000
Temperatura, C
F
Nickel ossidato
Zinco ossidato
Alluminio ossidato a 1110 F
Acciaio inossidabile 301
Acciaio inossidabile 347
ossidato a 2000F
Rame ossidato
Lega di alluminio lucidata
Zinco puro lucidato
Ottone lucidato
Ottone
ossidato
Rame lucidato
Nikel lucidato
Disco bianco di
ossido di Berillio
Disco nero di ossido
di Berillio
Figura 3.3: Emissivit totale per alcuni solidi metallici (da ziik M.N., Heat
Transfer - A Basic Approach, McGraw-Hill, New York 1985)
I materiali non conduttori (elettrici), al contrario, presentano una emissivit
totale che diminuisce con la temperatura e, a parit di questa, pi elevata
di quella dei materiali conduttori. Alla temperatura ambiente i materiali non
conduttori presentano valori di che generalmente superano 0.8.
Lemissivit totale, al pari di quella spettrale, si determina sperimentalmen-
te. In alternativa la si pu ricavare analiticamente dalla conoscenza della

() applicando la (3.11). Il procedimento data la generale complessit


della dipendenza della emissivit spettrale dalla lunghezza donda deve essere
condotto per via numerica.
3.2 Il corpo grigio
Come sar visto nel prossimo capitolo, una ipotesi che viene comunemente ac-
cettata nello studio dello scambio termico radiativo che le superci siano grigie
e diuse.
CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 31

E
T
T
Corpo nero
Corpo grigio
Figura 3.4: Potere emissivo spettrale del corpo nero e del corpo grigio alla stessa
temperatura
Una supercie grigia e diusa caratterizzata da una emissivit direzionale
spettrale ed una assorptivit direzionale spettrale indipendenti dalla direzione
e dalla lunghezza donda
1
. Pertanto, una supercie grigia e diusa assorbe una
frazione ssa della radiazione incidente qualunque sia la direzione e la lunghezza
donda. Allo stesso modo la medesima supercie emette una frazione ssa della
radiazione del corpo nero in ogni direzione ed ad ogni lunghezza donda (vedi
Fig.3.4).
Dalla denizione di corpo grigio e diuso discende immediatamente che per
esso valida la legge di Kirchho nelle sue varie forme ossia
2
:
a = = a

= a

= a

Per quanto detto nora si comprende bene che il corpo nero un particolare
corpo grigio; osserviamo inoltre che un corpo grigio , al pari di quello nero, un
corpo ipotetico non esistente in natura. Ci nonostante, esistono in natura corpi
che approssimano il comportamento del corpo grigio in intervalli anche estesi di
lunghezze donda. Lutilit pratica del concetto di corpo grigio risiede proprio
nel fatto che nelle applicazioni quasi mai interessa il comportamento di una
supercie sullintero spettro delle lunghezze donda, ma solo in corrispondenza
di intervalli relativamente ristretti (nel caso dello scambio termico lintervallo di
lunghezze donda si estende tra 0.1 e 100 m).
1
Le stesse grandezze dipendono, tuttavia, dalla temperatura.
2
Per convincersi di ci suciente riconsiderare la (3.5) unitamente:
- alla (1.19) dalla quale si ottiene che a

= a

;
- alla (1.20) dalla quale si ottiene che a

= a

;
- alla (1.21) dalla quale si ottiene che a = a

;
- alla (3.7) dalla quale si ottiene che

= a

;
- alla (3.9) dalla quale si ottiene che

= a

;
- alla (3.11) dalla quale si ottiene che =

= a

;
CAPITOLO 3. LE SUPERFICI REALI E IL CORPO GRIGIO 32
Tabella 3.1: Emissivit emisferica totale per alcune superci
Materiale Temperatura
38

C 260

C 540

C 1370

C
Metalli
Alluminio
Lucidato 0.04 0.05 0.08 0.19
Ossidato 0.11 0.12 0.18
Ottone
Lucidato 0.10 0.10
Ossidato 0.61
Rame
Lucidato 0.04 0.05 0.18 0.17
Ossidato 0.87 0.83 0.77
Zinco
Lucidato 0.02 0.03 0.04 0.06
Lamiera zincata 0.25
Isolanti
Amianto in fogli 0.93 0.93
Carta, bianca 0.95 0.82 0.25
Cartone per copertura 0.93
Materiali da costruzione
Mattoni
Argilla refrattaria 0.90 0.70 0.75
Silice 0.90 0.75 0.84
Intonaco 0.91
Marmo bianco 0.95 0.93
Pitture
Lacca di alluminio 0.65 0.65
Rossa 0.96
Gialla 0.95 0.50
Varie
Acqua 0.96
Legno 0.93
Vetro 0.90
Capitolo 4
Lo Scambio Termico
Radiativo
4.1 Introduzione
Lo scambio termico radiativo dipende da numerosi fattori; tra essi i principali
sono rappresentati dalle caratteristiche dei corpi che vi prendono parte, dalla
loro posizione reciproca, dalla natura del mezzo tra essi interposto.
Tuttavia, in numerosi problemi di interesse ingegneristico il mezzo interpo-
sto costituito da gas mono o biatomici o da miscele di essi (come laria), i
quali inuenzano in modo del tutto marginale il processo di scambio. E per
tale motivo che nel seguito verr impostata, per pure ragioni di brevit, una
trattazione che prescinde dalla presenza del mezzo interposto
1
.
Alcune ulteriori ipotesi semplicative del tutto lecite possono, altres, essere
introdotte. In particolare:
1. i corpi sono grigi e diusi;
2. le caratteristiche radiative delle superci sono considerate uniformi;
3. le superci sono considerate isoterme;
4. il regime permanente.
4.2 I fattori di vista
Deniamo fattore di vista F
1,2
tra una supercie A
1
e una supercie A
2
il
rapporto adimensionale:
F
1,2
=
Q
A1A2
Q
A1
(4.1)
nella quale si indicato con Q
A1
la potenza raggiante emessa dalla supercie
A
1
e con Q
A1A2
la porzione di Q
A1
che cade sulla supercie A
2
. Il fattore
di vista compreso tra 0 e 1. Se A
1
e A
2
coincidono, il fattore di vista F
1,1
1
La trattazione dello scambio termico radiativo che contempli anche gli eetti della presenza
del mezzo stato approfonditamente studiato ed presente nella letteratura specializzata.
33
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 34
rappresenta la frazione di Q
A1
che ricade direttamente sulla stessa supercie
A
1
. Perch F
1,1
= 0 la supercie deve essere concava.
r
r

cos( )
dA
A
1
A
2
2
dA2
dA2
d
2
2

2
1
dA
1
Figura 4.1: Schema per il calcolo dei fattori di vista
4.2.1 Equazione generale dei fattori di vista
Consideriamo le due superci A
1
e A
2
di Fig.4.1 e di esse le porzioni innitesime
dA
1
e dA
2
a distanza r. La potenza globalmente emessa da dA
1
e incidente
su dA
2
pu esprimersi facilmente facendo ricorso alla intensit di radiazione
totale. Infatti, ricordando la (1.3), la potenza emessa da dA
1
nellangolo solido
innitesimo d costruito nellintorno di una direzione assegnata vale:
d
2
Q

dA1
= i

1
cos
1
dA
1
d (4.2)
Langolo solido d, nel caso specico, quello sotto cui dA
2
vista da dA
1
e
quindi , come evidenziato dalla Fig.4.1, deve essere tale che:
d =
dA
2
cos
2
r
2
Sostituendo la precedente nella (4.2) si ottiene in denitiva che:
d
2
Q

dA1dA2
=
i

1
cos
1
cos
2
r
2
dA
1
dA
2
Integrando su entrambe le superci A
1
e A
2
si ricava la potenza raggiante che,
emessa da A
1
, incide su A
2
:
Q
A1A2
=
_
A1
_
A2
i

1
cos
1
cos
2
r
2
dA
1
dA
2
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 35
0 1 2 3 4 5 6 7
a/c
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
F
1
2
b/c =
10
4.0
2.0
1.0
0.6
0.4
0.2
0.1
c
a
b
1
2
Figura 4.2: Fattori di vista per due superci rettangolari aacciate
che costituisce il numeratore della (4.1). Essendo il denominatore delle medesi-
ma formula Q
A1
= A
1
e
1
si ottiene che:
F
1,2
=
_
A1
_
A2
i

1
cos 1 cos 2
r
2
dA
1
dA
2
A
1
e
1
(4.3)
La (4.3) mostra che il fattore di vista F
1,2
dipende sia dalla geometria del sistema
che dalle caratteristiche radiative della sorgente (e
1
e i

1
).
Nellipotesi che la A
1
sia diusa, allora i

1
= Cost =
e1

e la (4.3) si semplica
nella:
F
1,2
=
1
A
1
_
A1
_
A2
cos
1
cos
2
r
2
dA
1
dA
2
(4.4)
la quale mostra che se A
1
diusa, il fattore di vista F
1,2
dipende solo dalle
caratteristiche geometriche del sistema. La (4.3) o anche la (4.4) costituiscono le
equazioni generali per il calcolo dei fattori di vista che costituisce una operazione
generalmente non semplice.
4.2.2 Propriet dei fattori di vista
Fortunatamente i fattori di vista relativi a numerosi casi di pratico interesse
sono gi stati gi calcolati e sono raccolti sotto forma di graci a doppia entrata
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 36
0.1 1 10
0.2 0.4 0.6 0.8 2 4 6 8
c/b
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
F
1
2
a/c = 3
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
1.25
1.5
2.0
4.0
5.0
6.0
8.0
a
b
c
Figura 4.3: Fattori di vista per due superci circolari aacciate
(Fig. 4.2, 4.4, 4.3)
2
. Da essi possibile ricavare i fattori di vista relativi a
situazioni geometricamente pi complesse sfruttando talune propriet che sono
illustrate di seguito.
Propriet di reciprocit Supponendo che anche la supercie A
2
di Fig.4.1
sia diusa, semplice ricavare che:
F
2,1
=
1
A
2
_
A1
_
A2
cos
1
cos
2
r
2
dA
1
dA
2
per cui:
A
1
F
1,2
= A
2
F
2,1
(4.5)
la quale esprime la propriet di reciprocit dei fattori di vista gi ricavata in
precedenza nellipotesi di due superci nere
3
.
Propriet della somma Consideriamo le due superci diuse A
r
e A
s
di
Fig.4.5. La potenza raggiante che, emessa dalla prima, incide sulla seconda
2
Per una raccolta completa di congurazioni per le quali sono dati i fattori di vista sia
in forma graca che analitica si consulti E.M. Sparrow, R.D. Cess, Radiation Heat Trans-
fer - Augmented Edition, Series in Thermal and Fluids Engineering, Hemisphere Publishing
Corporation, Washington, 1978
3
La propriet di reciprocit nella forma espressa dalla (4.5) vale solo se le due superci
sono diuse.
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 37
0.1 1 10
0.2 0.4 0.6 0.8 2 4 6 8
Z/X
0
0.05
0.1
0.15
0.2
0.25
0.3
0.35
0.4
0.45
0.5
F
1
2
Y/X=0.02
0.05
0.10
0.20
0.40
0.60
1.0
2.0
4.0
10
20
1
X
Z
Y
2
Figura 4.4: Fattori di vista per due supercie disposte ad angolo retto
pari a A
r
e
r
F
r,s
. Se la supercie A
s
fosse pensata suddivisa, ad esempio, in N
porzioni che denominiamo A
i
(i = 1, 2, . . . , N) si avrebbe che lenergia raggiante
che, emessa da A
r
, la raggiunge :
A
r
e
r
F
r,s
=
N

i=1
A
r
e
r
F
r,i
= A
r
e
r
N

i=1
F
r,i
ed in denitiva:
F
r,s
=
N

i=1
F
r,i
(4.6)
Il risultato espresso dalla equazione precedente costituisce la propriet di addi-
tivit dei fattori di vista.
Pu risultare utile anche la valutazione del fattori di vista F
s,r
della super-
cie s (quella suddivisa) rispetto allintera supercie A
r
in funzione degli N fattori
di vista F
i,r
. Allo scopo riconsideriamo lequazione precedente e moltiplichiamo
entrambi i membri per la supercie intera A
r
. Si ottiene:
A
r
F
r,s
=
N

i=1
A
r
F
r,i
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 38
Ar
As
A
i
1
2
3
Figura 4.5: Propriet di additivit e della cavit per i fattori di vista
e applicando al primo e secondo membro la propriet di reciprocit (4.5):
A
s
F
s,r
=
N

i=1
A
i
F
i,r
da cui F
s,r
=

N
i=1
A
i
F
i,r

N
i=1
A
i
dove si posto A
s
=

N
i=1
A
i
.
Propriet della simmetria La presenza di simmetrie pu semplicare non
poco la ricerca dei fattori di vista. Infatti, ricordando la denizione di fattori
di vista si comprende bene che, ad esempio, due superci identiche (i e j)
orientate in modo identico rispetto ad una terza supercie (k) intercettano,
della radiazione emessa da questultima, frazioni uguali e quindi F
k,i
= F
k,j
.
Dalla propriet di reciprocit si ottiene che vale anche la F
i,k
= F
j,k
.
Propriet della cavit Si consideri ora la cavit di Fig.4.5. La supercie
1 emette la potenza raggiante A
1
e
1
di cui la frazione A
1
e
1
F
1,1
incide sulla
supercie 1, la frazione A
1
e
1
F
1,2
raggiunge la supecie A
2
ed, inne, la frazione
A
1
e
1
F
1,3
incide su A
3
. Il principio di conservazione dellenergia consente di
scrivere:
A
1
e
1
= A
1
e
1
(F
1,1
+ F
1,2
+ F
1,3
) da cui F
1,1
+ F
1,2
+ F
1,3
= 1
Per una cavit costituita da N superci si pu scrivere per la iesima:
N

j=1
F
i,j
= 1 (4.7)
che costituisce una ulteriore propriet dei fattori di vista relativi alle superci
che formano una cavit.
Metodo delle corde incrociate E particolarmente utile nei casi in cui le
superci aacciate presentino una dimensione molto pi grande delle altre due
come accade, ad esempio, nei condotti. Con riferimento alla Fig.4.6 il metodo
prevede che:
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 39
A
A
C
B
D
L
1
2
3
A
L
5
L
1
L
6
L
4
L
3
Figura 4.6: Nomenclatura per il metodo delle corde incrociate
1. si determinino i punti terminali delle superci (A, B, C, D);
2. si collegano con corde ben tese.
Sempre con riferimento alla Fig.4.6 si pu dimostrare che:
F
1,3
=
(L
5
+L
6
) (L
2
+L
4
)
2 L
1
ovvero generalizzando:
F
i,j
=

lunghezza delle corde incrociate

lunghezza corde non incrociate


2 (lunghezza della corda sulla supercie)
Il metodo delle corde incrociate applicabile anche quando le superci presen-
tano un estremo in comune. In questo caso lestremo in comune pu essere visto
come una corda immaginaria di lunghezza nulla. Il metodo pu anche applicar-
si a superci parzialmente ostruite da altre superci consentendo alle corde di
aggirare le ostruzioni.
4.3 Scambio termico radiativo in cavit
Chiamiamo cavit una porzione di spazio limitato da superci ognuna con ca-
ratteristiche radiative note. Lintroduzione del concetto di cavit consente una
elegante generalizzazione dello scambio termico radiativo. Le superci della
cavit, infatti, possono essere reali o ttizie nel qual caso sono generalmente
denominate nestre. Attraverso una nestra la radiazione pu fuoriuscire dalla
cavit e disperdersi nellambiente esterno alla cavit stessa. La nestra, in que-
sto caso, pu riguardarsi come una supercie nera (essa assorbe infatti tutta la
radiazione che riceve senza emetterne). Qualora attraverso la nestra entri una
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 40
certa potenza raggiante, allora la nestra pu venire equiparata ad un corpo ne-
ro ad una temperatura tale che il suo potere emissivo globale eguagli la potenza
raggiante che attraversa lunit di supercie della nestra.
Ci premesso, consideriamo una cavit costituita da N superci. La iesima
delle predette superci, in generale, vede se stessa e le restanti N1. Sono in to-
tale N i fattori di vista da denire per ciascuna supercie (F
i,j
, j = 1, 2, . . . , N)
ed N
2
per lintera cavit. Essi possono essere raccolti in una matrice quadrata
del tipo:
[F
i,j
] =

F
1,1
F
1,2
F
1,N
F
2,1
F
2,2
F
2,N
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
F
N,1
F
N,2
F
N,N

Non tutti gli N


2
fattori di vista sono, per, indipendenti. Infatti tra essi esistono
i legami espressi dalla propriet di reciprocit (4.5) che, riguardando i fattori
di vista posti in posizione simmetrica rispetto alla diagonale principale della
matrice [F
i,j
], sono complessivamente pari a:
N
2
N
2
A questi si aggiungono ulteriori legami. Osserviamo, infatti, che per la iesima
supercie della cavit vale la (4.7) la quale aerma che pari a 1 la somma dei
fattori di vista della iesima riga della matrice F
i,j
. Possono, quindi, essere
scritte per la cavit N equazioni del tipo (4.7) per cui sono complessivamente:
N
2
N
2
+N =
N
2
+N
2
i legami esistenti tra gli N
2
fattori di vista della cavit. In denitiva pari a:
N
2

N
2
+N
2
=
N
2
N
2
=
N (N 1)
2
il numero massimo dei fattori di vista da calcolare per la cavit considerata.
Infatti, tale numero pu ulteriormente diminuire per il vericarsi di partico-
lari circostanze. Ad esempio, se alcune delle superci della cavit sono concave
o piane i fattori di vista di tali superci verso se stesse (F
ii
) sono evidentemente
nulli.
4.3.1 Equazioni di base per cavit grigie
La Fig.4.7 mostra le potenze termiche che, per unit di area, interessano la
generica supercie grigia di una cavit. Con G
i
si indicata lirradiazione della
supercie ossia la potenza raggiante che investe lunit di area della supercie
stessa. Della totale irradiazione solo la parte G
i
a
i
= G
i

i
4
viene assorbita (e
come tale prende parte al bilancio della supercie) mentre la parte restante
G
i
(1
i
) viene riessa.
Con J
i
si indicata la radiosit della supercie ovvero la potenza raggiante
che lascia lunit di area della supercie stessa. Come si vede la radiosit
4
Si tenuto conto che per la supercie grigia e diusa vale il principio di Kirchho (a
i
=
i
)
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 41
q
i
G
i
(1-
i
)
i
i G
J
e
bi

i
i i
G
Figura 4.7: Bilancio energetico su una parete di una cavit grigia
composta dallinsieme della radiazione riessa G
i
(1
i
) e di quella emessa per
temperatura (e
i
= e
bi

i
). In generale, la potenza raggiante che raggiunge la
supercie (A
i
G
i
) diversa dalla potenza che lascia la stessa supercie (A
i
J
i
) in
quanto c uno scambio netto di energia (A
i
q
i
) tra la supercie considerata e la
cavit. Ci premesso, per la stazionariet deve essere:
Q
i
= q
i
A
i
= A
i
(J
i
G
i
) (4.8)
Ancora dalla Fig.4.7 si vede che lirradiazione e la radiosit non sono indipen-
denti essendo, per denizione stessa di radiosit, che:
J
i
= e
bi

i
+G
i
(1
i
)
Ne consegue che la (4.8) si pu scrivere come:
Q
i
= A
i
J
i
A
i
J
i
e
bi

i
1
i
= (e
bi
J
i
)
A
i

i
1
i
(4.9)
Nella equazione precedente compaiono tre grandezze incognite (Q
i
, e
bi
e J
i
)
le quali possono essere univocamente determinate a patto che per la generica
supercie vengano scritte due ulteriori equazioni.
Una di queste pu essere ricavata considerando che lirradiazione A
i
G
i
che
compare nella (4.8) proviene dalla cavit ed data dalla somma delle radiosit
J
j
delle N superci che compongono la cavit stessa ognuna moltiplicata per
larea A
j
e per il fattore di vista F
ji
. In formule:
A
i
G
i
=
N

j=1
J
j
A
j
F
ji
= A
i
N

j=1
J
j
F
ij
nella quale si tenuto conto della propriet di reciprocit. Sostituendo lespres-
sione precedente nelle (4.8) si ottiene:
Q
i
= A
i
_
_
J
i

j=1
J
j
F
ij
_
_
=
N

j=1
A
i
F
ij
(J
i
J
j
) =
N

j=1
Q
ij
(4.10)
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 42
essendo, per una cavit,

N
j=1
F
ij
= 1. Con Q
ij
si indicata la potenza netta
scambiata tra la i-esima e la j-esima supercie della cavit. La (4.10) mostra
che la Q
ii
nulla indipendentemente dalla forma della supercie.
Lulteriore equazione rappresentata dalla condizione al contorno che, nel
particolare problema considerato, assegnata alla generica supercie. Nella
pratica le condizioni al contorno sono essenzialmente:
del primo tipo. E pertanto assegnata, per la supercie considerata, la
temperatura assoluta T
i
ovvero il potere emissivo e
bi
.
del secondo tipo. E assegnato la potenza netta Q
i
scambiata tra la
supercie e la cavit.
In eetti non esiste una condizione al contorno convettiva per lipotizzata assen-
za di un uido interposto tra le superci che partecipano allo scambio termico.
Se la supercie adiabatica (isolata) si ha che Q
i
= 0. In tale ipotesi, per la
(4.8), la supercie emette una potenza raggiante uguale a quella ricevuta e per
tale motivo detta reirraggiante. Sono considerate reirraggianti, ad esempio, le
pareti dei forni che per ovvi motivi sono adiabatiche. Infatti, sebbene nella realt
una certa quantit di calore uisca per conduzione e convezione dallinterno
verso lesterno, essa a tutti gli eetti pratici trascurabile rispetto alle potenze
scambiate per irraggiamento tra le superci interne del forno. Per le pareti
reirraggianti lequazione (4.9) mostra che e
bi
= J
i
come per una parete nera.
Le equazioni (4.9) e (4.10) unitamente a quella che esprime la condizione al
contorno, quindi, risultano sucienti per la soluzione di un problema termico
in cavit.
4.3.2 Metodo dellanalogia elettrica
Il metodo dellanalogia elettrica ben si presta per lo studio dello scambio termico
radiativo in cavit costituite da un limitato numero di superci (generalmente
inferiore a quattro).
Si riconsiderino allo scopo le equazioni (4.9 ,4.10). La (4.9) mostra che la
potenza netta Q
i
scambiata tra la generica supercie e la cavit si presenta
analoga alla corrente che attraversa una resistenza R
i
(resistenza superciale)
pari a:
R
i
=
1
i
A
i

i
che posta tra due punti a diverso potenziale: il primo uguale al potere emissivo
della supercie supposta nera (e
bi
) ed il secondo uguale alla radiosit della
medesima supercie (J
i
).
Lequazione (4.10) mostra che la potenza netta Q
i
data dalla somma delle
potenze termiche nette che la medesima supercie iesima scambia con le N
superci che formano la cavit (principio di conservazione dellenergia). Inoltre
la struttura della medesima equazione suggerisce che ciascuna di dette N poten-
ze analoga alla corrente che attraversa una resistenza R
ij
(resistenza spaziale)
paria a:
R
ij
=
1
A
i
F
ij
j = 1, 2, . . . , N
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 43
posta tra due punti a diverso potenziale: il primo, comune a tutte le resistenze,
uguale alla radiosit J
i
della supercie considerata, ed il secondo uguale alla
radiosit J
j
riferita a ciascuna delle N superci che formano la cavit.
Lo schema elettrico analogo allo scambio termico radiativo tra la supercie
generica (i) e la cavit riportato in Fig.4.8.
ni
i
1
1
2
2
N-1
N-1
N
N
i
i
i
i
i
E
J
J
J
J
R
R
R
R
R
Figura 4.8: Schema elettrico equivalente allo scambio tra la supercie iesima
e la cavit
Esempio Per gli sviluppi futuri utile determinare la potenza scambiata tra
due superci qualsiasi che formano la cavit di Fig.4.9,a. Delle due superci
siano assegnate le aree (A
1
e A
2
), le temperature (T
1
e T
2
) e le emissivit (
1
e

2
).
La rete elettrica equivalente associata alla cavit quella mostrata in Fig.4.9,b.
Per ottenerla suciente riportare per ogni supercie due punti (uno a poten-
ziale uguale a e
b
e uno a potenziale uguale a J). Si unisce poi il punto a
potenziale e
b1
a quello a potenziale J
1
con la resistenza superciale R
1
=
11
A11
e il punto a potenziale J
1
con quello a potenziale J
2
con una resistenza spaziale
R
12
=
1
A1F12
.
Lo stesso procedimento pu essere ripetuto per la seconda supercie. Una
resistenza superciale R
2
=
12
A22
viene posta tra i punti a potenziale e
b2
e J
2
mentre quella spaziale (R
21
=
1
A2F21
uguale a R
12
per la propriet di reciprocit
dei fattori di vista) gi stata collocata con riferimento alla supercie 1.
Applicando il metodo dellanalogia elettrica si costruisce la rete elettrica
equivalente di Fig.4.9,b da cui possibile ricavare immediatamente che la po-
tenza termica netta Q
12
scambiata tra le due superci della cavit data
dalla:
Q
12
= Q
1
=
e
b1
e
b2
11
A11
+
1
A1F12
+
12
A22
=
A
1
_
T
4
1
T
4
2
_
11
1
+
1
F12
+
A1
A2
12
2
W (4.11)
Lequazione (4.11) valida qualunque sia la forma delle due superci che la
compongono. La forma, infatti, inuisce sul risultato nale per il tramite dei
valori assunti dal fattore di vista e dal rapporto A
1
/A
2
.
Alcuni casi di interesse applicativo sono riportati nella Tab.4.1.
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 44
n n
1
12
1
1 2
2
2
E E
J J
R R R
1
1
1
2
2
2
A
T
T
A
12
12
Q
Q
a)
b)
Figura 4.9: Cavit a due superci grigie e rete elettrica equivalente.
E semplice vericare che per una cavit formata da tre superci (vedi Fig.
4.10.a) la rete equivalente ha la struttura mostrata in Fig.4.10.b. In tal caso la
soluzione richiede in primo luogo il calcolo delle radiosit e da queste, tramite
lequazione (4.10) si ricavano le potenze nette scambiate per irraggiamento da
ciascuna supercie.
1
2
3
a)
b)
n
n
n
1
3
2
1
1
1
12
12
23 13
13
23
3
2
2
2
3
3
E
E
E J
R R
Q
Q
R
R
R R
Q
Q
Q
Q
J
J
Figura 4.10: Cavit a tre superci e schema elettrico equivalente.
Se si ipotizza, come in precedenza che siano date le temperature delle tre su-
perci, le tre radiosit possono ricavarsi tenendo conto che, per la conservazione
dellenergia, valgono le:
Q
1
= Q
12
+Q
13
; Q
2
= Q
12
+Q
23
; Q
3
= (Q
13
+Q
23
)
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 45
Tabella 4.1: Diversi casi di cavit formate da due superci
Piccolo oggetto in
una grande cavit
1 1
1
2 2
2
A
T
T
A
A1
A2
0
F
12
= 1
Q
12
= A
1

1
_
T
4
1
T
4
2
_
Piani paralleli
innitamente estesi
1
2 2 2
1 1
A
A
T
T
A
1
= A
2
= A
A1
A2
= 1
F
12
= 1
Q
12
=
A(T
4
1
T
4
2
)
1

1
+
1

2
1
Cilindri coassiali
innitamente lunghi
1
2
2 2
1
1
r
r
T
T
A1
A2
=
r1
r2
F
12
= 1
Q
12
=
A1(T
4
1
T
4
2
)
1

1
+
1
2

r
1
r
2

Sfere concentriche
2 2
T
r
r
1
2
1 1
T
A1
A2
=
_
r1
r2
_
2
F
12
= 1
Q
12
=
A1(T
4
1
T
4
2
)
1

1
+
1
2

r
1
r
2

2
ovvero:
e
b1
J
1
R
1
=
J
1
J
2
R
12
+
J
1
J
3
R
13
e
b2
J
2
R
2
=
J
1
J
2
R
12
+
J
2
J
3
R
23
(4.12)
e
b3
J
3
R
3
=
_
J
1
J
3
R
13
+
J
2
J
3
R
23
_
Esempio Una cavit grigia a forma di triangolo equilatero innitamente lunga
presenta le temperature e le emissivit riportate in Fig.4.11. Calcolare i ussi
scambiati da ciascuna supercie con la cavit.
Figura 4.11: Cavit a forma di triangolo equilatero
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 46
Per prima cosa si ricavano i fattori di vista. Essi sono in totale 9 tra i quali
esistono 9 equazioni (3 relazioni di reciprocit, tre di somma e le ulteriori tre
discendono dal fatto che le superci sono piane). Poich le superci sono tutte
uguali si ha:
F
11
= F
22
= F
33
= 0
F
12
= F
21
; F
13
= F
31
; F
23
= F
32
F
12
+ F
13
= 1
F
21
+ F
23
= 1
F
31
+ F
32
= 1
Risolvendo si ottiene che:
F
ij
= 0.5 per i = j
per cui le resistenze che compaiono nelle (4.12) assumono i seguenti valori:
R
1
=
1
1
A
1
=
1 0.8
A 0.8
=
0.25
A
; R
2
=
1
2
A
2
=
1 0.8
A 0.8
=
0.25
A
R
3
=
1
3
A
3
=
1 0.5
A 0.5
=
1.0
A
; R
12
=
1
AF
12
=
1
A 0.5
=
2.0
A
R
13
=
1
AF
13
=
1
A 0.5
=
2.0
A
; R
23
=
1
AF
23
=
1
A 0.5
=
2.0
A
Le tre equazioni (4.12) si scrivono:
e
b1
= J
1
_
1 +
R
1
R
12
+
R
1
R
13
_
J
2
R
1
R
12
J
3
R
1
R
13
e
b2
= J
2
_
1 +
R
2
R
12
+
R
2
R
23
_
J
1
R
2
R
12
J
3
R
2
R
23
e
b3
= J
3
_
1 +
R
3
R
13
+
R
3
R
23
_
J
1
R
3
R
13
J
2
R
3
R
23
Sostituendo i valori delle resistenze:
23224 = 1.25J
1
0.125J
2
0.125J
3
7348 = 0.125J
1
+ 1.25J
2
0.125J
3
459 = 0.5J
1
0.5J
2
+ 2.0J
3
e risolvendo si ottiene:
J
1
= 0.8514 23224 + 0.1242 7348 + 0.0976 459 20187 W/m
2
J
2
= 0.1242 23224 + 0.8514 7348 + 0.0976 459 8641 W/m
2
J
3
= 0.3902 23224 + 0.3902 7348 + 0.8780 459 7436 W/m
2
Le potenze termiche scambiate dalle singole superci con la cavit si ricavano
applicando a ciascuna di esse la (4.10). Si ottiene:
Q
1
= A(20187 0.5 8641 0.5 7436) = A 12149 W
Q
2
= A(8641 0.5 20187 0.5 7436) = A 5171 W
Q
1
= A(7436 0.5 8641 0.5 20187) = A 6978 W
Osserviamo che la somma dei ussi nullo: (12149 5171 6978) A = 0. Infatti
per la stazionariet deve essere nulla la potenza accumulata o sottratta alla
cavit.
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 47
4.3.3 Metodo matriciale
In genere se N > 3 il calcolo manuale diventa dicoltoso per cui pu essere utile
scrivere il sistema di equazioni in forma matriciale. Per far ci si riconsiderino
le (4.9, 4.10) che riportiamo per comodit:
Q
i
= (e
bi
J
i
)
A
i

i
1
i
Q
i
=
N

j=1
A
i
F
ij
(J
i
J
j
)
E utile riscrivere la prima delle due equazioni precedenti in una forma che non
contempli la Q
i
ma il potere emissivo e
bi
in funzione delle sole radiosit
5
. Allo
scopo si uguagli la prima equazione alla seconda:
(e
bi
J
i
)
A
i

i
1
i
=
N

j=1
A
i
F
ij
(J
i
J
j
) = A
i
J
i
A
i
N

j=1
F
ij
J
j
Riordinando si ottiene quanto cercato:
e
bi
=
J
i

N
j=1
J
j
F
ij
(1
i
)

i
(4.13)
La seconda equazione viene riscritta come:
Q
i
=
N

j=1
A
i
F
ij
(J
i
J
j
) = A
i
_
_
J
i

j=1
F
ij
J
j
_
_
(4.14)
Introducendo la funzione delta di Kronecker (
ij
= 1 per i = j e
ij
= 0 per
i = j), si pu porre:
J
i
=
N

j=1

ij
J
j
Ne consegue che la (4.13) si modica nella:
e
bi
=
N

j=1

ij
F
ij
(1
i
)

i
J
j
(4.15)
ed allo stesso modo la (4.14) si trasforma nella:
Q
i
= A
i
N

j=1
J
j
(
ij
F
ij
) (4.16)
Si consideri una cavit formata di N superci. Per M di esse sia assegnato
il usso termico q
i
e per le restanti N M la temperatura (ovvero il potere
emissivo e
b
). In tali ipotesi si scrivono nellordine:
5
In questo modo si dispone di unequazione che consente di imporre la condizione al
contorno del 1

tipo.
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 48
M equazioni del tipo (4.16);
N M equazioni del tipo (4.15).
Ne risulta un sistema di N equazioni che contiene N incognite costituite dalle
sole radiosit J. In forma matriciale:
[K]
NN
{J}
N1
= {C}
N1
dove la matrice [K] assume la forma:
K =
_

_
k
11
k
12
k
1j
k
1N
k
21
k
22
k
2j
k
2N
.
.
.
k
i1
k
i2
k
ij
k
iN
.
.
.
k
N1
k
N2
k
Nj
k
NN
_

_
con:
k
ij
= A
i
(
ij
F
ij
) i = 1, 2, . . . , M j = 1, 2, . . . , N
k
ij
=
ijFij(1i)
i
i = M + 1, M + 2, . . . , N j = 1, 2, . . . , N
Il vettore {J} contiene le N radiosit incognite mentre il vettore {C} ha la
struttura:
{C} =
_
{Q
i
}
i=1,2,...,M
{e
bi
}
i=M+1,...,N
_
Una volta che le N radiosit sono state determinate:
{J} = [K]
1
{C}
si ricavano:
i ussi termici Q
i
relativi alle NM superci per le quali erano assegnate
le temperature applicando ad esse lequazione del tipo (4.16);
le temperature T
i
=
_
e
bi

_
1/4
assunte dalle M superci con i ussi termici
assegnati applicando ad ognuna di esse lequazione del tipo (4.15).
Esempio Si ricavi il risultato espresso dalla (4.11) mediante il metodo matri-
ciale.
Poich sono assegnate le temperature delle superci, le equazioni (due in
totale) saranno del tipo (4.15). In particolare:
- per la supercie 1 (i = 1; j = 1, 2)
C
1
= T
4
1
= e
b1
; k
1,1
=

11
F
11
(1
1
)

1
; k
1,2
=

12
F
12
(1
1
)

1
CAPITOLO 4. LO SCAMBIO TERMICO RADIATIVO 49
- per la supercie 2 (i = 2; j = 1, 2)
C
2
= T
4
2
= e
b2
; k
2,1
=

21
F
21
(1
2
)

2
; k
2,2
=

22
F
22
(1
2
)

2
In forma matriciale (
11
=
22
= 1;
12
=
21
= 0):

1F11(11)
1
F12(11)
1
F21(12)
2
1F22(12)
2

J
1
J
2

T
4
1
T
4
2

Risolvendo si ottiene il vettore delle radiosit:

J
1
J
2

T
4
1
2

1
+
1

2
1


(11) T
4
2
1

1
+
1

2
1

(21) T
4
1
2

1
+
1

2
1

+
T
4
2
1

1
+
1

2
1

Il vettore delle potenze scambiate dalle superci con la cavit :

q
1
q
2

11
F
11

12
F
12

21
F
21

22
F
22

J
1
J
2

ovvero:

q
1
q
2

1 1
1 1

J
1
J
2

e quindi:
Q
1
= Q
2
= J
1
J
2
=

_
T
4
1
T
4
2
_
1
1
+
1
2
1
Capitolo 5
Lrraggiamento solare
5.1 Parete opaca sottoposta ad irraggiamento so-
lare
Ci interessa studiare il comportamento termico della parete piana di Fig.5.1.
che separa due ambienti mantenuti a temperature diverse (T
e
e T
i
) ma costanti
e che, sulla faccia esterna, riceve una certa potenza raggiante W
i
per unit di
supercie.
i
i
1
x
T
T
q
2
q
i
W
i
i
rW
aW
e
e
e
T
T
T
l
T(x)
T'
s
i
e
aW
h
Figura 5.1: Parete irraggiata
Di tale potenza incidente la frazione W
i
r viene riessa, mentre la parte
restante W
i
a viene assorbita.
Comunque sia, la porzione di potenza assorbita provoca un innalzamento del-
lenergia interna della regione della lastra corrispondente alla supercie esterna
e quindi della sua temperatura la quale, una volta instaurata una condizione
stazionaria, assunta pari a T

. Ci allorigine di due ussi termici specici:


il primo, q
1
, convettivo e viene disperso direttamente verso lambiente
esterno (quello da cui proviene lirraggiamento) in virt della dierenza di
50
CAPITOLO 5. LRRAGGIAMENTO SOLARE 51
temperatura T

T
e
e vale:
q
1
= h
e
(T

T
e
) (5.1)
il secondo, q
2
, consegue alla dierenza di temperatura T

T
i
ed dato,
per lanalogia elettrica, dalla:
q
2
=
T

T
i
s

+
1
hi
(5.2)
I due ussi su richiamati non sono indipendenti in quanto vale la:
q
1
+q
2
= W
i
a (5.3)
Le precedenti tre equazioni possono essere opportunamente combinate allo
scopo di ottenere utili indicazioni.
Dalle (5.1,5.3) si elimina q
1
ricavando la temperatura superciale T

:
T

=
W
i
a q
2
h
e
+T
e
la quale, sostituita nella (5.2), consente di ricavare dopo semplici passaggi che:
q
2
_
1
h
i
+
s

+
1
h
e
_
=
_
T
e
+
W
i
a
h
e
_
T
i
ovvero:
q
2
=
_
T
e
+
Wia
he
_
T
i
1
hi
+
s

+
1
he
=

T
e
T
i

R
(5.4)
in cui la:

T
e
= T
e
+
W
i
a
h
e
detta temperatura aria-sole. Dalla (5.4) si vede che essa rappresenta la tempe-
ratura che dovrebbe avere lambiente esterno, in assenza di irraggiamento solare,
anch il usso termico trasmesso verso lambiente interno fosse lo stesso che
nella situazione reale. Pertanto detto usso termico si pu determinare come
nel caso di una parete interposta tra due uidi purch si consideri, al posto
della temperatura reale T
e
quella ttizia

T
e
. Landamento reale e ttizio delle
temperature nel uido esterno sono mostrate in Fig.5.1.
La (5.4) mostra che q
2
tanto pi basso quanto pi basso il valore della
temperatura aria sole ovvero quanto pi basso il coeciente di assorbimento
(lemissivit) della supercie della parete nei riguardi della radiazione solare (0.1
e 3 m), quanto pi alto il coeciente di adduzione e quanto pi basso il
valore della potenza raggiante incidente.
La (5.2) mostra, anche, che q
2
tanto pi piccolo quanto pi basso il valore
della temperatura T

raggiunta dalla supercie esterna della parete. A questo


scopo non solo utile che la supercie assorba poco lenergia solare incidente
(quella a bassa lunghezza donda), ma anche importante che la supercie emet-
ta molto ovvero che possegga una elevata emissivit nei riguardi della radiazione
infrarossa (quella a cui emettono i corpi alla temperatura ambiente compresa
tra 8 10 m). La parete ideale quella trattata esternamente con latte di
calce o vernice bianca che presenta entrambe le caratteristiche ora ricordate.
CAPITOLO 5. LRRAGGIAMENTO SOLARE 52
5.2 Lastra di vetro sottoposta ad irraggiamento
solare
Nellipotesi che la lastra, irradiata ed interposta tra i due uidi, sia trasparente
alla radiazione (vetro), la potenza q che, per unit di supercie della lastra, si
trasferisce dallambiente esterno verso linterno dato dalla somma del usso
termico q
2
originato dalla dierenza di temperatura e della potenza raggiante
entrante per trasparenza:
q = q
2
+W
i
t
dove con t si indicato il coeciente di trasparenza del vetro nei riguardi della
radiazione solare (generalmente pari a 0.8). Il usso q
2
pu essere ricavato attra-
verso la trattazione precedente con la semplicazione che la resistenza termica
della lastra di vetro sia trascurabile rispetto a quelle adduttive. Ne consegue
che:
q
2
=
_
T
e
+
Wia
he
_
T
i
1
hi
+
1
he
ed in denitiva:
q =
_
T
e
+
Wia
he
_
T
i
1
hi
+
1
he
+W
i
t
E possibile evidenziare che dei due addendi il secondo predominante (anche
10 volte in talune situazioni) rispetto al primo in presenza di radiazione solare.
5.3 Schermi radiativi
Sono dispositivi impiegati allo scopo di limitare lo scambio termico radiativo.
Al ne di mostrarne il funzionamento consideriamo due superci grigie opache
disposte parallelamente luna rispetto allaltra e tali da potersi ritenere innita-
mente estese. Se le due superci presentano emissivit
1
e
2
rispettivamente
e sono mantenute a temperature diverse T
1
e T
2
si mostrato che la potenza
scambiata tra essi data dalla (vedi Tab.4.1):
Q
12
=
A
_
T
4
1
T
4
2
_
1
1
+
1
2
1
W (5.5)
Supponiamo ora che tra le due lastre precedenti se ne frapponga una terza,
anchessa opaca per la quale si ipotizzer una emissivit diversa sulle due facce.
Indichiamo con
31
e con
32
le emissivit della supercie rivolta verso la lastra
1 e 2 rispettivamente. Indichiamo poi con T
3
la temperatura dello schermo.
Il sistema risultante si congura come due cavit per le quali valgono le:
Q
13
=
A
_
T
4
1
T
4
3
_
1
1
+
1
31
1
W (5.6)
Q
32
=
A
_
T
4
3
T
4
2
_
1
32
+
1
2
1
W (5.7)
CAPITOLO 5. LRRAGGIAMENTO SOLARE 53
Per la stazionariet le potenze espresse dalle due equazioni precedenti debbono
essere uguali e pari a quella

Q
12
scambiata tra le due superci 1 e 2 in presenza
dello schermo:
Q
13
= Q
32
=

Q
12
Ne deriva che:
Q
13
_
1

1
+
1

31
1
_
= A
_
T
4
1
T
4
3
_
Q
32
_
1

32
+
1

2
1
_
= A
_
T
4
3
T
4
2
_
Sommando membro a membro si ricava che:

Q
12
=
A
_
T
4
1
T
4
2
_
_
1
1
+
1
31
1
_
+
_
1
32
+
1
2
1
_
o anche:

Q
12
=
A
_
T
4
1
T
4
2
_
_
1
1
+
1
2
1
_
+
_
1
32
+
1
31
1
_
Paragonando lequazione precedente con la (5.5) si osserva che

Q
12
< Q
12
in una
misura che dipende dalle caratteristiche radiative dello schermo. La temperatura
a cui si porta lo schermo intermedia tra T
1
e T
2
e vale:
T
3
=
_
T
4
1

Q
12
A
_
1

1
+
1

31
1
_
_
1/4
In particolare, se si ipotizza che
31
=
1
e
32
=
2
si ottiene:

Q
12
=
A
_
T
4
1
T
4
2
_
2
_
1
1
+
1
2
1
_ =
Q
12
2
e:
T
3
=
_
T
4
1

Q
12
A
_
1

1
+
1

2
1
_
_
1/4
=
_
_
T
4
1
+T
4
2
_
2
_
1/4
Ripetendo un procedimento analogo nellipotesi di introdurre un ulteriore scher-
mo si ricava che:

Q
12
=
Q
12
3
e in generale per N schermi uguali:

Q
12
=
Q
12
N + 1
5.4 Eetto serra
Con il termine di serra si indica un ambiente, destinato alla coltivazione di
piante di pregio, allinterno del quale vengono realizzate articialmente speciali
condizioni climatiche. Per mantenere inalterate nel tempo tali condizioni ne-
cessario fornire alla serra una certa potenza termica (in Watt), detta fabbisogno
CAPITOLO 5. LRRAGGIAMENTO SOLARE 54
l m ( m)
0.2
0
400
D
i
s
t
r
i
b
u
z
i
o
n
e

s
p
e
t
t
r
a
l
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a
m
e
n
t
e

a
l
l

a
t
m
o
s
f
e
r
a
800
1200
1600
2000
2400
0.6 0.4
W
m m
2
m
0.8 1.2 1.0 1.4 1.6 1.8 2.0 2.2 2.6 2.4
Figura 5.2: Distribuzione spettrale dellenergia raggiante solare esternamente
allatmosfera terrestre
termico della serra Q e che, in condizioni di regime stazionario, rappresenta la
somma delle potenze termiche disperse dalla serra stessa.
Poich per le esigenze proprie delle coltivazioni (fotosintesi) le serre debbono
possedere ampie superci permeabili alla radiazione solare (ovvero elevati valori
del coeciente di trasparenza alle lunghezze donda nellintervallo 0.3 3 m
come mostrato in Fig.5.2), una parte anche rilevante del fabbisogno termico
viene automaticamente fornita alla serra in conseguenza del cosiddetto eetto
serra. Tale fenomeno originato dalla propriet di alcuni materiali come il vetro
comune ed alcuni tipi di plastiche in fogli, che sono quasi totalmente trasparenti
alla radiazione solare (vedi Fig.5.3) e quasi totalmente opachi alle radiazioni
infrarosse (5 10 m).
La radiazione solare W
s
(W/m
2
) che investe lunit di area della copertura
in vetro della serra dipende dallorientamento della copertura oltre che dalla
posizione geograca. Di tale radiazione una piccola parte viene riessa (r
vs
W
s
)
mentre la restante (t
vs
W
s
) penetra allinterno della serra. E generalmente
lecito trascurare la porzione di W
s
assorbita dal vetro (a
vs
0).
Della potenza t
vs
W
s
, una porzione pari a circa il 5% viene impiegata per
la fotosintesi; il restante 95% viene in parte riesso (e come tale riattraversa la
copertura fuoriuscendo dalla serra), in parte (a
gs
t
vs
W
s
) viene assorbita dal
terreno, dalle colture e dai materiali contenuti nella serra che, di conseguenza,
aumentano la propria temperatura la quale, a regime, assumer un valore medio
che indichiamo con T
g
e che risulta maggiore della temperatura dellaria esterna
alla serra. Il valore di T
g
si ricava dal bilancio termico seguente:
a
gs
t
vs
W
s
= W
disp
+W
rad
il quale aerma che la potenza radiante entrante nella serra (t
vs
W
s
) ed as-
sorbita dai materiali presenti viene in parte dispersa verso lesterno attraverso
linvolucro della serra in conseguenza della dierenza di temperatura tra laria
interna (che in prima approssimazione pu essere posta uguale a quella del ter-
CAPITOLO 5. LRRAGGIAMENTO SOLARE 55
a
l
l m ( m)
r
l
t
l
0.30
C
o
e
f
f
i
c
i
e
n
t
i

e
m
i
s
f
e
r
i
c
i

s
p
e
t
t
r
a
l
i
0.10
0.20
0
0.30
0.40
0.50
0.60
0.70
0.80
0.90
1.00
0.60 0.90 1.20 1.50 1.80 2.10 2.40
Figura 5.3: Valori dei coecienti emisferici spettrali di assorbimento riessione
e trasparenza per un vetro semplice (spessore 4 mm).
reno e delle colture) e laria esterna, in parte viene riemessa per irraggiamento
in larghissima misura nellinfrarosso (8 - 10 m).
Se la copertura della serra fosse trasparente a questultima radiazione, la
temperatura di equilibrio T
g
raggiungerebbe un valore che pu essere dedotto
dalla
1
:
W
disp
=
(T
g
T
e
)
R
s
= a
gs
t
vs
W
s
W
rad
per cui:
T
g
T
a
= T
e
+ (a
gs
t
vs
W
s
W
rad
) R
s
Nella realt la copertura in vetro della serra , al contrario, opaca alla radiazione
infrarossa la quale subisce un assorbimento progressivo e totale. E evidente che
in questo caso la temperatura di equilibrio della serra raggiunge il valore:
T
g
= T
e
+ (a
gs
t
vs
W
s
) R
s
che nettamente pi elevato del valore precedente.
Un comportamento analogo a quello mostrato dal vetro nei riguardi della
radiazione infrarossa seguito anche da alcuni gas normalmente presenti nel-
latmosfera. E per tale motivo che il riscaldamento progressivo registrato dal
pianeta nellultimo secolo stato da molti imputato ad un vero e proprio eetto
serra provocato a livello planetario da alcuni dei gas (gas serra) prodotti dal-
lattivit umana (principalmente lanidride carbonica, il metano, gli idrocarburi
alogenati, il protossido di azoto).
1
Si assuma in prima istanza che Tg Ta ossia che la temperatura del terreno e delle colture
sia prossima a quella dellaria.

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