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Indice
1 Oscillazioni e onde
1.1 La corda vibrante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.1.1 Derivazione dellequazione . . . . . . . . . . . .
1.1.2 Le soluzioni dellequazione della corda vibrante
1.1.3 Battimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.1.4 Trasformata di Fourier . . . . . . . . . . . . . .
1.1.5 Riflessione e onde stazionarie . . . . . . . . . .
1.1.6 Conservazione dellenergia . . . . . . . . . . . .
1.2 Onde 3-dimensionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.3 Onde dispersive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2 Elettromagnetismo nel vuoto
2.1 Potenziali elettromagnetici . . . . . . . . . . . . . . . .
2.1.1 Gauge di Lorenz . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 Equazioni per i campi . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.3 Soluzioni delle equazioni di Maxwell . . . . . . . . . . .
2.3.1 Potenziali ritardati . . . . . . . . . . . . . . . .
2.4 Sviluppo in multipoli . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.4.1 Dipolo elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.4.2 Quadrupolo elettrico e dipolo magnetico . . . .
2.5 Teorema di Poynting . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.6 Irraggiamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.6.1 Irraggiamento di dipolo . . . . . . . . . . . . . .
2.6.2 Irraggiamento di dipolo magnetico e quadrupolo
2.7 Diffusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.7.1 Perch il cielo azzurro . . . . . . . . . . . . .
2.8 Densit di impulso del campo elettromagnetico . . . . .
2.9 Potenziali di Linard-Wiechert . . . . . . . . . . . . . .
3 Formulazione covariante dellelettromagnetismo
3.1 Richiami di relativit . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.1.1 Operatori differenziali . . . . . . . . . . . .
3.2 Equazioni di Maxwell in forma covariante . . . . . .
3.3 Trasformazioni per cambio di sistema di riferimento
3.3.1 Trasformazione dei potenziali . . . . . . . .
3
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5
5
5
6
7
8
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19
19
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34
35
36
37
39
41
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45
45
46
47
49
49
INDICE
3.4
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50
51
53
53
53
54
56
58
58
59
59
60
62
62
63
65
67
69
Capitolo 1
Oscillazioni e onde
1.1
1.1.1
La corda vibrante
Derivazione dellequazione
(1.1)
(1.2)
Notiamo che:
nellapprossimazione che stiamo facendo si ha lequilibrio lungo la direzione x;
nella (1.2) abbiamo usato che al primordine sin ' ' tan =
;
x
possiamo trascurare lallungamento della corda: infatti per il teorema di Pitagora il primo
termine di allungamento della corda quadratico e quindi trascurabile.
5
1 Oscillazioni e onde
2
2
=
T
dl
t2
x2
T
= c2s (ha le dimensioni di una velocit al quadrato), si
2
2
2
c
=0
s
t2
x2
1.1.2
(1.3)
= x + cs t
=
+
x
!
= cs
t
Mentre per le derivate seconde si trova
2
2
2
=
+
+2
2
2
2
x
!
2
2
2
= c2s
+
2
t2
2 2
Sostituendo nella (1.3), lequazione di dAlembert assume la forma
2
=0
(1.4)
= 1 () + 2 ()
(1.5)
dove le due funzioni 1 e 2 sono determinate dalle condizioni inziali e al bordo. La (1.5)
rappresenta una perturbazione che si propaga a velocit cs .
B 00 (x)
A(t)
= c2S
A(t)B(x)
= c2s A(t)B 00 (x) =
A(t)
B(x)
Siccome i due membri dellequazione sopra dipendono da variabili diverse, lunica possibilit
che hanno per essere uguali che entrambi siano costanti; si ottengono allora le uguaglianze
= 2 A(t)
A(t)
dove si posto
B 00 (x) = k 2 B(x)
= k. Le soluzioni sono
cs
A(t) = A eit + A+ eit
B(x) = B eikx + B+ eikx
(1.6)
Sembrerebbe che questa soluzione sia solo un caso particolare di quella ricavata con laltro
metodo; in realt vedremo che la linearit dellequazione rende anche questo tipo di soluzione
molto generale.
1.1.3
Battimenti
Mettiamoci in un punto x fissato, ad esempio x = 0; supponiamo che sulla nostra corda si stia
propagando unonda di frequenza 1 , avremo quindi
1 (0, t) = A1 cos(1 t)
Proviamo ad aggiungere un altro termine monocromatico di frequenza 2 :
2 (0, t) = A2 cos(2 t)
Complessivamente avremo (prendendo per semplicit il caso A1 = A2 = A)
(0, t) = A(cos 1 t + cos 2 t)
che, usando le formule di prostaferesi, possiamo riscrivere come
1 + 2
1 2
(t) = 2A cos
t cos
t
2
2
1 Oscillazioni e onde
Cosa succede se
|1 2 |
1? Se vale questa condizione possiamo porre
1
1 = +
ed avremo allora
2 =
1.1.4
Trasformata di Fourier
1
f (x) =
(2)3/2
fb(k)eikx d3 k
Invece se abbiamo a che fare con funzioni della posizione e del tempo, si definisce
1
f (x, t) =
2
fb(k, )
1
=
2
Quindi qualunque funzione pu essere scritta come sovrapposizione di onde piane monocromatiche; questo ci permette di affermare che (almeno per le funzioni di L2 , che sono poi quelle
fisicamente significative) le soluzioni dellequazione di dAlembert trovate con i due metodi
(cambio di variabile e separazione delle variabili) si equivalgono.
Trasformata della gaussiana
Come esempio calcoliamo la trasformata di Fourier della funzione
f (x) = Aex
2 /L2
ex
2 /L2 ikx
dx
L
L2
4
k 2 L2
x ikL
=
+
4
L
2
!2
k 2 L2
4
e(x/L+ikL/2) dx
10
1 Oscillazioni e onde
f HxL
`
f HkL
Oscillatore forzato
Consideriamo lequazione delloscillatore armonico in presenza di un termine forzante dipendente
dal tempo:
x + 02 x = F (t)
(1.7)
Applichiamo la trasformata di Fourier a entrambi i membri dellequazione
1
F (t)e
it
1
dt =
2
(
x + 02 x)eit dt
(
x+
02 x)eit dt
1
=
2
( 2 + 02 )xeit dt = ( 2 + 02 )
x()
Da cui si ha la relazione
x() =
F ()
02 2
(1.8)
F () it
e
d
02 2
11
( 2 c2s k 2 )(,
s
Se vogliamo che la non sia identicamente nulla deve essre verificata la condizione
2 = c2s k 2
(1.9)
La (1.9), che esprime la relazione tra e k, si chiama relazione di dispersione; a partire da essa
si definiscono la velocit di fase vf e la velocit di gruppo vg
vf
vg
(x, t) =
(k)e
dk
2
12
1 Oscillazioni e onde
= f(k)
(k)e
dk = f (x) = (k)
(x, 0) =
2
Daltronde facile calcolare che
1
L
2 2
f(k) = e 4 (kk0 ) L
2
1
L
2 2
e 4 (kk0 ) L eik(xcs t) dk
2
(xcs t)2
L2
(1.10)
1.1.5
Cosa succede se la densit della corda non uniforme? Supponiamo di avere due corde
caratterizzate da diverse densit e di legarle assieme; chiamiamo la lunghezza caratteristica in
cui avviene la variazione di densit; nel problema che stiamo considerando possiamo stimare
/ 1 cio la regione in cui avviene la variazione della densit molto pi piccola rispetto
alla lunghezza donda. Grazie a questa condizione, invece di risolvere lequazione a coefficienti
variabili
2
2
2
c
(x)
=0
s
t2
x2
possiamo ricondurci a due equazioni a coefficienti costanti, le cui soluzioni saranno poi raccordate
per mezzo di opportune condizioni al contorno.
2
2
2
c
=0
s,1
t2
x2
per x < 0
2
2
2
c
=0
per x > 0
s,2
t2
x2
Andiamo allora a ricavare le condizioni di raccordo: innanzitutto la deve essere continua,
altrimenti la corda si spezzerebbe; inoltre saranno continue anche le sue derivate temporali,
dato che la discontinuit nello spazio, non nel tempo; naturalmente xx discontinua perch
13
abbiamo assunto cs (x) discontinua. Ci resta da vedere cosa succede per x . Integriamo
lequazione nellintervallo [, ] (faremo poi tendere a 0)
2
1 2
dx =
dx
2
2
2
x
cs (x) t
+
*
1 2
=
()
()
2 2
2
cs (x) t
x
x
Mandando 0 si ottiene
+
(0 )
(0 ) = 0
x
x
(1.11)
Cio x continua in x = 0.
Consideriamo ora unonda monocromatica e facciamola propagare sulla corda; si avr
1
k1
2
=
k2
cs,1 =
per x < 0
cs,2
per x > 0
immediato verificare che con queste soluzioni non si riesce in alcun modo a soddisfare le
condizioni di raccordo; per risolvere il problema basta introdurre unonda riflessa nella zona
x<0
(x, t) = Ain eik1 xi1 t + Arif eik3 xi3 t
(x, t) = Atr eik2 xi2 t
per x < 0
per x > 0
k2 =
cs,2
Ain + Arif
=
Atr
k1 (Ain Arif ) = k2 Atr
Risolvendo il sistema si ricavano le formule che esprimono Arif e Atr in funzione diAin
Arif =
k1 k2
Ain
k1 + k2
Atr =
2k1
Ain
k1 + k2
(1.12)
14
1 Oscillazioni e onde
Cosa succede se, invece di legare tra loro due corde, inchiodo al muro un capo di una corda?
Possiamo considerare questa situazione come un caso particolare della precedente, in cui per si
ha che 2 , quindi2 anche k2 ; in questo limite le (1.12) diventano
Arif = Ain
Atr = 0
Atr = 2Ain
Onde stazionarie
Consideriamo una corda di lunghezza L fissata ai due estremi; rientriamo quindi, secondo la
discussione precedente, nel caso k2 : quando unonda si propaga sulla corda, una volta
raggiunto uno degli estremi, sar totalmente riflessa. Vedremo che per questo problema non
tutte le frequenze sono possibili, i modi di oscillazione sono discretizzati. Consideriamo una
soluzione del tipo
(x, t) = A1 eikxit + A2 eikxit
Imponiamo che ci sia un nodo (cio un punto in cui la corda rimane sempre ferma) in x = 0 e
in x = L
(0, t) = 0 A1 = A2 = A
(L, t) = 0 A[eikL eikL ] = 0 sin kL = 0
(1.13)
(1.14)
Dalla (1.13) si ricava che la ha la forma di unonda stazionaria, cio unonda in cui non si
vede nessuna propagazione:
(x, t) = Aeit [eikx eikx ] = 2iAeit sin kx
La (1.14) invece determina i valori permessi di k:
kL = n k =
1.1.6
n
L
Conservazione dellenergia
Vogliamo scrivere unequazione che esprima la conservazione dellenergia; ci aspettiamo che essa
abbia la struttura di unequazione di continuit, cio unequazione del tipo
(1.15)
15
attraverso il contorno di V e della potenza immessa o dissipata in V . Visto che stiamo studiando
una situazione unidimensionale, cercheremo unequazione del tipo
2
2
T
= S(x, t)
t2
x2
, ottenendo
t
2
2
T
= S(x, t)
2
2
t t
x t
t
2 t
!2
T
x
x t
T
+
2 t
!2
= S(x, t)
{z
!2
+
}
densit`
a di energia cinetica
1.2
T
2
{z
!2
x t
= S(x, t)
densit`
a di energia potenziale
Onde 3-dimensionali
1 2
=0
c2s t2
(1.16)
Chi legge pu verificare che essa ammette soluzioni del tipo onda piana, cio
(x, t) = A+ eikxit + A eikxit
In questo paragrafo mostriamo che la (1.16) ammette soluzioni in simmetria sferica. Ricordiamo
lespressione del laplaciano in coordinate sferiche3 (per funzioni che non dipendono da e )
2 =
1 2
r
r2 r r
2
1 2
r
2 2 =0
r r
cs t
!
16
1 Oscillazioni e onde
f (r, t)
r
1
2 f
r
r2 r
r r
!
1
f
r
f
r2 r
r
!
1 f
2f
f
+r 2
r2 r
r
r
1 2f
r r2
!
=
=
=
=
=0
r2
c2s t2
la cui soluzione generale sappiamo essere
f (r, t) = f1 (r + cs t) + f2 (r cs t)
f1 (r + cs t) f2 (r cs t)
(r, t) =
+
r
r
1.3
Onde dispersive
In questa sezione daremo un cenno agli effetti della dispersione; studieremo come esempio le
onde di gravit, cio le onde in cui la forza di richiamo la gravit. Onde di questo tipo
sono le onde del mare. Questo il nostro programma: scriveremo la relazione di dispersione e
studieremo levoluzione di un pacchetto gaussiano, osservando che durante la propagazione esso
cambia forma.
Per le onde dispersive si ha che la velocit di fase dipende dalla frequenza, ovvero avremo
vf = vf (); quindi ogni frequenza si propaga con velocit differente dalle altre, di conseguenza
il pacchetto cambia forma. Come abbiamo detto le onde del mare sono un esempio di onde
dispersive e per un mare infinitamente profondo4 , la relazione di dispersione la seguente:
2 = |k|g
dove g laccelerazione di gravit, di conseguenza si ha
vf () =
4
s
g
g
=
k
1 g
g
vg () =
=
2 k
2
s
Per un mare finito la relazione si modifica nel seguente modo 2 = |k|g tanh(|k|h), dove h la profondit.
17
dunque le onde pi lunghe viaggiano pi veloce. Adesso, vediamo come evolve un pacchetto
gaussiano, che prenderemo ben localizzato ovvero k0 L 1, in modo che le frequenze significative
sono soltanto quelle concentrate in un intorno di k0 , cos svilupperemo (k) in un intorno di k0 .
Sia il nostro pacchetto
+
h
i
1
1
2 2
(x, t) =
exp (k k0 ) L exp i(kx (k)t) dk
4
2
Il lettore noti che stiamo lavorando in trasformata poich si pu fare levoluzione temporale
soltanto hfrequenza per ifrequenza. Allora, visto che k0 L 1, possiamo sviluppare il fattore di
fase exp i(kx (k)t) ; bisogna fare attenzione per, poich lo sviluppo sar valido soltanto
per un breve intervallo temporale; facciamo un esempio: considerando il seguente sviluppo
sin (( + )t) ' sin t + t cos t per
1
si ha che la correzione cresce nel tempo come t, quindi il risultato sar privo di significato per
t 1/. Sviluppiamo (k) in un intorno di k0 :
1 2
2
2
(k) = (k0 ) +
(k k0 ) +
(k
k
)
+
o
(k
k
)
0
0
k k0
2 k 2 k0
1
dk exp (k k0 )2 L2
4
"
#
h
i
1 2
2
exp i(k k0 )x exp i
(k k0 ) +
(k k0 ) t (1.17)
k
2 k 2
h
i
1
(x, t) ' exp ik0 x i(k0 )t
2
2 2
exp (k k0 ) L exp i(k k0 ) x
t d(k k0 )
4
k
che si risolve facilmente con il trucco che abbiamo usato per la trasformata della gaussiana
a pag.9, infatti si pu riscrivere come segue
"
"
# +
2 #
1
2
1
i
exp 2 x
t
exp
(k k0 )L
x
t
d(k k0 )
L
k
2
L
k
adesso visto che lintegrale soltanto un fattore costante ( lintegrale di una gaussiana),
si ottiene per (x, t)
"
#
h
i
2
1
2
(x, t)1 ordine =
exp ik0 x i(k0 )t exp 2 x
t
L |
L
k
{z
}
portante
{z
inviluppo
Si noti la differente velocit dellinviluppo (vg = k |k0 ) rispetto alla portante (vf =
(k0 )/k0 ).
18
1 Oscillazioni e onde
Invece se consideriamo anche il secondo ordine abbiamo che:
2
L2 + 2i k2 t
2
exp
L2 +
2
t
k
2
2i k2 t
v
u
1u
t 4
L
!2
2
+4
t
k 2
quindi si vede che il pacchetto si allarga con il tempo. Da notare, per, che il pacchetto
mentre si allarga, si abbassa anche, quindi si ha, come giusto che sia, la conservazione
dellenergia5 .
Questo vero per i mezzi non dissipativi, per i mezzi dissipativi si deve tenere conto dellenergia assorbita
dal mezzo. Vedasi il Teorema di Poynting alla sezione 2.5.
Capitolo 2
Elettromagnetismo nel vuoto
2.1
Potenziali elettromagnetici
0
E
J
+
c2 B =
0
t
E=
B=0
B
E=
t
Nel lato sinistro abbiamo scritto le equazioni di Maxwell disomogenee, che legano i campi
alle sorgenti, a destra quelle omogenee. Dora in poi il nostro obiettivo sar quello di risolvere
queste equazioni. Cominciamo da quelle omogenee. Poich B ha divergenza nulla, esso pu
essere espresso come rotore di un altro campo vettoriale:
B=A
(2.1)
A
E = ( A) =
t
t
A
E+
t
A
Dato che la quantit E+
t
un campo scalare:
=0
A
(2.2)
t
Abbiamo risolto le equazioni omogenee; il prossimo passo sostituire quanto ottenuto nelle
equazioni disomogenee. Usando la relazione = ( ) 2 (per una dimostrazione
si veda lappendice), si ha
E=
2 + A =
0
t
0
1 E
J
1
1 2A
J
2
B 2
=
A)
= 2
2
2
2
2
c t
0 c
c t
c t
0 c
E =
19
20
Le equazioni per potenziali che abbiamo trovato sono piuttosto complicate, per possiamo
migliorarle notevolmente; infatti il potenziale vettore A definito a meno di un gradiente, cio
possiamo aggiungere ad A il gradiente di uno scalare senza modificare il campo magnetico1 .
Naturalmente, modificando A, dovremo modificare anche in modo che anche E resti invariato.
2.1.1
Gauge di Lorenz
A A0 = A +
0
Come deve essere 0 affinch E non venga modificato?
A
A0
= 0
t
t
t
E = 0
t
La questione ora questa: qual la scelta pi opportuna di che semplifica le equazioni per i
potenziali? La scelta che facciamo (gauge di Lorenz2 ) di porre
0 =
A=
1
c2 t
(2.3)
1 2
=
2
2
c t
0
2
1 A
J
2 A 2 2 = 2
c t
0 c
2
(2.4)
(2.5)
A questo punto legittimo chiedersi se sia sempre possibile trovare in modo da soddisfare
la (2.3). Supponiamo di avere un A che non soddisfa la (2.3):
A=
1
+ S(x, t)
c2 t
1
2
A0 = A +
0 =
t
21
(A + ) = 2
c t
t
1
1 2
A + 2 = 2
+ 2 2
c t
c t
2
1
1
2 2 2 = A 2
c t
c t
2
1
2 2 2 = S(x, t)
c t
A0 =
(2.6)
La (2.6) ci dice che la soddisfa lequazione delle onde; visto lesistenza della soluzione
della (2.6), possiamo concludere che, dati due potenziali A e , sempre possibile trovare una
trasformazione che manda A in A0 e in 0 in modo tale che A0 e 0 soddisfino la gauge di
Lorenz.
2.2
Mostriamo, adesso che si possono ricavare le equazioni donda, come per i potenziali, anche per
i campi; infatti applicando il rotore allequazione per il rotore di E si ottiene:
( E) 2 E =
( B)
t
1 2E
1
=
J+
2
2
2
c t
0 c t
0
Si nota subito la forma tipica dellequazione donda con un termine di sorgente, alquanto
complicato, che tra laltro dipende dallaccelerazione di questultima. Per B possiamo scrivere
lequazione analoga, applicando il rotore allequazione per il rotore di B e ricordando la divergenza
nulla del campo magnetico otteniamo che:
2 B
1
1 2B
=
J
c2 t2
0
Anche qui il termine di sorgente non tra i pi facili, si apprezzi dunque lutilizzo dei potenziali
i quali non dipendono dallaccelerazione della sorgente, ma soltanto dalla sua posizione e velocit.
Comunque le equazioni donda per i campi sono molto utili in assenza di sorgenti, infatti le
equazioni divengono
1 2E
= 0
c2 t2
1 2B
2 B 2 2 = 0
c t
2 E
(2.7)
(2.8)
22
Vediamo allora come sono le onde eletromagnetiche nel vuoto. Come abbiamo visto nel paragrafo
1.2 la (2.7) ammette, per esempio, la seguente soluzione
E = E0 eikxit
(2.9)
una soluzione analoga si ha per B; visto che la matematica la sappiamo mettiamo dentro un po
di fisica. Innanzitutto il k che compare nellesponente il vettore donda che ha modulo
2
inoltre si dice polarizzazione dellonda la direzione del campo elettrico. Imponiamo, adesso, che
la divergenza di E e quella di B siano nulle (siamo nel vuoto), allora
|k| =
kE = 0
kB = 0
ovvero i campi sono ortogonali alla direzione di propagazione, quindi sono onde trasversali.
Ora vogliamo trovare una relazione tra E e B, allora usando lequazione E = t B si
ha, sostituendo ad E la (2.9),
E0 eikxit = ik E0 eikxit = ik E =
B
t
B
t
quindi il campo magnetico B lungo y
, di conseguenza E B = 0. Cercando una soluzione per
B della stessa forma di E:
eikx xit
B = B0 y
ikx E0 y
eikx xit =
allora
ik E =
ovvero
ikx E0 = iB0
k
E0
B0 = E0 =
c
dove vf = /k = c visto che siamo nel vuoto. Quindi per onde elettromagnetiche piane (ma
non in generale) si ha che
EB = 0
|E| = |cB|
Facciamo notare che abbiamo lavorato con esponenziali complessi, ma le onde fisiche sono le
parti reali dellespressioni che abbiamo dato, cio
E = E0
z cos(k x t)
B = B0 y
cos(k x t)
2.3
23
Adesso siamo pronti per risolvere, una volta per tutte, le equazioni di Maxwell! Siccome, come
gi visto, sono tutte della forma dequazione donda risolveremo il caso pi generale, ovvero
1 2
(x, t) = S(x, t)
(2.10)
c2 t2
dove S(x, t) il termine di sorgente. Per bisogna fare unultimo passo: visto che vale il principio
di sovrapposizione, la risolveremo per sorgenti puntiformi; perci bisogna prima definire la delta
di Dirac.
2 (x, t)
Delta di Dirac
La delta di Dirac molto utile per rappresentare le cariche puntiformi, in quanto gode della
propriet di essere nulla dappertutto tranne in un punto. Un modo empirico e alquanto
grossolano di definire la delta3 pu essere
1
2
2
lim e(xx0 ) /L (x x0 )
L0
L
ovvero il limite di una gaussiana sempre pi stretta e alta, centrata in x0 . Andiamo ad elencare
alcune propriet che ci saranno utili:
1 2
x (x, t) = S(x0 , t) 3 (x x0 )
c2 t2 0
Per una trattazione pi rigorosa e approfondita si veda G. Cicogna,Metodi matematici della Fisica, cap. 5
Vale per qualsiasi f (x) continua in un intorno del punto x0 .
5
Tecnicamente x0 (x, t) detto funzionale di Green.
24
(x, t) =
d3 x0 x0 (x, t)
Digressione in elettrostatica
Tanto per cominciare, vogliamo far vedere lutilizzo del metodo descritto sopra per la nota
equazione di Poisson
(x)
(2.11)
2 (x) =
0
Allora, si ha che
(x) =
(x0 ) 3 (x x0 ) d3 x0
e la nostra soluzione
(x) =
x0 (x) d3 x0
Per risolvere la (2.11) conviene mettersi in coordinate sferiche. Allora visto che per x 6= x0 non
abbiamo sorgenti lequazione omogenea ed (r = |x x0 |)
1 2
r
x (x) = 0
r2 r r 0
La soluzione sar (basta integrare due volte in r)
x0 (x) = A +
B
r
Adesso dobbiamo dare delle condizioni su per determinare A e B. Una condizione lannullarsi
allinfinito, quindi A = 0. Per determinare B, invece, integriamo la (2.11) su una sfera centrata
sulla sorgente e poi mandiamo il raggio R a zero. Allora si ha
1
3
(x0 ) d x =
x0 ds =
(x0 ) 3 (x x0 ) d3 x
Gauss
0
D
D
D
dove D la sfera, D la superficie della sfera, ds lelemento si superficie. Sostituendo a
x0 lespressione che abbiamo trovato si ha che
x0 =
da cui
B
r2
B
(x0 )
=
2
R
0
D
dove nellultima eguaglianza si fatto uso della propriet della delta secondo cui lintegrale
della delta uguale a 1 ((x0 ) labbiamo portato fuori lintegrale in quanto lintegrazione in
d3 x e non su d3 x0 ). Ecco allora lespressione per B
x0 ds = 4R2
B=
(x0 )
40
25
1 (x0 )
40 |x x0 |
(x0 ) 3
1
d x0
(2.12)
(x) =
40
|x x0 |
2.3.1
Potenziali ritardati
Detto questo, possiamo tornare alla nostra equazione delle onde e risolverla proprio come
abbiamo fatto per lequazione di Poisson. Per sorgente puntiforme
2 x0 (x, t)
1 2
x (x, t) = S(x0 , t) 3 (x x0 )
c2 t2 0
(2.13)
f (t rc ) g(t + rc )
+
r
r
Ma dobbiamo imporre che le onde siano uscenti dalla sorgente, quindi escludiamo la g(t + r/c).
Questa condizione imposta dal principio di causalit e dal fatto che ha poco senso parlare di
onde che arrivano dallinfinito e vanno verso la sorgente. Allora la nostra soluzione
x0 =
f (t r/c)
f (t r/c) 1 f 0 (t r/c)
x0 =
r
r2
c
r
dove con f 0 (t r/c) indichiamo la derivata di f rispetto al suo argomento. Facciamo notare che
derivare rispetto al tempo la f uguale a derivare rispetto al suo argomento.
Adesso integriamo la (2.13) sulla sfera, di raggio R, centrata in x0 , e gli sostituiamo
lespressione trovata sopra per il gradiente di x0 , per trovare un relazione tra e il termine di
sorgente.
"
#
00
f
1 f0 3
1
f 3
d x 2
2
d x = S(x0 , t) 3 (x x0 ) d3 x
r
c r
c
r
|
{z
()
{z
()
Mandando R 0 si vede che () 0 integrato sulla sfera. Vediamo invece il termine (): per
il teorema di Gauss si ha che
"
#
f
1 f0
2
() = 4R 2
R
cR
passando al limite per R 0 il secondo termine in parentesi si annulla, cosi la condizione
di raccordo della funzione con la sorgente uguale a quella di Poisson. Abbiamo la seguente
uguaglianza
S(x0 , t)
4f = S(x0 , t) f (t) =
(2.14)
4
26
f (t)
(r 0)
r
allora mettendo insieme questultima equazione con la (2.14) si ottiene che
x0 =
(2.15)
S(x0 , t r/c)
(2.16)
4r
Si nota subito che compare un tempo ritardato trit = t r/c. Avendo risolto lequazione delle
onde per una sorgente puntiforme, non rimane altro che integrare su x0 , allora otteniamo la
soluzione generale:
0|
S(x0 , t |xx
) 3
c
(x, t) =
d x0
(2.17)
4|x x0 |
A questo punto abbiamo finito, infatti abbiamo la soluzione generale delle equazione donda per
una qualunque sorgente. In particolare per risolvere le equazioni per i potenziali, la (2.4) e la
(2.5), basta sostituire a e S il potenziale vettore o scalare e la rispettiva sorgente; vediamo un
po:
0|
J(x0 , t |xx
) 3
1
c
A(x, t) =
d x0
(2.18)
40 c2
|x x0 |
0|
(x0 , t |xx
) 3
1
c
d x0
(2.19)
(x, t) =
40
|x x0 |
x0 (r, t) =
2.4
Sviluppo in multipoli
J(x0 , t |r x0 | /c) 3 0
1
dx
A(r, t) =
40 c2
|r x0 |
27
(2.20)
Sottolineiamo che ora, diversamente dal caso statico, il termine |r x0 | compare non solo al
denominatore, ma anche nel tempo ritardato. Occupiamoci prima di tutto del denominatore: se
ci mettiamo ad una distanza r d, possiamo approssimare 1/ |r x0 | ' 1/r e si ottiene
1
A(r, t) '
J(x0 , t |r x0 | /c)d3 x0
2
40 c r
Adesso arrivato il momento di occuparci del termine |r x0 | che compare nel tempo
ritardato; vogliamo capire le ipotesi sotto le quali ha senso un suo sviluppo in serie. Per fare ci
consideriamo una sorgente monocromatica:
|r x0 |
J = J (x0 ) cos t
c
"
!#
r
|r x0 |
t
t
c
c
"
r
r
J ' J (x ) cos t
sin t
c
c
(
0
r
rx
sin t
= J (x0 ) cos t
c
c
0
r
c
#)
)
r x0
r
x0 r J 0
(x , t r/c) + ...
cr t
(2.21)
Inserendo quanto trovato nellespressione del potenziale vettore si trova (nelle ipotesi d r e
d )
0
1 1
1 1
x r J 0
0
3 0
A(r, t) ' A1 +A2 =
J(x
,
tr/c)d
x
+
(x , tr/c)d3 x0 (2.22)
40 c2 r
40 c2 r
cr t
2.4.1
Dipolo elettrico
1 1
A1 =
J(x0 , t r/c)d3 x0
40 c2 r
(2.23)
28
Osserviamo che nellespressione del tempo ritardato, laver sostituito |r x0 | con r, corrisponde
a considerare il ritardo uniforme su tutta la sorgente.
Vogliamo ora trasformare lintegrale nella (2.23) in modo che compaia esplicitamente il
momento di dipolo elettrico; consideriamo perci il tensore a due indici x0k Ji e calcoliamone la
divergenza:
i (x0k Ji ) = (i x0k )Ji + x0k (i Ji )
= ik Ji + x0k divJ
J = div(x0 J) x0 divJ
Effettuando la sostituzione nellintegrale della (2.23) si ottiene:
3 0
0
3 0
Jd x = div(x J)d x x0 divJd3 x0
Applicando il teorema di Gauss, il primo integrale diventa un termine di flusso che si annulla
scegliendo una superficie che racchiuda tutta la distribuzione di corrente e sulla quale non ci
siano correnti libere; il secondo integrale invece pu essere trasformato usando lequazione di
continuit:
d
3 0
0
3 0
0
0
dx =
x0 d3 x0 = p
Jd x = x divJd x = x
t
dt
Pertanto il primo termine dello sviluppo in multipoli del potenziale vettore dovuto al momento
di dipolo elettrico della sorgente:
A1 (r, t) =
1 p(t
r/c)
2
40 c
r
(2.24)
Il prossimo obiettivo il calcolo del potenziale scalare; il metodo pi conveniente per ricavarlo
di sfruttare la gauge di Lorenz:
1 1
1 r p(t
1
r/c)
1
= A1 =
rp
(t r/c)
2
2
3
2
c t
40 c
r
40 c cr2
h
r
1 r p + c p
1 (r, t) =
40
r3
i
t rc
p +
i
r
c
tr/c
(2.25)
r3
A
1
E =
=
t
40 r3
p r 1
3 2 2 (
pt rit r) r
{z r } |c
{z
}
campo prossimo
campo di radiazione
(2.26)
29
dove abbiamo introdotto p = pt rit + rc p t rit Ricordiamo che quanto abbiamo trovato vale
se d/ 1 e d/r 1, resta da discutere il parametro r/; in base a questo parametro si
individuano due zone:
r/ 1: zona di campo prossimo, i campi vanno come 1/r2 e dipendono dalla velocit
delle cariche
r/ 1: zona dei campi di radiazione, i campi vanno come 1/r e dipendono dallaccelerazione delle cariche
I campi prossimi sono quasi-statici: mostriamolo ad esempio per il campo B. Consideriamo uno
sviluppo in serie di p:
p(t
R/c) = p(t)
+ (trit t)
p(t) + ...
r
= p(t)
p
(t) + ...
c
Quando inseriamo questo sviluppo nellespressione del campo magnetico, miracolosamente i
termini dipendenti dallaccelerazione delle cariche si cancella:
i
h
(t) + rc p
(t) r
p(t)
rc p
1
1
J(x0 , t) r 3 0
B'
=
dx
40 c2
r3
40 c2
r3
Vediamo allora che le soluzioni statiche sono valide in zona prossima a meno di termini di
O (r/)2 .
Passiamo ora ai campi di radiazione. I campi in zona di radiazione sono dati da
1 p
(t r/c)
r
r
2
40 c
r
(t r/c)
1 p
r
B =
3
40 c
r
E =
2.4.2
1
Ai =
rk Ji0 x0k d3 x0
40 c3 r2
J
.
t
(2.27)
Cominciamo scrivendo la
(2.28)
30
1
2
1
0 0
0 0 3 0
(Ji xk + Jk xi )d x =
x0k x0i 2 d3 x0
2
2
t
2
1d
=
x0k x0i d3 x0
2 dt2
1 d2
1 02
1 d2
2
0 0
3 0
=
(xk xi |x | ki )d x +
|x0 | ki d3 x0
2 dt2
3
6 dt2
1
1 d2
2
=
Qik +
|x0 | ki d3 x0
2
6 dt2
dove abbiamo introdotto il momento di quadrupolo elettrico
1
2
Qik (x0k x0i |x0 | ki )d3 x0
3
Per cui il contributo del termine simmetrico al potenziale vettore dato da
!
1
1 1 1
sym
0 2
3 0
A2 =
Q(t r/c)r + r |x | (t r/c)d x
40 c3 r 2
6
In zona di radiazione il secondo termine in parentesi non genera campi, quindi si ha per la
radiazione di quadrupolo
r/c)r
1 Q(t
Asym
=
(2.30)
2
3
80 c
r
31
1
anti
=
Ai
rk (Ji0 x0k Jk0 x0i )d3 x0
3
2
80 c r
1
=
(Ji0 rk x0k rk Jk0 x0i )d3 x0
80 c3 r2
! !
J
1
J
0
anti
(rx ) r
x 0 d 3 x0
A2
=
80 c3 r2
t
t
!
#
"
J
1
=
r d 3 x0
x0
80 c3 r2
t
d
1
=
[(x0 J) r] d3 x0
80 c3 r2 dt
1
=
m
r
40 c3 r2
dove abbiamo introdotto il momento di dipolo magnetico
1
x0 Jd3 x0
m
2
Ricapitolando, abbiamo trovato il contributo dei termini di quadrupolo elettrico e dipolo
magnetico al potenziale vettore:
A2 =
2.5
r/c)r
1 Q(t
1 m(t
r/c) r
+
3
3
80 c
r
40 c
r
(2.31)
Teorema di Poynting
Ora vorremmo discutere la conservazione dellenergia per i campi elettromagnetici. Per formulare
un teorema dellenergia ci serve unequazione di continuit del tipo6
E j = (?) + (?)
t
6
Stiamo facendo la stessa cosa che abbiamo fatto per la corda nella sottosezione 1.1.6
32
E
t
quindi
E j = 0 c2 E ( B) 0 E
E
t
1 E 2
. Notando poi che
lultimo termine uguale a 0
2 t
(E B) =
=
=
=
=
si ottiene allora
i (ijk Ej Bk )
ijk i (Ej Bk )
ijk (Bk i Ej + Ej i Bk )
Bk kij i Ej Ej jik i Bk
B ( E) E ( B)
1 E 2
c (B ( E) (E B))
2 t
"
E j = 0
che ancora non quello che vogliamo, per ci vengono ancora in aiuto le equazioni di Maxwell,
infatti, utilizzando lequazione per il rotore di E, otteniamo
B ( E) = B
1 B 2
B
=
t
2 t
1 B 2
1 E 2
(E B)
2 t
2 t
!
"
2
a questo punto abbiamo finito: infatti basta mettere bene in ordine i termini e avremo il nostro
teorema per la conservazione dellenergia, detto Teorema di Poynting
E2
B2
0
+ 0 c2
t
2
2
EB
+
0
= E j
(2.32)
EB
0
anche noto come vettore di Poynting. Fin qui tutto bene, ma adesso vengono i problemi. In
primis la densit di energia e il vettore di Poynting che abbiamo trovato sono soltanto una delle
possibili espressioni: infatti possiamo aggiungere alla densit di energia una divergenza di una
qualsiasi quantit vettoriale X e sottrarre al vettore di Poynting la derivata temporale della stessa
33
X
( + X) +
t
t
= E j
B
E
p1
S
p2
{z
Etot
}|
{z
Btot
0
21
p2
0
22
interf erenza 1 2 1 + 2
quindi si hanno delle frequenze dovute allinterferenza tra i due dipoli; se avessimo sommato i
vettori di Poynting non avremmo ottenuto questi termini di interferenza.
Un caso, invece, in cui si possono sommare i vettori di Poynting quando due dipoli p1,2
sono disposti perpendicolarmente tra di loro.
7
34
2.6
2.6.1
Irraggiamento
Irraggiamento di dipolo
Calcoliamo la potenza irraggiata da un dipolo elettrico. Nella zona di radiazione i campi per un
dipolo sono:
h
i
[
p]trit r r
p]trit r
1 [
1
E=
B=
40 c3
r
40 c2
r
Notare che i campi in zona di radiazione vanno come 1/r poich lenergia si deve conservare,
infatti il vettore di Poynting va come 1/r2 , che integrato sulla superficie costante. A questo
punto calcoliamo S,
S = 0 c2 (E B)
r, allora si ha che (fattori costanti a parte, che
e per semplificare i conti poniamo C = p
reinseriremo dopo)
r2 E B [C r] C
= C 2r (C r) C
= C 2r
dove nellultima uguaglianza abbiamo usato il fatto che C r, quindi, mettendo i vari fattori
costanti, si ha
k2 C 2
S = 0 30 2 r
c r
p r)(
p r) =
nellespressione sopra abbiamo indicato con k0 = 1/(40 ), inoltre essendo C 2 = (
|
p|2 sin2 , dove langolo formato da p e r, si ottiene che per il vettore di Poynting la seguente
espressione
p|2 sin2
k02 |
r
(2.33)
S = 0 3
c
r2
Ricordiamo che S il flusso di energia per unit di tempo e superficie, quindi proprio una
potenza per unit di superficie. Vista la simmetria sferica del problema, useremo coordinate
polari con la seguente notazione
d = sin dd
Angolo solido
2
d = r d
Elemento di superficie
da cui la potenza irraggiata per unit di angolo solido
dP
dP d
=
= |S| r2
d
d d
(2.34)
Sostituendo la (2.33) nella (2.34) e integrando sullangolo solido otteniamo la potenza totale
irraggiata
k02 2 2
2 |
p|2
2
2
Ptot = |S| r d = 0 3 |
p|
d
sin sin d = k0 3
(2.35)
c
3 c
0
0
| {z } |
2
{z
4/3
2.6 Irraggiamento
35
2.6.2
Abbiamo ricavato nella sezione 2.4.2 i termini superiori al primo per lo sviluppo in multipoli,
ovvero il dipolo magnetico e il momento di quadrupolo elettrico. Visto che ci sono delle situazioni
in cui questi due termini non sono trascurabili (per esempio momento di dipolo elettrico nullo)
riportiamo la potenza irraggiata anche per essi.
Per il primo caso la potenza irraggiata abbastanza facile da calcolare: infatti il dipolo
magnetico (DM) genera il potenziale vettore
trit r
1 m
ADM =
3
40 c
r
molto simile al potenziale vettore del dipolo elettrico (DE)
1 p trit
ADE =
40 c2 r
Dunque, ricalcando i calcoli che si sono fatti per i campi del DE, si vede che i campi del DM
in zona di radiazione sono, a parte un fattore c, gli stessi del DE ma scambiando il ruolo di B
con E e viceversa. Tenuto conto di ci, la potenza irraggiata da un dipolo magnetico data da
2
2 |m|
m
Ptot
= k0 5
3
c
uguale alla potenza irraggiata dal dipolo elettrico (c a parte, per questioni
dimensionali).
Riportiamo, per completezza, senza fare i
conti, la potenza irraggiata da un quadrupolo
Q
Ptot
=
X
6
|Q |2
14400 c5 ,
36
2.7
Diffusione
con
allora
(t) =
p
p0 = qz0 =
1
q 2 E0
2
m 0 i 2
q 2 E0
2
zeit
2
2
m 0 i
per semplicit, ci mettiamo fuori risonanza ovvero nel caso 6= 0 e trascuriamo gamma, quindi
= 0, cosi abbiamo
q 2 E0 2
|
p(t)| =
m 02 2
di conseguenza
hPtot i =
k0 q 4 E02
4
k0 q 4 E02
=
F ()
3 m2 c3 (02 2 )2
3 m2 c3
2.7 Diffusione
37
Questa la potenza totale irraggiata, ma possibile definire una quantit dipendente soltanto
dalle caratteristiche della particella: normalizzando la potenza irraggiata rispetto al flusso
incidente otteniamo una quantit che ha le dimensioni di una superficie
=
hPtot i
|S|
Sezione durto
E02
2
4
8 2
q4
2 = re F ()
2 2 4
2
2
60 m c (0 )
3
(2.38)
q2
40 mc2
Nel caso in cui si considera lelettrone non legato (0 = 0, cio F () = 1) nella (2.38) si ha la
sezione durto Thompson. La (2.38) ci dice come vengono diffuse le varie frequenze.
2.7.1
Unapplicazione di quello che abbiamo fatto sopra la spiegazione del colore del cielo. Infatti
la luce del sole viene diffusa dagli vatomi dellatmosfera. Inoltre per latmosfera si ha che le
frequenze di oscillazione proprie degli atomi che la costituiscono sono molto pi grandi della
frequenza dellonda incidente (luce bianca proveniente dal sole); allora essendo 0 , possiamo
trascurare la al denominatore della (2.38), cos che
8
4
' re2 4
3
0
Questo ci dice che le frequenze pi elevate vengono maggiormente diffuse, quindi il blu avendo
frequenza pi alta rispetto agli altri colori viene diffuso maggiormente e questo d il tipico colore
al cielo.
Si noti che se pensiamo al cielo come un insieme di N molecole discrete il vettore di Poynting
dato da
"
!
!#
Stot = 0 c2
N
X
En
n=1
N
X
Bn
n=1
come sappiamo ci saranno dei termini di interferenza i quali, per, vista la disposizione casuale
delle molecole, statisticamente si mediano a zero. Perci possiamo scrivere
Stot =
N
X
n=1
Sn
38
(q/)4
1
F ()
2
2
4
60 (m/) c
dunque nellipotesi di cielo continuo la sezione durto diventa nulla, di conseguenza il cielo
apparirebbe nero.
Validit del modello: approssimazione di campi deboli
Ritorniamo su un punto che non abbiamo trattato: lapprossimazione di campi deboli. Una
condizione in cui possibile trascurare il termine x B lapprossimazione non relativistica
ovvero v c, infatti
v
x B E
c
quindi nella (2.37) si pu trascurare x B rispetto a E se
Inoltre considerando lequazione
m
z = qE0 eit
con la soluzione
v
c
1.
qE0
m 2
si ha che consistente con lapprossimazione non relativistica se
z = z0 eit
v0 =
z0 =
qE0
c
m
visto che B0 = E0 /c
qE0 /c
qB0
=
1
m
m
quindi siamo in approsimazione di campi deboli se
ciclotrone
1
dove ciclotrone =
qB0
.
m
2.8
39
( ) + ( )
t
(2.39)
ricordando che
E
t
basta sostituirli alla (2.39) e riarrangiare le formule in modo da ottenere quello che stiamo
cercando. Sostituendo
= 0 E
j = 0 c2 B 0
"
E
B
B
[E + j B] = 0 E( E) + 0 c2 ( B) B 0
B 0 E
+ 0 E
t
t
t
dove abbiamo aggiunto e tolto il termine 0 E t B. Visto che
0
E
B
B 0 E
= 0 (E B)
t
t
t
si ottiene
"
B
0 (E B) + 0 E( E) + 0 c2 ( B) B + 0 E
= E + j B
t
t
ecco che gi comincia a vedersi qualcosa. Ora usando lequazione di Faraday-Neumann t B =
E dimostriamo che il termine [ ] la divergenza di un tensore
[ ] = 0 E( E) + 0 c2 ( B) B + 0 ( E) E
Non rimane altro che vedere quanto fa ( ) ; facciamolo per E:
[( E) E]i =
=
=
=
ijk (jlm l Em ) Ek
jki jlm (l Em ) Ek
(kl im km il ) (l Em ) Ek
(k Ei ) Ek (i Ek ) Ek
1
= (k Ei ) Ek i Ek2
2
(2.40)
40
eliminando il primo termine con il termine centrale nella seconda parentesi quadra otteniamo
1
1
0 i c2 Bi Bj c2 Bj Bj + Ei Ej Ej Ej
2
2
dove si riarrangiata la formula per questione di estetica (ricordarsi che gli indici sono muti,
dunque posso cambiarli a piacimento) e si scritto 12 i Ej2 = 12 i Ej Ej . A questo punto siamo
arrivati a scrivere la (2.40) come una diveregnza di un tensore a due indici, ovverro
"
Tij = 0
E 2 + c2 B 2
ij Ei Ej c2 Bi Bj
2
(2.41)
Questo tensore noto come il tensore degli stress di Maxwell. Siamo cosi arrivati allobiettivo
che ceravamo prefissati, trovare unequazione che esprima la conservazione dellimpulso
E 2 + c2 B 2
0 (E B)i + 0
ij 0 Ei Ej + c2 Bi Bj = (E + j B)i
t
2
"
(2.42)
0 (E B) + 0
0 E E + c2 B B = (E + j B)
t
2
"
Si noti che la densit di impulso non altro che il vettore Poynting diviso c2 .
Integrando la (2.42) sul volume si pu scrivere
X
d
(Pm + Pem )i =
Tij nj dS
dt
S j
dove lintegrale esteso alla superficie chiusa S, n il versore uscente normale alla superficie,
Pm e Pem sono rispettivamente la densit dimpulso meccanico ed elettromagnetico dati da
dPm
= dV (E + j B)
e
Pem = 0 E B dV
dt
2.9
41
Potenziali di Linard-Wiechert
Vorremmo ricavare i potenziali per una carica che si muove di moto qualunque anche con velocit
prossima a quella della luce. Infatti quando, nella sezione 2.4, abbiamo ricavato i potenziali,
sviluppando in multipoli, nel caso in cui d ovvero se v c, non ci siamo preoccupati
di moti relativistici. Invece adesso consideriamo una particella di carica q che si muove con
|x x0 |
x0 X t
c
!!
(2.43)
Prima di procedere al calcolo del potenziale scalare per la particella, dobbiamo mostrare una
propriet della delta che ci servir in seguito. Abbiamo gi parlato della delta con argomento la
x ma nel nostro caso abbiamo che largomento della delta una funzione (f (x)); dunque
facile dimostrare che
X
1
(f (x)) dx =
0
i |f (x)| f (xi )=0
dove le derivate di f vanno calcolate nei punti in cui f (x) = 0. Per dimostare ci basta fare un
cambio di variabile. Supponiamo che f (x) abbia un solo zero:
(f (x)) dx
f (x)=y
1
1
1
(y) 0 dy = 0
= 0
|f |
|f | y=0
|f | f (x)=0
|
) 3 0
(x0 , t |xx
c
dx
0
|x x |
sostituendogli la (2.43)
q
(x, t) =
40
3 x 0 X t
|xx0 |
c
|x x0 |
(2.44)
d3 x0
0
|
adesso basta usare la propriet della delta con f (x0 ) = x0 X t |xx
; visto che la derivata
c
data da
v(trit ) r
f 0 (x0 ) = 1
c
dove ricordiamo che v(trit ) la velocita della particella al tempo ritardato e r, come al solito,
il versore della direzione che va dalla carica al punto in cui stiamo calcolando il potenziale. Cos
per lintegrale nella (2.44) si ha
(y)
1
1
i
dy = h
1
0
r
|x f (y)| |f |
r 1 v
c
trit
42
q
h
40 r
vr
c trit
Queste soluzioni per i potenziali, per una carica puntiforme che si muove di moto qualunque,
vengono detti potenzali di Linard-Wiechert.
Adesso calcoleremo, tramite Linard-Wiechert, i potenziali di una carica che si muove
di moto rettilineo uniforme, che per semplicit prenderemo lungo lasse x, ovvero v = v
x.
Riferendoci alla figura accanto dobbiamo esprimere r0 (le variabili primate sono calcolate al
y
tempo ritardato) in funzione di r in modo da
non avere i potenziali espressi in funzione del
P(x,y,z)
tempo ritardato. Dalla figura si ha
r0 =
r
r
vt
x
vt
(x vt0 )2 + y 2 + z 2
(2.45)
c2 (t t0 ) = (x vt0 ) + y 2 + z 2
sviluppando i quadrati dei binomi si ottiene
v
1 2
c
v
u
1u
t(x vt)2
vx
t =t 2
c
c
0
v2
+ 1 2 (y 2 + x2 )
c
vr0
c
(x, y, z, t) =
1
(xvt)2
(1v 2 /c2 )
y2
(2.46)
z2
43
questespressione del potenziale la ricaveremo, con meno calcoli, quando faremo le trasformazioni
dei potenziali. Allo stesso modo si ha per il potenziale vettore
A(x, y, z, t) =
qv
1
q
2
40 c 1
1
v2
c2
(xvt)2
(1v 2 /c2 )
+ y2 + z2
Capitolo 3
Formulazione covariante
dellelettromagnetismo
Notazione
In seguito useremo la seguente notazione: non si far distinzione tra quadrivettori covarianti e
controvarianti, di conseguenza gli indici saranno posti tutti in basso; un qualsiasi quadrivettore
verr scritto con la componente temporale alla fine, cio a = (ax , ay , az , a0 ) = (a, a0 ). Inoltre
useremo la seguente metrica
g =
1
1
3.1
Richiami di relativit
Definiamo adesso le quantit cinematiche e poi deriveremo le espressioni per gli operatori
differenziali. Definiamo, conseguentemente alla nostra convezione, il quadrivettore posizione
x = (x, ct)
Come sappiamo i quadrivettori si trasformano, per cambio di sistema di riferimento, tramite
le trasformazioni di Lorentz; supponendo che S sia il sistema di riferimento del laboratorio e
S 0 sia un sistema di riferimento in moto rispetto a S con velocita v, con v lungo x si hanno le
45
46
seguenti espressioni
x ct
= (x ct)
x0 =
1 2
y 0 =y
z 0 =z
ct x
ct0 =
= (ct x)
1 2
dove
=
v
c
(3.1)
1
1 2
0
0
0
1
0
0
0
0
0
1
0
0
dx
d
Ricordando la propriet
dt
= , si trova facilmente che la
d
u = (u, c)
con u velocit della particella. Data la quadrivelocit intuitivo definire il quadrimpulso p nel
seguente modo
p = m0 u = (m0 u, m0 c)
dove m0 la massa a riposo della particella. Inoltre dalla celeberrima relazione E = mc2 = m0 c2 ,
si pu riscrivere p come
E
p = p,
c
dove si indicato p = m0 u.
3.1.1
Operatori differenziali
Per dare una veste covariante alle equazioni di Maxwell ci servono le opportune generalizzazioni
3+1-dimensionali dei vari operatori differenziali. Cominciamo dal gradiente: sfruttiamo la
propriet che le quantit scalari sono, per definizione, invarianti per cambio di sistema di
riferimento; prendiamo come quantit scalare e supponiamo di avere due sistemi uno in
47
moto rispetto allaltro, con la convezione che si fatta per scrivere le trasformazioni di Lorentz.
Facendo una variazione infinitesima di , si ha
d =
dx +
dt
x
t
in S
d =
0 0
dx + 0 dt
x0
t
in S 0
(3.2)
0 0
dx +
dt =
dx + 0 dt
x
t
x0
t
=
[ (dx cdt)] + 0 [ (cdt dx)]
0
t "
!#
!#
"x
0 dx +
0 cdt
=
x0
t
t0
x
(3.3)
= ,
ct
a0
ct
1 2
c2 t2
che viene spesso chiamato DAlembertiano e si indica .
= 2
3.2
Per una formulazione covariante delle equazioni di Maxwell bene partire da un invariante: la
carica. Sperimentalmente si vede che la carica si conserva e, come sappiamo, rispetta lequazione
di continuit
j +
=0
t
che pu essere riscritta nella forma
j = 0
48
Visto che a secondo membro abbiamo un invariante (zero), anche al primo membro deve esserci
un invariante. Dato che un vettore covariante, lunico modo per fare un invariante che j
sia un quadrivettore. Si definisce allora la quadricorrente
j = (j, c)
A questo punto la formulazione covariante non altro che una riscrittura delle equazioni
dellelettromagnetismo. Sappiamo che per i potenziali valgono le equazioni
1 2
=
2
2
c t
0
2
1 cA
j
2 cA 2
=
2
c t
0 c
2
=
0 c
c
0 c
(3.5)
ct
= 0. Si vede
A0 = A + (c)
basta ricordarsi che la trasformazione di gauge data da
A0 = A +
0 =
t
Sorge una domanda: se siamo fuori gauge di Lorenz come sono le equazioni covarianti? Si trova
facilmente partendo dalle equazioni per i potenziali che
A A = F =
j
0 c
(3.6)
49
0
cBz cBy Ex
cB
0
cBx Ey
z
F =
(3.7)
cBy
cBx
0
Ez
Ex
Ey
Ez
0
Tramite il tensore dei campi abbiamo scritto le equazioni disomogenee in forma covariante
(equazione (3.6)), quelle omogenee si possono scrivere in forma covariante nel seguente modo
Fe = 0
(3.8)
1
0
Questi tensori, oltre a dirci come trasformano i campi (lo faremo pi avanti), ci danno i seguenti
invarianti relativistici
F F = 2 E 2 c2 B 2
F Fe = 4E B
(3.9)
(3.10)
La (3.9) e la (3.10) ci dicono per esempio che se in unonda il campo elettrico e magnetico sono
ortogonali tra di loro lo sono in qualsiasi altro sistema di riferimento (SR); inoltre se esiste un
SR in cui E B = 0 e
E 2 < c2 B 2 allora esiste un SR in cui il campo elettrico nullo, E = 0.
E 2 > c2 B 2 allora esiste un SR in cui il campo magnetico nullo, B = 0.
3.3
3.3.1
Per avere una trattazione completa dellelettromagnetismo dobbiamo vedere come si trasformano
campi e potenziali. Per questultimi la cosa diviene banale in quanto, essendo A un quadrivettore,
le sue componenti trasformano tramite le trasformazioni di Lorentz:
cA0x = (cAx )
cA0y,z = cAy,z
0 = ( cAx )
50
Prima di passare ai campi diamo un esempio dellutilizzo di queste trasformazioni nel caso di
una carica in moto uniforme, proprio come si fatto nella sezione 2.9 tramite le soluzioni di
Linard-Wiechert. Sia il sistema S quello del laboratorio in cui la carica si muove con velocit
v = v
x e S 0 sia il sistema solidale con la carica. In S 0 si hanno i potenziali1
0 (r0 ) =
q
40 r0
A0 = 0
q
40 r0
si noti che il potenziale espresso in funzione delle cordinate di S 0 , ma a noi interessa il potenziale
come funzione delle coordinate di S; dobbiamo sostituire a r0 la sua espressione in funzione di
(r, t). Visto che
q
q
r0 = x02 + y 02 + z 02 = 2 (x vt)2 + y 2 + z 2
si ha che il potenziale di una carica in moto con velocit uniforme :
(r, t) =
q
40 2 (x vt)2 + y 2 + z 2
(3.11)
Confrontando la (3.11) con la (2.46) si vede che le due derivazioni sono coerenti, come giusto
che sia. Facciamo notare che in S compare un potenziale vettore assente in S 0 ; lasciamo al
lettore la facile derivazione.
3.3.2
Adesso andiamo a vedere come si trasformano i campi; la cosa non cos facile come per i
potenziali in quanto come abbiamo visto i campi non sono le componenti di un quadrivettore,
ma di un tensore a 2 indici antisimmetrico. Si possono seguire due strade: una quella di
trasformare i potenziali e poi da essi ricavare i campi, ma abbastanza contosa; la seconda
quella di trasformare il tensore le cui nuove componenti saranno i campi trasformati.
con velocit v:
Alla fine si trovano le seguenti trasformazioni, per un moto lungo lasse x
Ex0 = Ex
Bx0 = Bx
By0 = By +
v
E
2 z
c
v
Bz0 = Bz 2 Ey
c
Ek0 = Ek
Bk0 = Bk
E0 = (E + v B)
0
B
= B
vE
c2
Qui gli elementi primati indicano che siamo nel riferimento S e, diversamente dalla sezione 2.9, non che
sono calcolati al tempo ritardato
51
Nella figura seguente sono riportate le immagini del campo elettrico di una carica in movimento
con tre diverse velocit.
(a) = 0
(b) = 0.6
(c) = 0.9
Figura 3.1 Campo elettrico di una carica in moto uniforme per vari valori di
3.4
Dinamica relativistica
d
m0 v
d
= q (E + v B)
q
(m0 v) =
dt
dt
1 v 2 /c2
(3.12)
ma sappiamo che per avere unespressione covariante dobbiamo per forza usare il tensore dei
campi piuttosto che i campi stessi. Otteremo unequazione del tipo
F =
dp
dt
(3.13)
52
Svolgendo i calcoli dellespressione sopra ci si accorge che le componenti spaziali danno proprio
la (3.12).
Diamo, infine, un cenno al cosidetto tensore energia-impulso. Si sono ricavati due teoremi
che esprimevano uno la conservazione dellenergia, laltro la conservazione dellimpulso. Questi
due possono essere riscritti in forma covariante introducendo il seguente tensore
1c Tij
1
S
c
1
S
c
dove Tij il tensore degli stress di Maxwell, S il vettore di Poynting e u la densit di energia
del campo elettromagnetico. Allora le suddette leggi di conservazione, in assenza di sorgenti,
sono date da
= 0
La cui componente temporale d il teorema di Poynting e la parte spaziale quello dellimpulso.
Se poi si vuole aggiungere anche il contributo delle sorgenti non difficile vedere che
lespressione si modifica nella seguente maniera
1
= F j
c
Quindi lequazione sopra esprime in modo covariante la conservazione dellenergia e della quantit
di moto del campo elettromagnetico.
Capitolo 4
Onde EM nei mezzi
4.1
4.1.1
(4.1)
Cerchiamo una soluzione particolare del tipo x(t) = x0 eit ; facendo le dovute sostituzioni si
ottiene
eE0
(4.2)
x0 =
2
m(0 2 i)
Il momento di dipolo indotto dellatomo quindi
p = ex =
e2
E
m(02 2 i)
e2
0 m(02 2 i)
53
(4.3)
54
Osserviamo che nel nostro modello abbiamo supposto per semplicit che il mezzo fosse isotropo;
in caso contrario avremmo ottenuto per la polarizzabilit un tensore a due indici ij . Adesso
calcoliamo la polarizzazione del mezzo, cio il momento di dipolo per unit di volume; poich
abbiamo N atomi per unit di volume e ognuno di essi ha un momento di dipolo p = 0 E, la
polarizzazione data da
P() = N p = N 0 ()E =
2
pe
E
02 2 i
4.1.2
N e2
m0
Lesistenza di una polarizzazione della materia implica che ci sono delle cariche e delle correnti
di polarizzazione, le quali devono essere inserite come termini di sorgente nelle equazioni di
Maxwell.
ext + pol
0
J
E
ext + Jpol
c2 B =
+
0
t
E =
(4.4)
(4.5)
(4.6)
pol
P
= P=
t
t
t
P
t
Sostituendo le relazioni appena trovate2 nelle (4.4) e (4.5), si ottiene
Jpol =
(4.7)
ext P
0
0 c2 B = Jext + (0 E + P)
t
E =
mentre le equazioni di Maxwell omogenee rimangono immutate. Osserviamo che, per scrivere
queste equazioni in modo pi compatto, si potrebbe introdurre, come stato fatto in elettrostatica,
2
In realt la (4.7) vera a meno di un rotore, cio a meno della corrente di magnetizzazione Jmag = M,
che per esclusa dalla nostra trattazione.
55
( B)
t "
#
1 P
2
E + ( E) = 2
+E
c t t 0
1 2 P
2
E + ( E) = 2 2
+E
c t 0
( E) =
Quanto vale E?
P
= N () E
0
E(1 + N ) = 0
E=
1 2E
1 2P
=
c2 t2
0 c2 t2
(4.8)
1 2B
1
P
=
2
2
c t
0
t
(4.9)
Per ricavare D(t) da E(t) bisogna esprimere D() in funzione di E() e poi eseguire unantitrasformata di
Fourier: D(t) = 12 ()E()eit d
4
Si provi a risolvere gli esercizi 13.5 e 15.7
56
Adesso cerchiamo soluzioni di queste equazioni del tipo onda piana monocromatica
E = E0 eikxit
Sostituendo questa soluzione nella (4.8) si ottiene la relazione di dispersione:
k 2 c2 = 2 [1 + N ()]
(4.10)
kc
c
= . Dalla relazione di dispersione scritta sopra si
vf
q
q
deduce che n() = 1 + N () = r ().
Osserviamo che il numero donda k (e quindi anche lindice di rifrazione) composto in
generale da una parte reale e una parte immaginaria, k = kr + iki . Questo comporta che
lampiezza dellonda si attenua durante la propagazione; infatti inserendo il k nellespressione
dellonda piana si trova
E = E0 eki x eikr xit
Introduciamo lindice di rifrazione n
4.2
Nei conduttori (metalli, plasmi), lequazione che descrive il moto degli elettroni sotto lazione di
un campo elettrico oscillante pu essere scritta nel seguente modo
m(
x + x)
= eE0 eit
(4.11)
Questa equazione identica a quella che abbiamo risolto per trovare la risposta dielettrica,
a parte il fatto che qui si ha 0 = 0, dato che in un conduttore gli elettroni sono liberi. La
soluzione dellequazione
e
v(t) =
E
m(i + )
J = N ev =
2
pe
N e2
E=
0 E
m(i + )
(i + )
57
Possiamo introdurre la conducibilit generalizzata : essa sar in generale una quantit complessa.
Studiamo il suo comportamento limite in due casi particolari:
N e2
m
N e2
'i
m
'
Il primo caso corrisponde al limite ohmico in cui la conducibilit non dipende dalla frequenza;
nel secondo caso invece si ha a che fare con frequenze elevate e si verifica che la potenza dissipata
nulla, in quanto hJ Ei = 0.
Studiamo ora la propagazione di onde elettromagnetiche in un conduttore. Lequazione che
descrive la propagazione del campo elettrico
2 E
1 2E
1 J
=
2
2
c t
0 c2 t
Se sostituiamo lespressione per J trovata sopra e imponiamo una soluzione del tipo E =
E0 eikxit , si ottiene la relazione di dispersione
2 = k 2 c2 +
i
2
(i ) pe
i pe
da cui si ricava k
k2 '
i 2
c2 pe
k=
v
u
2
1 + iu
t pe
2c
E = E0 ex/ls eix/ls it
cio londa si smorza su una lunghezza
c
ls =
pe
58
2
2 pe
c2
da qua si deduce che se < pe il numero donda k immaginario puro e dunque il campo
elettrico allinterno del conduttore del tipo
k2 =
E = E0 ex/lp eit
non si ha quindi propagazione allinterno del mezzo. I campi penetrano nel mezzo solamente
fino ad una distanza
v
u
u
c2
lp = t 2
pe 2
detta lunghezza di pelle inerziale. Onde di questo tipo sono dette evanescenti.
4.2.1
E02 2x/lp
e
sin(2t)
lp
Mediando sul periodo si ottiene che il trasporto netto di energia per unonda evanescente nullo:
hSi = 0
4.3
59
0.1
4.3.1
Riflessione e rifrazione
Poniamoci nelle ipotesi dellapprossimazione impulsiva; possiamo farci unidea della situazione
dalla figura 4.1: il grafico a sinistra mostra landamento dellindice di rifrazione di un mezzo in
funzione di x/ (posizione espressa in unit di lunghezza donda); a destra, nelle stesse unit,
disegnata una funzione discontinua a gradino che approssima lindice di rifrazione. Consideriamo
allora due mezzi omogenei aventi indici di rifrazione reali (o che la parte immaginaria sia
trascurabile rispetto a quella reale) n1 e n2 separati da uninterfaccia. Mandiamo unonda
piana monocromatica sulla superficie di separazione x = 0: in generale nella zona x < 0 si avr
la sovrapposizione dellonda incidente con unonda riflessa, invece, per x > 0 ci sar londa
trasmessa. Per determinare le caratteristiche dei campi in tutto lo spazio abbiamo bisogno di
conoscere le condizioni di raccordo su una discontinuit.
4.3.1.1
(4.12)
(4.13)
d
[Etan () Etan ()] l =
Bds
dt
nel limite 0 si ottiene, se B si mantiene finito (e non c motivo per cui debba essere
diversamente), Etan (0 ) = Etan (0+ ).
60
Per dimostrare la (4.13) occorre utilizzare le equazioni di Maxwell relative al campo magnetico
e seguire un ragionamento simile a quanto fatto sopra. Osserviamo che se sulla superficie di
separazione vi una corrente superficiale ( il caso dello specchio perfetto) in generale la
componente tangenziale del campo magnetico non continua.
4.3.1.2
Facciamo incidere unonda piana monocromatica polarizzata linearmente sulla superficie di separazione tra due mezzi omogenei e isotropi. Chiamiamo i , r , t langolo formato dalla normale alla
superficie con la direzione di propagazione rispettivan1
n2
mente dellonda incidente, riflessa e trasmessa (si veda
la figura 4.2). Definiamo piano dincidenza il piano gek
nerato dalla normale alla superficie e dal vettore donda
k
dellonda incidente. Diremo che unonda ha polarizzar
zione P se la direzione del campo elettrico parallela
t
i
al piano dincidenza, mentre chiameremo polarizzazione S quella di unonda il cui campo elettrico diretto
k
perpendicolarmente al piano dincidenza.
Il campo elettrico in tutto lo spazio dato da
0
E = Ei eikxit + Er eik xi t
00
00
E = Et eik xi t
x<0
x>0
dalla continuit della componente tangenziale del campo elettrico in x = (0, 0, 0) si ricava
0
00 t
(4.14)
00
Dato che le componenti dei vettori donda lungo y sono uguali si ricava che devessere5 kx0 = kx .
La relazione tra gli angoli di incidenza e di riflessione data quindi dalla legge di Cartesio
r = i
Occupiamoci ora della direzione dellonda trasmessa; dalla definizione di indice di rifrazione
si ha il sistema
2 2
n = c kx +ky
1
002 2
n = c k x +ky
2
Non consideriamo la soluzione kx0 = kx perch stiamo cercando unonda riflessa, non unaltra onda incidente.
61
2
kx
+1
sin2 i
n22
ky
=
=
2
kx
n21
sin2 t
+1
ky
k 002x + ky2 =
k 002x + k 2 sin2 i
k 002x
Osserviamo che per quanto stato ricavato sulla rifrazione essenziale lipotesi di isotropia del
mezzo; in caso contrario avremmo dovuto tenere conto della polarizzazione dellonda incidente
poich in generale a polarizzazioni diverse corrispondono indici di rifrazione diversi6 (fenomeno
della birifrangenza).
Effetto tunnel elettromagnetico
Abbiamo visto che le onde evanescenti
non trasportano energia, dunque quando della radiazione a frequenza < pe
viene fatta incidere su un foglio di metallo, ci aspetteremmo che non si possa
rilevare una radiazione trasmessa dallaltra parte del foglio. Invece si osserva che
se il foglio abbastanza sottile (minore
della lunghezza di pelle), si ha unonda
trasmessa. Vediamo perch accade ci.
x
Guardiamo la figura (a): londa incide sul
(a)
(b)
foglio di metallo e allinterno si propaga
unonda evanescente; questa poi si riflette
sulla superficie destra del foglio; per sapere come fatta questonda riflessa bisogna imporre
le condizioni di raccordo dei campi che abbiamo ricavato poco prima: si scopre che londa
riflessa sfasata rispetto a quella incidente (sulla superficie destra del foglio). Allora allinterno
6
62
del metallo abbiamo la sovrapposizione di due onde evanescenti sfasate tra di loro: proprio
questo sfasamento che fa s che la media del vettore di Poynting non sia pi nulla allinterno del
conduttore. Il fenomeno descritto viene chiamato effetto tunnel elettromagnetico ed ha luogo
ogni volta che si ha una zona di evanescenza frapposta a due zone di propagazione. Un altro
esempio mostrato in figura (b): della radiazione (tipicamente microonde) incide su di un
prisma in modo tale che, quando la luce raggiunge il lato obliquo del prisma, vi incida con un
angolo superiore allangolo limite e si abbia perci riflessione totale. Se davanti al lato obliquo
mettiamo un altro prisma, si osserva che la radiazione penetra allinterno di questultimo; infatti
anche in questo caso si ha una zona di evanescenza interposta a due zone di propagazione.
4.3.1.3
Formule di Fresnel
Il nostro prossimo obiettivo la determinazione delle ampiezze delle onde riflesse e trasmesse.
Dobbiamo distinguere tra polarizzazione S e P. Mostriamo il calcolo per la polarizzazione S. Il
campo magnetico dato da
By =
kx Ei
By0 =
kx0 Er
By00
kx00 Et
00
Er = kx kx00 Ei
kx +k
Et
2kx
E
kx +kx00 i
4.3.1.4
Er
(4.15)
1 x
Angolo di Brewster
Facciamo vedere adesso che per onde polarizzate P esiste un angolo di incidenza (angolo di
Brewster) per il quale non si ha onda riflessa. Basta porre nelle (4.15) Er = 0:
n22 kx = nkx00
n1
n2
n22
cos i = n21
cos t
c
c
sin 2i = sin 2t
i + t =
2
In generale se abbiamo unonda con polarizzazione lineare in una direzione generica, possiamo,
grazie al principio di sovrapposizione, scriverla come somma di due onde, una polarizzata P e una
S; se questonda incide allangolo di Brewster, londa riflessa avr polarizzazione puramente S.
63
Vediamo ora come si pu interpretare il fenomeno dellangolo di Brewster dal punto di vista microscopico.
Londa riflessa prodotta dallinterferenza costruttiva
delle emissioni dei dipoli della materia, eccitati dai campi dellonda rifratta. Se la direzione dellonda rifratta
forma un angolo con la direzione dellonda riflessa,
lirraggiamento dei dipoli deve avere interferenza costruttiva su questa direzione; ma se = 90 i dipoli
oscillano parallelamente a (quella che dovrebbe essere)
la direzione dellonda riflessa e quindi, poich un dipolo
non emette nella direzione del proprio asse, non ci pu
essere onda riflessa. Risulta chiaro allora che il fenomeno dellangolo di Brewster non si pu avere nel caso di polarizzazione S: infatti in questo caso i
dipoli oscillano ortogonalmente al piano dincidenza e quindi non pu mai succedere che la loro
direzione sia parallela a quella dellonda riflessa.
4.3.2
Andiamo ora a considerare il caso in cui la caratteristiche del mezzo variano molto lentamente
rispetto alla lunghezza donda. Sia una grandezza qualsiasi che descrive i campi di unonda
(pu essere una qualsiasi componente di E o B); sappiamo che non funziona pi la soluzione del
tipo
= 0 eikxit+
(4.16)
Scriviamo in generale la seguente espressione per i campi
= 0 (x, t)eiS(x,t)
dove S(x, t) chiamato iconale. In regioni piccole dello spazio e per brevi intervalli di tempo
liconale si pu sviluppare in serie:
S = S0 + xS + t
S
t
confrontando questo sviluppo con la (4.16) viene naturale porre le seguenti definizioni:
k S
S
t
64
ma si ha anche
Ma
k
=
+
x t
x k,t x k x,t
dx
la velocit di gruppo vg =
. Dal confronto delle due relazioni si ottiene luguaglianza
k
dt
k
k
+ vg
t x
x
|
{z
derivata convettiva
dk
dt
dx
dt
dk
dt
la generalizzazione tridimensionale
dr
dt
dk
= r
dt
Quindi, nota la relazione di dispersione = (k, x, t) possibile, risolvendo questo sistema di
equazioni, determinare la traiettoria dei raggi di luce. E interessante osservare come queste
equazioni siano assolutamente analoghe alle equazioni canoniche della meccanica classica tramite
le corrispondenze
H
ki pi
ri qi
Ora vediamo un esempio di applicazione di quanto trovato.
Miraggi
Consideriamo un mezzo la cui relazione di dispersione sia data da
=
kc
n(z)
in cui cio lindice di rifrazione dipende solo dalla coordinata z. Il sistema da risolvere allora
kx c
kn(z)
kz c
kn(z)
z =
kx = 0
kc
k z =
2
dn
n (z) dz
4.4 Diffrazione
Si ricava allora
65
kz
dz
= . Derivando rispetto a x si ottiene
dx
kx
d2 z
1 dkz dt
1 k 2 c2 d 2
1 dkz
=
=
n (z)
=
dx2
kx dx
kx dt dx
2c2 kx2 n2 dz
(4.17)
Utilizziamo questa equazione per dare una spiegazione del fenomeno dei miraggi: assumiamo
(in modo un po semplicistico) che lindice di rifrazione dellatmosfera vari secondo la legge
n2 (z) = n20 (1 + z)
inserendo questultima nella (4.17) si ottiene che la traiettoria dei raggi di luce una parabola e
questo d una giustificazione al fenomeno dei miraggi.
4.4
Diffrazione
Vogliamo discutere il comportamento delle onde che vengono fatte passare attraverso un foro
(diaframma). Come ricaveremo londa si sparpaglia; il parametro che conta D/, dove D la
dimensione caratteristica del diaframma. Per semplicit supporremo che il nostro diaframma
sia una fessura, cos il problema si riduce ad un caso bidimensionale; non succede nulla lungo z
(si veda la figura 4.3).
Supponiamo di avere allistante t = 0 un pacchetto donde di forma gaussiana:
"
x2
y2
E(x, y, 0) = E0 exp
+
L2 D2
+ ik0 x
(4.18)
In realt stiamo supponendo che la nostra fessura sia qualcosa che costringe il pacchetto ad
assumere una forma gaussiana. Inoltre supponiamo che L D (ovvero il pacchetto dura di
pi lungo x) o meglio che k0 L 1, cio un pachetto che abbia molte oscillazioni allinterno. In
trasformata di Fourier il pacchetto avr la forma:
"
!
#
+
1
x2
y2
E(kx , ky , 0) =
+
E0 exp
+ ik0 x exp [i (kx x + ky y)] dxdy
2
L2 D2
LD
(kx k0 )2 L2 ky2 D2
=
exp
2
4
4
"
cio possiamo riscrivere, grazie allinversione della trasformata di Fourier, la (4.18) come
1 LD
E(x, y, 0) =
2 2
(kx k0 )2 L2 ky2 D2
exp
(4.19)
66
adesso su questa possiamo fare levoluzione temporale visto che sappiamo come evolvono le onde
piane e dunque una loro qualsiasi sovrapposizione7 . A questo scopo scriviamo (da adesso in poi
trascuriamo i fattori costanti)
E(x, y, t)
(kx k0 )2 L2 ky2 D2
"
(4.20)
kx2
ky2
ky2
= c kx +
2kx
ky2
= c kx +
2k0
(kx k0 )2 L2
exp
exp [ikx (x ct)] dkx
4
"
"
D2
ct
exp
+i
k 2 exp [iky y] dky
4
2k0 y
il primo integrale un pacchetto che si propaga senza disperdersi (nelle ipotesi che stiamo
considerando), quindi concetriamoci sul secondo: integrando si ottiene
1
q
D2 + 2i kct0
exp
y2
D2 + 2i kct0
(4.21)
1
ct
D4 + 4
L=
D
k0
2
v
u
u
t
X(t)
D2 + 4
Dk0
!2
dove X(t) la distanza percorsa lungo x. In definitiva il nostro pacchetto, che al tempo t = 0
era dato dalla (4.18), dopo un tempo t
"
(x ct)
L2
2#
exp
y2
D2 +2i kct
D2
2i kct0
Il lettore avr notato la somiglianza con quello che si fatto nella sezione 1.3. Non un caso: in effetti
stiamo facendo proprio la stessa cosa, soltanto in due dimensioni piuttosto che una.
v
u
u
t
D2
X(t)
+4
Dk0
!2
67
y
X
3
X 2 = D4 k02
4
2D
x
D
= 2 =
=
X
D k0
k0 D
D
ritroviamo il risultato che avevamo preannucciato allinizio.
4.5
Introduzione allinterferenza
r1
68
di una certa lunghezza lc : infatti dopo un certo intervallo temporale, e quindi spaziale, non si
ha pi controllo sulla fase dei due segnali e la radiazione perde coerenza. Questa distanza lc
chiamata lunghezza di correlazione 8 .
Appendice A
Calcolo indiciale
Qui vorremmo riportare poche semplici regole per non perdersi nei calcoli con gli indici che si
incontrano nel testo. In questa appendice indicheremo (per essere originali) con un qualsiasi
campo scalare e con A un qualsiasi campo vettoriale; inoltre useremo la convenzione di Einstein,
ovvero si deve sommare sugli indici ripetuti.
In notazione indiciale un qualsiasi vettore dato da (ei una base ortonormale, in particolare
ei ej = ij )
X
a=
ai ei che nella convezione di Einstein a = ai ei
i
(ai ei ) (bj ej )
ai b j e i e j
ai bj ij
ai bi
ijk
70
A Calcolo indiciale
Dalle espressioni sopra e ricordando le seguenti semplici regole, possiamo fare svariati conti
senza sbagliare:
Ricordarsi di non usare lo stesso indice per quantit diverse, esempio:
ijk j (kjl j Al )
( A) =
ijk j (klm l Am )
Ricordarsi che ijk sono dei numeri e, come tali, passano indenni le derivate.
Le derivate agiscono su tutto quello che c dopo, tranne quando ci sono le parentesi che
ricordano su cosa agiscono. Inoltre commutano tra di loro.
Pu servire la seguente identit, che non dimostriamo,
ijk ilm = jl km jm kl
(A.1)
Adesso daremo degli esempi per fare un po di pratica con questa notazione.
( A) = 0
( A) = i ijk j Ak
= ijk i j Ak
= 0
Perch ijk antisimmetrico nelle componenti mentre i j simmetrico, quindi la somma (stiamo
utilizzando la convezione di Einstein si deve sommare su gli indici ripetuti) fa zero.
= 0
= ijk j k ek = 0
E nullo per lo stesso motivo di quello sopra, ovvero ijk antisimmetrico invece le derivate non
lo sono, dunque la somma fa zero.
( A) = ( A) 2 A
( A) =
=
=
=
=
=
ijk j (klm l Am ) ei
ijk klm j l Am ei
kij klm j l Am ei
(il jm im jl ) j l Am ei
i j Aj ei j j Ai ei
( A) 2 A
dove abbiamo usato il fatto che ijk non cambia per permutazione ciclica degli indici e lidentit
(A.1). La relazione sopra si poteva ricavare, con gli opportuni accorgimenti, dalla pi generale
(A, B, C sono tre qualsiasi quantit vettoriali)
71
A (B C) = B (A C) C (A B)
A (B C) =
=
=
=
=
ijk Aj (B C)k ei
ijk Aj klm Bl Cm ei
(il jm im jl ) Aj Bl Cm ei
Bi Aj Cj ei Ci Aj Bj ei
B (A C) C (A B)
Vogliamo adesso dare un cenno sui tensori. Solitamente si ha a che fare con due tipi di tensori:
Simmetrici S = a b + a b , tali che S = S
Antisimmetrici A = a b a b , tali che A = A
Dunque un tensore qualcosa che trasforma come il prodotto di due vettori: cos, per sapere le
sue regole di trasformazione basta trasformare i vettori e poi moltiplicarli per dare il tensore.
In pi ogniqualvolta si moltiplicano due tensori con gli stessi indici si ottiene un invariante
S S = invariante
in gergo si ottiene un invariante quando si contraggono tutti gli indici di un tensore, cio la cosa
che abbiamo fatto sopra, che ricordiamo, col rischio di essere pedanti, vuol dire
S S
XX
S S
In particolare, visto che nel caso in cui siamo possiamo rappresentare un tensore come una
matrice, per contrarre gli indici baster fare il prodotto delle due matrici e poi prenderne la
traccia.