t t1 t 2
2 Lv p
L L
L
L
L
L
2
=
v1 v2 v n v p vn v p
v p v n v p vn v p v n2
y
d
vn
va
x
Unautomobile di massa 2.0 103 kg sta viaggiando a 50.0 km/h. Improvvisamente frena fino a fermarsi.
Schematizzando la frenata come conseguenza dellapplicazione di una forza costante, si determini:
a) quanto vale questa forza se lauto impiega 2.0 secondi per fermarsi:
b) quanto vale lo spazio di frenata, ossia la distanza percorsa da quando inizia la frenata a quando
lautomobile si ferma.
c) Se la forza frenante rimane la stessa ma lautomobile sta andando a 100 km/h anzich a 50 km/h, come
cambiano il tempo e lo spazio di frenata?
Soluzione
a) Durante la frenata, essendo sottoposta a una forza costante, lauto si muove di moto rettilineo
uniformemente accelerato. Poich passa da una velocit v0 = 50.0 km/h = 13.89 m/s a una velocit v1 = 0 m/s in un
tempo t = 2.0 s, la sua accelerazione vale
a = v/t = v0/t = ( 13.89 m/s)/(2.0 s) = 6.94 m/s2 6.9 m/s2
La forza che deve essere applicata all'automobile per imprimerle tale accelerazione vale (in modulo,
trascurando il segno negativo)
dunque
F = ma = ( 2.0 103 kg) (6.9 m/s2 ) = 13.9 103 kg m/s2 1.4 104 N
b) La distanza percorsa durante la frenata data dalla formula x = v0 t + (1/2) a(t)2 ovvero, sostituendo
a = v/t = v0/t dalla prima formula del punto a), x = v0 t . Notiamo che la distanza percorsa
anche pari allarea del triangolo nel grafico velocit tempo, di base t e altezza |v|=v0 . Procedendo in
questo secondo modo otteniamo subito che x = v0 t (ricavabile anche dalla formula di due righe
sopra, sostituendo). Abbiamo quindi x = v0 t = (13.9 m/s) (2.0 s) = 13.9 m
c)
A parit di forza e di massa dellautomobile, laccelerazione la stessa nei due casi. A parit di
accelerazione, il tempo di frenata proporzionale alla velocit iniziale.
Infatti, dalla definizione a = v/t abbiamo che t = v/a; dato che nel nostro caso |v|=v0, abbiamo
t = |v / a| = v0 / |a| (scriviamo i valori assoluti dato che sia a, sia v sono negativi). Quindi, a parit di |
a|, t proporzionale a| v0: se raddoppia v0, raddoppia t. Il tempo di frenata sar dunque doppio.
Lo spazio di frenata dato ancora una volta da x = v0 t. Essendo raddoppiati sia v0, sia t, lo
spazio di frenata quadruplica (infatti proporzionale al quadrato della velocit, ad accelerazione fissata:
x = v0 t, ma t = v0/|a|, dunque x = v02/|a|).
Ecco perch raddoppiando la velocit a cui si sta guidando non basta raddoppiare la distanza di sicurezza:
va quadruplicata!
Un blocco di massa 2.8 kg appoggiato su un piano orizzontale in presenza di gravit. Se il coefficiente di attrito
statico vale S = 0.85 e quello di attrito dinamico vale D = 0.67,
a) Quanto vale la forza orizzontale minima che si deve applicare per muovere loggetto?
b) Quanto vale la forza orizzontale che si sta applicando se loggetto si muove sul piano a velocit costante?
Soluzione
a)
Ricordiamo la definizione di attrito statico: un corpo a contatto con una superficie scabrosa descritta da un
coefficiente di attrito statico S e fermo rispetto a questultima, soggetto a una forza parallela alla
superficie di contatto uguale e opposta a quella che viene applicata dallesterno (sempre parallela alla
superficie) sul corpo per cercare di smuoverlo, fintanto che questa forza esterna non superi un valore
massimo pari a Fm = SP, dove P il modulo della forza di reazione perpendicolare alla superificie (pari al
modulo della forza peso nel caso in cui il piano sia orizzontale e sul corpo non agiscano altre forze, ossia
nella maggior parte dei casi pratici). Questo valore massimo Fm dunque la minima forza che va applicata
(in direzione sempre parallela alla superficie di contatto) per riuscire a smuovere loggetto.
Nel nostro caso P = mg (la reazione verticale pari in valore assoluto alla forza peso) e dunque
Fm = SP= Smg = 0.85 (2.8 kg) (9.81 m/s2) 23 N.
b) Ricordiamo la definizione di attrito dinamico: un corpo a contatto con una superficie scabrosa descritta da
un coefficiente di attrito dinamico D e in movimento rispetto a questultima, soggetto a una forza
parallela alla superficie di contatto e diretta in verso opposto alla velocit del corpo rispetto alla superficie,
di modulo Fa = DP, dove P il modulo della forza di reazione orizzontale.
Nel nostro caso P = mg (la reazione verticale pari in valore assoluto alla forza peso) e dunque
Fa = DP= Dmg = 0.67 (2.8 kg) (9.81 m/s2) 18 N.
Esempio 4 (attrito)
Nel caso dellesercizio precedente, si determini langolo minimo a cui si pu inclinare il piano su cui si trova il blocco
senza che questo cominci a scivolare.
Soluzione
Se il piano viene inclinato, compare una componente della forza peso diretta lungo il piano: Fx = mg sin (la
stessa che, in assenza di attrito, farebbe scivolare loggetto con accelerazione ax = g sin vedi esempio 4). In
presenza di attrito statico (vedi sopra), il blocco non si smuover fintanto che la forza parallela al piano, Fx , rimarr
inferiore a Fm = SP, dove P il modulo della forza di reazione perpendicolare alla superficie. Nel caso del piano
inclinato, questa forza di reazione perpendicolare alla superficie non pi uguale alla forza peso come nellesempio
precedente, ma diventa P = mg cos (infatti quello il valore della componente della forza peso perpendicolare al
piano; ma siccome loggetto non si pu muovere in direzione al piano, questa componente della forza peso deve essere
bilanciata da unopportuna forza di reazione vincolare, il cui modulo sar dunque P = mg cos ).
Il corpo non si smuove se Fx < Fm = SP = S mg cos . Ma Fx = mg sin : la forza orizzontale dipende solo
dallangolo di inclinazione, e cresce al crescere di questultimo. A una forza minima corrisponde dunque un angolo
minimo di inclinazione. La forza minima per smuovere loggetto deve essere Fxmin = SP = S mg cos , ovvero
mg sin min
sin min
= S mg cos min
= S cos min
,
tan min
= S .
ovvero
Langolo minimo di inclinazione affinch loggetto inizi a scivolare lungo il piano deve essere dunque tale che
tan min= S, ovvero tan min = 0.85 . Langolo si determina usando la funzione inversa della tangente, ovvero
larcotangente 1 arctan(x): tan min = 0.85 equivale a dire min = arctan(0.85)
Larcotangente di x definita come quellangolo la cui tangente uguale a x (in modo analogo sono definite le
funzioni inverse di seno e coseno, che si chiamano arcoseno e arcocoseno). Sulle calcolatrici in genere la si ottiene
premendo il tasto INV e poi il tasto TAN (a indicare che si vuole eseguire la funzione inversa della funzione TAN).