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Esercizi di

fisica medica
I Biomeccanica
Cinematica
Un’automobile accelera da ferma con un’accelerazione costante di 2,50 m/s2 su una
strada dove il traffico si muove alla velocità di 90,0 km/h. Calcolare
a) il tempo impiegato dall’automobile a raggiungere tale velocità;
b) quale deve essere la distanza minima dall’auto che segue al momento della
partenza per evitare una collisione.

Svolgimento:
a) Per le leggi le moto uniformemente accelerato si ha
v = vo + a·Δt
dove, nel problema considerato, la velocità iniziale vo è nulla.

Trasformando la velocità nelle unità del Sistema Internazionale


v=90 km/h = (90)/(3,6) m/s = 25 m/s
e sostituendo si ha
Δt = v/a = (25 m/s)/(2,5 m/s2) = 10s

b) Lo spazio percorso dall’automobile 1 durante l’accelerazione è


Δx1 = vo· Δt + ½ a· Δt 2 = 0,5·(2,5 m/s2)·(10s)2 = 125 m
dove, come nel caso precedente, si assume vo = 0.

Lo spazio percorso dall’automobile 2 che proviene a velocità costante, nel medesimo


intervallo di tempo, è
Δx2 = v·Δt = (25 m/s)·(10s) = 250 m

Pertanto la distanza tra le due auto al momento della partenza per evitare una collisione
deve essere
d > Δx2 - Δx1 = 125m

I-2
Il tempo di reazione medio (cioè l’intervallo di tempo tra la percezione di un segnale e la
relativa reazione) di un autista è di circa 0,7 secondi. Supposto di poter decelerare di 5
m/s2, calcolare il tempo e la distanza necessari per fermare l’automobile:
a) da una velocità iniziale di 36 km/h
b) da una velocità iniziale di 72 km/h

Svolgimento:
Nel tempo che intercorre tra la percezione e la reazione dell’autista il moto dell’auto è
rettilineo uniforme. Chiamato t1 il tempo di reazione, lo spazio percorso dall’auto x1 è
dato dalla legge oraria del moto
x1 = vot1
dove vo rappresenta la velocità iniziale dell’auto.

Successivamente alla reazione dell’autista il moto diviene uniforme accelerato con


accelerazione a = 5m/s2. Ponendo v=0 nella legge oraria del moto
v = vo + at
si ottiene il tempo t2 =  vo/a trascorso il quale l’auto si ferma. Il corrispondente spazio
percorso è dato dalla seconda legge oraria
x2 = vot2 + ½ a(t2)2
Il tempo e lo spazio totale percoso si ottiene sommando le quantità

a) Se vo = 36 km/h = 10 m/s
t = t1 + t2 = 0,7 s + (10 m/s)/(5m/s2) = 0,7s + 2s = 2,7 s
x = x1 + x2 = vo(t1 + t2) + ½ a(t2)2 = 10 m/s  2,7s + ½ (5m/s2)(2s)2 = 17 m

b) Se vo = 72 km/h = 20 m/s
t = t1 + t2 = 0,7 s + (20 m/s)/(5m/s2) = 0,7s + 4s = 4,7 s
x = x1 + x2 = vo(t1 + t2) + ½ a(t2)2 = 20 m/s  4,7s + ½ (5m/s2)(4s)2 = 54 m

Si osservi come, a fronte di un raddoppio della velocità, lo spazio necessario per fermare
l’auto sia più che triplicato.

I-3
Un aereo leggero per decollare deve raggiungere la velocità di 100 km/h. I motori gli
permettono di accelerare di 2 m/s2. Qual è il tempo necessario al decollo e la distanza di
rullaggio necessaria?

Svolgimento:

Combinando le due leggi orarie del moto uniformemente accelerato


v = v0 + at
x = v0t + ½ a(t)2
dove la velocità iniziale è v0 = 0 e la velocità finale è v = 100 km/h = 27,8 m/s si ha
v 27,8
t   s  13,9 s
a 2
e pertanto
1 v2
x  = 0,5(27,8 m/s)2/(2 m/s2) = 193 m
2 a

I-4
Un salmone salta fuori dall’acqua alla velocità di 6 m·s-1. Calcolare
a) la quota raggiunta sopra il livello dell’acqua;
b) l’intervallo di tempo durante il quale il pesce resta fuori dall’acqua;
c) la velocità con cui il pesce rientra in acqua.

Svolgimento:
Il moto seguito dal pesce è uniformemente accelerato con accelerazione –g e velocità
iniziale vo = 6 m·s-1. Le due leggi orarie sono pertanto
v = vo - g·t
y = yo + vot - ½ g·t 2

a) La prima equazione consente di ricavare l’intervallo di tempo t1 necessario a


raggiungere la quota massima, corrispondente al punto in cui la velocità v si annulla. Si ha
t1 = vo/g = (6 m·s-1)/(9,8 m·s-2) = 0,62 s

Corrispondentemente, la quota massima ymax raggiunta si ha assumendo yo = 0 la quota


dell’acqua e inserendo nella seconda equazione:
ymax = yo + vot1 - ½ g·t1 2 = (6 m·s-1)·(0,62 s) – 0,5·(9,8 m·s-2)·(0,62 s)2 = 1,8 m

b) Ponendo y = 0 nella seconda equazione si ottiene il tempo t2 in cui il pesce resta fuori
dall’acqua:
0 = vot2 - ½ g·t22
0 = vo - ½ g·t2
da cui
t2 = 2vo/g = 1,24 s

Come atteso, il tempo di permanenza fuori dall’acqua è il doppio del tempo necessario a
raggiungere la massima quota.

c) La velocità con cui il pesce rientra nell’acqua sarà


v = vo - g·t2
e sostituendo la relazione t2 = 2vo/g derivata al punto b) si ha
v = vo - g·(2vo/g) = - vo

ovvero il pesce rientra in acqua con velocità di modulo uguale alla velocità iniziale ma di
verso opposto, essendo diretta verso il basso.

I-5
Una palla da tennis viene servita orizzontalmente dall’altezza di 2,4 m ad una velocità di
30 m·s-1. La rete si trova a 12 m di distanza ed è alta 0,9 m. Trascurando l’effetto
dell’attrito dell’aria, valutare in base ai dati se la palla riuscirà a superare la rete.

Svolgimento:
Il moto della palla è la composizione di un moto rettilineo uniforme in direzione orizzontale
x e del moto di caduta di un grave in direzione verticale y.

Il tempo Δt necessario alla palla per raggiungere la rete è semplicemente ottenuto


considerando il moto nella direzione orizzontale

Δt = Δx/v = (12m)/(30m·s-1) = 0,4s

Dopo tale intervallo di tempo, la posizione verticale y della palla sarà

y = yo – ½ g·Δt 2 = (2,4 m) – 0,5·(9.8 m·s-2)·(0,4 s)2 = 1,6 m

La palla sarà quindi al di sopra della rete

I-6
A quale accelerazione centripeta è sottoposta una persona su una giostra del raggio di
8,00 m che ruota a una frequenza di 25,0 giri al minuto ?

Svolgimento:
L’accelerazione centripeta può essere calcolata conoscendo la frequenza f e il raggio r
della centrifuga come segue:
ac = 42Rf 2
da cui, trasformando la frequenza in Hz
f = 25 giri·min-1 = 25 giri·(60 s)-1 = 0,417 giri·s-1 = 0,417 Hz
e sostituendo si ottiene
ac = 4·(3,14)2·(8m)·(0,417 Hz)2 = 54,8 m/s2

I-7
Calcolare la velocità (in cm/s) delle estremità delle lancette di un orologio di una torre
sapendo che quella delle ore è lunga 50 cm e quella dei minuti 80 cm.

Svolgimento:

Il moto della estremità dell lancette dell’orologio è circolare uniforme con velocità angolare
 = 2/T
dove T rappresenta il periodo (12 h e 1 h rispettivamente per la lancetta delle ore e per
quella dei minuti). Detta R la lunghezza delle lancette, la velocità sarà v = R
Si ottiene per la lancetta delle ore
 = 2/T = 2/(12h) = 2/(43,2103 s) = 0,14510-3 rad/s
v = R = (0,14510-3 rad/s)(50 cm) = 7,2710-3 cm/s

e per la lancetta dei minuti


 = 2/T = 2/(1h) = 2/(3,6103 s) = 1,7510-3 rad/s
v = R = (1,7510-3 rad/s)(80 cm) = 0,140 cm/s

I-8
Dinamica
Consideriamo una pallina di massa 100g che urta perpendicolarmente contro la parete di
una casa, con una velocità di 20 m/s Supponiamo che rimbalzi indietro nella stessa
direzione e con la stessa velocità e che l’urto abbia una durata di 0,04 s. Quale è la forza
media che si esercita tra la parete e la pallina?

a) La variazione della quantità di moto della pallina non è nulla e la forza media vale 50
N;
b) La variazione della quantità di moto della pallina non è nulla e non è vero che la F
media vale 50 N;
c) Dato che la velocità della pallina è uguale prima e dopo l’urto, la variazione della
quantità di moto è nulla, per cui anche la forza media è nulla.

Scegliere la risposta corretta.

Svolgimento:
La risposta corretta è la b)
Ricordiamo il legame tra l’impulso medio di una forza e la variazione della quantità di moto
  
F  t  (mv)  mv

dove nell’ultima uguaglianza si assume che la massa della pallina non vari a seguito
dell’urto. Scegliendo convenzionalmente un asse orientato perpendicolarmente al muro e
di verso uscente dal muro stesso, possiamo ricavare la componente della forza F rispetto
all’asse scelto:
F = mv/t = 0,1kg(40m/s)/(410-2s) = 100 N

dove v = 40m/s rappresenta la variazione di velocità nel riferimento scelto. La risposta


corretta è pertanto la seconda.

I-9
Quando un ascensore accelera in salita, si ha la sensazione che le gambe sopportino un
peso maggiore del corpo. Come mai?
In effetti il nostro peso apparente aumenta. Se, ad esempio, il nostro peso apparente
passasse da 800 N a 1000 N, qual’ è l’accelerazione dell’ascensore?

Svolgimento:
La sensazione di peso sopportato dalle gambe è dovuta alla reazione vincolare che il
pavimento esercita sul nostro corpo. Se il pavimento è fermo o si muove con velocità
costante l’intensità della reazione è pari alla forza peso mg.
Se il pavimento accelera invece verso l’alto con accelerazione costante a (come nel caso
di un ascensore che parte) al primo contributo viene a sommarsi la forza ma che il
pavimento esercita sul nostro corpo per imprimergli l’accelerazione, dando luogo ad una
sensazione di peso maggiore. Quando invece l’ascensore decelera il contributo sarà
opposto e la sensazione sarà di peso diminuito.
Usando i dati del problema:
m(a + g) = 1000 N
mg = 800 N
da cui
m=800 N/g = 81,6 kg
e
a = (1000 N  mg)/m = (1000 N  800 N)/(81,6 kg) = 2,5 m/s2

I-10
Un proiettile sia sparato da terra con alzo diverso da zero rispetto all’orizzontale. Calcolare
l’angolo α rispetto all’orizzontale per il quale, sparando il proiettile, la gittata è massima.

Svolgimento:
Se si trascura l’attrito con l’aria, il moto di un proiettile è descritto dalla composizione di un
moto rettilineo uniforme nella direzione orizzontale (asse x) e di un moto uniformemente
accelerato con accelerazione a = g nella direzione verticale (asse y). Se  rappresenta
l’angolo che forma la velocità iniziale vo con l’asse orizzontale le leggi orarie del moto
saranno
x  v o cos   t
1
y  v o sin   t 
g  t 2
2
Ponendo y=0 si ottiene dalla seconda equazione il tempo t che impiega il proiettile a
ricadere al suolo
t = 2 vosin/g

Quindi, sostituendo t nella prima equazione si ottiene la gittata


2v sin  sin(2 )
x  v o cos   o  v o2 
g g
dove nell’ultimo passaggio si è fatto uso della relazione trigonometrica
sin(2 )  2 sin  cos  .

La gittata sarà quindi massima quando sin(2)=1, ovvero =45o

I-11
Un fucile di massa M = 10 kg è sostenuto in posizione orizzontale da un filo inestensibile e
non pesante, applicato al baricentro. Il fucile spara un proiettile di massa m = 100 g alla
velocità di 1000 km/h. calcolare l’innalzamento che il fucile subisce nel rinculo.

Svolgimento:
In virtù della conservazione della quantità di moto, se vp e vf rappresentano le velocità del
proiettile e del fucile, si ha
 
Mv f  mv p  0
ovvero il fucile acquista una velocità di rinculo vf nell’istante in cui viene sparato il proiettile
 m
vf   vp
M
ed una corrispondente energia cinetica
1 m2 2
E k  Mvf2  vp
2 2M
Si osservi che sia la velocità che l’energia cinetica del fucile sono inversamente
proporzionali ad M e diventano trascurabili se M è molto maggiore di m.

Se il fucile è libero di oscillare come un pendolo sospeso ad un filo, l’innalzamento


massimo h che esso raggiunge nell’oscillazione che segue lo sparo è quello cui
corrisponde un’aumento di energia potenziale pari all’energia cinetica posseduta
inizialmente. Espresso in formule e ricordando che l’energia potenziale è Mgh:
m2 2
Mg  h  vp
2M
da cui possiamo ottenere h
m 2 v p 0,1 kg  277,8 m/s 
2 2 2
h  2     0,394 m = 39,4 cm
M 2g 10 kg 2 2  9,8 m/s 2

I-12
Il raggio di una centrifuga e di 15 cm. La sua forza centripeta in rapporto alla forza di
gravità è di 10.000. Calcolare la frequenza di rotazione della centrifuga in giri/min.

Svolgimento:
Il moto della centrifuga è circolare uniforme. Ricordiamo che l’accelerazione centripeta è
legata al raggio della centrifuga dalla relazione a = 2r, dove =2f è la velocità angolare
del moto.
Sostituendo e risolvendo rispetto a f si ottiene

1 a 1 10 4 g 1 9,8  10 4 giri giri giri giri


f    1,29  10 2  1,29  10 2  60  7740
2π r 2π r 2π 0,15 s s min min

I-13
Consideriamo un lanciatore di martello. Il martello pesa 49 N, concentrati nella palla
attaccata alla fine di una fune metallica. Il filo sia lungo 1 m. Le braccia dell’uomo fino al
centro della mano, siano lunghe 56 cm. Durante la fase di lancio, l’uomo ruota su se
stesso con velocità angolare in aumento.
Supponiamo che il corpo dell’uomo funzioni come un’asse fisso di rotazione e che la
velocità angolare nell’ultimo giro sia di 15 rad/s. Calcolare la forza alla quale sono
sottoposte le braccia dell’uomo, e quella alla quale sono sottoposte le spalle.

Svolgimento:
Il moto del martello prima del lancio è circolare uniforme. La forza centripeta che si
esercita sul braccio e sulla spalla è data da
F = m·ω2·r
dove r rappresenta la lunghezza (filo+braccio) ed m è la massa del martello legata al peso
Fp dalla relazione
m= Fp/g = (49 N)/(9.8 m/s2) = 5 kg
Si ottiene pertanto
F = m· ω2·r = 5kg ·(15rad/s)2 · 1,56 m = 1755 N

I-14
Un atleta, durante un salto in lungo, innalza il suo baricentro di 1 m nel punto più alto della
traiettoria. Calcolare la minima velocità necessaria al momento dello stacco, se nel punto
più alto della traiettoria la velocità è di 7 m/s ?

Svolgimento:
Indichiamo con v0 la velocità con cui l’atleta si stacca dal suolo.
Il moto dell’atleta durante il salto è simile al moto di un proiettile, ovvero è la composizione
di un moto rettilineo uniforme con velocità v0x nella direzione orizzontale (asse x) e di un
moto uniformemente accelerato nella direzione verticale (asse y).
Nel punto più alto della traiettoria la componente verticale della velocità è nulla. La legge
di conservazione dell’energia meccanica tra il punto in cui l’atleta spicca il salto ed il punto
di massima altezza assume la forma
1 2 1 1
mv0  m(v02x  v02y )  mgh  mv02x
2 2 2
dove v0x=7 m/s ed h=1m. Semplificando si ha quindi
1 2
v0 y  gh
2
e
v0 y  2 gh  4,43 m/s
Quindi la velocità iniziale v0 e l’angolo  che essa forma con il piano orizzontale sono
rispettivamente
v0  v02x  v02y  8,28 m/s
e
v0 y
  arctan  32,3o
v0 x
Si osservi come l’angolo ottenuto sia inferiore all’angolo di 45o che rende massima la
gittata di un proiettile.

I-15
Un uomo di 70 kg sale lungo una scala verticale alta 30 m in 60 s. Si calcoli il lavoro L
compiuto e la potenza meccanica W sviluppata.

Soluzione
Il lavoro mecanico che l’atleta deve compiere per salire lungo la scala è dato dal prodotto
della forza che egli compie per sollevare il proprio corpo (contraria alla forza peso, F=m·g)
moltiplicata per lo spostamento complessivo (ovvero l’altezza h della pertica):
L= m·g·h = (70kg)·(9,8m/s2)·(30m) = 2,058104 J

La potenza meccanica sviluppata è data dal rapporto tra il lavoro meccanico ed il tempo
necessario per compierlo:
W = L/Δt = (20580J)/(60s) = 343 W

I-16
Un uomo in palestra si esercita su un tappeto mobile che ha una pendenza di 10° rispetto
all’orizzontale. La velocità tenuta durante la corsa è di 8 km/h. Qual è la potenza richiesta
all’uomo per questo esercizio, supponendo che la sua massa sia di 80 kg?

Svolgimento:
Possiamo assimilare la corsa sul tapis roulant ad una corsa lungo una strada in salita con
pendenza di 10o.
Il lavoro meccanico L che compie l’atleta è dato dalla somma del lavoro necessario a
sollevare il baricentro del proprio corpo durante la salita, a muovere le gambe, a spostare
ciclicamente il baricentro del corpo da una gamba all’altra nonchè a compiere piccoli salti
durante la corsa. Gli ultimi tre termini sono difficilmente quantificabili. Valutiamo invece il
primo contributo.
La potenza meccanica W è per definizione
  
L F  s  s  
W  F  F v
 t  t t
dove F è la forza che l’atleta esercita con le gambe durante l’ascesa (che è di intensità

pari al proprio peso) e v la velocità con ciu compie la salita. Si ha
F = mg = (80 kg)(9,8 m/s2) = 784 N
 
L’angolo tra F e v è di 90o-10o; e si ha pertanto
 
W  F  v  (784 N)(8 km/h)cos 80o = (784 N)(2,22 m/s)0,174 = 303W

I-17
Statica
In una bilancia a bracci diseguali un corpo di massa m1=10,48 g viene equilibrato da una
massa m2=9,95 g. Calcolare il rapporto tra le lunghezze dei due bracci

Svolgimento:
Dalla relazione di equilibrio di una leva
F1·b1 = F2·b2
e osservando che nel problema in questione le due forze sono i pesi delle due masse si ha

b1/b2 = F2/F1 = (m2·g)/(m1·g) = m2/m1 = (9,95 g)/(10,48 g) = 0,949

I-18
I piedi di un uomo eretto distano fra loro di circa 25 cm. L’uomo tiene in mano una borsa di
massa pari a 3 kg; quindi, a causa del cambiamento di postura, il suo baricentro non cade
in un punto equidistante dai due piedi, ma esso si trova al 75% spostato verso il piede
destro. Se la massa dell’uomo è di 80 kg, qual è la forza esercitata dal terreno su ognuno
dei piedi ?

Svolgimento:
La proiezione verticale del baricentro cade in un punto P lungo la retta congiungente i due
piedi.
Detta d la distanza tra i due piedi, dR e dS la distanza di P dai piedi destro e sinistro, sarà
dS = 0,75d = 0,7525cm = 18.75 cm
dR = (1-0,75)d = 0,2525cm = 6.25 cm

Il peso totale del soggetto, ottenuto sommando il peso del corpo a quello della borsa è
Fp = (80+3)kg  9.8m/s2 = 813,4 N

Scriviamo le due condizioni di equilibrio della statica, calcolando i momenti rispetto al


punto P.
Chiamando con RD e RS le reazioni vincolari del terreno, si avrà:

RD + RS = Fp
e
dS RS = dD RD
da cui si ottiene
RD d S 18,75 cm
  3
RS d D 6,25 cm
e finalmente, sostituendo nell’equazione precedente
RS = 203,35 N
RD = 610,05 N

La forza di reazione è tre volte maggiore per il piede destro, ovvero il peso totale si
ripartisce in proporzione 3:1 tra piede destro e piede sinistro.

I-19
Supponiamo di mantenere un braccio piegato a 90°. La mano sostiene una massa di 3 kg.
L’avambraccio, il cui baricentro si trova a circa 1/3 dal gomito, sia lungo 34 cm e la sua
massa sia di 1,5 kg. Calcolare la forza che si esercita alla giuntura del gomito e la forza
esercitata dal muscolo bicipite (si assuma che la distanza tra l’articolazione ed il punto in
cui si innesta il muscolo bicipite sia di 5 cm).

Svolgimento:
L’articolazione del gomito è assimilabile ad una leva svantaggiosa di 3 genere avente il
fulcro nell’articolazione del gomito. La forza motrice è rappresentata dalla forza F b
esercitata dal muscolo bicipite e la forza resistente dal peso dell’avambraccio di massa ma
e dal peso della massa m sostenuta dalla mano.
La prima condizione di equilibrio è che la somma dei momenti meccanici sia nulla.
Scegliamo il fulcro come punto rispetto al quale calcolare i momenti. Si avrà
Fbbb= Fb ba+mgb
dove b rappresenta il braccio delle corrispondenti forze
bb=5cm ; ba=34cm/3 = 11,3 cm ; b=34 cm
Si ha quindi
Fb = g(maba+mbm)/bb = 233 N

La seconda condizione di equilibrio è che la somma delle forze sia nulla. Se R rappresenta
la forza di reazione applicata al fulcro (ovvero la forza che si esercita alla giuntura del
gomito)
Fb = mag + mg + R
da cui si ha
R = Fb  g(ma + m) = 188,9 N

I-20
Supponiamo che un uomo di peso Fg si sollevi in punta di piedi.
Il punto di contatto quando l'uomo si mette in punta di piedi disti
dal tallone dr (vedi figura). La forza che permette all'uomo di
alzarsi in punta di piedi è data dal tendine di Achille che esercita
una tensione FA verso l’alto, mentre il peso del corpo grava
sull’osso della gamba che lo scarica sul piede, ad una distanza
ds dal tallone. Calcolare la tensione che il tendine d’Achille deve
esercitare. (*) FA
dr

ds Fg
Soluzione
Perché la persona possa stare in equilibrio in punta di piedi,
bisogna che i momenti delle forze si equilibrino. Supponiamo che l’angolo fra la direzione
del piede ed il suolo sia piccolo; con questa approssimazione, il piede può essere
assimilato ad una leva di II genere con fulcro in corrispondenza del punto di contatto del
piede con il suolo, forza motrice FA data dal tendine di Achille e forza resistente data dalla
forza peso Fg.
La condizione di equilibrio sarà
FAdr = Fg (dr  ds )

da cui si ha
Fg (d r  d s )
FA 
dr
Si osservi che la leva è sempre vantaggiosa, essendo FA sempre minore di Fg.
Il guadagno meccanico è
Fg dr
G 
FA (d r  d s )

ed è tanto maggiore quanto maggiore è la distanza ds (dr è anatomicamente fissato),


ovvero tanto più si avvicina la proiezione verticale del baricentro alla punta dei piedi.
Questo fatto può essere facilmente sperimentato provando a sollevare i talloni spostando
avanti ed indietro il baricentro del corpo.

Infine facciamo un esempio numerico: se dr = 19 cm; ds = 6 cm, e prendendo Fg=800 N, si


avrà:
13
FA = 800  N  547N
19
19
G  1,46
13

I-21
Due persone della stessa statura sollevano le estremità di un tubo lungo 6,0 m pesante 80
kg sulle loro spalle. Una delle due tuttavia è molto più robusta e desidera sopportare un
peso del 50% superiore rispetto al suo compagno. Calcolare
a) a quale distanza dall’estremità deve appoggiare il tubo sulla spalla
b) in quella posizione, il peso sopportato dai due operai

Svolgimento:
a) Se il tubo è omogeneo il baricentro del tubo, ove applicare la forza peso, sarà al centro
del tubo, ovvero a 3 m da ciascuna estremità. Applicando la condizione di equilibrio dei
momenti calcolati ripetto al baricentro si avrà

F1b1 = F2b2

dove b rappresenta la distanza dal baricentro (centro del tubo) alla quale sono appoggiate
le spalle dei due operai. Assumendo che un operaio appoggi il tubo sulla spalla
all’estremità del tubo (b1 = 3,0 m) e imponendo che il secondo operaio sopporti un peso
del 50% superiore rispetto al primo (F2 = 1,5·F1) si avrà

F2 = (b1/b2)·F1 = 1,5·F1
ovvero
b2 = b1/1,5 = 2,0 m

L’operaio più robusto solleverà il tubo a 1 metro di distanza dall’estremità.

b) La condizione di equilibrio delle forze è semplicemente


F1 + F2 = Fg
dove
Fg = (80 kg)·(9,81 m/s2) = 785 N

Inserendo la condizione F2 = 1,5·F1 si ha quindi

F1 + 1,5·F1 = Fg
e quindi
F1 = Fg/2,5 = 314 N
F2 = 1,5·F1 = 471 N

I due pesi ottenuti corrispondono a sostenere una massa rispettivamente di 32 kg e 48 kg.

I-22
Consideriamo un uomo sdraiato, che alza rigidamente una gamba a formare un angolo di
30o con l’orizzontale. La massa della gamba è di 12 kg e il centro di massa della gamba si
trova a circa 43 cm dalla testa del femore. Se lo sforzo è fatto dai muscoli addominali, che
agiscono con un braccio di leva di 11 cm, calcolare la forza esercitata da tali muscoli.

Svolgimento:
Abbiamo due forze agenti sulla gamba: il peso della gamba
Fp = mg= 129,8 N = 118 N
con braccio rispetto alla testa del femore
bp = 43cmcos30o = 37,2 cm
e la forza F esercitata dai muscoli addominali con braccio b = 11 cm
La condizione di equilibrio è che i momenti delle due forze siano opposti, ovvero
Fp bp = Fb
da cui si ottiene
F = Fp(bp/b) = 398 N

I-23
II Meccanica dei fluidi
Fluidostatica
Un oggetto pesa 100 N in aria e 75 N in acqua. Quale è la densità media dei materiali che
compongono l’oggetto ?

Svolgimento:

Trascurando l’effetto della spinta di Archimede nell’aria, il peso in aria è pari a

Faria = dc·V·g (1)

dove dc è la densità media dell’oggetto e V il suo volume.

In acqua oltre alla forza peso è necessario è necessario considerare anche la spinta di
Archimede (SA= d·V·g con  densità dell’acqua), per cui la forza totale agente sul corpo è

Facqua = Faria – SA = Faria - d·g·V (2)

Dalla (2) si ricava che

d·g·V = Faria - Facqua

e quindi il volume del corpo immerso

V = (Faria - Facqua)/(d·g) (3)

Sostituendo la (3) nella (1) si ha che

Faria = dc·(Faria - Facqua)/d

E quindi la densità media del corpo è data da:

dc = Faria·d’ /( Faria - Facqua) = 100 N· 103 kg·m3/(100 N – 75 N) = 4·103 kg/m3 =


= 4 g/cm3

II-24
Una data pressione è in grado di sostenere una colonna di 60 cm d’acqua pura. La stessa
pressione è in grado di sostenere una colonna di 55 cm di soluzione salina.
a) Qual è il valore della pressione assoluta ?
b) Si calcoli la densità della soluzione salina.
c) Quanti grammi di sale sono disciolti in un litro di soluzione ?
d) Si calcoli la concentrazione della soluzione (PM(NaCl)=58)

Svolgimento:

a) La pressione assoluta alla base della colonna d’acqua è la somma della


pressione atmosferica e della pressione idrostatica dovuta alla colonna d’acqua:

p = patm + d·g·h = 1,013·105 Pa + (103 kg/m3)·(9,8 m/s2)·(0,6 m) =


= 1,0130·105 Pa + 0,0588·105 Pa = 1,0718·105 Pa

b) La stessa pressione calcolata precedentemente è pari a:

p = patm + d’·g·h’

dove h’=55 cm è l’altezza della colonna di soluzione salina, e d’ la densità della


soluzione. Quest’ultima è quindi pari a:

d’ = (p – patm)/(g·h’) = d·g·h/(g·h’) = d·h/h’ = (103 kg/m3)·(60 cm)/(55 cm) =


1,0191·103 kg/m3 = 1,091 g/cm3

c) Se ms è la massa del sale contenuta in un volume V di soluzione, la massa


totale di soluzione nel volume V è pari a

mtot = d’·V = ms + macqua = ms + d·V

dove d è la densità dell’acqua e si è trascurato il volume occupato dal sale in


soluzione.
La massa di sale disciolta in 1 litro di soluzione è quindi:

ms = (d’ - d)·V = (0,091 g/cm3)·103 cm3 = 91 g

d) Il numero di moli di sale disciolto in un litro, cioè

n = ms(in g)/M(NaCl) = (91 g/mol)/58 mol = 1,57 moli

La concentrazione è quindi C = 1,57 mol/L

II-25
Si calcoli la pressione esercitata da una colonna di fluido alta 3 metri con densità pari al
10% della densità dell’acqua.

Svolgimento
La pressione di una colonna di un fluido incomprimibile è data dal principio di Stevino.
Ricordando che la densità dell’acqua è dH2O= 1103 kg/m3, si ha
p = dgh = (10% dH2O)gh = 0,111039,83 Pa = 2,94103 Pa

II-26
Ad un paziente in posizione eretta viene misurata una pressione sanguigna ai piedi di 170
mmHg. Si calcoli il valore della pressione all'altezza del cuore se la distanza tra i piedi e il
cuore è 1.2 m (si approssimi la densità del sangue a quella dell'acqua).

Svolgimento:

Per effetto della pressione idrostatica la pressione ai piedi è pari a

Ppiedi = pcuore + pidrost = pcuore + d·g·h

Dove d  dacqua = 103 kg/m3 e h=1,2 m è la distanza tra piedi e cuore.


La pressione al cuore è quindi

Pcuore = ppiedi - pidrost

La pressione idrostatica è pari a

Pidrost = 103 kg/m3·9,8 m/s2·1,2 m = 0,118·105 Pa =


= 0,118·105 Pa*(760 mmHg/1,013·105 Pa) = 88 mmHg

Per cui la pressione al livello del cuore è pari a

Pcuore = 170 mmHg - 88 mmHg = 82 mmHg

II-27
Nel corso di una trasfusione di sangue, l'ago è inserito in una vena dove la pressione è 18
mmHg. A quale altezza minima rispetto alla vena deve essere messo il contenitore del
sangue in modo che questo entri in vena? Si approssimi la densità del sangue con quella
dell'acqua.

Soluzione
L’altezza minima a cui il contenitore deve essere posto è l’altezza di una colonna di
sangue la cui pressione idrostatica all’ingresso della vena uguagli la pressione venosa pv.
La pressione idrostatica che una colonna di liquido di densità d e di altezza h esercita sulla
sua base è pari a:
p = d·g·h

Per cui l’altezza minima del contenitore risulta :


pv
h (1)
d g

Per avere l’altezza espressa in metri è necessario che tutte le grandezze al secondo
membro dell’Eq.(1) siano espresse nelle unità del S.I., e quindi d =103 kg/m3, g =9,8 m/s2,
mentre la pressione sanguigna pv va espressa in Pa.
Ricordando che 1 atm = 760 mmHg = 1,013·105 Pa, si ha:

1,013  10 5 Pa
pv  18 mmHg 18 mmHg  2,4  10 3 Pa
760 mmHg

Sostituendo i numeri appena calcolati nell’Eq.(1) si ottiene l’altezza minima espressa in m:

h = 2,4·103 Pa/(103 kg/m3·9,8 m/s2) = 0,24 m

II-28
Con un violento atto inspiratorio, cioè succhiando con forza, si può ridurre la pressione
relativa nei polmoni fino a p=80 mmHg. Stabilire in base a questo dato quale è l’altezza
massima dalla quale si può succhiare acqua con una cannuccia.

Soluzione
La pressione del liquido alla base della cannuccia è, per la legge di Stevino, pari a
p = ppolm + dgh
dove ppolm = patm + p. La pressione alla base della cannuccia deve essere uguale alla
pressione atmosferica, per cui
patm = patm+p+dgh
ovvere
dgh = - p
L'altezza massima a cui si può succhiare l'acqua è quindi
h = -p/dg = (1,0663104 Pa)/(9,8 m/s2103 kg/m3) = 1,09 m
dove si è considerato
p = -80 mmHg = (- 80 mmHg)/(760 mmHg)1,013105 Pa = -1,0663104 Pa
d = 103 kg/m3
g = 9,8 m/s2

II-29
Qual’è la pressione esercitata su un nuotatore che nuota 10 m sotto la superficie di un
lago?

Svolgimento:
La pressione assoluta esercitata sul sub è pari alla soma della pressione atmosferica e di
quella idrostatica dovuta alla colonna di altezza h=10 m di acqua sovrastante, cioè

p = patm + d·g·h

dove =103 kg/m3 è la densità dell’acqua.


La pressione assoluta esercitata sul sub è quindi:

p = 1,013·105 Pa + (103 kg/m3)·(9,8 m/s2)·(10 m) = 1,013·105 Pa + 0,98·105 Pa =


= 1,993·105 Pa

Per esprimerla in atmosfere (ricordando che 1 atm=1,013·10 5 Pa)

p = (1,993·105 Pa)/(1,013·105 Pa/atm) = 1,967 atm

Per esprimerla in mmHg (1 atm = 760 mmHg)

p = 1,967 atm * 760 mmHg/atm = 1495 mmHg

II-30
Si calcoli la forza necessaria per immergere un pallone di massa m= 0,3 kg e volume
V=3L nell' acqua.

Soluzione
La forza totale da applicare, diretta verso il basso, deve compensare la risultante della
forza peso e della spinta di archimede; tale risultante risulta essere

F = dgV  mg

dove m=0,3 kg è la massa del pallone, V=3 dm 3=310-3 m3 il suo volume e d=103 kg/m3
rappresenta la densità dell'acqua. Si ha quindi
F = (103 kg/m3)( 9.8 m/s2)( 310-3 m3)  (0,3 kg)(9.8 m/s2) =
= 26,5 N

II-31
La densità dell’aria è daria=1 kg/m3 mentre quella del gas contenuto in un pallone
areostatico è dgas=0,6 kg/m3. Sapendo che il volume del pallone è 10 m 3 e trascurando la
massa dell’involucro del pallone calcolare:
a. il peso del pallone;

b. l’intensità della spinta idrostatica FA sul pallone;

c. la forza risultante F sul pallone.

Svolgimento

a) Il peso del pallone è Fg=mg dove m=dgasV e V rappresenta il volume del pallone.
Quindi

Fg = dgasVg = (0,6 kg/m3)(10 m3)(9,8 m/s2) = 58,8 N

b) Secondo la legge di Archimede, la spinta idrostatica FA ha una intensità pari al peso


del volume di aria occupato dal pallone:

FA = dariaVg = (1,0 kg/m3)(10 m3)(9,8 m/s2) = 98 N

c) La forza risultante sul pallone è la differenza tra la spinta di Archimede ed il peso


del pallone:

F = FA Fp = 39,2 N

F è diretta verso l’alto e rappresenta il massimo peso sollevabile dal pallone.

II-32
La pressione sistolica del sangue in un paziente è di 220 mmHg. Effettuare la conversione
in a) Pascal, b) atmosfere, c) cm di acqua.

Svolgimento:

Per la conversione in Pascal e in atm, si usa la relazione di equivalenza

1 atm = 1,013·105 Pa = 760 mmHg

(l’equivalenza di 1,013·105 Pa = 760 mmHg si puo’ ottenere dalla legge di Stevino, nota la
densità del mercurio) e quindi:

p = 220 mmHg = 220mmHg·1,013·105 Pa/760 mmHg = 0,293·105 Pa = 2,9·104 Pa

p = 220 mmHg = 220mmHg·1 atm/760 mmHg = 0,29 atm

Per esprimere questa pressione in cmH2O si usa la legge di Stevino

p = d·g·h

con  = 103 kg/m3 densità dell’acqua.

L’altezza di una colonna d’acqua che produce alla base una pressione di p=2,9·104 Pa è

h = p/(d·g) = 2,9·104 Pa/(103 kg·m-3·9,8 m·s-2) = 2,9 m = 290 cm

Quindi p puo’ anche seere espressa come p=290 cmH2O

II-33
Al pistoncino di una siringa di sezione 2,5 cm 2 viene applicata una forza di 4N.
Determinare
a) la pressione relativa del fluido dentro la siringa;

b) quale forza occorre applicare all’estremità dell’ago per impedire la fuoriuscita del
liquido se l'ago ha una sezione di 0,008 cm2;

c) qual è la pressione minima che bisogna applicare per iniettare il fluido entro una
vena in cui la pressione del sangue è di 12 mmHg.

Svolgimento:

a) La pressione relativa è quella associata alla sola forza applicata al pistoncino. Per
definizione di pressione:

p = F/Spistone = 4 N/2,5 cm2 = 4 N/(2,5·10-4 m2) = 1,6·104 Pa

b) Assumendo che il fluido sia ideale e quindi non ci siano cadute di pressione lungo il
condotto interno all’ago, la pressione relativa applicata sul pistone si trasmette
invariata all’estremità dell’ago.
La forza minima da applicare all’estremità dell’ago per impedire la fuoriuscita del
fluido è quindi:

F = p·Sago

Dove p = 1,6·104 Pa e Sago è la sezione dell’ago (da esprimere in m2 per avere il


risultato in N). Quindi:

F = 1,6·104 Pa · 0,008·10-4 m2 = 0,0128 N = 1,28·10-2 N

c) La pressione minima da applicare è pari alla pressione del sangue che, espressa in
Pa, è pari a:

pmin = 12 mmHg = 12 mmHg·1,013·105 Pa/760 mmHg = 0,016·105 Pa =1,6·103 Pa

La corrispondente forza minima da applicare al pistone è quindi pari a

Fmin = p·Spistone = 1,6·103 Pa·2,5·10-4 m2 = 4·10-1 N = 0,4 N

II-34
Quale è la frazione di un iceberg che sa sotto la superficie dell’acqua ? (d ghiaccio = 0,92
g/cm3).

Svolgimento:

La forza totale che agisce sull’iceberg include la forza peso e la spinta di Archimede

F = Fpeso - SArchimede

La forza peso puo’ essere espressa come Fpeso = dghiaccio·V·g dove V è il volume del
iceberg e g l’accelerazione di gravità. Questa forza dipende dal volume totale dell’iceberg
e non dalla frazione di volume emersa.
La spinta di Archimede dipende invece dal volume V’ dell’iceberg immersa nell’acqua.

SArchimede = d·V’·g

dove d è la densità dell’acqua.


All’equilibrio la forza totale agente sull’iceberg è nulla, ovvero:

F = Fpeso - SArchimede = dghiaccio·V·g - d·V’·g = 0

da cui si ricava la frazione di volume dell’iceberg immersa nell’acqua:

V’/V = dghiaccio/d = 0,92/1 = 0,92

II-35
Intorno al 1646 Pascal effettuò l’esperimento seguente: un tubo molto lungo (di sezione
3·10-5 m2) era collegato ad una botte da vino che aveva un coperchio di area 0,12 m2.
Prima si riempiva di acqua la botte e poi si aggiungeva acqua entro il tubo finché la botte
si rompeva. Questo accadeva quando l’acqua raggiungeva un’altezza di 12 m.
Un’istante prima dello scoppio, quale era:
a) il peso dell’acqua contenuta nel tubo
b) la pressione (relativa) dell’acqua sul coperchio della botte.
c) la forza risultante sul coperchio

Svolgimento:

a) Il volume di acqua contenuto nel tubo al momento della rottura della botte era:

V = Stubo·hacqua = 3·10-5 m2·12 m = 36·10-5 m3

il cui peso è

Facqua = d·V·g = 103 kg/m3·36·10-5 m3·9,8 m/s2 = 35·10-2 N = 3,5 N

Si tratta di una forza piccola rispetto all’effetto risultante.

b) La pressione idrostatica sulla base della colonna di 12 m d’acqua è pari a

P = d·g·h = 103 kg/m3·9,8 m/s2·12 m = 118·103 Pa = 1,18·105 Pa

c) La pressione appena calcolata si trasmette inalterata su tutto il fluido all’interno


della botte.
La forza esercitata sul coperchio dall’acqua all’interno della botte è

F = P·Scoperchio = 1,18·105 Pa·0,12 m2 = 0,14·105 N = 1,4·104 N

Questa forza porta alla rottura della botte.

II-36
Fluidodinamica: portata e fluidi ideali
Il raggio di un tubo in cui scorre acqua decresce da 2 cm a 1 cm. Se la velocità media nel
tubo più largo vale 0,1 m/s, quanto vale nel tratto di tubo più piccolo? Quanto vale la
portata nei due tratti di tubo?

Svolgimento:

Conviene calcolare prima la portata nel tratto di tubo piu’ largo di raggio r=2 cm (per
l’equazione di continuità uguale alla portata nel tratto di tubo piu’ piccolo):

Q = S·v = ·r2·v = 3,14·(2·10-2 m)2·0,1 m/s = 3,14·4·10-4·0,1 m3/s = 1,256·10-4 m3/s

Questo risponde al secondo punto del problema.

La sezione del tratto di tubo piu’ piccolo è

S = ·r2 = 3,14·(1·10-2 cm)2 = 3,14·10-4 m2

Nota a questo punto la portata e la sezione del tratto di tubo piu’ piccolo, e possible
calcolare la velocità in questo tratto di tubo.

V = Q/S = Q/(·r2) = 1,256·10-4 m3s-1/(3,14·10-4 m2) = 0,4 m/s

II-37
Un condotto cilindrico di raggio pari ad r = 1 cm è percorso da un fluido ideale non viscoso
con velocità v = 0,5 m/s. Calcolare:
a. la portata idrodinamica del condotto;
b. la velocità in un secondo punto nel quale la sezione trasversa del condotto si allarga
fino ad assumere un raggio di 1,5 cm.

Svolgimento
a. Se il moto del fluido è stazionario, la portata del condotto è q=Sv dove S=r2
rappresenta l’area della sezione trasversa del condotto e v è la velocità costante del
fluido in quel punto del condotto. Si ha
q = vr2 = (50 cm/s)(1 cm)2 = 157 cm3/s

b. Se il fluido è incomprimibile, la portata è la medesima in ogni punto del condotto


(Legge di Leonardo). Pertanto
Sv = Sv
dove S e v sono rispettivamente l’area della sezione e la velocità del fluido in un
secondo punto del condotto. Pertanto
v = v(S/S) = v(r2/r2) = v(r/r)2 = 0,5 m/s  (1 cm/1,5 cm)2 = 0,22 m/s

II-38
La portata di un condotto orizzontale è di 10 m3/s. Determinare la velocità con cui scorre il
fluido all’interno del condotto
a. se la sezione trasversa è un cerchio di raggio pari a 10 cm.
b. in un restringimento del condotto nel quale la sezione trasversa è pari a 5 cm.

Svolgimento
a. Dalla definizione di portata idrodinamica
v = q/S
dove q rappresenta la portata ed S=r2 rappresenta l’area della sezione trasversa del
condotto, si ha
v = q/(r2) = (10 m3/s)/[ (10-1m)2)] = 0,32103 m/s = 320 m/s

b. Se il fluido è incomprimibile, la portata è la medesima in ogni punto del condotto


(Legge di Leonardo). Pertanto
Sv = Sv
dove S e v sono rispettivamente l’area della sezione e la velocità del fluido in un
secondo punto del condotto. Pertanto
v = v(S/S) = v(r2/r2) = v(r/r)2 = 320 m/s  (10 cm/5 cm)2 = 1280 m/s

II-39
Essendo la portata dell’aorta pari a Q=80 cm3/s, calcolare la velocità del sangue nelle
piccole arterie sapendo che la sezione totale di queste ultime è S=80cm2.

Soluzione

Si ricordi che la portata Q di un condotto può essere espressa come il prodotto della
velocità v del fluido per l'area S della sezione del condotto (Q=S·v). Questa espressione
vale anche per più condotti in parallelo tra loro (in questo caso S rappresenta la somma
delle sezioni di ciascun condotto, ovvero la sezione totale). Quindi:
v = Q/S = (80 cm3/s)/(80 cm3) = 1 cm/s = 10-2 m/s

II-40
L’aorta umana ha un diametro di circa 2 cm, e la portata cardiaca è di circa 5 l/min.
a) Quale è la velocità media del sangue nell’aorta ?
b) se nel letto capillare ci sono circa 5·109 capillari aventi un diametro medio di
8·10-3 mm, quale è la velocità media del sangue nei capillari ?

Svolgimento:
a) La portata nell’aorta è

Q = 5 l/min = 5 dm3/60 s = 5·103 cm3/60 s = 83,3 cm3/s

La portata può essere espressa come

Q=Saorta·vaorta

dove vaorta è la velocità del sangue nell’aorta e

Saorta = ·(raorta)2 = 3,14·(1 cm)2 = 3,14 cm2

è la sezione dell’aorta.
La velocità del sangue nell’aorta è quindi:

vaorta = Q/Saorta = (83,3 cm3/s)/(3,14 cm2) = 27 cm/s

b) Per l’equazione di continuità, la portata nell’aorta è uguale alla portata nel distretto
capillare; quest’ultima è uguale alla soma delle portate dei singoli capillary, ovvero

Q = Ncapillari·Scapillari·vcapillari

Dove vcapillare è la velocità media del sangue nei capillari, Ncapillari è il numero di
capillari, e

Scapillari = ·(rcapillari)2 = 3,14·(4·10-3 mm)2 = 3,14·(4·10-4 cm)2 = 50,2·10-8 cm2

È la sezione media di un capillare.

La velocità media del sangue nei capillari è quindi:

Vcapillari = Q/(Ncapillari·Scapillari) = (83,3 cm3/s)/(5·109·50,2·10-8 cm2) =


= (83,3 cm3/s)/(2510 cm2) = 0,033 cm/s = 0,33 mm/s

II-41
Dell'acqua esce da un tubo orizzontale alla velocità di 15 m/s. Il tubo ha, in ingresso, una
sezione di diametro 5 cm che si restringe, prima dell'uscita, a 3 cm.
a) Qual è il volume d'acqua che esce dal tubo in 10 minuti ?
b) Qual è la velocità dell'acqua in ingresso ?
c) Quanto vale la differenza tra la pressione dell'acqua nella parte iniziale e quella finale
del tubo (con diametri rispettivamente 5 e 3 cm) ?

Svolgimento:

a) La portata in un condotto è pari a Q = S·v, dove S è la sezione del condotto e v la


velocità del fluido. Conoscendo quindi la velocità v2 e la sezione S2 del tratto finale
del tubo si puo’ calcolare la portata (uguale lungo tutto il condotto per l’equazione di
continuità).

Q = S2·v2 = ·r22·v2 = 3,14·(3·10-2 m)2·15 m/s = 424·10-4 m3/s = 0,0424 m3/s

Per definizione di portata Q=V/t dove V è il volume di fluido che attraversa una
sezione del condotto nel tempo t. Il volume d’acqua che esce dal tubo in un tempo
t = 10 min = 600 s è pari a:

V= Q·t = 0,0424 m3/s ·600 s = 25,44 m3 = 25440 l

b) Essendo la portata in uscita dal tubo uguale a quella in ingresso


Q = S2·v2 = S1·v1

dove S1 e v1 sono la sezione all’ingresso del tubo e la velocità dell’acqua in questo


tratto di tubo.
La sezione del tubo all’ingresso è
S1=·r12 = 3,14·(5·10-2 m)2 = 78,5·10-4 m2

La velocità dell’acqua all’ingresso del tubo è quindi uguale a:

v1 =Q/S1 = 0,0424 m3s-1/78,5·10-4 m2 =


=(424·10-4 m3/s)/(78,5·10-4 m2) = 5,4 m/s

c) Assumendo l’acqua come fluido ideale, vale l’eq. Di Bernoulli che per un condotto
orizzontale puo’ essere espressa come

p1 + 1/2·d·v12 = p2 + 1/2·d·v22

dove d è la densità dell’acqua, p1 e v1 sono la pressione e la velocità dell’acqua nel


tratto iniziale del tubo, p2 e v2 la pressione e la velocità dell’acqua nel tratto finale.

La differenza di pressione tra la parte iniziale e finale del tubo è quindi

p = p1 – p2 = 1/2·d·(v22 – v12) =
=1/2·103 kg/m2·(225 m2/s2 – 29,16 m2/s2) = 98·103 Pa = 0,98·105 Pa

II-42
Alla base di un contenitore molto grande contenente acqua fino ad un livello di 10 cm
esiste un forellino del diametro di 0,5 mm.
Quanto vale la velocità di uscita dell’acqua ?

Svolgimento:

Per svolgere il primo punto dell’esercizio si puo’ far ricorso all’equazione di Bernoulli.

P1 + d·g·h1 + 1/2·d·v12 = P2 + d·g·h2 + 1/2·d·v22 (1)

dove il primo membro contiene la pressione p1, l’altezza h1 e la velocità v1 in


corrispondenza della superficie libera dell’acqua nel contenitore, mentre le stesse quantità
al secondo membro si riferiscono all’acqua in uscita dal foro.
In entrambi I casi la pressione dell’acqua è uguale a quella atmosferica p 1=p2, mentre la
velocità dell’acqua in corrispondenza della superficie libera si assume molto piccola
rispetto alla velocità di uscita dell’acqua dal foro (cioè la superficie libera dell’acqua nel
contenitore è molto maggiore della superficie del foro).
Trascurando quindi v1 e ponendo p1=p2, l’eq.(1) diventa:

d·g·(h1-h2) = 1/2·d·v22

dove h1-h2 = 10 cm è il dislivello tra la superficie libera dell’acqua e il foro.

La velocità di fuoriuscita dell’acqua dal foro è quindi:

v2 = √(2·g·(h1-h2)) = √(2·9,8·0,1) m/s = 1,4 m/s

e non dipende dalla sezione del foro.

II-43
In un'arteria di raggio r1 = 2 mm, ove il sangue ha pressione p1 = 50 mmHg e velocità v1 =
0.2 m/s, si forma un aneurisma di raggio r2 = 4 mm.
Si calcoli velocità v2 e pressione p2 in corrispondenza dell'aneurisma, considerando il vaso
orizzontale ed approssimando il sangue ad un fluido ideale di densità pari a quella
dell'acqua.

Svolgimento:

Data l’equazione di continuità:


Q = S1·v1 = S2·v2

dove S1 e v1 sono la sezione dell’arteria e la velocità del sangue prima dell’aneurisma e S2


e v2 le stesse quantità in corrispondenza dell’aneurisma, la velocità del sangue v2 in
corrispondenza dell’aneurisma è:

v2 = v1·S1/S2 = v1··r12/(·r22) = v1·r12/r22 =


= (0,2 m/s)·(2 mm)2/(4 mm)2 = (0,2 m/s)·4/16 = 0,05 m/s.

Sebbene il sangue sia un liquido viscoso, applichiamo il teorema di Bernoulli che, per un
condotto orizzontale diventa:

1 1
p1+ ·dv12 = p2 + ·dv22
2 2

dove il primo e il secondo membro si riferiscono, nel caso del problema in esame, alle
condizioni di pressione e velocità del sangue nel vaso sano ed in corrispondenza
dell’aneurisma.
La pressione in corrispondenza dell’aneurisma è quindi:

1
p2 = p1 + ·d(v12-v22) = p1 + p
2

dove la variazione p di pressione vale:

1
p = · d·(v12v22) = 0,5·(103 kg/m3)·[(0,2 m/s)2(0,05 m/s)2] =
2
= 0,5·103·[0,04-0,0025] Pa = 0,0188·103 Pa = 18,8 Pa =
= (18,8 Pa)·(760 mmHg)/(1,013·105 Pa) = 0,14 mmHg

In corrispondenza dell’aneurisma si ha quindi la pressione

p2 = p1+p = 50,14 mmHg

leggermente maggiore della pressione che si ha nel vaso sano.

II-44
Una fontana lancia nell'aria un getto d'acqua a una quota di 5 m.
Se si trascurano la resistenza dell'aria ed eventuali effetti viscosi, quanto deve valere la
velocità dell'acqua nel punto in cui l'acqua esce dal tubo che alimenta la fontana ?

Se l'area della sezione trasversale del tubo è 5 cm2, quanti litri d'acqua vengono usati
dalla fontana in un secondo ?

Soluzione:
Si assuma il getto verticale.
Per calcolare la velocità iniziale dell’acqua necessaria per raggiungere la quota di 5 m,
richiediamo che l’energia cinetica iniziale sia uguale all’energia potenziale alla massima
altezza; cio’ equivale ad applicare il teorema di Bernoulli. Essendo la pressione uguale in
uscita del getto e nel punto di massima altezza, ed essendo la velocità nulla nel punto di
massima altezza, il teorema di Bernulli diventa:

1/2·d·v2 = d·g·h

dove v è la velocità iniziale del getto e h il punto di altezza massima.


La velocità iniziale del getto è quindi:

v = sqrt(2·g·h) = sqrt(2·9,8 m/s2·5 m) = sqrt(90 m2/s2) = 9,5 m/s

Ricordando l’espressione della portata Q=Sv si ha


Q = Sv = (510-4 m2)(9,5 m/s) = 47.510-4 m3/s = 4,7 litri/s

II-45
Un tubo di gomma, di quelli usati in giardino, ha un diametro interno di 2 cm ed è collegato
ad un rubinetto da cui fuoriescono 20 l di acqua al minuto. L’estremità del tubo viene
tenuta orizzontale, cosí che l’acqua fuoriesca con velocità iniziale parallela al terreno.
a) Quanto vale la velocità di uscita dell’acqua ?
b) Se l’estremità del tubo è tenuta orizzontale ad un’altezza di 1 m da terra, a quale
distanza cadrà il getto d’acqua ?
c) Se si restringe l’estremità del tubo fino a ridurne la sezione del 50%, di quanto
aumenta la velocità di fuoriuscita dell’acqua ?
d) A quale distanza cadrà il getto d’acqua in questo caso ?

Svolgimento:

a) La portata è pari a Q=20 l/min = 20 dm3/60 s = 0,333 dm3/s = 0,333·103 cm3/s


Essendo Q=S·v con la sezione del condotto pari a S=·r2=3,14·12=3,14 cm2,
la velocità di uscita dell’acqua è pari a:

v = Q/S = (0,333·103 cm3/s)/(3,14 cm2) = 106 cm/s = 1,06 m/s (1)

b) È un moto parabolico con vx(0)=v e vy(0)=0.


Le equazioni del moto sono:

x= v·t
y= h-1/2gt2

da cui il tempo per raggiungere terra (y=0) è t=sqrt(2h/g)


e la distanza percorsa nella direzione orizzontale è

x = v·√(2h/g)

Nel caso del problema vx(0)=1,06 m/s e h=1 m, da cui:

x = (1,06 m/s)* √ (2*1 m/9,8 ms-2) = (1,06 m/s)·sqrt(0,204 s2) = 0,48 m

c) La sezione del tubo diventa S’=0,5·S = 0,5·3,14 cm 2 = 1,57 cm2, e la velocità di


fuoriuscita la si ottiene di nuovo applicando l’eq.(1):

v’ = Q/S’ = Q/(0,5·S) = 2·v = 2,12 m/s (raddoppia)

d) La distanza a cui cadrà l’acqua si ottiene sostituendo nella (2) v’=2v e quindi

x’ = 2x = 0,96 m

II-46
Fluidodinamica: fluidi reali e viscosità
Una cannuccia lunga 20 cm viene usata per bere una bibita. Raddoppiando la lunghezza
della cannuccia, ferme restando le altre condizioni, di quanto varia la portata ? (si assuma
il flusso laminare viscoso)

Svolgimento:
La portata di un condotto cilindrico in regime di flusso laminare è descritta dalla legge di
Poiseuille
π  R4
q Δp
8η  L
A parità di altre condizioni, la portata è quindi inversamente proporzionale alla lunghezza L
della cannuccia. Ne consegue che al raddopiare della lunghezza L la portata diventerà
pari alla metà.

II-47
Un condotto con un diametro iniziale di 2 cm si suddivide per un tratto in sei condotti più
piccoli, lunghi uguali e ciascuno con diametro di 1 mm.
a. Detta q la portata del condotto grande, si calcoli in funzione di q la portata q di
ciascuno dei condotti piccoli.
b. Si supponga che nel sistema passi un liquido con coefficiente di viscosità di 1,510-3
Pas, e che la differenza di pressione tra l’ingresso di un condotto piccolo e l’uscita
sia di 8 bar. Se la lunghezza del condotto è 20 cm, quanto vale la portata ?

Svolgimento
a. Per l’equazione di continuità (o legge di Leonardo), se il fluido che scorre nel nostro
sistema è incomprimibile la portata del condotto iniziale (q) sarà pari alla somma
delle portate di tutti i condotti in cui esso si è suddiviso. In particolare, se tutti i sei
condotti sono identici si avrà
q = q/6

b. Se il moto del fluido che scorre nel sistema è laminare e senza vortici, il problema
può essere risolto applicando la legge di Poiseuille
π  R4
q Δp
8η  L
dove  è il coefficiente di viscosità del fluido, L la lunghezza del condotto, R il
corrispondente raggio e p la differenza di pressione tra le due estremità del
condotto. Esprimendo tutti i dati nelle unità del Sistema Internazionale (=1,510-3
Pas, L=0,2m, R=0,510-3m e p=8 bar=8105 Pa) si ha
π  (0,5  10-3 )4 5 m
3
-4 m
3
cm3
q  8  10  0,65  10  65
8  1,5  10- 3  0,2 s s s

II-48
Il raggio di un'arteria viene aumentato di un fattore 1.3. Tenendo conto della viscosità del
sangue
a) se la caduta di pressione rimane la stessa, cosa accade alla portata?
b) Se la portata rimane la stessa, che cosa accade alla caduta di pressione ?

Svolgimento:

a) Per la legge di Poiseuille la portata Q dipende dalla resistenza idrodinamica R * di un


tratto di arteria al passaggio del sangue e dalla caduta di pressione p in quel tratto:
Q = p/R* (1)

Dove la resistenza idrodinamica dipende dalla viscosità  del sangue, dalla lunghezza l
del tratto di arteria considerato e dal raggio r dell’arteria:
R* = (8··l)/(·r4)

L’eq. di Poiseuille può quindi essere scritta come:


 r4
Q   p (2)
8  l

Se il raggio dell’arteria aumenta di un fattore 1,3 portandosi da un valore iniziale r ad


un fattore finale r’=1,3 r, a parità di differenza di pressione p ai capi del tratto di
arteria, la portata passa dal valore espresso dall’eq.(2), al valore
 r '4
Q'    p  (1,3) 4  Q  2,8  Q
8  l

cioè aumenta di 2,8 volte.

b) Analogamente, essendo

8   l
p  Q (3)
 r4

a parità di portata, un aumento di un fattore 1,3 del raggio dell’arteria fa si’ che la
caduta di pressione ai capi di un tratto di arteria passi dal valore espresso dall’eq.(3) al
valore

8   l 1
p  Q   p
  (r )
' 4
2,8

cioè diminuisca di 2,8 volte.

II-49
Un fluido, la cui viscosità è di 1.810x10-3 Pa s, viene spruzzato nell'aria con una portata di
10-7 m3/s, servendosi di una siringa. L'ago della siringa è lungo 0.02 m ed ha raggio
interno uguale
a 5x 10-4 m.

a) Qual è la velocità media del fluido (assumendo un flusso laminare)?

b) Qual è la caduta di pressione necessaria a mantenere tale portata?

Svolgimento:
a) La velocità media del fluido in uscita dalla siringa dipende dalla sezione dell’ago e dalla
portata:

V = Q/S = 10-7 m3s-1/(·r2) = 10-7 m3s-1/(3,14·(5·10-4 m)2) =


= 10-7 m3s-1/(3,14·25·10-8 m2) = 0,12 m/s

b) Per la legge di Poiseuille, la caduta di pressione necessaria a mantenere la portata del


fluido è:

8   l
p   Q  (8·1,81·10-3 Pa·s·0,02 m·10-7 m3s-1)/(3,14·(5·10-4 m)2) =
 r4
= (0,29·10-10)/(78,5·10-8) Pa = 0,0037·10-2 Pa = 3,7·10-4 Pa

II-50
La caduta di pressione lungo un tratto di condotto orizzontale è di 340 Pa. Se il flusso è
laminare, il raggio del condotto è di 0,01 m, la viscosità del fluido è 2,210-3 Pas e la sua
velocità media è di 1 cm/s, calcolare:
a. quale è la forza risultante agente sul fluido;
b. quale è il volume di fluido che fluisce nel condotto in un minuto;
c. quale è la lunghezza del condotto.

Svolgimento
a. La forza risultante che agisce sul fluido è pari alla differenza tra le intensità delle
forze che agiscono rispettivamente all’ingresso ed all’uscita del tratto di condotto
considerato. Se il condotto ha una sezione costante, si ha
F = Fingresso  Fuscita = pingressoS  puscitaS = pS

dove p = 340 Pa rappresenta la caduta di pressione nel tratto considerato e S=r2


rappresenta l’area della sezione del condotto. Si ha quindi
F = pr2 = (340 Pa)(10-2 m)2 = 0,11 N

π  R4
b. Dalla definizione di portata q  Δp si ha
8η  L
V = Svmt

dove S=r2 rappresenta l’area della sezione del condotto, vm=1cm/s è la velocità
media del fluido e t=60s l’intervallo di tempo considerato. Sostituendo
V = r2vmt = (10-2 m)2(10-2 m/s)(60 s) = 1,8810-4 m3 = 188 cm3

c. La portata di un condotto cilindrico in regime di flusso laminare è descritta dalla


legge di Poiseuille
π  r4
q Δp
8η  L

dove r è il raggio del condotto, L la corrispondente lunghezza,  il coefficiente di


viscosità, p la caduta di pressione e q = r2vm. Sostituendo si ottiene

L
r2
p 

10-2 m 
2

 340 Pa  193 m
8η  v m   
8  2,2  10- 3 Pa  s  10 2 m/s

II-51
Il sangue fluisce in un capillare lungo 2 mm e di raggio uguale a 2 m. Se la velocità
media del sangue è di 0.88 mm/s e la sua viscosità 2·10-3 Pa·s, si calcolino:
a) la portata del capillare;

b) la caduta di pressione del sangue ai capi del capillare in mmHg.

Soluzione

a) La portata del capillare dipende dalla sezione del capillare (S=·R2) e dalla velocità v
del sangue nel capillare:

Q = S·v = ·r2·v = 3,14·(2·10-3 mm)2·0,88 mm/s = 1,105·10-5 mm3/s =


= 1,105·10-14 m3/s

b) La relazione tra la portata e la caduta di pressione ai capi di un condotto su cui fluisce


un fluido viscose, sotto assunzione di flusso laminare, è data dalla legge di Poiseuille:

π  p  r 4
Q
8 l

dove Q è la portata nel capillare, l = 2 mm =2·10-3 m è la lunghezza del capillare, r =


2·10-6 m il suo raggio e  = 2·10-3 Pa·s la viscosità del sangue.
La differenza di pressione, espressa in Pa, è quindi pari a:

8   l  Q 8  (2  10 3 Pa  s)  (2  10 3 m)  (1,105  10 14 m 3 s 1 )
p   
 r 4 3,14  (2  10 6 m) 4
 7,04  10 21 / 10 24 Pa  7,04  103 Pa

Ricordando che 1 atm = 760 mmHg = 1,013·10 5 Pa, la caduta di pressione ai capi del
capillare, espressa in mmHg, è quindi:
760 mmHg
p  7,04  10 3 Pa   52,8 mmHg
1,013  10 5 Pa

II-52
Una siringa contenente acqua ha un pistone di 2 cm2 e ha un ago di raggio 0,1 mm lungo
5 cm. Al pistone viene applicata una forza pari a 8 N.
a) Quanto vale la pressione assoluta all’interno della siringa ?
b) Se si assume che il liquido sia ideale, la pressione è la stessa in ogni punto dell’ago ed
uguale alla pressione esterna: perchè ?
c) Quanto varrebbe la velocità di fuoriuscita del liquido (trascurando la velocità del pistone
rispetto alla velocità di fuoriuscita del liquido), nell’ipotesi che il liquido sia ideale ?
d) Se invece il liquido non è ideale ma ha viscosità 10 -3 Pas, quanto valgono in questo
caso la portata dell’ago e la velocità del liquido nell’ago ?
e) il moto sarà laminare ?

Svolgimento:

a) All’interno della siringa la pressione assoluta è la somma della pressione atmosferica e


della pressione applicata sullo stantuffo. Quest’ultima è pari a

p = F/S = F/(·r2) = (8 N)/[2·10-4 m2] = 8/(2·10-4) = 4·104 Pa

Pertanto p = patm + p = 1,013·105 + 0,4·105 = 1,413·105 Pa  1,4 atm (1)

b) Se il liquido è ideale vale il teorema di Bernoulli:


p1+d·g·h1+1/2·d·v12 = p2+d·g·h2+1/2·d·v22
All’interno dell’ago, supposto orizzontale e di sezione costante, si ha che la velocità e
le altezze in due punti qualsiasi sono le stesse (v1=v2 e h1=h2). Ne consegue che
p1=p2, cioè che la pressione è la stessa nei due punti.

c) Se il liquido fuoriesce in aria, l’eq.di Bernoulli (2) diventa p 1 = p2+1/2·d·v22, dove p1 è la


pressione assoluta all’interno dello stantuffo, p2 e v2 la pressione e la velocità del
liquido all’interno dell’ago. Poichè la pressione in uscita dall’ago è quella atmosferica, si
ha:
patm + p = patm + 1/2·d·v22
e quindi la velocità di fuoriuscita del liquido è pari a
v2 = sqrt(2·p/d) = sqrt(2·4·104 Pa/(103 kg/m3)) = sqrt(80) m/s = 8,9 m/s

 r4
d) Se il liquido è viscoso è necessario applicare l’eq. di Poiseuille Q    p
8  l
dove p è la differenza di pressione ai capi dell’ago, r ed l sono il raggio e la lunghezza
dell’ago,  la viscosità del liquido e Q la portata. Pertanto
Q = (3,14/8)·(10-4)4·0,4·105/(10-3·0,05) = 0,39·10-16·0,4·105·103/0,05 =
=3,14·10-8 m3/s = 3,14·10-8·(102 cm)3/s = 3,14·10-2 cm3/s = 0,0314
cm3/s

La velocità di fuoriuscita del liquido è


v = Q/S = Q/(·r2) = (3,14·10-8 m3/s)/(3,14·10-8 m2) = 1 m/s

f) Affinchè il moto sia laminare è necessario che la velocità del liquido nell’ago sia
inferiore alla velocità critica vc = R·/(d·r) dove, per un condotto rettilineo, il numero di
Reynold è R=1000. Nell’ago si ha
vc = 1000·10-3/(103·10-4) m/s = 10 m/s

II-53
ed il moto è pertanto laminare.

II-54
Una sfera di vetro di raggio 1 mm, soggetta alla forza di gravità, si muove all'interno di un
liquido di viscosità 110-3 Pa s.
a) Se a un certo istante la sfera ha una velocità di 1 m/s, quanto vale la forza viscosa che
agisce sulla sfera ?
b) Se la sfera ha una massa di 10-5 kg ed il liquido in cui si muove ha densità pari
all'acqua, quanto vale la velocità massima raggiunta (velocità di sedimentazione) ?

Svolgimento:

a) La forza viscose che agisce sulla sfera è data dalla legge di Stokes F = 6v.
Nell’istante in cui la velocità raggiunge 1 m/s, essa vale

FV = 6·3,14·10-3 Pa·s·1 m/s = 0,019 N

b) Oltre alla forza viscosa, sulla sfera agisce la forza di gravità e la spinta di Archimede.

La densità della sfera è pari a

dsf = m/V = m/(4/3··r3) = 10-5 kg/(4/3·3,14·(10-3 m)3) = 10-5 kg/(4,2·10-9 m3) =


= 0,24·104 kg/m3 = 2,4·103 kg/m3

La densità della sfera è maggiore di quella dell’acqua, per cui la sfera sedimenta verso
il basso.
In tali condizioni, la forza totale che agisce sulla sfera è pari a:

F = Fp-SA-Fv = msf·g – dH2O·V·g - 6···v

ed è nulla a regime. La velocità di sedimentazione è quindi

v = (msf·g-dH2O·V·g)/(6··) =
= (10-5 kg·9,8 m/s2 – 103 kg/m3·(4/3)·3,14·(10-3 m)3·9,8 m/s2)/(6·3,14·10-3 Pa·s) =
= (9,8·10-5- 4,1·10-5)/(18,8·10-3) m/s =
= (5,7·10-5)/(18,8·10-3) m/s = 0,30·10-2 m/s = 0,30 cm/s

II-55
Una molecola sferica di raggio r = 3 μm e densità d = 1,3 g/cm3 si trova in una soluzione di
viscosità η = 0,001 Pas e con densità do uguale alla densità dell’acqua (do = 1,0 g/cm3).
Trovare
a) la velocità di sedimentazione;

b) il tempo necessario per sedimentare di 2 mm;

c) la frequenza da impostare in una centrifuga di raggio R = 40 cm se si vuole ridurre il


tempo di sedimentazione di un fattore 104.

Soluzione
a) la velocità di sedimentazione è
vS = 2·g·r2·(d-do)/(9·η) =
=2·(9,8 m/s2)·(3·10-6m)2·[(1,3-1,0)·103 kg/m3] / (9·10-3 Pa.s) =
= 5,88·10-6 m/s = 5,88 m/s

b) il moto della molecola nel recipiente è rettilineo uniforme con velocità vS. Pertanto,
affinchè compia uno spostamento Δs = 2mm occorre un tempo
Δt = Δs/vS = (2·10-3m)/(5,88·10-6m/s) =
= 0,34·103s = 5,67 min

c) per incrementare la velocità di sedimentazione di un fattore 10 4 utilizzando una


centrifuga, occorre che l’accelerazione centripeta sia 10 4 volte l'accelerazione di gravità
g
ac = 104·g = 9,8·104 m/s2.

Ricordando che la velocità angolare ω è legata ad ac dalla relazione ac = ω2·R (R è il


raggio della centrifuga) si ha

  ac / R  (9,8·104 m/s2 )/(4·10-1 m)  495 rad/s

da cui si ha la frequenza
f = ω/2π = (495 rad/s)/(6,28 rad) = 78,8 Hz

La frequenza di una centrifuga è solitamente espressa in giri/min (rpm)

f = 78,8giri/s·(60s/1min) = 4729 rpm

II-56
La velocità di sedimentazione di cellule in soluzione acquosa (o acqua e =0,001 Pas)
sia 39 mm/h, il raggio delle cellule r = 3,0 m, la loro densità =1,5 g/cc. Trovare:
a) il coefficiente f di attrito;
b) il coefficiente d'attrito nell'ipotesi di Stokes;
c) la velocità di sedimentazione in una centrifuga di raggio R = 18 cm che ruota a
60000 giri/min.

Soluzione
a) Su una cellula agiscono le seguenti forze (segno + se verso il fondo)
Forza peso F1 = Vg
Spinta di Archimede F2 = -oVg
Forza d'attrito F3 = - fvs
dove V = 4r3/3 è il volume della cellula, vs la velocità di sedimentazione, ed f il
coefficiente d'attrito.
A regime di sedimentazione la risultante delle tre forze è nulla:
F = F1+F2+F3 = 0
Vg-oVg-fvs = 0
La velocità di sedimentazione espressa in unità del SI è:
vs = 39 mm/h = 3910-3 m/(3,6103 s) = 10,810-6 m/s
Il coefficiente di attrito f è:
f = [(-o)Vg]/vs = [(-o)4r3g]/(3vs) =
= [(1,5-1,0)103 kgm-343,14(310-6 m)39,8 ms-2]/[310,810-6 ms-1] =
= [0,510343,142710-189,8 kgms-2]/[32,510-6 ms-1] =
= [166210-15 N]/[32,510-6 ms-1] = 51,110-9 Nm-1s = 51,110-7 Nm-1s

b) Nell'ipotesi di Stokes, il coefficiente d'attrito sarebbe:


fs = 6r = 63,14(10-3 Pas)(310-6 m) = 56,5210-9 Nm-1s

c) La velocità di sedimentazione sotto l'effetto della gravità è


vs = [(-o)Vg]/f
In una centrifuga la velocità di sedimentazione è data da una formula simile in cui
l'accelerazione di gravità g è sostituita dall'accelerazione centrifuga a c = 2R = v2/R.
L'accelerazione centripeta nella centrifuga considerata è
ac = (2R/T)2/R = 42f2R =
= 4(3,14)2(103 s-1)2(0,18 m) =
= 49,851063,210-2 ms-2 = 126104 ms-2 = 1,26106 ms-2
La velocità di sedimentazione in centrifuga, essendo proporzionale all'accelerazione, è
vs(centr) = vsac/g = (10,810-6 m/s)(1,26106 ms-2)/(9,8 ms-2) =
= 1,38 m/s

II-57
Calcolare la potenza meccanica W sviluppata dal cuore e la resistenza idrodinamica del
circolo sistemico di un soggetto sano a riposo sapendo che la pressione arteriosa media è
100 mmHg, la gittata sistolica di 65 cm3 ed il polso di 70 pulsazioni al minuto.

Soluzione
La potenza cardiaca W è data dalla relazione
W = p  Q
dove la portata del sistema sanguigno Q dipende dalla gittata sistolica Gs e dalla
frequenza cardiaca f
Q = Gsf = (65 cm3/battito)(70 battiti/min) =
= (6510-6 m3/battito)(1,17 battiti/s) = 75,810-6 m3/s

e p rappresenta la pressione arteriosa media


1,013  10 5 Pa
p = 100 mmHg = 100 mmHg  1,33  10 4 Pa
760 mmHg

Si ha quindi
W = p  Q = (1,33104 Pa)(75,910-6 m3/s) = 1,0 W

Infine, la resistenza idrodinamica R* risulta pari a


R* = p/ Q = (1,33104 Pa)/( 75,910-6 m3/s) = 1,76108 Pas/m3

II-58
Un adulto abbia 70 pulsazioni al minuto con un volume di sangue di 65 cc alla pressione di
110 mmHg nell'aorta. Trovare:
a) la portata;
b) il lavoro compiuto per ogni pulsazione;
c) la potenza sviluppata

Svolgimento
a) La portata è il volume di sangue che attraversa una sezione del circolo (ad esempio
l'aorta) nell'unità di tempo. Se la gittata cardiaca è
V=65 cm3
e la frequenza cardiaca è
f=70 min-1 = 70/60 s-1 = 1,17 Hz
la portata è
Q = Vf = 76 cm3s-1

b) Il lavoro che compie il ventricolo sinistro in una contrazione è assimilabile al lavoro che
compie una forza F che sposta di una distanza x un pistone di sezione S. Si ha quindi
L = Fx = pSx = pV
A rigore, la pressione che compare nella formula precedente è la pressione nel ventricolo,
che è legata alla pressione nell'aorta paorta dal teorema di Bernoulli. Supponendo aorta e
ventricolo alla stessa quota:
1/2(vaorta)2+paorta = 1/2vaorta+pventr
Essendo vventr=0, si ha
p=pventr = paorta + 1/2(vaorta)2
Esprimento paorta in Pa:
paorta = (110 mmHg)/(760 mmHg)1,013105 Pa = 1,4462104 Pa
e aszumendo il raggio dell'aorta r=1 cm, la velocità all'aorta è
vaorta = Q/Saorta = Q/(raorta2) = (76 cm3s-1)/(3,141 cm2) = 24,2 cm/s == 0,242 m/s
La pressione al ventricolo è
p = 1,4462104 Pa + 0.5(103 kg/m3)(0,242 m/s)2 =
= 14462 Pa + 14,6 Pa
dove si è approssimato la densità del sangue a quella dell'acqua.
Come si è mostrato, la correzione cinetica alla pressione è del tutto trascurabile.
Considerando quindi p = 14462 Pa, il lavoro motorio del cuore è
L = pV = (14462 Pa)(6510-6 m3) =
= 1,44621046,510-5 J = 9,410-1 J = 0,94 J

c) La potenza cardiaca è pertanto


W = pV/t = pQ = Lf
W = pQ = (14462 Pa)(7610-6 m3/s) = 1,1 W
W = Lf = (0,94 J)(1,17 Hz) = 1,1 W

II-59
Con riferimento all'esercizio precedente, calcolare la potenza meccanica sviluppata dal
cuore e la resistenza idrodinamica del circolo sistemico di un soggetto sano sotto sforzo
(pressione arteriosa di 140 mmHg e frequenza cardiaca di 140 battiti/min) e di un soggetto
iperteso (pressione arteriosa di 200 mmHg e frequenza cardiaca di 70 battiti/min) e
confrontare i risultati.

Soluzione
Soggetto sano sotto sforzo:
La portata sanguigna è il doppio del caso precedente, ovvero
Q = 151,810-6 m3/s
mentre la pressione arteriosa media, espressa in Pa, è pari a
1,013  10 5 Pa
p = 140 mmHg = 140 mmHg   1,87  10 4 Pa
760 mmHg
Nel soggetto sotto sforzo la resistenza idrodinamica è dunque
R* = p/ Q = (1,87104 Pa)/( 151,810-6 m3/s) = 1,23108 Pas/m3
inferiore rispetto al caso di soggetto sano a riposo

Soggetto iperteso.
In questo caso la portata è la stessa del soggetto sano (Q = Gsf = 75,910-6 m3/s),
mentre la pressione arteriosa è
1,013  10 5 Pa
p = 200 mmHg = 200 mmHg   3,38  10 4 Pa
760 mmHg
La resistenza idrodinamica è quindi pari a
R* = p/ Q = (3,38104 Pa)/( 75,910-6 m3/s) = 4,45108 Pas/m3
molto maggiore rispetto al soggetto sano.

II-60
Fluidi: tensione superficiale
Un capillare verticale in un tronco d’albero ha un raggio r=0,025 mm. Assumendo per la
linfa lo stesso coefficiente di tensione superficiale dell’acqua a 20 oC (=7,2810-2 Nm-1) ed
un’angolo di contatto nullo (c=00), calcolare:
a. a quale altezza h rispetto al terreno verrà spinta la linfa nel capillare per effetto della
tensione superficiale;
b. quale sarebbe l’altezza se il raggio del capillare diminuisse del 10%.

Soluzione
a. All’equilibrio, la forza peso
W= mg=dgV=dghS
uguaglia in modulo la forza di tensione superficiale
F=2rcosθ
dove r è il raggio del capillare, τ la tensione superficiale, θ l’angolo di contatto e  la
densità dell’acqua. Ricordando che la superficie di un cerchio è S=r2 si ottiene quindi
(legge di Borelli-Jurin)
h = 2τ·cosθ/(d·g·r)
Sostituendo i dati del problema
h = 2·(7,28·10-2 N/m)·cos0o/[(103kg/m3)·(9,8m/s2)·(2,5·10-5m)] = 0,594 m
(si ricordi che cos0o = 1).

b. Dalla legge di Borelli-Jurin si ha che h  1/r, ovvero, a parità di altre condizioni, il


prodotto hr è costante. Indicando con h l’altezza raggiunta dalla linfa nel capillare
ristretto di raggio r, si avrà
hr= hr
dove r= r10%r = 0,9r. Si ha quindi
h = hr/ r = hr/(0,9r) = h/0,9 = 0,66 m

II-61
Quale pressione si deve esercitare con un microelettrodo (r=0,1 m) per rompere una
membrana cellulare la cui tensione è =210-7 Ncm-1 ?

Soluzione
Assumendo che l’elettrodo abbia una punta a forma sferica possiamo applicare la legge di
Laplace
p = 2/r
dove r = 0,110 m e =210 Nm . Si ha
-6 -5 -1

p = 2(210-5 Nm-1)/0,110-6 m = 400 Pa

II-62
Un palloncino di gomma è gonfiato fino ad un raggio r =10 cm. La pressione interna al
palloncino è pi = 1,001·105 Pa mentre la pressione esterna è po = 1,0·105 Pa. Si calcoli la
tensione elastica τ.

Soluzione
Risolvendo la legge di Laplace rispetto a τ, si ottiene
τ = r/2·Δp = 0,5·(10-1m)·(1,001·105 Pa - 1,0·105Pa) = 5 N/m

II-63
Due capillari verticali, i cui diametri interni misurano rispettivamente d 1=0,1 mm e d2=0,3
mm, sono immersi in un recipiente contenente acqua alla temperatura di 20 oC (tensione
superficiale 20oC=7,310-2 Nm-1). Sapendo che l’acqua bagna perfettamente il vetro
(angolo di contatto θc = 0), calcolare:
a. la differenza di altezza h=h1h2 del livello nei due capillari;
b. la medesima differenza di altezza se l’acqua viene portata alla temperatura di 70 oC
(70oC=6,410-2 Nm-1).

Soluzione
a. Utilizziamo la legge di Borelli-Jurin
h = 2τ·cosθ/(·g·r) = 4τ·cosθ/(·g·d)
dove d=2r è il diametro del capillare, τ la tensione superficiale, θ l’angolo di contatto
e  la densità dell’acqua. Si ha
h20oC = h1h2 = 4τ·cosθ/(·g)(1/d11/d2) = 47,310-2/(9,8103)  (1/10-41/310-4) m =
0,198 m

b. Poichè , secondo la legge di Borelli, h   si può scrivere


h70oC/h20oC = 70oC/20oC
da cui si ottiene
h70oC = h20oC  (70oC/20oC) = 19,810-2  (6,410-2 /7,310-2) m = 0,174 m

II-64
Un cilindro ed una sottile lastra di vetro sono immersi verticalmente in acqua. Entrambi i
corpi sono soggetti ad uguale spinta, diretta verso il basso, a causa della tensione
superficiale. Determinare la larghezza d della sbarra sapendo che il raggio del cilindro è r
= 2 cm.

Soluzione
La forza di spinta verso il basso è pari alla tensione superficiale moltiplicata per il
perimetro formato dalla superficie libera del liquido lungo la parete del corpo immerso.
Trascurando lo spessore della lastra si ha
per il cilindro: FC = 2r
per la lastra: FL = 2d

Uguagliando le due forze si ottiene d = r = 6,28 cm.

II-65
Conoscendo il coefficiente di tensione superficiale dell’acqua saponata (=2,510-2 Nm-1 ),
calcolare la differenza di pressione p esistente tra l’interno e l’esterno di una bolla di
sapone di diametro d=4 cm.

Soluzione
Si applica la legge di Laplace osservando che nel caso di una bolla vi sono due superfici
sferiche di uguale raggio, una interna ed una esterna, che danno uguale contributo alla
differenza di pressione:

p = pint.+ pext. = 2(2/r) = (42,510-2 Nm-1 )/(210-2 m) = 5 Nm-2 = 5 Pa

ovvero un aumento corrispondente a 50 ppm (parti per milione) della pressione


atmosferica !

II-66
Alla fine di una espirazione il raggio degli alveoli è r = 50 m, le pressioni al loro interno e
nella cavità pleurica sono rispettivamente pi = 3mmHg e pe = 4mmHg rispetto alla
pressione atmosferica. Calcolare il valore di tensione superficiale della parete degli alveoli.

Soluzione
Possiamo assimilare l’alveolo ad una bolla sferica ed applicare la legge di Laplace
4
p =
r
dove p = pi pe= 1 mmHg = 133 Pa ed r = 0,510-4 m. Si ottiene così;

 = rp/4 = (0,510-4m)(133 Pa)/4 = 1,710-3 Nm-1

In realtà nella respirazione gioca un ruolo importante un fluido tensioattivo che copre la
superficie interna dell’alveolo e fa si che la tensione superficiale varii durante la
respirazione in modo che sia facilitata sia l’espansione sia la successiva contrazione.

II-67
Fluidi: diffusione, legge di Fick ed osmosi
Applicando la legge di Fick, calcolare il flusso di glicerina (in moli/s) attraverso uno strato
di acqua di spessore 7,5·10-9 m e area A=100 cm2 quando la differenza di concentrazione
ai due lati dello strato è 10-1 μmoli/litro. Il coefficiente di diffusione della glicerina in acqua
è D=7,2·10-6 cm2/s.

Soluzione
Il flusso J può essere calcolato attraverso la prima legge di Fick:
J = AD·Δc/Δx
dove Δx rappresenta lo spessore dello strato, Δc la differenza di concentrazione e D il
coefficiente di diffusione. Si ottiene
J = (7,2·10-6 cm2/s)·(10-1·10-6 moli/dm3)/(7,5·10-9 m) =
= (7,2·10-6 cm2/s)·(10-10 moli/cm3)/(7,5·10-7 cm) = 0,96·10-9 moli/(s·cm2)

Il flusso di glicerina attraverso la superficie è pertanto


JS = J·A = 0,96·10-9 moli/(s·cm2) · 102 cm2 = 0,96·10-7 moli/s

II-68
Due grossi recipienti uguali, aventi ciascuno un volume di 20l sono completamente riempiti
rispettivamente con acqua pura e con soluzione 0,2 molare di glucosio. I due recipienti
sono collegati alla base da un tubicino lungo 50 cm di diametro 10 mm. Il coefficiente di
diffusione del glucosio in acqua a temperatura ambiente vale 310-6 cm2/s. Assumendo
che le concentazioni nei due recipienti non cambino molto nell’arco di 24 ore, calcolare:
a. Il valore di flusso di glucosio nel tubicino;
b. Quante moli fluiscono complessivamente dal recipiente di sinistra a quello di destra in
24 ore;
c. È stato giusto assumere che le concentrazioni nei due recipienti non varino di molto
nelle 24 ore ?

Soluzione
a. Per calcolare il flusso JS applichiamo la legge di Fick
JS = DC/x
dove D=310-6 cm2/s rappresenta il coefficiente di diffusione, x=50cm la distanza tra i
due recipienti e C = 0,2 moli/l = 0,210-3 moli/cm3 la differenza di concentrazione tra i
due recipienti. Si ottiene

JS = (310-6 cm2/s)(0,210-3 moli/cm3)/50cm = 1,210-11 moli/(cm2s)

b. Dalla definizione di flusso JS = n/(St) dove n rappresenta il numero di moli che


attraversano la sezione di area S = r2 del tubicino in un tempo t si ottiene

n = JSSt = JSr2t = 1,210-11 moli/(cm2s)(0,5cm)28,64104s = 8,210-7 moli

dove t = 24 h = 86400s ed r = d/2 = 0,5 cm

c. Osserviamo che il numero totale di moli di glucosio nel recipiente è pari a


ntot=0,2moli/l20l = 4 moli. La variazione relativa della concentrazione nelle 24 ore sarà
pari a

ntot/ntot = 8,210-7 moli / 4 moli = 210-5 %

una variazione ampiamente trascurabile nel problema in questione.

II-69
Un tubicino di diametro pari a 6 mm riversa in un recipiente sottostante 24 cc ogni minuto
di soluzione 0,1 molare di alcool in acqua. Calcolare
a. la portata del tubo
b. la velocità media nel tubo
c. il valore del flusso avvettivo di alcool che ha luogo nel tubicino

Soluzione

a. Ricordando che la portata Q è il volume di liquido che attraversa una sezione del tubo
nell’unità di tempo, avremo
Q = V/t = 24 cm3/min = 2410-3 dm3/60s = 410-4 litri/s = 410-7 m3/s

b. La portata è legata alla velocità media vm del fluido nel tubo dalla relazione Q=vmS
dove S=r2 è l’area di una sezione del tubo di raggio r = 3 mm. Si ha quindi
vm = Q/S = Q/(r2) = (410-4 litri/s)/(9mm2) = (0,4 cm3/s)/(910-2 cm2) = 1,4 cm/s

c. Dalla definizione di flusso di soluto JS = n/(St), ovvero è il numero di moli di soluto


che attraversano il tubo per unità di sezione per unità di tempo. Ovvero possiamo
scrivere

JS = n/(St) = (n/V)(V/t)/S = CQ/S

dove C=n/V è la molarità e Q=V/t rappresenta la portata. Si ha quindi

JS = (0,1 moli/litri)(410-4 litri/s)/(910-2 cm2) = 1,410-4 moli/cm2s

II-70
Una membrana di superficie pari a 0,6 cm2 è attraversata da 0,56 mg di ioni Na+ ogni 15s.
a. Si calcoli il valore di flusso di Na+ attraverso la membrana.
b. Si calcoli la differenza di concentrazione ai capi della membrana sapendo che la
permeabilità di quest’ultima vale 0,5 cm/s.

Soluzione
a. Dalla definizione di flusso JS =n/(St), e ricordando che la massa atomica del sodio è
M=23 g/mole si ha:
n = m/M = (0,5610-3g)/(23 g/mole) = 2,410-5 moli
da cui
JS = n/(St) = (2,410-5 moli)/(0,6 cm215s) = 2,710-6 moli/(cm2s)

b. Applichiamo la legge di Fick in presenza di membrane J S =  PC dove P è la


permeabilità della membrana in questione. Si ha
C = JS/P = 2,710-6 moli/(cm2s) / 0,5 cm/s = 5,410-6 moli/cm3 = 5,410-3 moli/l

II-71
Un recipiente A contenente due litri di soluzione di glucosio è separato mediante una
membrana permeabile (con permeabilità 510-6 cm/s e area 20 cm2) da un recipiente B
contenente due litri di acqua pura. Dopo 30 min la concentrazione di glucosio in B è pari a
510-5 moli/l. Calcolare

a. quanto vale il flusso di soluto


b. quanto vale la concentrazione iniziale della soluzione in A
c. di quanto è variata in percentuale la concentrazione in A

Soluzione
a. Il flusso medio è JS =nB/(St), dove n è il numero di moli che hanno attraversato la
membrana di superficie S nel tempo t. Il numero di moli può essere ricavato dalla
concentrazione finale nel recipente B (CB) e dal volume V della soluzione
nB = CBV
per cui
JS = nB/(St) = CBV/(St) =
= (510-5 moli/l)(2l) /(20cm230 min) = 10-4moli/(20cm21,8103 s) = 2,810-9 moli/(cm2s)

b. Dalla legge di Fick JS = PC e ricordando che la concentrazione iniziale in B è nulla


si ha

CA = JS/P = (2,810-9 moli/cm2s)/ 510-6 cm/s = 0,5610-3 moli/cm3 = 0,56 moli/l

c. Dal momento che la concentrazione è direttamente proporzionale al numero di moli


presenti in soluzione, si avrà

C/C = n/n

dove n = nB = 10-4moli rappresenta il numero di moli passate dal recipiente A al


recipiente B ed n = CAV = (0,56 moli/l)2l = 1,13 moli rappresenta in numero di moli
inizialmente nel contenitore A. Quindi
n/n = 10-4 moli/1,13 moli  10-4 = 0,01%

II-72
Una membrana porosa avente superficie pari a 4 mm2 separa due recipienti contenenti
due soluzioni rispettivamente 10-3 e 510-3 molari di un soluto. I pori della membrana sono
molto più grandi delle molecole di soluto.
Misure appropriate indicano che in un’ora si ha un passaggio di 10-5 moli di soluto
attraverso la membrana. Calcolare
a. quanto vale i flusso di soluto;
b. se la superficie totale occupata dai pori della membrana è 0,8 mm2 e lo spessore della
membrana è 0,01 mm, quanto vale il coefficiente di diffusione di quel soluto in acqua.

Soluzione
a. Il flusso medio è JS = n/(St), dove n è il numero di moli che hanno attraversato la
membrana di superficie S nel tempo t. Si ha
JS = (10-5 moli)/(4 mm21h) = (10-5 moli)/(410-2cm23,6103s) = 6,9108 moli/(cm2s)

b. Si applica la legge di Fick JS = PC dove la permeabilità P della membrana è legata


al coefficiente di diffusione D, allo spessore della membrana x ed al coefficiente di
partizione  (il rapporto tra l’area libera al passaggio a e l’area complessiva della
membrana A) dalla relazione
P = D/x
Sostituendo si ha quindi
JS = D(C/x) = (a/A)D(C/x)

Ricaviamo quindi il coefficiente di diffusione D (prendendo il modulo di C si omette il


segno negativo)

D = (A/a)JS(x/C) =
= (4 mm2/0,8 mm2) 6,910-8 moli/(cm2s) (0,01mm)/(510-3 moli/l 10-3 moli/l) =
= 5  6,910-8 moli/(cm2s)  10-3cm / (410-6 moli/cm3) = 8,6105 cm2/s

II-73
Si calcoli la pressione osmotica del plasma alla temperatura di 37 oC sapendo che la
concentrazione molare di soluti nel plasma è di 0,31 moli/litro.

Soluzione
Assumendo che il plasma sia una soluzione diluita, la pressione osmotica è data
dall'equazione di Van't Hoff:
n
π  δ   RT
V
dove il fattore n/V è la concentrazione molare di soluti. Nell'esercizio proposto n/V=0,31
moli/l, T=(37+273) K = 310 K. La pressione osmotica del sangue è dunque:
 mol   l  atm 
π   0,31    0,082   310 K   7,88 atm
 l   mol  K 

II-74
Sapendo che la pressione osmotica del plasma vale =7,88 atm alla temperatura di 37 oC,
calcolare quanti grammi di glucosio (massa molecolare M=180 u e costante di
dissociazione =1) occorre disciogliere in 50 ml di acqua per ottenere una soluzione
isotonica al plasma.

Soluzione
La pressione osmotica della soluzione di glucosio è, sulla base dell'equazione di Van't
Hoff, proporzionale alla sua concentrazione molare C=n/V:
n
π  δ   RT
V
La concentrazione molare di glucosio necessaria per avere una pressione osmotica pari a
quella del sangue (=7,88 atm) alla temperatura T = (37+273) K = 310 K è quindi:
n π 7,88 atm mol
C    0,31
V δRT 1 (0,082 l  atm/(mol K))  (310 K) l
pari anche alla concentrazione molare di soluti disciolti nel plasma.
Il numero di moli di glucosio da disciogliere in un volume V=50 ml di acqua è quindi
n  C  V  0,31 
mol
l

 50  10 3 l  15,5  10- 3 mol
corrispondente ad una massa di glucosio pari a
m = nM = 15,510-3180 g = 2,79 g

II-75
Si sciolgano 60 g di soluto (peso molecolare 360) in 90 litri d'acqua a 20 oC. Trovare:
a) la pressione osmotica.
b) la pressione osmotica se il soluto fosse completamente dissociato in due ioni.
c) la variazione relativa della pressione osmotica se il soluto aumentasse del 50 %.

Soluzione
a) La pressione osmotica è data dalla legge di Van't Hoff
V = nRT
ovvero
 = nRT/V = cR/T
dove
c = n/V
è la concentrazione molare di soluti disciolti ed eventualmente dissociati nel solvente.
Essendo M=360 u e m=60 g, il numero di moli di soluto è
n = 60/360 = 0,17
Assumendo un coefficiente di dissociazione pari a 1, la concentrazione molare è
c = 0,17 mol/(90 l) = 0,0019 mol/l = 1,910-3 mol/l =
= 0,17/(9010-3) mol/m3 = 0,0019103 mol/m3 = 1,9 mol/m3
La pressione osmotica è dunque
 = (1,9 mol/l)(0,0082 atml/(molK))/(293 K) = 5,310-5 atm
b) Nel caso il soluto fosse completamente dissociato in due ioni, la costante di
dissociazione sarebbe =2, la conncentrazione molare e la pressione osmotica sarebbero
il doppio di quelle calcolate precedentemente, per cui
 = 10,610-5 atm
c) /=n/n=0,5

II-76
III Termodinamica
Temperatura e calore
Calcolare la quantità di calore necessaria per innalzare di ΔT=25 oC la temperatura di 1,5
litri di acqua.

Soluzione
In assenza di cambiamenti di stato, il calore che è necessario fornire ad una massa m di
sostanza per innalzarne la temperatura di T è
Q = cmT
dove c è la capacità termica della sostanza (c=1 kcal/(kgoC) nel caso dell'acqua).
La massa di 1,5 litri d'acqua è
m = dV = (103 kg/m3)(1,5 dm3) = (103 kg/m3)1,510-3 m3 = 1,5 kg.
Il calore richiesto è quindi
kcal
Q  1 o  1,5 kg  25 o C  37,5 kcal
kg C

III-77
Calcolare il calore specifico del rame sapendo che occorrono 64,410-3 kcal per aumentare
di T=7oC la temperatura di un blocco di massa pari a 100g. Esprimere il risultato nelle
unità del S.I.

Soluzione
Il calore necessario per aumentare di T la temperatura di una massa m di una sostanza
di calore specifico c è
Q = cmT.
Nota la quantità di calore Q, la massa m e la differenza di temperatura T, il calore
specifico c è:
Q 64,4  10 3 kcal kcal
c   0,092 o
m  ΔT 0,1 kg  (7 C)
o
kg C
Essendo 1 kcal = 4186 J, il calore specifico, espresso nelle unità di misura del S.I., è:
kcal J J
c  0,092 o  0,092  4186 o  385 o
kg C kg C kg C

III-78
Si vogliono scaldare 20 litri di acqua dalla temperatura di 5 oC alla temperatura di 55 oC
con uno scaldabagno elettrico. Calcolare quanta energia Q occorre fornire e per quanto
tempo lo scaldabagno deve restare acceso se la sua potenza è W = 1,2 kW.

Soluzione
L'energia necessaria per scaldare 20 litri d'acqua dalla temperatura iniziale ti = 5oC alla
temperatura finale tf = 55oC è:
Q = cm(tf  ti) = (1 kcal/(kgoC))(20 kg)(50 oC) = 103 kcal =
= 4,186106 J
dove si è considerato che la massa di 20 litri d'acqua è
m = dV =103 kg/m32010-3 m3 = 20 kg.

Poichè tutta l'energia consumata dallo scaldabagno si trasforma in calore Q fornito


all'acqua (si trascurano in tal modo le dispersioni termiche nell'ambiente), la potenza può
essere espressa definita come
W = Q/t

e pertanto
Q 4,186  10 6 J
Δt    3488 s = 58 min
W 1200 W

III-79
Un corpo di massa m=5 kg viene immerso alla temperatura di 90 oC in un recipiente
contenente 10 litri di acqua alla temperatura di 10 oC. Se la temperatura di equilibrio
raggiunta dopo un certo tempo è di 13,8 oC, quale è il calore specifico del corpo ?

Soluzione
Se due corpi, uno di massa m1, temperatura t1 e calore specifico c1, l'altro avente massa
m2, temperatura t2 e calore specifico c2, sono messi a contatto, la temperatura di equilibrio
è pari a:
c  m  t  c 2  m2  t 2
tf  1 1 1
c1  m1  c 2  m2
Nell'esercizio proposto sono note tutte le grandezze relative all'acqua (c1=1 kcal/(kgoC),
m1=10 kg, t1=10 oC), la temperatura di equilibrio (tf=13,8 oC), e la massa e la temperatura
iniziale del corpo (m2=5 kg, t2=90 oC). L'unica grandezza incognita è il calore specifico del
corpo c2. Risolvendo l'equazione precedente rispetto a c2 si ha
m t t kcal 10 kg (13,8 o C  10,0 o C) kcal
c 2  c1  1  f 1  1 o    0,1 o
m2 t 2  t f kg C 5 kg (90 C  13,8 C)
o o
kg C

III-80
Un bambino di massa m=6kg arriva in ospedale con una temperatura esterna di 39,5 oC
invece dei 36,5 oC considerati normali. A seguito di somministrazione di un antipiretico, la
temperatura scende in breve tempo ad un valore normale. Calcolare
a) il calore disperso considerando il corpo come costituito interamente di acqua ;
b) la quantità di sudore emesso, assumendo che la sudorazione sia l’unico meccanismo
di dispersione utilizzato per liberare il calore eccedente (ke=580 cal/g).

Soluzione
a) Il calore Q che il bimbo deve disperdere nell'ambiente quando la sua temperatura
scende è dato dalla relazione
Q = cmT

dove T = 3oC, m = 6kg e, se si assume che il binbo sia composto prevalentemente da


acqua, il calore specifico vale
kcal
c  1,0
kg o C

Si ottiene pertanto
kcal
Q  1,0 o
 6 kg  3 o C  18 kcal
kg C

b) Se il calore viene disperso interamente attraverso la sudorazione, sarà


Q = kem

dove m è la massa di sudore emesso e ke rappresenta il calore latente di evaporazione


dell'acqua alla temperatura di 37 oC. Si ha quindi
Q 18 kcal
m   31 g
k e 0,58 kcal/g

III-81
In due litri di acqua sono contenuti 300 g di ghiaccio a 0 oC. Si calcoli la quantità di calore
Q necessaria per portare il sistema alla temperatura di ebollizione sapendo che il calore
latente di fusione del ghiaccio è kf = 80 cal/g.

Soluzione
Essendo la temperatura iniziale del sistema anche la temperatura di fusione del ghiaccio, il
calore fornito è inizialmente utilizzato per il cambiamento di stato da ghiaccio ad acqua alla
temperatura costante di 0 oC, e successivamente per innalzare la temperatura dell'acqua
fino al valore di 100 oC (temperatura di ebollizione). Il calore necessario per la fusione di
una massa m1 di ghiaccio a 0 oC è
Q1 = kfm1 = (80 kcal/kg)(0,3 kg) = 24 kcal
Una volta sciolto completamente il ghiaccio, la massa totale d'acqua è pari alla somma
della massa iniziale d'acqua (m1= 2 kg) e di ghiaccio (m2=0,3 kg).
m = m1+m2 = 2,3 kg
Il calore da fornire per portare la massa m d'acqua dalla temperatura iniziale ti = 0oC alla
temperatura finale tf =100oC è:
Q2 = cm(tf - ti) = [1 kcal/(kgoC)](2,3 kg)(100 oC) = 230 kcal
dove c= 1 kcal/(kgoC) è il calore specifico dell'acqua.
Il calore necessario per portare il sistema acqua+ghiaccio alla temperatura di ebollizione è
quindi
Q = Q1+Q2 = 254 kcal

III-82
In condizioni di elevata temperatura esterna, il corpo umano può produrre fino a 25 g di
sudore al minuto. Ricordando che il calore latente di evaporazione dell’acqua a 37 oC è
ke=580 cal/g, calcolare la quantità di calore persa Q in un’ora in tali condizioni.

Soluzione
La massa d'acqua che evapora per sudorazione in 1 ora è pari a
m = (25 g/min)(60 min) = 900 g = 1,5 kg
La quantità di calore necessaria per l'evaporazione di questa massa m d'acqua (calore
sottratto al corpo) è pari a
Q = kem = (580 kcal/kg)(1,5 kg) = 870 kcal

III-83
Un individuo con superficie corporea pari a 2 m 2 si immerge in una piscina con acqua alla
temperatura di 27 oC. Sapendo che la conduttività termica del tessuto adiposo è di 0,2
W/moC e che il suo spessore medio è di 0,5 cm, calcolare quanto calore ha perso
l'individuo dopo un bagno di un'ora.

Soluzione
In questo problema si assume che lo scambio di calore tra il corpo umano (a temperatura
ti = 37 oC) e l'acqua (a temperatura te = 27 oC) avvenga per conduzione attraverso una
parete (la cute) che separa due corpi a temperatura diversa. La quantità di calore
trasmessa attraverso la cute per unità di tempo è
Q A  ΔT
k
Δt d
dove k è il coefficiente di conducibilità termica, A è la superficie e d lo spessore della cute,
mentre T = ti - te = 10 oC è la differenza di temperatura tra corpo e acqua. Utilizzando i
dati del problema si ha:
Q   
W  2 m2  10 o C
  0,2 o  

 0,8103 W
Δt   2
m C  0,5  10 m 
Il calore trasmesso in un'ora è pari a
Q = (0,8103 W)t = (0,8103 W)(3600 s) = 2,88106 J
Ricordando che 1 kcal = 4186 J, il calore perso dopo un'ora espresso in kcal è:
Q = 2,88106/4186 kcal = 688 kcal

III-84
Gas ideali
Calcolare la pressione che esercitano 2 moli di gas ideale alla temperatura di 20 oC
contenute in una bombola da 5 litri.

Soluzione
In base all'equazione di stato dei gas perfetti, la pressione esercitata da n moli di gas
ideale che occupano un volume V alla temperatura T è
nRT
p
V
dove R = 0,082 latm/(molK) qualora il volume sia espresso in litri e la pressione in
atmosfere.
Nell'equazione di stato dei gas perfetti la temperatura T deve essere espressa in kelvin, e
nel problema proposto T = (20+273) K = 293 K. La pressione p è quindi
(2 mol) (0,082 l  atm/(mol K))  (293 K)
p  9,6 atm
5l

III-85
Calcolare la densità dell’ossigeno a 0 oC e alla pressione di 1 atm.

Soluzione
Per definizione, la densità è il rapporto tra la massa m di sostanza contenuta in un certo
volume e il volume V considerato. La massa m può essere espressa come prodotto del
numero di moli n contenuti nel volume V e la massa molecolare dell'ossigeno
(m=nM(O2)), per cui la densità dell'ossigeno è anche
m n
d   M (O 2 )
V V
Se la massa molecolare è espressa in unità di massa atomica (M(O2)=2M(O)=216 u), la
densità calcolata con la formula precedente risulta essere espressa in g/m 3.
Il rapporto n/V può essere calcolato dall'equazione di stato dei gas perfetti:
n/V=p/RT.
Il rapporto n/V, per p=1 atm = 1,013105 Pa e T = (0+273) K = 273 K, vale
n 1,013  105 Pa mol
  44,6 3
V (8,31 J/(mol  K))  (273 K) m
per cui, la densità dell'ossigeno molecolare è
n g g kg
d   M (O 2 )  44,6  32 3  1427 3  1,427 3
V m m m

III-86
Il manometro di una bombola che contiene un gas ideale indica una pressione p alla
temperatura di 27oC. Calcolare a quale temperatura occorre portare la bombola affinchè la
pressione misurata dal manometro raddoppi (2p).

Soluzione
Supponendo che l'ossigeno alle condizioni date di temperatura e pressione si comporti
come un gas perfetto, la relazione tra pressione iniziale p, temperatura iniziale T, volume
V e numero n di moli di ossigeno è data dall'equazione di stato dei gas perfetti:
pV = nRT
dove T = (27+273) K = 300 K.
All'aumentare della temperatura dal valore T al valore T', la pressione aumenta dal valore
p al valore p', mentre il numero di moli di ossigeno e il volume occupato nella bombola
rimangono invariati. Applicando l'equazione di stato dei gas perfetti nelle condizioni di
equilibrio finali si ha:
p'V = nRT'
L'equazione di stato nelle condizioni iniziali può essere espressa nella forma
T V

p nR
e analogamente nello stato finale si ha:
T' V

p' nR
Ed essendo il secondo membro uguale nelle due equazioni precedenti, la relazione tra
valori iniziali e finali di temperatura e pressione è
T' T

p' p
ovvero, se la pressione raddoppia (p'=2p) la temperatura finale è
T
T '  2p  2T  2  300 K  600 K  (600 - 273) o C  327 o C
p

III-87
Si calcoli quante moli e quanti grammi di O2 sono introdotti nei polmoni in una inspirazione
di volume pari a 0,6 litri alla temperatura di 0 oC ed alla pressione di 1 atm (NTP) se la
frazione molare di ossigeno nell’aria inspirata è del 20 % (si assuma per l’ossigeno una
massa atomica pari a 16 u).

Soluzione
La pressione dell'aria inspirata è, per la legge di Dalton, pari alla somma delle pressioni
parziali delle componenti la miscela d'aria. La pressione parziale pi di un componente è
data dal prodotto della sua frazione molare (ni/n) per la pressione totale della miscela:
n
pi  i p
n

In particolare la pressione parziale dell'ossigeno nelle condizioni inidicate è


pO2 = 20% p = 20% 1 atm = 0,2 atm

Per definizione, la pressione parziale dell'ossigeno nell'aria è la pressione che questo


eserciterebbe se da solo occupasse tutto il volume disponibile, ed è legata al volume V al
numero di moli no2 e alla temperatura T dall'equazione di stato dei gas perfetti:
pO2V = nO2RT

Il numero di moli di ossigeno introdotti durante un'inspirazione (V=0,6 l) in condizioni NTP


(T=0 oC = 273 K, po2=0,2 atm) è quindi
p V (0,2 atm)  (0,6 l)
nO2  O2   5,410-3 mol
RT (0,082 l  atm/(K  mol)) (273 K)

La massa atomica dell'ossigeno molecolare M(O2) = 216 u = 32 u, cui corrisponde una


massa per unità di mole di (O2) = 32 g/mol-1. La massa di ossigeno ispirata è quindi
m = nO2 (O2) = (5,410-3 mol)(32 gmol-1) = 0,173 g

III-88
Una mole di idrogeno viene riscaldata alla pressione di 1 atm da 0 oC a 80 oC. Trovare:
a) il lavoro compiuto;
b) la variazione di energia interna del gas;
c) il calore assorbito dal gas
d) la variazione di pressione, se la trasformazione fosse isocora
e) il calore assorbito dal gas, se la trasformazione fosse isocora

Soluzione
a) In una trasformazione isobara, il lavoro compiuto dal gas nell'espansione è
L = pV = p(Vf-Vi)
Per il calcolo del lavoro, si utilizza l'equazione di stato del gas perfetto
pV = nRT
da cui, essendo p costante
L = pV = nRT = (1 mol)(8,31 Jmol-1K-1)(80 K) = 665 J
dove si è utilizzato T = 80 oC = 80 K

b) L'energia interna di n moli di gas perfetto alla temperatura T è


U = 3/2 nRT
La variazione di energia interna è dunque
U = 3/2 nRT = 1,5(1 mol)(8,31 Jmol-1K-1)(80 K) = 997 J

c) Nell'espansione parte del calore fornito al gas viene trasformato in lavoro meccanico di
espansione, parte viene invece trasformato in energia interna con conseguente
aumento della temperatura.
Per il primo principio della termodinamica si ha
Q = U+L = 665 J+997 J = 1662 J

d) Nel caso di trasformazione isocora (V=0) il lavoro e' nullo (L=0), e la pressione
aumenta. In base all'equazione di stato dei gas perfetti, la variazione di pressione è
p = nRT/V = (1 mol)(0,082 atmlmol-1K-1)(80 K)/(22,4 l) =
= 0,29 atm
dove il volume V del gas è dato dalla legge di Avogadro: una mole di gas ideale in
condizioni standard di pressione e temperatura (p=1 atm e T=0 oC) occupa 22,4 litri.

e) Essendo nullo il lavoro compiuto dal gas (L=0), dal primo principio della termodinamica
si ha
Q = U = 3/2 nRT = 997 J
e tutto il calore scambiato si trasforma in energia interna. Il calore specifico del gas è
pertanto minore se la trasformazione è isocora rispetto alla trasformazione isobara
descritta al punto c):
cp < cv

III-89
Gas reali
Si calcoli l'umidità relativa in un ambiente di volume V=40 m3, a temperatura t=20 oC e a
pressione atmosferica contenente 600 g di vapore d'acqua, sapendo che la pressione di
vapore saturo dell'acqua alla temperatura considerata è pvs=17,55 mmHg.

Soluzione
La pressione relativa è definita come il rapporto percentuale tra la pressione parziale del
vapore e la pressione di vapore saturo:
p(H 2 O)
UR(%)   100
pvs
dove la pressione parziale del vapore d'acqua può essere calcolato usando l'equazione di
stato dei gas perfetti, nota la temperatura (T=(20+273) K = 293 K), il volume (V=40 m3) e
il numero di moli d'acqua contenuti in questo volume:
n RT
p(H2 O)  H2O
V
Il numero di moli d'acqua è il rapporto tra la massa d'acqua espressa in grammi (m=600 g)
e il peso molecolare dell'acqua espresso in unità di massa atomica
(M(H2O)=2M(H)+M(O)=18 u):
m(H2 O) 600 g
nH2O    33,3
M (H2 O) 18 u
La pressione parziale di vapore d'acqua è dunque
(33,3 mol) (8,31 J/(mol  K))  (293 K)
p(H2 O)   2027 Pa
40 m3
Per calcolare l'umidità relativa è necessario esprimere la pressione parziale di vapore e la
pressione di vapore saturo nelle stesse unità di misura. Ricordando che 1,013105 Pa =
760 mmHg, la pressione di vapore d'acqua espressa in mmHg è
760 mmHg
p(H2 O)  2027 Pa   15,2 mmHg
1,013  105 Pa
L'umidità relativa è quindi
UR(%) = (15,2 mmHg)/(17,55 mmHg)100 = 86,6 %

III-90
Metabolismo umano
Un adulto di superficie corporea di 2 m2 consuma in condizioni di assoluto riposo 0,3 litri di
ossigeno al minuto. Trovare:
a) il suo indice metabolico MBR;
b) l'anidride carbonica prodotta in un'ora (QR=0,75).

Svolgimento:
a) L'equivalente calorico medio dell'ossigeno nella combustione degli alimenti per una
dieta tipica è kO2 = 4,83 kcal/l.
La potenza metabolica (o rate metabolico MR) è
MR = kO2VO2/t
dove VO2 rappresenta il volume di ossigeno consumato nel tempo t. Si ha pertanto
MR = 4,83 kcal/l  0,3 l/min = 1,45 kcal/min = 87,0 kcal/h =
= 2086 kcal/giorno = 24,210-3 kcal/s = 101 W

L'indice metabolico MBR è definito come il rapporto tra il rate metabolico e la superficie
corporea. Esso è quindi pari a:
MBR = MR/S = 101 W/(2 m2) = 50,5 W/m2

b) Essendo il quoziente respiratorio il rapporto tra il volume di anidride carbonica prodotta


e il volume di ossigeno consumato
QR = VCO2/VO2
Il volume di anidride carbonica prodotta in un'ora è quindi
VCO2 = QR VO2 =0,75(0,3 l/min)(60 min/h) = 13,5 l/h

III-91
Un ciclista di superficie corporea S = 1,6 m2 ha una velocità v1 = 15 m/s alla base di una
collina e v2 = 5 m/s appena raggiunta la cima della collina. La massa complessiva del
ciclista e della bicicletta è m = 65 kg, l’altezza della collina è h = 55 m ed il tempo
impiegato dal ciclista è t = 3 min. Calcolare
a) il lavoro meccanico compiuto dal ciclista e la potenza meccanica media sviluppata;
b) la potenza metabolica (MR) durante la prestazione assumendo un’efficienza ε=25% ed
un indice metabolico basale (MBR/S) di 40 kcal/hm2;
c) l’energia consumata U ed il volume di O2 consumato durante la prestazione,
assumendo un equivalente calorico kO2 = 4,8 kcal/l;
d) assumendo che tutto il calore sia perso dall’atleta attraverso la sudorazione, la massa
di sudore evaporata (calore latente ke=580 cal/g)

Soluzione
a) Il lavoro meccanico che il ciclista compie nell'ascesa è pari alla variazione di energia
meccanica, ovvero alla differenza tra l'energia meccanica finale e l'energia meccanica
iniziale. Indicando con E k e con E p rispettivamente l'energia cinetica e l'energia
potenziale del ciclista, sarà
1 1
L  (E k  E p )  mv22  mgh2  mv12  mgh1 
2 2
1
 m(v 22  v 12 )  mgh
2
e sostituendo i dati del problema
1 1
L  m (v 22  v 12 )  mgh  65(25  225) J  65  9,8  55 J 
2 2
= 2,85104J = 28,5 kJ

La potenza meccanica è quindi


L 28,5 kJ 2,85  10 4 J
W    = 158 W
t 3 min 180 s

b) La potenza metabolica MR è data dalla somma della potenza metabolica basale MBR,
necessaria per le sole funzioni vitali, e della potenza metabolica W/ε necessaria per
l'attività fisica dell'atleta:
MBR W
MR  S   (40 kcal/hm2)(1,6 m2) + 158 W/0.25 =
S 
= 706 W

c) L'energia interna consumata dall'atleta per lo svolgimento della prestazione è


U = MRt = (706 W)(180 s) = 1,27105 J = 30,3 kcal

Poichè l'energia consumata è legata al volume di ossigeno V O2 dalla relazione


U = kO2 VO2
si ottiene facilmente
VO2 = U/kO2 = (30,3 kcal)/(4,8 kcal/l) = 6,3 l

d) La quantità di calore persa dall'atleta è ricavabile dal primo principio della


termodinamica
U = Q  L

III-92
Poichè per convenzione il calore ceduto da un sistema all'ambiente ha segno negativo,
sarà
28,5 kJ
Q = U  L = 30,3 kcal  = 23,5 kcal
4,19 kJ/kcal

Pertanto, la massa m di sudore evaporata risulta pari a


Q 23,5 kcal
m   40,5 g
ke 0,58 kcal/g

III-93
Un uomo, che consuma 2500 kcal al giorno, inizia una dieta con apporto calorico
giornaliero di 1700 kcal. Se si suppone che il rimanente apporto calorico venga ottenuto
bruciando grassi precedentemente accumulati, quanti giorni di dieta sono necessari per
perdere 4 kg (calore di combustione dei lipidi: 9,3 kcal/g) ?

Soluzione
Il calore di combustione di una sostanza è il calore prodotto nell'ossidazione di una massa
unitaria della sostanza. Nell'esercizio proposto, il calore prodotto nella combustione di una
massa m = 4 kg = 4000 g di grassi è quindi:
Q = (9,3 kcal/g)(4000 g) = 37200 kcal
Il calore prodotto bruciando questa massa di grassi serve per compensare il ridotto
apporto calorico durante il periodo di dieta. L'apporto calorico giornaliero associato al
consumo di grassi è
W = Q/t = 2500 kcal/giorno - 1700 kcal/giorno = 800 kcal/giorno
Per cui la durata della dieta è
t = Q/W = 37200 kcal/(800 kcal/giorno) = 46,5 giorni

III-94
IV Elettromagnetismo
Elettrostatica
Le concentrazioni di ioni Na+ e Cl nel plasma sanguigno sono rispettivamente di 3,25
g/litro e 3,6 g/litro. Calcolare la carica elettrica complessiva dovuta alla presenza di questi
soluti in 100 cc di plasma (si assumano per le masse atomiche di Na e Cl i valori 22,0 u e
35,5 u).

Soluzione
Ricordiamo che si definisce mole la quantità di una determinata sostanza la cui massa
espressa in grammi è pari alla sua massa atomica o molecolare. Se indichiamo con M la
massa per unità di mole di sostanza, saranno allora
MNa = 22,0 g/mol ; MCl = 35,5 g/mol

Possiamo quindi calcolare la concentrazione molare dei due soluti nel plasma come segue
3,25 g/litro mol 3,60 g/litro mol
CNa   0,148 ; CCl   0,101
22,0 g/mol litro 35,5 g/mol litro

e quindi il numero di moli n di ciascuno dei due elementi disciolte in un volume V=100 cc di
plasma (100 cc = 100 cm3 = 0,1 litri)
mol
nNa  CNa V  0,148  0,1litri  1,48  10-2 mol
litro
mol
nCl  CCl V  0,101  0,1litri  1,01 10-2 mol
litro

Poichè una mole di un qualsiasi elemento o composto chimico contiene un numero di


molecole pari al numero di Avogadro (NA = 6,021023 mol-1), possiamo ricavare il numero N
di ioni nel volume di plasma considerato

NNa = nNaNA = (1,4810-2 mol)(6,021023 mol-1) = 8,911021


NCl = nClNA = (1,0110-2 mol)(6,021023 mol-1) = 6,081021

e finalmente la carica elettrica totale


q = NNae  NCle = e( NNa  NCl) =
= (1,610-19 C)( 8,911021  6,081021) = 4,53102 C

Il valore ottenuto è estremamente elevato; occorre tuttavia osservare che la carica elettrica
del plasma è influenzata dalla presenza di altri soluti elettroliti (K +, Ca++, HCO, ...) il cui
contributo rende il plasma elettricamente neutro.

IV-95
In una molecola di cloruro di sodio (NaCl) lo ione sodio Na + e lo ione cloro Cl si trovano
ad una distanza d = 2,310-10 m. Calcolare l'intensità della forza di legame molecolare se la
molecola è posta
a) nel vuoto;
b) in soluzione in acqua pura a 20 oC (r = 81).

Soluzione
a) Si applica la legge di Coulomb, osservando che ogni ione possiede una carica elettrica,
positiva o negativa, di modulo pari alla carica elementare e=1,610-19 C. Si ha pertanto

q1  q 2 (1,6  10 19 )2
F  ko  ( 9,0  10 9
)  10 2
 4,410-9 N
d 2
(2,3  10 )

b) Per valutare l'intensità della forza in acqua pura occorre tenere conto della costante
dielettrica relativa r .
k q q (9,0  109 ) (1,6  10 19 )2
F o 1 22    5,410-11 N
r d 81 (2,3  10 10 )2

IV-96
Nel semplice modello dell'atomo di idrogeno sviluppato dal fisico danese Niels Bohr
(18851962) si immagina che l'atomo sia composto da un protone fermo ed un l'elettrone
che si muove intorno ad esso su di un'orbita circolare. La forza centripeta responsabile del
moto è rappresentata dalla forza di attrazione elettrica tra elettrone e protone. Se il raggio
dell'orbita è R = 5,31011 m e ricordando che la massa dell'elettrone è me = 9,11031 kg, si
calcolino
a. l'intensità della forza attrattiva tra l'elettrone ed il protone ;

b. la velocità dell'elettrone;

c. la frequenza del moto circolare dell'elettrone.

Soluzione
a) L'intensità della forza attrattiva che si esercita tra l'elettrone ed il protone è data dalla
legge di Coulomb
ee e2 N  m 2 (1,6  10 19 C)2
F  k 0 2  k 0 2  (9,0  109 ) 11
 8,2  10 8 N
R R C 2
(5,3  10 m) 2

b) La forza ottenuta al punto a) rappresenta la forza centripeta responsabile del moto


circolare uniforme dell'elettrone. Ricordando (vedi cap.2, pag 28) il legame tra forza
centripeta e velocità v,
v2
F  me
R
possiamo ricavare la velocità
F R (8,2  10 8 N)  (5,3  10 -11 m) m m
v   4,8  1012  2,2  10 6
me 9,1 10 kg-31
s s

c) La frequenza f è legata alla velocità dalla relazione (vedi cap1, pag 23)
v  2 R  f
da cui si ottiene
v 2,2  106 m/s
f    6,6  1015 Hz
2 R 6,28  5,3  10 m -11

IV-97
Una carica elettrica puntiforme q1 esercita una forza F = 100 N su una seconda carica q2 =
2·10–6 C posta in un punto P a 0,2 metri di distanza da q1.
a) Quale è l'intensità del campo elettrico dovuto a q1 in P ?

b) Quale è la carica elettrica di q1, assumendo che le due cariche siano poste nel vuoto?

Soluzione
a) L’intensità del campo elettrico generato dalla carica puntiforme in P è
E = F/q2 = (100N)/(2·10–6 C) = 5·107 N/C

b) La carica elettrica q1 può essere ricavata applicando la legge di Coulomb


q q
F  k0 1 2 2 ,
d

dove k 0 = 9,0·109 Nm2/C2 e d = 2·10-1 m. Si ottiene


F  d 2 102 ·(2·10-1 )2
q1   C = 2,2·10-4 C
k 0  q 2 9·109 ·2·10-6

IV-98
In un tubo per la produzione di raggi X, un elettrone emesso da un filamento
incandescente viene accelerato verso un anodo a potenziale positivo. Se la differenza di
potenziale tra anodo e filamento è V=100 kV, si calcoli l'energia cinetica Ek che acquista
l'elettrone quando giunge all'anodo. Esprimere il risultato sia nelle unità del SI sia in
elettronvolt (eV).

Soluzione
Il lavoro L che compie la forza elettrostatica quando una carica q attraversa una differenza
di potenziale V è dato dalla relazione
L = qV

Per il teorema dell'energia cinetica, poichè non vi sono altre forze che agiscono sulla
carica al di fuori della forza elettrostatica, il lavoro compiuto da questa forza è pari alla
variazione di energia cinetica della carica
L = Ek

da cui si ottiene
Ek = qV

L'elettrone ha una carica elettrica negativa q = e = 1,6·10-19C e, muovendosi da un


punto di ponteziale minore verso un punto a potenziale maggiore, attraversa una
differenza di potenziale negativa.
Si ha pertanto
Ek = q·V = (1,6·10-19C)·(102kV) =
= (1,6·10-19C)·(105V) = 1,6·10-14 J

Ricordando che 1eV = 1,6·10-19J, si ha infine


Ek = 1,6·10-14/1,6·10-19 eV = 105 eV = 100 keV

Espressa in elettronvolt, l'energia cinetica acquistata dall'elettrone assume numericamente


lo stesso valore della differenza di potenziale V applicata al tubo a raggi X.
L'elettronvolt è un'unità di misura molto utilizzata in fisica atomica e nucleare per
esprimere l'energia.

IV-99
Con riferimento all'esercizio precedente, supponendo che la distanza tra filamento ed
anodo sia di 2,5 cm, calcolare
a) l'intensità del campo elettrico (si assuma un campo elettrico uniforme);
b) l'intensità della forza che agisce su di un elettrone.
c) il tempo medio che l'elettrone impiega a raggiungere l'anodo dopo aver lasciato il
filamento (massa dell'elettrone me = 9,11031 kg).

Soluzione
a) Se il campo elettrico è uniforme, si ha
V
E
d
dove, nel nostro caso, d rappresenta la distanza tra anodo e catodo. Quindi
V 105 V V
E  2
 4106
d 2,5  10 m m

b) L'intensità della forza che agisce sull'elettrone è


F=qE=(1,610-19 C)(4106 N/C) = 6,41013 N

c) L'elettrone viene emesso dal filamento con una energia cinetica non nulla. Tuttavia, dal
momento che esso viene emesso in una direzione arbitraria rispetto al filamento, il
valore medio della componente della velocità iniziale nella direzione del campo
elettrico sarà nulla.
Il moto dell'elettrone nel tubo sarà poi uniformemente accelerato. Dalla legge oraria del
moto uniformemente accelerato si ha
1 1 F
d  at 2  t 2
2 2 me
ovvero
2me d 2  (9,1 10 31 )  (2,5  10 2 )
t   13
s  2,71010 s
F 6,4  10

IV-100
Un condensatore è composto da due armature piane parallele di superficie A = 5 cm2
poste alla distanza d = 1 mm. Se la capacità del condensatore è C = 24 pF, si calcoli
a. la costante dielettrica relativa εr del mezzo interposto tra le due armature;
b. l'intensità del campo elettrico tra le due armature quando ai capi del condensatore è
presente una differenza di potenziale V = 220 V.

Soluzione
a) La capacità di un condensatore piano è data dalla relazione
r A
C 
4 k 0 d

dove A e d rappresentano rispettivamente la superficie e la distanza tra le armature e


k0 = 9,0109 Nm2/C2. Si ha quindi
d C 9 Nm
2
(10 3 m)  (24  10-12 F)
 r  4 k 0   4  3,14  (9,0  10 )  5,4
A C2 5  10-4 m 2

b) Il campo elettrico tra le due armature è uniforme. Si ha allora


V 220V V
E  -3  2,2  105
d 10 m m

IV-101
La membrana cellulare si comporta come un condensatore carico.
a) Calcolare la capacità di una membrana cellulare di superficie A=510-10 m2 e spessore
d=5·10-9 m assumendo per la membrana una costante dielettrica relativa r =8;
b) se la membrana è polarizzata con una differenza di potenziale V=85mV, calcolare la
quantità di carica accumulata sulle due facce della membrana. Calcolare inoltre
l'energia accumulata nel condensatore.
[ C=7,1 pF; Q=6,010-13 C; E=2,610-12 J]

Soluzione
a) La membrana può essere assimilata ad un condensatore piano. La capacità è quindi
r A 8 5  10 10 m 2
C     7,1 10 12 F  7,1 pF
4 k 0 d 4  3,14  (9,0  10 N  m / C ) 5  10 m
9 2 2 9

b) Per calcolare la carica Q si ricorda che, per la definizione di capacità, si ha


Q  C  V  (7,1 1012 F)  (85  10-3 V)  6,0  10-13 C

L'energia E accumulata nel condensatore è infine


1
E  C  ΔV 2  0,5(7,110-12 F)(8510-3 V)2 = 2,610-14 J
2

IV-102
Conduzione elettrica
Una carica di 75 C scorre lungo un filo elettrico in un tempo t = 120 s. Calcolare
l'intensità media i della corrente che percorre il filo in questo tempo ed il numero n di
elettroni hanno attraversato il filo.

Soluzione
Dalla definizione di intensità di corrente elettrica si ha
i = q/Δt = (75 C)/(120 s) = 0,625 A

Il numero n di elettroni si ricava osservando che ogni elettrone trasporta una carica
elettrica elementare di modulo e = 1,6·10-19 C. Pertanto il numero n di elettroni è
n = q/e = (75 C)/(1,6·10-19 C) = 4,69·1020 elettroni.

IV-103
Una batteria da 9 V è collegata ad un circuito composto da due resistenze R1 = 2,5 kΩ ed
R2 = 1,5 kΩ disposte in parallelo. Calcolare
a) l’intensità di corrente nel circuito;

b) la potenza sviluppata per effetto Joule dalle resistenze;

c) l’energia consumata dopo 15 minuti. (*)

Soluzione
Se le due resistenze sono disposte in parallelo, l’inverso della resistenza totale R si ottiene
sommando gli inversi delle due resistenze R1 ed R2:
1 1 1
 
R R1 R2
da cui si ha
R R
R  1 2  0,9375 kΩ
R1  R2
a) Dalla prima legge di Ohm si ottiene:
i = ΔV/R = (9V)/(0,9375·103 Ω) = 9,6·10-3 A = 9,6 mA

b) Per ottenere la potenza W si applica la legge


W = ΔV·i = (9V)·(9,6·10-3 A) = 8,64·10-2 W = 86,4 mW

c) L’energia consumata è il prodotto della potenza W per l’intervallo di tempo Δt = 15


min = 900s. Si ha pertanto
E = W·Δt = (8,6,·10-2 W)·(900s) = 77,76 J

IV-104
Un tubo a raggi X alimentato alla tensione ΔV = 100 kV assorbe una potenza elettrica di 1
kW dalla rete. Calcolare quanti elettroni vengono emessi dal filamento in un secondo (si
assuma per semplicità che tutta la potenza assorbita serva esclusivamente per accelerare
gli elettroni nel tubo).

Soluzione
Se assumiamo che tutta l'energia consumata dal tubo radiogeno serva esclusivamente per
accelerare gli elettroni nel tubo, la potenza W del tubo sarà data dalla relazione
W = Vi

dove V rappresenta la tensione di alimentazione del tubo e i la corrente di elettroni nel


tubo a vuoto. Si ha quindi
i = W/V = 103W / 105V = 10-2 A = 10 mA

Poichè ogni elettrone trasporta una carica elementare negativa di modulo pari ad e =
1,610-19 C, se n rappresenta il numero di elettroni emessi in un tempo t dal filamento,
sarà
q n e
i 
t t

da cui si può ottenere il numero di elettroni emessi in un tempo t = 1s dal filamento:


i 10 2 A
n   t   1 s  6,25  1016 elettroni
e 1,6  10 C
-19

IV-105
Calcolare che lunghezza lCu dovrà avere un filo di rame (resistività del rame: ρCu = 1,7·10-8
Ω·m) per avere la medesima resistenza elettrica di un assone (resistività dell'assoplasma:
ρa = 2,0 Ω·m) di lunghezza la = 20 cm se il filo di rame e l'assone hanno la medesima
sezione.

Soluzione
La resistenza elettrica di un conduttore di lunghezza l e di sezione di area S è data dalla
legge
l
R 
S

ovvero, ricavando dalla formula la lunghezza l in funzione delle altre grandezze


R S
l

A parità di resistenza R e di sezione S, la lunghezza è quindi inversamente proporzionale


alla resistività ρ. Possiamo pertanto scrivere
lCu ρCu = la ρa
da cui
 2 Ωm
l Cu  l a  a  (0,2 m)  = 2,4107 m = 24000 km
Cu 1,7  10 8 Ω  m

IV-106
A B
Si consideri il circuito rappresentato in figura. Si
determini l'intensità della corrente che circola tra i punti A
e B se ad essi viene applicata una differnza di potenziale
VAB = 24 V e sapendo che ciascuna della resistenze
rappresentate è di 10 kΩ.

Soluzione A B
Al fine di risolvere l'esercizio occorre applicare le regole
per determinare la resistenza equivalente a coppie di 10 kΩ
resistenze in serie ed in parallelo.

10 kΩ
10 kΩ
Procedendo per passi successivi, si dermina
innanzitutto la resistenza equivalente al parallelo delle
10 kΩ
due resistenze da 10 kΩ A B
1 1 1 2
   10 kΩ
R 10 k 10 k 10 k

da cui si ha R = 5 kΩ.
10 kΩ 5 kΩ

Quindi si procede a calcolare la resistenza equivalente A B


alla serie tra la resistenza da 10 kΩ e la resistenza da 5
kΩ. Si ottiene 10 kΩ
R  10 kΩ  5 k  15 k

15 kΩ
Infine si calcola la resistenza equivalente al parallelo tra
10 kΩ e 15 kΩ
1 1 1 25 A B
  
R 10 k 15 k 150 k

da cui si ottiene la resistenza totale cercata: R = 6 kΩ.


6 kΩ
Se la tensione VAB = 24 V, la corrente che circola avrà
intensità
V 24 V
i   4  103 A  4 mA
R 6  10 
3

IV-107
Si consideri il circuito RC rappresentato in figura, in cui ΔV=2
A R1
V, R1=1,5 kΩ, R2= 0,5 kΩ ed R3= 0,5 kΩ.
Si calcolino:
a) la capacità C se la costante di tempo del circuito è τ = 4
ms; T
b) la corrente iAB che circola nel ramo AB nell’istante in cui il
t
circuito viene chiuso attraverso il tasto T (si assuma che I..1.1.1.1 Δ R3 R
prima della chiusura di T il condensatore sia scarico);
V 2
c) la carica finale Q0 nel condensatore dopo la chiusura di T;
I..1.1.2 C
d) Dopo quanto tempo il condensatore raggiunge il 50% della
carica finale
B
Soluzione

a) La costante di tempo di un circuito RC è


τ = RC
dove R rappresenta nel caso del circuito la resistenza totale equivalente Req alle
resistenze R1, R2 ed R3. Osservando che le resistenze R1 ed R2 sono disposte in serie
e che la resistenza R3 è in parallelo alle prime due, si ha
1 1 1
 
Req R3 R1  R2
ovvero
(R  R 2 )  R 3
Req  1  0,4 kΩ
R1  R2  R3

La capacità del condensatore per avere la costante di tempo richiesta è


C = τ/R = (410-3 s)/(0,4103 Ω) = 10-5 F = 10 μF

b) Nell'istante nel quale il tasto T viene chiuso, la differenza di potenziale ai capi del
condensatore C è nulla e la differenza di potenziale ai capi del ramo AB è pari a V. Si
ha quindi
iAB = VAB/R3 = (2V)/(0,5103 Ω) = 410-3 A = 4 mA

c) Dopo diverse costanti di tempo dalla chiusura del tasto il condensatore raggiunge la
carica finale e si annulla la corrente nel circuito. Poichè in queste condizioni la caduta
di potenziale VAB=0, la caduta di potenziale ai capi del condensatore è pari a V. Si
ha quindi
Q0 = CV = (10-5 F)(2 V) = 210-5 C

d) La carica del condensatore segue una legge esponenziale


Q(t )  Q0 (1 e t /  )

Per trovare il tempo t dopo il quale la carica ha raggiunto il 50% della carica finale
occorre risolvere l'equazione
1 e t /   50%
da cui si ha
e t /   0,5
e, passando ai logaritmi
t   ln0,5  (4 ms) ln0,5 = 2,8 ms

IV-108
V Fenomeni ondulatori
Onde elastiche ed acustica
Delle onde vengono generate in una vasca piena d’acqua abbassando ed alzando un
galleggiante. La velocità di propagazione delle onde che si formano sulla superficie è c=2
m/s. In 4 secondi il galleggiante si alza e si abbassa 6 volte.
a) Quale è la frequenza f dell’onda che si genera ?
b) Quale è la lunghezza d’onda  ?
c) Di quanto si è spostata dopo 4 secondi la cresta iniziale ?

Soluzione
a) La frequenza dipende esclusivamente dalle caratteristiche della sorgente :
f = 6 cicli/ 4s = 1,5 s-1 = 1,5 Hz

b) Usiamo il legame tra lunghezza d’onda e frequenza:


 = c / f = (2 m/s)/(1,5 Hz) = (2 m/s)/(1,5 s-1) = 1,33 m

c) Se il moto è rettilineo uniforme lo spostamento s è


s = ct = 2 m/s  4s = 8 m

V-109
Si batte un colpo di martello all’estremità di un tubo di ferro cavo lungo L=4500 m. All’altra
estremità si odono due colpi: il primo è trasmesso dalle pareti del ferro, il seconda dall’aria
contenuta nel tubo. L’intervallo di tempo tra i due suoni è t=12,6 s. Se la velocità del
suono in aria è cs=333 m/s, determinare la velocità del suono nel ferro.

Soluzione
Chiamati ta e tf i tempi che impega il suono a propagarsi rispettivamente in aria e nel ferro,
sarà
t = ta  tf
dove il tempo ta è facilmente calcolabile conoscendo la lunghezza L del tubo e la velocità
cs
ta=L/cs
Sostituendo si ottiene facilemente
t = L/cs  tf
da cui si ha
tf = L/cs  t
e finalmente la velocità del suono nel metallo
cs(ferro) = L/ tf = L/( L/cs  t) =
= L cs /( Lcst) = 4500333/(450033312,6) m/s = 4926 m/s

V-110
Si calcolino le lunghezze d’onda corrispondenti ai limiti delle frequenze udibili, f 1 = 20 Hz e
f2 = 20000 Hz, utilizzando per la velocità del suono nell’aria vs = 344 m/s.

Soluzione
Tra lunghezza d’onda λ e frequenza f vale la relazione: λf = v, dove vs è la velocità di
propagazione dell’onda. Si ha dunque:
- per 20 Hz: λ1 = v/f1 = (344 m/s)/(20 s-1) = 17,2 m
- per 20000 Hz: λ2 = v/f2 = (344 m/s)/(20000 s-1) = 17,2·10-3 m = 17,2 mm

V-111
Un ultrasuono di frequenza 2,5∙106 Hz viene utilizzato per fare un’ecografia ad un rene.
Supponendo il rene alla profondità di 4 cm, calcolare a quale velocità viaggia l’ultrasuono
nei tessuti se l’onda sonora riflessa viene misurata dopo un intervallo di tempo di 52 μs.
Conoscendo la velocità, calcolare la lunghezza d’onda dell’ultrasuono.

Soluzione
Poichè si misura il tempo tra l’emissione e la ricezione dell’ultrasuono riflesso dal rene,
l’onda sonora percorre, nel tempo Δt = 52 μs, due volte la distanza d = 4 cm tra la
sorgente e il rene. La velocità dell’ultrasuono nel tessuto è dunque:
v = 2d/ Δt = (0.08 m)/(52·10-6 s) = 1538 m/s
La lunghezza d’onda dell’ultrasuono è pari a:
λ = v/f = (1538 m/s)/(2,5·106 s-1) = 615·10-6 m

V-112
Un fulmine viene visto da un osservatore. Il tuono che lo accompagna è udito dopo 5
secondi. Qual’è la distanza approssimativa dell’osservatore dalla nuvola del temporale ?

Soluzione
Assumiamo per la velocità del suono in aria il valore cs=340 m/s e per la velocità della luce
il valore c=3108 m/s. Chimata d la distanza della nuvola dall’osservatore, i tempi che
impiegano il lampo ed il tuono sono rispettivamente t l = d/c e tt = d/cs da cui si ottiene
l’intervallo di tempo t tra i due eventi
t = tt  tl = d(1/cs  1/c)
da cui
d = t /(1/cs  1/c) = c cst/(ccs)
Poichè cs è molto piccola rispetto a c, possiamo trascurare cs al denominatore della
frazione, da cui si ottiene
d = cst = 340 m/s  5 s = 1700 m

V-113
Una sorgente sonora di potenza pari a 10 W è posta al centro di una stanza. Calcolare
l'intensità sonora
- a 10 cm di distanza dalla sorgente;
- a 1 m di distanza dalla sorgente.
Dai risultati ottenuti, verificare la validità della legge del quadrato della distanza.

Soluzione
Utilizzando la relazione che lega l’intensità I alla potenza W della sorgente e alla superficie
su cui si distribuisce l’onda, I = W/S con S = 4πr2, si ottiene:
- a d1 = 10 cm: I1 = 10/[4π(0,1)2] W/m2 = 79,58 W/m2
- a d2 = 1 m: I2= 10/[4π(1)2] W/m2 = 79,58·10-2 W/m2
Si verifica quindi che aumentando la distanza dalla sorgente di un fattore 10 (d 2/d1 = 1
m/0,1 m = 10) l’intensità sonora diminuisce di un fattore (10)2 = 100 (I2/I1 = 10-2).

V-114
A distanza d1 da una sorgente sonora si misura una intensità I1. A quale distanza d2 dalla
sorgente l’intensità si sarà ridotta a 1/9 ?

Soluzione
Ricordiamo la legge del quadrato della distanza
d12
I2  I1  2
d2
da cui si ottiene
I I
d2  1  d12  d1  1  d1  9  3d1
I2 I2
Triplicando la distanza (d  3d) l’intensita si attenua di un fattore 9

V-115
Si determini la frequenza fondamentale di risonanza e la frequenza delle due successive
armoniche prodotte in una canna d’organo aperta alle due estremità e di lunghezza pari a
80 cm.

Soluzione
Un condotto aperto alle due estremità è assimilabile ad una corda e le onde stazionarie
che vi si formano obbediscono alla relazione f n = nv/(2L), dove L è la lunghezza del
condotto e v è la velocità dell’onda, pari a 344 m/s. Si ha dunque:
- per la frequenza fondamentale: f1 = (344 m/s)/(2·0,8 m) = 215 Hz;
- per la seconda armonica: f2 = (2·344 m/s)/(2·0,8 m) = 430 Hz;
- per la terza armonica: f3 = (3·344 m/s)/(2·0,8 m) = 645 Hz.

V-116
Volendo costruire un sistema di produzione di suoni costituito da tubi aperti ad entrambi gli
estremi e che copra tutto l’intervallo di udibilità umana (da 20 Hz a 20 kHz), quali
sarebbero le lunghezze minima e massima dei tubi (si consideri la sola armonica
fondamentale).

Soluzione
La condizione di risonanza di un tubo aperto alle due estremità è data dalla relazione

L  n dove L rappresenta la lunghezza del tubo ed n  1, 2,  è un numero intero;
2
ponendo n=1 si seleziona l’armonica fondamentale.

Ricordando inoltre che cs = f (cs = 340 m/s rappresenta la velocità del suono in aria ed f
la frequenza) e riferendoci alla sola armonica fondamentale si avrà
L=cs/(2f)
ovvero
Lmin= cs/(2fmax) = (340 m/s)/(220103 Hz) = 8,510-3 m = 8,5 mm

Lmax= cs/(2fmin) = (340 m/s)/(20Hz) = 8,5 m

V-117
Si determini la sensazione sonora in dB provocata da un altoparlante di potenza P=50W
posto ad una distanza d=100m assumendo che esso irradi nel solo semispazio frontale.

Soluzione
Se l’altoparlante irradia energia acustica nel solo semispazio frontale, la potenza emessa
sarà distribuita, alla distanza d, sulla superficie di una semisfera di raggio d.
L’intensità a tale distanza dall’altoparlante sarà allora
I = P/(2d2) = 50W/(2104 m2) = 7,9610-4 W/m2
e la corrspondente sensazione sonora
IL = 10 log10(I/Io) = 10 log10(7,9610-4/10-12) = 10 log10(7,96108) =
= 10 log10(108) + 10 log10(7,96) = 80 dB + 9 dB = 89 dB
(nella soluzione si è fatto uso della proprietà dei logaritmi log(ab) = log a + log b)

V-118
Una radio produce un livello di intensità sonora IL=74 dB ad una distanza d =1m.
Calcolare la potenza totale dell’apparecchio e la potenza sonora che investe l’orecchio
supponendo un padiglione auricolare di superficie S=12 cm 2.

Soluzione

Calcoliamo innanzitutto l’intensità sonora I alla distanza considerata. Dalla definizione di IL


(dB)
IL = 10 log10 (I/Io)
-12 2
dove Io = 10 W/m . Quindi
log10 (I/Io) = IL/10
ovvero, dalla definizione di logaritmo
10(IL/10) = I/Io
ed infine
I = Io10(IL/10) = 10-1210(74/10) W/m2 = 10-12107,4 W/m2 = 100,4 10-12107 W/m2 =
= 2,510-5 W/m2

Se supponiamo che l’apparecchio irradi uniformemente in tutto lo spazio, la potenza P


sarà legata alla distanza d dalla relazione
I = P/(4d2)
da cui si ricava
P = I 4d2 = 2,510-5 W/m2  4(1m)2 = 3,1410-4 W = 0,314 mW

La potenza che investe l’orecchio si ottiene moltiplicando l’intensità sonora I, che


rappresenta la potenza trasportata dal suono per unità di superficie, per la superficie del
padiglione auricolare:
Porecchio = IS = 2,510-5 W/m2  1210-4 m2 = 310-8 W

Come si può osservare dal risultato, solo una piccola parte della potenza acustica emessa
dall’apparecchio è utile ai fini dell’udito dell’ascoltatore.

V-119
Un martello pneumatico produce, ad una distanza d1=1m di distanza, una sensazione
sonora IL1=120 dB. Trovare a quale distanza d2 occorre portarsi affinchè la sensazione
sonora scenda a IL2=80dB.

Soluzione

Dalle definizioni di sensazione sonora:


I I
IL1  10 log 10 1 ; IL 2  10 log 10 2
Io Io
dove I1 ed I2 sono legate dalla legge del quadrato della distanza
d 22
I1  2  I 2
d1
Sostituendo si ha allora
I  I d2  I d2 d
IL1  10 log10 1  10 log10  2  22   10 log10 2  10 log10 22  IL 2  20 log10 2
Io  Io d1  Io d1 d1
dove nell’ultimo passaggio si è utilizzata la proprietà log an = nlog a. Quindi
d IL  IL 2
log 10 2  1
d1 20
e
IL1  IL 2 12080

d 2  d1  10 20
 1  10 20
m  100 m

V-120
Ottica
Si calcoli l’intensità luminosa prodotta da una lampadina da 150 W a distanza di 1,5 m,
utilizzando l’analogia tra intensità luminosa e intensità sonora.

Soluzione
Vale per l’intensità luminosa la stessa legge dell’intensità sonora, I = W/S. Si ottiene
dunque:
I = W/S = W/(4πr2) = 150/[4π(1,5)2] W/m2 = 5,3 W/m2

V-121
Un raggio di luce verde, di lunghezza d’onda nel vuoto λo = 525 nm, entra in un mezzo che
ha indice di rifrazione n = 1,4. Determinare, nel mezzo: frequenza, lunghezza d’onda e
velocità.

Soluzione
La frequenza di un’onda rimane uguale in ogni mezzo e dunque la frequenza nel mezzo è
pari a quella nel vuoto:
f = fo = c/λo = (3·108 m/s)/(525·10-9 m) = 5,7·1014 Hz
La velocità dell’onda nel mezzo dipende dall’indice di rifrazione ed è pari a:
v = c/n = (3·108 m/s)/1,4 = 2,14·108 m/s
La lunghezza d’onda nel mezzo dipende anch’essa dall’indice di rifrazione ed è pari a:
λ = v/f = c/(nf) = λo/n = (525·10-9 m)/1,4 = 375·10-9 m = 375 nm

V-122
Si determini l’angolo limite per il quale un raggio luminoso in una fibra ottica posta in aria
subisce riflessione totale, rimanendovi intrappolato. Per la fibra si consideri una materia
plastica di indice di rifrazione n = 1,46.

Soluzione
L’angolo limite si ottiene imponendo un angolo di rifrazione pari a 90 o. Utilizzando la
relazione di Snell:
nfibra senθL = naria sen90o = 1
si ricava:
senθL = 1/nfibra = 1/1,46 = 0,685
dal cui si ottiene: θL = 43o.

V-123
Un proiettore per diapositive utilizza una lente convergente di 10 diottrie che permette di
ottenere un’immagine nitida su uno schermo posto a 2,5 m dalla lente. Calcolare la
distanza tra la lente e la diapositiva. Se una delle due dimensioni della diapositiva è pari a
36 mm, si calcoli la corrispondente dimensione dell’immagine sullo schermo.

Soluzione
Per determinare la posizione della diapositiva si consideri la legge dei punti coniugati,
1/f = 1/p + 1/q,
dove f = 10 cm e q = 2,5 m. La posizione dell’oggetto si ottiene da:
1/p = 1/f – 1/q = 1/(0.1 m) – 1/(2,5 m) = (10 – 0.4) m-1 = 9,6 m-1
da cui p = 0,104 m.

Per determinare la dimensione dell’immagine sullo schermo è necessario calcolare il


guadagno lineare della lente:
G = |q/p| = 2,5/0,104 = 24
da cui si ottiene per la dimensione dell’immagine:
l = 24 · 36 mm = 864 mm = 0,864 m

V-124
VI Radiazioni
Sapendo che l'attività specifica del 60C puro è 1,13106 Ci/kg e che la sua vita media è τ =
7,59 anni, si calcoli quale è la durata approssimativa di una sorgente radioattiva di 60Co,
inizialmente pura, di massa pari a 2 grammi, se si vuole che l'attività della sorgente non sia
inferiore a 21013Bq. (*)

Soluzione
L'attività iniziale A0 della sorgente pura è data dal prodotto dell'attività specifica per la
massa della sorgente
A0 = (1,13106 Ci/kg)(210-3 kg) = 2,26103 Ci

ovvero, ricordando che 1 Ci = 3,71010 Bq


A0 = 2,26103  3,71010 Bq = 8,361013 Bq

Pertanto, la riduzione di attività della sorgente quando essa raggiunge il minimo


accettabile di attività è circa pari ad un fattore 4
A0 8,36  1013 Bq
  4  22
A(t ) 2  10 Bq
13

La durata della sorgente sarà allora pari a circa 2 tempi di dimezzamento


2T1/2 = 2(0,693τ) = 25,26 anni ≈ 11 anni

VI-125
L'attività del radioisotopo 14C che si trova in un essere vivente è di 0,7 nCi per
chilogrammo di massa corporea. Assumendo un'energia media degli elettroni di
decadimento di 100 keV, calcolare il contributo di tale attività alla dose assorbita
annualmente dal corpo umano.

Soluzione
Ricordando che 1 Ci = 3,71010 Bq, l'attività specifica associata ai decadimenti del 14C nel
corpo umano è pari a
A = 0,710-93,71010 Bq/kg = 26 Bq/kg

Il numero N di decadimenti che avvengono in un'anno per chilogrammo di massa corporea


è il prodotto dell'attività espressa in Bq/kg moltiplicato per un'anno espresso in secondi,
ovvero
N = (26 Bq/kg)(36586400 s) = 8,2108 kg-1

In corrispondenza di ogni decadimento viene rilasciata un'energia in media pari a


E = 100 keV = 105 eV = 1051,610-19 J = 1,610-14 J

La dose assorbita annualmente è quindi


D = NE = 8,21081,610-14 J/kg = 1,310-5 Gy = 0,013 mGy

Si consideri che la dose efficace corrispodente è di circa 0,01 mSv all'anno.

Il contributo medio di dose annuale dovuto a sorgenti naturali è dell'ordine di 1,25 Sv, di
cui 0,5 Sv dovuti ai raggi cosmici, 0,5 Sv alla radiazione proveniente dall'ambiente esterno
e la parte restante dovuta a radioisotopi inteni al corpo umano. Il valore calcolato
rappresenta pertanto un contributo di una sola parte su cento rispetto alla dose totale
media annuale per la popolazione non professionalmente esposta.

VI-126
Calcolare il numero di decadimenti α e β necessari per trasformare un nucleo di 226
88 Ra in
206
un nucleo di 82 Pb .

Soluzione
Siano Nα ed Nβ il numero di decadimenti α e β necessari per trasformare il nuclude
226 206
iniziale 88 Ra nel nuclude finale 82 Pb .
Il numero di massa diminusce di 4 unità in ogni decadimento α, mentre resta invariato nel
decadimento β. Possiamo quindi scrivere
226  4Nα = 206

da cui si ottiene semplicemente


Nα = 5

Il numero atomico diminuice di 2 unità nel decadimento α ed aumenta di un'unità nel


decadimento β. Sarà quindi
88  2Nα + Nβ = 82

e pertanto
Nβ = 4

VI-127
Calcolare l'energia assorbita da un soggetto di massa m = 75 kg che viene esposto ad una
dose efficace di 75 mrem di particelle α la cui efficacia biologica media sia W = 20.

Soluzione
Calcoliamo innanzitutto la dose fisica assorbita dal soggetto
D = Deff /W = 7510-3 rem / 20 = 3,7510-3 rad = 3,7510-5 Gy
L'energia assorbita dal soggetto è quindi
E = Dm = (3,7510-5 Gy)(75 kg) = 2,810-3 J

VI-128
VII Indice

I Biomeccanica I-2
Cinematica .................................................................................................................... I-2
Dinamica ....................................................................................................................... I-9
Statica ..........................................................................................................................I-18
II Meccanica dei fluidi II-24
Fluidostatica ................................................................................................................II-24
Fluidodinamica: portata e fluidi ideali ..........................................................................II-37
Fluidodinamica: fluidi reali e viscosità .........................................................................II-47
Fluidi: tensione superficiale .........................................................................................II-61
Fluidi: diffusione, legge di Fick ed osmosi ...................................................................II-68
III Termodinamica III-77
Temperatura e calore .................................................................................................III-77
Gas ideali ...................................................................................................................III-85
Gas reali .....................................................................................................................III-90
Metabolismo umano ...................................................................................................III-91
IV Elettromagnetismo IV-95
Elettrostatica ............................................................................................................. IV-95
Conduzione elettrica................................................................................................ IV-103
V Fenomeni ondulatori V-109
Onde elastiche ed acustica ...................................................................................... V-109
Ottica ........................................................................................................................ V-121
VI Radiazioni VI-125
VII Indice VII-129

VII-129

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