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Universit di L'Aquila

Facolt di Ingegneria
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Appunti dalle Lezioni di
Fisica Tecnica Ambientale
Fondamenti di Acustica Applicata
Capitolo 2:
Acustica Psico-sica
Prof. F. Marcotullio
A.A. 2011 - 2012
Indice
Avvertenze ii
Testi consigliati iii
2 Elementi di acustica psicosica 1
2.1 Fisiologia dellorecchio umano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
2.1.1 Lorecchio esterno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
2.1.2 Lorecchio medio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
2.1.3 Lorecchio interno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
2.2 Caratteristiche delludito normale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.2.1 Soglie di udibilit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.2.2 Il mascheramento uditivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
2.3 La valutazione della sensazione sonora per suoni puri . . . . . . . 9
2.3.1 La scala dei phon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.3.2 La scala dei son . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.4 La valutazione della sensazione sonora per suoni complessi . . . . 12
2.4.1 Il metodo di Zwicker . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
2.4.2 Il metodo di Stevens . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
2.5 La valutazione del disturbo da rumore . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.5.1 La rumorosit ambientale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.5.2 Gli eetti del rumore sulluomo . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.5.2.1 Eetti specici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.5.2.2 Eetti non specici . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.5.3 Principali indici di valutazione del disturbo . . . . . . . . 19
2.5.4 Indice di disturbo da traco . . . . . . . . . . . . . . . . 26
i
Avvertenze
La presente dispensa didattica rivolta agli allievi del Corso di Fisica Tecnica
Ambientale, Corso di Laurea in Ingegneria Edile Architettura e costituisce la
raccolta completa degli argomenti svolti in aula.
Disporre della dispensa tuttavia non esime n dai doverosi approfondimenti
sui testi consigliati, n soprattutto dalla frequenza delle lezioni e delle esercita-
zioni.
Saranno graditi suggerimenti nonch la segnalazione di errori ed inesattezze.
ii
Testi consigliati
Testi consigliati in lingua italiana:
1. Moncada Lo Giudice G., Santoboni S., Acustica, Masson S.p.A., Milano,
1997
2. Cirillo E., Acustica Applicata, McGraw-Hill Libri Italia srl, Milano 1997
3. Rocco L., Fondamenti di Acustica Ambientale, Alinea Editrice, Firenze
1984
Testi consigliati in lingua inglese:
1. Beranek Leo L., Acoustics, McGraw-Hill, New York 1954
iii
Capitolo 2
Elementi di acustica
psicosica
2.1 Fisiologia dellorecchio umano
Lorecchio rappresenta lorgano che opera la trasformazione dei suoni (onde
di pressione) in impulsi nervosi. Da un punto di vista anatomico esso viene
comunemente diviso in:
orecchio esterno: raccoglie le onde acustiche e le converte in moto vibra-
torio della membrana del timpano;
orecchio medio: congiunge meccanicamente la membrana del timpano
allorecchio interno;
orecchio interno: sede delle strutture che sovrintendono alla trasforma-
zione dei moti vibratori in impulsi nervosi i quali vengono trasmessi al
cervello attraverso il nervo acustico e qui tradotti nella sensazione sonora.
2.1.1 Lorecchio esterno
E formato dal padiglione auricolare, dal condotto uditivo e dalla membrana del
timpano.
Il padiglione auricolare forma la parte visibile dellorecchio ed costituito
da una struttura cartilaginea la cui dimensione e forma contribuiscono a modi-
care la struttura dellonda acustica che viene avviata al condotto uditivo. Tali
modicazioni costituiscono informazioni per il riconoscimento e la localizzazione
dei suoni.
Il condotto uditivo (detto anche meato uditivo) costituisce un condotto cu-
taneo che presenta un diametro mediamente pari a circa 7 mm. Esso si estende
dalla conca del padiglione auricolare (estremit aperta) no alla membrana del
timpano (estremit chiusa) per una lunghezza approssimativa di 25 mm. A cau-
sa della particolare congurazione esso si comporta come una canna dorgano
(risonatore) con una frequenza di risonanza prossima a 3500-4000 Hz. In pros-
simit di tali frequenze, la pressione acustica in corrispondenza della membrana
timpanica risulta sensibilmente pi elevata di quella presente in corrispondenza
1
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 2
dellestremit aperta. Ne risulta che il condotto uditivo contribuisce a rendere
il nostro apparato uditivo, nellintervallo di frequenza comprese tra 2000 e 5500
Hz, da 5 a 10 dB pi sensibile di quanto sarebbe se il timpano fosse posiziona-
to sulla supercie della testa. Inoltre il condotto uditivo contribuisce anche a
mantenere costanti la temperatura e lumidit della membrana timpanica le cui
caratteristiche elastiche si modicano profondamente con quelle grandezze.
La membrana del timpano (o anche semplicemente timpano) costituisce il
fondo del canale uditivo e la separazione tra esso e la cavit timpanica. Il
timpano si presenta come un diaframma sottile ma molto resistente, liscio, tra-
sparente, inclinato in basso ed in avanti. Di area pari a circa 0.8 cm
2
, presenta
una struttura costituita da un complesso intrecciarsi di bre disposte sia ra-
dialmente che circolarmente. Allorch viene posto in vibrazione dallonda di
pressione che lo raggiunge attraverso il meato uditivo, esso subisce spostamenti
enormemente piccoli: dellordine di 10
8
cm in condizioni normali (ascolto del
parlato).
2.1.2 Lorecchio medio
E costituito da una cavit contenuta in massima parte nellosso temporale del
cranio nella quale si possono distinguere, tra laltro, la cavit timpanica e la
tromba di Eustachi. La cavit timpanica alloggia il sistema muscolo-scheletrico
composto dalla cosiddetta catena degli ossicini e da due piccoli muscoli detti
tensore del timpano e stapedio.
La cavit timpanica, di volume pari a circa 2 cm
3
, ha forma di una lente
biconcava ed limitata verso lesterno dalla membrana del timpano e verso lin-
terno dalla parete dellorecchio interno. Questultima porta, nella parte alta, la
cosiddetta nestra ovale (A
fo
3 mm
2
) mentre nella parte bassa la nestra ro-
tonda (A
fr
2 mm
2
). Allo scopo di equilibrare la pressione da una parte e dal-
laltra della membrana timpanica, la cavit timpanica messa in comunicazione
con il faringe (e quindi con lesterno) attraverso la tuba di Eustachi.
Martello
L
1/3 L
Staffa
Incudine
Finestra
ovale
Membrana
del timpano
Figura 2.1: Articolazione schematica della catena degli ossicini
La catena degli ossicini costituisce una formazione che assomiglia ad una U
rovesciata di cui un braccio (martello) aderisce alla membrana del timpano, lal-
tro (incudine) si articola con la staa la quale si ssa, mediante tessuto broso,
alla nestra ovale. Sebbene la meccanica del moto della catena degli ossicini
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 3
sia molto complessa, essa pu essere schematizzata mediante il sistema di leve
che mostrato in Fig.2.1. Ci comporta che lorecchio medio, nel trasmettere le
vibrazioni dalla membrana del timpano a quella della nestra ovale riduce la de-
formazione di questultima no ad un terzo di quella, gi molto piccola, che si ha
in corrispondenza della membrana del timpano. Contemporaneamente la forza
che agisce in corrispondenza della nestra ovale (F
fo
= A
fo
p
fo
) pari a tre
volte quella che agisce sul timpano (F
t
= A
t
p
t
). Ne deriva immediatamente
che la pressione che agisce sulla membrana della nestra ovale :
A
fo
p
fo
3 A
t
p
t
da cui p
fo
3 p
t
A
t
A
fo
90 p
T
essendo prossimo a 30 il rapporto A
t
/A
fo
.
Un ruolo importante svolto dal tensore del timpano e dallo stapedio. La
contrazione del muscolo stapedio alleggerisce la pressione della staa sulla ne-
stra ovale; la contrazione del muscolo tensore aumenta la tensione della mem-
brana del timpano e la pressione della staa sulla nestra ovale in quanto sposta
medialmente la catena degli ossicini. Lazione combinata dei due muscoli ren-
de la catena pi rigida facilitando la trasmissione dei suoni pi deboli o, al
contrario, bloccandola in modo che lintensit dei suoni pi forti diminuisca.
Purtroppo questo meccanismo di protezione pu entrare in azione in un tempo
relativamente breve dellordine di 200 ms per cui lorecchio risulta praticamente
indifeso nei confronti di rumori impulsisvi quale pu essere un colpo di arma da
fuoco.
2.1.3 Lorecchio interno
E alloggiato anchesso in prossimit dellosso temporale del cranio e consta di
una parte ossea e di una parte membranosa che sono denominate, appunto,
labirinto osseo e labirinto membranoso. Il primo accoglie il secondo anche se
non ne ripete appieno la forma. Tra la struttura ossea e quella membranosa
(spazio perilinfatico) interposto un liquido incolore detto perilinfa.
Si possono distinguere i canali semicircolari che sovrintendono alle funzioni
statocinetiche e la chiocciola (o coclea) che sovrintende alle funzioni acustiche. I
primi sono localizzati nel cosiddetto settore vestibolare mentre la seconda occupa
il settore cocleare.
Perilinfa
Endolinfa
Nervo
acustico
Canale
cocleare
Membrana
vestibolare
Membrana
basilare
Organo
del Corti
Rampa
timpanica
Rampa
vestibolare
Figura 2.2: Sezione retta della chiocciola
La coclea costituita da un canale la cui struttura ricorda, appunto, il
guscio di una chiocciola che si sviluppa per una lunghezza approssimativa di 35
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 4
mm. La sezione normale, di area pari a circa 4 mm
2
, mostra che la coclea
percorsa assialmente da tre canali distinti: quello superiore denominato rampa
vestibolare, quello inferiore rampa timpanica mentre quello mediano costituisce
il cosiddetto canale cocleare (vedi Fig.2.2).
La rampa vestibolare e la rampa timpanica sono entrambe ricolme di pe-
rilinfa e comunicano tra esse, in corrispondenza del vertice della coclea, per il
tramite di una piccola apertura denominata elicotrema. In corrispondenza della
base della coclea, invece, comunicano entrambe con lorecchio medio: la prima
attraverso la nestra ovale e la seconda attraverso la nestra rotonda.
Il canale cocleare si diparte dalla base della coclea e la percorre nel senso
della lunghezza no allelicotrema. Esso, ricolmo di un liquido detto endolin-
fa, cieco ad entrambe le estremit e presenta sezione approssimativamente
triangolare. Dei tre lati, uno costituito dalla parete della coclea, il secondo
rappresentato dalla membrana vestibolare e il terzo dalla membrana basilare. Su
questultima collocato lorgano del Corti, una struttura complessa racchiusa
tra la membrana basilare e la membrana tettoria, che comprende un elevato
numero di cellule ciliate le quali sono collegate al nervo acustico. La membrana
basilare, mediante la sua particolare struttura, determina le propriet elastiche
del condotto coclere. Infatti la membrana basilare si presenta pi stretta (circa
0.04 mm) e pi tesa in corrispondenza della nestra ovale e pi larga (circa 0.5
mm) e pi lasca in corrispondenza dellelicotrema. Per questa particolare forma,
la membrana basilare presenta frequenze proprie di vibrazione che diminuiscono
man mano che ci si sposta dalla nestra ovale verso lelicotrema.
Staffa
50 Hz
200 Hz
800 Hz
1600 Hz
Figura 2.3: Spostamento della posizione del massimo della deformazione della
membrana basilare con la frequenza.
Supponiamo, ora, che la membrana della nestra ovale venga fatta vibrare
ad opera della staa. Londa di pressione che ne deriva si propaga lungo la
rampa vestibolare, attraversa lelicotrema e procede lungo la rampa timpanica
raggiungendo la nestra rotonda dove si annulla. La medesima onda di pressione
pone in vibrazione la membrana basilare la cui deformazione fa s che la mem-
brana tettoria e lorgano del Corti slittino luno rispetto allaltro deformando
le cellule ciliate. E in seguito a questa deformazione che si generano gli im-
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 5
pulsi nervosi che, attraverso il nervo acustico, raggiungono il cervello. A causa
della particolare struttura della membrana basilare, tuttavia, la vibrazione pre-
senter intensit massima in un particolare punto della membrana decrescendo
in entrambe le direzioni ma pi rapidamente dalla parte dellelicotrema (vedi
Fig.2.3.). Il punto caratterizzato dalla vibrazione pi intensa corrisponde alla
porzione della membrana stessa che presenta una frequenza propria di vibrazione
prossima a quella dellonda eccitatrice (risonanza). Cos, per quanto ricordato
in precedenza, il punto di vibrazione massima si presenta in corrispondenza del-
la nestra ovale per le frequenze pi alte e si sposta verso laltra estremit, pi
lasca e massiccia, al diminuire della frequenza.
0
2
2 2
5
5
50
50
100
100
1000
1000 10000
200
200
500
500
Frequenza (Hz)
A
m
p
i
e
z
z
a

d
i

b
a
n
d
a

(
H
z
)
1/3 dottava
1/6 dottava
Figura 2.4: Ampiezza delle bande critiche in funzione della frequenza.
La membrana basilare, quindi, opera una separazione spaziale delle com-
ponenti armoniche di unonda eccitatrice consentendo allorecchio di percepire i
caratteri distintivi del suono (altezza e timbro). Tale operazione, tuttavia, viene
eettuata per bande (bande critiche) nel senso che lorecchio non in grado di
percepire come distinti suoni le cui frequenze appartengono alla stessa banda
critica. Numerose esperienze hanno evidenziato che la larghezza della banda
critica pressoch costante e pari a circa 100 Hz no a frequenze del suono
utile prossime a 500 Hz. Per frequenze del suono utile superiori a 500 Hz, la
larghezza della banda critica cresce assumendo valori pressoch proporzionali
alla frequenza del predetto suono. Tale dipendenza mostrata in Fig.2.4 la
quale riporta anche la larghezza di bande a terzi dottava. Laccordo giustica
il motivo per cui in acustica si eettuano analisi spettrali per bande a larghezza
percentuale costante.
Le brevi considerazioni precedenti sullanatomia e siologia dellorecchio con-
sente di spiegare abbastanza agevolmente i motivi dellesistenza di una banda di
frequenze udibili. La presenza di un limite inferiore da imputarsi al fatto che
al diminuire della frequenza diventa sempre pi estesa la porzione di membrana
basilare interessata dalla deformazione. In altri termini, per basse frequenze la
membrana basilare tende a vibrare allo stesso modo in ogni punto. Il limite
superiore da imputarsi allinerzia meccanica della catena degli ossicini che,
quindi, taglia le frequenze pi alte.
Concludiamo avvertendo che la sensazione sonora pu essere indotta anche
mediante il meccanismo della conduzione ossea. Perch un suono possa essere
percepito attraverso questa via, in genere richieso un pi elevato livello di
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 6
50
1
2
3
100 1000
Frequenza (Hz)
L
i
v
e
l
l
o

d
i

p
r
e
s
s
i
o
n
e

s
o
n
o
r
a

(
d
B
)
10000 2
-20
-10
10
20
30
40
50
60
0
2 2 5 5
Figura 2.5: Dipendenza della soglia di udibilit dalla frequenza per dierenti
condizioni sperimentali
pressione sonora (circa 60 dB) di quello che costituisce la soglia di udibilit per
conduzione in aria.
2.2 Caratteristiche delludito normale
2.2.1 Soglie di udibilit
Si usa denire soglia di udibilit (in dB) il valore minimo del livello di pressione
sonora ecace (riferito a 210
5
Pa) capace di indurre una sensazione sonora
nellascoltatore medio statistico. Si comprende bene che la soglia di udibilit
dipende da numerosi fattori tra i quali:
le caratteristiche del suono (frequenza);
le caratteristiche delluditore (ad esempio let);
le modalit con cui il suono presentato alluditore. Ci chiaramente
evidenziato dalla Fig.2.5 la quale mostra la soglia di udibilit corrispon-
dente a diverse modalit sperimentali (1. ascolto monaurale in cua, 2.
ascolto binaurale in campo libero, 3. ascolto binaurale in campo diuso);
il punto di rilevazione.
Inoltre si deve distinguere tra il caso in cui la valutazione venga eettuata in
assenza o in presenza di altri suoni o rumori. In questultima ipotesi si usa
parlare di soglia mascherata di udibilit.
A causa di quanto or ora ricordato, ci riferiremo in futuro alla soglia di
udibilit determinata per:
suoni puri;
giovani adulti (18-20 anni) con udito normale (privi cio di patologie a
livello dellorecchio);
ascoltatori posti di fronte alla sorgente e in ascolto binaurale;
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 7
uomini
donne
Et (anni)
P
e
r
d
i
t
a

d
i

u
d
i
t
o

(
d
B
)
4000
4000
20
20
20
35
40
15
15
30
10
10
25
5
5
0
0
30 40 50 60 70
3000
3000
2000
2000
1000
500 - 1000 Hz
500 Hz
Figura 2.6: Perdita di udito in funzione dellet
rilevazione eettuata in campo libero in corrispondenza della testa ma in
assenza delluditore.
La soglia di udibilit cos ottenuta mostra una sensibile dipendenza dalla fre-
quenza del suono puro come mostra chiaramente la Fig.2.5. Come si vede, il
massimo delludibilit (ossia il minimo di soglia) si presenta in corrispondenza
di una frequenza prossima ai 4000 Hz che vicina, come gi accennato, a quella
di risonanza del condotto uditivo dellorecchio esterno.
La soglia di udibilit negativamente inuenzata dallet (presbioacusia).
In genere tale perdita di udito (in dB) si presenta con modalit e in misura
diversa tra luomo e la donna, inizia intorno ai 25 anni e cresce con let (vedi
Fig.2.6). Tale crescita pi rapida per le alte frequenze nel senso che, ad esem-
pio, un uomo dellet di 60 anni presenta una perdita di udito che mediamente
stimabile in circa 5 dB per un suono puro di 500 Hz mentre pu raggiungere i
30 dB o pi per un tono puro a 4000 Hz. Ne deriva che mentre persone giovani
presentano un limite superiore nella banda udibile che pu estendersi no ai 20
kHz, persone di et media vedono ridotto questo limite a 16 kHz o anche no
a 12 kHz. I processi di invecchiamento che sono alla base del fenomeno della
presbioacusia si traducono in genere:
nellispessimento della membrana del timpano;
nella degenerazione delle articolazioni delle ossa;
nella perdita di elasticit della membrana basilare;
nella scomparsa di cellule sensorie dellorgano del Corti e nel nervo acu-
stico.
Indagini su ascoltatori medi ha consentito di determinare, allaltro estremo della
soglia di udibilit, la soglia di non-comfort denita come il livello di pressione
sonora che lorecchio pu tollerare prima ancora che si presentino manifestazioni
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 8
spiacevoli. Dai risultati di tali indagini si stima pari a 110 dB la soglia di non-
comfort per suoni puri. Al di sopra di questo limite, infatti, e no a circa 130 dB
si manifestano sensazioni di prurito attribuibili alla elevata ampiezza del moto
della membrana del timpano. Allorch il livello di pressione sonora raggiunge i
140 dB il disturbo si trasforma in dolore. Anche se non accuratamente noti per
ovvi motivi, sembrano stimabili in 150-160 dB i livelli sonori che provocano un
danno uditivo immediato. A dierenza di quanto visto per la soglia di udibilit,
quella del non-comfort si presenta indipendente dalla frequenza tra 50 e 8000
Hz.
2.2.2 Il mascheramento uditivo
100
100
80
80
60
60
M
(
d
B
)
(Hz 100)
40
40
20
20
8 16 24 32 40
0
0
400 Hz
Figura 2.7: Mascheramento (ordinate) di toni puri di data frequenza (ascisse)
ad opera di un tono puro di 400 Hz
Se lorecchio viene raggiunto contemporaneamente da due suoni di diversa
intensit, in determinate circostanze viene percepito, dei due suoni, solo quello
pi intenso. Siamo in presenza del fenomeno del mascheramento. Allo sco-
po di valutare quantitativamente il fenomeno, deniamo il mascheramento M,
espresso in dB, come linnalzamento che subisce la soglia di udibilit del suono
mascherato (o suono utile) per la presenza del suono mascherante, ossia:
M = L
m
L
0
dB
in cui L
m
e L
0
rappresentano, rispettivamente, il livello di soglia in presenza ed
in assenza del mascheramento.
La Fig.2.7 consente di valutare il mascheramento M (ordinate) per suoni
puri di assegnata frequenza (ascisse) in presenza di un tono puro mascherante
di 400 Hz il cui livello di pressione acustica (dB) quello riportato a anco
di ciascuna curva. Ad esempio si vede che un tono puro di 2000 Hz subisce
un mascheramento M pari a circa 53 dB da parte di un tono puro di 400
Hz e 80 dB. Perch il suono di 2000 Hz risulti udibile in queste circostanze,
quindi, il relativo livello (L
m
) deve essere almeno 53 dBpi elevato della soglia
di udibilit (L
0
) in assenza di mascheramento. Inoltre si verica facilmente che
il medesimo suono mascherante meno ecace nei riguardi di un tono puro
a 200 Hz (M 20 dB). Questultimo risultato generalizzabile: se
M
la
frequenza del suono mascherante, il mascheramento M sempre pi ecace
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 9
per toni puri di frequenza >
M
rispetto a toni puri di frequenza <
M
.
Per
M
leetto di mascheramento si riduce. Ci accade perch il suono
mascherato non viene percepito come suono separato, ma a causa del fenomeno
dei battimenti
1
, appare piuttosto come una uttuazione del suono mascherante.
Lanalisi della Fig.2.7 consente, inoltre, di osservare che al diminuire del li-
vello di pressione sonora del suono puro disturbante (400 Hz) diventa sempre
pi stretta la banda delle frequenze mascherate. Il tono puro a 2000 Hz conside-
rato sopra non subisce alcun eetto di mascheramento se il suono mascherante
presenta un livello sonoro inferiore a 40 dB.
Se il suono mascherante a spettro continuo (rumore), lesperienza mostra
che il mascheramento M dovuto principalmente ad una ristretta banda di
frequenze centrata sul suono mascherato (banda critica).
Se L
B
il livello di pressione sonora in corrispondenza della banda critica
mascherante, di origine sperimentale la:
M = L
B
4
purch il livello L
B
non dierisca troppo da quello delle bande critiche adiacenti.
Concludiamo questo argomento considerando il caso pi frequente nella pra-
tica del mascheramento di un suono complesso da parte di un suono complesso.
Lanalisi avviene ancora con riferimento alle bande critiche per laudizione. Per
ciascuna banda critica si pu calcolare la dierenza tra il livello del suono ma-
scherato e quello del suono mascherante: evidente che al ne dellascolto del
suono mascherato risultano utili solo quelle bande in cui il livello del suono
mascherato pi elevato del suono mascherante.
2.3 La valutazione della sensazione sonora per
suoni puri
Sebbene le conoscenze dellanatomia e della siologia dellapparato uditivo siano
molto avanzate, esse non consentono di ricavare il legame quantitativo, molto
importante per le applicazioni dellingegneria, tra lintensit della sensazione
sonora equivalente (una grandezza psicoacustica) e le grandezze siche che ca-
ratterizzano il suono responsabile della sensazione stessa. E per tale motivo
che si ricorso alla rilevazione sperimentale su un campione di ascoltatori con
udito normale.
2.3.1 La scala dei phon
Ci premesso, consideriamo due suoni puri:
1. il primo, A, di frequenza convenzionalmente assunta pari a
A
= 1000 Hz
che costituisce il suono di riferimento;
2. il secondo, B, di data frequenza
B
e livello di pressione acustica L
B
(dB).
1
Fenomeno dovuto alla sovrapposizione di due suoni aventi frequenze prossime tra loro.
Esso viene percepito come un aumento e una diminuzione della sensazione con una frequenza
che pari alla dierenza dei suoni componenti.
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 10
Soglia di
udibilit
L
i
v
e
l
l
o

d
i

p
r
e
s
s
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o
n
e

s
o
n
o
r
a

(
d
B
)
Frequenza (Hz)
0
10
20
20 2 2 30 3 3 40 4 4 60 6 6
30
40
50
60
100 1000 10000
70
80
90
100
110
120
130
140
phon
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
Figura 2.8: Audiogramma normale
Supponiamo, ora, di variare il livello di pressione sonora di A nch una as-
segnata percentuale del campione di ascoltatori percepisce i due suoni di pari
intensit. Se indichiamo con L
A
(dB) il livello di pressione acustica di A in tale
condizione, diciamo che il suono puro B presenta un livello di intensit della
sensazione sonora equivalente pari a L
A
phon. In altre parole, un suono puro
di x phon viene percepito della stessa intensit di un tono puro a 1000 Hz che
presenta un livello di pressione acustica pari a x dB.
Su un diagramma L
p
, il luogo dei punti che rappresentano suoni puri
caratterizzati dallo stesso livello di intensit della sensazione sonora equivalente
(phon) costituisce una curva isofonica. La famiglia di curve isofoniche riportate
in Fig.2.8 costituisce laudiogramma normale realizzato attraverso un lungo e
paziente lavoro da Fletcher e Munson (1942). Esso riporta, tratteggiata, la
soglia di udibilit.
Osserviamo che, a causa della minore sensibilit dellorecchio, un livello di
pressione sonora considerevolmente pi elevata richiesta alle basse frequenze
se si vuole che esse risultino ugualmente udibili di quelle medio-alte. E ci
tanto pi vero quanto pi basso il livello di pressione sonora (curve isofoniche
inferiori). Man mano che ci si sposta nella parte alta del diagramma, infatti, le
isofoniche tendono ad appiattirsi evidenziando un comportamento dellorecchio
meno selettivo nei confronti della frequenza.
2
Avvertiamo che laudiogramma normale di Fletcher e Munson riportato in
Fig.2.8 stato ottenuto nel rispetto di precise modalit sperimentali e quindi
c da attendersi che le indicazioni che esso fornisce possano discostarsi anche
di molto per situazioni diverse.
Laudiogramma normale consente, quindi, dati due suoni puri di stabilire
quale dei due viene percepito con maggiore intensit. Non tuttavia in grado:
stabilire, assegnati due suoni puri, in che misura lintensit della sensazione
prodotta dal primo pi alta o pi bassa di quella prodotta dal secondo.
valutare lintensit della sensazione sonora indotta da suoni complessi.
2
Questi risultati sono molto importanti nella riproduzione ad alta fedelt. Infatti se si vuole
mantenere lo stesso contenuto tonale di un suono allorch viene ascoltato a diverso volume,
necessario provvedere ad esaltare (o a smorzare) le basse frequenze.
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 11
Al primo dei predetti quesiti si risposto introducendo la scale dei sone, al
secondo introducendo particolari procedure (Stevens e Zwicker) come descritto
nel seguito
2.3.2 La scala dei son
Consideriamo due sorgenti che emettono suoni puri di uguale frequenza e inten-
sit. Ad un campione di ascoltatori viene chiesto di variare lintensit di uno dei
due suoni nch essi vengono percepiti, ad esempio, luno di intensit doppia
dellaltro o comunque nch non si stabilisca un rapporto semplice assegnato
tra le rispettive intensit soggettive. I dati derivanti da una estesa campagna di
misure in tal senso sono allorigine della curva riportata in Fig.2.9 la quale lega
il livello della intensit della sensazione sonora equivalente espresso in phon alla
medesima grandezza espressa in son, la quale, rispetto alla prima, risulta pi
immediatamente correlabile allintensit percepita. La medesima gura mostra:
1. che un son corrisponde a 40 phon;
2. che un incremento di 10 phon comporta un raddoppio dellintensit sog-
gettiva equivalente espressa in son.
Alla luce di questi risultati si ha:
phon =
1.2 + log
10
(sone)
0.03
; son = 2
0.1(phon40)
(2.1)
Sulla base di quanto su ricordato, si pu vericare che la riduzione di un suono
da 80 a 70 phon comporta il dimezzamento (da 16 a 8 son) dellintensit con
cui esso viene percepito.
0.1
0
1
10
100
0.2
2
20
20 40 60 80 100 120
200
0.3
3
30
300
0.5
S
o
n
Phon
5
50
Figura 2.9: Legame tra la scala dei son e dei phon
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 12
2.4 La valutazione della sensazione sonora per
suoni complessi
Allorch il suono complesso, la valutazione dellintensit con cui esso perce-
pito non pu essere calcolato partendo dalle conoscenze nora acquisite le quali
sono valide solo per suoni puri, ma bisogna ricorrere a procedure che devono
tenere conto sia della composizione spettrale del suono complesso (in genera-
le a bande dottava o
1
3
dottava) sia del mascheramento che ciascuna banda
opera nei riguardi delle altre. Esistono in letteratura due procedure, entrambe
standardizzate, che consentono di raggiungere lo scopo.
2.4.1 Il metodo di Zwicker
La prima, dovuta a Zwicker, valida sia per campo sonoro diuso che libero.
Opera partendo da unanalisi spettrale del rumore a bande di
1
3
dottava e si
presenta abbastanza complessa principalmente perch si propone di tenere in
conto della dissimmetria del fenomeno del mascheramento. Il procedimento
essenzialmente graco in quanto la procedura sviluppata per via analitica tanto
complessa da richiedere, in alcuni casi, luso di un mezzo di calcolo automatico.
Proprio a causa di questa complessit non viene illustrato in queste pagine, ma
una trattazione pu trovarsi in letteratura.
2.4.2 Il metodo di Stevens
La seconda, dovuta a Stevens, valida per il solo campo sonoro diuso ed quella
che esamineremo in dettaglio nel seguito. Essa basato su una correlazione di
natura empirica di dati sperimentali e fa ricorso al diagramma mostrato in
Fig.2.4.2. Esso riporta in ascisse il logaritmo decimale della frequenza centrale
di banda (Hz), in ordinate il livello di pressione acustica (dB) e, riferite a questi
assi, una famiglia di curve di uguale intensit di sensazione il cui valore (in son)
riportato in corrispondenza di ciascuna di esse. La procedura si articola nei
seguenti passi.
1. Analisi in frequenza del suono complesso a bande dottava o a terzi dot-
tava.
2. Per ciascuna delle bande precedenti si ricava un indice di intensit della
sensazione sonora S
j
espresso in son dal diagramma di Fig.2.4.2.
3. I valori S
j
ricavati al passo precedente, uno per ciascuna delle N bande
analizzate, vengono combinati secondo la:
S = S
M
(1 F) +F

N
j=1
S
j
son
nella quale S
M
rappresenta il valore pi elevato tra gli N livelli S
j
e
F un fattore che dipende dal tipo di analisi eettuata (0.15, 0.20, 0.30
rispettivamente per analisi a
1
3
,
1
2
e
1
1
dottava) il quale si propone di
tenere in conto del mascheramento.
4. Se necessario, il valore in son cos ottenuto pu essere trasformato in phon
mediante le (2.1) o attraverso il diagramma di Fig.2.9.
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 13
Esempio - Supponiamo che lanalisi spettrale a banda dottava di un rumore
dia i risultati riportati nella tabella seguente.
Hz 63 125 250 500 1000 2000 4000 8000
dB 56 56 65 70 81 81 78 73
Attraverso il graco della Fig. si ricavano per ciascuna banda gli indici di
intensit S
j
riportati nella tabella seguente:
Hz 63 125 250 500 1000 2000 4000 8000
sone 1.2 1.8 4.6 6.8 18 22 21 19
Si ricava facilmente che:
S
M
= 22 sone;

S
j
= 94.4 sone
per cui lintensit della sensazione sonora del suono complesso pari a:
S = 22 (1 0.3) + 0.3 94.4 44 sone
avendo assunto F = 0.3 per lanalisi a banda dottava.
d
B
Hz
63
125
250
500
1000
2000
4000
8000
12000
31.5
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
120
0.1
0.2
0.3
0.5
0.7
1.0
1.5
2
2.5
3
4
5
6
8
10
12
15
20
25
30
40
50
60
80
100
150
Indice di sensazione
Figura 2.10: Curve di uguale intensit di sensazione (in son) in funzione del
livello di pressione sonora (in ordinate) e della frequenza (in ascisse)
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 14
2.5 La valutazione del disturbo da rumore
2.5.1 La rumorosit ambientale
La rumorosit ambientale si sviluppata di pari passo con il progresso tecnolo-
gico ovvero con le importanti modicazioni che questo ha indotto sia nellassetto
del territorio che nelle abitudini di vita della popolazione.
Lincremento della urbanizzazione e la conseguente concentrazione di attivit
diverse in aree ristrette ha prodotto laumento delle cause di rumore (Tab.2.1)
e automaticamente anche laumento della popolazione esposta. Per fornire solo
una idea delle dimensioni del fenomeno, si consideri che, con riferimento ai soli
Paesi membri della OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economici), gi negli anni 90 si stimava in ben 130 milioni le persone (circa il
16% dellintera popolazione) sottoposte a livelli sonori capaci di provocare non
solo disturbo, ma anche veri e propri danni a carico dellapparato uditivo.
Sorgenti di rumore % persone disturbate
Traco stradale 36
Traco aereo 9
Traco ferroviario 5
Industria e costruzioni 4
Rumori interni allabitazione 4
Rumori dei vicini 6
Bambini 9
Voci di adulti 10
Radio e televisione 7
Tabella 2.1: Cause di rumore e percentuale di persone disturbate
Una ulteriore causa di rumorosit ambientale pu essere individuata nel
ricorso massiccio allautomazione sia da parte delle attivit industriali che arti-
gianali.
E per tale motivo che il rumore viene considerato oggi un vero e proprio
inquinante sico alla stregua di quello termico, radioattivo e elettromagnetico e
va acquistando una crescente importanza sociale ed economica. Basti conside-
rare che in rapido aumento il numero delle Nazioni che si vanno fornendo di
normative tecniche speciche nalizzate alla tutela della salute pubblica. Anche
il nostro Paese si mosso gi dalla met degli anni 90 in tale direzione.
2.5.2 Gli eetti del rumore sulluomo
Il rumore costituisce un suono non desiderato e come tale in grado di esercitare
una inuenza negativa sul benessere sico e psichico dellindividuo colpito. Gli
eetti del rumore sulluomo possono essere classicati sulla base del loro ambito
di inuenza; si parla perci di eetti di tipo specico, eetti di tipo non specico
e di eetti psico-sociali.
I primi sono quelli direttamente collegati allorgano delludito, i secondi sono
quelli che interessano lorganismo nel suo complesso, gli eetti psico-sociali pur
non esplicando unazione diretta su organi o tessuti, determinano tuttavia una-
zione di disturbo che pu limitarsi allambito strettamente soggettivo, ma che
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 15
pu anche riettersi sulle relazioni interpersonali no ad interessare i rapporti
tra luomo e la collettivit.
2.5.2.1 Eetti specici
Gli eetti specici consistono, in ordine di importanza:
nel mascheramento di suoni utili come, ad esempio, il parlato o la musica;
nella perdita temporanea delle facolt uditive (aaticamento uditivo);
nella perdita permanente delle facolt uditive (danno uditivo, sordit pro-
fessionale)
Mascheramento di suoni utili Leetto pi immediatamente evidente del
rumore la sua capacit di interferire con la percezione di altri suoni ossia
la sua capacit di mascheramento. Questo mascheramento naturalmente un
eetto legato solo temporalmente alla durata del rumore: cessato il rumore cessa
leetto di mascheramento.
Il fenomeno del mascheramento uditivo e delle sue caratteristiche sono gi
state esaminate in un precedente paragrafo a cui si rimanda.
Laaticamento uditivo Lesposizione ad un evento sonoro di una certa in-
tensit inuenza negativamente le prestazioni dellapparato uditivo. Per fornire
una misura quantitativa di questa diminuita funzionalit (ipoacusia) viene intro-
dotto lo spostamento di soglia (in dB) inteso come la dierenza che si manifesta
tra la soglia di udibilit rilevata prima e dopo lesposizione.
A prescindere dallentit, lesperienza mostra che lo spostamento di soglia
pu:
annullarsi dopo un certo tempo misurato dal momento in cui cessa lespo-
sizione; si usa parlare allora di spostamento temporaneo di soglia (TTS-
Temporary Threshold Shift) o anche di fatica uditiva. In questo caso
lo spostamento temporaneo di soglia varia in funzione dellintervallo di
tempo intercorso dalla ne dellesposizione (post-esposizione). Allo sco-
po di eliminare tali dipendenze, per spostamento temporaneo di soglia
si intende, convenzionalmente, quella misurata 2 minuti dopo il termine
dellesposizione e spesso indicata TTS
2
;
permanere indenitamente; siamo in presenza di uno spostamento perma-
nente di soglia (PTS-Permanent Threshold Shift) e quindi di un vero e
proprio danno uditivo.
Va detto che anche una sola esposizione ad un suono molto intenso (ad esempio
unesplosione) pu danneggiare meccanicamente ed in misura pi o meno estesa
parti importanti dellorecchio (trauma acustico); in questi casi pu presentarsi
la perforazione del timpano, il danneggiamento della catena degli ossicini no
alla distruzione di larga parte delle cellule ciliate e delle bre del nervo acustico.
Tralasciando il danno per trauma acustico, possiamo aermare che la fatica
uditiva conseguente allesposizione al rumore inuenzata non solo dalle carat-
teristiche siche del suono (livello sonoro e forma dello spettro) ma anche dalla
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 16
durata dellesposizione e dalle caratteristiche delluditore. Tale legame funzio-
nale non noto, ma alcune linee di tendenza sono emerse da misure sperimentali
eettuate su campioni signicativi di lavoratori di un certo numero di aziende
e come tali sottoposti ad un rumore di caratteristiche sucientemente denite.
Con riferimento allinuenza del tempo di esposizione e del livello sonoro
sullo spostamento temporaneo di soglia possiamo aermare quanto segue.
1. Lo spostamento di soglia TTS
2
(in dB) proporzionale al logaritmo del
tempo di esposizione. A parit di questultimo, TTS
2
aumenta linearmen-
te con il livello medio del suono che lha provocata partendo da circa 80
dB e no a circa 130 dB.
2. La TTS
2
diminuisce proporzionalmente al logaritmo del tempo di post-
esposizione nei casi in cui TTS
2
< 40 dB. Per TTS
2
> 40 dB la predetta
dipendenza logaritmica si trasforma in lineare con il conseguente aumento
dei tempi di remissione del fenomeno di fatica uditiva. Diciamo qui che
opinione corrente che valori dello spostamento temporaneo di soglia del-
lordine di 40 50 dB costituiscano una sorta di limite di attenzione da
non superare se si vuole evitare il pericolo di danno uditivo permanente.
Con riferimento allinuenza della composizione spettrale e dellandamento tem-
porale su TTS
2
possiamo dire che:
1. suoni di frequenza pi elevata producono un pi elevato TTS
2
a parit di
ogni altra condizione. Ci comporta che rumori ricchi di frequenze medio-
basse presentano minori rischi di rumori ricchi di frequenze medio-alte
(specialmente nellintorno di quelle per le quali lorecchio presenta una
maggiore sensibilit) a parit di ogni altra condizione.
2. Suoni intermittenti sono meno ecaci nel produrre spostamenti di soglia
di suoni stazionari a parit di livello. Ci si spiega tenendo conto che
TTS
2
proporzionale allenergia sonora che investe lorecchio e quindi, a
parit di livello sonoro, alla frazione di tempo in cui il rumore attivo.
3. Lo spostamento temporaneo di soglia subisce notevoli variazioni da indi-
viduo e individuo cos come pure esistono notevoli variazioni nel tempo di
recupero; n esiste, a tuttoggi, la possibilit di quanticare queste die-
renze. Ci che sembra certo che le variazioni individuali sono distribuite,
in generale, in modo normale.
Danno uditivo e sordit professionale Come gi anticipato, lesposizione
continuativa per lunghi periodi a suoni caratterizzati da livelli di pressione so-
nora superiori a 70-75 dBA
3
si traduce in uno spostamento permanente della
soglia di udibilit (PTS) imputabile ad una progressiva degenerazione delle cel-
lule ciliate e di strutture accessorie dellorgano del Corti. Secondo una teoria
accreditata tale processo degenerativo sarebbe da attribuirsi al continuo lavo-
ro cui sono sottoposte le strutture ricettive dellorecchio. Tale lavoro inuenza
negativamente i processi metabolici che contribuiscono alla vita delle cellule
dei recettori stessi. In altri termini, la degenerazione delle strutture recettive
avverrebbe in seguito a superlavoro.
3
Il livello ponderato A (dBA) verr introdotto nel prossimo capitolo.
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 17
Esposizione
Frequenza (Hz)
P
r
e
s
u
n
t
o

s
p
o
s
t
a
m
e
n
t
o

m
e
d
i
o

d
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s
o
g
l
i
a

i
n
d
o
t
t
o

d
a

r
u
m
o
r
e

(
d
B
)
125
70
60
50
40
30
20
10
0
250 500 1000 2000 3000 4000 6000
5 - 9 anni
15 - 19 anni
25 - 29 anni
35 - 39 anni
40 - 52 anni
Figura 2.11: Evoluzione dello spostamento permanente di soglia con il tempo
di esposizione provocato da un rumore industriale.
Tempo di esposizione (anni)
S
p
o
s
t
a
m
e
n
t
o

m
e
d
i
o

d
i

s
o
g
l
i
a
i
n
d
o
t
t
o

d
a

r
u
m
o
r
e

(
d
B
)
60
50
50
40
40
30
30
20
20
10
10
0
0
1000 Hz
2000 Hz
3000 Hz
4000 Hz
Figura 2.12: Spostamento di soglia in funzione del tempo di esposizione per
alcune frequenze tipiche
La Fig.2.11 mostra la modicazione che subisce la PTS con il tempo di espo-
sizione ad un rumore industriale. I dati si riferiscono ad una rilevazione su un
campione di oltre mille occupati in nove dierenti aziende e perci a rumori di
caratteristiche spettrali dierenziate. Losservazione della predetta gura mo-
stra come la perdita di udito inizia a manifestarsi in corrispondenza di circa 4000
Hz (nel campo di frequenze dove la sensibilit dellorecchio presenta il suo valo-
re massimo). Con il protrarsi del tempo desposizione il campo delle frequenze
compromesse tende ad allargarsi allintervallo 2000-6000 Hz. Successivamente
lo spostamento permanente di soglia raggiunge valori signicativi (25 dB o pi)
in corrispondenza di frequenze via via pi basse (1000 Hz no a 500 Hz). In
questa fase il danno uditivo ha interessato il campo di frequenze caratteristico
della voce umana e lindividuo colpito inizia a presentare serie dicolt nella
comprensione del parlato.
Come gi visto per lo spostamento temporaneo di soglia, anche quello per-
manente inuenzato dallo spettro del rumore disturbante. Lorecchio, infatti,
continua a dimostrarsi pi resistente per suoni a bassa frequenza rispetto a quelli
di frequenza medio alta. Una ulteriore analogia tra lo spostamento temporaneo
e permanente di soglia riguarda gli eetti del rumore intermittente il quale an-
cora una volta si rivela meno pericoloso di uno stazionario a parit di ogni altra
condizione.
La Fig.2.12 riporta la dipendenza, ancora per rumore industriale, dello spo-
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 18
stamento permanente di soglia in funzione del tempo di esposizione per alcune
frequenze tipiche. Come si vede, la perdita di udito in corrispondenza delle alte
frequenze (> 3000 Hz) subisce un rapido incremento nei primi 10-15 anni di
esposizione per poi mantenersi quasi costante. Di contro, per frequenze medio-
basse (< 2000 Hz) lo spostamento di soglia presenta un gradiente pi contenuto
anche se la crescita non sembra presentare arresti.
2.5.2.2 Eetti non specici
Studi recenti mostrano che il rumore in grado di provocare anche eetti negati-
vi non specici o extrauditivi la cui entit non facilmente quanticabile a cau-
sa a) della diversa reazione dellindividuo alla sollecitazione acustica e b) della
concomitanza di altri stimoli ambientali dai quali il rumore risulta dicilmente
separabile.
Gli eetti extrauditivi vengono correntemente distinti in:
eetti neuroendocrini e psicologici;
eetti psicosomatici
4
.
Eetti neuroendocrini e psicologici E dimostrato che il rumore agisce sul
sistema nervoso. Una misura di tali eetti pu essere quantizzata correlandola,
ad esempio, alle modicazioni subite dalla circolazione celebrale o dallo stato di
tensione muscolare o anche dallelettroencefalogramma in concomitanza di uno
stimolo acustico. E stato rilevato che rumori di intensit compresa tra i 60 e gli
80 dB, ad esempio, sono in grado di produrre su soggetti ansiosi variazioni ence-
falograche statisticamente signicative rispetto a quelle mostrate in condizioni
di relativa silenziosit. Rumori di intensit superiore agli 80 dB, al contrario,
producono costantemente modicazioni dellelettroencefalogramma che diventa-
no tanto pi importanti quanto pi elevato il livello dello stimolo e tanto pi
lungo il tempo di esposizione. Allo scopo di fornire unidea dellimportanza
del fenomeno, diciamo che livelli superiori ai 115 dB sono in grado di produrre
modicazioni importanti nel tracciato encefalograco il quale presenta caratteri
simili a quello rilevato in soggetti in preda a crisi epilettiche.
Allo stesso modo, soggetti sottoposti a stimoli sonori molto intensi posso-
no lamentare stordimento, dicolt nella parola, cefalea, senso di spossatezza,
irritabilit e inquietudine.
Livelli di pressione acustica elevati (110 dB o pi) possono interessare an-
che il sistema endocrino che reagisce dapprima con una iperattivit delliposi,
della tiroide e delle ghiandole surrenali alla quale pu seguire una fase di inibi-
zione della funzionalit che riprende dopo un certo tempo dalla cessazione dello
stimolo acustico.
Studi sugli eetti psicologici del rumore hanno evidenziato nei soggetti inte-
ressati manifestazioni di irritabilit, incertezza e angoscia le quali possono anche
portare a modicazione della personalit o alla accentuazione di certi aspetti
della personalit stessa; tali modicazioni possono provocare, specialmente in
soggetti psicolabili, atteggiamenti di aggressivit o di riuto con conseguenti
alterazioni dei rapporti del soggetto colpito con la comunit.
4
La psicosomatica il ramo della medicina che si occupa dellinuenza degli stati psichici
sulla funzionalit di organi e apparati del corpo umano e delle disfunzioni che hanno come
causa o concausa fattori di natura psicologica.
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 19
Eetti psicosomatici Le conoscenze sugli eetti psicosomatici del rumore si
riferiscono alle osservazioni eettuate su animali e sulla sperimentazione fatta
sulluomo in laboratorio. Bisogna tenere presente, altres, che i predetti dati so-
no aetti da serie incertezze principalmente a causa della dicolt di accertare
quanto abbia inuito il rumore, in una conclamata patologia psicosomatica, ri-
spetto ad altre cause connesse con lattivit, lavorativa o extralavorativa, dellin-
dividuo. Per completezza, diciamo qui che sono ancora parziali le informazioni
sugli eetti psicosomatici a lungo termine provocati dallesposizione prolungata
al rumore.
Ci nonostante, allo stato attuale possibile aermare che livelli sonori in-
feriori a 70 dB(A) non sono in grado di provocare eetti psicosomatici. Per
livelli sonori superiori si pu cominciare a parlare di eetti psicosomatici diret-
tamente connessi al rumore la cui entit e natura appare legata non solo alle
caratteristiche del rumore, ma anche a quelle dellindividuo interessato (condi-
zione psicologica, abitudine allo stimolo ricevuto, ...) non sempre facilmente
individuabili e quanticabili.
Senza entrare nel merito di aspetti molto specialistici che esulano dai nostri
interessi, si ritenuto utile riportare sotto forma tabellare (Tab.2.2) i principali
eetti psicosomatici imputabili al rumore.
Sistema cardiovascolare Modicazione dellECG
Innalzamento della pressione arteriosa
Tachicardia
Apparato digerente Fenomeni spastici
Ipersecrezione cloridrica
Aumento della motilit intestinale
Apparato respiratorio Aumento della frequenza respiratoria
Riduzione del volume respiratorio
Laringopatie
Apparato visivo Restringimento del campo visivo
Disturbi dellaccomodazione
Dilatazione della pupilla
Tabella 2.2: Principali eetti psicosomatici del rumore
Eetti psico-sociali Sono gli eetti pi attinenti agli interessi dellingegneria
dellambiente. Essi non esplicano unazione diretta su un organo o un sistema
o un tessuto, ma piuttosto una azione di disturbo che pu restare limitata
allambito strettamente personale dellindividuo interessato (lecienza e il ren-
dimento lavorativo, lattenzione, lapprendimento, caratteristiche e durata del
sonno), ma che pu anche interessare le relazioni interpersonali e il rapporto con
la comunit (trasmissione e comprensione del linguaggio parlato).
2.5.3 Principali indici di valutazione del disturbo
Sebbene la valutazione del disturbo da rumore si presenti, per alcuni aspet-
ti, metodologicamente simile alla valutazione della sensazione sonora di suoni
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 20
complessi, la prima mostra una maggiore complessit a causa degli elementi
socio-ambientali e psicologici non sempre facilmente quantizzabili. Infatti, il
disturbo da rumore dipende in larga misura:
da alcune caratteristiche oggettive del rumore stesso quali il livello di pres-
sione acustica, la composizione spettrale, la distribuzione temporale, la na-
tura impulsiva o meno, la presenza di componenti tonali particolarmente
intense;
dalla destinazione urbanistica della localit in cui il rumore si manifesta.
Particolari rumori che interferiscono con il parlato risultano particolarmen-
te disturbanti in zone destinate a scuole o uci; rumori che interferiscono
pi da vicino con il riposo sono maggiormente disturbanti, pi che altri,
in zone residenziali o in prossimit di ospedali;
dalle caratteristiche dellindividuo (diversa tollerabilit nei riguardi del
disturbo anche in relazione allattivit disturbata, maggiore o minore
capacit di assuefazione ad un certo rumore).
Il problema si presenta, quindi, molto complesso ed articolato con soluzioni
non semplici e non necessariamente univoche. Da un punto di vista operativo,
quindi, conveniente porre il problema in modo meno generalizzato ricercando
un legame parziale (caratteristico della particolare applicazione) tra uno solo
degli eetti nocivi (specici e/o non specici) del rumore e solo alcune delle
cause del disturbo.
Si comprende che una tale semplicazione comporti inevitabilmente la na-
scita di un certo numero di scale e procedure (le une e le altre pi spesso note
come indici di valutazione) ciascuna in grado di correlare in misura pi o meno
complicata uno o pi eetti indesiderabili del suono ad un particolare tipo di
rumore in assegnate condizioni ambientali. Ne deriva immediatamente che la
scelta di un indice di valutazione piuttosto di un altro conseguenza diretta del-
la particolare applicazione e spesso imposto o raccomandato dalla normativa
specica.
Livello sonoro ponderato A Costituisce uno degli indici di valutazione pi
diusi il quale si fonda sul fatto che componenti tonali diverse concorrono in
misura diversa alla sensazione uditiva e quindi al disturbo.
Per questo motivo, esso si ottiene partendo dal risultato di unanalisi spet-
trale a bande dottava o a terzi dottava. I valori dei livelli sonori L
j
cos ottenuti
subiscono una correzione che tende ad esaltare le frequenze maggiormente udi-
bili e a morticare quelle meno udibili nella misura suggerita dalla isofonica di
40 phon dellaudiogramma normale di Munson e Flechter:
L
Cor
= L
j
+A
j
(2.2)
in cui i valori delle correzioni A
j
(dB) sono mostrati in Tab.2.3. I livelli cos
corretti sono poi composti secondo la:
L
A
= 10 lg
10

N
j=1
10
LCor/10

dBA (2.3)
Le operazioni or ora descritte, sebbene concettualmente semplici, possono rive-
larsi abbastanza noiose se eseguite manualmente. Allo scopo, normali misuratori
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 21
di livello sonoro (fonometri) sono stati corredati di una opportuna sezione che
opera automaticamente, in sequenza, le operazioni espresse dalle (2.2, 2.3).
Frequenza centrale Correzione Frequenza centrale Correzione
di banda (Hz) (dB) di banda (Hz) (dB)
16 -56.7 630 -1.9
20 -50.5 800 -0.8
25 -44.7 1000 0
31.5 -39.4 1250 +0.6
40 -34.6 1600 +1.0
50 -30.2 2000 +1.2
63 -26.2 2500 +1.3
80 -22.5 3150 +1.2
100 -19.1 4000 +1.0
125 -16.1 5000 +0.5
160 -13.4 6300 -0.1
200 -10.9 8000 -1.1
250 -8.6 10000 -2.5
315 -6.6 12500 -4.3
400 -4.8 16000 -6.6
500 -3.2 20000 -9.3
Tabella 2.3: Correzioni (dB) dei livelli di banda dottava (in grassetto) e terzi
dottava
Esempio: Determiniamo il livello sonoro in dBA a partire dai risultati,
riportati nelle prime due colonne di Tab.2.4, di unanalisi spettrale a bande
dottava eettuata in un reparto di lavorazione.
(Hz) L
j
(dB) A
j
(dB) L
Cor
(dB)
125 88 -16.1 71.9
250 90 -8.6 81.4
500 93 -3.2 89.8
1000 98 0 98
2000 102 +1.2 103.2
4000 96 +1.0 97
8000 95 -1.1 93.9
Tabella 2.4: Determinazione del livello in dBA dai risultati di unanalisi in
frequenza a bande dottava
I livelli ottenuti sperimentalmente (L
j
) vengono corretti secondo la (2.2).
Dai dati cos modicati si calcola la somma presente nella (2.3) ottenendo:
10
7.19
+ 10
8.14
+ 10
8.98
+ 10
9.8
+ 10
10.32
+ 10
9.7
+ 10
9.39
= 3.56 10
10
da cui:
L
A
= 10 lg
10
(3.56 10
10
) 106 dBA
Oltre alla curva di ponderazione A sono state introdotte altre curve di pon-
derazione denominate B e C le quali, con modalit analoghe a quelle or ora
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 22
viste per la curva di ponderazione A, approssimano allinverso le isofoniche 70
e 100 phon rispettivamente. Delle due, la curva di ponderazione B caduta
ormai in completo disuso, mentre la C sembra aermarsi sempre pi come un
valido sostituto della A. Questultima, tuttavia, ormai normalizzata e presente
nella totalit dei fonometri commerciali , a tuttoggi, di gran lunga quella pi
impiegata nella valutazione del disturbo da rumore anche perch non sembrano
signicativamente migliori i risultati ottenuti adottando curve di ponderazione
diverse.
Concludiamo avvertendo che una particolare cautela deve essere adottata in
presenza di rumori contenenti componenti tonali particolarmente intense ovvero
in presenza di rumori impulsivi. In queste circostanze, infatti, pu essere uti-
le correggere opportunamente i risultati per tener conto del maggior disturbo
prodotto da queste particolari situazioni. Lentit di tali correzioni non stata
ancora denita ed spesso lasciata alla sensibilit delloperatore.
Livello sonoro continuo equivalente Un indice spesso impiegato per la
previsione del disturbo provocato da rumore industriale o comunque da rumori
di intensit variabile nel tempo con particolare riferimento ai rumori aleatori,
il livello sonoro continuo equivalente L
eq
. Esso corrisponde al livello di pressione
sonora (in dB) di un ipotetico rumore continuo e costante che, in un assegnato
intervallo di tempo t, presenta lo stesso usso di energia (J m
2
) del rumore
analizzato. Proprio per questa sua peculiarit, il livello sonoro continuo equiva-
lente pu essere correlato al danno uditivo subito dallindividuo esposto, oltre
che ad un eetto di fastidio generalizzato.
Dato un punto assegnato di un campo sonoro prodotto da un rumore, sia

I
i
il valore medio costante dellintensit acustica in una porzione t
i
dellintero
intervallo di osservazione:
t =

N
i=1
t
i
Il usso denergia (J m
2
) associato al rumore in t pari a:

N
i=1

I
i
t
i
=

I
R

N
i=1
10
L
I,i
/10
t
i
con N il numero delle rilevazioni eettuate e L
I,i
il livello di intensit acustica
relativo alli-esimo campione. Se si indica con

I lintensit acustica di un suo-
no ipotetico continuo e costante caratterizzato dallo stesso usso denergia del
rumore reale esaminato deve essere vericata luguaglianza seguente:
t

I =

I
R

N
i=1
10
L
I,i
/10
t
i
(2.4)
da cui:

I
R
=

N
i=1
t
i
t
10
L
I,i
/10
e quindi:
L
I
= 10 lg
10

I
R

= 10 lg
10

N
i=1
t
i
t
10
L
I,i
/10

Se ricordiamo che L
I
= L
p
a tutti gli eetti pratici, lequazione precedente si
pu sostituire con la pi pratica:
L
eq
= 10 lg
10

N
i=1
t
i
t
10
Lp,i/10

(2.5)
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 23
L
A
L
j
L
M
L
m
t
N t D
Dt
Figura 2.13: Livello di pressione acustica ponderato A misurato ad intervalli di
tempo pressati ed equispaziati t.
L
A
L
M
L
m
t
5
6
7
8
10
4
1
N t D
M
L
D
D
L
Figura 2.14: Individuazione del numero di campioni aventi un livello compreso
in pressato intervallo.
essendo L
p
una grandezza facilmente misurabile a dierenza di L
I
che, al
contrario, di dicile determinazione sperimentale.
Allo stato attuale, viene correntemente impiegato lL
eqA
valutato mediante
il livello di pressione acustica ponderato A per cui si usa parlare di livello sonoro
continuo equivalente ponderato A.
Livelli statistici Allorch si in presenza di rumori aleatori (qual quello
conseguente al traco stradale o anche alle lavorazioni industriali in genere), i
relativi campioni del livello di pressione sonora rappresentano variabili aleatorie
alle quali si applicano i metodi di indagine propri della statistica.
Supponiamo di misurare il livello di pressione acustica ponderato A ad in-
tervalli di tempo pressati ed equispaziati di t come in Fig.2.5.3. Siano N
i campioni misurati e se si suppone che ciascuno di essi agisca per lintero in-
tervallo t prima che venga misurato il successivo sar N t il tempo di
osservazione.
Dei campioni misurati L
j
(j = 1, 2, . . . , N) viene determinato il valore mini-
mo L
m
e quello massimo L
M
(vedi Fig.2.14). Lintervallo L
M
L
m
viene diviso
in M intervalli uguali:
L =
L
M
L
m
M
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 24
P
i
L
L
m
L
M
DL
5
6
7
8
10
4
0
%
5
10
20
30
15
25
1
Figura 2.15: Distribuzione dei livelli di pressione sonora relativi al segnale
campionato di Fig.2.5.3
Il numero di campioni i cui livelli L
j
cadono allinterno delli esimo intervallo
ossia quelli tali che:
L
m
+ (i 1) L L
j
< L
m
+iL i = 1, 2, 3, . . . , M
viene indicato con N
i
ed il rapporto:
P
i
=
N
i
N
rappresenta la frazione di tempo, rispetto a quello totale di osservazione, durante
il quale si presentato un livello sonoro compreso nellintervallo considerato.
Tali risultati possono essere organizzati su di un istogramma come quello di
Fig.2.15 il quale consente una visione immediata della distribuzione dei livelli.
Esso ottenuto riportando in corrispondenza di ciascuno degli M intervalli L
unarea proporzionale al relativo P.
Pi importante in acustica listogramma che esprime la distribuzione cumu-
lativa dei livelli. Esso si ottiene riportando ordinatamente in corrispondenza de-
gli stessi intervalli L il numero di campioni rispetto al totale (ovvero la porzio-
ne di tempo rispetto al totale) con un livello superiore a L. In corrispondenza
dei L si riportano i relativi

P i quali sono deniti dalle:

P
1
=
M

j=1
P
j
;

P
2
=
M

j=2
P
j
; . . . ;

P
M
=
M

j=M
P
j
ovvero:

P
i
=
M

j=i
P
j
i = 1, 2, . . . , M
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 25
P (%)
i
L
L
m
L
M
L
50
L
90
L
10
80
60
40
20
0
Curva cumulativa
dei livelli
100
Figura 2.16: Curva cumulativa dei livelli.
Ne risulta il graco di Fig.2.16. Per L 0 listogramma approssima sempre
pi una curva che detta curva cumulativa dei livelli. Mediante tale curva
possibile risalire immediatamente al livello L
x
(letto in ascissa) superato per
una certa percentuale x del tempo di osservazione (letto in ordinata).
Per il loro particolare signicato si comprende che, ad esempio, il livello
L
90
(ossia quello superato per il 90% del tempo di osservazione) costituisce una
misura del rumore di fondo mentre il livello L
10
(o ancor pi L
1
) una misura
dei livelli di picco. Nel passato, infatti, si impiegata la dierenza L
10
L
90
(detta anche clima di rumore) come un parametro da correlare alla variabilit
del rumore da traco.
Livello equivalente giorno-notte E stato introdotto nel 1974 negli Stati
Uniti come DNL (Day-Night Average Sound Level) ed basato sullipotesi ra-
gionevole che uno stesso rumore sia pi disturbante nelle ore dedicate al riposo
che in quelle dedicate ad altre attivit. Con tali premesse, lintero giorno so-
lare viene diviso in due periodi: quello diurno compreso tra le 7.00 e le 22.00
(per complessive 15 ore) e quello notturno compreso tra le 22.00 e le 7.00.(per
complessive 9 ore). Per ciascuno di tali periodi si misura (generalmente in scala
poderata A) il livello equivalente che per ovvie ragioni denomineremo diurno L
d
e notturno L
n
. Il livello equivalente notturno viene prima corretto aumentandolo
di 10 dB secondo la semplice:
L
nc
= L
n
+ 10
e poi combinato con quello diurno per ottenere il livello equivalente giorno-notte:
DNL = 10 log
10

15
24

10
L
d
10

+
9
24

10
Lnc
10

Il livello di inquinamento da rumore E introdotto nel 1969 come NPL


(Noise Pollution Level) e sullassunto che il disturbo arrecato da un certo rumore
che perdura per un assegnato intervallo di tempo t sia dovuto, essenzialmente,
CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA PSICOFISICA 26
al livello energetico e alla variabilit del rumore stesso. Per tale motivo si
posto:
NPL = L
eq
+k
nella quale L
eq
rappresenta il livello equivalente continuo (pi spesso in scala
A) riferito a t e la deviazione standard dei livelli istantanei L
j
rilevati nello
stesso intervallo di tempo. La costante k una costante empirica il cui valore
stato assunto pari a 2.56 in seguito a correlazioni eettuate tra i dati oggettivi
e le reazioni della popolazione al rumore.
Se la rumorosit dovuta al traco stradale, possono risultare comode re-
lazioni alternative che legano lNLP ai livelli statistici L
10
, L
90
, e L
50
riferiti
allintervallo di tempo t:
NPL = L
eq
+ (L
10
L
90
)
NPL = L
50
+ (L
10
L
90
) +
(L
10
L
90
)
2
60
2.5.4 Indice di disturbo da traco
Originariamente introdotto da Griths e Langdon nel 1968 come TNI (Traf-
c Noise Index) basato sulla combinazione degli indici statistici ponderati A
riferiti allintero arco delle 24 ore secondo la:
TNI = 4 (L
10
L
90
) + L
90
30
Nella precedente il primo termine (denominato da Griths e Langdon clima di
rumore) quantica la variabilit del rumore da traco mentre L
90
ne misura il
livello di fondo. La costante di natura empirica e serve a correlare meglio i
risultati oggettivi alle reazioni soggettive.

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