Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Ruota Dnetata
Ruota Dnetata
Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
LE RUOTE DENTATE
GENERALIT
Abbiamo visto che con le ruote di frizione si hanno dei limiti nella trasmissione di potenze elevate a causa delle proibitive sollecitazioni radiali cui devono essere sottoposte per garantire laderenza. A partire da due ruote di frizione ideali, rappresentate dalle
superfici esterne una serie di denti, alternati a spazi vuoti, che durante il moto si compenetrino facilmente; evidente come, in tal caso, la trasmissione della potenza non pi affidata allattrito ma Fig. 1 Principio di funzionamento delle ruote dentate alla spinta che ciascun dente della ruota
motrice esercita su quelli della ruota condotta. In tal modo, purch si costruiscano denti sufficientemente robusti, sar possibile trasmettere potenze anche grandi. Si definisce INGRANAGGIO un meccanismo
composto da due ruote dentate una delle quali (motrice) trasmette il moto allaltra (condotta). A seconda dellandamento dellasse dei denti, la dentatura pu essere diritta (fig. 2a), elicoidale (fig. 2b) o bielicoidale Fig. 2 Tipi di dentatura
(fig. 2c).
Con gli ingranaggi si pu trasmettere il moto, oltre che tra due alberi con assi paralleli (con ruote cilindriche a denti diritti e a denti elicoidali), anche tra alberi ad assi concorrenti (fig. 3: utilizzando ruote coniche sia a denti diritti che elicoidali), tra alberi ad assi sghembi (fig. 4a: con Fig. 3 Ruote coniche
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
Fig. 4 Trasmissione tra assi sghembi: a) con ruote a denti elicoidali; b) con coppie di ingranaggi conici; c) con meccanismo vite senza fine/ruota elicoidale ruote a denti elicoidali; fig. 4b: con coppie di ingranaggi conici; fig. 4c: con meccanismo vite senza fine ruota elicoidale). Inoltre possibile operare la trasformazione del moto da rotatorio a traslatorio con il meccanismo pignone/cremagliera (fig. 5). Dato un ingranaggio si definisce pignone la ruota dentata di diametro minore e ruota quella di diametro maggiore. Si definisce interasse (a) la distanza tra gli assi delle Fig. 5 Accoppiamento pignone/cremagliera due ruote. Dette 1 la velocit angolare del pignone ed 2 la
1 . Il 2
rapporto dingranaggio coincide con il rapporto di trasmissione quando il pignone sullalbero motore cio quando abbiamo un riduttore.
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
primitiva e la circonferenza esterna (detta anche di troncatura o di testa); piede del dente, la parte di esso compresa tra la circonferenza
interna (detta anche di fondo o di base) e la circonferenza primitiva; passo della dentatura (p), la Fig. 6 Caratteristiche della dentatura distanza fra gli assi di due denti consecutivi, misurata in
corrispondenza della circonferenza primitiva; se indichiamo con z il numero di denti della ruota, il passo della dentatura sar dato da p =
d
z
Perch lingranamento sia regolare il passo del pignone deve essere uguale al passo della ruota
p1 = p2
d1
z1
d2
z2
ci implica che
1 n1 d 2 z 2 = = = 2 n2 d1 z1
Tale relazione vale per qualunque tipo di ingranaggio. Con riferimento alla seguente fig. 7, detta Ce la circonferenza esterna (di diametro de), Ci la circonferenza interna (di diametro di), Cp la circonferenza primitiva (di diametro d), avremo ancora:
altezza del dente (h), h = d e di ; 2
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
IL MODULO
Il passo, precedentemente definito, un elemento caratteristico della dentatura che un tempo veniva utilizzato come riferimento per il dimensionamento di tutte le altre parti. Tuttavia il passo presenta linconveniente di essere un numero con la virgola in quanto affetto dalla irrazionalit del
. Allora stato introdotto il modulo (m) definito come il rapporto tra il diametro primitivo e il
numero dei denti:
m= d z
Il calcolo delle ruote dentate si basa sul calcolo del modulo individuato il quale si passa al
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
CARASTTERISTICA passo diametro primitivo diametro esterno diametro interno addendum dedendum altezza del dente spessore e vano larghezza gioco interasse
d = m z
FORMULA
p = m d e = d 2 m = m ( z 2) d i = d e 2 h = d e 2,25 m ha = m hd = 1,25 m h = ha + hd = 2,25 m s =v = b = m g= m 4 z1 z 2 2 m 2
a = m
b viene assunto normalmente pari a 10 nelle ruote a denti diritti, mentre pu assumere valori m
molto maggiori in caso di denti elicoidali o bielicoidali. I segni negativi nelle formule dove compare vanno utilizzati nel caso di ingranaggi interni.
LINEA DI INGRANAMENTO
Nella fig. 8 viene rappresentato, in tre fasi successive, il periodo in cui due denti D1 e D2 delle due ruote di un ingranaggio si fanno contatto durante lingranamento. Nella fig. 8 a) si vedono i due denti nel momento in cui iniziano il contatto nel punto M, che non appartiene a nessuna delle due primitive, mentre il punto R, prolungamento del raggio O1M fino alla circonferenza primitiva cp1, proprio il punto sulla primitiva in cui inizia il contatto. Quando la primitiva cp1 avr ruotato da R a C, il punto di contatto si trover a coincidere con il punto di tangenza tra le due primitive (fig. 8 b)). Si nota che, nel frattempo, (fig. 8 a)) il punto M immaginato appartenente alla prima ruota si
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
COSTANZA DEL RAPPORTO DI TRASMISSIONE, PROFILO AD EVOLVENTE E FORZE SCAMBIATE TRA I DENTI
Abbiamo visto come, rispetto alle ruote di frizione, le ruote dentate presentano linconveniente di un leggero strisciamento tra i fianchi dei denti a contatto. Un altro problema si potrebbe presentare pel il rapporto di trasmissione, infatti, mentre nelle ruote di frizione il punto di contatto (C) non cambia mai, e quindi il rapporto di trasmissione si
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
mantiene costante durante il moto, nelle ruote dentate il punto di contatto si muove, come abbiamo visto, lungo la linea dingranamento e quindi, variando continuamente la distanza tra esso ed i centri delle due ruote, potrebbe scaturirne la variabilit, durante il moto, del rapporto di trasmissione. Per evitare questo inconveniente e far si che anche per le ruote dentate il rapporto di trasmissione si mantenga costante necessario operare una scelta opportuna dei profili dei fianchi dei denti ingrananti. Si pu dimostrare, infatti, che se i profili sono curve capaci di realizzare la condizione che in
ogni istante dellingranamento la normale ad essi nel punto di contatto passi per il punto C di tangenza tra le due primitive, allora certamente il rapporto di trasmissione sar costante.
Tale condizione di perpendicolarit viene certamente soddisfatta dai profili coniugati che si possono ottenere assegnando un profilo arbitrario al dente di una ruota ed ottenendo, costruttivamente, quello sul dente dellaltra come inviluppo generato dal primo nel suo moto relativo intorno alla seconda ruota. In pratica, il metodo dellinviluppo il principio di funzionamento su cui si basano le moderne dentatrici con cui vengono costruite le ruote dentate, mentre, per semplicit costruttiva e per favorire lintercambiabilit, si deciso di evitare larbitrariet della scelta utilizzando, per tutte le ruote dentate, come
di
posizioni assunte dal punto A di una retta viene fatta ad a che rotolare una
esternamente
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
rappresentata la retta a generatrice dei profili ad evolvente nel suo moto di rotolamento sulle circonferenze di raggio rd1 ed rd2 denominate circonferenze deferenti, si fa notare che tale retta risulta inclinata dellangolo rispetto alla tangente comune per C alle due circonferenze primitive di raggi rp1 ed rp2 pertanto risulter rd 1 = rp1 cos e rd 2 = rp 2 cos . Dalla figura si vede, inoltre,
che tale retta contiene il segmento MCN, definito precedentemente linea di ingranamento, luogo di tutti i punti di contatto, e quindi sempre perpendicolare ai profili, per cui rappresenta anche la retta a cui appartiene la forza che si scambiano i denti e, per questo, viene detta retta dazione, mentre langolo finisce per essere considerato una caratteristica della dentatura detto angolo di pressione, normalmente pari a 20. Nella fig. 10 vengono rappresentate le due ruote dentate limitatamente alle loro circonferenze primitive e si nota come, la forza F che si scambiano i denti da luogo a due componenti, una tangenziale, FT, ed una radiale, FR. La forza tangenziale quella responsabile del moto rotatorio e, oltre ad essere la componente della forza totale, anche il rapporto tra la coppia motrice ed il raggio della ruota motrice o tra la coppia resistente ed il raggio della ruota condotta: FT = F cos = Cm C R = R1 R2
La componente radiale, non responsabile del moto e costituisce una sollecitazione sullalbero su cui sono calettate le ruote, data da:
FR = F sin = FT tan
Nella fig. 11 riportiamo le forze radiale e tangenziale che insistono sul dente e le sollecitazioni che esse provocano sia sullalbero che sui supporti.
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
raggio della deferente e R f quello della circonferenza di fondo, se R il raggio della primitiva, m il modulo e langolo di pressione, poich
Rd = R cos
R f = R 1,25 m , avremo
2,5 che, per = 20 fornisce il valore Z = 42 denti, troppo alto per non avere 1 cos
ruote eccessivamente grandi. Per questo motivo, considerando che la parte di dente in prossimit della base non partecipa allingranamento, si sposta la
circonferenza deferente allesterno di quella di fondo e i tratti terminali, vicino alla base, dei profili dei denti anzich ad evolvente si preferisce farli rettilinei radiali, come
comunque limitare il minimo numero di denti per non correre il rischio di far lavorare la testa dei denti della ruota maggiore sul tratto rettilineo dei denti della ruota minore, avendo interferenza.
Perch ci non accada indispensabile non scendere sotto un valore minimo per il numero di denti del pignone che si dimostra essere funzione del rapporto dingranaggio e dellangolo di pressione secondo la seguente relazione:
Z min =
2 u 2 + (1 + 2u ) sin 2 u
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
10
infinito di gradini, come potrebbero essere appunto pensate le ruote a denti elicoidali (fig. 14) che, oltretutto,
consentono di ottenere la massima gradualit dellingranamento con un sensibile aumento dellarco dazione ed il conseguente vantaggio della massima silenziosit oltre ad una efficace riduzione del numero minimo di denti. Come si vede nella fig. 14, il dente assume la direzione di unelica di inclinazione
(normalmente
variabile da 10 a 45) rispetto alla direzione dellasse della ruota. A causa di ci, delle due componenti della forza che si scambiano tangenziale, i che denti, in quella fig. 14
e quindi ulteriormente scomponibile nella componente utile, responsabile della coppia motrice,
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
11
Fu = F cos , e in una componente assiale, che finisce per sollecitare sia gli alberi che i cuscinetti assialmente, Fa = F sin . Nei casi in cui tale componente assiale grande la si equilibra annullandola con luso delle ruote bielicoidali (fig. 15). Passiamo ad esprimere le relazioni che esistono tra il passo dellelica pe la sua
inclinazione e le dimensioni della ruota anche facendo riferimento alla fig. 16: pe =
Dp pZ = tan tan
due denti consecutivi misurata sulla circonferenza primitiva p=
dove Dp il diametro della circonferenza primitiva e p il passo frontale ossia la distanza tra
Dp
Z
, con Z numero
dei denti. Ovviamente, possiamo definire (fig. 16) il passo normale, come distanza tra due denti consecutivi pn = p cos misurata nella
il
passo
modulo frontale m =
; modulo normale mn =
pn
; modulo assiale ma =
pa
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
12
RUOTE CONICHE
Abbiamo gi accennato che per trasmettere il moto tra assi concorrenti con ruote dentate e necessario ricorrere alle ruote dentate coniche che sono levoluzione delle ruote di frizione coniche. Tali ruote poi possono avere dentatura diritta o a denti elicoidali secondo le necessit. Con riferimento alla fig. 17, in cui abbiamo rappresentato i coni primitivi di diametro dp1 e dp2 di due ruote coniche i cui alberi concorrono nello stesso punto con un angolo , sappiamo che il rapporto di trasmissione lo possiamo esprimere con uno dei seguenti rapporti tra velocit angolari, numero di giri, numero di denti o diametri primitivi: i=
1 n1 Z 2 d p 2 = = = 2 n2 Z1 d p1
possiamo anche dire che il rapporto di trasmissione pari al rapporto tra i seni degli angoli di semiapertura dei due coni primitivi i= sin 2 sin 1 importante relazione che ci
consentir, in fase di progetto, di determinare langolo al vertice dei coni primitivi delle due ruote come vedremo meglio negli appunti di calcolo. Nella fig. 18 abbiamo riportato un ingranaggio conico sezionato da cui si evince che le dimensioni dei denti non sono costanti ma vano diminuendo verso il vertice dei coni primitivi. Per definire le grandezze
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
13
1 1 1 1 + f Z Z 2 1
dove il segno meno vale per ingranaggi interni. Normalmente, i valori di rendimento per le ruote dentate si attestano tra il 95% e il 98%, = 0,95 0,98 .
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
14
ROTISMI
Con un ingranaggio, ossia una coppia di ruote dentate, non possibile trasmettere il moto con rapporti di trasmissione elevatissimi. Quindi si ricorre a treni di ingranaggi ossia ad insiemi di ruote dentate ingranati tra loro calettate su pi alberi a costituire complessi meccanismi detti
rotismi. Esistono due tipi di rotismi: rotismi ordinari, in cui tutti gli alberi sono fissi nella loro
posizione pur potendo ruotare sul proprio asse, e rotismi epicicloidali, in cui almeno uno degli alberi mobile nel senso che oltre a poter ruotare intorno al proprio asse varia la sua posizione nel tempo e nello spazio. La fig. 20 mostra un rotismo ordinario costituito dallalbero motore che ruota ad n1 giri al minuto, due alberi ausiliari intermedi che ruotano ad n2 ed n3 giri al minuto e un albero condotto che ruota ad n4 giri al minuto; su di essi sono calettate le ruote dentate di Z1, Z2, Z3, Z4, Z5, e Z6 denti. Per ciascun ingranaggio del rotismo si pu determinare il rapporto di trasmissione: i1 = n1 Z 2 = n2 Z1 i3 = i2 = n2 Z 4 = n3 Z 3
n3 Z 6 = n4 Z 5
prodotto definitiva
parziali.
formula
Ad esempio, supponiamo di dover realizzare, con un rotismo ordinario come quello della fig. 20, un rapporto di trasmissione totale i=60; si pu fissare, i1 = 5 , i2 = 4 e i3 = 3 visto che 5 4 3 = 60 pertanto potremmo adottare le ruote:
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
15
Z2 100 =5= Z1 20
Z4 88 =4= Z3 22
Z6 72 =3= Z5 24
Il caso della fig. 21, un caso particolare di rotismo ordinario costituito da sole tre ruote ingrananti. Si nota come il rapporto di trasmissione totale i = Z 2 Z3 Z3 , = Z1 Z 2 Z1
ossia come se la ruota intermedia non ci fosse. In questi casi la ruota intermedia non altera il rapporto di trasmissione e perci viene detta ruota
sullalbero condotto rendendolo identico a quello dellalbero motore. Per rapporti di trasmissione altissimi si usano rotismi epicicloidali come nellesempio della fig. 22. Vediamo quattro ruote ingrananti tra loro due delle quali, A e D, calettate sui propri alberi fissi dette ruote
ITIS G. Marconi Bari Corso di Meccanica Applic. e Macchine a Fluido prof. Ing. Nazzareno Corigliano
5 serale
PAG.
16
Tale relazione, tra le velocit dei tre alberi, detta formula di Willis molto utile per risolvere i problemi relativi ai rotismi epicicloidali e, come abbiamo visto, rappresenta il rapporto di trasmissione del rotismo reso ordinario. Con i tre alberi di un rotismo epicicloidale si possono realizzare situazioni diverse: due alberi motori e uno condotto; un albero motore e due condotti; un albero motore, uno condotto e uno fisso. Proprio nella terza condizione, applicata al rotismo della fig. 22, cos come evidenziato nella fig. 23, in cui abbiamo resa fissa la ruota D ( n2 = 0 ) , motore lalbero del portatreno e condotta la ruota A, dimostreremo come si possa ottenere un altissimo rapporto di riduzione. In tal caso, il rapporto di trasmissione del rotismo
dato da: i= n0 n1
i0 =
n1 n0 n0
n0 1 1 = cio, in definitiva, avremo i = . n1 1 i0 1 i0 Ora, per il rotismo reso ordinario si ha i0 = ZB ZD e quindi, scelte opportunamente le ruote, ad Z A ZC
esempio con i seguenti numeri di denti: Z A = 30 , Z B = 29 , Z C = 30 e Z D = 31 si avrebbe i0 = 29 31 899 1 = e quindi i = = 900 899 30 30 900 1 900
valore veramente alto, ottenuto con solo quattro ruote relativamente di piccole dimensioni, impossibile da ottenere con qualsiasi rotismo ordinario.