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D omenica

La
DOMENICA 15 GENNAIO 2006

il fatto

Il giallo delle impronte digitali


DARIA GALATERIA e VITTORIO ZUCCONI

la memoria

di

Repubblica

I soldati del Papa compiono 500 anni


CONCITA DE GREGORIO e FABRIZIO RAVELLI

Nel trentennale della sua attivit, lo stilista racconta


come nascono i vestiti

che hanno segnato unepoca

ARMANI i disegni
della miavita

Repubblica Nazionale 29 15/01/2006

NATALIA ASPESI

MILANO

ella seconda met degli anni Settanta si sa cosa era la Milano passata alla storia: cortei, slogan, scuole occupate, gas lacrimogeni, zuffe, passamontagna, kefia, giacconi di montone, scontri con la polizia, estremisti sempre pi tali, la clandestinit, le bierre, le femministe, le armi, gli assassini e gli assassinati. Ma di Milano ce ne erano anche altre, per esempio quella che scansando la politica, svicolando dalle manifestazioni, ignorando il terrorismo, frequentava serafica eventi talmente reazionari e fuori tempo da non riuscire a destare neppure lindignazione dalle masse giovanili impegnate nelle loro rivoluzioni: eventi come le sfilate di moda, agli albori del pret-a-porter italiano, che si svolgevano in una specie di elegante e cinguettante clandestinit femminile e gay, e che gi attiravano la stampa americana, avida di novit (non quella francese che non poteva ammettere che esistesse altro vestire se non quello parigino). Nel 1976, separate dalla rabbia della citt, in due locali di corso Venezia, lavoravano in laborioso silenzio tre persone, Giorgio Armani, il socio Sergio Galeotti e la segretaria tuttofare Irene: era na-

ta lanno prima, con molto azzardo, la Giorgio Armani spa, con un capitale miserevole. In autunno cera stata la prima sfilata uomo e donna dello stilista che sino a quel momento aveva lavorato per aziende altrui, come la Cerruti. Folgorazione! Quel quarantenne venuto dallindustria dellabbigliamento si era di colpo sottratto sia alle carinerie preziose e politicamente scorrette della couture, scomparsa dalle strade ma opulenta nei salotti, che ai gonnelloni zingareschi e agli zoccoli delle ragazze che anche in cinquantamila riempivano le piazze per richiedere la legalizzazione dellinterruzione di gravidanza (ottenuta due anni dopo). (segue nelle pagine successive)

il racconto

I nuovi nomadi e le case mobili


STEFANO MALATESTA e AMBRA SOMASCHINI

i luoghi

Minsk, lultima capitale comunista


TAHAR BEN JELLOUN

cultura

Le vite in pegno del Monte di Piet


BEPPE SEBASTE

spettacoli

Il mito scomodo di Serge Gainsbourg


GINO CASTALDO e LAURA PUTTI

30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 15 GENNAIO 2006

la copertina

Disegni di una vita

Lo stilista, che festeggia i trentanni dattivit, ci apre il suo studio per raccontare come sono nati i modelli che hanno segnato unepoca

Quella giacca sul manichino,


NATALIA ASPESI
(segue dalla copertina) enza clamore, anche Armani stava compiendo la sua rivoluzione: Sentivo la necessit di liberare gli uomini dalla corazza protettiva delle giacche irrigidite dalle imbottiture, per restituire loro la flessuosit, la forza del corpo, e volevo trovare per le donne che si stavano liberando dalla condizione subalterna del passato e dal giovanilismo disordinato degli anni Sessanta, un modo di vestire che desse loro la dignit formale di chi si mette nel lavoro in competizione con gli uomini, senza rinunciare alla femminilit e alla seduzione. Tutto era cominciato mettendo una giacca su un manichino e poi strappandone le fodere, scegliendo stoffe apparentemente maschili ma morbide e leggere, allargando dove erano strette, stringendo dove erano larghe. E poi ridisegnandone la forma nuova, ammorbidita, leggera sul corpo liberato. Giorgio Armani aveva, forse senza sa-

perlo, inseguendo solamente la sua passione per la semplicit, la praticit, inventato la nuova eleganza contemporanea, non perbenista eppure per bene, che avrebbe rivestito gli italiani alla fine degli anni tumultuosi, e il mondo che si stava preparando al dilagare del benessere e dei consumi, alla passione per la moda, alla societ di massa dellapparire, dei nuovi dandy, della nuove donne autonome e sicure di s. Trentanni dopo quellazzardo che si rivel da subito geniale, Giorgio Armani festeggia una lunga carriera di impressionante successo e, a guardare quei suoi disegni nervosi, le fotografie scattate dalle grandi star dellobiettivo che hanno attraversato questi decenni, pare di vedere non solo il cambiamento degli stili, dei colori, delle forme dellabbigliamento, ma il mutare continuo della societ, oggi sempre pi globale, che li ha adottati, le diverse aspirazioni di uomini e donne, le loro nuove priorit e i loro nuovi traguardi, persino levolversi del loro modo di pensare e di vivere i rapporti sentimentali, sessuali, familiari. 1976: alla Giorgio Armani spa sono in tre, il capitale iniziale di 2.500.000 lire. Trentanni dopo: la Giorgio Armani spa ha 4800 dipendenti, e nel

Sentivo la necessit di liberare gli uomini dalle corazze protettive dei loro vestiti imbottiti

IL RE DELLA MODA
Nella foto qui sopra, un ritratto recente di Giorgio Armani

primo semestre del 2005 i ricavi consolidati sono di 697 milioni di euro. Prima sfilata nellautunno del 1975; primo approccio col cinema, lindimenticabile guardaroba di Richard Gere in American Gigolo, nel 1980; primo negozio Emporio Armani nel 1981 a Milano; primo riconoscimento internazionale, la copertina del settimanale americano Time nel 1982, quando a Milano apre la prima boutique Giorgio Armani; negli anni Novanta la societ acquista i pacchetti di maggioranza di diverse aziende produttrici di abbigliamento; nel 2000 nasce il primo negozio Armani Casa; nel 2001 inaugura lArmani Teatro a Milano, su progetto di Tadao Ando; nel 2004 viene siglato un accordo per la costruzione di alberghi di lusso Armani. Oggi il giovanotto di Piacenza, che voleva diventare medico e cominci a mantenersi come vetrinista e compratore alla Rinascente, presidente e amministratore delegato di un gruppo che viene definito, per forza, un impero: che invade il mondo con il famoso marchio su abiti, accessori, occhiali, orologi, gioielli, cosmetici, profumi, mobili e oggetti darredamento, mentre negli store di Hong Kong, Monaco, Shangai ci sono anche un caff Arma-

ni, i dolci Armani, i fiori Armani, i libri Armani e in quello di Milano pure un ristorante Armani-Nobu e un Armani Priv per la vita notturna della giovent danarosa certa di rinnovare i tempi del grande Gatsby, ammesso che qualcuno sappia chi sia. In gara con il mondo, soprattutto quello della moda e quello che si occupa di life style, parendo la definizione stile di vita poco internazionale, Giorgio Armani non mai sazio, come se quel lontano inizio parco e incerto non finisse mai di essere riscattato. E per esempio i due locali daffitto di allora sono diventati palazzi e palazzi di propriet, e i negozi divisi nei diversi marchi sono adesso 347 sparsi in 39 paesi, e in incessante aumento. Se ripensa alle migliaia di abiti e accessori che con il suo gruppo di assistenti ha disegnato per le due e pi collezioni lanno, per ognuno dei suoi diversi marchi, lo stilista-imprenditore dice: Ogni volta che la stampa ha osannato il mio lavoro, le vendite sono state difficili. Ricordo la mia famosa sfilata giapponese ispirata ai disegni di Utamaro: le giornaliste piangevano gridando alla meraviglia, nei negozi fu una tragedia. Era il 1982 e non bast a consolarlo lAmbrogino dOro assegnatogli dal Comune di Milano. La stampa fa il sue mestiere, non si accontenta mai: cos se mi ripeto, in nome del successo del mio stile, dico-

PIANETA ARMANI
IL CINEMA
Da American gigol (1980) a De-lovely (2004): Armani conquista il grande schermo e veste, fra laltro, lintero cast del film Gli intoccabili

LO SPORT
Ha vestito lItalia di Usa 94, il Chelsea, il Newcastle, e lInghilterra di Beckham. Possiede una squadra di basket: lArmani Jeans, ex Olimpia Milano

LA CULTURA
Dalla moda alleditoria: Armani pubblica e distribuisce libri, riviste e periodici negli store di Milano, Hong Kong, Monaco e Shanghai

LA BENEFICENZA
Armani partecipa alliniziativa Pigotte dAutore, le bambole Unicef per finanziare la vaccinazione di bambini nelle aree povere del mondo

DOMENICA 15 GENNAIO 2006

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LA CARRIERA Buyer alla Rinascente, assistente fotografo, poi accetta un incarico in unagenzia di moda. Inizia cos lascesa di Giorgio Armani. Luomo che diventer il re degli stilisti nasce a Piacenza l11 luglio del 1934. Trentanni dopo, nel 1964, disegna la collezione uomo di Nino Cerruti, ma bisogna aspettare il 1975 per la nascita del marchio Armani. Nel 1981 la volta della sua seconda linea, Emporio Armani, dedicata ai pi giovani, poi vengono i profumi, gli occhiali, gli orologi. E, infine, la collezione casa

GLI SCHIZZI Nelle pagine, a partire da sinistra, i modelli Armani degli ultimi trentanni: giacca corta e pantalone morbido della collezione autunno1976; una proposta della collezione Giappone (1981); completo da sera black and white in paillettes disegnato nel 1992; grigio-verde acqua con motivi arabeggianti labito lungo creato nella primavera del 1999; giacca e pantalone a palloncino per la mise che ha sfilato lanno scorso; del 2005, infine, anche labito da sera della linea Armani Priv

cos ho inventato lo stile Armani


Repubblica Nazionale 31 15/01/2006
no appunto che dovrei rinnovarmi: se mi rinnovo, dicono che non sono pi io. Qualche stagione fa Armani ha fatto sfilare in passerella i famosi bloomers, quelle specie di mutandoni rigonfi con cui le protofemminste anglosassoni ottocentesche scandalizzavano la buona societ: Una grande giornalista li ha definiti addirittura imbarazzanti, eppure sono piaciuti molto e hanno invaso soprattutto gli Stati Uniti. Per anni Armani ha immaginato di vestire signore con una vita di lavoro in cui il potere della femminilit doveva rivelarsi senza imporsi: quindi soprattutto pantaloni e giacche anche di sera, nessun accenno di seno, colori neutri e tenui, tessuti impalpabili, con piccole variazioni a ogni stagione, alle spalle o ai fianchi, di lunghezza o ampiezza. Ma le donne si stavano facendo incerte e impazienti, pressate da imposizioni mercantili di seduzione apparente, di erotismo sempre pi sfacciato. E la matita di Armani cominci a disegnare sempre pi gonne, sempre meno pantaloni, sempre meno giacche e sempre pi abiti aderenti, non pi scarpe di forma maschile ma sandali aggraziati, con riferimenti meno metropolitani e pi etnici, azzardando anche scollature sempre pi audaci, per quelle signore cui lui aveva insegnato leleganza della sobriet e che adesso volevano uscire da quellombra protettiva. Quando decisi che era arrivato il momento di proporre veri e propri abiti da sera, naturalmente mi sconsigliarono: non era roba per me. Ma io sentivo che le donne stavano cambiando, forse per insicurezza o altro, volevano esporsi di pi, rendere pi esplicito il loro fascino, avere una vita pi glamour: ricami, trasparenze, schiene nude, strascichi, tacchi a spillo. Sino al memorabile abito da sposa per le nozze della graziosissima Ilary Blasi con il calciatore Totti, naturalmente bianco ma praticamente inesistente di dietro. Sono tempi strani questi anche in Italia, di caos economico, in cui pare che la miseria cresca, e infatti cresce per tanti, ma in cui tanti altri sono ossessionati dallo spreco, pretendono ricchezze con qualsiasi mezzo. Non tocca agli stilisti, agli industriali, alla moda, censurare certe ansie, ma solo registrarle e soddisfarle. Anche limprenditore Armani non poteva ignorare questo nuovo mercato, lasciarsi passare accanto la nuova ondata di bisogni fatui e lussuosi di una societ che si inventa le occasioni (e una nuova spietata professione, quella di organizzatore di

Per le donne, ad un certo punto, ho deciso che era arrivato il momento degli abiti da sera

IL GUSTO DEI DETTAGLI


Sopra, Armani prepara la top model Christy Turlington per una sfilata milanese del 1990

feste con vip inclusi) per poter indossare abiti altrimenti inutili. Mi piace rischiare, diversificare: cosa mancava al mercato Armani, che con i diversi marchi veste a prezzo contenuto o alto, con linee sportive o eleganti, dai bambini a uomini e donne di ogni et? Mancava la linea esclusiva, quella per pochi privilegiati, insomma il vero lusso, il vero privilegio, lalta moda. Cos nel gennaio 2004 nato Armani Priv: del resto alcuni abiti delle sfilate sono gi fatti totalmente a mano, sono couture mascherata, quindi molto costosi. Luomo che pi di ogni altro ha legato leleganza alla produzione industriale, il re del pret-a-porter, andato pi avanti tornando indietro, ai tempi dellalta moda parigina, quella fatta su misura, costosa, meravigliosa, pezzi quasi unici o al massimo doppi, uno venduto a Mantova e laltro a Shangai, uno a Mosca e laltro a Dubai. Da trenta a cinquanta abiti che fa sfilare ovviamente a Parigi, per poche signore che sgattaiolano misteriose nel suo atelier, e vogliono restare anonime: a differenza delle divette che sono la pubblicit vivente degli stilisti, che forniscono loro i vestiti gratuitamente, a meno che siano

star, nel qual caso sono gli stilisti a pagare il favore. Commendatore, GrandUfficiale, Gran Cavaliere della Repubblica, Ambasciatore di Buona Volont per lAlto Commissariato delle Nazioni Unite, carico di almeno una cinquantina di onorificenze, riconoscimenti, premi assegnatigli in tutto il mondo Giorgio Armani conduce una vita chiusa nellossessione lavorativa, ritirata, non mondana, con i pochi amici e parenti. Per anni chiedevo al mio commercialista, ma io sono ricco? e lui mi rispondeva sempre, non ancora. Da una decina danni, forse meno, so che se non sono Paperon de Paperoni, posso non farmi mancare niente, lasciarmi andare ai desideri che il denaro pu soddisfare. Nei cantieri di Viareggio stanno costruendo una nuova barca pi grande della precedente che era di oltre cinquanta metri, di cui lui ha disegnato non solo larredamento ma anche lo scafo. Ad Antigua, nei Caraibi, sono quasi terminati i lavori della sua doppia ennesima dimora, nella quale, come nelle altre, non ha mai abbastanza tempo per vivere.

PIANETA ARMANI
IL TURISMO
Lo stilista veste anche gli alberghi: il primo hotel della catena aprir nel 2008 a Dubai: 175 camere arredate con la collezione Armani casa

LA MUSICA
La collaborazione con Sony Music porta nel 2003 alla compilation Emporio Armani caff 2: contiene, fra laltro, brani di Nino Rota e Rossini

LA PUBBLICIT
In un uno degli ultimi giganteschi murales i testimonial per Emporio Armani occhiali sono la modella Milla Jovovich e il giocatore Andriy Shevchenko

LA BAMBOLA
Top in chiffon di seta, gonna di crpe e tulle tempestata di perline: per festeggiare i suoi 45 anni anche la bambola Barbie veste Armani

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il fatto

Prova regina

Il giallo dellimpronta digitale I


VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON van e Francisca partirono da lontano, in un lungo viaggio che li avrebbe portati a incontrarsi su una piccola macchia umana. Ivan part pi da lontano, da Lessina, in Croazia dove era nato nel 1858. Prima via terra verso Trieste, poi in bastimento attraverso lAdriatico, il Canale di Sicilia, il Mediterraneo Occidentale, Gibilterra, lAtlantico che gli sembr immenso, prua fissa a Ovest fino allo sbarco a Buenos Aires. Ci arriv che aveva ventiquattro anni, un baule di vimini, unidea in testa e le pezze al sedere. Francisca ebbe un passaggio pi breve, dalle Asturias dove era nata e portata via bambina dai genitori emigrati. Arriv in Argentina che aveva sei anni, era il 1861, e fin senza avere la pi vaga idea di dove fosse in un villaggio sulloceano della provincia di Baires, Necochea. Da grande ricord di avere spesso giocato sulla spiaggia, allora deserta, raccogliendo i gusci delle grandi lumache di mare, i caracol, quelli che appoggi allorecchio e credi di sentire il mare. Fra lei e Ivan, luomo venuto dai Balcani, cerano i 502 chilometri che dividono Necochea da Buenos Aires, una distanza enorme che avrebbe cominciato a stringersi lentamente fino a divenire un cappio attorno al collo di Francisca. Le vite di Ivan e Francisca cominciarono a convergere, senza che nessuno dei due conoscesse laltro. La scintilla fu una di quelle esagerate feste da poveri nelle quali si mangia e si beve come se quel pasto dovesse riempire la pancia per dieci anni, un matrimonio. Francisca spos un tale Alvaro Rojas, e divenne la signora Francisca Rojas, ben presto madre di due figli, due maschi. Il primo nacque nel 1886 il secondo due anni pi tardi, nell88. Avevano dunque sei e quattro anni quando, il 29 giugno del 1892, un vicino entr in casa mentre il marito era fuori a cercar da mangiare, sgozz i due bambini e tent di tagliare la gola anche a Francisca che cercava di difendere i figli. Le impronte erano stampate nel sangue che aveva schizzato la stanzetta, sui muri, sul pavimento. E soprattutto sul manico del coltello da cucina usato per i delitti. La madre, salvata da passanti che erano entrati in casa alle grida, non era ferita gravemente. Si salv e si riprese abbastanza in fretta per descrivere con cura luomo che aveva compiuto quella strage, un vicino, il solito bruto, uno spasimante che pi volte aveva tentato di violentarla e di convincerla a lasciare il marito per lui, Pedro Ramon Velazquez. Le donne del quartiere confermarono che questo Velzaquez era una pellaccia, del quale tutte, soprattutto le giovani, avevano gran paura. Francisca lo riconobbe al commissariato. La polizia di Necochea lo arrest, il magistrato lo incrimin, la data del processo fu fissata, la sentenza scontata. Un caso, purtroppo, banale se in quella stazione di polizia nel mezzo di ci che allora era il nulla, a cinquecento chilometri da Buenos Aires, non ci fosse stato un commissario che leggeva molto e aveva il pallino di una scienza nuovissima, di qualcosa che il clima positivista, entusiasticamente filo scientifico della fine Ottocento, aveva generato tra mille altre speranze e scoperte: la criminologia antropometrica. Noi diremmo oggi la polizia scientifica. Lidea che i crimini potessero essere risolti non torturando i sospetti secondo i premiati e popolarissimi metodi di interrogatorio, non affidandosi alle parole, allintuizione o allesperienza degli investigatori, alle spesso ingannevoli e fallaci testimonianze, ma a prove materiali, tangibili, entusiasmava i buoni poliziotti. Il commissario, del quale non si ricorda il nome, era un uomo curioso, un funzionario diligente. Aveva letto che a Buenos Aires un tizio venuto dallEuropa aveva cominciato a studiare, misurare e a catalogare impronte digitali, sostenendo che la loro unicit e le loro caratteristiche inconfondibili avrebbero permesso di identificare chiunque le avesse lasciate su una scena delittuosa. Da millenni, e da qui era partita la sua teoria, i vasai e ceramisti cinesi prima e poi giapponesi, avevano usato limpronta delle dita impressa sulle loro opere per firmarle e renderle dunque inimitabili ed esclusive. Raccolse una collezione di impronte digitali impresse nel sangue, sul manico del coltello, sugli stipiti delle porte, pi quelle prese con linchiostro sulla carta allimputato. Le sped alla centrale di Baires, dove questo criminologo positivista cercava di trasferire e di utilizzare questa nuova teoria avanzata in Europa da un antropologo francese, Bertillon, e poi dal cugino di Darwin, Francis Galton, e chiamata con il nome non proprio accattivante di Icnofalangometria. Sulla busta delle impronte prese nella casa di Francisca Rojas scrisse il nome del destinatario: Juan Vucetich. Ma Juan non era il suo nome di battesimo. Era la traduzione in spagnolo di Ivan. LIvan che dieci anni prima si era imbarcato su un bastimento a Trieste con rotta per lArgentina. Juan/Ivan studi le impronte arrivate da Necochea. Le misur, le fotograf con i mezzi del tempo, le ingrand sulle lastre di vetro, le confront con quelle studiate nel suo archivio, le misur con i parametri antropometrici che aveva calcolato pazientemente, valli e creste, riccioli e gorghi sulle falangi, e la sua conclusione, spedita ai magistrati prima del processo, fu categorica: le impronte di Pedro Ramon Velazquez non potevano essere quelle trovate nella casa del massacro. Azzard anche unipotesi: da quello che risultava a lui, quella mano che aveva lasciato i segni era probabilmente una mano femminile. Erano ancora, in quel 1892, semplici teorie, ipotesi che le tecniche investigative e i magistrati non avevano mai usato n erano obbligati a tenere in considerazione. Ma quando il commissario e i giudici le misero di fronte a Francisca, povera contadina emigrata

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dalle miniere delle Asturias, presentandogliele, con un bluff, come la prova certa che Pedro fosse innocente e lei lassassina dei suoi figli che aveva fatto la sceneggiata dellaggressione, la donna croll. Che poteva sapere lei di Darwin, di suo cugino Galton, dellantropologo francese Bertillon, del medico italiano Malpighi, il primo a studiare la conformazione particolare della pelle sui polpastrelli, di quella cosa che neppure sarebbe riuscita a pronunciare, la icto, ifco, insomma, la icnofalangometria. Neppure Ivan, o il solerte commissario di polizia, avrebbero mai potuto immaginare che, almeno fino alla decade Novanta del ventesimo secolo, che avrebbe portato la prova della pi profonda macchia umana, il dna, a spodestare le impronte digitali come prova sovrana, lintuizione di questi uomini ispirata dai vasai Ming avrebbe spedito in carcere, sulla forca o liberato milioni di lazzaroni e innocenti. E che centanni dopo il cervellone centrale dello Fbi, come quello di Interpol, avrebbe raccolto, misurato, pesato e associato a nomi e cognomi, 70 milioni di impronte digitali di schedati con precedenti penali, di funzionari o giornalisti che hanno dovuto intingere le falangi nellinchiostro per ottenere accreditamenti o permessi, pi un numero segreto di persone ignare che neppure sanno di avere il proprio dito dentro larchivio. Neppure i dubbi che in questi mesi sembrano avere afferrato lo Fbi di Washington, che sta rivedendo tutti i casi di condannati a morte identificati attraverso le loro fingerprint, le ditate, potranno mai cambiare lenormit di quella novit che il ragazzo croato port dai Balcani per la prima volta sul continente americano. Forse neppure quello studio del dna, che ha un margine di errore infinitesimale anche rispetto alle impronte digitali, misurabile in miliardi contro uno se la sequenza genetica completa, sarebbe servito in quellorrendo macello sulla spiaggia argentina, perch di materiali genetici lasciati dallimputato, dovevano esserci casse, vista la sua violenta frequentazione della casa di Francisca e le sue costanti aggressioni sessuali. Ma le impronte sul manico del coltello non potevano essere confuse o smentite e lontanissimi erano anche i tempi, i nostri, nei quali si possono trovare su Internet istruzioni su come falsificare le proprie impronte digitali. Millenni di passato e un secolo di futuro, dalle porcellane cinesi ai supercomputer dello Fbi, si abbatterono sulla schiena della contadina di Necochea. Scoppi a piangere e confess il delitto. Due mesi pi tardi, Francisca Rojas fu condannata al carcere a vita per lomicidio dei suoi figli, grazie a Ivan, luomo venuto dalla Croazia. Il percorso delle loro vite si era intrecciato per un istante, cambiandole entrambe e cambiando il futuro delle indagini di polizia e del duello eterno con il crimine. Quello di Necochea fu, se la storia dei delitti e delle pene non si sbaglia, il primo caso giudiziario nella storia risolto grazie alle impronte digitali. Quando arriverete la prossima volta negli Stati Uniti e vi chiederanno le impronte al controllo passaporti per stiparle nel cervello della polizia federale, ringraziate o maledite Ivan, il croato che cominci per primo a schedare lumanit.

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LE ECCEZIONI LA TECNICA
Il principio dellunicit delle impronte viene affermato nel 1893 dallHome Office inglese Esiste una sola probabilit su dieci miliardi che due persone abbiano le stesse impronte. La traccia si forma nel feto a sette mesi dal concepimento e non cambia per tutta la vita

LE BANCHE DATI
Il casellario centrale delle identit italiano ha archiviato finora 40 milioni di impronte. Nel database dellFbi americano ce ne sono 70 milioni

IL GRANDE ERRORE
Nel 2004 Brandon Mayfield fu messo sotto accusa per gli attentati di Madrid sulla base delle impronte. Ma lavvocato americano, convertito allIslam, non si era mosso da Portland

IL GIRO DAFFARI
Gli apparecchi per archiviare le impronte digitali hanno un giro daffari nel mondo di 4 miliardi di dollari

Cos indagano i maestri del noir

DARIA GALATERIA
a dalle impronte digitali si pu risalire alla razza di una persona?, chiede Tarzan, portato con un trucco a Parigi, in un distretto di polizia. Mentre lamico DArnot e lagente di polizia lo inducono a premere i polpastrelli su un vetro inchiostrato, Tarzan pone molte domande. Potete determinare, unicamente sulla base delle impronte, se la persona un Negro o un Caucasico?. Lagente, finora lirico e assertivo sulle certezze offerte dalla scienza per lidentificazione dei criminali, resta dubbioso: I think not. E si distingue se limpronta di una scimmia o di un uomo?, insiste Tarzan delle scimmie (Edgar Rice Burroughs, 1914). Probabilmente, le impronte di una scimmia saranno pi semplici di quelle di un organismo superiore, azzarda lagente: La scienza non abbastanza avanti, ma per distinguere e identificare gli individui, la

certezza del metodo assoluta. Confrontando il risultato con un libricino malandato, e segnato da ombre di impronte infantili, tirato fuori da DArnot, lagente si fa serio. Gentlemen, annuncia: sottoporr il caso al loro specialista, Monsieur Desquerc. E dopo qualche giorno, Tarzan raggiunto in America da un telegramma che lo riconosce come lord Greystock. Se la Francia la patria del metodo didentificazione, la prima volta letteraria delle impronte a Napoleon, Arkansas. Life on the Mississippi di Mark Twain ospita, nel capitolo XXXI, un racconto scritto nel 1879, quando la scoperta di Alphonse Bertillon non ha ancora dieci anni. Un pacifico colono della Frontiera si vendica atrocemente di due soldati che razziando in casa gli hanno ucciso la moglie e la figlia. Su un documento i due hanno lasciato impronte di sangue: a una mano manca un dito. Il colono, che un amico francese ha edotto sul metodo Bertillon, si finge indovino, e per anni, sempre al seguito della compagnia di cavalleggeri dei due criminali, nel leggere la mano, studia i polpastrelli. Lesecuzione della vendetta quando luomo ritrova, e con assoluta cer-

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In Argentina, nel 1892, una madre uccide i suoi figli e viene scoperta grazie alla traccia lasciata dalle dita, che viene utilizzata per la prima volta in questo caso. linizio di una lunga storia di crimini e indagini, che affascina anche la letteratura. E che ora
lFbi inizia a mettere in discussione dubitando

dellesattezza del test

tezza, i colpevoli trasforma la storia in uno dei pi inquietanti racconti neri di tutti i tempi. Daisy ha diciotto anni nel 1914, quando si innamora, incurante degli indizi che lo accusano, del pensionante dei genitori di provincia. la storia di The Lodger, di Mary Belloc Lowndes, che colp il giovane Hitchcock forse perch lassassino seriale predilige le bionde. Il regista ne trasse il suo terzo film (1926): il primo in cui compare (di spalle), e anche il primo basato su un romanzo. Scortata dal babbo e da un agente, lingenua Daisy affronta dunque col batticuore la visita a New Scotland Yard. Nella Sala delle Impronte Digitali, sono repertoriate le impronte di duecentomila persone, uomini e donne. Se recidivano, sono spacciati. Figuratevi che un tizio si era massacrato le dita una cosa orribile per confondere le impronte; ebbene, in capo a sei settimane, i piccoli solchi erano ricomparsi, identici!. Nella vasta e luminosa Sala degli impiccati, le raccontano del geniale Charles Peace, che aveva perduto un dito. Bastava cercare un uomo con un dito in meno, no? Bene, lui aveva deciso di disfarsi dellintera mano. In una vetrina, compare il moncherino di legno ricoperto di feltro, che il criminale indossava sopra i resti dellarto. La guerra mondiale non fece bene alla fede nella ragione e nei suoi strumenti. Charlie Chan, il cinese che dal 1925 (per conto di Earl Derr Biggers) profferisce sentenze alla Confucio (quando un albero cade, non d pi ombra) pensa gi che le impronte vanno bene nei libri, non nella vita. In fondo a un assassinio, ci sono le passioni umane; bisogna studiare lanima. Il dandy Dashiell Hammett comincia a schernire il metodo. E le impronte digitali? Niente di eccitante! Sono tutte del morto (The Tenth Clew); oppure, le impronte sono tutte della cameriera. Se Poirot (The mysterious affair at Styles) gongola ancora negli anni Venti nel ritrovare impronte su flaconcini di stricnina, e di nuovo in Ten little niggers Agatha Christie garantisce le tradizioni del genere, imp r o n t e comprese, ormai le inchieste si fanno con la violenza, o la psicologia. Simenon confessa in unintervista del 1975 che Maigret crede pi allistinto che allintelligenza, alle impronte digitali e le altre tecniche della polizia. Ne fa uso perch obbligato, ma senza crederci troppo. Resiste oggi Carlo Lucarelli, ma da quando deve occuparsi di casi reali, e non letterari. Del resto, figlio di medico. Conan Doyle, si sa, ha nutrito la strepitosa, vittoriana scienza deduttiva alla scuola di Joseph Bell, suo professore di medicina allUniversit di Edimburgo. Con viso da pellerossa, Bell studiava il paziente, ne indicava il mestiere, le origini, gli usi e i sintomi, e infine la diagnosi: e il malato non aveva ancora aperto bocca.

36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 15 GENNAIO 2006

la memoria
Tradizioni

lesercito pi piccolo, pi colorato e pi famoso del mondo. E domenica prossima compie 500 anni. Il nuovo comandante, chiamato a rinnovarne i ranghi dopo la tragedia, ci ha accompagnati a conoscerlo

Nella micro Svizzera dei soldati del Papa


CONCITA DE GREGORIO

CITT DEL VATICANO

enza quellelmo a due punte che pare un vascello, senza bargigli di seta rigida al collo n pugni serrati sulla spada, senza quellarmatura di ferro come nessun esercito al mondo usa pi ci vogliono due uomini a sollevarla da terra Elmar Theodor Mder torna ad essere il ragazzone di quarantanni che . Uno svizzero-tedesco massiccio e bruno, con retrosguardo di timidezza gentile, nato tra le foreste del Cantone San Gallo, uno che la mattina da bambino si svegliava e usciva nei prati del lago di Costanza, come prospettiva la valle del Reno, cinque fratelli e il lavoro di suo padre: comprare e vendere budelli per insaccati, linvolucro delle salsicce. Come questuomo venuto dai pascoli di Heidi, e altrimenti destinato nel pi ardito dei sogni ad un impiego in ufficio a Lucerna, sia diventato in Vaticano Gentiluomo di Sua Santit, uno dei pochissimi che possono rivolgersi al papa direttamente (nella lingua madre di entrambi, somma confidenza) una di quelle storie che dimostrano senza equivoci lesistenza di un Disegno Superiore: sia Provvidenza o volont divina, sia miracoloso compiersi del caso o, se volete, Destino. Qualcosa, comunque, che governa da sopra e muove gli uomini a suo gusto. Elmar Mder il comandante della Guardie svizzere a cui la Storia e il cardinale Sodano hanno affidato il compito di far dimenticare gli anni tragici del sanguinoso assassinio del suo predecessore, anni in cui si temette persino che il Corpo macchiato dignominia potesse essere sciolto, e di celebrare adesso con la massima solennit il Giubileo per i cinquecento anni dalla nascita della guardia privata del pontefice. Centodieci uomini: larmata pi piccola, pi prestigiosa, pi variopinta, fotogenica e conosciuta del mondo. Il comandante Mder riceve a casa, Quartiere Svizzero del Vaticano, la cittadella militare a cui si accede da Porta SantAnna, tre caserme, un cortile, una chiesetta. Sono cresciuto in campagna, mi risulta sempre difficile abitare in citt, ma Borgo Pio un paese, cos tranquillo. Anche i ragazzi stanno bene qui, sono accolti come in famiglia. Nelle birrerie attorno a via Plauto li conoscono tutti, se devi cercarne uno la sera sai dove trovarlo. In bacheca, dentro la caserma, c un solo annuncio in italiano fra i molti in tedesco e in francese. Dice: Lalimentari Arigoni di Borgo Pio offre degustazione di vino novello a tutte le guardie svizzere, senza obbligo di acquisto. Abbiamo avuto quattro nuovi matrimoni solo questanno. Tutte ragazze italiane, salvo una polacca venuta per il Giubileo. Conoscono gli alabardieri alla porta, credo che centri il fascino della divisa. Si fermano a parlare, poi tornano. divertente constatare che la prima domanda sempre la stessa: ma davvero siete svizzeri? Siete tutti svizzeri? S, siamo svizzeri. Tutti svizzeri. Da un documento del 1897 custodito in Vaticano: I cento svizzeri del papa vengono reclutati tra gli uomini pi belli dei Cantoni, e tra i pi raccomandabili. Dal bando di accesso su Internet: La cittadinanza svizzera il presupposto per poter accedere al Corpo, che desidera conservare il suo tipico carattere svizzero. Quindi ci si aspetta che il candidato abbia un particolare attaccamento per la Svizzera. Cosa si intenda per carattere svizzero lo spiega il libro del sergente Christian-Roland Marcel Richard, monumentale storia della Guardia appena pubblicata da Leonardo con occhio attento alle esigenze di mercato dei pellegrini. Giulio II scelse gli svizzeri per sua difesa personale per la peculiarit e la storia del Paese: per la loro passione per la guerra e per il loro rispetto della Chiesa. Giulio II, il savonese Giuliano Della Rovere, dopo aver messo la prima pietra della Basi-

Elmar Theodor Mder ha quarantanni, sposato con tre figli, viene dal Cantone San Gallo. La sua storia rispecchia una stagione complessa della storia vaticana
lica di San Pietro ed aver commissionato a Michelangelo la volta della Sistina si procacci un suo esercito fra chi aveva il maggior numero di fanti a pagamento disponibili: gli svizzeri erano tutti mercenari. Oggi, spiega il comandante, vengono dagli studi tecnici, dalle banche e dai commerci. Il dieci per cento ha la maturit, il quaranta per cento era applicato in lavori manuali. Crescendo la disoccupazione in patria cresce, di solito, anche la vocazione ad arruolarsi. Per poi c unaltra vocazione, quella religiosa. Sono numerosi i soldati che, lasciata la Guardia, prendono i voti o scelgono il sacerdozio. Io stesso ho avuto allinizio una spinta che credevo religiosa. Sono stato in ritiro spirituale, ma in quello stesso periodo ho iniziato a frequentare la mia fidanzata e allora la vocazione alla famiglia ha avuto il sopravvento. La vocazione alla famiglia gli ha dato nel tempo tre figli, la piccola ha otto anni. Ho capito che avrei potuto essere monaco, non parroco, sorride. Intende dire: semmai, lontano dalle tentazioni. I tempi sono cambiati, molto. Mder non ha la presunzione delle nobili famiglie con doppio cognome che per secoli hanno fornito comandanti alla Guardia, solo i Pfyffer Von Altishofer undici in due secoli. Non ha la frettolosa arroganza della gente di castello e di citt, non nipote di vescovo n erede di banchiere come chi lo ha preceduto. Ho studiato come revisore dei conti, poi mi sono laureato in legge a Zug, vicino a Lucerna. Quando Giovanni Paolo II stato eletto avevo quindici anni. Facevo parte di unassociazione cattolica di studenti, Alemannia. Il giorno dellattentato capii che quello che volevo era fare qualcosa per lui. 1981, 13 maggio. Nell89 lho conosciuto: era il 28 luglio, compivo ventisei anni. Ricevette una delegazione di Alemannia a Castel Gandolfo. Volevo moltissimo diventare guardia svizzera per sembrava troppo tardi, per me. Troppo vecchio, formazione anomala. Dopo, per, c stata la tragedia. La tragedia avviene poco dopo le nove di sera del 4 maggio 1998. Tre morti ammazzati dentro il Vaticano, nelle stanze dellinaccessibile Quartiere svizzero. Il vicecaporale Cedric Tornay, 23 anni, il comandante Alois Estermann, 44 anni, nominato comandante del Corpo da nove ore, e sua moglie Gladys Meza Romero, 49. Tre colpi di pistola. Scopre i corpi una suora di cui mai si saputo il nome. Versione ufficiale, archiviata come definitiva: duplice omicidio del vicecaporale e successivo suicidio. La famiglia del giovane ancora non si arresa: non andata cos, dicono. Sono usciti dei libri. In Italia Bugie di sangue in Vaticano: il triplice delitto della Guardia Svizzera, firmato da un gruppo di ecclesiastici e di laici anonimi sotto la sigla Discepoli di verit. In Francia uno pubblicato dagli avvocati di Tornay. Mder, sospirando: Io capisco la madre che non vuole e non pu accettare quello che successo ma c una verit accertata. Gli avvocati francesi della famiglia hanno una propensione a casi celebri: hanno difeso il terrorista Carlos, poi Barbie il nazista. Il libro sul Vaticano gli ha dato molta ulteriore notoriet. Per qui c stata unindagine, gli

esperti sono arrivati da fuori e non si pu dire che abbiamo chiuso i cancelli. Daltra parte lItalia e lEuropa devono accettare che questo uno stato sovrano. Noi non possiamo nascondere la verit, dobbiamo dirla anche se sgradevole, ho sentito ripetere a Giovanni Paolo II nelle riunioni in cui si discuteva dei preti pedofili di Boston. Il suo spirito sempre stato questo, anche allora. Il giovane Mder viene chiamato in Vaticano da Sodano allindomani dellomicidio. Giovanni Paolo II lo nomina vicecomandante un mese dopo la tragedia. Cera bisogno di rinnovare. Erano settimane di tristezza, di incertezza. Si per un certo periodo creduto che il corpo potesse essere sciolto. Per gi il 6 maggio, durante lomelia funebre, Sodano aveva detto: Le nuvole di un giorno non possono oscurare un cielo di cinquecento anni. Il mandato di Mder e del suo comandante Segmuller era uno: rinnovare, ripulire. Oggi non c pi nessuno, con leccezione di qualche ufficiale, di quelli che erano l nel 98. Da quando sono al vertice del corpo, dal 2002, posso dire di aver creato un buon rapporto con tutti, dagli alabardieri ai miei secondi. Prima cera un rapporto fortemente gerarchico: io do del tu a tutti i quadri, Estermann non lo dava neppure agli ufficiali. In cortile ci sono i ponteggi, operai al lavoro e guardie in borghese che vanno in palestra o in sala giochi. Dal regolamento: Sesso maschile: le Guardie vivono in due o in tre in semplici stanze. Allinizio vengono sistemate in camerate. Il cameratismo fra giovani non sposati non un elemento da sottovalutare. Un Corpo misto non appropriato al nostro servizio e alla vita comunitaria. In sala giochi c un biliardo, un biliardino, un ping pong. La Play station e Internet si possono usare solo in camera ma con criterio, sono un disastro per lo spirito di corpo. In piscina si va dai frati verbiti. Le guardie di lingua italiana escono pi volentieri, a Roma si sentono a casa. Sono una novit relativamente recente, le guardie erano tutte di lingua francese e tedesca fino a pochi anni fa. Gli italiani non potevano entrare forse perch si temeva leccesso di fraternizzazione con la popolazione, o lindisciplina, perci non cerano ticinesi. Del resto il cantone fa parte della Svizzera solo da duecento anni. Per i tedeschi lesame ditaliano ancora lostacolo pi duro, qualcuno non riesce e torna a casa. Uno o due allanno, in media. Per in generale va bene, si vive bene. Ci sono i bambini che giocano, qui nella piccola Svizzera: quindici famiglie tra le guardie, venti bambini, alcuni di pochi mesi. Destate in triciclo e in bici nel cortile, quello delle manovre militari, e a giocare nei giardini vaticani. Dal regolamento: Si pu e si deve identificare sempre una guardia svizzera. Il comandante ha potere di soggezione. Si deve poter identificare una guardia dal suo contegno: anche al mare a Ostia, anche in birreria. Non devessere stato automatico, nei secoli. Ci sono stornelli in romanesco che delle guardie cantano la passioni per il vino, per il denaro, per i piaceri tiepidi della Citt immortale. Mder, cresciuto al freddo delle sue montagne, sorride con indulgenza e un filo di malinconia. Bisogna anche saperli capire, i soldati, ed entro certi limiti bisogna tollerare. La soggezione, comandante? Bisogna aiutarli a vincere le loro nostalgie, accompagnarli, ascoltarli. Essere fermi ma sensibili. Io sono stato come loro. Adesso i pi giovani hanno ventanni meno di me. Mi ripeto ogni sera: lascer questo incarico quando non capir pi quel che mi dicono, prima che la distanza diventi superbia. Dopo il Giubileo, prima dei vecchi errori.

LA NASCITA Il 22 gennaio 1506 centocinquanta soldati svizzeri al comando del capitano Kaspar von Silenen attraverso Porta del Popolo entrano per la prima volta a Roma e in Vaticano vengono benedetti da papa Giulio II

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IL SACCO DI ROMA Il 6 maggio del 1527 le guardie svizzere proteggono con il sacrificio della loro vita papa Clemente VII e il Vaticano dallattacco delle truppe di Carlo V di Borbone. un eccidio: di 189 svizzeri se ne salvano solo quarantadue

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LA PARATA
Le guardie svizzere in parata in Vaticano. Nella seconda foto (da sinistra): il comandante del piccolo esercito Elmar Theodor Mader, 40 anni nato nel Cantone San Gallo, oggi responsabile di centodieci uomini, tutti suoi connazionali

Il paese-serbatoio ha finito le reclute


FABRIZIO RAVELLI
l grande tiglio secolare sempre l, imperturbabile, a due passi dalla Beinhaus, lossario dove i teschi stanno allineati sulle pareti. Roland mostra la targhetta, alla base del tronco: Le prime notizie su questo albero risalgono al 1357. Aveva quindi gi una bella et, quando i primi soldati ingaggiati da Papa Giulio II presero la strada di Roma sul finire del 1505, dopo unultima benedizione qui sotto le fronde. Elvezi, popolo di guerrieri, mercenari fra i pi stimati: lo scriveva gi Tacito. Roland Walker lavora in banca, ha una faccia rotonda e allegra, per nulla bellicosa. Ma un erede di quei soldati che, per guadagnarsi un inverno prospero e tranquillo, lasciavano queste valli di montagna ogni estate. Emigranti della guerra. Naters, oggi settemila anime, uno dei paesi che nei secoli hanno fatto la storia delle guardie svizzere. Roland, presidente dellAssociazione ex-guardie svizzere dellAlto Vallese, ha portato la divisa per dieci anni: Dal 1976 all86. Ho visto tre papi, io. Paolo VI. Poi Luciani, che dur cos poco e mor quando ancora stavano smontando gli arredi del Conclave. E poi Giovanni Paolo II. Naters, paese cattolicissimo. Ancora oggi i requisiti per arruolarsi fra i soldati del Papa sono questi: essere cittadini svizzeri, di fede cattolico-romana, di reputazione irreprensibile, altezza almeno 1,74, celibi, usciti dalla scuola reclute, in possesso di un diploma di scuola media superiore. Io sono partito essenzialmente per fede, dice Roland. Lui invece e indica lamico Heinz Andenmatten per le ragazze italiane. E sghignazza felice per la battuta. Heinz non sembra cos allegro: sar perch, dopo aver passato anche lui dieci anni (1980-1990) in Vaticano, ha finito per impiegarsi nella ditta di pompe funebri del suocero. No, non sono andato per le ragazze. Avevo fatto la scuola da apprendista meccanico, e mi sono detto: se resto, tutta la mia vita sar uguale a se stessa. Poi mi sono ricordato quelle uniformi. C anche questo, dietro la scelta di partire. Il ricordo di quelle belle uniformi, viste fin da bambini alle feste del paese. Le alabarde, gli spadoni. I racconti dei vicini di casa, degli uomini al bar, il fascino di unesperienza diversa, ladattarsi a unidentit riconosciuta e familiare. Qualche anno allestero: Io racconta Roland avevo fatto i quattro mesi di servizio di leva. Mi sono detto: o resto in banca, o faccio un salto allestero. Potevo andare a Zurigo o a Ginevra, avevo delle offerte di lavoro. Mi ha convinto Pius Werner, un vicino di casa che era guardia pontificia. Ho pensato che per due anni poteva anche andare. E mi sono fermato dieci. E cera una sorta di reclutamento paesano. Monsignor Paul Grichting, cappellano delle guardie, era parroco di Naters. Uli Ruppen, comandante per 25 anni, era di queste parti e conosceva tutti. Le guardie tornavano a Naters per le ferie, e raccontavano: il Papa visto da vicino, le bellezze di Roma. Continua Heinz, con aria di grande rimpianto: E i Castelli romani, il Frascati con un goccio dacqua, la buona cucina italiana, certi pranzi di tre o quattro ore. Ah, quante belle magnate. Perch la fede importante, ma c anche il resto. Due anni la ferma minima: Poi se vuoi chiedi il congedo. Se non lo chiedi, si intende che resti per altri due anni. A meno che uno non labbia fatta proprio grossa. Qualche caso di congedo forzato esiste: come quel giovanotto che venne rispedito a casa perch aveva messo incinta una ragazza. Ora fa il poliziotto cantonale, si vede che il peccato di giovent stato perdonato. Attenzione alle ragazze, questo sempre stato chiaro: Potevamo anche frequentarle dice Roland Ma fino a un certo punto. Se volevano portarti a casa, bisognava fermarsi. Ride di nuovo. Qui nelle valli-serbatoio del piccolissimo esercito papale, il servizio come guardia unesperienza diffusa e familiare. Una specie di naja, che accumula in ciascuno ricordi alti e bassi. Lemozione di incontri col Papa, i fasti della scenografia vaticana. Insieme col rancio, la libera uscita, i turni di lavoro, la paga. Lemozione pi grande, per Roland e Heinz, naturalmente datata 13 maggio 1981. Ero in piazza, vicino allArco Carlo Magno ricorda Roland Ho sentito un colpo. Pensavo fosse scoppiata una gomma alla jeep del Papa. Io ero in alto dice Heinz Nella Sala Regia. Sono corso alle finestre della sala benedizioni, per vedere che cosa stesse succedendo. Roland: La jeep che correva via, verso lambulanza che era pronta in un cortile come sempre. La gen-

NATERS

LA DIVISA Secondo la leggenda la divisa variopinta fu disegnata da Michelangelo. In realt si ispira ad affreschi di Raffaello. La divisa di tutti i giorni, o piccola tenuta, interamente blu

LE ARMI Sin dalle origini le armi usate dalle guardie svizzere sono lalabarda e la spada, mentre il petto, le spalle e le braccia sono coperti e protetti da una corazza metallica

IL COPRICAPO Nelle cerimonie solenni il basco su cui spiccano i gradi viene sostituito con il morione, il casco di metallo chiaro con alta cresta, pennacchio di struzzo e punte rivolte allins I COMPITI Le guardie si occupano della sicurezza del Papa e della Citt del Vaticano, sorvegliano gli appartamenti papali e mantengono lordine durante le cerimonie

IL GIURAMENTO Il 6 maggio di ogni anno le nuove reclute prestano solenne giuramento in uniforme di gala. Per essere ammessi si deve essere svizzeri, cattolici e con reputazione irreprensibile

te strillava. Un sacerdote ha cominciato a pregare, la gente lha seguito e s calmata. Heinz: Che grande tristezza. Mi sono sentito cos solo l11 settembre, dopo lattentato alle Torri. E chiss quante volte lhanno raccontato, il giorno che spararono al Papa. Karol Wojtyla, che ogni anno a Castelgandolfo veniva una volta a mangiare con noi, una tavolata di undici-dodici persone, che scambiava qualche parola che non dimenticheranno mai. Roland, essendo anche un patito di Adriano Celentano, la butta di nuovo in scherzo: La vita rock. Fare la guardia svizzera rock. Ma se hai conosciuto Giovanni Paolo II, hardrock. Ci tengono per a dire che, visto dal di dentro, il mestiere di guardia anche faticoso. Allinizio ti fanno fare solo cose facili, come la sentinella. Mai da soli, e non agli ingressi. Sempre con un caporale, per fare esperienza. E poi due settimane di scuola, per familiarizzare coi luoghi, studiare litaliano, imparare come si maneggia lalabarda. Marciare, e poi le esercitazioni di tiro. Le armi, in Vaticano, ci sono. Ma non si mostrano: Di notte, sotto la mantella i soldati di guardia portano la pistola. E poi ci sono fucili nei depositi, a portata di mano. Due giorni di lavoro, 48 ore filate, e uno di riposo: Per se cerano servizi donore, o un ambasciatore che presentava le credenziali, il riposo saltava. E la messa alla domenica, e le udienze il mercoled: con Giovanni Paolo II erano lunghissime. Alla fine avevamo solo voglia di farci una bella birra, o un goccio di Frascati. La sera, libera uscita: Ai miei tempi ricorda Roland era solo fino alle 23,30. Figurarsi, a Roma a quellora sono ancora tutti a tavola. Certe volte, se cera un amico alla porta che ci copriva, restavamo fuori fino a tardi. Oggi c la telecamera, e quindi addio evasioni. Per quattro-cinque volte al mese possono rientrare alle due di notte. La paga, piuttosto buona. La mia nell80 era di 520mila lire al mese dice Heinz Nel 90 era il triplo. Molto meno di quello che avrei guadagnato qui, per l era tutto pagato. Erano soldi che ti restavano in tasca. Oggi credo che prendano sui duemila franchi al mese. Qui per vivere ce ne vogliono quattro-cinquemila. Le ferie a casa, e tutti che ti riconoscevano, e ti chiedevano del Papa, e nei ristoranti ti chiamavano il romano. Eri qualcuno, dice Roland: Contava, essere guardia. E al ritorno un lavoro lo trovavi. Pensavano che tu fossi per forza una persona seria e fidata. Dicevano: se stato cos vicino al Papa, pu solo essere un uomo buono. Soprattutto per gli anziani, era una cosa straordinaria. Dopo cinque anni di servizio, ti lasciavano portare a casa luniforme: Quella col basco. La spada s, ma niente elmo, n corazze o alabarde. Quelle le facciamo ricostruire qui, per le parate. Al Centro Guardie di Banhofstrasse il professor Werner Bellwald sta curando lallestimento di un museo delle guardie svizzere. Perch vero che ormai vengono da diverse parti della Confederazione, e che adesso di Naters non ce n nemmeno una in servizio. Ma Naters ha fatto la storia delle guardie, e il museo si far qui: in un bunker dellesercito in disuso. Forse sar pronto per il 6 maggio, giorno del giuramento, e data fatidica del Sacco di Roma, quando 147 guardie si fecero sterminare dai lanzichenecchi per proteggere Papa Clemente VII. Del museo, al momento, c solo il plastico. Grandi foto di guardie in Vaticano (ecco, quello sono io, quellaltro si chiama Schumacher e adesso in Messico), una replica del colonnato, perfino la vecchia Porsche rossa che per ventanni le guardie si sono passata di mano. Le uniformi, le armi. La lavagna dellaula di italiano. La maglia della squadra di calcio. Una foto dellunica guardia di pelle scura, Dani Bachmann. Memorabilia di un gusto anche ingenuo, dalle palle di vetro con la neve, ai soldatini, al vecchio pulsante dallarme in bachelite nera, che stava fuori dallappartamento papale. La mappa delle camerate, con la stanza di punizione che, chiss perch, si chiama Napoli. Gli scarponi, le mantelle. Una copia del documento con cui Papa Giulio II chiese di far partire per Roma il primo contingente. Tra poco (partenza il 7 aprile da Bellinzona) unottantina di ex-guardie rifaranno a piedi il percorso fino a Roma, arrivo previsto il 4 maggio. Roland e Heinz non ci saranno: Purtroppo no, impegni di lavoro. Naters stata la capitale delle guardie, ma non lo pi: DellAlto Vallese oggi ce ne sono quattro o cinque, ma del nostro paese nessuna dice Roland E sa perch? Perch anche qui in Svizzera il posto di lavoro non pi cos garantito. I ragazzi pensano: se vado via, poi fra due anni chiss se trovo un posto. Insomma, anche il fascino della divisa papale non pi quello di una volta.

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il racconto

Mode portatili

Libri, mostre, designer al lavoro: il tema della mobile

house fa tendenza, in sintonia con la spinta al nomadismo culturale e professionale delleconomia global. Ma tra le antiche transumanze e i riti della societ contemporanea passa una grande differenza

STEFANO MALATESTA

on so se a qualcuno sia mai capitato, per sbaglio naturalmente, di finire in uno di quei raduni annuali negli Stati Uniti dei trailer home, manufactured home, case mobili o trasportabili o portatili, come vengono variamente definite quelle apparizioni fantasmagoriche che ogni tanto si incontrano sulle autostrade americane, e quando sono scomparse dietro la curva ci fermiamo al lato della strada pensando che per il momento meglio non guidare: pu essere pericoloso quando uno comincia ad avere delle visioni. Per una serie di equivoci e non sapendo nulla di questi cosi, non so come altro definirli, perso in una cittadina nella provincia americana, molti anni fa ho assistito per tre ore alla pi incredibile sfilata della mia vita. Seduto su una panca, con in tasca una rivista di fantascienza che avevo comprato in un negozietto vicino e che doveva aiutarmi a capire, allinizio ho creduto che la sfilata fosse uninvenzione del giornalaio per farmi comprare la rivista. Per unora infatti si era sentito un cupo sferragliare che proveniva da un boschetto vicino, ma non si era vista nemmeno una motocicletta. Stavo per andarmene, quando in fondo alla circonvallazione che girava intorno a quella cittadina del Corn Belt apparve il primo glorioso ibrido di una unione che continuo a ritenere mostruosa. Era un catafalco alto pi di dieci metri che veniva avanti muovendo a scatto due antenne o due pale e che poteva essere scambiato benissimo per una di quelle bestiacce del pleistocene che compaiono nei peggiori incubi. Dietro, seguiva a distanza un caravanserraglio piuttosto pezzente di semoventi rabberciati con le pi sgangherate lamiere (erano quelle che avevano provocato lo sferragliare di cui sopra): molti fuoristrada con lettini sistemati sul portabagagli e una compagnia di chalet di montagna che andavano a zig zag perch tirava un vento forte e i tetti facevano resistenza. Chiudevano la prima parte della sfilata lussuosissimi pullman attrezzati come se dovessero ospitare principi sauditi con tutto lharem, e in effetti erano guidati da arabi che ricevettero lapplauso pi sonoro, perch le Twin Towers stavano ancora in piedi e ancora non era iniziata la caccia allarabo infame. Cercai di paragonare i prototipi che sfilavano davanti a me con i modelli luccicanti pubblicati dalla rivista. Ma se esisteva una somiglianza, questa era stata annullata dallesecuzione. Tutti i modelli, tranne forse i pullman, avevano un aspetto totalmente artigianale e sembravano provenire direttamente da quei tipici retrobottega delle case degli americani, dove gli abitanti passano la maggior parte del loro tempo libero. Tutti avevano unaria cos evidentemente americana, anche se non riuscivo a capire da dove venisse. Quando si ha a che fare con la science fiction il riferimento dobbligo sempre stato lo scrittore francese Jules Verne: che in Ventimila leghe sotto i mari e in Viaggio al centro della terra aveva anticipato tutto quello che di futuribile si era poi pensato nei decenni successivi. Ma cosa ci azzeccava questo timido e a volte complessato gentiluomo francese di provincia, il pi stanziale tra gli scrittori del suo tempo, il creatore del Nautilus quella perfetta, subacquea residenza di autentici signori con quello che stavo vedendo. Assolutamente nulla. Fu il presentatore, un vecchio imbonitore che doveva aver conosciuto tempi migliori e che urlava con la voce in falsetto, a farmi ricordare il nome di Barnum. Ma certo, il vero ispiratore di una kermesse simile era lui. Quante volte nel passato in molti altri campi, per esempio in politica, ogni cosa tornava al suo posto e si capivano meglio le azioni apparentemente demenziali dei candidati se si faceva riferimento a questo genio che faceva marciare le cose nel mondo al ritmo di una marcetta del suo circo. Terminata la sfilata, ogni autistainquilino aveva acceso i suoi fornelli e dopo qualche minuto un profumo di salsicce fritte cominci a circolare in tutto il campo. La sfilata si stava trasformando in una fiera e come straniero venni trascinato da una parte allaltra da quelli che i gior0nali chiamavano i nuovi nomadi con unintonazione di disprezzo. Laspetto pi sorprendente di tutto il fenomeno, me ne resi conto dopo aver chiacchierato con molti partecipanti al meeting,

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Muoversi senza viaggiare la malattia dei nuovi nomadi


Negli Stati Uniti il comandamento dei motor-homers without stopping indica pi
una nevrosi

che una scelta di vita

non era lomogeneit degli intervenuti, da qualsiasi punto di vista si potesse guardare, ma la diversit. Sembrava che non ce ne fosse uno che avesse motivazioni identiche al vicino, tranne forse quelli che spiegavano il loro vagabondare semplicemente per una ragione di ordine economico. Due o tre di loro mi dissero che non ce la facevano a pagare un affitto in una casa decente, e inoltre mantenere unauto, pagare le rette della scuola per i bambini, andare in vacanza e cos via. Altri erano perennemente alla ricerca di posti salubri per curare i polmoni malati o qualche altro organo sensibile allinquina-

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GIUBBOTTO ABITABILE
Nella foto sopra il titolo, una casa prefabbricata trainata da un trattore Nelle altre foto, tratte dal libro Move house: a sinistra, un camion-casa; sotto a sinistra, la casa-giubbotto di Kosuke Tsumura; sotto a destra, la casa mobile di Sean Godsell

Pieghevole, flessibile, smontabile gli architetti puntano sulla casa mobile


AMBRA SOMASCHINI
lessibili, pieghevoli, gonfiabili, smontabili, trasportabili. Effimere. Costruite con materiali lievi, riciclabili, hi-tech. Sono le Mobile homes, scenari abitativi del futuro globale, efficienti dal punto di vista dei consumi energetici e del low cost informa Newsweek. Grazie ai materiali ecocompatibili, ai raffinatissimi sistemi di flussi, depositi e altre alchimie si adattano agli spostamenti rapidi legati ai disastri naturali ma anche ai viaggi no-stop dei nuovi nomadi. Le mobiles homes come le prefabs, nuove prefabbricate, sono oggetto di mostre e di coffee table books. Un business architettonico, espositivo e editoriale che va dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, alla Francia, alla Germania. Da ieri sono nelle librerie di Berlino, Monaco e New York Move Housedi Sean Topham (Prestel), carrellata del New Nomadic Lifestyle e, in quelle europee, Maisons Mobiles di Vronique Willemin (Editions Alternatives), storia della mobilit dal 1926 a oggi. Carovane, yurte mongole, tende indiane e lab, navicelle spaziali che si muovono con chi le abita. Poi ci sono le mostre. Da met gennaio a marzo va in scena a Minneapolis la Quick Home, sogno dellavanguardia modernista che trasforma la casa in modulo abitativo razionale, fluido, fluttuante, esteticamente ineccepibile. Il Walker Art Center (ampliato nella section design firmata Herzog & de Meuron) allestisce un puzzle globale della modular home con Some Assembly Required: Contemporary Prefabricated Houses. Il curatore Andrew Blauvell intercetta la tendenza esponendo la Turbolence House di Steven Hall, parallelepipedo di metallo scintillante alimentato da pannelli fotovoltaici sul

tetto, costruito in sei giorni su un altipiano del New Mexico; e leconomico FlatPack di Charlie Lazor, in vetro leggero e cemento. Altri progetti sono pensati per rispettare lambiente come i Loft Cube del tedesco Werner Haisslinger, capsule in movimento montate sui tetti di Berlino. E gli architetti italiani sfidano la creativit del futuro con case-sacche utili per lemergenza, i disastri, i terremoti. Elasticity, la citt elastica dello studio fiorentino Avatar (Santini & Taddei) si compone di case ad albero o a ruota in plastica riciclabile che durano soltanto dieci anni secondo la teoria dellurbanizzazione del tempo. Le case gonfiabili e blu waterproof di poliuretano espanso di Moreno Ferrari si trasformano in pochi secondi in materassi, giacconi, piumini antigelo. Fotografate su Move House si chiudono in valigia, sono le pi piccole e le pi celebri insieme al Suzukis Atelier in a Mountain in alluminio del giapponese Toshihiko Suzuki che cita la vecchia Kyoto. La Casa Insecto dello spagnolo Santiago Cirugeda cresce sugli alberi, The Apartement 348 del coreano Do-Ho Suh, una giungla di corridoi in nylon. Pieghevoli, destrutturate, ricostruibili. Si spazia dalle cellule di 37 metri quadri in acciaio e ertfe (fibra tessile ultraresistente) di Lab Zero, alle case di cartone per homeless di Michelangelo Pistoletto, fino alla Trailer Mobile Home di Vito Acconci (su Maisons Mobiles): parcheggiata, un camion e dentro sviluppa sei microappartamenti. Mentre Philippe Starck esporta da Parigi la Maison en bois, sulle montagne a nord di Hyogo, Hendo, maestro giapponese della Bubblearchitetcture, progetta case-bolle, essenze assolute e rotanti di Quick House.

mento ambientale. Altri ancora andavano a zonzo per il gusto di andare a zonzo e si seccavano che qualcuno facesse domande stupide che interferivano con la loro privacy. Anche lo stesso nome di nomadi non sembrava il pi indicato per definire una massa cos eterogenea di persone. La parola viene da nomos, che vuol dire pascolo, e i nomadi anticamente erano quelli che controllavano i pascoli. I pi famosi nomadi storici, i cavalieri delle steppe, erano nomadi a met perch non facevano altro che seguire le mandrie e i montoni che a loro volta seguivano i pascoli. Con la cattiva stagione i mongoli ritornava-

no stanziali e dinverno rimanevano acquartierati dalle parti di Karacorum. Solo quando Gengis Khan riun le trib, trasformandole nei pi micidiali eserciti invasori che si fossero mai visti, i soldati divennero unarmata in perpetuo movimento. Ma le ragioni erano strategiche. Quelli che vengono chiamati gli ultimi nomadi, i kirghisi delle Tian-Shan, non si muovono tutto lanno ma seguono la transumanza e anche loro per sei mesi rimangono stanziali. Negli Stati Uniti invece il motto dei nuovi nomadi era without stopping, un comandamento che indicava pi una nevrosi che una scelta di vita. Per molti il nomadismo non era nemmeno una scelta definitiva, ma un periodo transitorio: una decisione sarebbe venuta pi tardi, se veramente ce ne fosse stato bisogno. Quasi tutti non davano al loro vagabondare nessun significato particolarmente alternativo o antisistema, per adoperare una frase fatta, tranne i pi giovani. Un avvocato, prima che andassi via, offrendomi una tazza di caff molto allungato mi spieg, se per caso non lo avessi capito, che quelli che credevano di rompere con lamerican way of life rimanendo dentro i confini del paese erano degli illusi. Puoi stare a Key West o a Baton Rouge, la mattina ti alzi e fai quasi unidentica colazione, e cos per il pranzo, e cos per la cena. E il poliziotto che ti ferma sullautostrada e ti vuole multare per eccesso di velocit, e per ti fa capire che se gli molli un centone te la puoi cavare, lo trovi a Seattle come nel New Jersey. Il latte ha lo stesso sapore ovunque e anche le bistecche congelate, per quanto dicano. Non andando in giro vorticosamente come una pallina della roulette che ti togli addosso quello che non ti piace degli Stati Uniti, sarebbe troppo facile. Alcuni anni pi tardi se mi permessa una divagazione personale anchio sono andato sulle tracce dei

nuovi nomadi americani sebbene in maniera alquanto diversa. In quel periodo gli amici mi avevano visto aggirarmi pericolosamente lungo le strade della Val dOrcia e dintorni alla ricerca del luogo pi adatto dove realizzare un mio vecchio e, a detta di tutti, demenziale progetto. Avevo infatti deciso, anche se largomento era pi oggetto di chiacchiera a ruota libera che di passi concreti, di trovare a tutti i costi un luogo dove poter dormire al fresco in quelle splendide colline e risvegliarmi avendo di fronte la perfetta sagoma vulcanica del monte Amiata. In assenza di adeguate risorse finanziarie, la geniale idea era quella di acquistare dalle Ferrovie dello Stato una carrozza ferroviaria in disuso e di sistemarla in un appezzamento di terra che costava infinitamente di meno

di quelli dove dovevano sorgere le case coloniche. Qualcuno mi aveva convinto che quello era lunico sistema per essere in regola con le severissime leggi toscane, che potevano essere evase dalla stessa natura del vagone: un manufatto teoricamente in perpetuo movimento e quindi non assimilabile alle costruzioni. Naturalmente il terreno doveva essere allaltezza del progetto e lavevo individuato in un costone su una collina non molto alta vicino a San Giovanni dAsso nel Senese, la cui cima era coloritamente occupata da un piccolo borgo, antico quanto bastava, e da uno spaccio come unica attivit commerciale. Il panorama faceva piangere dalla gioia, e gi mi vedevo sistemare il vagone comprato dalle Ferrovie dello Stato in una posizione

adeguata per difenderlo dal caldo e dal freddo, avevo anche gi elaborato una mascheratura di piante locali per inserirlo senza traumi fra gli orti di cavoli e i vigneti. La vita allinterno si sarebbe svolta per tutta la sua lunghezza, dopo aver tolto i sedili, e se riuscivo a trovare uno di quei vagoni anzianotti, con le doghe di legno che rivestivano la superficie esterna, mi sarei assicurato qualcosa di straordinario. Ma il progetto si aren davanti alla difficolt di trasportare il vagone non tanto lungo la strada, un tragitto che mi sarebbe costato gi una follia, ma fino allorto. Ci voleva una di quelle macchine cibernetiche da guerra come si sono viste nelle Star Wars, con le gambe e i piedi simili a semoventi capaci di andare su tutti i terreni. Ma questo era al di l delle mie possibilit.

FOTO TIME LIFE PICTURES/GETTY IMAGES

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i luoghi

Nuovi Muri

Una citt piatta, tagliata da strade larghissime fiancheggiate da edifici in stile sovietico, su tutto la patina di ordine asettico tipica delle dittature E la gente appare rassegnata a vivere prigioniera di questo mondo chiuso

a Bielorussia uno di quei paesi che si ha difficolt a collocare geograficamente. Si sa che una repubblica dellex Unione Sovietica, ma quando si osserva la cartina si scopre che una terra incuneata tra la Russia, lUcraina, la Polonia e la Lituania. Nessuno sbocco sul mare. Un paese piatto, senza montagne, senza grandi finestre per scappare, perch langoscia nellaria e ti accoglie gi allaeroporto di Minsk, una di quelle costruzioni di cui un giorno bisogner sbarazzarsi, dopo aver giudicato larchitetto. Ma un difetto secondario. Laccoglienza simpatica, degli agenti ti danno il benvenuto e altri ti bloccano per farti sottoscrivere unassicurazione della polizia che bisogna pagare subito in dollari o in euro. Poi devi presentare il passaporto col visto alla polizia di frontiera, molto sospettosa, che ti esamina il documento con la lente dingrandimento fino a far dubitare anche te della sua autenticit. Dopodich si percorrono corridori bui, si scendono scale strette e se ne salgono altre per arrivare finalmente a passare la dogana e lasciare laeroporto. Minsk! Difficile associarla a un sogno, anche al pi piccolo, al pi modesto. la capitale di un paese di dieci milioni di abitanti, indipendente dal 1992 ma sempre legato al retaggio stalinista. Lo chiamano sistema neocomunista. Eppure un paese che passer alla storia: proprio qui, nella foresta della Belavieja, Gorbaciov, Chouchkivitch (Bielorussia) e Krawtchouk (Ucraina) hanno siglato il trattato che decreta la fine dellUnione Sovietica. Minsk! Capitale piatta attraversata da strade immense, larghissime, fiancheggiate da edifici residenziali le cui facciate sono state dipinte da artisti molto saggi. Forse lunica nota di ottimismo in questa citt dove la gente vive nella rassegnazione. Si dice perfino che gli abitanti siano felici e devo ammettere che quelli che ho incontrato non si sono lamentati. Prima di arrivare l, non sapevo che lattuale presidente Alexandr Lukashenko, in carica dal 1994, e i suoi ministri erano persone non gradite in Europa. Uomo autoritario, nostalgico della vecchia Urss e dei suoi metodi, Lukashenko ha preso le distanze dallEuropa occidentale. La Bielorussia stata esclusa dal Consiglio dEuropa nel 1994 per il mancato rispetto dei diritti umani, la conservazione della pena di morte, la pratica della tortura e la scomparsa di alcuni oppositori del potere. una dittatura che ha fatto ricorso a ogni mezzo per impedire che una reale opposizione potesse ostacolare il suo corso: intimidazioni, molestie, incidenti provocati, insomma tutto quello che fanno i dittatori per diffondere la paura e non spartire il potere. La stampa straniera indesiderata e ai giornali locali non concessa altra scelta che appoggiare il regime. Chi osa opporsi si mette nei guai. Il Kgb esiste ancora e il suo fondatore, Felix Djerjnisky, ha di diritto una statua in una piazza che si apre sulla strada principale, Corso Indipendenza. Il Parlamento ha recentemente adottato una legge che punisce col carcere i Bielorussi che discreditano il potere allestero. LUniversit europea di scienze umane, vero simbolo della resistenza al regime autocratico di Minsk, stata appena chiusa dal presidente Lukashenko. Il rettore, Anatoli Mikhailov, dovuto andare in esilio in Lituania. La ragione addotta dal presidente bielorusso che quelluniversit stava formando una nuova lite che al momento opportuno avrebbe consegnato il paese allOccidente. Luka, come lo chiamano qui, si orientato verso paesi che lo capiscono e che somigliano al suo, come la Libia, la Siria o la Cina. Quanto alla Russia, con Putin ha rapporti abbastanza stretti ma ambigui, in quanto il suo paese dipende ancora da Mosca. La Bielorussia riceve il petrolio dalla Russia e per questo il prezzo della benzina di 40 cent al litro. Si dice che Putin detti legge e Luka non lo contraddica, so-

Minsk, capitale-vetrina del comunismo fossile L


TAHAR BEN JELLOUN
MINSK prattutto nella lotta contro la Cecenia. Daltronde l sono ben poche le voci che si levano a denunciare la politica criminale della Russia in quella guerra. Bisogna dire che la Bielorussia non ha ricchezze minerarie. Ha una posizione strategica al centro di quel gruppo di paesi che la Russia tiene a mantenere sotto la sua protezione, anche se non sempre ci riesce (si pensi allUcraina). In Bielorussia tutti aspettano le elezioni presidenziali che ci saranno tra poco per una speranza di cambiamento e di apertura, senonch Luka non solo ha ben orchestrato le cose ma ha approfittato di un referendum per far passare una legge che gli permette di ripresentarsi molte volte. Come tutti i dittatori punta alla presidenza a vita. Il Parlamento ha fissato la data delle elezioni per il 19 marzo. Candidato naturale, Lukashenko ha colto di sorpresa lopposizione, che ha previsto una rivoluzione arancione per reagire alla mancanza di trasparenza delle elezioni. Populista, carismatico, ancora giovane, non nasconde le sue origini contadine e anzi ne fa un punto di forza: ha cominciato la sua carriera come direttore di kolchoz (fattorie statali). Sa parlare al popolo e non si cura minimamente della sua immagine allestero. Non cerca di comunicare meglio con gli altri. La popolazione ha apprezzato il fatto che sia riuscito a liberare il paese dai briganti di strada e da altri taglieggiatori legati alla mafia. I metodi impiegati dalla polizia (esecuzioni sommarie, senza processo e senza clamore) non sono stati criticati. Alcuni camionisti francesi sono scomparsi con i loro camion mentre attraversavano la Bielorussia diretti a Mosca. La sopravvivenza del sistema sovietico si nota immediatamente, per esempio nel settore alberghiero. Lalbergo in cui ho soggiornato, un edificio di ventuno piani, gestito alla sovietica. Nessun lusso, moquette vecchissima, corridoi lunghi e bui; ogni piano sotto il controllo di una vecchia signora di corporatura piuttosto robusta: la portinaia che custodisce le vostre chiavi. La camera minuscola, nel bagno si vedono le tracce di numerose riparazioni, una piccola saponetta e asciugamani talmente consunti che ti passa la voglia di usarli. Tutto questo per 60 dollari a notte, esattamente lo stipendio mensile della portinaia. Non c da farsi illusioni. La televisione ha accesso a una quindicina di canali, tutti russi o bielorussi eccetto la Cnn e la Cbs. Mi hanno dato una stanza al sedicesimo piano perch potessi godermi il panorama. Effettivamente domino la citt, ma vedo solo tanti edifici tutti nello stesso stile e una chiesetta ortodossa che ha laria di essere stata posata l nel-

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Difficile associare questo posto, che conta pi di dieci milioni di abitanti, a un sogno, anche al pi piccolo, al pi modesto

FOTO AFP

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IMMAGINI DI UNA CITTA


Qui sopra, la regolazione delle lancette della Torre dellOrologio a Minsk Accanto: un megaposter sui muri del centro A sinistra, il negozio di una fornaia e unanziana fedele Nellaltra pagina in basso,la cattedrale ortodossa

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lattesa di tempi migliori. Ma dove sono finiti gli intellettuali di questo paese? Svetlana Alexejevic, che ha scritto La Supplica sulla tragedia di Chernobyl e Le bare di zinco sui morti della guerra in Afghanistan, malvista dal potere e vive esule in Francia. Per quanto riguarda il grande scrittore bielorusso Vasil Bykov, lautore di Caccia alluomoe Nella nebbia, stato fatto di tutto perch la sua opera non avesse diffusione. Qui la censura si applica non distribuendo i libri e dimenticando di ordinarli nelle biblioteche pubbliche, che sono numerose e molto frequentate. Tra gli scandali che alla fine sono scoppiati c quello di un fisico, laccademico Yuri Bandagevski, che ha fatto uno stu-

Il presidente Alexandr Lukashenko, in carica dal 94, ha chiuso lUniversit europea di scienze umane: Stava formando una nuova lite - laccusa che al momento opportuno avrebbe consegnato il paese allOccidente

dio molto accurato sulle conseguenze del disastro di Chernobyl, dimostrando con esperimenti sui ratti i danni a lungo termine di quella nube micidiale. Il professore stato messo in prigione per aver osato dire la verit. Lo hanno rilasciato poco tempo fa in vista del ventesimo anniversario della catastrofe, che ricorre questanno. Quello che lo Stato vuole nascondere lampiezza delle conseguenze dellincidente di Chernobyl, perch il paese stato investito in pieno dalla famigerata nube tossica. Un fotografo italiano riuscito a penetrare in un ospedale clandestino dove sono rinchiuse le vittime della nube radioattiva. Ha scattato fotografie terribili che non hanno potuto essere esposte a Minsk. Durante un pranzo allambasciata francese, noto sul menu che i funghi che ci hanno servito sono stati controllati e la loro percentuale di cesio di 26,53 Bq/kg, mentre il limite massimo autorizzato di 370 Bq/kg. Vengo cos a sapere che occorre misurare la percentuale di cesio di tutti gli alimenti. Ma non tutte le famiglie possono permettersi lapparecchio per effettuare i controlli. Nessuno pu dire quanti morti e quanti danni abbia provocato la catastrofe sovietica in questo paese. Silenzio e oblio. Nonostante tutto il paese funziona: i trasporti pubblici sono efficienti, le strade sono in buono stato, gli stipendi vengono pagati puntualmente; ci sono distributori automatici per il prelievo di valuta straniera e dappertutto case della cultura secondo lo schema sovietico; quattro filarmoniche, la migliore guidata dal direttore dorchestra Anissomov. I giovani sono demotivati. Gli studenti sono diligenti, frequentano assiduamente biblioteche e palestre. Lo stesso Lukashenko un grande sportivo e presiede personalmente il comitato olimpico, impedendo cos che altri dirigenti sportivi possano avere il titolo di presidente. Luniversit di una pulizia impeccabile. Le lezioni si svolgono in aule silenziose e attente come nelle universit europee non se ne trovano pi. Per il paese soffre del suo isolamento e soprattutto si osserva una sorta di rassegnazione nei confronti della dittatura. Uscire dal paese molto difficile perch il potere dacquisto molto basso. Lo stipendio di un professore universitario di circa 200 dollari al mese. La storia recente dellUcraina ha dato qualche speranza allopposizione, ma il governo Lukashenko ha immediatamente fatto sapere che da loro non succeder niente del genere, cosa che a Putin non dispiace poi tanto. Ad ogni modo, finch lEuropa ignora quella dittatura, Putin ha almeno la certezza che la Bielorussia non finir nelle maglie dellUnione europea. Locchio di Mosca lontano, 700 chilometri separano le due capitali. Eppure la Bielorussia a raccogliere la sfida di far vivere il cadavere del comunismo al di l di ogni speranza. (Traduzione di Elda Volterrani)

FOTO REUTERS

FOTO AFP

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Centro di Roma, pochi passi da Campo de Fiori: il palazzo accoglie ogni giorno unumanit discreta e dolente. Molte donne anziane, alcune giovani, qualche uomo di mezza et sono in fila per scambiare oggetti preziosi in cambio di credito. Una tradizione che non si mai spenta. E che anzi, in tempi di crisi, tornata attuale

BEPPE SEBASTE

ROMA

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iciamolo subito, il Monte dei Pegni la banca dei poveri. Inventato dai frati francescani (il primo nel mondo fu istituito a Perugia da san Bernardino da Feltre), anche se ora si chiama attivit di credito su pegno ed approdato su Internet, la sua crescita (si calcola che nel 2005 il suo volume daffari abbia superato i 600 milioni di euro) difficilmente un buon segno. Salvo eccezioni, il credito su pegno riguarda quegli invisibili che non fanno notizia, che anzi si dissimulano e si vergognano della propria povert. Pare che oggi si concentrino soprattutto al centronord, ma il Monte di Piet a Napoli in via san Biagio dei Librai affollato dalle prime ore del mattino, e le filiali del monte dei pegni del Banco di Sicilia vanno a gonfie vele. Il fatto che lunico luogo che permette di ottenere subito denaro con un semplice documento di identit, e senza passare per gli usurai. Ma cos un Monte dei Pegni? Sapevo che non assomiglia pi a quello dei romanzi e del cinema, dove si impegnava il corredo di nozze per acquistare una bicicletta (come nel celebre film di De Sica), o dove il musicista jazz lascia la sua tromba e il detective squattrinato la pistola. Al massimo oggi, oltre alloro e ai gioielli, si possono impegnare pellicce. Ho visitato la sede storica del Monte dei Pegni di Roma, a pochi passi da Campo de Fiori, accompagnato da mio figlio tredicenne. La prima cosa che salta agli occhi il numero di gioiellerie intorno al Monte che espongono il cartello compro oro: nella nostra prima visita, distrattamente, ne abbiamo contate diciotto, comprese le due vetrine che attorniavano una nicchia illuminata con la statuina di Padre Pio tra due vasi di fiori finti. La seconda cosa che si nota, davanti al portone della Banca di Roma in cui ha sede, nella piazzetta del Monte di Piet, il capannello informe di persone che si muovono secondo un ordine che ci sfugge: entrano ed escono dal Monte dei Pegni, parlano confrontandosi oggetti, sciolgono il gruppo e lo ricompongono un po pi in l. Lultima volta sono stato a guardarli: voci che si sovrappongono decantando la propria merce, mani che estraggono dalle tasche anelli, preziosi, fasci di banconote da 100 e da 500. Uno di loro, il pi animato, aveva un orecchino con brillante e pantaloni coi tasconi laterali pieni di orologi. Sono venditori in proprio, membri di un piccolo mercato indipendente ma abbarbicato al Monte di Piet come cozze a uno scoglio. Comprano allasta, rivendono separatamente i gioielli riuniti in piccoli lotti e corrispondenti a pegni ormai perduti. Non

Monte di Piet
pare che abbordino direttamente le persone che portano oggetti in pegno. Aspettano. Sanno sempre cosa vale la pena di comprare. Una volta entrati, dopo aver attraversato il cortile con la fontana, solo lhabitu sa di non trovarsi nella hall di una banca qualsiasi, malgrado gli uscieri e il decoro. In fondo alla hall c la sala esposizioni dei preziosi, dove si possono lasciare offerte segrete dacquisto. dopo avere imboccato lo scalone che porta al primo piano che si riconosce lumanit discreta e dolente di chi affronta questo luogo non con spirito commerciale, ma per operazioni assai diverse da quelle abituali delle banche. Siamo nel grande salone in cui, di fronte a una fila di sportelli, una maggioranza di donne anziane aspettano pazienti sulle file di sedie che esca il loro numerino. Alcune sono giovani, c anche qualche uomo di mezzet, rare le coppie. Lultima volta ci ha colpiti lodore: non quello di una qualsiasi sala dattesa. Il sudore, si sa, varia lodore secondo la causa che lo produce. Non c stato verso di trovare la parola giusta per la tonalit, silenziosa e grave, che ristagna nel salone dai soffitti alti. Il gentile dottor Laglia, che in una visita successiva mi ha guidato per le sale, dice che lutenza in realt variegata: per esempio il commerciante che vuole disfarsi delle rimanenze di negozio per far fronte a una momentanea esigenza di liquidit, oppure rifornirsi di merce per Natale. Ma c chi, molto semplicemente, vende la propria fede. dura avvicinare con le parole chi stringe nella borsetta o in un sacco di plastica gli oggetti che mostrer in piedi allo sportello, del tutto simile a quello di una banca salvo che dietro al vetro ci sono una bilancia, una luce orienta-

Nella banca delle vite in pegno


Gli ori non riscattati finiscono spesso

in Cina o in Russia: lOccidente non li valorizza pi mentre altrove sono ancora apprezzati. E cos alla fine la transazione avviene tra nuovi poveri e nuovi ricchi

bile con una grossa lente dingrandimento, altri strumenti per lanalisi di ori e preziosi. Gli stimatori di l dal vetro sono periti e gemmologi. Sono responsabili della loro stima, in caso di errore ci rimettono del proprio. Come funziona? La stima conduce a una somma di denaro (circa l80 per cento della stima) proposta a chi d in pegno il proprio tesoro. la stessa cifra della base dasta che si legge nel cartellino di ogni lotto nella sala esposizione, qualora sia messo in vendita. Perch ci avvenga, devono essere trascorsi tre mesi senza rinnovo del prestito, oppure sei mesi, pi altri trenta giorni di sospensione durante i quali il proprietario pu ancora disimpegnare loggetto. Solo il dieci per cento degli oggetti lasciati in pegno viene messo in vendita, dice il dottor Laglia. A quanto ammonti questa percentuale lo dicono le cifre delle vendite: ogni giorno viene bandito e venduto un centinaio di lotti. Un lotto corrisponde a uno o pi oggetti riuniti in uno stesso pegno, come vedremo percorrendo la sala esposizioni. Quanto alla sala dei disimpegni, che anche quella dei rinnovi, sembra un deposito bagagli: un sistema di carrelli e di carrucole porta al bancone loggetto dato in pegno. Torniamo al vero e proprio banco dei pegni, la silenziosa sala delle stime dove si sentono i rumori dei tacchi e quelli dei respiri. Durante la prima visita annotai di una signora facile alle lacrime, che nomin alcune disgrazie della figlia. Era per lei che si trovava l. Ma era a me che non venivano parole per sapere e far parlare. Non mi fu difficile invece notare qualche tossico. Quanto a mio figlio, il suo bottino di parole ammontava a due testimonianze: Sono cose naturali della vita, inutile che ti ribelli, gli ha confidato una signora anziana. E

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FOTO PINO RAMPOLLA

I GIOIELLI
Sopra, collier in esposizione. In alto, la sala delle aste, un negozio di oreficeria vicino al Monte dei Pegni e la facciata delledificio. Nellaltra pagina, gli interni del palazzo

unaltra: Questo anello unagata autentica, un regalo di nozze di quando mi sposai. Lultima volta ho ritirato anchio il numerino. Era un luned mattina, il giorno pi intenso, dicono, che segue un fine settimana di decisioni sofferte. Chi viene a impegnare lo fa al mattino presto, in sordina, o prima di andare al lavoro. Apre alle 7,30, alle dieci gi affollato di aspiranti compratori. La signora seduta vicino a me, sessantanni circa, si accorta del mio smarrimento e della mia goffaggine. Le ho detto che era la prima volta. Per lei no, eppure si sente sempre imbarazzata. Credo fosse per attenuare il mio disagio che ha parlato di lei. Se ci si guarda intorno, ha detto, si vedono solo persone come noi, normalissime. A volte anche persone che sembrano ricche, vestite bene, donne con gioielli addosso. Ma sono tutte persone normali, ripete. Coi tempi che corrono, aggiunge, sempre pi difficile arrivare alla fine del mese. La pensione non basta. Soprattutto quando devi affrontare delle spese mediche. sola, mi dice, vive con la sorella malata di tumore e bisognosa di analisi periodiche che non possono aspettare i tempi delle Asl, e deve quindi farle privatamente. Il calendario delle analisi scandisce le sue visite al Monte dei Pegni, dove lascia quei pochi oggetti doro che ha. Lo usa come prestito, perch le banche, a una come lei, i prestiti non li fanno, e lunico modo venire qui. Cerca sempre di disimpegnare i suoi ori: finora ci sono riuscita, dice. Daltra parte, pi che imbarazzata sono triste, aggiunge, perch queste sono le mie cose.

LESPOSIZIONE
Sopra, le bacheche con gli oggetti non riscattati e messi allasta. In alto, una pagina di un numero della Tribuna illustrata del 1904 e, a fianco, il simbolo del Monte di Piet di Roma

Le mie, le proprie cose: lirruzione della soggettivit, della vita, in un luogo che, seguendo la naturale vocazione del mondo del valore, rimuove ogni accenno allumano concreto, al proprio, alle persone. Il tentativo di occultare ogni traccia di vita vissuta, compresa la morte, cio il trascorrere del tempo, cui concorre larredo spesso marmoreo delle banche, non riuscir mai del tutto in un Monte dei Pegni. questo che insegna la visita allesposizione dei lotti di preziosi messi in vendita. I pegni perduti. Se la loro mostra dura tre giorni, anche con le continue sostituzioni leffetto non cambia. C un senso di ripetizione estenuante, e per altri versi inebriante, nel susseguirsi di bacheche colme di ori, gioielli, argenteria, orologi, bracciali, fedi, ciondoli, fermacravatte, anelli, pendenti, spille, brillanti, coralli, pietre verdi, catene, collane e altri oggetti. Una scritta avverte: Difetti, ammaccature, scheggiature come trovasi. Di ogni lotto dice il peso. Altri cartelli eruditi insegnano storia, colore e purezza di rubini, diamanti, zaffiri, smeraldi, con tocco di esotismo che conduce nel Magok (Birmania) o nel Kashmir. Ma la dicitura dei cartellini segue regole identiche, e dopo qualche istante assume la forma di una litania, o uno strano mantra, complice lassenza di punteggiatura. 2 orecchini oro perle di fiume piccoli rubini parti scheggiate come trovasi. Collane 2 ciondoli oro come trovasi. Collana ciondolo oro smalto parti scheggiate. 5 anelli 2 fedi 2 collane 2

ciondoli 2 pezzi oro brillante vetri pietre 2 pietre mancano parti cifrate come trovasi peso 60,50 base dasta 320,00 deposito cauzionale 64,00. Anello oro pietra parte ammaccata 3 catene 3 bracciali porta denari 2 anelli 2 ciondoli oro parte argento pietre vetri difetti come trovasi, peso 117,20, base dasta 605,00, dep. cauz. 121,00. 4 anelli 4 orecchini 3 spille bracciale oro parte scompagnata vetri 2 mancanti smalti parte argento peso lordo difetti gr. 38,30 pezzo metallo gr. 0,60 peso 38,90 euro 179,00 dep. cauz. 34,00. Eccetera. Gli oggetti di maggiore valore, e forse bellezza, sono su tavoli al centro della sala. Collane di perle e brillanti, orologi cartier (in minuscolo, s) in oro e quarzo per un peso che varia dai sessanta ai cento grammi, lotti assai diversi da quelli, in un angolo in fondo, in cui ancora si scorge laura di corpi, di mani e di braccia, come anello bracciale oro pietra parte ammaccata graffiata gr. 14,20, orologio polso oro bulova datario quarzo parte rigata graffiata come trovasi gr. 30. Vedo un orologio con cinturino logoro color topo, attaccato da un filo di plastica a un braccialetto sottile e a un anellino con pietra. Di fianco, uniti da un altro laccio di plastica, anello 3 fedi oro brillanti vetri difetti, gr. 21,50, deposito cauzionale euro 26. S, gli oggetti che colpiscono di pi, quelli che emanano vero shining, non sono i pi preziosi, ma quelli che fanno intravedere la storia invisibile delle persone che li possedevano e li usavano. O i regali dati al battesimo o alla comunione dei bambini braccialetti con le palline di corallo, medagliette, braccialetti a maglia piatta da ragazzo, il ciondolino con Calimero, eccetera. Ho guardato quelli che percorrono la

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sala per prendere nota dei lotti da comprare. Anchessi persone normali, coppie, ma anche qualche giovane vestito da fighetto con laria di farlo di mestiere. Compilano appositi moduli e vanno a consegnarli alla cassa. Nel giorno fissato, il banditore dellasta raccoglie le offerte orali dei presenti, da confrontare con le offerte scritte. Una volta recuperati credito e interessi, la banca corrisponder al proprietario delloggetto dato in pegno il resto, se c, della vendita. Il dottor Giuseppe Incarnato, dirigente dellarea crediti, mi accoglie con giovialit nel suo ufficio panoramico presso la sede della Banca di Roma allEur. Mi invita con calore a unasta per vip che si tiene in unaltra sede storica della Banca di Roma, quella di via del Corso, dove si espongono preziosi di particolare valore. Mi spiega come il credito a pegno stia acquistando un ruolo quasi succedaneo, e meno oneroso, rispetto al prestito personale. Mi mostra documenti che illustrano il trend crescente del settore. Ha successo perch discreto, non devi dare troppe spiegazioni, e d la libert di lasciare un bene che non interessa pi in cambio di liquidit. Cita giovani coppie gi indebitate per lonere di una casa, che portano in pegno beni ereditati ma privi di valore affettivo, oppure regali di nozze inutilizzati. Il fenomeno indice addirittura di una trasmutazione del valore. Secondo il dirigente della Banca di Roma il credito a pegno svolge infatti unintermediazione finanziaria tra mondi che altrimenti non si incontrerebbero, tra una domanda e unofferta. Delinea uneconomia dello scambio che sembra lepica dei mercanti del Trecento nellera della globalizzazione. Motore di questo scambio sarebbe il passaggio delle consegne di una certa idea del lusso e dello status symbol: se il mondo occidentale tende a non valorizzare pi i preziosi e gli ori, a favore del design, di certe forme estetiche degli oggetti, e soprattutto di certi marchi, altri nellEst del mondo russi e cinesi soprattutto sono molto interessati ai preziosi. La transazione avviene in ultima analisi tra un mondo del valore perduto e un mondo del valore nuovo, tra vecchia Europa e paesi emergenti. O, con altre parole, tra nuovi poveri e nuovi ricchi. Ma ci sono storie che il valore non contempla. Storie di Piet, per quanto istituzionalizzata, che sempre di pi occorrer raccontare, se non si vuole che restino fantasmi, anonimi e senza appartenenza come le impronte e gli oggetti che il grande artista francese Christian Boltanski, cantore della memoria, da anni mostra nelle sue perturbanti installazioni. Una delle ultime si intitolava Monte di Piet, e fu esposta nelle sale dellex Monte dei Pegni di Palermo. (ha collaborato Pierre Sebaste)

FOTO ARCHIVIO

STORICO BANC A DI ROMA

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Figlio di ebrei russi fuggiti a Parigi, fu un cantautore visionario e un compositore in grado di attraversare i pi diversi generi musicali. Ma anche un uomo con una disperata vocazione autodistruttiva, un provocatore capace di gesti clamorosi, un individuo fragile, sgraziato e goffo eppure amante appassionato di donne bellissime e famose. Ora in Francia, a quindici anni dalla morte solitaria, tre libri ricchi di inediti ne celebrano la memoria

Serge Gainsbourg
La sua creativit si confrontata con tutti gli stili del Novecento: dal jazz al blues, dal reggae al rock
LAURA PUTTI

PARIGI

ominciamo dalla fine. Da quando, nella notte del 2 marzo di quindici anni fa, la ragazza fa sfondare la porta dellhotel particulier al 5 bis, rue de Verneuil, e trova un uomo steso a terra. Morto. Lei si chiama Bambou, ha poco pi di trentanni; luomo Serge Gainsbourg, il suo compagno. Da tempo abitavano in case separate. Non facile vivere accanto a tanto dolore, a tanta autodistruzione. Lautore di pi di seicento canzoni tra le quali la scandalosa e rivoluzionaria Je taime moi non plus, e Aux armes et caetera, provocatoria versione reggae della Marsigliese; luomo che ha fatto cantare (spesso amandole) Brigitte Bardot, Jane Birkin, Isabelle Adjani, Catherine Deneuve, Vanessa Paradis; il compositore che in una sola vita ha percorso tutti i generi musicali, dal jazz, al reggae, al rock; il poeta maledetto che poeta non si mai sentito, morto da solo. Cancrocirrosi, cecit diabetica, deficienza cardiaca, dir il referto. Fulminato dalle quotidiane ottanta Gitanes senza filtro, dai dry Martini e dai whisky che da almeno tre decenni, incessantemente, si calava in corpo. Un mese dopo, il 2 aprile, Serge Gainsbourg avrebbe compiuto sessantatr anni. Il dono della lucidit una terribile responsabilit da assumere nella vita di tutti i giorni, facolt extrasensoriale che lo uccider attraverso il suo rimedio: lalcol, scrive Serge Vincendet nellintroduzione a Lintgrale et caetera, volume appena uscito in Francia (a cura di Yves-Ferdinand Bouvier e Serge Vincendet, 973 pag., Bartillat ed., 32 euro) che raccoglie lopera omnia di Serge Gainsbourg. Non il primo, n sar lultimo, per una bibbia con i titoli di seicentotrentasei canzoni (centodiciassette inediti) minuziosamente descritti e annotati: alcuni rimasti senza testo (come il debutto assoluto: Lolita scritta tra il 1950 e il 52 per una lavandaia spagnola, molto prima che Nabokov, nel 55, scrivesse la sua), di altri solo frammenti (Tu ntais pas jolie-jolie/Et pour toi jai risqu ma vie: quel che resta di Lili dedicata forse alla prima moglie Elizabeth Levitsky, sposata nel 51, divorzio nel 57, o forse per Liliane, sorella gemella dellautore). Cominciamo dalla fine, che per Serge Gainsbourg sarebbe stato un nuovo inizio. In quello stesso marzo 91 sarebbe infatti partito per New Orleans dove avrebbe registrato il nuovo album. Aveva gi il titolo di lavoro Moi maime bwana per un disco che si annunciava jazz e blues (anche se negli ultimi giorni Bambou lo ricorda suonare al pianoforte solo tristi melodie slave). Proprio come il suo debutto nella musica accanto al padre Joseph, pianista del gruppo The Tortorellas Jazz, nei cabaret della scintillante Parigi anni Venti. Lucien Ginsburg, figlio di Joseph e Olga, ebrei russi emigrati in Francia, avrebbe voluto fare il pittore, per dare un colore alla sua ricerca di bellezza, di perfezione, di assoluto. Non dar che parole. Dopo una decina danni di Accademia di Belle Arti, il ragazzo capisce che ha paura della miseria e che con la musica la vita si guadagna meglio. Lo racconta un altro libro uscito in questi giorni in Francia: Gainsbourg. Le gnie sinon rien uno degli album della Collection

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I misteri di un genio maledetto


Passion delle edizioni Textuel (191 pag., 49 euro), biografia ricca di pi di cinquecento immagini, manoscritti e documenti, con un testo essenziale firmato da Christophe MarchandKiss (comunque pi ampio di G for ever di Franck Maubert, ed. Scali, 33 euro, anchesso un album di recente pubblicazione francese). Quando, nel dopoguerra, folgorato da Django Reinhart, Serge (che ancora si chiama Lucien) suona la chitarra nei caff, nei dancing o ai matrimoni, si appena strappato di dosso la stella gialla imposta agli ebrei francesi durante loccupazione nazista. Gainsbourg non sposer mai una causa politica, non prender mai le parti di Israele. Nel 75, per, in Rock around the bunker (terzo dei suoi quattro straordinari concept album, dischi su un unico argomento), dar una rappresentazione rock del nazismo e attraverso canzoni come Yellow star, Tata teutonne o SS in Uruguay si toglier pi di un sasso dalle scarpe. Ma non vi includer Le silence du Pape, canzone (perduta) sullatteggiamento ambiguo di Pio XII davanti al nazismo. Mi sono detto che non valeva la pena di rivangare quella storia, dichiarer in unintervista. Provocatore timido, provocatore rispettoso. mai possibile? Non il solo ossimoro che si attaglia al personaggio Gainsbourg. Da bambino i suoi compagni lo chiamano Ginette, tanto riservato e schivo. Non bello, non lo sar mai. Salire in palcoscenico sar sempre un incubo per lui. Linterprete delle proprie canzoni non a suo agio nel ruolo, il suo disturbo si trasmette al pubblico, la corrente non passa, scrive ancora Serge Vincendet nellintroduzione allopera omnia. Siamo lontano dai cantanti di charme, scherzosi o suadenti. Ma il tono giusto, e le parole, nelle quali si mischiano dolcezza e crudelt, latteggiamento fisico fragile e aggressivo allo stesso tempo, affascinano. C tutto Gainsbourg, in questa descrizione. E anche un altro, prima di lui, vi corrispondeva: Boris Vian. Lincontro con Vian fu per Serge una folgorazione. Guardando il suo fisico sgraziato, ascoltando la sua voce nasale e le sue provocazioni verbali in jazz, Gainsbourg cap che poteva incamminarsi

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I RITRATTI
A sinistra, tre ritratti di Serge Gainsbourg. A fianco, il cantautore francese con lattrice Jane Birkin, che per molti anni stata la sua compagna. Nella foto grande, la coppia a Saint-Tropez

Parole rivoluzionarie, musica complessa

Il fascino scandaloso di Je taime


GINO CASTALDO
nob, decadente, oltraggioso. Un campione di scandalose verit erotiche. Serge Gainsbourg non poteva che essere figlio della canzone francese di fine anni Cinquanta, quando chansonnier strazianti, poeti estrosi e jazzisti surreali provarono a costruire un progetto rivoluzionario di musica dautore votata alla grande comunicazione di massa. Il terreno era fertile, certo, ma ci non toglie che la sua voce strafottente risultasse comunque come una spina nel fianco, una mina vagante pronta a esplodere nel recinto sicuro dei benpensanti di ogni specie. Il caso pi celebre lo stesso che ha diffuso il suo nome in ogni angolo del mondo. Era il 1968 e Gainsbourg, allora ebbro damore per la Bardot, immagin un pezzo allapparenza semplice: Je taime moi non plus. Un pezzo che semplice non lo era affatto: unatmosfera dettata da un organo di sapore liturgico sopra il quale vola la voce di due amanti. Lui vuole lasciarla, lei no, ma non questo il punto. Il fatto che i due si scambiano torbidi sussurri mentre fanno lamore, i gemiti sono inconfondibili, le parole pure, dirette, esplicite, prive di mediazione. Oggi pu far sorridere, ma nel 1968, malgrado la rivoluzione del rock, un pezzo del genere era una autentica bomba, talmente forte che qualche grido di allarme si sollev ancora prima che uscisse. E infatti non usc. La Bardot, che pure era in quegli anni la donna pi desiderabile e disinibita del pianeta, si spavent. Suo marito, Guenther Sachs, punt i piedi e lei implor lamico Serge di non pubblicare la canzone. Gainsbourg che, dopo tutto, rimaneva un gentiluomo, acconsent, pur rendendosi conto di avere in mano un pezzo clamoroso. Con B.B. aveva inciso parecchie canzoni: Bonnie and Clyde, Comic strip, tra le altre. Ma quella era destinata a rimanere una fantasia proibita. Esistevano solo dieci copie dellacetato originale e Gainsbourg a casa lo faceva ascoltare a tutti. La versione originale con la Bardot rimase inedita fino al 1986 quando ormai il brano non poteva pi spaventare nessuno. Ma lui non moll lidea. Conobbe Jane Birkin sul set di un film, i due si innamorarono perdutamente e decise di riprovare con la nuova Musa. La stessa Birkin esit a lungo. Trovava la versione della Bardot insuperabile, poi scopr che cera una coda di belle e sensuali attrici pronte a entrare in sala dincisione e probabilmente nel letto di Serge. E allora ruppe gli indugi. La canzone fu incisa e usc nel 1969 nella versione che conosciamo. Il successo fu clamoroso anche se fu censurata, bandita, oscurata in ogni modo possibile. In Italia entr nella hit parade ma alla radio non la trasmettevano. Ne fu fatta anche una versione da Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer. uno dei lenti pi riusciti nella storia della canzone, ma ovviamente Gainsbourg era molto pi di questo. Era un uomo capace di divertire, quando voleva, ma anche di risvegliare fantasmi inquieti. Attravers ogni stile, dal cha-cha-cha (che lui ovviamente pronunciava sci-sci-sci, cos come il reggae, che diventava le reggh) al jazz, al rock. Prendeva da dovunque gli venisse voglia, sempre sorprendentemente aggiornato sulle voghe del tempo, e senza perdere un centimetro della sua personalit. Qualsiasi vestito indossasse, sotto cera sempre lui, il provocatore, lo sbeffeggiatore, lo sgraziato Quasimodo che amava, ricambiato, donne bellissime e a un certo ruolo sembrava predestinato. Come esordio discografico scrisse una canzone per Juliette Greco, e prima ancora scriveva canzoni per un locale di travestiti, Chez Madame Arthur. Critica e pubblico erano sempre divisi, o lo si amava o lo si odiava, ma pi spesso a difenderlo erano gli artisti. Prima Boris Vian, con cui condivideva libertario cinismo e umorismo sprezzante. Poi addirittura Franois Truffaut, quando Gainsbourg debutt, alla sua maniera, come regista cinematografico (era Je taime moi non plus con Joe Dallesandro e Jane Birkin). Oltre ai suoi dischi, quasi sempre gioielli di oscuro rigore poetico, ha scritto per innumerevoli cantanti: France Gall, Franoise Hardy, Dalida, oltre a Jane Birkin, anche molti anni dopo la loro separazione. Il suo modo di provocare era candido, naturale, quasi involontario, come se provocatoria fosse la sua stessa esistenza. Nel 1965 fu chiamato da Barbara, allora prestigiosissima, a condividere una tourne, ma il pubblico non grad. Lo contestavano, fischiavano. Gainsbourg scese dal palco e non volle pi salirci fino al 1979. Ma non era destino che le cose filassero lisce. Non per lui. Il fatto che proprio in quellanno era uscito un disco che aveva inciso in Giamaica. Tra le canzoni cera Aux armes et caetera versione reggae della Marsigliese. Cos che quando si ripresent in pubblico lo aspettarono al varco. Una volta a Strasburgo un intero reggimento di paracadutisti inscen una protesta mentre la cantava. Lui per tutta risposta si mise a cantare linno in una versione normale (ma quanto poteva esserlo per il solo fatto di passare attraverso la sua voce?), e del resto sosteneva di non aver voluto offendere nessuno. Non aveva mai voluto offendere nessuno, per succedeva. E successe di nuovo nel 1984. Gainsbourg incise un altro disco proiettato in avanti, questa volta nei territori del rock. Si intitolava Love on the beat e dentro cera un duetto, Lemon incest, inciso con la figlia Charlotte. Nel video pap e figlia erano a letto, abbracciati tra lenzuola di seta. E diceva di non essere un provocatore.

sulla stessa strada. Finch fu in vita (cio fino al 59) Vian lo sostenne, lo difese, lo protesse. Quel ragazzo aveva deciso di rivoluzionare la canzone, di renderla pi letteraria. Voglio reagire contro la povert dei testi delle canzoni. Perch non avrebbero il diritto di essere noires, a volte, come i film?, dichiarava negli anni Cinquanta. Serge Gainsbourg fu un uomo che amava le donne. Ma non un homme femmes, non uno sciupafemmine. Detestava lamore fisico senza amore e, attraverso il corpo femminile, cerc sempre lassoluto, la bellezza, la perfezione. Furono le femmine, invece, a sciuparlo. Prima fra tutte Brigitte Bardot, che incontra alla fine del 65 quando ha gi due matrimoni alle spalle (e due figli dal secondo: Natacha e Paul). Lei bellissima e passionale, ma sposata con Guenther Sachs. Per lei scriver canzoni, programmi televisivi, fumetti. Per B.B. nel 67 comporr Je taime moi non plus e con lei la incider su un disco promozionale stampato in sole dieci copie e bloccato da Sachs. La canzone originale uscir nell86 su un 33 giri della Bardot, ma con un nuovo missaggio. Nel frattempo arrivata Jane, e per pi di dieci anni (fino a quando, nell80, lei se ne andr con il regista Jacques Doillon) Gainsbourg e Birkin saranno la coppia della Parigi notturna, etilica, musicale, letteraria, glamour, y-y. Si incontrano nel 68 sul set di un film nel quale recitano entrambi. Lei inglese, ha poco pi di ventanni, acerba e bellissima; lui ne ha quarantuno ed gi un po us. Vanno a vivere al 5 bis della rue de Verneuil (ancora oggi tra le pi graffitate mete parigine di pellegrinaggi, come la tomba di Jim o la casa di Dalida). La bella e la bestia titolano i giornali. Non saranno mai molto originali, i titoli, per Gainsbourg. Un anno dopo lincontro esce 69 anne erotique con Je taime moi non plus cantata/sospirata assieme a Jane. Nel 71 nasce Charlotte, figlia amatissima, oggi attrice. Con lei nell84 duetter in Lemon incest (strofa della tredicenne Charlotte a pap: Lamore che non faremo mai il pi bello, il pi violento, il pi puro, il pi inebriante) su Love on the beat un disco rock con una sodomia in musica di otto minuti e cinque secondi, che lo vede in copertina truccato da donna e per lei nell86 comporr Charlotte for ever e girer il suo quarto e ultimo film come regista.

IL MANOSCRITTO
Qui sopra, il manoscritto originale della canzone culto Je taime moi non plus. In alto il biglietto di un concerto

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Quelli con Birkin saranno gli anni pi intensi della sua vita di uomo e di artista. Birkin fu la sua donna e la sua musa. Per lei scrisse le canzoni pi belle, pi ispirate, pi profonde (anche se in Francia molto famosa La javanaise, composta nel 63 per Juliette Greco). Ancora in Amour des feintes (90), lultimo disco scritto per Jane (e in assoluto le sue ultime

canzoni), Gainsbourg continuava ad infilare rimpianti e dichiarazioni damore per lei. Fu negli anni senza Birkin che si lasci davvero andare, che la sua maschera divenne penosa e patetica, che il tasso alcolico sal vertiginosamente. Nell80 scrisse il suo unico romanzo (oggi abbastanza illeggibile) Evgunie Sokolov, la storia di un pittore petomane, metafora della solitudine dellartista. Disperazione e provocazione andavano in lui di pari passo: nell84, in diretta tv, bruci un biglietto da 500 franchi (75 euro) per rappresentare il suo rapporto con il denaro che, per, gli arrivava copioso anche da pubblicit televisive (come quella del Martini). Sempre in tv urla a Whitney Houston: I want to fuck you, ed talmente eccessivo da ammettere lui stesso uno sdoppiamento di personalit. Nasce cos Gainsbarre, Mister Hyde, il suo terzo io (dopo Ginsburg e Gainsbourg). Nell87 esce Youre under arrest, lultimo disco, un concept album come Rock around the bunker e i due capolavori: Histoire de Melody Nelson (71) e Lhomme tte de chou (76). Narra la vita sessuale di Samantha, lolita newyorkese, amata dal legionario-narratore (e Mon legionnaire di Edith Piaf). Il mito Gainsbourg ancora oggi molto vivo. Non un mito da grande pubblico: scomodo, scabroso, destabilizzante. Non neanche un mito da anniversari, tanto che tre libri escono tutti assieme senza alcuna ragione celebrativa. un culto quasi sotterraneo. Franois Ravard, compagno e produttore di Marianne Faithfull, racconta che qualche anno fa, durante la registrazione di Kissin Time (il disco della cantante con i giovani rocker), Beck, Damon Albarn, Jarvis Cocker e Billy Corgan non smettevano di fargli domande su Gainsbourg. Della banda Gainsbarre, Ravard era stato il gamin, il ragazzino.

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spettacoli

Dive di Hollywood

Aveva 85 anni. Nella sua lunghissima carriera ha recitato in 130 film e vinto due statuette come attrice non protagonista. Disinibita scrittrice di memorie, stata maestra di Marilyn Monroe e per due anni moglie di Vittorio Gassman, col quale ha condiviso nel 1999 lultima apparizione sul grande schermo

MARIA PIA FUSCO

morta Shelley Winters. Lattrice, nata a East St. Louis nellIllinois il 18 agosto 1920, si spenta dopo un attacco cardiaco al Rehabilitation Centre di Beverly Hills. Lo scorso ottobre era stata ricoverata per un infarto ma si era ripresa. Il vero nome era Shelley Schrift. Aveva interpretato oltre 130 film, una decina di commedie a Broadway, aveva partecipato al cinema doro di Hollywood anni Cinquanta e Sessanta, conquistando due Oscar come attrice non protagonista, nel 1959 per Il diario di Anna Frank e nel 1965 per Incontro al Central Park, in entrambi i casi nel ruolo di una madre. Il suo ultimo film del 1999, La bomba, di Giulio Base, una commedia su tre aspiranti attori in cerca di fortuna in America, che, per uno scherzo del destino, stato anche lultima apparizione sullo schermo di Vittorio Gassman, dal quale la Winters aveva avuto una figlia Vittoria-Gina e aveva divorziato nel 1954, anche se non si era mai spento il legame di amicizia. Nel film cera anche Alessandro Gassman. Tra i film italiani interpretati Gli indifferenti e Un borghese piccolo piccolo. Bionda, i lineamenti irregolari, le curve sexy, il sorriso luminoso che suggeriva innocenza ma anche ambiguit le aveva procurato ruoli molto distanti e diversi, dallingenua operaia di Un posto al solealla madre mafiosa e assassina del Clan dei Barker aveva lasciato la famiglia per il sogno del cinema dopo aver frequentato lActors Studio e tra i maestri aveva avuto Charles Laughton. Negli anni ricchi di speranze e poveri di dollari, aveva diviso la stanza con Marilyn Monroe. Le legava un profondo affetto, la Monroe raccontava che Shelley le aveva insegnato quel modo speciale di stare davanti alla macchina da presa, con il capo reclinato indietro, lo sguardo abbassato, le labbra dischiuse.

ROMA

Addio a Shelley Winters bionda sexy e madre da Oscar


Negli ultimi anni Shelley Winters era apparsa di frequente in show televisivi, in genere a parlare delle critiche e del sarcasmo che non risparmiava ai tycoon di Hollywood, sia nelle interviste che in libri biografici. Fin dagli inizi della carriera si era fatta notare per il carattere schietto e diretto, per i modi bruschi con chi non le piaceva, per le battute spregiudicate, come Ho girato un film in Inghilterra, faceva cos freddo che stavo per sposarmi, Il modo migliore per trovare un uomo andare a pranzo con lex moglie, Bisogna imparare a interpretare le madri se vuoi sopravvivere a Hollywood. Tra gli episodi memorabili ci fu la partecipazione allo show di Johnny Carson. Cera anche Oliver Reed, contro il quale

CINEMA E AMORE
Nelle foto, Shelley Winters con lOscar e con Vittorio Gassman e la figlia

la Winters si scagli per le affermazioni antifemministe dellattore. Lasci addirittura lo studio, per rientrare a sorpresa con una bottiglia di champagne, si avvicin allattore e sorridendo gliela ruppe sulla testa. Ma anche se il carattere non laveva aiutata nei rapporti con il cinema, stata una delle attrici pi amate dai critici, che protestarono quando le altre candidature allOscar, per Un posto alsole e Lavventura del Poseidon, non le pro-

curarono la statuetta. Il talento di Shelley Winters era quello di tramutare in pregi le irregolarit del fisico e del volto (A Hollywood mi truccavano troppo, sembrava che sulla mia faccia fosse passata una squadra di decoratori) e una indiscutibile capacit di rendere credibili e memorabili i suoi personaggi, protagonisti o secondari che fossero, come in Il grande coltello, Il fiume rosso, Il giardino della violenza, Detectives story, Stop a Greenwich Village, la madre in Lolita. A Hollywood tutti i matrimoni sono felici, il problema comincia con il vivere insieme, diceva forte della sua esperienza di scarsa fortuna con i partner e dei tre matrimoni consumati in breve tempo: tre anni il primo con Paul Meyer, due quello con Gassman e dal 57 al 60 lultimo, burrascoso, con Anthony Franciosa. Di questultimo raccont che, tornata a casa con lOscar, Tony gli lanci solo unocchiata distratta. Capii che il matrimonio era finito. Le delusioni nel lavoro e nella vita privata non ne avevano comunque domato il carattere. Era sempre pronta a gesti di sfida, come quando alla cerimonia degli Oscar scandalizz gli americani che sapevano del suo flirt con Farley Granger, presentandosi al braccio di un giovane, bello e atletico Vittorio Gassman. Negli ultimi anni, quando i problemi di cuore non la frenavano, ha partecipato ad ogni battaglia civile, ha scritto libri, ha approfittato di ogni occasione per denunciare le ingiustizie di Hollywood e le ipocrisie della societ americana.

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FOTO AP

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la lettura
Scatti darte

Per la prima volta la National Gallery di Londra ospita una mostra di fotografie, e la novit fa discutere. Anche se le immagini che Tom Hunter ruba ai pi torbidi e disperati casi di cronaca nera dei bassifondi dellEast End e ricompone come tableaux vivant ispirati ai capolavori rinascimentali sono molto particolari

Ventuno cartoline dallinferno

ENRICO FRANCESCHINI

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i sono due modi di guardare le immagini di questa pagina. Il primo fare come Gertrude Stein, che nella Parigi degli anni Venti diceva a Ernest Hemingway di descrivere una rosa senza tanti giri di parole: una foto una foto una foto. Il secondo provare a riconoscere le tracce e seguire la pista deliberatamente lasciate dallautore: una foto un fatto di cronaca, un quadro del Rinascimento. Spieghiamoci meglio. Tom Hunter, lautore delle immagini, un novello cantastorie. Racconta le sue storie attraverso fotografie di largo formato, allestite in ogni minuscolo particolare come la scena di un dramma teatrale. Le storie sono ispirate da fatti realmente accaduti, presi dal giornale locale di un quartiere dellEast End di Londra, lHackney Gazette: delitti, bordelli, risse, sbornie, povera gente, solitudine. Ma quelle storie di ordinaria follia vengono elevate a poema epico grazie a citazioni colte: persone, gesti, ambiente, sono infatti a loro volta tratti dal quadro di un famoso maestro del Rinascimento. Gli chiedono: si sente pi un fotografo o un artista? Hunter non ne cos sicuro. Ha risposto per lui, in un certo senso, la National Gallery, il pi grande museo della capitale britannica, decidendo di ospitare una mostra di questi suoi tableaux vivant fotografici: ventuno grandi immagini a colori, in una rassegna intitolata Living in Hell (Vivere allinferno), che rester esposta nella Sunley Room fino al 12 marzo prossimo (con accesso gratuito, quindi senza che sia necessario prenotare in anticipo i biglietti). la prima volta, nella sua lunga e onorata storia, che la National Gallery esibisce una mostra di fotografie. La novit non pas-

LONDRA

DAL PENNELLO ALLOBIETTIVO Le immagini in questa pagina sono tratte dalla mostra di Tom Hunter in corso in questi mesi alla National Gallery di Londra. Lesposizione, intitolata Living in Hell, sar visitabile fino al 18 marzo. Il quadro in alto La morte di Procri di Piero di Cosimo. Qui sopra, Fanciulla che legge una lettera accanto alla finestra di Johannes Vermeer

sata inosservata. Qualche critico si detto perplesso. Qualcuno dei grandi benefattori del museo ha trovato la cosa discutibile. Ma la maggioranza degli appassionati, dei critici, dei media, ha al contrario lodato liniziativa. Sia perch quasi tutti i quadri citati nelle foto di Hunter sono esposti proprio alla National Gallery, una sorta di citazione nella citazione. Sia perch le sue composizioni usano lobiettivo della macchina fotografica come un pennello. Non a caso, a volte impiega diciotto mesi a completare un quadro. NellEast End, il quartiere londinese dellimmigrazione, dei romanzi di Dickens, oggi dei punk e dei locali alternativi dove raramente arrivano i turisti, Tom Hunter ha vissuto da quando aveva venticinque anni ad ora, che ne ha quaranta, abitando a lungo in uno squat, una casa occupata abusivamente, che a un certo punto la municipalit gli ha ceduto per quattro soldi. Lidea di raccontare storie fotografiche strappate alla cronaca gli venuta leggendo che lo scrittore Thomas Hardy faceva lo stesso nei suoi romanzi. Contemporaneamente, Hunter era attirato dalla pittura come fonte dispirazione. Nel 98 ha vinto il suo primo premio, il John Kobal Photographic Award, ricreando un quadro di Vermeer, e da allora non ha pi smesso di mescolare cronaca nera e Rinascimento. La foto che d il titolo alla mostra della National Gallery, Living in Hell, era il titolo di un articolo dellHackney Gazette su unanziana donna ritrovata in una casa senza riscaldamento, senza niente da mangiare, infestata di scarafaggi. La sua composizione ispirata da Four figures at a table, un quadro del 1643 dei fratelli Le Nain, che mostra una donna e i suoi bambini in una misera casa di campagna. Nella foto, i bambini sono scomparsi ed scomparsa anche la dignitosa povert del 1643, sostituita da una brutale degradazione. Gli scarafaggi sono autentici. Lorrore della vita quotidiana, pure.

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i sapori

Men di stagione

Cavoli, cardi, radicchio, broccoli: dalla natura arrivano in questi mesi i cibi pi adatti a combattere il freddo Ma per mantenere intatti i loro elementi, antinfiammatori e nutritivi, importante non abbondare nei tempi di cottura e consumarli freschi. Ben lo sanno gli chef che hanno dato vita a ricette golose anche con i vegetali considerati pi poveri
Verza
Sorella del cavolo cappuccio, ma a foglie grinzose, lingrediente-base di molti piatti invernali in tutto il nord Italia. Le migliori sono compatte, non troppo grandi, con l'interno chiaro. Piatto di elezione, la cassoeula milanese

LICIA GRANELLO

er cominciare, un ottimo antinfiammatorio. Vie respiratorie, artrosi, gastrite, ulcera, coliti ulcerose In pi, combatte gli stati di affaticamento, lacne, la stitichezza. E come se non bastasse, aumenta le difese organiche, nutre, mineralizza. Senza dimenticare il potere antiossidante, per via delle vitamine in quantit. Quante medicine bisognerebbe ingoiare per ottenere lo stesso risultato terapeutico? Invece di fare un inventario farmaceutico, basta mangiare il cavolo, re dellorto dinverno. Siamo abituati a pensare che le verdure siano figlie esclusive della bella stagione: la primavera con i suoi boccioli, promesse di bont che lestate con le sue lunghe giornate di luce calda e sole forte far arrivare a giusta maturazione. Perfino luva, che pure ci rimanda alla vendemmia dautunno, deve la sua dolcezza alle calure dagosto. Lui, invece, re Cavolo, se ne frega. Anzi, a farlo star bene proprio il freddo. Il gelo,

poi, ce lo consegna turgido e maturo, al massimo della forma. E non il solo: linverno un susseguirsi di verdure che i brividi li lasciano tutti a chi le raccoglie. Tenere o callose, colorate o bianchissime, hanno il compito di traghettarci dalle maturazioni tardive di fine estate alle primizie daprile senza lasciarci sprovvisti di tutto quanto ci serve a superare bene i mesi del grande freddo. La natura non ha bisogno di trucchi e scorciatoie: basta seguire il calendario dellorto da cui discendono praticamente tutte le ricette della tradizione regionale, e il gioco fatto. Certo, perch gli elementi nutritivi ci arrivino intatti, occorre che le verdure siano fresche e, se cucinate, cotte velocemente: infatti, le vitamine non amano n la luce n le alte temperature (sopra i 60, B e C si degradano). In compenso, se riusciamo a resistere allinsana attrazione per pomodori e melanzane cresciuti senza nemmeno un minuto di sole, scopriremo che uninsalata di cavolo cappuccio regala da sola oltre la met del fabbisogno quotidiano di vitamina C e allo stesso tempo tampona gli additivi di carni e insaccati. Nulla che assomigli lontanamente a un sacrificio per il palato: al contrario, molte tra le ricette con le verdure invernali protagoniste dal carnale connubio di verza & maiale della cassoeula milanese allodorosa, irresistibile bagna cauda piemontese con cardi e topinambur sono gustose in maniera robusta e originale, perfette per sconfiggere il freddo e lumido dellinverno. Unico limite di tanta forza golosa, limpossibilit di essere piatti normali, e quindi lobbligo di considerarli delle splendide eccezioni alla dieta quotidiana. toccato ai cuochi di nuova generazione cimentarsi per trasformare lobbligo delluna tantum in celebrazione raffinata, piegando con grazia le ricette dantn alle esigenze nutrizionali di inizio millennio. Cos, negli ultimi anni la minestra maritata ha perso lodore animale dellosso di maiale e la bagna cauda il suo imperituro ricordo daglio, guadagnando in finezza e non smarrendo il cuore gourmand. Lalternativa a calorie ridotte una super insalata a base di radicchio, indivia, lollo, valerianella, lattuga: tutte foglie che danno il meglio di s in queste settimane. Ma non lasciatele sole: aggiungendo una manciata di semi (zucca, sesamo, papavero), una mela meglio se acidula come la Granny Smith tagliata a dadini, qualche gheriglio di noce, un giro di extravergine e qualche goccia di limone, avrete assemblato una vera bomba vitaminica. Se volete rallegrarla, accompagnatela con un paio di crostoni di pane scuro spalmati di brie caldo e filante. A patto che la bilancia del dopo Natale ve lo permetta.

Verdure dinverno
Chef Gennaro Esposito
Talento della cucina campana, alleggerisce la ricetta con una marinatura al freddo e sotto sale delle varie parti di maiale, poi sciacquate e sbollentate pi volte. Cotture separate anche per le verdure in acqua bollente salata
MINESTRA MARITATA
800 gr. verdure bollite per pochi istanti (cavolo verza, bietola selvatica, cicoria, scarola riccia e liscia, cardi, borraggine, broccolo nero) 4 fette cotechino sbollentato e tagliato a listarelle pezzi di musetto, orecchie, piedini, ossi di ginocchio e spalla di maiale 80 gr. scorza Parmigiano pulita a quadretti brodi (separati) di muscolo di vitellone e gallina *Cuocere i piedini per mezzora, orecchie e musetto per 20, poi pulire e tagliare *Tagliare a listarelle anche il muscolo e la gallina bolliti *Fare un soffritto leggero di extravergine e cipolla, aggiungendo le carni, gli ossi, i brodi, le verdure *Sobbollire per tre ore per maritare il tutto, unendo il Parmigiano nellultimo quarto dora *Servire con un filo dextravergine e un giro di pepe

Radicchio rosso
Tre variet (Verona, Chioggia, Treviso) identificano linsalata rossa invernale, una cicoria introdotta dallOriente ai tempi delle Repubbliche Marinare. molto gustosa anche cotta, in paste e risotti

Vitamine dopo la Grande Bouffe


Carciofo
Il khashuf arabo viene raccolto prima che fiorisca. Le variet si dividono per presenza o assenza di spine e per il colore. Acidulare con limone lacqua di lavaggio e cottura evita lannerimento

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420mila
Le tonnellate di carciofi prodotte in Italia

283 mln euro


La produzione, a prezzi di base, dei cavolfiori

+64%
II rincaro del radicchio rosso nellultimo mese

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itinerari
Colfosco (Bz)
In Alta Badia, la tradizione gastronomica connette strettamente verdure e carni, a partire da radici, erbe e brassicacee, sia nella composizione delle zuppe che nei secondi, vere delizie per gli sciatori al termine della giornata sulla neve

Dolceacqua (Im)
Il piccolo, magico borgo medievale immortalato dal pennello di Claude Monet dominato dal castello dei Doria. Come in tutto lentroterra dImperia, le verdure invernali vengono elaborate in piatti gustosi con legumi, coniglio e stoccafisso

SantAnastasia (Na)
Adagiata alle falde del Vesuvio, a pochi chilometri da Napoli, famosa per la lavorazione delle olive verdi e per la produzione di frutta e verdura di qualit Nella zona, le tante, golose verdure invernali vengono maritate con le carni

DOVE DORMIRE
ALBERGO LUJANTA Strada Pecei 31 Tel. 0471-836005 Mezza pensione da 54 euro a testa

DOVE DORMIRE
IL MELOGRANO Regione Auriperga Tel.0184-206273 Camera doppia da 90 euro, colazione inclusa

DOVE DORMIRE
HOTEL MARAD Via Benedetto Croce 24, Torre del Greco Tel.081-8492168 Camera doppia da 70 euro, colazione inclusa

DOVE MANGIARE
Siriola Caf (con camere e ristorante gourmand) Via Pre de V 31, San Cassiano Tel. 0471-849445 Chiuso marted, men da 30 euro

DOVE MANGIARE
PALAZZO DEL MAGGIORE Regione Lamponasco, Castelvittorio Tel.0184-241037 Chiuso marted, men da 45 euro

DOVE MANGIARE
'E CURTI Via Padre Michele Abete 6 Tel.081-5313840 Chiuso domenica, men da 30 euro

DOVE COMPRARE
ORTOFRUTTA KLAMMSTEINER Strada Colz 49, La Villa Tel. 0471-847730

DOVE COMPRARE
ALIMENTARI BIOLOGICI Via P. Martiri 51 Tel.0184-206851

DOVE COMPRARE
ORTOFRUTTA LA DOLCE SOSTA Via Somma 62 Tel.081-5304471

Collodi E insieme col pane ti dar un bel piatto di cavolfiore condito con lolio e con laceto [...] e dopo il cavolfiore ti dar un bel confetto ripieno di rosolio
da PINOCCHIO

Cardo
La cinara cardunculus appartiene alla famiglia dei cardi selvatici come il carciofo. Coltivato in assenza di luce, spesso interrandolo fino alla raccolta, se ne consuma solo il gambo, che va cotto per oltre due ore

Porro
Altra verdura dagli infiniti meriti salutistici, vantando propriet toniche, diuretiche, lassative, antisettiche. Protagonista versatile di minestre, tortini, frittate, pur, se ne consuma il falso fusto (bulbo), di cui la parte bianca quella pi pregiata

Cavolfiore
Ha una sola controindicazione: lodore. Per evitarlo (e mantenerlo bianco), basta aggiungere un cucchiaio di farina bianca e qualche goccia di limone nellacqua di cottura. Se di piccole dimensioni e freschissimo, gustoso anche crudo in pinzimonio

Repubblica Nazionale 49 15/01/2006

Chef Paolo Masieri


Patron di Paolo e Barbara; ristorante-culto a Sanremo, rivisita una tradizionale ricetta ligure. La base di farro spezzato (120 gr) preparata cuocendolo unora nel brodo con un soffritto classico, pi aglio, alloro, rosmarino, 20 gr di lardo e mezzo porro tagliato sottile
CALAMARETTI SALTATI CON GRAN PISTAU
400 gr. calamaretti 4 foglie di verza a listarelle sottili (julienne) 1 mazzetto di bietole 100 gr. di funghi galletti freschi ( o secchi ammollati) porro in julienne 50 gr. fagioli di Pigna rinvenuti in acqua Salvia, cipolla e sedano *Far bollire piano i fagioli con salvia, sedano e cipolla per unora, salare alla fine *Scaldare met olio in una casseruola, aggiungere bietole, verze, porri e funghi, salare e cuocere a fuoco basso 4 *Pulire i calamaretti, asciugarli bene con carta assorbente, saltarli in extravergine caldissimo e padella larga, poi salare *Scaldare il farro e versarlo a specchio nel piatto. Disporre al centro le verdure e allesterno i calamaretti *Rifinire con pepe, olio e una punta di maggiorana

Cime di rapa
I germogli fogliosi della rapa sono pieni di virt: gustosi, digeribili, depurativi, stimolanti dellappetito, ricchi di calcio e fosforo. La ricetta pi celebre li accoppia alle orecchiette

Cavolo nero
Membro della famiglia dei cavoli senza testa, lingrediente-base della mitica Ribollita toscana. La coltivazione si estende anche al Sud, la raccolta avviene staccando le singole foglie pi esterne via via che maturano

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DOMENICA 15 GENNAIO 2006

le tendenze
Arredo e stile

Dopo anni di dominio del bianco assoluto o del beige, le stanze si tingono di spettacolari cromie. Si riscopre la carta da parati, utilizzata per per aprire squarci decor negli angoli del salotto o della camera da letto, si osano accostamenti teatrali e i mobili classici con lazzurro, il rosso o il viola intenso perdono la loro patina seria

RAMO DI CORALLO
Sembra un ramo di corallo il candelabro in alluminio smaltato Tenochtithan di Driade Firmato da Vittorio Locatelli, alto 46 centimetri

CLASSICI RIVISITATI
Anche i modelli orientali pi classici cambiano look. La linea Container di ArredoPi propone una serie di mobili cinesi tradizionali laccati con tinte fluo

ISPIRAZIONE OTTOCENTO
Riprende una seduta in voga nellOttocento la poltroncina Sultan di Roche Bobois disponibile in diversi colori

CACHEMIRE
allinsegna del colore la nuova collezione per la casa di Malo: cuscini, plaid, copriletto e gadget in cachemire Da sovrapporre o magari alternare

Fine del minimal, la casa un arcobaleno


JACARANDA CARACCIOLO FALCK

Colore
I
l trend era stato anticipato per la prima volta qualche stagione addietro durante una delle puntate cult del serial della Hbo Sex and the city. Quando il mitico mister Big, eterno e sfuggente amore della protagonista, la giornalista Carrie Bradshaw, dopo averla lasciata per sposare la bellissima Natasha, torna sui suoi passi. E per giustificare il suo ripensamento racconta a Carrie, alias Sarah Jessica Parker, quanto il suo matrimonio si sia rivelato noioso: Viviamo in una casa beige, Natasha si veste sempre di beige, la nostra vita beige, si lamenta laconico mister Big ironizzando sullimpeccabile e algido minimalismo. Fortunatamente per mister Big i tempi delle case zen, tutte giocate sulle sfumature del bianco, del beige e nei casi pi azzardati del grigio, sembrano essersi avviati definitivamente al tramonto. Lo stile degli anni Novanta, reazione estetica agli eccessi in voga negli edonistici eighties, sembra ormai vecchio. Per rendersene conto basta dare unocchiata alle fiere specializzate. Come il salone parigino di Maison&Object, in calendario dal 27 al 31 gennaio, dove le oltre settanta case produttrici di tessuti e carte da parati presenteranno collezioni allinsegna della vivacit pi sfrenata. Ma anche ai negozi di arredamento. E ai locali di tendenza dove le sfumature pi azzardate dettano legge. Personalmente non ho mai avuto paura di usare il colore, racconta larchitetto israeliano Adam Tihany (autore a Roma del coloratissimo hotel Aleph) che, per il suo ultimo progetto, il Jade 36, un bar alla moda nel cuore di Singapore, ha scelto un arredamento multicolor giocato sulle nuance del giallo limone e del verde giada. I colori riescono a influenzare il nostro stato emozionale, riescono a dare personalit a un luogo, aggiunge Tihany, ci ravvivano o ci deprimono, ci stimolano o ci tranquillizzano: non utilizzarli un delitto. Proprio per questa loro capacit di evocare emozioni e sensazioni, le tinte accese stanno velocemente conquistando ogni angolo della casa. Da Londra a Roma, da New York a Berlino, da Pechino a Sidney ormai non c quasi pi un oggetto domestico che non venga proposto in una serie di nuance inconsuete. Ecco allora le lenzuola shocking di Tricia Guild, gli asciugamani a righe firmati Missoni, le poltroncine in velluto di Roche Bobois. Ma anche i lavandini verde e arancio di Agape, i tessuti di Osborne&Little, le porcellane da tavola di Habitat. Stiamo assistendo a un ritorno del colore incredibile, conferma larchitetto Tommaso Ziffer, che in questi giorni sta dando gli ultimi ritocchi al decor dellHotel de Rome di Berlino, ultimo gioiello della catena di Rocco Forte. E continua: Nelle case di campagna i colori non erano mai spariti quello che sorprendente il revival di un certo tipo di decorazione ad effetto negli ambienti urbani. Secondo Ziffer le tonalit pi richieste al momento sono quelle primarie, un po anni Settanta, come larancio, il rosso, il nero, sempre mischiate al bianco o alloff white. Ma anche il viola abbinato al verde mandorla e il marrone alternato a dettagli dorati. vero, fa eco dallInghilterra Marthin Ephson, direttore della celebre casa di pitture e carte da parati Farrow & Ball, questa primavera vedremo il ritorno di svariate tinte vivaci, come il giallo e il rosa e anche delle carte da parati a grandi stampe che saranno utilizzate in piccoli ambienti per un decor ad effetto. Molto in auge questanno, secondo Ephson, anche le carte metalliche doro o dargento. Da utilizzare per in modo moderno. Ovvero per ricoprire solamente una parete della stanza. O, in certi casi, unicamente per marcare la testata del letto. Perch il total look non piace pi nessuno. E limportante, nelle case di oggi, saper osare.

IDEE DA SALOTTO
Unidea per il salotto? Il divano Basket, struttura in metallo e cuscini verde mela Ronan e Erwan Bouroullec, di Cappellini

ALLEGRI DETTAGLI
Arancio e viola, giallo, rosso e marrone: i cuscini fantasia della linea casa di Missoni accendono qualsiasi ambiente, dalla camera da letto al soggiorno

LISOLA VERDE
Sono disponibili in diverse sfumature di verde, da alternare a seconda dell'effetto desiderato, le poltroncine in poliuretano Sus Limelight. Distribuite da Moooi

DOMENICA 15 GENNAIO 2006

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 51

UNA PIOGGIA DI FIORI


Le carte da parati sono tornate di gran moda. Da sinistra, carta e tessuti Samarkand di Designers Guild; accanto: motivi floreali oversize per Nina Campbell con Magnolia. Sotto da sinistra, il viola, in tutte le sue nuances, la proposta di Osborne & Little con Zaria. A destra, fiori verde pastello per i rotoli della ditta britannica Farrow & Ball

La stinta metropoli che spegne le emozioni


UMBERTO GALIMBERTI

Repubblica Nazionale 51 15/01/2006

er lungo tempo in Occidente, dallepoca greco-romana al XVII secolo, la citt stata, in opposizione alla campagna, il luogo della luce e del colore. Il suo carattere policromo, che faceva da contrasto con il carattere monocromo del paesaggio rurale, si attenu nel Settecento fino a spegnersi nellOttocento, quando la civilt industriale confer alle nostre citt quel carattere grigio e spento che n i manifesti, n le luci al neon, n le segnalazioni delle case e delle strade sono riusciti a ravvivare, per cui se il colore vita, emozione, bellezza e, come diceva Matisse, forza, la sua sparizione la morte incolore di cui parlava Pasolini che decolora la stinta metropoli. Nelle nostre citt sul colore predomina la forma. E se il colore il linguaggio degli affetti, come le ricerche di neuropsicologia hanno ampiamente dimostrato, la sua assenza nella citt moderna indubbio segno di un impoverimento emozionale del tessuto urbano, a vantaggio di una razionalit che si esprime in geometrie angolari e verticali che segnalano la prevalenza dei valori intellettivi rispetto a quelli affettivi. E pur non volendo aderire a una troppo facile attribuzione di valori rigidamente in opposizione fra loro, quali: razionalit e sentimento, forma e colore, indubbio che le nostre citt sono grigie non soltanto per i materiali con cui sono costruite (asfalto, metalli, cemento), ma soprattutto per quel grigio percettivo, psicologico e mentale che tutto sbiadisce, sotto la polvere grassa e nerastra che tende a ricoprire anche lazzurro del cielo, aggiungendo alliride lottavo colore: Il grigio fumo di Londra. Nebbioso e livido, il grigio lindizio di un ambiente artificiale, il colore dellhomo-faber tecnologizzato, robotizzato, in contrapposizione al vivace laboratorio cromatico della natura, che nelle nostre citt diventata una enclave di macchie verdi, indifferente nostalgia di un rapporto organico con lambiente naturale che luomo della citt oggi non ha pi. Nella stinta metropoli ingrigita, i colori compaiono solo come segnali-shock nei cartelli pubblicitari, nei segnali stradali dei divieti o dei sensi obbligati, nei semafori, dove il simbolismo cromatico assume un aspetto quasi caricaturale, per cui il rosso, perduta tutta la sua passionale polisemia che rimanda allamore, al fuoco, al sangue, viene mortificato nella foresta dei divieti della citt in un banale e mortificante imperativo di stop, mentre il blu, che il colore dello spirito e di quelle immensit trascendenti che sono il cielo e il mare, viene svilito e costretto in quel superegoico messaggio che segnala il senso obbligato. Ma il grigio della citt minaccia di diventare anche un grigio della memoria e quindi una perdita dei valori del tempo, che il naturale invecchiamento delle cose e dei materiali non mancano di segnalare. Luso del metallo lucente e della plastica nonch il ricorso sempre pi frequente ai materiali anticorrosivi delle leghe (la nichelatura, la bronzatura, lacciaio inossidabile, lalluminio anodizzato) tendono a ricoprire con una pelle meccanica il destino degli oggetti, nel vano tentativo di allungare artificialmente la vita nel segno dellincorruttibilit, quasi un rifiuto allinvecchiamento e alla morte, che invece nelle nostre citt trionfa nel segno del consumismo che, esasperato dalla moda, porta a una fine anticipata tutte le cose e tutti gli eventi. Ma forse siamo alla vigilia di uninversione di tendenza. Si ha infatti limpressione che nelle nostre citt e nelle nostre case stia finendo lepoca minimalista e stia tornando il colore, quindi forse anche lemozione e il sentimento. Non i colori artificiali che danno luce alle notti delle nostre citt in un eccesso di sollecitazione visiva, quasi una sorta di fagocitante cannibalismo cromatico, ma i colori naturali nelle facciate delle nuove costruzioni, siano esse case o capannoni, nelle pareti delle nostre case, negli oggetti che animano le nostre abitazioni, dove si ricorre al colore per esprimere valori di intimit ritrovata, amicizia, ospitalit, ma anche forza, potenza, eccitante aggressivit. Quasi un contrappunto alle nostre emozioni e al nostro stile di vita che, per individuarsi ed esprimersi, ha un assoluto bisogno di uscire dalla grigia indifferenza delle nostre citt. Indizio, oltre che di unomologazione generalizzata, anche di una latente depressione e di una sfiducia che toglie futuro a ogni slancio e ripresa di vita che il colore sollecita e a un tempo riflette. I colori del futuro, infatti sono sempre accesi e carichi di promesse e rifiutano la sindrome grigia della quadratura dei conti che sembra sia diventata la ragione nascosta e anche un po asfittica della nostra vita.

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DOMENICA 15 GENNAIO 2006

lincontro

Maestri di vita

Naghib Mahfuz
GIUSEPPE VIDETTI

Il Nobel 1988 per la letteratura ha 94 anni, quasi cieco e non riesce pi ad ascoltare le adorate canzoni arabe. Ma ancora ogni giorno aspira il profumo del Cairo. Non ho mai viaggiato - dice - perch la mia citt mi ha dato tutto ci di cui avevo bisogno. Queste strade sono il magazzino della storia: i faraoni, i persiani, i greci, i romani, gli arabi, i turchi, gli inglesi, tutti sono passati di qui e hanno lasciato il segno, come un giacimento dellingegno umano
quasi due anni ha acconsentito ad accompagnarci da lui nel giorno in cui il baram islamico del sacrificio e il Natale copto quasi coincidono. Lo vidi per la prima volta al giornale nel 1970, racconta Salmawi, scrittore anche lui, ma diventammo amici la volta che gli consegnai un mio manoscritto per un parere. Me lo riport la settimana dopo: Mi piaciuto, ho fatto delle correzioni a matita, cos se non ti sembrano giuste puoi cancellarle con la gomma, disse. Io non solo ho accettato i consigli, ma conservo ancora gelosamente quei fogli con la sua calligrafia. Salmawi il figlio maschio che Mahfuz non ha avuto. Protettivo a rischio di poter sembrare autoritario, tratta il vecchio maestro con tenerezza e rispetto. Grida ogni domanda in arabo, e affinch lui possa udire traduce anche le risposte in inglese a voce altissima, scandendo le parole. Mi manca la musica, dice lo scrittore, quasi a scusarsi per il suo problema di udito. Una volta ascoltavo le canzoni di Oum Kalthoum ogni giorno, dopo la siesta. Poi uscivo con un amico a prendere un t sulle rive del Nilo. Oum Kalthoum, la pi grande voce dEgitto, era il mio idolo, ma lho incontrata una sola volta, quando Al Haram organizz un party per il mio cinquantesimo compleanno e la invit per farmi una sorpresa. Pensi che ho chiamato una delle mie due figlie Oum Kalthoum (laltra si chiama Fatima). Quando ludito ha cominciato a tradirlo, non poter pi di ascoltare Enta omri, El atlal e Fakkarouni diventato un tormento. Un giorno grid esasperato: Cos questo rumore insopportabile che esce dal giradischi?. Oum Kalthoum, gli rispose sua moglie. Cap che il suo timpano trasformava in frastuono anche il suono pi sublime. stata lunica volta che madame Naghib Mahfuz ha visto suo marito piangere. Ora si occupa di lui, silenziosa e attenta, nonostante lei stessa sia malferma sulle gambe per un grave problema allanca. Serve gigantesche fette di torta di panna e amarena e generosi bicchieri di succo di mango, e dalle spesse lenti multifocali non lo perde mai di vista. La casa profuma di gelsomino, i fiori freschi sono sistemati su capitelli carichi di melograni in gesso, simbolo di abbondanza. Il maestro siede sul suo divano preferito, dritto come un fuso, elegante, vestaglia cammello e pigiama di fustagno, i piedi infilati in morbide pantofole di cuoio. Non ho mai viaggiato, perch questa citt mi ha dato tutto ci di cui avevo bisogno. Il Cairo il magazzino della storia. I faraoni, i persiani, i greci, i romani, gli arabi, i turchi: sono tutti passati di qui e tutti, anche lEuropa moderna, hanno lasciato un segno nella storia. La citt diventata, attraverso i secoli, un residuato dellingegno umano. Ma il periodo che mi pi caro, di questo secolo di vita, quello che noi chiamiamo Cairo Renaissance, dopo la rivoluzione del 1919 guidata da Saad Zaghlul, leader del partito degli Umma, un eroe di quei tempi e della nostra storia. Fu la prima volta che in un rigurgito di patriottismo, lEgitto intero si coalizz per cacciare gli inglesi dal paese. Il fermento di quegli anni gener una rinascita nelle arti, musica, letteratura, pittura, in ogni campo. Lo stesso anelito che anima La trilogia del Cairo, unanimemente riconosciuta come il suo capolavoro. Non lo impensierisce il divario tra Occidente e Medio oriente che si acuito dopo l11 settembre. Non teme una nuova guerra di religione. Sono ottimista, perch viviamo in una situazione di grande e grave disagio, in un temps maladive che io considero di transizione. Non appena riusciremo a curare la ferita, riprenderemo a conoscerci e non ci sar pi spazio per gli estremismi. Ci sono ancora paesi con pericolose velleit imperialistiche, ma come disconoscere che rispetto al tempo in cui noi eravamo occupati dagli inglesi abbiamo oggi un maggior livello di consapevolezza dei diritti civili e gli strumenti per combattere le ingiustizie contro i popoli: il Tribunale dellAia, il Consiglio di sicurezza dellOnu, un intero apparato che vigila sui corretti rapporti e sulla comunicazione tra i vari governi?. Ai suoi avversari, i fondamentalisti, non mai piaciuto il realismo di Mahfuz, il fatto che lo scrittore abbia elevato ad arte anche le miserie della piccola gente. Che abbia dato voce a prostitute e omosessuali (Vicolo del mortaio) e raccontato la storia di donne sfregiate da fidanzati gelosi e possessivi. Dopo la laurea in filosofia, prima di diventare scrittore a tempo pieno, Mahfuz ha lavorato a lungo in diversi uffici governativi. Dice: Sono diventato un poeta perch sono stato impiegato. In certi periodi, vero, mi sentivo intimorito dallestablishment, perch era impossibile lavorare l e sentirsi libero. Ma nel momento stesso in cui ho deciso dintraprendere la carriera di scrittore, ho messo da parte la paura. Non di rado ho attaccato il governo. Credo di averla passata liscia, perch nella politica di Nasser che in un libro ho paragonato al faraone rivoluzionario Akhenaton cera lintenzione di garantire un minimo di libert di espressione. A volte hanno cercato di bloccare la mia penna, ma stato solo come conseguenza del mio lavoro giornalistico, mai di quello di scrittore. Quando la malattia glielo permette, Mahfuz rispetta scrupolosamente la sua routine. Il sabato riceve gli amici, il marted esce di casa e scende su un barcone a bere il t. Gli amici lo aiutano a comprendere gli umori del popolo, la preoccupazione degli egiziani, diffidenti nei confronti del presidente Mubarak e allo stesso tempo preoccupati per il giorno in cui dovranno farne a meno. La gente ha cominciato a disinteressarsi ai nomi, assicura, pretende i risultati, in grado di vagliare la politica dei leader. Io sono della stessa opinione: poco importa se un politico carismatico, se poi ingeneroso verso il proprio paese. Questo il concetto su cui lEgitto deve concentrarsi: cercare un uomo per il post-Mubarak che risolva i problemi del paese. Stiamo vivendo in un periodo protodemocratico, il futuro pu essere solo la democrazia. Quando un popolo ha conosciuto la democrazia, non pu pi farne a meno. Forse oggi siamo pi conservatori del 1919, ma come ho gi detto considero questo un periodo di transizione. Persino i fondamentalisti hanno cominciato a promettere alla gente democrazia e libert, pur nella stretta osservanza della religione. Questo vuol dire che senza sventolare questi principi nessuno vincer mai le elezioni.

IL CAIRO

omani Hassan ammazzer il cammello. La bestia sar macellata e la carne sar pronta per il primo giorno di Eid el-Adha, la festa del sacrificio, due mesi dalla fine del ramadan. I bambini sono tristi, si sono affezionati allanimale che da quasi due anni vive nella stanza al primo piano della palazzina intasata di polvere e sabbia nel quartiere di Gamaliya, al Cairo, alle spalle della moschea di Husseyn. Celato ai turisti dal pi caotico Khan El Khalili, il bazar dove comprano oro, argento e souvenir. Per i vicini Hassan un uomo arrivato, fa il facchino in un grande albergo. La prima moglie morta partorendo il terzo figlio e lui, per salvare la famiglia, ha sposato unaltra donna che gli ha dato altri tre figli (ha preteso quel che avevo dato allaltra, dice). Ha 40 anni, il pi grande dei ragazzi 20, la pi piccina 6. Come tutti i fratelli maschi, ha problemi renali. Gli hanno gi impiantato la cannula per la dialisi ed in lista per in trapianto. A volte la pressione arriva a 260, gli occhi bruciano. Ma non ho paura, dice Hassan con un sorriso onesto, privo di spavalderia e di rassegnazione. La famiglia ora pu farcela anche senza di me. Suo padre morto ieri sera, stato interrato stamattina dopo le preghiere delle donne. Ora la stradina sterrata dove abitano addobbata a lutto. Stoffa azzurra con sure del Corano ricamate in verde, oro e porpora coprono le mura scrostate. Gli uomini del quartiere salutano uno a uno i tredici figli maschi del defunto e si accomodano su sterminate file di sedie sistemate una di fronte allaltra. Alla fine del tunnel di raso si ode il muezzin salmodiare. Accomodatevi, dice Hassan, la morte non deve sconvolgere i piani della vita. Ci ha invitato a visitare Gamaliya, il quartiere dove nel 1911 nato il premio Nobel per la letteratura Naghib Mahfuz, e vuole mantenere la promessa. La veglia degli uomini dura molte ore, poi nella notte il quartiere riprende il suo ritmo abituale. Nelle botteghe torna la vita, il venditore avvita la lampadina e illumina i contenitori di cartone pieni di uova e i barattoli di conserva. Grande compostezza, nessuna lacrima. La civilt egiziana tutta costruita sullidea della morte e su come soprav-

FOTO GAMMA

vivere a essa, ci spiegava Mahfuz poche ore prima. Gi nell88, quando gli fu assegnato il Nobel, lo scrittore non viveva pi a Gamaliya. Per ragioni di salute si era spostato a Agouza, un quartiere pi salubre sulla riva del Nilo. Mi manca la vecchia Cairo, dice. La voce profonda, laspetto ieratico, le migliaia di minuscole rughe del viso e delle mani che si contraggono e si distendono impercettibilmente incutono rispetto. Il maestro ha 94 anni, sente poco, non vede quasi nulla, ma la mente lucida, la memoria intatta. Non scrive pi romanzi, solo piccole storie che detta ogni mattina alla sua segretaria. Lultimo libro, pubblicato lanno scorso, una raccolta di sogni (The dreams, ed. The American University in Cairo Press), 104 in tutto, nessuno pi lungo di una pagina. Ho nostalgia dei vecchi caff, mi manca il contatto diretto con la gente del quartiere, il vociare dei bambini, le giornate scandite dallattivit degli artigiani, i richiami delle donne. Gli interminabili, afosi pomeriggi estivi a El Fishawi, davanti a un t alla menta. Abbandonare Gamaliya fu per me una decisione penosa. E pi doloroso il fatto che adesso, nelle mie condizioni, non posso tornarci. A volte un amico mi dice: Andiamo Naghib, ti ci accompagno con la mia automobile. Ma io declino linvito, perch troverei insopportabile essere l senza poter vedere la gente e le case. Mi mancherebbero i suoni che mi sono familiari. Lolfatto no, quello non mi ha tradito, un sollievo respirare a pieni polmoni gli antichi profumi. Mi consola il fatto che El Husseyn, il cuore della nostra citt, non sia stato travolto dal modernismo. Forse solo un palazzo o due sono stati demoliti, ma le stradine in cui giocavo da bambino sono rimaste le stesse. Se fa un giro nel quartiere, trover ogni cosa come lho lasciata. Ci vada, anche per me. Il palazzo dove abita, proprio davanti al fiume, costantemente presidiato dalla polizia. Lappartamento ha una doppia porta, la seconda non si apre finch la prima non si chiusa alle spalle di chi bussa. Nel 1994 Mahfuz fu ferito alla gola da un fondamentalista che si era avvicinato alla sua automobile. Lo scrittore laveva scambiato per un amico, forse un lettore, e aveva abbassato il finestrino. Sarebbe morto se a cento metri non ci fosse stato un ospedale militare, ma la riabilitazione stata lunga e dolorosa. Eppure, se c una cosa che odia essere considerato un martire, una vittima. Mi successo quel che potrebbe succedere a chiunque in un tempo malato, dice. Da anni ormai non riceve visitatori. Nel 1993, quando la scrittrice Nadine Gordimer visit il Cairo per incontrare gli intellettuali egiziani, non riusc ad avere lagognato incontro con il maestro, in quei giorni febbricitante. Oggi gli occhi di Mahfuz sul mondo sono quelli dellamico Mohamed Salmawi, 60 anni, redattore capo del quotidiano Al Haram, luomo che dopo molte indecisioni e una trattativa durata

Io sono ottimista:

stiamo dentro un tempo malato ma di transizione; lEgitto vive una fase protodemocratica e il suo futuro non pu che essere la democrazia

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