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GEOPOLITICA

DELLE RISORSE MINERARIE


GEOGRAFIA MINERARIA
• La geografia mineraria si occupa:
1) della localizzazione delle diverse risorse
minerarie
2) dell'ubicazione e delle modalità
di sfruttamento dei giacimenti
3) delle infrastrutture di trasporto dei minerali
4) dei flussi commerciali tra zone d'estrazione e
di consumo.
SPAZIO ENERGETICO E MINERARIO
• Le materie prime minerarie ed energetiche sono
alla base di gran parte delle attività produttive e il
loro possesso rappresenta un fattore strategico
per la potenza economica di un paese e per
l’evoluzione delle relazioni internazionali
• La dominazione politica delle economie
industrializzate non è separabile dal controllo
esercitato sulle fonti di approvvigionamento
• Esplosione dei grandi conflitti economici e militari
MATERIE PRIME MINERARIE
1) Minerali metallici
2) Minerali non metallici
3) Materie prime energetiche
RISERVE MINERARIE
• Si concentrano per il 40% Stati Uniti, Canada,
Sudafrica, Australia ed Europa
• 25% Russia e Cina
• 35% Sud del mondo
• PRINCIPALI PRODUTTORI: Russia, Canada,
Sudafrica, Australia, USA, Brasile, Cile, Cina,
Congo
RISERVE MINERARIE
1) Minerali ferrosi metallici: pirite, ematite, magnetite..→
Canada, Usa, Brasile, Russia, Venezuela, Cina, Mongolia,
India, Australia…in UE Svezia, Spagna, GB, Francia, Austria
2) Minerali metallici non ferrosi: rame, alluminio, stagno,
piombo e zinco → Canada, USA, Messico, Cile, Perù, Russia,
Asia centrale, Cina, Oceania, Africa centromeridionale…
3) Metalli da lega per acciai speciali: manganese, cobalto,
titanio, tungsteno…. → Cina, Usa, Congo, Sudafrica, Russia,
Canada….
4) Metalli preziosi: oro, argento, platino → Sudafrica, Usa,
Cina, Canada, Russia, Filippine, Etiopia, Perù, Messico….
GEOGRAFIA MINERARIA
• In linea di massima i paesi del mondo industrializzato e quelli in via di
sviluppo possiedono una quantità di minerali metallici più o meno analoga
• Di fatto però i primi consumano la maggior parte dei minerali presenti nei
paesi in via di sviluppo e ne controllano l’estrazione attraverso società
minerarie gigantesche
• La complessità e l'onerosità della filiera mineraria (insieme delle
operazioni che vanno dalla prospezione, all'estrazione, al trasporto, alla
commercializzazione del minerale) sono tali che comportano non solo
dimensioni finanziarie e d'impresa, ma una separazione tra paesi
estrattori, dove sono appunto estratte le risorse minerarie, e paesi
produttori, che dispongono delle capacità tecnologiche di raffinare il
minerale e di immetterlo sul mercato degli utilizzatori finali.
• Es.: Giappone, paese privo di risorse minerarie, in particolare di rame, che
importa grezzo dal Sudamerica, ma maggiore esportatore di questo
metallo in lingotti, che tratta nelle proprie raffinerie, per ricavarne, tra
l'altro, il selenio, utilizzato dall'industria elettronica e di cui i giapponesi
sono tra i principali produttori mondiali.
PROCESSING CAPACITY GAP (PCG)
• Divario tra capacità estrattiva di materie prime
minerarie e capacità produttiva di minerali
raffinati
• Uno tra i molteplici fattori che penalizzano
economicamente i paesi in via di sviluppo
dotati di risorse minerarie ma non attrezzati
per trattarle in loco
GEOGRAFIA MINERARIA
• Tre soli Stati (USA, Canada, Sudafrica) detengono l'80% delle
riserve accertate
• USA, Russia, Australia e Canada, sono insieme grandi
produttori e grandi consumatori
• l'Europa occidentale e il Giappone, sono grandi consumatori
scarsamente dotati di materie prime
• Molti paesi in via di sviluppo dell'Africa (Repubblica
Democratica del Congo, Nigeria, Gabon, Guinea, Namibia),
dell'Asia (Indonesia, Malaysia) e dell'America Latina (Brasile,
Bolivia, Perù) sono esportatori di minerali, mentre gran parte
dei restanti PVS costituiscono una sorta di "deserto minerario"
povero di materie prime.
COMPLESSITA’ GEOGRAFIA MINERARIA
• Sono individuabili 4 grandi situazioni regionali:
1) Europa Occidentale e Giappone → materie prime scarse, ma
grandi consumi. Le aree di approvvigionamento sono
rispettivamente l’Africa e l’area del Pacifico,
2) America Settentrionale → area consumatrice (l’America
latina è il maggior fornitore) ed esportatrice di taluni minerali;
3) Russia e Est Europeo → in passato, un’area quasi chiusa, dove
gli interscambi prevalevano sugli scambi con altri paesi. I
recenti accordi con l’Europa occidentale e il Giappone hanno
trasformato tale assetto, al punto che allo stato attuale il 70%
delle esportazioni della Russia è di materie prime;
4) Paesi sottosviluppati → da sempre esportatori, anche se
ingenti riserve sono concentrate in un numero limitato di
paesi (Bolivia, Marocco, Cile, Zambia, Congo, Brasile, India)
EFFETTI SULL’ORGANIZZAZIONE DEL
TERRITORIO
• Con la Rivoluzione industriale, la localizzazione dei depositi
minerari ha costituito una precisa condizione per lo sviluppo
regionale → nelle aree minerarie si sono concentrate le grandi
industrie, per ridurre i costi di trasporto e per superare
l’inadeguatezza delle infrastrutture viarie.
• Successivamente, l’innovazione dei mezzi e delle tecniche di
trasporto ha determinato la separazione funzionale tra le
regioni industriali e quelle minerarie.
• L’attività mineraria produce anche impatti negativi al paesaggio
e all’ambiente, come impianti e linee ferroviarie dismesse, aree
disboscate e superfici ingombre di detriti oppure inquinamento
dell’aria e dei corsi d’acqua, distruzione degli ecosistemi e
dissesto dei suoli per effetto delle estrazioni in profondità.
FONTI DI ENERGIA
• L’energia è il motore dell’economia mondiale e uno
degli strumenti fondamentali della vita dell’uomo
• Si distinguono:
• Rinnovabili: usano la biomassa e le fonti
energetiche naturali, senza essere inquinanti (sole,
acque correnti, calore interno della Terra..).
• Non rinnovabili: utilizzano risorse minerarie e
producono scorie e inquinamenti (carbone,
petrolio, gas, uranio e torio).
FONTI NON RINNOVABILI

1) Carbon Fossile: antracite, litantrace, lignite e


torba
2) Idrocarburi: petrolio e gas (idrocarburi,
composti di carbonio e idrogeno combinati in
molecole più o meno complesse, che si
trovano allo stato liquido e gassoso.
PETROLIO
• Localizzazione maggiori giacimenti petroliferi:
1) Stati Uniti (in particolare, Texas, Louisiana, Oklahoma, Kansas ecc.):
possiedono circa il 4% delle riserve mondiali, anche se si rileva una
costante riduzione del loro ruolo di produttori;
2) America Latina (Venezuela e Messico e, a distanza, Argentina,
Brasile, Perù ed Ecuador): possiede circa il 13% delle riserve e il 9,1%
della produzione mondiale;
4) Russia (soprattutto intorno al Mar Caspio): registra un progressivo
utilizzo dei bacini verso Oriente, rallentato soltanto dalle difficili
condizioni ambientali; i giacimenti della valle dell’Ob (Siberia
occidentale) e quelli di Yakutia costituiscono la maggiore riserva del
Pianeta.
5) Vicino Oriente (Arabia, Iraq, Iran ecc.): fornisce quasi il 30% del
petrolio commercializzato;
6) Africa Settentrionale e Occidentale (Libia, Algeria, Nigeria):
approvvigionano il 10,8% della produzione mondiale
PETROLIO
• Elevata flessibilità rispetto alle variazioni della domanda,
considerate la minore quantità di manodopera necessaria per la
sua produzione, l’entità relativamente bassa degli investimenti e
i più brevi tempi di redditività
• Nonostante crescita prezzi durante gli anni settanta e nell’ultimo
decennio, nel complesso il consumo mondiale di energia non è
sostanzialmente diminuito (né si prevede diminuirà), anche se i
rapidi aumenti di prezzo hanno rallentato i consumi
• Trasporto tramite oleodotti e navi
• Industria petrolifera monopolizzata da poche compagnie di
dimensioni gigantesche che si interessano non solo della ricerca
e dalla estrazione, ma della raffinazione e distribuzione
• 10 principali compagnie petrolifere sono USA e Europa
• In Italia ENI
OPEC
• Organization of the Petroleum Exporting Countries (Organizzazione paesi
esportatori di petrolio
• istituita nel 1960 a Baghdad con la partecipazione di 5 Paesi membri (Arabia
Saudita, Iraq, Iran, Kuwait e Venezuela)
• Si sono in seguito aggiunti altri paesi: Algeria (1969), Angola (2007), Emirati
Arabi Uniti (1967), Libia (1962), Nigeria (1971) e Qatar (1961). L’Ecuador,
entrato nel 1973, uscì dall’organizzazione nel 1992 ma vi ha fatto ritorno nel
2007. Il Gabon, entrato nel 1975, e l’Indonesia, entrata nel 1962, hanno
lasciato l’OPEC rispettivamente nel 1992 e nel 2007.
• I paesi membri costituiscono un cartello che ha lo scopo di unificare e di
coordinare le politiche relative alla produzione e all’esportazione del petrolio
→ funzione di mediazione fra i loro interessi e ne protegge le economie
contrastando le flessioni di prezzo del petrolio
• Obiettivo: contingentamento offerta petrolio, fissando la quantità che ogni
paese può estrarre per non saturare il mercato
• L’importanza della funzione internazionale dell’OPEC si rivelò con effetti
traumatici nella prima grande crisi che esplose fra questa organizzazione e i
paesi consumatori di petrolio (ottobre 1973) in connessione alla guerra arabo-
israeliana del Kippūr, culminata nell’embargo petrolifero contro USA, Paesi
Bassi e Danimarca e nella vertiginosa crescita del prezzo del greggio
GAS NATURALE
• Estratto congiuntamente con il petrolio, ma, a differenza
di quest’ultimo, difficile da immagazzinare sul luogo di
estrazione ed è trasportabile soprattutto con tubazioni
(metanodotti o gasdotti).
• Scoperta di nuovi giacimenti nell’Europa occidentale
(Groninga nei Paesi Bassi e Lacq nei Pirenei francesi) e
massicce importazioni dalla Russia, dall’Algeria e dalla
Libia hanno fatto crescere di molto il consumo del gas,
rendendolo parzialmente sostitutivo del petrolio
• Localizzazione: associato al petrolio; solo in Algeria,
Russia, Paesi Bassi
CARBON FOSSILE
• Localizzazione meno rigida
• Costi relativamente bassi
• Lunghi tempi di attivazione dei giacimenti e di
adeguamento dei sistemi di trasporto;
• inquinamento prodotto dalla sua combustione;
• Minore contenuto calorico rispetto ad altre fonti.
• Uso ai fini energetici dipendente dalla localizzazione dei
giacimenti, a meno che i luoghi di consumo non siano
ben collegati alle miniere, ad esempio attraverso i fiumi
navigabili, che rendono agevole il trasporto.
BACINI CARBONIFERI
• Europa Occidentale: Depositi di superficie parzialmente esauriti e difficoltà
d’impiego di quelli piccoli e profondi, a causa degli elevati costi;
• Stati Uniti : É presente l’80% delle riserve mondiali, ma il carbone copre
circa il 20% della produzione energetica;
• Russia: Fino agli anni Ottanta la produzione principale era localizzata nella
regione del Don, in seguito la Siberia centrale è divenuta l’area capace di
fornire più del 40% della produzione totale dell’ex Unione Sovietica;
• Estremo Oriente : Poiché il Giappone accresce in modo massiccio le
importazioni, la Corea del Sud e l’Australia hanno incrementato la loro
produzione;
• Cina, India, Africa Australe, Nuova Zelanda : Completano il panorama dei
bacini carboniferi della terra con apporti non particolarmente significativi.
ENERGIA NUCLEARE
• Fonte di energia alternativa: Uranio e Torio
• Quantità di energia prodotta di gran lunga superiore a quella
ottenuta da una analoga quantità di carbone o di petrolio
• Produzione di energia nucleare è concentrata in: Stati Uniti,
Francia, Russia, Giappone, Paesi in via di sviluppo, come Armenia,
Repubblica Ceca, Brasile, India, Pakistan.
• La produzione di energia nucleare non è limitata soltanto a quelle
Nazioni che dopo la Seconda guerra mondiale avevano messo a
punto tecnologie basate sulle armi atomiche, ma anche quelle che
hanno acquisito centrali nucleari per accrescere il loro peso nello
scenario politico internazionale
• La costruzione di centrali atomiche è molto costosa sia per la
grande quantità dei materiali impiegati per creare schermaggi
contro le radiazioni, sia per la realizzazione delle strutture atte a
contenere i materiali radioattivi nel caso di incidenti.
• L’impatto ambientale è di non trascurabile portata, a causa dei
ENERGIA NUCLEARE
• Strategia energetica nucleare:
1) corretto e sicuro smaltimento delle scorie – Le centrali
nucleari di II e III generazione implicano la produzione di
scorie radioattive e di conseguenza si pone il problema del
loro stoccaggio;
2) elevato standard di sicurezza – Le centrali di III generazione,
comparse inizialmente in Giappone e Finlandia, offrono
maggiori garanzie sotto il profilo della sicurezza;
3) aumento dell’efficienza energetica dei singoli impianti e
diminuzione dei significativi costi di costruzione e di
avviamento delle centrali.
FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
• forme di energia generate da fonti che si
rigenerano o non sono “esauribili” nella scala
dei tempi “umani”
• Utilizzo non pregiudica le risorse naturali per
le generazioni future.
FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
• Energia idroelettrica
• Energia solare
• Energia geotermica
• Energia eolica
• Energia mareomotrice
• Bioenergie, Biocarburanti e biocombustibili
ENERGIA IDROELETTRICA
• Sfrutta la trasformazione dell’energia potenziale gravitazionale
posseduta da masse d’acqua in quota in energia cinetica nel
superamento di un dislivello
• Maggiori paesi produttori sono dotati di particolari condizioni
naturali: ingenti fonti idriche, precipitazioni abbondanti e
uniformi durante tutto l’anno, temperature moderate;
presenza di valli strette e profonde; morfologia caratterizzata
da accentuata pendenza.
• Il 44% dell’energia idroelettrica mondiale è prodotto
in Canada, Cina, Usa e Brasile.
• Norvegia, Paraguay e Brasile producono con l’idroelettrico
oltre l’80% dell’elettricità che consumano
ENERGIA SOLARE
• Le radiazioni sono “catturate” sulla superficie
terrestre con piani di vetro che ricevono
l’irradiazione e la concentrano su superfici di
minore dimensione;
• pannelli solari; caldaie solari; cellule fotovoltaiche
• Luoghi più favorevoli: zone desertiche
tropicali→USA sudoccidentali, Regione dal Sahara al
Golfo persico; Cile settentrionale; Australia centrale
• Costo troppo elevato
ENERGIA GEOTERMICA
• Sfrutta il calore interno della Terra, che tende a
fuoriuscire dalle fenditure della crosta terrestre tramite
acqua e vapore(eruzioni vulcaniche, fumarole, soffioni..)
• Regioni vulcaniche → Aree che circondano Oceano
Pacifico dall’America occ. All’Asia orientale; Etiopia;
Giappone; Islanda; Turchia; Italia (Campania, Lazio;
Sicilia)
• A seconda della temperatura, l’acqua può essere
utilizzata per il riscaldamento domestico (tra i 50° e i
90°C) o per produrre elettricità (oltre i 100°C).
ENERGIA EOLICA
• Sfrutta la forza del vento che può essere
trasformata in elettricità mediante gli
aerogeneratori
• Regioni in cui il vento spira con continuità
• Olanda, Danimarca, California, Argentina,
Italia (Toscana, Campania, Lazio e Sicilia)
• Limiti: produzione intermittente; turbamento
ecosistema; mortalità uccelli
ENERGIA MAREOMOTRICE
• Ricava energia dagli spostamenti d’acqua causati dalle
maree, che in alcune zone del Pianeta possono
raggiungere anche i 20 m di ampiezza verticale.
• Forti differenze fra alte e basse maree
• Unica centrale sull’estuario del fiume Rance (Coste
settentrionali Bretagna), ma zone favorevoli anche in
Canada, Gran Bretagna, Corea, Cina, Giappone
• l costo di installazione elevato
• Limiti: difficoltà di collocazione; discontinuità nella
produzione; erosione coste; disturbo per l'ecosistema, in
particolare per la fauna ittica.
BIOENERGIE, BIOCARBURANTI,
BIOCOMBUSTIBILI
• Derivanti dal potenziale energetico del carbonio nella vegetazione
(BIOMASSA)
• Mais, canna da zucchero….
• D.lgs. 29 dicembre 2003, N. 387: BIOMASSA :“la parte
biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti
dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali) e
dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte
biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani”.
• La biomassa può essere direttamente impiegata nella produzione
di energia o essere convertita in biocombustibili liquidi (bioliquidi)
o gassosi (biogas).
• Idonee a molteplici utilizzi in campo energetico: produzione di
energia elettrica- produzione di energia termica- produzione di
biocarburanti per autotrazione
COMBUSTIBILI ECOLOGICI
1) BIOETANOLO: ottenuto dalla fermentazione di varie
tipologie di biomasse ricche di zuccheri e amidi
(cereali, frutta, patate, colture zuccherine, vinacce) o
dai residui delle coltivazioni, dell’industria
agroalimentare e dalla componente organica dei rifiuti
urbani
2) BIODIESEL: ricavato da piante oleaginose (palma,
soia…) o dal trattamento di grassi animali
3) BIOGAS: prodotto dalla fermentazione di residui
organici presenti nei rifiuti urbani, scarichi fognari
liquami zootecnici
BIOETANOLO
• BIOETANOLO DA MAIS: efficienza di riduzione delle emissioni di
carbonio (13%) non sostenibile se confrontata con l’impiego di
suoli agricoli, i consumi di acqua e i costi
• BIOETANOLO DA CANNA DA ZUCCHERO: efficienza riduzione
emissioni (80%) con costo contenuto→ competitività → Brasile
• Lo sviluppo entro i prossimi 10 anni di etanolo e bioetanolo di
seconda generazione derivante da biomassa cellulosa (riso, canna,
residui agricoli, rifiuti) o da alghe renderà progressivamente
disponibili grandi quantità di biocombustibili ad elevata
compatibilità ambientale
• Contrari OPEC
• Importante accordo tra Bush e Lula sulla produzione di bioetanolo
COMBUSTIBILI ECOLOGICI
• Brasile pioniere dopo crisi energetica anni 70
• USA: sviluppo bioetanolo da mais
• Unione Europea: terza dopo Brasile e USA per
produzione bioetanolo da grano e da
barbabietola
• U.E.: leader mondiale nella produzione
biodisel (Francia, Germania e Italia)
FATTORI POSITIVI BIOENERGIE
• Creano maggiore occupazione a parità di
energia prodotta
• No esaurimento fonti
• Contribuiscono alla diversificazione delle fonti
• Riducono il contenuto di carbonio
• Sono suscettibili di importanti innovazioni
FATTORI CRITICI
1) Compatibilità produzione con protezione ambiente:
consumo spazio, impatto per produzione componenti
2) Compatibilità con sviluppo economico dei paesi fornitori
materie prime
3) Compatibilità produzione con sicurezza alimentare: riflessi
su settore agricolo: il valore dell’agricoltura e dei suoi
prodotti determinato dal mercato dell’energia
MAIS: impennata prezzo → effetto domino in tutto il mondo su
prodotti correlati (in tutto il mondo aumento pane-pasta, carne e
uova(per aumento prezzo mangimi) e anche birra (in Germania
per riconversione coltivazioni orzo in mais) aumento soia

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