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I principi contabili internazionali e le fonti del diritto (pluralismo giuridico, diritto riessivo e governance nel modello europeo) (*)

SOMMARIO: 1. Le tre metodologie di rilevazione dei principi contabili. 2. I principi contabili internazionali dello IASB e il problema della legittimazione a monte del loro recepimento nellUnione Europea. 3. La legittimazione degli IAS/IFRS a valle del loro recepimento nellUnione Europea. 4. La svolta europea verso la teoria della governance anche nella produzione delle norme giuridiche (comitatologia, transnazionalismo privato e diritto dei conitti). 5. I problemi di applicazione degli IAS/IFRS negli ordinamenti nazionali. I conitti formali. 6. (Segue) I conitti sostanziali.

1. Le tre metodologie di rilevazione dei principi contabili. Parlare dei principi contabili internazionali come fonti private del diritto esige che si identichi chiaramente il fenomeno al quale si intende fare riferimento. Di principi contabili (1) in generale, infatti, si pu discutere almeno sotto tre proli: a. i principi contabili possono identi(*) Relazione, ampliata e corredata di note, tenuta al Convegno di Catania del 21/22 settembre 2007 su Le fonti private del diritto commerciale e destinata agli Studi in onore di Francesco Capriglione. ( ) Sulla natura giuridica dei principi contabili cfr. in vario senso: B. LIBONATI, La revisione volontaria: effetti, in Giur. comm., 1979, I, 642; G. TOMASIN, I principi contabili in Italia, in Riv. dott. comm., 1982, 1 ss.; G.E. COLOMBO, Bilancio desercizio, disciplina legale e principi contabili, in Atti del Convegno organizzato dallOrdine dei dottori commercialisti di Salerno, Milano, 1984, 17; ID., Il bilancio desercizio, in Trattato delle societ per azioni diretto da Colombo e Portale, 7/1, Torino, 1994, 207 ss.; S. FORTUNATO, La certicazione del bilancio. Proli giuridici, Napoli, 1985, 188 ss. e 234 ss.; ID., Bilancio e contabilit dimpresa in Europa, Bari, 1993, 180 ss.; ID., I principi contabili nellordinamento giuridico italiano, in Contabilit, nanza e controllo, 2001, 555 ss.; M. BUSSOLETTI, Le societ di revisione, Milano, 1985, 98; ID., La nuova disciplina dei bilanci, Torino, 1993, 88; M. MANCIN, Principi contabili: norme di comportamento per la redazione del bilancio di esercizio in bilico tra tecnica e diritto, in Studium Oeconomiae, 2000, 915 ss.; VERNA, I principi contabili: norme tecniche dintegrazione e dinterpretazione della legge, in Giur. comm., 2000, I, 147 ss.; P. SFAMENI, Le fonti della disciplina del bilancio delle societ, in L.A. BIANCHI (a cura di), La disciplina giuridica del bilancio di esercizio, Milano, 2001, 3 ss.; G. RACUGNO, Lordinamento contabile delle imprese, in Trattato di diritto commerciale diretto da V. Buonocore, I/5, Torino, 2002, 5 ss.; LOLLI, La nota integrativa nel bilancio desercizio delle SpA, Milano, 2003, 109 ss.; M. CARATOZZOLO, Principi contabili internazionali (dir. comm. e trib.), in Enc. dir., Annali I, Milano, 2007, 909 ss.; M. VENUTI, Il bilancio di esercizio no agli IFRS, Milano, 2006, 208 ss.; G. SCOGNAMIGLIO, La ricezione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS ed il sistema delle fonti del diritto contabile, in AA.VV., IAS/IFRS. La modernizzazione del diritto contabile in Italia, Milano, 2007, 30 ss.; E. BOCCHINI, Diritto della contabilit delle imprese,
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carsi, innanzitutto, nelle regole dellarte (ovviamente si tratta dellarte ragionieristica e/o aziendalistica) che esistono allo stato diffuso e non formalizzato; b. possono individuarsi altres in raccolte scritte, di iniziativa privata e senza alcun riconoscimento ufciale da parte dellordinamento statale, costituendo peraltro e spesso un utile sforzo di formalizzazione e standardizzazione delle regole dellarte; c. possono individuarsi, inne, in raccolte scritte di standard ad opera di speciche organizzazioni (pubbliche o private) che lordinamento riconosce come espressamente deputate a svolgere una tale attivit di regolamentazione. a. A regole dellarte non formalizzate fanno riferimento, per esempio, alcune clausole generali presenti nella disciplina civilistica del nostro ordinamento, come lart. 2219 (secondo cui le scritture contabili devono essere tenute in base alle norme di unordinata contabilit), o ancora lart. 2217 o lart. 2423 (che impongono rispettivamente i principi di evidenza e verit ovvero i principi di chiarezza, verit e correttezza nella rappresentazione della situazione patrimoniale-nanziaria ed economica della societ). Da tempo la dottrina ha avuto modo di chiarire che tali clausole si sostanziano in concetti o precetti giuridici a contenuto indeterminato, ma che sono destinati a specicarsi proprio per effetto di un (implicito) rinvio a regole determinate, frutto di una elaborazione tecnico-professionale, esistenti allo stato diffuso nella realt sociale. Insomma per effetto di tali clausole le regole tecniche, non necessariamente scritte in un corpus organico od autonomo, di un determinato ambito professionale si giuridicizzano, acquisiscono cio portata vincolante al di fuori dellambito puramente tecnico e si impongono a tutti i soggetti dellordinamento giuridico. Tali principi contabili non hanno natura di consuetudine in senso proprio, istituto che presuppone da un canto lelemento ideale dellopinio iuris e daltro canto lelemento materiale del fatto reiterato. La vincolativit del principio contabile non discende dalla reiterazione del comportamento ma dalla sua correttezza secondo i canoni della scienza di riferimento; il principio contabile nasce gi come dover essere, come un dato deontologico che si impone non per la reiterazione ma per lautorevolezza della fonte di riferimento. Ovviamente molte regole tecniche possono aver subto un processo di giuridicizzazione pi diretto, nel senso che sono state tradotte in norme giuridiche scritte, ed in tal caso non potr che prevalere la regola scritta divenuta legge o regolamento (2). ci che accade nel nostro ordinamento
1. Scritture contabili, 3a ed., Torino, 2008, 20 ss.; L. DE ANGELIS, Elementi di diritto contabile, Milano, 2008, 40 ss. ( ) E. BOCCHINI, (nt. 1), 17 ss. distingue tra fonti dirette e fonti indirette del diritto contabile, assegnando a queste ultime anche i principi contabili (alla distinzione sembrano aderire Racugno e Sfameni). Ritengo, tuttavia, che direttive comunitarie e principi contabili non si pongano sullo stesso piano delle raccomandazioni delle Autorit (come la Consob),
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per la maggior parte delle regole che presiedono alla formazione dei cd. bilanci comunitari, i bilanci redatti cio in conformit alle regole civilistiche dettate in attuazione delle direttive contabili comunitarie: si pensi ai principi di redazione (art. 2423-bis), o si pensi alle regole di struttura e di valutazione (artt. 2423-ter/2426) che gi implicano il normale rispetto della chiarezza e della verit. Qui i principi contabili, intesi come regole dellarte, possono svolgere un ruolo interpretativo di termini ed espressioni tecniche non altrimenti denite in sede legislativa, quali costo dacquisto, ratei e risconti, etc. In via eccezionale secondo il nostro sistema di diritto comune possono anche svolgere un ruolo integrativo dettando lintera regola applicabile al caso di specie, prevedendo lo stesso legislatore lobbligo di disapplicare le regole legislative ove nel concreto incompatibili con la rappresentazione veritiera e corretta (art. 2423, co. 4) (3). Ampio spazio invece da riconoscersi ai principi contabili cos
delle circolari e risoluzioni ministeriali, delle risoluzioni degli ordini professionali e delle decisioni della giurisprudenza. Direttive e principi contabili costituiscono vere e proprie norme giuridiche, a prescindere dalla natura tecnica o meno del precetto. Le altre fonti costituiscono semmai pareri, opinioni o anche decisioni relative al singolo caso, utili in sede di ricostruzione della norma giuridica applicabile. Anche M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 913 esclude che queste ultime possano considerarsi fonti in senso stretto e sia pure indirette del diritto contabile. ( ) M. CARATOZZOLO, Il bilancio desercizio, 2 ed., Milano 2006, 142 parla, in questa ipotesi, di funzione sostitutiva e non meramente integrativa dei principi contabili rispetto alle norme di legge (e vedi anche ID., (nt. 1), 913). Peraltro il chiaro Autore conclude (162 s.) accogliendo la classicazione gi da me proposta nellopera del 1985 (S. FORTUNATO, La certicazione, (nt. 1), 189 ss.), ove sottolineavo che il rapporto fra principi contabili e norme di legge talvolta un rapporto di identit, perch la disposizione legislativa ha nito per recepire il principio contabile elaborato dalla tecnica; talaltra un rapporto circolare, in cui enunciato normativo e denizione tecnica si chiariscono vicendevolmente cos restando nellambito dellinterpretazione della legge; ma spesso un rapporto di integrazione, poich, pur nei limiti segnati dalle disposizioni legali e di compatibilit soprattutto con lindividuata funzione del bilancio di esercizio, lintero principio contabile applicabile ricavato dalla elaborazione della tecnica. Mette in dubbio questa tripartizione E. BOCCHINI, (nt. 1), 24-28. Lillustre Autore ritiene che il fenomeno delle clausole generali non dia luogo ad integrazione della legge, in quanto esse contengono un rinvio alla fonte indiretta che viene in tal modo giuridicizzata, con la conseguenza che la clausola generale oggetto di mera interpretazione e non gi di integrazione. La riprova si coglierebbe nella circostanza che la giuridicizzazione si attua pur sempre nei limiti di compatibilit della regola tecnica con lintero sistema legislativo. Concordo con losservazione che tutto appartiene al processo interpretativo (in senso ampio), ma anche vero che sul piano dommatico lanalogia che pure appartiene alla teoria dellinterpretazione si distingue dallinterpretazione in senso stretto proprio in quanto strumento legale di integrazione del dettato legislativo. Mi sembra allora che anche le clausole generali possano ascriversi senza identicarsi con lanalogia al novero degli strumenti legali mediante i quali lordinamento integra il proprio sistema normativo, sussumendo una regola tecnica o una regola sociale interamente elaborata in ordinamenti diversi da quello legislativo. Una cosa attribuire signicato allespressione costo dacquisto direttamente utilizzata dalla regola legale, ricorrendo allora allausilio interpretativo delle nozioni elaborate in sede tecnica; altra cosa applicare il metodo nanziario o il metodo patrimoniale alla contabilizzazione di una operazione di leasing, in eventuale assenza di ogni specica disciplina legale della fattispecie, poich lintera regola applicabile allora ricavata dalla regola tecnica. Il che non impedisce il vaglio di legalit di quella regola tecnica, e quindi di compatibilit, alla luce delle nalit e dei valori dellintero sistema normativo.
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intesi nella tenuta della contabilit, sin dalla fase di rilevazione e registrazione degli eventi di gestione, nella predisposizione ad esempio di un piano dei conti, su cui il legislatore non ha dettato norme esplicite se non quelle che discendono come vincolo implicito nella possibilit di ricostruire i passaggi che portano ai conti di bilancio; o anche secondo alcuni, ma non anche secondo la mia opinione nella redazione di taluni prospetti di bilancio, come il rendiconto nanziario quando esso possa e debba ritenersi imposto dallobbligo di fornire informazioni complementari necessarie allo scopo della rappresentazione veritiera e corretta (art. 2423, co. 3); o ancora nella redazione dei cd. bilanci straordinari per i quali mancano spesso indicazioni legali sia di struttura che di criteri valutativi. Sempre comunque quei principi non potrebbero essere contra legem, non potrebbero cio trovare applicazione ove non fossero congrui allo scopo voluto e denito dal sistema legislativo (4). b. V poi una seconda accezione in cui si discute pur sempre di principi contabili. Nella prassi di molti ordinamenti si venuta consolidando unopera di rilevazione e standardizzazione dei principi contabili, attraverso la formulazione scritta degli stessi ad opera di organismi professionali di rilevanza nazionale e spesso internazionale ed anche di carattere non-governamentale, opera che si tradotta nella raccolta scritta di un corpus pi o meno organico di regole tecniche per la redazione del bilancio desercizio (o nancial statements, secondo la terminologia anglosassone). Nellordinamento italiano tale opera stata compiuta da una apposita Commissione istituita dai Consigli Nazionali dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri con la produzione di 31 documenti; proseguita dal 2003 su iniziativa del nuovo standard setter denominato OIC-Organismo Italiano di Contabilit con la produzione di ulteriori documenti e ladeguamento dei precedenti. Raccolte scritte di principi contabili, peraltro, esistono anche in altri ordinamenti ad opera di organismi professionali privati ovvero ad opera di organismi pubblici. Quanto ai primi si pensi alla tecnica utilizzata nel mondo anglosassone, che d prevalenza allapproccio professionale nella disciplina della materia, e ove si parla di principi contabili generalmente accettati GAAP-Generally Accepted Accounting Principles), identicati perlopi in quelle raccolte che abbiano conseguito un sostanziale autorevole sostegno, come in concreto e quanto agli USA i FAS-Financial Accounting Standards approvati dal Fasb, che lo standard setter della professione contabile americana cui rinvia la SEC (5). Quanto ai secondi si pensi ai modelli di regolamentazione adottati dalla Francia e dalla Spagna,
( ) Ben sintetizza gli esiti del dibattito sui principi contabili, che ha conosciuto eccessi determinati da amor di polemica, G.E. COLOMBO, Il bilancio desercizio, (nt. 1), 207 ss. ( ) Sul concetto di generale accettazione vedi M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 910.
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i cui standard setter sono organismi di diritto pubblico dotati di vero e proprio potere regolamentare nella elaborazione dei piani contabili di settore e dunque nel processo di standardizzazione dei principi contabili (6). Sul piano internazionale ci si pu riferire alla commissione ufciale istituita presso lONU o anche a quella istituita presso lOCSE, con il compito di emanare principi contabili per le societ transnazionali; o allopera compiuta dallo IASB (che ha pur sempre natura privata) con lemanazione degli IAS/IFRS. La portata giuridica di tali standard nei singoli ordinamenti nazionali comunque molto disomogenea. La natura pubblicistica dello standard setter prelude perlopi allattribuzione al medesimo organismo di un ufciale potere regolamentare della materia, subordinato certo alla fonte legislativa primaria ma dotato comunque di autorit normativa che si impone ad eventuali e contrastanti regole dellarte autorevolmente sostenute dalla tecnica. Le norme recepite nei piani contabili professionali o di settore (come in Francia e in Spagna) sono certo subordinate alle norme legicate in materia, per esempio nel codice di commercio, ma sovraordinate a principi eventualmente contrastanti elaborati dalla scienza ragionieristica o aziendale. Peraltro, la natura pubblicistica dello standard setter non sempre si accompagna allattribuzione di un potere regolamentare, come avviene per le regole elaborate in sede ONU od OCSE, standard che mantengono il carattere di una mera (sia pure autorevole) raccomandazione che non impegna gli Stati a recepire quelle regole nei propri ordinamenti. La natura privatistica dellorganismo, a sua volta, non implica necessariamente irrilevanza giuridica (id est: irrilevanza per lordinamento statale) dei principi contabili cos raccolti e standardizzati. Si pensi a quanto accaduto proprio per gli IAS/IFRS nellambito dellUnione Europea e degli Stati membri: il riconoscimento che essi conseguono attraverso il processo di omologazione comunitaria ne determina lautomatica efcacia giuridica nei singoli ordinamenti nazionali limitatamente a determinati soggetti e a determinati documenti contabili (ad esempio, societ quotate e bilanci consolidati), con lobbligo allora di disapplicare eventuali norme legislative che pur continueranno ad applicarsi ad altri soggetti e/o ad altri documenti contabili (ad esempio societ non quotate e bilancio desercizio). Ancora differente la vicenda dei GAAP americani, principi contabili generalmente accettati stabiliti da organismi privati (i pi autorevoli sono
( ) Parzialmente diversa la vicenda dei principi di revisione che toccano pi da vicino il tema della responsabilit del revisore e ssano in concreto i comportamenti che integrano la sua diligenza. Qui i pubblici poteri sembrano meno propensi alla delega normativa, come dimostra la vicenda del Sarbanes Oxley Act e da noi la recente legge di tutela del risparmio, su cui vedi infra la nota 8.
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allo stato quelli elaborati dal FASB (7)) e che sono resi vincolanti non direttamente da una norma di legge, poich il Congresso americano non intende legiferare in materia e preferisce demandare alla SEC il compito di individuare per le societ registrate presso la stessa Autorit ai ni dei Securities Act 1933-34 i principi contabili che devono essere seguiti nella redazione dei nancial statement che devono essere resi pubblici. Conseguentemente la SEC ha disposto di accettare documenti redatti in base a principi che ottengano a substantial authoritative support. Nella pratica essi coincidono con quelli elaborati dal FASB, ma sussiste una sorta di gerarchia di tali fonti che denita House of GAAP (8) e v chi computa sino ad otto fonti di principi contabili generalmente accettati (9). Ove, tuttavia, non sia rintracciabile nellordinamento un espresso rinvio a principi contabili standardizzati da un determinato organismo (professionale), il principio formulato e raccolto da tali organismi non pu avere alcuna automatica rilevanza giuridica, perch di esso occorrer in

( ) Linformazione contabile e nanziaria resa dal settore pubblico, governi statali e locali, regolata da un organismo federale, il GASB (Governmental Accounting Standards Board) creato nel 1984. ( ) Lespressione deriva da un articolo di S. RUBIN, The House of GAAP, in Journal of Accountancy, June 1984, 122-128, il quale disegnava la gerarchia di tali fonti, dalle pi autorevoli alle meno autorevoli, come una sorta di casa a 4 piani (o livelli). Secondo pi recenti proposte (D. SAUTER, Remodeling the House of GAAP, in Journal of Accountancy , July 1991, 30-37; A. P. FITZSIMONS-M. H. LEVINE, A Roadmap Through GAAP, in The Practical Accountant, May 1993, 47) sono individuabili cinque livelli di autorevolezza: Categoria A) Costituisce il pi alto livello di autorevolezza dei GAAP: FASB Statements of Financial Accounting Standards (SFAS); FASB Interpretations (FIN) che modicano, estendono, chiariscono ed interpretano SFAS, AICPA Accounting Principles Board Opinions e Accounting Research Bulletins esistenti; AICPA Opinions e le loro Interpretations non abrogate; AICPA Accounting Research Bulletins non ancora abrogate; Categoria B) Vi ricadono le statuizioni di organismi, composti da esperti contabili, che dibattono e analizzano pubblicamente argomenti contabili al ne di determinare principi contabili o descrivere prassi contabili esistenti che siano generalmente accettati e approvati da Fasb e GASB e siano stati diffusi per un pubblico comment: FASB Technical Bulletins (TB); AICPA Industry Audit and Accounting Guides; AICPA Statements of Position (SOP); Categoria C) Ricomprende statuizioni di organismi, composti da esperti contabili, organizzati dal FASB per discutere e dibattere tematiche contabili in forum pubblici, al ne di interpretare e determinare principi contabili o descrivere prassi contabili esistenti che siano generalmente accettati: FASB Emerging Issues Task Force (EITF) consensus position; AICPA Practice Bulletins approvati dal FASB; Categoria D) Se un trattamento contabile non specicato in una delle fonti dei tre livelli che precedono, il redattore pu prendere in considerazione altra letteratura contabile; ladeguatezza della fonte dipende dalla sua rilevanza nelle circostanze particolari, dalla specicit della guida e dal generale riconoscimento dellautore come autorevole: AICPA Accounting Interpretations; FASB Implementation Guides in Q and A format; Uncleared AICPA Statements of Position and Industry Audit and Accounting Guides; Industry practices che sono largamente riconosciute e prevalenti; Categoria E) Quando un principio contabile generalmente accettato non rinvenibile nelle fonti del 4 livelli che precedono, il revisore (independent auditor) pu utilizzare altre fonti che siano ritenute rilevanti: FASB Financial Accounting Concepts (CON); AICPA Accounting Principles Board Statements; AICPA Issues Papers; Pronouncements di altre associazioni professionali o agenzie di regolazione; AICPA Technical Practice Aids; Accounting textbooks, handbooks and articles. ( ) Cos E. BOCCHINI, (nt. 1), 47.
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concreto vericare non solo la compatibilit con le norme legali e con le nalit legislativamente assegnate al bilancio, ma anche la conformit ai precetti tecnici della scienza ragionieristica e aziendale, insomma alle regole diffuse dellarte (10). La circostanza che il processo di standardizzazione sia stato compiuto da un organismo professionale autorevole pu creare sul piano giuridico una presunzione semplice di conformit alle regole dellarte (oltre che di compatibilit con le norme e le nalit legali del bilancio), ma ci non esclude che lAutorit Giudiziaria abbia il potere-dovere di vericare la correttezza sul piano tecnico della regola non legicata soprattutto in caso di contestazione e che possa altres ritenere legittimamente applicabile un principio alternativo non standardizzato da quel determinato organismo professionale (11).
( ) quanto si esprime secondo alcuni Autori nel duplice controllo di correttezza dei principi contabili, sul piano tecnico e sul piano strettamente giuridico. La correttezza tecnica discende dallautorevole sostegno della dottrina ragionieristica ed aziendale ci che a mio avviso coincide con la nozione e individuazione del principio contabile quale regola dellarte ; la correttezza giuridica discende dalla conformit ai principi giuridici e quantomeno alla nalit legislativamente denita o enucleabile, sottesi allobbligo di redazione del bilancio. Cfr. per tutti P. SFAMENI, (nt. 1), 21 ss. ove ulteriori riferimenti. ( ) In questa prospettiva, i principi formalizzati e raccolti dai Consigli Nazionali dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri e oggi dallOIC costituiscono indubbiamente unimportante guida o, come ha detto la Consob in sue Comunicazioni, punto di riferimento per la redazione del bilancio comunitario, ma non pu ritenersi che ad essi il legislatore abbia inteso attribuire il monopolio della formulazione dei corretti principi contabili (Cfr. Comunicazione Consob 1 marzo 1994, n. 94001604, che ha sostituito la precedente Comunicazione 8 aprile 1982, n. 1079). Deve ricordarsi che in passato, negli anni Ottanta del secolo scorso, sia il settore delle Partecipazioni Statali sia lAssonime avevano formalizzato compendi di principi contabili spesso difformi da quelli raccolti dai Consigli nazionali dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri. Non mi consta che attualmente sussistano compendi alternativi a quelli dei Commercialisti-OIC. Quanto allespressione corretti principi contabili, si ricorder che essa era stata adottata dal legislatore con lintroduzione della revisione e certicazione obbligatoria del bilancio delle societ quotate nellart. 4 dpr n. 136/1975, il quale disponeva: La societ di revisione, se il bilancio e il conto dei protti e delle perdite corrispondono alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti fatti, sono conformi alle norme per la redazione e il contenuto del bilancio e del conto dei protti e delle perdite e se i fatti di gestione sono esattamente rilevati nelle scritture predette, secondo corretti principi contabili, ne rilascia certicazione. La norma veniva successivamente modicata dallart. 23 d.lgs. n. 127/1991 sostanzialmente con leliminazione dellespressione riportata in corsivo; e da ultimo il dpr n. 136/75 stato integralmente sostituito con la riforma dellintermediazione nanziaria dal d.lgs. n. 58/1998 (Tuf), che si limita a chiedere per il rilascio del giudizio del revisore che il bilancio desercizio e il bilancio consolidato siano conformi alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione (e vedi anche per il diritto comune lart. 2409-ter). opinione dominante che leliminazione dellinciso riferito ai corretti principi contabili non ha eliminato dal sistema il rilievo giuridico degli stessi in quanto regole dellarte. Diverso problema il rilievo giuridico delle raccolte scritte di tali principi, quando non espressamente recepite da una norma legale. Un tale monopolio non discende neppure dallart. 162, co. 2, lett. a) del Tuf, secondo cui compete alla Consob, nellesercizio della vigilanza sulle societ di revisione, il potere di stabilire, sentito il parere del Consiglio nazionale dellOrdine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, i principi e i criteri da adottare per la revisione contabile, anche in relazione alla tipologia delle strutture societarie, amministrative e contabili delle societ sottoposte a revisione. Al di l del dibattito sviluppatosi in passato sul potere di raccomandazione della Consob sui principi e criteri per il controllo contabile e la certicazione dei bilanci (cos labrogato art. 10 lett. c dpr
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c. Si inne sottolineato come lespressione principi contabili indichi oggi anche raccolte scritte cui lordinamento fa espresso rinvio, sostanzialmente inserendole direttamente nel sistema delle fonti normative di disciplina della materia. Si tratta di un fenomeno sempre pi diffuso negli ordinamenti statali, in cui la fonte legislativa o pi in generale pubblica appare recessiva rispetto a fonti di origine privata, sotto la duplice pressione di settori altamente professionalizzati e/o di esigenze transnazionali di regolazione imposte dalla globalizzazione delleconomia. In questo caso la rilevanza giuridica dei principi contabili standardizzati non afdata alla mediazione delle clausole generali e al controllo di compatibilit con il sistema legislativo da parte degli stessi operatori e in denitiva dellAutorit Giudiziaria in sede applicativa, ma direttamente compiuta da istanze pubbliche, cui spettano normalmente poteri normativi, le quali per si limitano ad una sorta di ratica delle regole altrove elaborate sulla base della conformit a generalissimi princpi ordinamentali. Il fenomeno si presenta talvolta in termini di soft law, espressione invero ambigua e dai molteplici signicati di cui si discuter pi oltre; ma tende a imporsi poi in termini giuridicamente vincolanti nei singoli ordinamenti statali, pur mantenendo nella fase di produzione normativa il carattere di fonte privata e sufcientemente essibile (12).
n. 136/1975) o per la revisione contabile (art. 162, co. 2, lett. c, oggi modicato nel senso sopraindicato dalla legge sulla tutela del risparmio art. 18 legge 28 dicembre 2005 n. 262 ), dibattito nel quale si contrapponevano coloro che ricomprendevano in quel potere la sola raccomandazione dei principi di revisione a coloro che vi facevano rientrare anche la raccomandazione dei principi contabili, a me pare che oggi la norma attribuisca alla Consob un vero e proprio potere regolamentare (e non pi di mera raccomandazione, che gioca il suo ruolo solo sul piano della moral suasion) esclusivamente in materia di principi di revisione e non anche in materia di principi contabili. La vicenda analoga a quanto accaduto negli Stati Uniti con il Sarbanes-Oxley Act del 2002. Vedi in proposito L. A. CUNNINGHAM, Private Standards in Public Law: Copyright, Lawmaking and the Case of Accounting, in Michigan Law Review, November 2005, 291-343 (ma anche Boston College Law School, 2005, Paper 37 in http://lsr.nellco.org/bc/bclsfp/papers/37). ( ) Si parla spesso genericamente di soft law (i francesi utilizzano lespressione droit mou) in contrapposizione alla hard law: la prima caratterizzata dalla elaborazione privatistica e comunque non-governamentale di codici di condotta, standard, etc. non imposti dallordinamento statale e rimessi allaccettazione volontaria degli operatori interessati; la seconda riconducibile al tradizionale armamentario delle norme elaborate da pubblici poteri che si impongono coattivamente in maniera vincolante agli operatori. Nel caso degli IAS/IFRS siamo in realt di fronte ad un fenomeno ibrido, ad un processo di standardizzazione dei principi contabili avviatosi su base privatistica e di volontaria applicazione pur con il successivo controllo di compatibilit con i sistemi legali , ma tendente a guadagnare una diretta vincolativit giuridica nei singoli ordinamenti attraverso il riconoscimento ufciale da parte dei pubblici poteri.Il problema della ricerca di nuovi modelli di produzione normativa attraversa molteplici settori degli ordinamenti, dal diritto internazionale al diritto del lavoro e del welfare, dal diritto ambientale al diritto delle nuove tecnologie nella societ dellinformazione sino alla disciplina della corporate governance delle imprese societarie e alla responsabilit sociale dellimpresa. Per un tentativo di teorizzazione generale del fenomeno cfr. B. VALIORGUE, Pourquoi lentreprise voudrait-elle devenir socialement responsable?, in http://www.univ-nancy2.fr/COLLOQUES/METAMORPHOSE_06/chiers_PDF/VALIORGUE.pdf. Secondo lA. il problema dei nuovi modelli di regolazione nasce nel passaggio
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Lesempio che investe direttamente il nostro ordinamento dato ovviamente dal processo di produzione normativa degli IAS/IFRS (afancati, con analogo rango, dalle cd. interpretazioni SIC/IFRIC (13)). Tali Principi ed Interpretazioni vengono dapprima elaborati in sede IASB, secondo una precisa procedura interna dando vita a bozze Exposure Draft-EDsottoposte a consultazione pubblica per un determinato periodo e quindi eventualmente riformulate per giungere poi alla denitiva adozione. In questa fase principi e interpretazioni parrebbero non avere ancora una portata vincolante per gli ordinamenti nazionali, poich necessario a tal ne che essi siano omologati endorsementmediante apposito Regolamento esecutivo della Commissione CE, regolamento che viene adottato previa lacquisizione di parere da parte di un comitato tecnico (EFRAG) e
dellorganizzazione produttiva dal modello fordista al modello post-fordista, passaggio che si avvia negli anni Settanta e si acuisce negli anni Novanta del Novecento, grazie al decentramento esternalizzazioni e alla mondializzazione del processo di produzione delle imprese. Nel periodo fordista, con leconomia racchiusa fondamentalmente nei conni nazionali, le tre istituzioni fondamentali nel governo delleconomia Stato, mercato e sindacati riescono a rendere socialmente sopportabili i costi provocati dalle esternalit negative del modello di sviluppo capitalistico dellimpresa, attraverso lintervento regolatore dello Stato supportato dalle parti sociali, allorch si rende necessario sopperire ai fallimenti del mercato; nel periodo postfordista la capacit di regolazione dello Stato entra fortemente in crisi rispetto ad imprese multinazionali e delocalizzate e ad una concorrenza sempre pi globale. Ne consegue che ce dcit de rgulation du trio fordiste se traduit par des reux dexternalits ngatives sur les parties prenantes. Cest ainsi que nous assistons partir des annes 1990 une importante dissociation des frontires conomiques et sociales des entreprises. Si sviluppano cos le soft law e i contro-poteri delle organizzazioni nongovernamentali al di sopra e al di sotto degli Stati-nazione, in funzione del tentativo di una nuova legittimazione dellimpresa capitalista fondata su basi volontarie e sullaccettazione di una responsabilit sociale. In una prospettiva parzialmente diversa O. LOBEL, The Renew Deal: The Fall of Regulation and The Rise of Governance in Contemporary Legal Thought, in Minnesota Law Review, November 2004, 262-390 e in http://ssrn.com/abstract=723761. QuestA. osserva che the New Deal regulatory model sought to consolidate formerly dispersed powers into the newly founded export regulatory agencies and to direct economic and social activities at the national level. At the beginning of the twenty-rst century, against the backdrop of global competition, changing patterns in market organization, and a declining commitment to direct government intervention, contemporary legal thought and practice are pointing to the emergence of a new paradigm governance that ties together recent developments in the political economy with advances in legal and democratic theory. Governance signies the range of activities, functions, and exercise of control by both public and private actors in the promotion of social, political, and economic ends. Il nuovo modello di elaborazione delle norme va oltre secondo questa impostazione la semplice soft law, dando luogo a molteplici forme di cooperazione fra pubblici e privati poteri per il perseguimento di ni sociali.In una pi ampia prospettiva sociologica, nellottica dei processi di globalizzazione che attraversano la societ post-moderna, cfr. il sempre attuale U. BECK, Che cos la globalizzazione?, Carocci,1999 e il teorico della modernit liquida Z. BAUMAN, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Bari, 1999 e ID., La societ sotto assedio, Bari, 2005. Ma vedi anche quanto rileva Emmanuel Todd nel suo Lillusione economica, Milano, 2004 (ma loriginale nelle Editions Gallimard del 1998) sui fondamenti antropologici piuttosto che economici e culturali della differenziazione dei capitalismi anglosassone, europeo-continentale e giapponese. ( ) Principi e interpretazioni sono, infatti, posti sullo stesso piano di vincolativit e individuano unitariamente i principi contabili internazionali secondo lart. 2 Regolamento 02/1606/CE e lart. 1 d.lgs. n. 38/2005.
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di un comitato politico CRC (14). Il Regolamento, peraltro, si limita a recepire integralmente il principio o linterpretazione di fonte privata, senza poterne modicare il contenuto e al pi potendone riutare in blocco lomologazione o espungerne alcune parti (carved outsulla base della verica di conformit ai generalissimi principi enunciati dallart. 3, par. 2, Regolamento CE n. 1606/2002 e di cui si parler pi oltre. Il fenomeno al quale ci si intende riferire quando si parla oggi di principi contabili internazionali (espressione peraltro recepita normativamente tanto nel Regolamento CE n. 1606/2002 quanto nella legge delega n. 306/2003 e nel d.lgs. n. 38/2005) quello da ultimo descritto nella terza accezione di principi contabili. evidente che si tratta di un fenomeno di produzione normativa ben differenziato dai due precedenti, pur se ad essi strettamente collegato. Lelemento di collegamento rinvenibile nella pretesa che ognuna delle tre metodologie avanza in merito alla rilevazione di regole tecniche o regole dellarte idonee a conformare determinati documenti e cos a delimitare la discrezionalit dei redattori. Gli elementi di differenziazione si colgono soprattutto sul piano procedimentale e dellautorit cui il compito di rilevazione demandato. La prima metodologia, basandosi sullo strumento della clausola generale, afda in denitiva quel compito al diritto giurisprudenziale. I modelli sociali di regolazione dei documenti contabili, congrui rispetto alla nalit legislativa ed esistenti allo stato diffuso, penetrano nellordinamento giuridico attraverso linterpretazione creativa che ne compie la giurisprudenza. La seconda metodologia, quando si traduce in raccolte scritte da parte di organismi (pubblici o privati) che non hanno ricevuto una specica delega ordinamentale, si pone in verit come un tentativo di delimitazione (e se si vuole di ausilio) del potere giurisdizionale, non conseguendo una diretta autorit normativa nellambito del singolo ordinamento giuridico. La terza metodologia introduce un meccanismo di negoziazione della regola tecnica recepita comunque dallordinamento: lautorit privata rileva ed elabora la regola; lautorit pubblica la riconosce e la adotta, ma senza intervenire a rielaborare la regola privata. Le prime due metodologie si collocano in un ambito pi tradizionale delle fonti di produzione normativa, che vede pur sempre al centro del fenomeno normativo lordinamento statale; la terza metodologia si colloca in una dimensione di crisi dei tradizionali poteri normativi dellordinamento statale alla ricerca di un riassetto del sistema delle fonti di produzione del diritto. Ovviamente ci pone un preliminare problema di legittimazione di tale processo innovativo, su cui pu valer la pena soffermarsi
( ) Cfr. Regolamento 02/1606/CE del 19 luglio 2002 e la Decisione del Consiglio Europeo 99/468/CE del 28 giugno 1999.
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prima di addentrarsi nei contenuti sostanziali del quadro normativo che ne discende. 2. I principi contabili internazionali dello IASB e il problema della legittimazione a monte del recepimento nellUnione Europea. Il problema della legittimazione dei principi contabili internazionali pu essere guardato a monte e a valle del loro recepimento nellUnione Europea e quindi nei singoli ordinamenti nazionali. Sotto il primo prolo, occorre ricordare che lo IASB International Accounting Standards Board) un organismo di diritto privato con sede in Londra, costituito dalla IASC Foundation che una not-for-prot corporation incorporata nello Stato del Deleware in USA. Indubbiamente si tratta di una organizzazione cui sono associati gli organismi rappresentativi della professione contabile della maggior parte dei Paesi del mondo. Tuttavia lo IASB, che ha il compito specico ed esclusivo di elaborare gli accounting standards per i nancial statements, ha una composizione in cui predominano membri di cultura anglosassone (gli attuali 13 componenti si dividono fra: 3 membri della Gran Bretagna; 3 statunitensi; 2 francesi; 1 cinese; 1 giapponese; 1 australiano; 1 sudafricano; 1 svedese) (15). Ma al di l della questione della non omogenea rappresentativit geograca (alla quale tende a supplire la presenza dei rappresentanti di altri Paesi in ulteriori sottocomitati e il usso continuo di comunicazioni con gli standard-setter nazionali), il problema della legittimazione dello IASB, quale regolatore, sorge dal fatto che esso dichiara di voler agire e dettare gli standard nel pubblico interesse, pur essendo una entit di diritto privato (si legge nel sito di presentazione che the IASB is committed to developing, in the public interest, a single set of high quality, understandable and enforceable global accounting standards that require transparent and comparable information in general purpose nancial statements). Ed ovviamente, proprio perch lo stesso IASB dichiara di operare nellinteresse

( ) Vedi sullinuenza anglosassone su ogni processo di standardizzazione dei principi contabili internazionali E. CHANE-ALUNE, Accounting standardizations and governance structures. A critical analysis of the international accounting standard-setting process, 6 ss. (relazione tenuta al Workshop del 23 febbraio 2006 presso lUniversit di Louvain in Belgio), Working Paper Ecole de Gestion de lUniversit de Lige, n. 200609, 2006; P. STANDISH, Evaluating National Capacity for Direct Participation in International Accounting: France, a Test Case, in Abacus, 2003, vol. 39, n 2, 186-210. La IASC Foundation ha peraltro decisamente respinto ogni tentativo di condizionare in termini di rappresentativit geograca la scelta dei componenti dello IASB. Interessanti contributi sul processo di globalizzazione dei principi contabili internazionali sono raccolti in un numero speciale della rivista Business and Politics, 7/3, 2005, ove gli scritti di Nolke, Porter, Martinez-Diaz, Eaton e Perry-Noelke cui si far riferimento nelle note successive. Sulla IASC Foundation e i suoi organi vedi anche M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 913 s.
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generale, il problema della legittimazione intrinseco alla medesima organizzazione, cio avvertito e affrontato come tale al proprio interno. Secondo alcuni studiosi (16) tale legittimazione si fonda su tre fattori principali: 1) lindipendenza dellorganizzazione dello standard-setter; 2) la competenza tecnica dei suoi componenti; 3) lesistenza di un due process, cio di un procedimento formalizzato per la elaborazione e approvazione denitiva degli standard. Peraltro, su ognuno di questi tre fattori possibile avanzare critiche. Lindipendenza ricercata innanzitutto attraverso una pi decisa autonomia dello standard-setter dalla professione contabile, riunita fondamentalmente nellorganizzazione internazionale dellIFAC International Federation of Accountants), poich dal 2001 la IASC Foundation retta da 19 Trustees, di cui solo 5 vengono nominati dallIFAC (17). Altri 3 rappresentano un dirigente nanziario, un investitore e un accademico e gli altri 11 vengono scelti attraverso la consultazione di tutte le organizzazioni rappresentative, con una distribuzione geograca che vede in denitiva 6 europei, 6 americani, 6 provenienti da Asia ed Oceania, e 4 da ogni altra area. Ai Trustees compete poi nominare (oltre che supervisionare) i membri dello standard-setter, lo IASB, in base alla esperienza pratica internazionale e alla competenza professionale dei candidabili e senza alcun vincolo di provenienza geograca. Sta di fatto che allo stato nello IASB come s visto prevale di gran lunga la componente di cultura anglosassone, mentre sotto il prolo delle professionalit rappresentate emergono 5 auditor, 3 produttori di documenti contabili, 3 utilizzatori e altri 2 specialisti. Il requisito della competenza tecnica dei membri dello standard-setter
( ) G. HEEM-P. AONZO, La Normalisation Comptable Internationale: ses Acteurs, sa Lgitimit, ses Enjeux, in Revue dconomie Financire, 2003, n 71, 33-53 ; ID., Quel lgitimit pour lIASB dans la production des normes comptables?, in Ouverture n 54. In senso molto critico vedi per B. COLASSE, Harmonisation comptable internationale: de la resistible ascension de lIASC/IASB, in Grer et comprendre, n 74 mars 2004, il quale osserva che linteresse suscitato dagli IAS/IFRS va al di l del fatto puramente contabile, in quanto il interroge sur les nouveaux modes de rgulation qui se mettent en place lchelle internationale, sur la place que prennent de nouveaux acteurs privs comme lIASC/IASB dans le contexte de la mondialisation, sur le pouvoir et la lgitimit de ces acteurs, sur la nature des relations qui se nouent entre eux et les Etats ou les organisations inter-tatiques, et aussi sur les relations qui sinstaurent entre les Etats-Unis et le reste du monde. Secondo lA. una organizzazione senza potere coercitivo, quale lo IASC/IASB, ha fondato la sua legittimazione in gran parte sur une rhtorique de la comptence, de limpartialit et de lindpendance, il che non ha impedito che limpronta anglosassone delle origini mantenesse il suo peso sullo sviluppo ulteriore degli IAS/IFRS. ( ) Sul processo che ha preceduto i mutamenti statutari della IASC Foundation e la istituzione dello IASB prima del 2001 cfr. G. GEBHARDT, The Evolution of Global Standards of Accounting, CFS Working Paper No. 2000/05, 21-29. Sul sostegno ottenuto dallo IASC prima dallIFAC, poi dallo IOSCO (International Organizations of Securities Commissions) e quindi dallUnione Europea, quale strumento per la concreta affermazione dellorganismo a livello mondiale, vedi B. COLASSE, (nt. 16).
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discende dalla convinzione che la redazione dei documenti contabili implica fondamentalmente scelte di tipo tecnico e non involge una discrezionalit amministrativa, la scelta cio degli interessi da privilegiare nella produzione delle regole che governano linformazione contabile (ci che poi viene espresso con il principio di neutralit dellinformazione contabile). Quanto al due process, si tratta di una procedura formalizzata che prevede normalmente sei passaggi, dalla individuazione dellobiettivo di ogni progetto di elaborazione del principio contabile alla consultazione di comitati tecnici, dalla predisposizione di un Discussion Paper e poi di un Exposure Draft, sottoposti per un determinato periodo temporale alle osservazioni (comment letters) di qualsiasi interessato, sino alla celebrazione di pubblici incontri e audizioni e inne alla adozione del principio contabile denitivo e alle iniziative successive alla sua applicazione (18). La nalit del due process evidentemente quella di coinvolgere nella preparazione dello standard tutti i centri di interesse, anche se la responsabilit nale della adozione dello standard assunta esclusivamente dai membri dello IASB che decidono a maggioranza semplice (8 voti su 14) (19). Il due process probabilmente il fattore pi importante di legittimazione dellentit privata ad operare nel pubblico interesse o interesse generale: siamo di fronte ad una legittimazione di tipo procedimentale (20), piuttosto che di tipo sostanziale, fondata sul tentativo di contestualizzare la regola da produrre e renderla cos pi agevolmente condivisa dagli interessati stakeholderse quindi pi efciente ed effettiva (21). Ciononostante, non mancano critiche a ciascuno dei tre fattori di legittimazione sin qui delineati. La perseguita indipendenza dal predominio della professione contabile non sembra di fatto raggiunta sia in termini di rappresentativit culturalegeograca sia in termini di una pi articolata rappresentanza dei soggetti interessati alla elaborazione, adozione e utilizzo dei principi contabili. Anche nelle competenze tecniche sembrano prevalere soprattutto quelle di tipo pratico (22), nonch di carattere ragionieristico e aziendalistico. Ad
( ) Cfr. il Due Process Handbook for the IASB approvato nel marzo 2006 dai Trustees della IASC Foundation. ( ) Su questi proli vedi E. CHANE-ALUNE, (nt. 15), 8 ss.; G. GEBHARDT, (nt. 17), p. 18 ss.; M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 914 s. ( ) L. BOY, Normes, in Revue Internationale de Droit conomique, 1998/2, 115. ( ) in corso di preparazione anche un Due Process Handbook for the International Financial Reporting Interpretations Committee (IFRIC), di cui stato pubblicato un progetto (Draft) nel Maggio 2006. LIFRIC un comitato dello IASB, composto di 12 membri nominati dai Trustees della IASC Foundation e presieduto da un esponente dello IASB (senza per diritto di voto). LIFRIC elabora, fra laltro le Interpretazioni degli IAS/IFRS che hanno pari efcacia vincolante. ( ) In verit prima della riforma del 2001 le accuse mosse dagli operatori economici
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esempio non sembra lasciato spazio alcuno ad esponenti del mondo del diritto in senso stretto. Il pur articolato due process non evita linuenza dominante, fra i vari stakeholder, del punto di vista dei revisori contabili e soprattutto degli operatori economici pi potenti di un determinato settore economico (23). Il rischio di cattura del regolatore da parte degli interessi economici dominanti si manifesta reale, nonostante le cautele implicite nei tre menzionati fattori di legittimazione (24). La critica maggiore involge comunque la pretesa stessa di unautoregolamentazione professionale nel settore dellinformazione contabile, che diretta a vincolare non solo gli appartenenti alla professione contabile ma anche soggetti esterni (25), dietro lusbergo del carattere tecnico della regolamentazione. Se accettabile che lautoregolamentazione di una data professione vincoli i comportamenti degli appartenenti alla medesima, secondo un modello corporativo, meno accettabile che essa si estenda a soggetti esterni soprattutto quando la regola pretende di essere dettata nellinteresse generale. evidente che in tal caso il processo di elaborazione della norma deve coinvolgere molto pi direttamente tutti gli operatori interessati, ma deve anche consentire una qualche forma di partecipazione degli stessi pubblici poteri, la cui legittimazione normativa trova fonte nella sovranit statale e ancor pi quanto alle democrazie nel processo elettivo che designa il legislatore come naturale portatore dellinteresse generale (26). Anche il principio della specializzazione tecandavano in senso opposto, lamentando una eccessiva caratterizzazione teorica delle soluzioni elaborate dallo standard-setter. ( ) C.L. CORTESE-H.J. IRVINE-M. KAIDONIS, Digging deeper: uncovering constituent discourse in the international accounting standard setting process for the extractive industries, in Proceedings of the 18th Asian-Pacic Conference on International Accounting Issues, 15-18 October 2006, Maui, Hawaii (vedilo anche in http://ro.uow.edu.au/commpapers/221) La ricerca dimostra come per esempio ladozione dellIFRS 6 Exploration for and Evaluation of Mineral Resources (9 dicembre 2004) ha nito per codicare la prassi applicata dai pi potenti operatori del settore delle industrie estrattive (industrie del petrolio, gas e minerarie). interessante notare che analoga ricerca condotta agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, quando linuenza degli IAS a livello dei singoli ordinamenti nazionali era piuttosto scarsa e poco diffusa, conclude che contrariamente alle aspettative lattivit di lobby delle imprese non risultava signicativa: S.Y. KENNY-R.K. LARSON, Lobbying behaviour and the development of international accounting standards. The case of the IASCs joint venture project, in European Accounting Review, vol. 2/3, 1993, 531-554. ( ) Riconosco che ci appartiene alla dialettica politica di ogni processo di elaborazione di norme (come ha giustamente rilevato Mario Libertini nella bella Relazione nale del Convegno tenutosi in Catania il 21-22 settembre 2007 su Le fonti private del diritto commerciale, nel corso del quale stato presentato questo mio lavoro). E tuttavia mi sembra importante sottolineare il rischio di cattura che pu andare al di l della pur legittima e direi doverosa partecipazione dei centri di interesse alla elaborazione della norma; nel contempo losservazione tende ad evidenziare che appare fuorviante insistere su un preteso principio di neutralit sostanziale della regola in quanto tale come spesso assumono i regolatori -, laddove semmai necessario rafforzare i presidi della neutralit procedimentale. ( ) G. HEEM-P. AONZO, (nt. 16), 33-53. ( ) C. HANNOUN, No-corporatisme et interprofessionnalit, in RIDE, 1994, 45. LA. denisce il neo-corporativismo come une technique darticulation ou de mdiation de
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nica dei regolatori sembra in realt tributaria del mito illuministico di una razionalit scientica che tutto risolve, che trova sempre la soluzione pi adeguata, preludendo cos ad una sorta di tecnocrazia nella creazione delle norme. Lungi, ovviamente, dal sottovalutare in una societ complessa come quella attuale il necessario apporto della razionalit scientica anche ai processi di produzione normativa, tanto pi in settori fortemente intrisi di tecnicismo, ci che si intende sottolineare la necessaria dimensione politica della disciplina relativa allinformazione contabile, che non affatto neutra sul piano degli interessi da privilegiare e tutelare. Tale dimensione politica rinvia ad opzioni che non si esauriscono nella individuazione della soluzione tecnicamente pi adeguata, ma che presuppongono la denizione degli interessi meritevoli di tutela e del livello di equilibrio fra gli stessi che si assume come legittimo e giusto (27). 3. La legittimazione degli IAS/IFRS a valle del loro recepimento nellUnione Europea. In questa prospettiva assume rilievo il secondo prolo del processo di legittimazione degli IAS/IFRS: quello che ne consente, cio, il riconoscimento a valle nellUnione Europea. Il Regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio adottato il 19 luglio 2002 (in G.U.C.E. L 243 dell11.09.2002) contiene le motivazioni, la procedura e i limiti con cui ed entro cui lUnione ha inteso consentire la rilevanza dei principi contabili internazionali negli ordinamenti nazionali (28). Anche in questo caso siamo di fronte fondamentalmente ad un meccanismo di legittimazione procedurale, poich i criteri sostanziali che dovrebbero guidare le istituzioni pubbliche nella verica selezione e recepimento dei principi appaiono molto generici e in qualche modo esoterici.
groupes ou de catgories dintrts. Le procd nest pas seulement dexpression et de valorisation de groupes dintrts isols les uns des autres (corporatisme traditionnel); il consiste aussi concilier plusieurs segments de la population sous lgide dinstitutions administratives rgulatrices. Osservano HEEM-AONZO, (nt. 16), 7 :Par rapport au corporatisme qui privilgie lide de reprsentation des intrts, le nocorporatisme semble mettre en avant lide de politique publique visant la conciliation des intrts dans un secteur donn. M. Charley Hannoun a montr que le no-corporatisme peut produire deux types dorganismes aux nalits distinctes. Des organismes professionnels runissant les membres dune profession; des autorits de rgulation qui rassemblent des intrts diffrents dans une nalit de rgulation du secteur. ( ) Per considerazioni critiche sui tre requisiti di legittimazione in parte analoghe a quelle indicate nel testo vedi anche B. COLASSE, (nt. 16). ( ) G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 38 parla di disciplina-quadro che istituisce e ssa le basi legali ed istituzionali per la successiva e progressiva adozione, in ambito comunitario, dei principi contabili internazionali, attraverso regolamenti successivi, la cui adozione viene demandata alla Commissione (art. 3, comma 4). Vedi anche sul punto M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 941 ss.; M. VENUTI, (nt. 1), 362 ss.; STRAMPELLI, Lintroduzione dei principi IAS-IFRS e gli effetti sulla disciplina giuridica del bilancio desercizio, in Commentario alla riforma delle societ diretto da Marchetti, Bianchi, Ghezzi e Notari, vol. Obbligazioni. Bilancio, Milano, 2006, 321 ss.
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Peraltro il potere della Commissione, cui compete la responsabilit nale dellendorsement od omologazione di quei principi, si traduce ufcialmente in un mero potere di veto mediante il quale viene respinto totalmente o anche solo parzialmente il principio adottato dallo IASB (com accaduto con lo IAS 39) e non potendo essa incidere istituzionalmente nella fase di elaborazione e redazione dei principi contabili, se non sotto forma di un qualsiasi interessato che presenta le proprie osservazioni nel corso del due process e bench alle istituzioni comunitarie sia attribuito un ruolo di osservatore pur sempre con mera funzione consultiva. Ovviamente il potere di veto conferisce in fatto alle istituzioni comunitarie la possibilit di incidere concretamente nella fase elaborativa del principio. Ci si ricava anche, e se pure in maniera imperfetta ed incipiente, dal 14 Considerando del Reg. citato, secondo cui per facilitare lo scambio di opinioni e consentire agli Stati membri di coordinare le proprie posizioni, la Commissione dovrebbe informare a intervalli regolari il comitato di regolamentazione contabile sui progetti attivi, i documenti oggetto di discussione, i progetti preliminari e le successive proposte di principi contabili emessi dallo IASB e sui relativi lavori tecnici effettuati dal comitato tecnico di contabilit (29). Linformativa della Commissione anche nelle fasi preliminari e progettuali prelude evidentemente ad un impegno partecipativo delle istanze comunitarie e nazionali pur in tali fasi. Ma lo si ripete siamo al di fuori di un ruolo istituzionalizzato e pienamente riconosciuto dallo stesso standard-setter privato. In qualche modo assistiamo ad una forma di negoziazione imperfetta della regola fra autorit privata e autorit pubbliche. Ne consegue che la procedura di comitatologia delineata dallart. 6 del Regolamento (che richiama la decisione del Consiglio 1999/468/CE, articoli 5, 7 e 8) in buona parte depotenziata, essendo destinata ufcialmente a intervenire quando il principio contabile stato denitivamente approvato in sede IASB. Il meccanismo di recepimento degli IAS/IFRS infatti destinato ad attuarsi mediante ulteriori Regolamenti della Commissione (e non pi del Parlamento e del Consiglio), su parere di un Comitato di Regolamentazione Contabile (ARC-Accounting Regulatory Committee), che un organo politico in cui siedono rappresentanti degli Stati membri, e di un Comitato Tecnico di Contabilit (EFRAG-European Financial Reporting Advisory Group), che appunto organo pi squisitamente tecnico in cui siedono rappresentanti delle organizzazioni di imprese che producono i bilanci, delle organizzazioni degli utilizzatori e della professione contabile. In
( ) Prosegue poi il Considerando: altres importante che il Comitato di regolamentazione contabile sia informato tempestivamente qualora la Commissione intenda non proporre ladozione di un principio contabile internazionale.
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verit, mentre il Comitato di Regolamentazione Contabile espressamente istituito dal Reg. n. 1606/2002 (art. 6), il Comitato Tecnico solo accennato nel Considerando 10 ma promosso direttamente dalla Commissione come strumento di consultazione. I criteri sostanziali cui le istituzioni comunitarie, nei loro differenti ruoli, devono attenersi nella procedura di omologazione sono imposti dallart. 3, comma 2, Reg. citato. Essi concernono per un verso la qualit e per altro verso il contenuto sostanziale dellinformazione nanziaria (contabile) da rendere. Sotto il primo prolo si impone un principio di conformit (rispondenza): i principi contabili internazionali devono rispettare i criteri di comprensibilit (Understandability), pertinenza (Relevance), afdabilit (Reliability) e comparabilit (Comparability), richiesti dallinformazione nanziaria necessaria per adottare le decisioni economiche e valutare lidoneit della gestione (30). Sotto il secondo prolo gli IAS/IFRS devono rispettare un principio di compatibilit, nel senso che da un canto non devono essere contrari alla clausola generale della true and fair view ovvero della rappresentazione veritiera e corretta sancita nelle direttive contabili (in particolare IV e VII) e daltro canto devono contribuire all interesse pubblico europeo. Appare evidente che il controllo delle istituzioni comunitarie a valle dei principi contabili internazionali si fonda su criteri talvolta ovvi, come quelli relativi alla qualit dellinformazione, talvolta generici ed ampiamente discrezionali, ma allo stesso tempo ambigui, come quelli relativi al contenuto dellinformazione. E tuttavia, proprio per questo, possono giocare un ruolo ora debole ora forte nella negoziazione delle regole fra autorit privata e autorit pubblica, a seconda delle circostanze e del contesto in cui matura lelaborazione della regola. Si tratta in un certo senso di criteri che hanno una dimensione pi politica che giuridica e che agevolano la traduzione di rapporti di forza volta a volta variabili (31).
( ) E vedi le precisazioni terminologiche di M. VENUTI, (nt. 1), 360 nota 33. ( ) A questa dimensione politica fa riferimento anche T. PORTER, Private Authority, Technical Authority, and the Globalization of Accounting Standards, in Business and Politics, 2005, vol. 7/3 (consultabile in http://www.bepress.com/vol7/iss3/art2). LAutore ritiene che gli effetti della globalizzazione nel processo di produzione delle regole sovranazionali non si manifestano necessariamente attraverso un principio di egemonia e di unilateralismo di uno Stato nei confronti degli altri (e quindi allo stato attuale in una sorta di americanizzazione delle regole) o viceversa in un processo necessariamente lento ed anarchico in cui gli Stati sovrani sono riluttanti ad accordarsi; ma si esprimono anche nellemergere di autorit private e di autorit tecniche che cooperano con le autorit pubbliche, dando vita ad un processo di differenziazione funzionale politicizzata delle istituzioni (sulla scia della teoria dei sistemi sociali funzionali di N. Luhmann, risalendo sino a Talcott Parsons, e in contrapposizione alle teorie individualiste della rational choice). In particolare proprio nel settore della standardizzazione contabile emerge pi evidente questo processo di differenziazione funzionale politicizzata fra autorit private, autorit tecniche e autorit pubbliche, ciascuna rivendicando la propria autonomia strutturale e funzionale, ma al contempo integrandosi mediante criteri di collegamento. Al riguardo lAutore si sofferma su due conitti politici che hanno di
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Lambiguit connota tanto il richiamo alla clausola della true and fair view quanto al principio dell interesse pubblico europeo. Lambiguit del richiamo alla clausola generale emerge dalla lettura dei Considerando. Qui si riconosce per un verso che il principio contabile internazionale deve rispettare il principio base delle direttive contabili, il principio della rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale e nanziaria e del risultato economico dellimpresa (32), e che tale principio devessere valutato alla luce delle suddette direttive ma senza implicare un rigoroso adeguamento a tutte le disposizioni di tali direttive (Considerando 9) (33); per altro verso si ammette che quelle direttive (che si rivolgono agli stessi soggetti cui si applicano gli IAS/IFRS) non possono garantire lelevato livello di trasparenza e comparabilit dellinformativa nanziaria da parte di tutte le societ comunitarie i cui titoli sono negoziati in mercati pubblici, al ne di creare un mercato dei capitali integrato operante in modo efcace, agevole ed efciente. Donde la necessit di integrare evidentemente con gli IAS/IFRS il quadro giuridico applicabile a tali soggetti (Considerando 3). Insomma il limite di rilevanza degli IAS/IFRS viene individuato nella compatibilit con la clausola generale interpretata nei suoi contenuti specici (ma non troppo!) alla luce delle direttive contabili, ma queste vengono allo stesso tempo considerate inadeguate a rendere linformazione utile ad un mercato dei capitali pienamente integrato. V qui la spia della grande antinomia che pervade la nuova politica di armonizzazione-uniformizzazione del diritto contabile nellUnione Europea: per un verso linformazione di bilancio funzionale alla crescita e integrazione del mercato dei capitali, e in specie dei capitali di rischio, e dunque alla tutela degli investitori che costituiscono i
recente esemplicato il ruolo differenziato di autorit pubbliche da un lato e di autorit private e tecniche dallaltro lato, ricostruendo: sul versante statunitense (e in parte europeo) la polemica tra il FASB e il Congresso USA in merito alla necessit o meno di spesare a conto economico il costo delle stock options attribuite a manager e dirigenti; sul versante pi strettamente europeo la polemica fra IASB ed Unione Europea in merito alla contabilizzazione dei derivati secondo il criterio del fair value disposto dallo IAS 39. Su questultimo prolo si ricorder che la reazione del settore bancario e assicurativo ai criteri di contabilizzazione degli strumenti nanziari a fair value sfoci in un una protesta politica dello stesso Presidente della Repubblica francese, Jean Chirac, che invi un messaggio al Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, in cui lamentava che certaines normes comptables en cours dadoption dans lUnion europenne risquaient de conduire une nanciarisation accrue de notre conomie et des mthodes de direction des entreprises privilgiant trop le court terme. Vedi su questi aspetti anche B. COLASSE, (nt. 16). ( ) Vedi la non esaltante traduzione nella versione italiana del Regolamento, ove si parla di autentica ed equa visione della posizione nanziaria e delle prestazioni di unimpresa (Considerando 9). ( ) Cfr. anche il Considerando 4 della direttiva 2003/51/CE cd. di modernizzazione del diritto contabile comunitario; limportante documento della Commissione CE Osservazioni riguardanti taluni articoli del Regolamento CE n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo allapplicazione di principi contabili internazionali, della quarta direttiva 78/660/CE del Consiglio relativa ai conti annuali di taluni tipi di societ e della settima direttiva 83/349/CE del Consiglio relativa ai conti consolidati, Bruxelles, novembre 2003.
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destinatari privilegiati dei modelli informativi costruiti con gli IAS/IFRS; dallaltro lato le direttive contabili comunitarie continuano a svolgere un ruolo importante nella rendicontazione a soci e terzi (soprattutto creditori sociali) non solo per fondare le loro decisioni economiche ma anche quale fondamento della politica distributiva del reddito prodotto. E del resto tale ambiguit sta alla base della limitazione soggettiva e oggettiva del recepimento vincolante degli IAS/IFRS negli ordinamenti nazionali, poich essi si impongono a tutte le sole societ europee con titoli quotati in un mercato regolamentato dellUnione e per la sola redazione dei conti consolidati, il cui rilievo in termini di distribuzione dellutile e di conservazione del patrimonio sostanzialmente nullo (art. 4 Reg. cit.). Nel contempo le opzioni di ulteriore estensione, soggettiva e oggettiva, rimesse agli Stati membri (art. 5) tradiscono lintento nale delle istituzioni comunitarie di spingere oltre il processo di uniformizzazione. Ma come si vedr in seguito, tutto ci introduce contraddizioni ancor pi profonde, che attingono probabilmente i modelli di impresa e di governance sottesi alle due differenti concezioni dellinformativa contabile di cui sono emblematicamente portatori gli IAS/IFRS da un canto e le tradizionali direttive contabili daltro canto (34). Lambiguit del limite rappresentato dallinteresse pubblico europeo, che non sembra essere denito in alcuna altra parte, ancora maggiore rispetto a quello rappresentato dalla clausola della rappresentazione veritiera e corretta. In che consiste tale interesse? La costruzione di un mercato interno dei capitali pienamente integrato esige la pi elevata trasparenza e comparabilit delle informazioni rese dalle imprese comunitarie (e non). Ma vi sono esigenze di competitivit esterna al mercato dellUnione: la competitivit ormai globale anche nei mercati dei capitali. Lesigenza di favorire operazioni transfrontaliere e la quotazione ovunque nel mondo (Considerando 5) spinge verso un sistema unitario e globale di informazione contabile. Ma anche in tal caso, se vi certo un interesse dellUnione a favorire lo sviluppo di un complesso unitario di principi contabili di generale accettazione a livello internazionale, non detto che allo stadio di sviluppo in cui ci troviamo abbia perso ogni rilievo il principio di reciprocit, posto che le quotazioni e/o le operazioni
( ) Analogamente B. COLASSE, (nt. 16), osserva che lo IASB il a trouv, en tant que sous-traitant, ses moyens daction coercitifs auprs dune Europe divise entre deux modles de gouvernance et les deux rfrentiels comptables qui leur sont associs, le modle actionnarial anglo-saxon et le modle partenarial continental e che dunque, pur trattandosi di un organismo senza potere cercitivo, la force du faible rside souvent dans lindcision et la faiblesse des forts, dans leur neutralisation mutuelle, cest peut-tre ce qui rend irrsistible cette rsistible ascension de lIASC/IASB. V chi, peraltro, spiega la crescente inuenza globale conseguita dallo IASB in relazione alla circostanza che i core values promossi dallo stesso sono fortemente allineati agli interessi del pi potente regolatore dei mercati nanziari, la US SEC: cos L. MARTINEZ-DIAZ, Strategic Experts and Improvising Regulators: Explaining the IASCs Rise to Global Inuence, in Business and Politics, 2005, Vol. 7/3, 1973-2001.
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transfrontaliere implicano il coordinamento di ordinamenti diversi che non necessariamente possono aver tutti recepito il medesimo modello di informazione contabile (35). 4. La svolta europea verso la teoria della governance anche nella produzione delle norme giuridiche (comitatologia, transnazionalismo privato e diritto dei conitti). Una valutazione complessiva del sistema di rilevanza giuridica degli IAS/IFRS negli ordinamenti nazionali dellUnione Europea comporta che ci si confronti con i pi recenti sviluppi di teoria della normazione giuridica. Secondo molti Autori, infatti, i fenomeni della globalizzazione e per quanto concerne una signicativa area regionale del globo della integrazione europea hanno rimesso in discussione il ruolo tradizionale dello Stato come fonte ultima di produzione normativa e di legittimazione dei processi di produzione delle norme giuridiche. Tale dibattito investe il diritto pubblico ma anche e in maniera sempre pi pervasiva il diritto privato, le cui categorie concettuali sono per un verso oggetto di trasformazione per effetto di quei fenomeni ma per altro verso soggetto e strumento di trasformazione dellordine giuridico globale, tanto che da pi parti si discute di privatizzazione del diritto in molti settori (36). Nelle istituzioni comunitarie, in particolare, questi fenomeni hanno avuto una sorta di consacrazione politica a datare dalla pubblicazione nel 2001 del Libro bianco su La Governance Europea ad opera della Commissione Prodi (documento COM (2001) 428 denitivo/2), documento che ha inteso trattare e stimolare il dibattito sul modo in cui lUnione esercita i poteri che le hanno conferito i suoi cittadini, proponendo una serie di modiche per rinnovare il metodo comunitario anche con strumenti di tipo non legislativo, al ne di adottare una impostazione meno verticistica, stimolare una maggiore partecipazione e apertura, rendere pi efcaci ed effettive le politiche comunitarie e in denitiva creare un clima di ritrovata ducia fra istituzioni e cittadini (37). In realt
( ) Sulle rationes politico-economiche del passaggio dalla politica di armonizzazione alla politica di uniformizzazione del diritto contabile europeo vedi G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 41-49. Mi permetto di rinviare, soprattutto per la fase dellarmonizzazione, anche al mio Armonizzazione contabile fra sovranit nazionale e globalizzazione, in Riv. soc., 1999, 328 ss. Tanto per Scognamiglio (p. 40) quanto per Caratozzolo (nt. 1), 940 linteresse pubblico europeo che fonda la legittimit comunitaria degli IAS/IFRS dovrebbe consistere nellassenza di un pregiudizio politico/economico per le imprese europee che devono applicarli, in confronto alle imprese concorrenti appartenenti a Paesi extraeuropei. ( ) Per una recente analisi del dibattito cfr. R. MICHAELS-N. JANSEN, Private Law Beyond the State? Europeanization, Globalization, Privatization, in Duke Law School Working Paper Series, n. 78, 2007 (http://lsr.nellco.org/duke/fs/papers/78). Ma anche degli stessi AA., Private Law and the State: Comparative Perceptions and Historical Observations, ibidem, n. 136, 2007. ( ) Il Libro bianco mira a rivedere linsieme delle regole, delle procedure e delle
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non mancato chi come Bernard Cassen ha denunciato immediatamente la portata ideologica e tuttaltro che meramente pragmatica della costruzione sottesa al Libro bianco, una costruzione che stata vista dagli oppositori come una radicale rimessa in questione delle forme attuali e costituzionali della democrazia rappresentativa e come una vera e propria privatizzazione della decisione pubblica, mediante la quale afferma sempre Cassen la Commissione ci prepara in realt un vero e proprio colpo di stato di velluto (38). In sede teorica stato segnalato che le nuove (e meno nuove) forme di governance europea e la svolta europea verso la governance da un lato confermano la crisi delle concezioni interventistiche del diritto, che erano gi state sottoposte a critica sin dagli anni Ottanta del secolo scorso sotto diverse angolature ora dalla teoria discorsiva del diritto alla Habermas ora dalla teoria del diritto riessivo alla Teubner ed ora sul versante americano dalla corrente dei Critical Legal Studies (39); dallaltro lato sollevano il problema di una tendenziale de-giuridicizzazione delle politiche di integrazione europea e della loro legittimit e legittimazione (40).
pratiche inerenti il modo con cui si esercitano i poteri a livello europeo con un intervento che si situa nella zona intermedia tra il non pi del tutto amministrativo e il non ancora costituzionale. ( ) B. CASSEN, La pige de la gouvernance (Il tranello della governance), in Le monde diplomatique, giugno 2001, 28. ( ) Le concezioni interventistiche del diritto assegnano allo Stato il compito di catturare o imbrigliare la realt mediante lapplicazione di programmi di scopo (Zweckprogramme) impostati sulla base di teorie sociali; il diritto assolve ad una funzione di command and control. In questo senso possono denirsi come teorie della regolazione. La teoria discorsiva del diritto (vedi in particolare J. HABERMAS, Fatti e norme. Contributi a una teoria discorsiva del diritto e della democrazia, Milano, 1996) fonda invece la legittimit della legge non tanto sui suoi contenuti materiali quanto sulla razionalit discorsiva che emerge attraverso la partecipazione procedimentale di tutti i cittadini (diretta o indiretta) alla formazione della legge in uno Stato democratico di diritto. La teoria del diritto riessivo (vedi G. TEUBNER, Il diritto come sistema autopoietico, Milano, 1992; ma anche N. LUHMANN, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, Bologna, 2001) ricostruisce il concetto di sovranit non pi come dominium ma come potere politico ordinatore e organizzatore delle libert individuali e collettive; il diritto allora, in una societ fortemente complessa, privilegia non pi la produzione di prescrizioni sostanziali ma quella di prescrizioni riessive, volte cio ad alimentare lautodisciplina dei sistemi attraverso la denizione di procedure decisionali e non invece a condizionarne levoluzione indicando i contenuti delle decisioni (cos, peraltro in chiave critica, A. SOMMA, Tanto per cambiare...Mutazione del diritto e mondializzazione nella riessione comparatistica, in Boletn Mexicano de Derecho Comparado, mayoagosto 2006, 535-569 a p. 566). Il diritto un sistema autopoietico, come tutti gli altri sottosistemi sociali (diritto, politica, economia etc.). Il diritto in particolare caratterizzato da chiusura operativa ma anche da apertura cognitiva verso gli altri sottosistemi, in un gioco complesso di indipendenza e dipendenza. Il movimento dei Critical Legal Studies, sorto negli Stati Uniti verso la ne degli anni Settanta del secolo scorso anche sulla spinta della Scuola di Francoforte, sottolinea lindeterminatezza e la dimensione politica della norma giuridica che consente il prevalere degli elementi sociali pi inuenti e pi forti economicamente. Per una analisi delle moderne teorie del diritto in generale vedi da ultimo i saggi raccolti in BUCKEL/CHRISTENSEN/FISCHER-LESCANO (Hrsg.), Neue Theorien des Rechts, Lucius & Lucius, Stuttgart, 2006. ( ) Cfr. C. JOERGES, Integration through de-legislation? An irritaded heckler, in Euro38 39 40

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In un tentativo di periodizzazione del processo di integrazione europea, infatti, Joerges (41) vede succedere: alla fase della integrazione attraverso il diritto, implementata (oltre che dai Trattati istitutivi e dalle istituzioni classiche da essi previste) soprattutto dagli interventi della Corte di Giustizia delle Comunit Europee e non tanto in chiave di imposizione di un programma contenutistico; una fase di integrazione attraverso leconomia, fondata sul progetto particolarmente sostenuto dalla Commissione Delors di realizzazione del mercato interno per favorire la crescita della concorrenzialit e dellefcienza economica dellEuropa nella competizione globale; e da ultimo una fase di integrazione attraverso la governance, che punta a nuove modalit di esercizio dei poteri comunitari, tese a bilanciare le debolezze pragmatiche e di legittimazione sviluppatesi allombra delle politiche di crescita del mercato interno ma che a loro volta sollevano preoccupazioni in chi privilegia la legittimazione mediata giuridicamente. Le innovative forme di governance delineate nel Libro bianco sono state classicate in cinque modelli: 1) la comitatologia (o comitologia nel neologismo anglosassone), che indica appunto il sempre pi diffuso utilizzo di comitati composti da rappresentanti delle amministrazioni degli stati membri e/o da esperti, con il compito perlopi consultivo e di mediazione fra necessit funzionali ed esigenze normative dei vari settori interessati dalle politiche comunitarie; 2) il principio del mutuo riconoscimento, di origine giurisprudenziale (sentenza Cassis della CGCE), che ha favorito soprattutto lapertura dei sistemi nazionali ad una critica interna tenendo conto anche del punto di vista delle altre giurisdizioni; 3) il transnazionalismo privato, sviluppatosi soprattutto nel tentativo di abbattere le barriere non tariffarie al commercio e cos sostituendo ad una faticosa, incessante (alla Sisifo, dice Joerges) e talvolta inefciente tecnica di armonizzazione delle legislazioni nazionali (le condizioni di qualit di prodotti e servizi elaborate allinterno dei singoli stati membri sono spesso ostacoli privati difcilmente attingibili dallarmonizzazione legislativa) una standardizzazione transnazionale (o nazionale) ad opera di autorit private con una sorta di delega legislativa sorretta nel caso delle barriere non tariffarie dal principio guida dei requisiti essenziali di sicurezza; 4) le agenzie europee, in verit non proprio indipendenti e non sempre munite di poteri regolatori come le cugine americane (le
pean Governance Paper (EUROGOV), No. N-07-03 (http://www.connex-network.org/eurogov/ pdf/egp-newgov-N-07-03.pdf). Le preoccupazioni connesse alla tendenziale de-giuridicizzazione delle politiche di integrazione si avvicinano in chiave meno radicale alla questione della legittimit costituzionale delle prassi o anche delle forme istituzionalizzate di governance indicate da Cassen. ( ) C. JOERGES, (nt. 40), 18. Ma vedi anche J.H.H. WEILER, The Transformation of Europe, in Yale Law Journal, 1991, 100/8, 2403-2483.
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Independent Regulatory Agencies), e che si occupano di procedimenti autorizzatori o di raccolta e divulgazione di informazioni, costituendo una sorta di comitatologia permanente di specici saperi che assistono la Commissione, le istituzioni comunitarie e i cittadini europei; 5) il Metodo Aperto di Coordinamento (MAC), assunto come il pi autentico nuovo modo di governance europea e che ha trovato specica previsione nel nuovo titolo VIII sulla occupazione del Trattato di Amsterdam e nella Raccomandazione del Consiglio Europeo di Lisbona del 2000 per i settori della politica sociale. In realt si tratta di settori fuori del diritto comunitario, in cui cio le istituzioni comunitarie non hanno competenze costituzionali e in cui tuttavia pretendono di avviare un processo di coordinamento delle politiche nazionali attraverso un procedimento di supervisione multilaterale e di imitazione delle best practices (42). In una prospettiva ancora pi ampia di teoria generale del diritto e delle istituzioni giuridiche non mancato chi, pur guardando allesperienza americana ma con impostazione senzaltro generalizzabile, ha ritenuto di individuare proprio nella governance il nuovo paradigma unitario delle numerose recenti teorie accademiche che segnalano lesigenza di una svolta profondamente innovativa nei modelli di ricostruzione e comprensione degli attuali sviluppi degli ordinamenti giuridici. Si assisterebbe insomma al passaggio dal New Deal Regulatory Model al ReNew Deal Governance Model, da uno schema impositivo e pubblicistico di produzione del diritto ad un approccio riessivo che promuove la partecipazione e la cooperazione di autorit pubbliche e private, lapporto di saperi specici e di autorit tecniche nella creazione di regole sempre pi condivise che riescano a coniugare efcienza economica, legittimazione politica e democrazia sociale (43). Se volessimo tentare un inquadramento della politica comunitaria di armonizzazione-uniformizzazione del diritto contabile attuato con il meccanismo di recepimento degli IAS/IFRS nellUnione Europea nella classicazione sin qui riassunta delle forme di governance europea, si potrebbe affermare che i metodi utilizzati si richiamano da vicino alla comitatologia e al transnazionalismo privato, senza abbandonare allo stesso tempo il metodo tradizionale pur modernizzato delle direttive contabili. La presenza di un Comitato di Regolamentazione Contabile e di un Comitato Tecnico risponde allesigenza di coinvolgimento delle rappresen( ) Vedi sempre C. JOERGES, (nt. 40), 9-13. Il MAC solleva le maggiori preoccupazioni di una integrazione senza diritto che tocca i settori della politica sociale, della formazione e dellarmonizzazione del diritto civile. ( ) Su questo ampio disegno vedi O. LOBEL, (nt. 12). Per un approccio funzionalistico, che sottolinea la differenziazione funzionale di varie autorit nel governo del mondo globalizzato, proprio prendendo a spunto il processo di standardizzazione contabile a livello internazionale, T. PORTER, (nt. 31).
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tanze politico-amministrative degli stati membri e del sapere degli esperti che tipico della comitatologia; nel contempo lomologazione comunitaria si traduce in un riconoscimento degli IAS/IFRS, di standard prodotti a livello transnazionale da una autorit privata, e tuttavia vincolanti per i soggetti degli ordinamenti nazionali e non rimessi allautonoma adesione degli operatori, come spesso accade con i codici di condotta o con le best practices. Siamo dunque di fronte ad un esempio di transnazionalismo privato, ad una vera e propria delega legislativa a poteri privati che sembra mettere insieme elementi di soft law e di hard law, la essibilit, la pi agevole mutevolezza e la presumibile maggiore effettivit della prima perch condivisa e la uniforme vincolativit della seconda, secondo un modello di ibridismo sempre pi diffuso nella produzione delle norme giuridiche e che pone in luce lambiguit e lestrema variet dellespressione spesso utilizzata per connotare i fenomeni cd. di soft law (44). Un ibridismo che si manifesta anche nella complessit delle fonti del diritto contabile sui singoli territori nazionali, poich se per un verso un ampio settore di societ (societ quotate) e una denita tipologia di documenti contabili (bilanci consolidati) sono destinatari delle regole prodotte dal transnazionalismo privato alleuropea, per altro verso gli stati membri possono voler estendere quegli effetti ampliando lambito di applicazione della delega ad altre societ e ad altri documenti contabili e possono voler far convivere regole differenti semplicemente armonizzate mediante la tecnica delle direttive contabili ma non pienamente coincidenti nei diversi stati membri n omogenee ai principi IAS/IFRS. La globalizzazione produce cos risultati che appaiono contraddittori alla luce delle categorie classicatorie tradizionali: luniformit convive con le differenziazioni, lautorit privata con lautorit pubblica, la vincolativit delle regole con lopzione di ordinamenti nazionali e spesso di singoli soggetti (45). Emerge sempre pi evidente una sensazione di complessiva frantumazione del sistema, quella costellazione post-nazionale (46) che rende allora interessante dal punto di vista euristico la proposta interpretativa che vede nel diritto europeo un diritto dei conitti (Europarecht als Kollisionrecht (47) e che appresta allora regole procedimentali per la
( ) E vedi D.M. TRUBEK-P. COTTRELL-M. NANCE, Soft Law, Hard Law, and European Integration: Toward a Theory of Hybridity, 2005, consultabile in http://www.jeanmonnetprogram.org/papers/05/050201.pdf, ove anche ulteriori indicazioni. ( ) Sottolinea questi aspetti, contrastando la communis opinio che la globalizzazione implichi necessariamente un esercizio centralizzato del potere e leliminazione di ogni differenza normativa, T. PORTER, (nt. 31). ( ) E vedi sempre J. HABERMAS, La costellazione postnazionale, Milano, 1999. ( ) la tesi avanzata e sviluppata da C. JOERGES, op. cit., p. 13 ss.; ma vedi gi C. JOERGES-J. NEYER, From intergovernmental Bargaining to Deliberative Political Processes: The Constitunalisation of Comitology, in European Law Journal, 1997, 3, 273-299; C. JOERGES,
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soluzione di quei conitti, piuttosto che regole sostanziali, alla cui produzione anche se si vuole per effetto del principio di sussidiariet sono demandati altri e spesso concorrenti centri organizzati di interesse. E ad una serie di conitti (formali e sostanziali), in effetti, pone capo il sistema di diritto contabile soprattutto dopo il recepimento nellUnione Europea degli IAS/IFRS, conitti sui quali occorre ora soffermarsi, senza pretesa alcuna di completezza e denitivit dellanalisi, ma con lintento di offrire un primo contributo allinquadramento della materia. 5. I problemi di applicazione degli IAS/IFRS negli ordinamenti nazionali. I conitti formali. Sul piano delle relazioni formali fra gli ordinamenti le questioni maggiori ruotano, a mio avviso, intorno ad un nodo centrale: quale valore giuridico acquisiscono gli IAS/IFRS nellambito degli ordinamenti nazionali? Acquistano essi natura di norma regolamentare comunitaria, una volta che siano stati adottati dalla Commissione con lo strumento regolamentare, oppure mantengono il carattere di regola privata riconosciuta e resa applicabile e giuridicamente efcace allinterno dei singoli ordinamenti, collocandosi sullo stesso piano delle altre regole legislative interne e guadagnandosi spazio rispetto a quelle concorrenti per effetto dei principi che ne delimitano lambito soggettivo e/o oggettivo di applicazione, questi s ssati da regole prevalenti comunitarie ed eventualmente statali come regole che risolvono i potenziali conitti? A favore delluna o dellaltra ricostruzione militano argomenti di sicuro interesse e ci si potrebbe chiedere se poi esse siano cos distanti sul piano degli effetti che ne discendono in sede applicativa. A. Nessuno dubita che la fonte del regolamento, prescelta in sede comunitaria per il recepimento negli ordinamenti nazionali degli IAS/IFRS, si differenzi notevolmente dalla direttiva utilizzata per la politica di armonizzazione delle legislazioni nazionali (48). Il regolamento detta comandi che si indirizzano direttamente a tutti i soggetti dellordinamento comunitario, mentre la direttiva impone, in via di principio, agli Stati membri il conforme adeguamento degli ordinamenti nazionali. La norma regolamentare dunque direttamente applicabile allinterno degli Stati membri, senza la mediazione-traduzione di atti normativi nazionali. Ma la tecnica utilizzata dal legislatore comunitario nel settore che ci occupa piuttosto complessa, poich questi non si limitato ad un rinvio ricettizio ad un
Deliberative Political Processes Revisited: What Have we Learn About the Legitimacy of Supranational Decision-Making, in Journal of Common Market Studies, 2006, vol. 44/4, 779-802; J. NEYER, The Deliberative Turn in Integration Theory, in Journal of European Public Policy, 2006, vol. 13/5, 779-791. ( ) Cfr. in proposito le osservazioni di M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 938-940, che ricorda la distinzione tra fonti comunitarie primarie (Trattati) e derivate (alle prime subordinate: regolamento, direttiva, decisione, raccomandazioni e pareri non vincolanti).
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corpus di regole tecniche preesistenti o a trascrivere tali regole nella fonte regolamentare. Esso ha dettato un regolamento-quadro, il Reg. (CE) n. 1606/2002, con cui ha delegato la Commissione ad adottare volta a volta con ulteriore e proprio Regolamento, secondo la procedura di comitatologia (art. 3, par. 1, e art. 6, par. 2), i singoli principi cos come prodotti da una fonte esterna, lo IASB (e vedi la nozione di principi contabili internazionali che ne d lart. 2), previa verica di conformit e compatibilit ai sensi dei gi ricordati criteri ssati dallart. 3, par. 2 (49). Nella sostanza il Regolamento comunitario, anche quello della Commissione, non la fonte di produzione diretta dei principi contabili internazionali, ma lo strumento mediante il quale essi, pur sempre di fonte privata, vengono resi applicabili direttamente allinterno dei singoli Stati membri secondo lambito oggettivo e soggettivo imposto dalla norma regolamentare ovvero dalla norma nazionale, laddove il Regolamento legittima gli Stati membri ad estendere ambito oggettivo e soggettivo di applicazione degli IAS/IFRS (50). Si pu concordare con chi sottolinea che siamo di fronte ad un regolamento comunitario non autosufciente, abbisognevole di successive norme di attuazione o esecuzione (51), ma sembra eccessivo pervenire alla conclusione che gli IAS/IFRS acquistano, in virt della loro adozione regolamentare, natura di norme di rango costituzionale (52). Mi sembra che si possa pervenire ad analoghi risultati ricostruendo la vicenda in termini di diritto dei conitti: la norma del regolamento comunitario, con il rango sovraordinato che le proprio, delimita lambito oggettivo e
( ) M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 940 ravvisa sia un rinvio recettizio ad un corpus gi esistente di principi contabili e di interpretazioni, sia un rinvio formale ad una fonte, lo IASB, ed ai documenti (principi contabili ed interpretazioni) che esso produrr in futuro (beninteso, se tali documenti saranno omologati...). ( ) In un diverso ordine di idee, mi pare, si muovono coloro che niscono per ricostruire il meccanismo di omologazione degli IAS/IFRS alla stregua di una trasformazione dei principi adottati in vera e propria norma di regolamento comunitario: cos G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 49 ss. e specie a p. 57; ma soprattutto M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 945, il quale afferma: in virt della omologazione e della loro adozione essi (id est: i principi contabili internazionali) perdono il carattere di mere norme tecniche ed assumono nel diritto italiano quello di norme giuridiche, col rango di norme costituzionali. La conclusione consegue dalla attribuzione agli allegati ai regolamenti comunitari, contenenti i singoli IAS/IFRS, dello stesso rango dei regolamenti comunitari, i quali a loro volta sono sovraordinati alle norme nazionali difformi o incompatibili, hanno il rango di norma costituzionale e prevalgono non solo sulle norme primarie ma anche sulle norme costituzionali difformi con i soli limiti dei principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale e dei diritti inviolabili della persona umana. E. BOCCHINI, (nt. 1), 32 ss. non prende posizione sulla natura di norma regolamentare dei principi contabili internazionali omologati, ma li considera giuridicamente efcaci proprio in quanto adottati da Regolamento comunitario: essi non sono fonte autonoma del diritto se vero che il legislatore deve intervenire a monte e a valle per dare loro forza giuridica (p. 35). Va tuttavia precisato che lintervento a valle del legislatore nazionale necessario solo per lambito soggettivo e oggettivo facoltativo (per gli Stati membri) di estensione degli IAS/IFRS (non anche per quello vincolato: bilancio consolidato delle societ quotate in mercati regolamentati dellUnione Europea). ( ) G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 50; M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 944. ( ) Cfr. precedente nota 46.
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soggettivo di applicazione di regole giuridicamente rilevanti nellordinamento nazionale, impedendo che altre regole concorrenti trovino applicazione. Il che non impedisce di continuare ad attribuire ai principi contabili internazionali omologati per un verso il carattere di norme di fonte privata vagliate dai pubblici poteri e per altro verso il carattere di norme giuridiche a tutti gli effetti nellordinamento nazionale. Il principio di prevalenza e disapplicazione delle norme interne difformi o incompatibili diventa cos conseguenza della regola comunitaria sovraordinata di competenza, tesa alla soluzione del possibile conitto fra regole potenzialmente concorrenti. B. Ci spiega perch la questione della esatta delimitazione dellambito di applicazione soggettiva, ma anche oggettiva, delle norme di produzione transnazionale assume un rilievo tutto particolare nella materia che ci occupa. Problema che non sempre di agevole soluzione. Le regole private transnazionali sono concepite allorigine come principi applicabili a tutti i soggetti redattori di bilancio desercizio, e tanto di bilanci consolidati quanto di bilanci individuali. pur vero che lo IASB si ben presto posto il problema di sviluppare un corpo organico di regole per le sole piccole e medie imprese, ma allo stato non si andati oltre lelaborazione di un progetto (53). E qui opera un primo intervento di delimitazione di rilevanza degli IAS/IFRS nei singoli ordinamenti nazionali, grazie alla concorrenza di norme regolamentari comunitarie e norme legislative nazionali. Il Reg. CE n. 1606/2002 (54) impone lapplicazione degli IAS/IFRS alle sole societ soggette alla normativa degli Stati membri, i cui titoli siano nel contempo quotati in mercati regolamentati dellUE (art. 4) (societ quotate (55)); inoltre la norma regolamentare comunitaria legittima la legislazione nazionale a prescrivere o consentire lestensione di tali principi anche alle societ non quotate (art. 5). A tanto ha provveduto per lordinamento italiano il d.lgs. n. 38/2005 (in forza dellart. 25 legge delega n. 306/2003) (56), decreto che se per un verso ha (inutilmente, rispetto alla norma del
( ) Vedi Exposure Draft of a proposed IFRS for Small and Medium-sized Entietis, February 2007, liberamente consultabile nel sito web dello IASB. ( ) Su tale Regolamento vedi LOLLI, Il regolamento di adozione dei principi contabili internazionali Ias/Ifrs, in Nuove leggi civ., 2003, 785 ss.; G. STRAMPELLI, (nt. 28), 321 ss.; M. VENUTI, (nt. 1), 357 ss.; M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 940 s.; G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 35 ss. ( ) la terminologia utilizzata dalla stessa Commissione Europea nellimportante parere espresso nel novembre 2003 dal titolo Osservazioni riguardanti taluni articoli del regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 luglio 2002, relativo allapplicazione di principi contabili internazionali, della quarta direttiva 78/660/CEE del Consiglio del 25 luglio 1978 relativa ai conti annuali di taluni tipi di societ e della settima direttiva 83/349/CEE del Consiglio del 13 giugno 1983 relativa ai conti consolidati. ( ) Per unanalisi di questi provvedimenti vedi gli Autori citati alla nota precedente nonch i numerosi saggi raccolti negli Atti del Convegno organizzato da ABI-Giur. Comm. a Roma il 23/24 novembre 2006 AA.VV., IAS/IFRS. La modernizzazione del diritto contabile in Italia, Milano, 2007 (gi citato).
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regolamento comunitario di diretta applicazione in ambito nazionale) ribadito lapplicazione degli IAS/IFRS ai bilanci consolidati di societ con strumenti nanziari quotati in mercati regolamentati dellUnione Europea, per altro verso ha esteso lobbligo anche ad altre tipologie di societ (societ emittenti strumenti nanziari diffusi fra il pubblico; banche, societ nanziarie a capo di gruppi bancari, sim, sgr, societ nanziarie ex art. 107 Tuf, istituti di moneta elettronica; societ di assicurazione); oppure ha introdotto la facolt di adozione di tali principi per altre tipologie societarie (societ incluse nel perimetro di consolidamento o societ che redigono il bilancio consolidato, purch non possano redigere il bilancio in forma abbreviata o non siano altrimenti tenute ad adottare gli IAS/IFRS); o inne ha previsto il divieto di adottare detti principi per altre societ (quelle che redigono il bilancio in forma abbreviata). La fonte immediata e diretta di applicazione (o non applicazione) degli IAS/IFRS in queste ultime ipotesi, pi che nel Regolamento comunitario da rinvenire nella legislazione nazionale, ci che pone ulteriormente in crisi la ricostruzione dei principi contabili internazionali (sia pure in quanto omologati in sede comunitaria) alla stregua di norme di regolamento comunitario (di rango costituzionale). La riprova sta nella circostanza che la fonte legislativa nazionale pu delimitare lambito applicativo di quei principi nel modo in cui ritiene pi opportuno, anche se ovviamente deve rispettare i limiti che gli discendono dalle direttive di armonizzazione e dal principio di razionalit delle opzioni compiute. La concreta portata della previsione regolamentare comunitaria sta nel rimuovere proprio il limite che discende dalle direttive di armonizzazione, nella misura in cui la legislazione nazionale opta per lestensione (obbligatoria o facoltativa) dei principi internazionali ad altre tipologie di societ. Ma la fonte del rinvio diventa indubitabilmente quella nazionale, senza che possa allora predicarsi una sorta di natura costituzionale delle regole cos richiamate. C. Da quanto sin qui evidenziato sulla natura del processo di recepimento degli IAS/IFRS negli ordinamenti nazionali sorge il dubbio che possa sino in fondo condividersi lopinione di chi parrebbe escludere ogni sindacato di legittimit ad opera dellAutorit Giudiziaria nazionale sui principi contabili internazionali adottati in sede comunitaria. Si afferma infatti che la conseguenza della scelta del regolamento (comunitario) come fonte di produzione dei principi contabili da applicare a determinate categorie di imprese in ambito comunitario sta nella esclusiva competenza della Corte di Giustizia Europea a pronunciarsi sulla legittimit (ex art. 230 Trattato CE) e in via pregiudiziale (ex art. 234 Trattato CE) sulla validit e interpretazione dei regolamenti recanti adozione dei principi contabili internazionali (57). Parrebbe comprendere che non solo il sindacato sul
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Cos G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 57 s., la quale tuttavia riconosce che la previsione

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singolo regolamento, ma anche sugli specici allegati IAS/IFRS sempre riservato alla Corte di Giustizia Europea. Ma se vero che il recepimento di quei principi negli ordinamenti nazionali per unampia platea di soggetti il frutto di una scelta dellordinamento nazionale, e dunque leffetto di un rinvio del legislatore nazionale, per quale ragione dovrebbe escludersi, alla stregua dei criteri segnati dallart. 3, par. 2, Reg. CE n. 1606/2002 e delle norme nazionali di recepimento, un sindacato dellAutorit Giudiziaria nazionale? In verit la cd. interazione fra IAS omologati dal regolamento comunitario e il diritto nazionale (anche attuativo delle direttive comunitarie) stata oggetto di Osservazioni da parte della Commissione europea nel novembre 2003, con un atto che esprime pareri non vincolanti gli Stati membri n costituenti pregiudizio per linterpretazione che la Corte di giustizia potrebbe dare sulle questioni esaminate (58). Quanto al problema dellambito soggettivo di applicazione degli IAS/IFRS adottati, il riferimento alle societ di cui agli artt. 4 e 5 Reg. (CE) n. 1606/2002 correttamente riportato alla nozione di cui allart. 48 (gi art. 58) Trattato di Roma, comprensivo allora di ogni societ dellUE (di diritto civile o di diritto commerciale) e quindi anche delle societ cooperative, ma altres di ogni altra persona giuridica di diritto pubblico o privato, con la sola eccezione delle societ che non si preggono scopi di lucro (par. 2.2.1). Stabilito che non si pone una questione di interferenza fra regolamenti IAS e direttive contabili, poich operano a diversi livelli di efcacia (i primi vincolando direttamente le societ, le seconde gli Stati membri), ma fra regolamenti IAS e diritti nazionali (anche attuativi delle direttive contabili), con riguardo alle societ per le quali gli Stati membri prescrivono o consentono lestensione degli IAS omologati viene sancito il principio per cui questi vanno applicati senza tenere conto di eventuali obblighi contrari, contraddittori o restrittivi previsti dal diritto nazionale; ed anche per le operazioni o accordi non disciplinati esplicitamente da regole il giudizio professionale del redattore non equivale a libera scelta in quanto gli IAS impongono che si tenga conto del Framework dello IASB, delle sue denizioni, degli altri principi contabili e delle prassi generalmente accettate, s che il diritto nazionale non pu pertanto limitare o ostacolare lobbligo di esercitare il proprio giudizio nel modo previsto, prescrivendo trattamenti particolari (par. 3.1). In altra parte si afferma poi che le
nel regolamento-base di opzioni, rimesse alla discrezionalit degli Stati membri, in punto di estensione dellambito soggettivo di applicazione degli IAS/IFRS ha generato diversi gradi o livelli di obbligatoriet di tali principi (64 ss.), per cui nei casi in cui lobbligo o la facolt di adozione degli IAS/IFRS previsto dalla legge interna del singolo Paese, la fonte dellobbligo e della facolt la legge nazionale che peraltro opererebbe un rinvio mobile ai principi contabili internazionali omologati dal regolamento comunitario. ( ) Cos il par. 4 dellIntroduzione del documento citato alla nota 55 che precede.
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societ che non rientrano nel campo di applicazione del regolamento IAS continuano a redigere i loro conti conformemente alle regole contabili nazionali derivanti dalle direttive contabili, ma che allo stesso tempo gli Stati membri possono esigere lapplicazione di uno specico IAS compatibile con le disposizioni nazionali attuative delle direttive contabili e che ovviamente tale obbligo potrebbe essere esteso a tutti gli IAS e alle loro SIC. In queste ipotesi le societ in questione restano tuttavia soggette agli obblighi del loro diritto nazionale e non si applica la restrizione, in tale diritto nazionale, di obblighi supplementari in materia di valutazione e di pubblicit di cui ai paragra 3.1 e 4.1 (par. 3.4). Parrebbe cos emergere una sorta di contraddizione fra quanto enunciato al par. 3.1 e al par. 3.4: le societ che non rientrano nel campo di applicazione del regolamento IAS sono di per s tutte le societ non quotate (e le stesse societ quotate quando non obbligate a redigere conti consolidati); ma esse potrebbero essere assoggettate per scelta del legislatore nazionale al regolamento IAS. Mi sembra evidente che il tutto si traduce nella interpretazione dellopzione legislativa compiuta in sede nazionale: ove si utilizzi lopzione della pura e semplice estensione degli IAS/IFRS omologati, coerenza vuole che il legislatore nazionale non limiti diversamente quellapplicazione; ove lopzione radicale non sia stata compiuta, il legislatore nazionale resta libero di scegliere estensioni pi limitate e compatibili al quadro delle norme vigenti attuative delle direttive contabili. Ma nelluno e nellaltro caso la fonte immediata di applicazione degli IAS la normativa nazionale e non gi il regolamento comunitario. D. Lincongruit di una soluzione che pretenda elevare gli IAS/IFRS al rango di vere e proprie norme di regolamento comunitario emerge ancor pi evidente se si guarda alla delimitazione soggettiva anche tramite il loro ambito oggettivo di applicazione. Il regolamento comunitario non pretende che essi disciplinino tutti i documenti contabili periodici delle stesse societ quotate: limita lobbligo delle societ quotate a redigere i soli bilanci consolidati in conformit agli IAS/IFRS omologati, nonostante essi siano potenzialmente concepiti per essere applicati anche ai bilanci desercizio individuali. Bench lobiettivo ssato dallart. 1 Reg. cit. sia pi ambizioso (ladozione e lutilizzazione di principi contabili internazionali nella Comunit per armonizzare linformazione nanziaria presentata dalle societ di cui allarticolo 4, al ne di garantire un elevato livello di trasparenza e comparabilit dei bilanci e quindi lefciente funzionamento del mercato comunitario dei capitali e del mercato interno), sta di fatto che lobbligo regolamentare delle societ quotate limitato allutilizzazione dei principi contabili internazionali esclusivamente ai conti consolidati (art. 4 Reg.; par. 2.2.2 della Comunicazione della Commissione del novembre 2003). A questo proposito parrebbe sorgere una certa conittualit fra gli IAS/IFRS pur omologati e le disposizioni nazionali (attuative della VII direttiva) quanto alla individuazione dei soggetti obbligati alla redazione 30/I

del bilancio consolidato. Lo IAS 27 Bilancio consolidato e separato) dispone che il principio deve essere applicato nella preparazione e nella presentazione dei bilanci consolidati di un gruppo di entit controllate da una capogruppo e denisce il gruppo come costituto dalla capogruppo e da tutte le sue controllate. Senonch la nozione di controllo, che il fondamento per stabilire la relazione controllante-controllata al ne di determinare la controllante capogruppo tenuta alla redazione del bilancio consolidato e larea del consolidamento (il complesso cio delle societ i cui bilanci separati devono essere consolidati), non necessariamente coincidente fra quanto previsto dai par. 4 e 12-21 dello IAS 27 e dallart. 26 d.lgs. n. 127/1991. N appaiono del tutto coincidenti le ipotesi di esonero dallobbligo di redazione del consolidato recate dal par. 10 IAS 27 e dallart. 27 d.lgs. cit. o lambito di esclusione dallarea di consolidamento. Si aggiunga che nel principio contabile internazionale la capogruppo sembra poter assumere una qualsiasi forma societaria o di diversa entit, laddove lart. 25 individua al riguardo tipologie societarie ben determinate. In verit il problema sembra notevolmente ridimensionato, quantomeno sotto il prolo del soggetto cui fa carico lobbligo di redigere il bilancio consolidato applicando gli IAS/IFRS adottati, dalla circostanza che il regolamento comunitario impone lobbligo alle sole societ quotate e che indubitabilmente sia per la legislazione nazionale sia per lo IAS 27 le societ quotate sono sempre tenute, in quanto capogruppo, a redigere il bilancio consolidato. La Commissione CE nella sua Comunicazione del novembre 2003 sostiene che il diritto nazionale adottato in attuazione delle direttive contabili che determina se si debbano o meno redigere conti consolidati. Tuttavia, nel caso in cui debbono essere redatti, sono gli IAS omologati a prescrivere lambito del consolidamento e le entit da includere (par. 2.2.2) (59). Questa impostazione, a mio avviso, parzialmente corretta. vero che il regolamento comunitario presuppone lindividuazione dei soggetti tenuti alla redazione del consolidato in base alla propria legislazione nazionale, ma anche vero che esso delimita lobbligo, ai ni dellapplicazione degli IAS/IFRS, alle sole societ quotate nei mercati regolamentati dellUnione: v una sorta di concorrenza tra fonti nazionali e fonti comunitarie nellindividuazione soggettiva, con una operazione di selezione soggettiva che parte dal livello nazionale e si specica al livello di regolamento comunitario. E tuttavia, se vero che la relazione controllante-controllata denita in termini non coincidenti fra legislazione nazionale e normativa IAS/IFRS, ci mi pare si rietta non solo nella delimitazione dellarea di consolidamento ma anche nella determinazione del soggetto controllante tenuto alla redazione del consolidato IAS/IFRS.
( ) E vedi nello stesso senso, riassumendo i contenuti della citata Comunicazione, M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 943.
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Lintreccio di normativa nazionale e normativa comunitaria nel rendere applicabili gli IAS/IFRS alle societ quotate e limitatamente al bilancio consolidato ben pi complesso di quanto a prima vista possa apparire. Ma quando si passa alla estensione ad altri soggetti, lopzione torna in pieno nelle mani del legislatore nazionale, con considerazioni analoghe a quelle formulate al punto C che precede. E. Occorre a questo punto effettuare qualche ulteriore precisazione sullambito oggettivo di applicazione degli IAS/IFRS. A monte, si detto, i principi contabili internazionale pretendono regolare il contenuto di conti annuali e conti consolidati, e tuttavia il regolamento comunitario li richiama in termini direttamente vincolanti per gli operatori solo per la redazione dei conti consolidati, lasciando alla normativa nazionale lopzione per la estensione anche ai conti annuali. a) Ci signica innanzitutto che gli IAS/IFRS non sono di per s applicabili alla produzione di altra tipologia di informazione contabile che esuli dai conti consolidati, in particolare la produzione delle relazioni semestrali e/o trimestrali con le allegate situazioni infrannuali delle stesse societ quotate. Come riconosce espressamente la citata Comunicazione della Commissione, non vi alcun impatto diretto sugli obblighi di informativa infrannuale..., anche se, qualora una societ sia tenuta a pubblicare una relazione infrannuale e questultima sia preparata in modo conforme ai conti annuali (o consolidati), chiaro che il passaggio agli IAS eserciter indirettamente un impatto (par. 2.2.3). Anche in questa ipotesi la rilevanza degli IAS/IFRS nellordinamento nazionale conseguente ad una chiara opzione del legislatore nazionale, piuttosto che alla norma di regolamento comunitario. Ovviamente, quellopzione sorretta da un evidente principio di coerenza logico-sistematica dellinformativa contabile da rendere al mercato che non pu essere disgiunta dai principi che sorreggono linformativa periodica annuale. Ma nulla di pi! b) La materia coperta dagli IAS/IFRS riguarda forma e contenuto di determinati documenti contabili (stato patrimoniale, conto economico, note al bilancio, rendiconto nanziario, prospetto delle variazioni del patrimonio netto). Ci signica innanzitutto che ogni altra materia non coperta esula dal livello del regolamento comunitario e resta afdato alla legislazione nazionale, come accade ad esempio per il procedimento societario di formazione dei bilanci individuali e consolidati, per il regime di impugnazione delle delibere approvative, per la revisione contabile, per gli obblighi di pubblicit, per la destinazione degli utili e la disciplina delle riserve, per la copertura delle perdite. Lormai nota Comunicazione della Commissione conforme a tale indicazione (par. 3.1 e 3.3), con la sola avvertenza che eventuali obblighi di pubblicit di informazioni supplementari richieste per effetto di direttive comunitarie e comunque di normative nazionali dovrebbero costituire oggetto di una pi appropriata 32/I

pubblicazione separata se non pertinenti per bilanci redatti con scopi di carattere generale (par. 4.1). Il tema merita qualche puntualizzazione su: principi di contabilizzazione per cos dire primaria degli eventi di gestione; relazione sulla gestione; informazioni supplementari. Gli IAS/IFRS si occupano dei criteri di rappresentazione qualitativa e quantitativa dei documenti contabili di secondo grado, conti annuali e consolidati destinati a pubblicazione per linformazione nanziaria avente scopo generale e diretta allesterno (60); non si occupano anche del sistema contabile generale, del piano dei conti relativo ai ussi informativi interni che la gestione deve produrre: tuttavia chiaro che tali informazioni interne devono quanto meno essere sufcienti per consentire la preparazione dei dati richiesti ai ni dellinformazione nanziaria esterna (par. 4.2). Ma altrettanto chiaro che la fonte di tali obblighi non sono n le regole comunitarie n gli evocati principi contabili internazionali, bens la clausola generale che nella disciplina nazionale rinvia alle norme di unordinata contabilit (art. 2219 c.c.) ed ancora solo un principio di coerenza logico-sistematica che impone che il piano contabile interno sia in grado di produrre i documenti informativi imposti dal regolamento comunitario e/o dalla stessa legislazione nazionale. Gli IAS/IFRS non disciplinano un documento che accompagna conti annuali e consolidati, e cio la relazione sulla gestione redatta dagli amministratori. Per diritto nazionale (ma anche per direttive comunitarie), il documento non parte integrante dei conti annuali ma resta atto degli amministratori che correda i conti annuali. Il suo contenuto dunque disciplinato per intero dalle norme della legislazione nazionale e peraltro deve essere coerente con i contenuti dei conti annuali (61). sede possibile, pertanto, di informazioni supplementari a carattere soprattutto narrativo e previsionale. Il dubbio maggiore concerne la possibilit che le informazioni supplementari possano trovare collocazione anche nelle note al bilancio (corrispondenti nel linguaggio IAS alla nostra nota integrativa). Tende in proposito a prevalere lopinione che tali informazioni supplementari possano rendersi non solo nella relazione sulla gestione ma anche nella note al bilancio, nella misura in cui esse siano richieste dalla legislazione nazionale per la nota integrativa (62).
( ) Cos la Comunicazione Commissione CE novembre 2003 par. 4.2. ( ) M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 942 ricorda che il Managements Commentary ha costituito oggetto un exposure draft da parte dello IASB nel 2005. Peraltro il progetto andato avanti dando luogo ad unampia consultazione i cui esiti sono sintetizzati in un documento IASB del giugno 2008. ( ) Cfr. G. STRAMPELLI, Le riserve da fair value: proli di disciplina e riessi sulla contabilizzazione e la natura del patrimonio netto, in Riv. soc., 2006, 243 ss. a 252 nt. 24; G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 55; M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 943.
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Eppure il criterio indicato dalla Commissione, nella Comunicazione del novembre 2003, sembra far leva come s visto sul principio di pertinenza delle informazioni supplementari richieste dalla legislazione nazionale, e dunque purch rilevanti per bilanci redatti con scopi di carattere generale. Si afferma, anzi, che tali informazioni potranno fornirsi nelle note dei conti annuali (o consolidati) ai quali si applica il regolamento IAS, quando la materia percepita come altamente rilevante per i conti redatti con scopo di carattere generale (ad esempio talune comunicazioni relative al governo societario come la remunerazione individuale dei direttori) ma esula dal campo di applicazione degli IAS in quanto non necessaria alla presentazione del quadro fedele; e che diversamente saranno da fornire fuori dei conti annuali cui si applica il regolamento IAS in documenti separati (par. 4.1). Non chi non veda una qualche forma di contraddizione in questa posizione della Commissione. Se le note al bilancio, come la nota integrativa, sono parte costitutiva dei conti annuali e se in via di principio la disciplina del loro contenuto autosufciente con il rinvio regolamentare agli IAS/IFRS, com possibile che la legislazione nazionale possa in qualche modo integrare il contenuto delle note al bilancio al di l del campo di applicazione degli IAS/IFRS, pur nel rispetto del limite di pertinenza e rilevanza? Fatto che, al di l del prolo strettamente inerente i conti consolidati delle quotate, per i quali il rinvio comunitario agli IAS/IFRS pienamente vincolante e per i quali permangono le perplessit sopra segnalate, lulteriore ampia estensione (per soggetti e oggetto) degli IAS/IFRS trova fonte diretta nellopzione del legislatore nazionale, cui pu allora parimenti riconoscersi discrezionalit nellintegrare il contenuto delle note con norme che non risultino incompatibili e contrastanti con gli IAS/IFRS applicabili. c) Ancor pi delicata la vicenda relativa agli schemi dei documenti che pur formano linsieme dei conti annuali. La Commissione afferma al riguardo: giacch il regolamento IAS direttamente applicabile alle singole societ, gli Stati membri non possono imporre i propri formati e pertanto devono essere applicati gli IAS omologati (par. 4.2). noto peraltro che lo IAS 1 detta regole di contenuto minimo necessario di stato patrimoniale, conto economico, prospetto di variazione del patrimonio netto, rendiconto nanziario e note al bilancio, ma non indica schemi obbligatori. Pu il legislatore nazionale imporre agli operatori, pur nel rispetto dei principi IAS/IFRS, schemi vincolanti come dispone per lordinamento italiano lart. 9 d.lgs. n. 38/2005? Tale norma stabilisce che la Banca dItalia e lISVAP possono esercitare i poteri previsti in materia di forme tecniche per la redazione dei bilanci con riferimento alle societ bancarie/nanziare ed assicurative ai sensi, rispettivamente, del d.lgs. n. 87/92 e del d.lgs. n. 173/97. Alla Consob viene attribuito il potere di predisporre schemi di bilancio per le societ quotate o con titoli diffusi non appartenenti ai settori vigilati. La Consob non sembra essere intervenuta 34/I

imponendo schemi vincolanti, ma ha imposto informazioni aggiuntive. La Banca dItalia ha adottato la Circolare 22 dicembre 2005, n. 262 (63) e lISVAP il regolamento n. 7 del 13 luglio 2007 (64), prevedendo appunto schemi obbligatori. Si posto in dubbio la legittimit di tali interventi, ma ancora una volta lestensione degli IAS/IFRS nei relativi settori (soprattutto per le societ non quotate e per i conti annuali) effetto di una opzione legislativa nazionale. F. Un altro aspetto foriero di possibili conitti fra sistema IAS/IFRS e disciplina nazionale collegato al tema delle eventuali lacune dei principi contabili internazionali: quali i meccanismi per colmarle? Si pu convenire sul fatto che gli IAS/IFRS tendono a dettare un sistema completo e consentono di individuare la regola del caso concreto con un procedimento di interpretazione analogica che valorizza anzitutto le disposizioni degli IAS-IFRS e le interpretazioni SIC-IFRIC che trattano casi simili o correlati, nonch le guide applicative contenute in tali documenti (65). Ma ci leffetto di un principio contabile omologato e dunque applicabile nel diritto nazionale, quale lo IAS 8 par. 7-12 (Selezione e applicazione dei principi contabili) (66). Un principio che
( ) Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione. ( ) Regolamento concernente gli schemi per il bilancio delle imprese di assicurazione e di riassicurazione che sono tenute alladozione dei principi contabili internazionali di cui al titolo VIII (bilancio e scritture contabili), capo I (disposizioni generali sul bilancio), capo II (bilancio di esercizio), capo III (bilancio consolidato) e capo V (revisione contabile) del Decreto Legislativo 7 settembre 2005, n. 209 - Codice delle Assicurazioni Private. ( ) Cos M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 946 ss. Nel medesimo ordine di idee G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 68 ss., che correttamente distingue il problema delle lacune da quello delle aree non coperte dagli IAS/IFRS e alle quali si fatto riferimento nelle precedenti lettere (nt. 53); G. STRAMPELLI, (nt. 28), 373 ss. ( ) Si riporta qui di seguito, per comodit, il contenuto dei paragra dello IAS 8 che interessano: 7. Quando un Principio o unInterpretazione si applica specificatamente a una operazione, altro evento o circostanza, la scelta del principio o dei principi applicati per la contabilizzazione di tale voce deve essere determinata dallapplicazione del Principio o Interpretazione e tenendo presente eventuali Guide Applicative emesse dallo IASB con riferimento a tale Principio o Interpretazione. 8. Gli IFRS contengono i principi contabili che lo IASB ritiene possano determinare bilanci in grado di riportare informazioni rilevanti e attendibili sulle operazioni, altri eventi e circostanze cui essi si applicano. Tali principi non necessitano di essere applicati quando leffetto della loro applicazione irrilevante. Tuttavia inappropriato effettuare, o lasciare non corrette, deviazioni irrilevanti dagli IFRS al ne di ottenere una particolare presentazione della situazione patrimoniale-nanziaria, del risultato economico, o dei ussi nanziari dellentit.9. Le Guide Applicative per i Principi emessi dallo IASB non costituiscono parte integrante dei Principi, e quindi non contengono disposizioni obbligatorie per la redazione del bilancio. 10. In assenza di un Principio o di una Interpretazione che si applichi specificamente a una operazione, altro evento o circostanza, la direzione aziendale deve fare uso del proprio giudizio nello sviluppare e applicare un principio contabile al fine di fornire una informativa che sia: (a) rilevante ai fini delle decisioni economiche da parte degli utilizzatori; e (b) attendibile, in modo che il bilancio: (i) rappresenti fedelmente la situazione patrimonialefinanziaria, il risultato economico e i flussi finanziari dellentit; (ii) rifletta la sostanza economica delle operazioni, altri eventi e circostanze, e non meramente la forma legale; (iii)
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comunque non esclude del tutto il ricorso a fonti esterne, innanzitutto agli stessi IAS/IFRS non omologati e in primo luogo al Framework o Quadro sistematico che non di per s oggetto di omologazione. Ma anche a principi contabili statuiti da standard-setter che utilizzano un quadro sistematico concettualmente simile per sviluppare i principi contabili, altra letteratura contabile e prassi consolidate nel settore purch non incompatibili con il sistema vigente degli stessi IAS/IFRS (67). Allo stesso modo dovr applicarsi la clausola generale che obbliga alla disapplicazione di specici IAS/IFRS con disposizione analoga alla clausola di deroga obbligatoria prevista dallart. 2423, co. 4, c.c., nel senso che la soluzione andr cercata altrove entro i limiti di compatibilit con il Quadro sistematico (cos lo IAS 1 par. 17 (68)). Lo IAS 8 aiuta, peraltro, a fornire soluzione alla questione dellutilizzo del Framework che pure non omologato e degli stessi singoli principi contabili internazionali che non fossero ancora omologati (salvo che abbiano formato oggetto di esame e di rigetto da parte della Commissione CE). Si sostenuto in proposito che i numerosi rinvii al Framework presenti nei singoli IAS/IFRS omologati comporta indirettamente, la ricezione nellordinamento giuridico comunitario anche dei contenuti precettivi del Framework medesimo, e che allora in occasione di modiche del Quadro sistematico IASB, bench non espressamente omologato, o di modiche di singoli principi contabili internazionali la Commissione debba valutare la coerenza e compatibilit con i criteri omologativi di cui allart.
sia neutrale, cio scevra da pregiudizi; (iv) sia prudente; e (v) sia completa con riferimento a tutti gli aspetti rilevanti. 11. Nellesercitare il giudizio descritto nel paragrafo 10, la direzione aziendale deve fare riferimento e considerare lapplicabilit delle seguenti fonti in ordine gerarchicamente decrescente: (a) le disposizioni e le guide applicative contenute nei Principi e Interpretazioni che trattano casi simili o correlati; e (b) le definizioni, i criteri di rilevazione e i concetti di misurazione per la contabilizzazione delle attivit, delle passivit, dei ricavi e dei costi contenuti nel Quadro sistematico. 12. Nellesprimere un giudizio descritto nel paragrafo 10, la direzione aziendale pu inoltre considerare le disposizioni pi recenti emanate da altri organismi preposti alla statuizione dei principi contabili che utilizzano un Quadro sistematico concettualmente simile per sviluppare i principi contabili, altra letteratura contabile e prassi consolidate nel settore, nella misura in cui queste non siano in conflitto con le fonti del paragrafo 11. ( ) Secondo M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 948 il ricorso ai principi contabili nazionali applicabili in Italia per il mondo non-IAS non sarebbe praticabile, poich non conformi concettualmente al Quadro sistematico IASB (assimilabili invece gli standard del Regno Unito o degli USA). Altrettanto inutilizzabili la letteratura e le prassi consolidate italiane per le medesime ragioni. ( ) In circostanze estremamente rare in cui la direzione aziendale conclude che la conformit con una disposizione contenuta in un Principio o in unInterpretazione sarebbe cos fuorviante da essere in conflitto con le finalit del bilancio esposte nel Quadro sistematico, lentit deve disattendere tale disposizione secondo quanto esposto nel paragrafo 18 se il quadro sistematico di regolamentazione applicabile lo richiede o comunque non proibisce tale deviazione. Ma vedi anche i successivi par. 18-21. Sulla clausola di deroga obbligatoria v. G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 66 ss.
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3, par. 2 Reg. 1606/2002 e la coerenza dei principi specici con il nuovo Quadro sistematico (69). La verit che il Framework offre alla stesso IASB la guida vincolante per lelaborazione di nuovi principi contabili, ma anche la base interpretativa nellapplicazione dei principi vigenti. Omologato o no, esso ne costituisce il presupposto sistematico e non pu non incidere sul processo interpretativo dei singoli IAS/IFRS (70). Ma se cos , anche i principi non ancora omologati possono costituire punto di riferimento per i redattori del bilancio IAS, ferma la doverosa valutazione in sede applicativa della conformit ai criteri enunciati dal citato art. 3, par. 2, Reg. CE; di contro un principio che sia stato espressamente respinto in sede comunitaria a mio avviso assistito da una presunzione di non compatibilit con quei criteri (71). Ma tutto questo discende da una natura di norma sovraordinata al diritto nazionale che fa assurgere gli IAS/IFRS a regole di rango costituzionale? A me pare che non occorra spingersi a questi livelli, ove si rietta che il problema interpretativo risolto allinterno dello stesso sistema IAS e che a quel sistema occorre prioritariamente guardare, senza che ci modichi la natura della fonte privata del diritto applicabile in sede nazionale. 6. (Segue) I conitti sostanziali. Quanto agli aspetti sostanziali il conitto che emerge fra principi contabili internazionali e diritto contabile nazionale ruota intorno alla contrapposizione fra i criteri che sorreggono la redazione dei conti annuali e la loro destinazione: per i primi il criterio valutativo del fair value si sposa ad una funzione informativa dei conti annuali che ha come destinatari privilegiati gli investitori del mercato nanziario; per il secondo il criterio valutativo del costo storico si sposa con la funzione organizzativa del bilancio desercizio e la rilevazione del risultato periodico distribuibile ovvero dellutile realizzato. Alla base si pongono differenti concezioni di corporate governance veicolate dai due sistemi di informazione contabile: i principi internazionali trovano fonda( ) Cos G. SCOGNAMIGLIO, (nt. 1), 70 ss. ( ) Anche la Commissione CE, nella Comunicazione di novembre 2003, precisa che il Framework non costituisce n uno IAS n una SIC e pertanto non deve essere adottato nel diritto comunitario. Cionondimeno offre una base di valutazione per la risoluzione di problemi contabili. Ci di particolare rilevanza nei casi in cui non esiste alcuno IAS o SIC applicabile specicamente ad una data voce del bilancio (par. 2.1.5). ( ) Non del tutto conforme la Comunicazione della Commissione CE, la quale riconosce la possibilit di utilizzare a titolo orientativo il principio non ancora omologato ma anche quello che fosse stato gi respinto dalla UE, purch non incompatibili con gli IAS omologati e utilizzati nei limiti disegnati dal meccanismo integrativo di cui allo IAS 8 par. 10-11(cos deve intendersi, a mio avviso il riferimento compiuto allo IAS 1 par. 22, che nella versione vigente non corrisponde pi a quanto tenuto allepoca presente dalla Commissione). Mi sembra comunque che la valutazione di rigetto compiuta in fase di adozione dalla Commissione crei quantomeno una presunzione di non conformit ai criteri di omologabilit.
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mento in una concezione che pu denirsi shareholder-value corporate oriented, laddove i principi nazionali armonizzati dalle direttive contabili supportano una concezione stakeholder corporate oriented. I conitti formali sono lo specchio dei conitti sostanziali. Questa consapevolezza ha portato al compromesso che si riette nel Regolamento comunitario n. 1606/2002. Il legislatore comunitario si limitato a imporre luniformit dei contenuti di informazione contabile diretta al mercato nanziario ai soli conti consolidati delle societ quotate, perch quei conti assolvono negli ordinamenti nazionali ad una funzione esclusivamente informativa. I bilanci individuali, oltre che svolgere sempre pi una funzione informativa, assolvono altres, allinterno della collettivit dei soci, ad una funzione organizzativa che si esprime soprattutto nel principio di realizzazione dellutile (72). Questo principio, derivazione del pi generale principio di prudenza, si colloca in realt nel sistema delle direttive societarie comunitarie al duplice livello di principio di redazione del bilancio e di principio di tutela dellintegrit del capitale sociale. Esso non recato solo dalle direttive contabili, ma anche dalla II direttiva sulla salvaguardia del capitale sociale, riuscendone indenne anche dalla recente revisione di questo atto normativo comunitario, pur successiva al Regolamento-base di omologazione dei principi contabili internazionali. Gli IAS/IFRS omologati si pongono spesso in contrasto con quel principio, laddove legittimano la rilevazione di valori a fair value (in termini semplicati: a prezzi correnti di mercato), facendo cos emergere plusvalenze da mera valutazione e non ancora realizzate, utili sperati e non certi e denitivi. Nei conti consolidati linformazione a valori correnti non crea distorsioni sul piano della tutela della integrit del capitale sociale. Ma nei conti annuali lalterazione delle regole che presiedono allintegrit del capitale sociale e pi in generale alla congurazione del patrimonio netto pu incidere profondamente sui momenti organizzativi conseguenti allaccertamento del risultato periodico (73). Dal prospetto contenuto nella Relazione del 24 aprile 2008, effettuata dalla Commissione Europea al Consiglio e al Parlamento, sullo stato di attuazione del Reg. CE n. 1606/2002 negli Stati membri emerge che solo nove (fra cui lItalia) dei ventisette Paesi UE hanno reso obbligatoria la
( ) Su questi aspetti mi permetto rinviare al mio Dal costo storico al fair value: al di l della rivoluzione contabile, in AA.VV., IAS/IFRS. La modernizzazione del diritto contabile in Italia, cit., 345 ss. nonch in Riv. soc., 2007, 941 ss. ( ) Vedi in proposito G. STRAMPELLI, (nt. 62), 325 ss. Per un possibile contrasto fra criteri di valutazione dei conferimenti e principi contabili internazionali (soprattutto IFRS 3) v. SAVIOLI, Tutela dellintegrit del capitale sociale e Ifrs 3: il caso del conferimento dazienda, in Le societ, 2006, 671 ss.; M.S. SPOLIDORO, Conferimenti in natura nelle societ di capitali: appunti, in Il nuovo diritto delle societ. Liber Amicorum G.F. Campobasso, I, Torino, 2006, 489 ss.
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redazione dei conti annuali delle societ quotate con lutilizzo degli IAS/ IFRS; ben undici Paesi non consentono un tale utilizzo mentre altri sette lo prevedono come facoltativo per le societ medesime. Va sottolineato che Paesi rilevanti, come Francia, Germania e Spagna, hanno limitato in via di principio il recepimento degli IAS/IFRS alla redazione dei soli conti consolidati; e che la stessa Gran Bretagna ha optato per lattribuzione alle societ di una mera facolt di redazione dei conti annuali individuali con lutilizzo degli IAS/IFRS (74). Molti Paesi, dunque, hanno inteso risolvere alla radice il problema che lutilizzo dei principi contabili internazionali pone alle societ sotto il prolo del rispetto del principio di realizzazione in sede di distribuzione dellutile e comunque di assetto organizzativo del patrimonio sociale in presenza di eventuali plusvalenze da mera valutazione. Germania e Ungheria, ad esempio, impongono alle societ quotate di continuare a redigere pur sempre i conti annuali secondo la disciplina nazionale conseguente alle direttive contabili, ma afancano a soli ni informativi del mercato un secondo bilancio redatto con i principi contabili internazionali. Un doppio regime che distingue nalit informative e nalit organizzative. LItalia, mediante il d.lgs. 28 febbraio 2005, n. 38, ha esteso in maniera signicativa la platea delle societ obbligate a redigere anche i conti annuali con lutilizzo degli IAS/IFRS e ha cercato di risolvere lantinomia tra funzione informativa e funzione organizzativa del bilancio desercizio imponendo la creazione di riserve da fair value, assoggettate ad un particolare regime di indisponibilit soprattutto a ni distributivi, che dovrebbe neutralizzare il rischio conseguente alla differente losoa soggiacente ai principi contabili internazionali e ai principi nazionali armonizzati dalle direttive contabili (75). Lidea di fondo stata quella per un verso di salvaguardare il principio di realizzazione degli utili sul piano della funzione organizzativa del bilancio desercizio, pur senza rinunciare a dare una informazione signicativa al mercato degli investitori; per altro verso di garantire un principio di parit di trattamento fra societ italiane che applicano gli IAS/IFRS e societ che applicano i principi nazionali armonizzati dalle direttive contabili sotto il prolo della evidenziazione del risultato distribuibile ed anche a ni scali. Si giustamente osservato che i principi costituzionali di uguaglianza (art. 3 Cost.) e di capacit contributiva (art. 53 Cost.) impo( ) Altri dati si ricavano per i trenta Paesi dellUE e dellEEA (European Economic Area) da un prospetto pubblicato dagli ufci della Commissione e aggiornato al 25 febbraio 2008. ( ) Per lanalisi di questi proli si rinvia a G.E. COLOMBO, Il regime civilistico degli utili e delle riserve da adozione degli IAS/IFRS, in Le societ, 2006, 1337 ss.; STRAMPELLI, (nt. 62), 260 ss.; M. BUSSOLETTI, Linuenza degli IAS/IFRS su determinazione degli utili e impiego delle riserve, in AA.VV., IAS/IFRS.La modernizzazione contabile in Italia, cit., 153 ss.
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nevano (e impongono) la neutralit dellimposizione dei soggetti che utilizzano gli IAS/IFRS rispetto ai soggetti che utilizzano diversi criteri di redazione del bilancio desercizio. La qual cosa poteva realizzarsi, mantenendo il principio di derivazione del reddito scale dal risultato di bilancio, o attraverso un prospetto di riconciliazione in nota integrativa o allegato al bilancio che potesse ricondurre il risultato IAS/IFRS compliant al risultato ottenibile con i criteri di redazione nazionali; oppure accordando in via extracontabile con apposito prospetto a rilievo esclusivamente tributario di aumentare o diminuire il reddito imponibile dei componenti reddituali che per effetto degli IAS sono imputati a patrimonio, compresi quelli che non passano per conto economico (76). In verit ci non assicura in pieno la neutralit delladozione dei principi contabili internazionali sul piano impositivo e comunque nella prassi le disposizioni tributarie del d.lgs. n. 38/2005 hanno sollevato numerose difcolt applicative (77). Di qui le modiche apportate al citato decreto legislativo dalla legge nanziaria per il 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244), da completare con un emanando regolamento attuativo, e che sembrano allontanarsi dal principio di neutralit per abbracciare un principio di derivazione accentuata, secondo cui i criteri di qualicazione, imputazione temporale e classicazione previsti dagli IAS/IFRS vengono confermati anche ai ni scali (78). Ma in tal modo non affatto chiaro come possano essere rispettati i principi costituzionali di eguaglianza e di capacit contributiva da cui si erano prese le mosse. Varr, inne, la pena di ricordare come la recente e drammatica crisi nanziaria che ha colpito leconomia globalizzata ha evidenziato il carattere pro-ciclico delladozione degli IAS/IFRS, tanto che su pressione dellUnione Europea lo IASB ha dovuto apportare modiche allo IAS 39 (Strumenti nanziari: Rilevazione e valutazione) e all IFRS 7 (Strumenti nanziari: informazioni integrative), prontamente omologate in sede comunitaria mediante il Reg. CE n. 1004/2008, ed ha nel contempo promosso nellottobre 2008 la pubblicazione di una guida ad opera di uno IASB Expert Advisory Panel sulla misurazione del fair value degli strumenti nanziari nei mercati non pi attivi (Measuring and disclosing

( ) Cfr. M. CARATOZZOLO, (nt. 1), 949 ss.; nonch L. SALVINI, Gli IAS/IFRS e il principio scale di derivazione, in AA.VV., IAS/IFRS. La modernizzazione del diritto contabile in Italia, cit., 193 ss. ( ) Cfr. L. ZACCARIA, Le proposte per un sco pi efciente, in Bancaria, n. 9/2007, 19 ss. ( ) Per alcuni iniziali commenti vedi R. PARISOTTO, Bilancio IAS e reddito dimpresa, in Contabilit & Bilancio, n. 1/2008, 61 ss.; R. RIZZARDI, IAS e scalit: le convergenze parallele, in Contabilit nanza e controllo, n. 12/2008, 963 ss. Nelle more del regolamento attuativo il decreto-legge n. 185/2008 del 29 novembre 2008 (cd. decreto anticrisi) consente di riallineare valori contabili e valori scali ai ni IRES per i soggetti che applicano gli IAS/IFRS.
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the fair value of nancial instruments in markets that are no longer active). 7. Qualche (provvisoria) considerazione nale. Mario Libertini, nel suo bellintervento conclusivo (79), ricordava una ricorrente espressione utilizzata da Sabino Cassese per descrivere lo stato attuale del fenomeno che stiamo vivendo a proposito del rinnovato pluralismo delle fonti giuridiche: siamo in mezzo al guado. La vicenda dei principi contabili internazionali emblematica sotto questo prolo: essa segnala una esigenza profonda della moderna economia globalizzata, quella dello sviluppo di standard e linguaggio comuni, basati su regole generalmente condivise al di l delle singole frontiere nazionali od anche regionali, per poter costruire e diffondere nei mercati nanziari informazioni sufcientemente comparabili e veritiere, utili ai destinatari per le decisioni economiche che essi devono poter prendere anche in base a tali informazioni. Questa esigenza si scontra, tuttavia, con meccanismi formali e sostanziali che allinterno dei singoli Stati o Aree regionali piegano linformazione contabile a differenti utilizzazioni, non sempre agevolmente conciliabili con gli standard internazionali elaborati da organismi autorevoli e sovranazionali, ma privati. Ne discende un conitto formale e sostanziale che gli ordinamenti istituzionali devono affrontare, ma che allo stato ha trovato nellarea regionale dellUnione Europea una soluzione pi metodologica che di contenuti. In una costellazione di poteri pubblici e privati, la nuova lex contabile internazionale pretende di affermarsi, come novella lex mercatoria, al di sopra degli ordinamenti istituzionali, statali o regionali che siano. Lordinamento comunitario ne riconosce lutilit, ma mantiene un sindacato di merito sulla sua giustiziabilit e dunque sulla sua giuridicizzazione allinterno degli Stati membri, operando una scelta minimale: il rilievo giuridico di quegli standard uniformemente imposto per la sola redazione dei bilanci consolidati e per le sole societ quotate nei mercati regolamentati dellUnione. Demanda poi ad altri ordinamenti istituzionali, agli stessi Stati membri, il compito di estendere in via obbligatoria o facoltativa la platea dei soggetti che dovranno/potranno costruire bilanci consolidati e/o bilanci individuali secondo gli standard internazionali. Pretendere di annullare questo complesso sistema di valutazioni e di conitti, che anche un sistema di coordinamento, fra molteplici ordinamenti con la formula dellassorbimento della lex contabile privata in una fonte di regolamento
( ) Vedilo gi pubblicato col titolo Le fonti private del diritto commerciale. Appunti per una discussione, in Riv. dir. comm., 2008, I, 599 ss.
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comunitario e addirittura, perci stesso, di rango costituzionale nei singoli ordinamenti statali, signica negarsi la possibilit di cogliere la ricca articolazione del processo in atto. Che un processo in cui le scelte compiute a livello di Unione segnano solo un tragitto, ma non ancora un risultato condiviso da tutti gli ordinamenti nazionali. Un processo di governance dei poteri, pubblici e privati, che si confrontano e si scontrano e che si avvale della regula iuris soprattutto come regola di disciplina dei conitti fra ordinamenti. Nessuno nega che le esigenze della realt sociale premono e che la norma sostanziale degli ordinamenti istituzionali tarda spesso ad adeguarvisi. Ma qui concordo pienamente con la prospettiva fatta propria da Libertini che, se per un verso valorizza il principio di gerarchia e di rigidit delle fonti come ltro valutativo del ceto politico, per altro verso consegna alla giurisprudenza teorica, al ceto dei giuristi, il difcile compito di assicurare coerenza e continuit allesperienza giuridica mediante linsostituibile opera dellinterpretazione. SABINO FORTUNATO

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