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C r cD e c i a n o tractalus criminalis li6. 7, cap. 11 m a n i de j u r e crimincili lib. 2, cup. -4, S. 6 - C n r in ig n a n i eleinentn $, 8 6 5 B n v o u s legons s u r le code pPnal clinp. 1 3 , s .

3 et 4 P u c c i on i sc~ggii> i dirillo d crinzinnle p ~ i g .555 P c s s i n n tswltnto (li pennlit~ speciale pag. 164.

Elemento materiale dellc~resis/e~zzct,.

I1 concetto ginriilico della resistenza risponde interamente al senso della parola resislci-e, la quale esprime 1' antagonismo di due forze clie vicendevolmente tendono a conflittarsi. Come dunque la forza della pubblica autoritb che si vriol vincere clal privato si estrinseca in un' azione fisica esteriore, cosi per parte del privato occorre una forza fisica corrispondente accib possa dirsi che egli ha resistito agli agenti della autorit. Resistere, dissero comunemente i dottori, est (1) cz6ri Zictoribz~spzignctve. I)i qtii la proposizione generale che la forza fisica soggettiva della resistenza esige un cclto violento direfio contro gli esecutori di giustizia.
ivi resistere est ( I ) ti r m i g n a n i elcnicnln $. 8(iS ccpp(frilorcs ptigncirc C r e r ;I n i de jitre crillrinnli n lib. 2 , crrp. 4 , u r l . 4 , n. 6 , nolo 2 n : r~b o s ii vota dpris~vri rLM~t.48, 71. 5 ; e i11 terrnirji clic iion poless!: ;immetI ~ r s i~-esisterl:(~ p ~ ~ r u lo sL;il)iIi I;i Corte di Cnssnzione d i (L le Firerize nel drcrcio del 3 decenihrc 1844 rclalore hlagnani (ioserito negli A?inuli d i giiirisprudenza Toacunn nnno 6,

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- 390 pnrt. I , png. 615) e nel successivo giudicato eniesso dalla medesima Corte nel maggio 1849 sul ricorso di ,4luddulenn
dn P ~ ~ n t o .

S. 2744.
Prima conseguenza di cjuel postulato si B chc non si pti0 corninettere resistenza con la semplice volontt't, neppure rlriailclo sin nel modo pii1 energico manii'estat:i cc pccrole. Finch lo esecutore dice al privato cleleui t7e?zi.,*e cccs-ce~e, il privato risponde in ed fzo~ voglio at?jzi)*e, azione clello esecutore sebbene 1' possa clirsi non ancora inaterialniente incominciata; peraltro preconizzata ed imminente, perchi: nei doveri srioi essenrlo rliiello di esercitare al bisogno coazione fisica per eseguire l' atto di giustizia, con In aiinr~nzia~e ordine gih si fa comprendere che 1' l' ordine si eseguirti di viva forza qualora il privato non vi obhcdisca spontaneo. Ma per parte del privato lioli si pub argomentare altrettanto, perche alla di1 chiarazioiie c i non volere obbedire non ancora si pub a k i m a r e che tcrrtt dietro 1' riso della forza materiale e clie cosi la ? a r ? ~ si ~ ~ ~ ~ ~ in ~ ~ l convertirh z resistenza. Con le paro12 si iriailifcstn una volonth contraria ma non ancora s i c~$~,sc(?, ancora s' impedisce 1' azion nc clcllo esccritorc. Si puU scorgere in cluesto una ilisol~l~ctlienza: la inobbeclienza agli ordini di rnn giustizia, cluaiitlo pure si voglia (cunic lo fu nellc prtiticho ( l ) toscane) elevare a titolo di reato, sarh scniprc rin clelilto intrinsecainente diverso e [li gran Itinga minnrc tlell:~ resistenza. D:% ciO emerge spontrincn In regola clio essenclo estremo (le1 rcato di resistenza il conflillo clclle CJZIC o ~ ~ z(pubblica a f e privata) ini1ispeneal)ile la pye.cenuu dell' ufficinlc

- 400 al quale si pretende siasi resistito. Non si puO resistere ad un asse~zte.


(1) Della inobOedie11,-n agli ordini dell' nulorith fecero talvolta le pratiche giudiciali toscane un titolo speciale di reato per argomenlo dalla legge del 1786, applicando pene niinime; ma con ci6 il pi delle volte vollero servire alla niilezza onde evitare 1: applicazione del pi grave ti1010 di resistenza. In massima C assai disputabile s e (tranne assoluta necessit di giusiizia) possii riconoscersi uu vero reato nella semplice disohbcdienza ad u i i ordine che ci reca daniio e dolore. Ma pi propriamente il titolo d' i ~ ~ o b b c d i e r ~ z u appella al caso di un dovere specinle che in ritgione ci' in]piego astringesse un inferiore ad eseguire gli ordini d i un superiore, e che sia slalo violato col disobbedire. (Jui veramente si pub trovare lo elemento di un reato per I:i lesione del diritto che ha il superiore a quella obbedienza, e pel danno che ne risulta : e tale reato sarebbe evidentemenie sociale, percht: suppone una gerarchia. Sotto questa forma nella quale trovasi contemplalo dal codice Francese nl1' art. 254, la sede di si8atto titolo dovrebbe essere la prima serie dei delitti contro \a pubblica giustizia, destinata ai reati di persona pubblica coiilro persona pubblica.

La seconda conseguenza che sorge da quel postrilato si che la resistenza non si commette con la iiiera inazione. Quando la volont di disobbedire si estrinseclii in una attitudine puramente passiva dello arrestando, egli non ha ancora incominciato a resistere, c neppure 1ia irianifestato la intenzione determinata a resistere. Colui che intimato ad aprire 1' uscio di sua casa neglii di farlo e rimanga iner-

- 401 te (i), costringendo cosi gli esecutori ad atterrarlo, ha disobbedito, ha resistito moralmente al comando, ma non ancora colpevole neppure di un tentativo di resistenza. Colui che allo arresto intimatogli risponda con lo afferrare un albero onde farsene punto di appoggio, o col gettarsi in terra per costringere gli esecutori alla fatica di portarlo via, non ha neppur esso resistito, nb incominciato il delitto (li resistenza.
(1) Un editto di Carlo I del gennajo l572 dicliiar;ivii S ribellione anche il semplice riiiuto di aprire l' uscio della casa ai pubblici ufficiali che: volevano per ufficio loro penetrarvi; e contro quest' alto puramente negativo minacciava pena corporale, ed ordinava la dcmolizione della casa. Ma questi slanci non si ricordano che coine deplorabili tradizioni di un potere sfrenato che convertiva in delitto anche la merii forza d' inerzia quando si oppotieva alle sue volonlh.

La pratica anzi in questa ultima ipotesi andb anelio pii1 o!tre, e quantunque lo arrestando si fosse agitato con la persona, recando in tal guisa impaccio e difficolt,2 agli esecutori nel trasporto del proprio corpo, ed anche avesse portato la mano sul braccio clclla esecutore non per offenderlo nia per distaccarlo dalla propria persona, disse che non vi erano in tal contcgno gli elementi dclla resistenza, scosani10 il contegno stesso come un moto istintivo proceileiile clul naturale desiderio dclla propria libcrtli. t'cr dirlo colpevole di resistenza bisogna clie per d i pi egli abbia spinto la mano od il piede contro il VOL.v. 20

corpo dello esecutore, reagendo cos contro di lui, e manifestando intenzione di offenderlo; laonde secondo la formula clella scuola si sottrassero da impntazione i conati che lo arrestando faccia rnanibus vacuis e senza offesa dello esecutore per allontanarlo da s. Eene inteso che ci si tollera nello stesso individuo minacciato nella propria libert; non si tollera peraltro in un terzo. E questa clottrina b certissima nella pratica italiana e dovunque questo malefizio si esprime col verbo resistere. PotB forse dubitarsene dove piacque dargli il nome di ribellione :nome disadatto e vizioso (1) perch comprende i n sb.pih del definito,
(1) Parve a C a r m i g n a n i che la parola rzoeltzone ap-

plicata a que.sto reato potesse esser buona, perchb esprimente il concelto di rivolta contro lo Stato. fila questa appunlo la ragione per cui a me non piace quella parola, perch lo stesso C a r m i g n a n i m' insegnb con la sua consueta esattezza che quando l' atto ostile contro la pubblica forza aveva il fino di aggredire il Governo, il fatto degenerava in violenza pubblica ed anche in perducllione. fila poich quel disgraziato che lotta per salvarsi dalla prigione non pensa neppur per ombra allo Stato, al Principe, o al17 ordinc costituito, ma soltanto al pericolo da cui vuole salvarsi, cos non mi so adattare a dargli il no~rie di ribelle. Questa ceiisura della improprie18 della parola ribellione data alle resistenza non mia: la trovo in molti pratici che si riassumo? dal Bon f i tr o in Dannimenta cap. 45,n . 8 - ivi p r o vevilate sciulur, n o n onznem oflendenteln oficiuies principis ve1 s i resistelztein, ificiderc rebellionk poennm, sed tccntt61)~nzodo qi~cintloeis ~ c s i s t i t n concernenti6zcs slnlu??~, i ac prosperitnte~n A t p e r i i : qui0 non prope~. Principctn, et cjus Stnlzcnz rebcllnt, sed propler e j u s ofli;ciale)n; ct

ideo ptzcres ignnri judices Imc nostra tenzpestnte puiant rhos rebcllr'onis, Czcriae simplicitcr ac oflcialibus vesislenfes, nulla datti distinctione de qua supra; prout ect~lz adhtilrent G r a t i a n u s disceptat. forenses cap. 54, n. 1, cutn seqq. R o l a n CI o cons. 15, n, 11, curn seqq. vol. 4 G i o v a g n o n respons. 27,n. 36,vol. l D e c i o cons. 604, n. 1 C a b a l l o 7;esoluliones critninales, vesol. 148 G a b r i e l l o cons. 179,n. 1,vol. 1 A l e x a n d r o eons. 109, n. 18, uol. 1 B a r t o l o i n eztt+auaga?atcQui sitnt rebelles- C s p y c e l a t r o decis. 190,n. 15 FarinacC i o qzbaest. 119, n. 101 G a i l l de pace pz~blicctcap. 9 , per totum.

5. 2747.
Ma nel modo stesso con cui per giusta ragione del senso di favore verso un accusato di delitti di sangue la forza imminente si equipara alla forza gi esercitata, e se ne costituisce la scusa della provocazione, cos anche la resistenza dovrii ravvisarsi consumata per certi atti che diano chiaro segno della imminenza di un atto determinato di forza materiale sovrastante agli esecutori. Colui che imbrandisca uno stile, od un' arma a fuoco, od alzi quello o con questa volga la mano contro gli esecutori minacciandone l'uso a danno loro, senza dubbio colpevole di resistenza: in cluell' atto di minaccia si contiene bastantemente la forza fisica soggettiva di questo reato, perchh sufficiente a trattenere gli esecutori dall' ufficio loro per lo aspetto del proprio pericolo non appreso soltanto come una pre+ visione di possibile, ma reale e sovrastante. Non varrebbe altret,tanto la semplice delazione anche appavente dell' armc, scompagnata da atti fisici coi quali si .cominci ad eseguire univocamente la ag-

- 404 greseione violenta della persona. Devesi i n una !)arola distingnere fra minaccia reale, e minaccia semplicemente verbale (l).
(1) La dislinzione fra minaccia reale e iniua~ciaverbale
si b segnalatu, anche ai termini clell' art. 209 del codice Pran-

cese, da B l a n c lie quritri8rfbe etv,de 'n. 26, pag. 51, ove insegna non esser dubbio che la semplice rnfmaccia a p@~ o l anon costiLuisce attacco nD resistenza, ma ricorda parecchi giudicali che riconobbero questo titolo nelle minaccie reali, come alzarnienlo di scure o impostamento di archibucio contro i l gendarme.

S. 2748.
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Ci6 che dicesi circa lo estremo della lotta rapporto a colui che sarebbe passivo dell'ordine, si (leve ripetere sal conto dei terzi. Spessissimo avviene cbe mentre taluno P, arrestato e condotto iri carcere, gli amici e congiunti, e specialmente le donne ( sempre prone a suscitare disordini ) si facciano a gridare e a tnmultaare; ora eccitando lo arrestato a fuggire con parole d' incoraggiamento ;ora impetuosamente dirigendo agli esecutori il comando di rilascio; ed ora alle grida ftfiggi, f~ggi, bsciaGeZo alzda~lg o aggiungendo parole iugiuriose e vituperii hi ogni sorta coritro i pubblici ufficiali. Questi disordini frequentissimi nella saciet8 presente ( e specialmente in Italia per la vivacith deli' indole j hanno dato occasione a gravi dispute nel foro sulla cleilnizionc del titolo .del reato e della responsahilith respettiva dei diversi partecipanti: e non sempre il pronunciato dei triIsunali l ~ a al~plicato casi concreti i genuini dettati ai della taorica. Importa clanque proceclere per distinzione di casi.

- 405 S. 2'749.
i." casa - Ai clamori della turba tenne dietro la fuga dello arrestato, perch forse gli agenti della pubblica forza credettero prudente desistere, o per un istante venne meno la loro fermezza; ma senza che lo arrestato od alcun altro degli accorsi esercitasse atto violento o minaccia reale contro la persona dello esecutore. In questa prima ipotesi sorger il*titolo 8i esimizione, del quale parleremo a suo Inogo; ma sar erroneo applicare il titolo di resistenza dove per parte dei privati tutto si esaur con sole parole. NB varia questa soluzione per la indole diversa di quelle parole. Se esse furono i~giuriosesi applichi doverosamente il titolo d' ingiuria qualificata; ma non si turbi lo intelletto del giudice coiifondendo l' aggressione contro .l' onore del pubblico agente o della sua ,divisa coo 1' aggressione contro la sua persona che mai non avvenne. E se in quelle parole ve ne furono di esprimenti minaccia, si applichi pure il titolo di minaccia, ma non si confon,da la nuda ininaccia veroule con la minaccia .reale, che sola puii dar vita all' atto fisico equiparabile alla violenza attiva costituente la resistenza (l).
'(1) Queste distinzioni non bene si avvertirono dagli anlichi dottori, per la ragione che non fecei'o della resistenza un litolo speciale, ma contemplarono soltanto la eszinirionc, e nella resistenza non videro che un mezzo di quella: cosicch nlla maggior parte dei vecchi institulisti non trovi affatlo. il titolo di resistenza e nei pi moderni lo trovi come un acoessorio della esimizione. I criminalisti francesi domi-

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nati dal concetlo inesalto della ribellione ne parlano fra i delitti di maest per poi venire a dire che la resistenza non b lesa maest di primo capo, e il pi delle volte neppure lesa rnaesth di secondo capo: gli altri si preoccupano del. danno alla giustizia per In sottrazione di un arrestato. Ai primi signoreggia la mente una idea astratta di {fine, che non reale: ai secondi la idea di un e p l t o , cba non sempre costante. Na la resistenza ha il suo essere speciale nell' ntttccco alla persona degli agenti di ciustizia, indipendentemente dal fine polilico, o dall7 effelto di Una evasione. Costiluirne un titolo speciale di per sb slante che si esaurisce nella materialith con la sola lotta, al tempo stesso urla necessit scientifica, ed uu bisogno per la retta disliibuzione delle imputazioni. Anche senza il pensiero di SOLtrarre una persona od una cosa dalle m a n i della giustizia s i pu usare violeiiza contro gli ufficiali per impedir loro molte altre operazioni di pubblico servizio; c sempre rimane In essenzialilh criminosa della violenza usata per opporsi alla esecuzione della legge, o di un ordine clellj autorith.

2.0 Cuso - Ai clamori tennero dietro gli atti Asici; e realmente si uso violenza contro gli esecuturi, o da alcuno do1 popolo o ilaiio arrestato. In questa ipolesi B nato il mutarsiale del titolo di resistenza. Questo deve applicarsi agli azc$ari della rnadesirna: ed anche coloro che' li istigarono con le grida potranno nei congrui termini essere divei~riticorresponsal.)ili del fatto zlllrni, giusta le regole ordinarie della compliciti.

3." Caso - Non vi fu atto materiale di violenza contro le persone dei pubblici ufficiali; n&vi fu asirnizione. In mezzo alle grida, ai fischi, alle contumelie, ed alle minacciose parole, gli esecutori tranquillamente compirono la opera loro. questo il caso nel quale spesso vidi illaquearsi i giudici minori ed anche talvolta gli stessi patroni. Non vi B titolo di esimizione; e questo chiaro ;non vi titolo di resistenza, pere118 non vi fu lotta di forza materiale contro forza materiale. Ma si volle andare immaginando ora il titolo di tentata esimigione, ed ora i1 titolo di tentata resistenza, senza vedere lo assurdo di tali due formule; e dimenticando che se la esimizione e la reiistenza sono due delitti che izon si possono consumare &parole, non si pu amniettere che con le sole parole s' incominci la esecuzione dei medesimi. Fosse pure negli acclamanti il desiclerio di esimere; fosse in loro lo intendimento di incoraggiare lo arrestato a resistere : abbiamo intenzione e parole, e niente pi che intenzione e parole; ma non ancora abbiamo un atto esecutivo abile a costituire il respettivo conato, ed Q un errore l'opporre che se alla intimazione di rilascio B srisseglito lo effettivo rilascio, la esimizione si B da colpevoli ottenuta a sole parole. LO errore di questa argomentazione Q cluello troppo ripetuto tutte le volte che in un mandato, in un comando, od in una istigazione, si volle sofis.lican~ente ravvisare un tentativo. Il paralogismo consiste nel contemplare il caso in cui alle parole abbia tenuto dietro per parte

di alcuno un atto fisico che per natura propria costituisca o ia co~zsunzazione il princiyio di esecuo zione del reato al cluale dirigevasi la volontcS espressa da altri con quelle parole; e poi a questo caso identificare l' altro caso essenzialmente difforme in cui quell' atto fisico non abbia altrimenti tenuto dietro per parte di nessuno alle parole eccitatrici. Nella prima ipotesi vi in qnell'atto fisico il materiale o di un tentativo o di nna consumazione; ecl esistendo questo si annoda al medesima la parola eccitatrice, non come elemento materiale d i esecwzione, ma come elemento materiale di complicitd puramente morale. Nella seconda ipotesi la parola non pu connettersi con 1' atto fisico esecutivo che non esiste ; e poichb la parcila in sB fiori incorni.izcia la esecuzione n& della resistenza n&della esimizione, essendo impossibile ravvisarsi un momento ontologico dell' uno o .dell' altro reato, cos B veramente assurdo trovarvi un conato punibile, effetto tanto piu che la parola non avendo prod01~to nessuno P. naturalmente a guardarsi come mezzo inidoneo. Tanto B assurdo trovare un tentativo di resistenza o di esirnizione iii chi grido ficggi, o grid lasciatelo, quando lo arrestato non ftigg n& resistette e neppure esegu atti fisici incoativi dell' uno o dell' altro, quanto lo era il trovare tentativo di omicidio in chi disse uccidi quando nessuna mano si mosse ad incominciare la strage. 11 materiale dei reati non si supplisce col pensiero. Tutta dunque la imputazione doveva restringersi nel titolo d'ingiurie o di minaccie verbali.

Malgrado la evidenza di queste verit s' incontravano sempre oscillazioni e dubbi nelle pratiche contingenze. Perloch fu opportunissimo i1 divisamento del legislatore toscano che ide un nuovo titolo (1) di reato, e lo configuro e descrisse all' articolo 145 clandogli il nome di eccitamento alla resistenza; delitto sui generis, che si completa in s stesso, o che serve d' impedimento alla proclamazione di aberrazioni contrarie ai principii scientifici e produttive di pratiche ingiustizie.
(1) 11 coocctlo di fare dello cccilanzento a resistc?.c un titolo speciale di reato distinto dalla resislenza, trovavasi ancora uei codice Francese del 1810 all' art. 217 per il fine di costituirne una complicith quando la resistenza ebbe luogo, ed un fatto s u i gettntis (punito col carcere fino ad un anno) quando non ebbe luogo. Ma 1' art: 217 Francese tenevabil solito sjslerna di definire i reati per via di descriivi soit p a r des discours tenus zioni materiali

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clans des Iicux ozb runions pulics, soit p n r placcirds ufiche's, soit p n r crits inzprims; n tale sistema si corresse con 1' art. 1 della legge del 1 7 maggio 1819 che abrog l'{art. 2 1 7 : laddove I' art. 1 4 5 del codice Tosc'ano procede ;inche qui col metodo indubitatamente migliore di definire i reali con la indicazione oggettiva del coucetto giuridico ivi Chiu7zquc in qualsivoglila modo hcc. eccitato ad una resistenza cc. Anche qui scorgesi a colpo d' occliio qaatito sia saggio i! metodo Toscano e quanto sia vizioso il inetodo Francese : con la semplicissima formula Toscana non vi i? caso che sfuggzi alla repressione, mentre 1' art. Francesc con tutla Ja sua minuziosa descrizione di materialil

lasciava sempre aperta la via a delle impunii. Per esempio, nel caso di arresto di alcuno i n casa propria, gli amici che lo avessero eccitalo a resistere evadevano per 1' art..217 ogni pena. Il vizio di sistema, e riproduce i suoi e,ffelti costanli in ogni sua esplicazione,

Lo eccitamento alla resistenza B dunque una nuova figura criminosa ormai acquistata alla dottrina penale, e che ogni savio legislatore deve apyositamente descrivere e prevedere, onde evitare errori pratici psrniciosissimi. Noi stessi avremmo dovuto assegnare a questo titolo una distinta sede di trattazione se lo amore di brevit e di chiarezza non ci avesse consigliato a darne cenno al presente Iuogo. Esso b un titolo supplementario, che trova la sua congrua applicabilit quando le contingenze del caso non offrono titoli pi severamente puniti. Esso B in sostanza una forma d'istigazione a delinquere che si specializza dalle altre per la circostanza che la sua azione non si esercita soltanto sull' animo dello istigato ma eziandio sugli agenti della pubblica forza (che in certa guisa s' instigano a mancare al]' ufficio loro per debolezza o piet) e sul pubblico, dal quale vagamente sembra sperarsi lo eworia$2cr aliquis di un liberatore; lo che le attribuisce caratteri particolari.

f3. 2754.
Questo reato B veramente forrnab. La sua ragione di essere sta tutta nel danno pole~zxiule.Se consegui un danno effe.ttivo, perch realmente si resi-

stesse o si esimesse lo arrestato, il titolo di eccitnmernto sparisce. Pu concorrere con la ingiwria e con la minaccia verbale, ma pu benissimo esistere anche isolato. Tutte le volte che ad occasione di un arresto si saranno da terze persone emesse voci esprimenti o il consiglio di resistere allo arrestato, o la intimazione del rilascio agli ese:utori, senza che o quel consiglio o quella istigazione sia stato accompagnato o susseguito da violenze od abbia impedito la effettuazione de117ordine, sar applicabile questo titolo. Vana poi sar la questione intenzionale, perchb le voci inducenti o a fuggire o a resistere o a rilasciare non possono emettersi senza la corrispondente intenzione.

Bens la questione intenzionale potr sollevarsi utilmente anche in questo reato di eccitawzefito quando occasione del medesimo siano ustatele sevizie ed i mali trattamenti usati (tagli esecutori a danno degli arrestati. In tale ipotesi potr Sirsi che la intenzione alla quale si fspirav%m,4e voci degli accorsi .era quella d7impedire una crudelt delittuosa, era lo sfogo di una piet e di una giusta indignazione di anima generosa, che non pn ascriversj a delitto. L' articolo 145 del codice Toscano ha punito 1 eccitamento a resistere non seguito da effetto con ' la carcere da un mese ad un anno.

S. 2756.
Tornando agli elementi materiali della resistenza pn ai medesimi riferirsi anche la condizione delle

psrsone, come si accenna nella definizione. L' atto


violento deve procedere da persona privata (1) una collisione che sorga fia esecatori ed esecutori, perchb gli uni e gli altri vogliano eseguire essi l'atto di giustizia, e cosi impedirlo agli altri, non resistenza. Se persone private per ultroneo zelo vengono ad eseguire un atto di giustizia, ed altri privati lo impediscono con la forza, non 6 resistenza. Ma se bene addentro si guarda questo requisito delle condizioni delle persone, esso attiene pi veramente al fine, e cosi allo elemento intenzionale del malefizio.
(1) h chiaro che la insubordinazione militare commessa clai subalterno contro il suo superiore ( e della quale tralla E n g e l h a r d de jure militzcin naturali, fS. 609, pag. 248 ) non ha niente che fare con la resistenza del giure penale comune. N quella pu coordinarsi ai principii di questa ; n in questa possono i penalisli trasportare i precetti eccezionali del rigore di quella. Sono due titoli sostauzialmenle distinti, d vi ha illazione possibile dall7 uno all' altro. Del resto condizione essenziale del materiale della resistenza che prima di tutto si dichiari essersi usata violeuza contro un pubblico Ufficiale. Ora qui niisce la questione se questa gunlit di pubblico Ufficiale offra una rice~cadi fatto, cosiccb debba deferirsi ai giurati e da questi giudicarsi i n censurabilmente; oppure s e sia ricerca di dirilto, e cos di competenza delle Corti e sindacabile dalla Cassazione. I nostri Tribunali si sono pronunciati per la queslioue di diritto: Cassazione di Palermo 1 maggio 186G; Cassazione di Firenze 1 aprile 1868, affare Mereiai.

2757.

Questo qeyuisito della pubblica quulijd nella persona a cui si resiste ebbe una seria modificazione

- 413 dal codice Toscano clie fa a1 tutto trascendente in odio contro simili reati. L'art. 143 estese la nozione della resistenza anche a chi impedisse un atto di giustizia che' si esegaiva da persona privata per ordine della autorit: e non distingoendo la legge, ci deve intendersi anche nel caso che il privato non sia accompagnato da un pubblico ufflciale. Noi non possiamo aderire a tanto denaturamento del titolo. Se si fa la ipotesi di privati che diano marr forte agli agenti pubblici in loro compagnia, non ve ne ha bisogno vernno. Se si suppongono privati che agiscono a solo, osservo - .loo esser brutta cosa e fonte di disordini lanciare i privati contro i privati, senza la bandiera cii alcuna divisa che mostri agli occhi di tutti la rappresentanza della giustizia 2 "b assurdo cbe la legge sia meno potente dell' or. dine di un ufflciale. E la legge che mi d i diritto di difendere le mie propriet, di arrestare nn ladro in flagrante, e simili. Ma pure tatti insegnarono che se si resiste a me in tale occasione non sorge che una rissa privata aneichb una resistenza -- 3 0l'au. toritd della giustizia. e la sua dignith non tollerano se ne deleghi la rappresentanza per libito di un gendarme a qualunque privato; che forse e persona vile e odiata dal pubblico - 4." il resistente avr sempre la scusa della buona fede - 5." non pu imporsi che il cittadino chini la fronte in faccia a1 suo ognale per un asserto di questo. I o nzi attengo clunque alle vecchie dottrine. E tanto b contraria a questa innovazione la dottrina universale dei dottori, che trovasi da tutti .sollevata la questione se ad avere il titolo di resistenza sia necessario che 1 nfficialo vestisse la divisa 4611' ufficio suo: sul ch:lie '

i pii1 benigni assolutamente eliminarono il titolo per la mancanza della divisa: i pi rigidi vollero che

alla divisa supplisse lo essere 1 ufficiale notoria' mente conoscinto dai resistenti: ma 'nessuno oso andare pi oltre (2).
(1) Questa distinzione comune presso i dottori. La divisa non ha altro scopo tranne quello di rivelare ai cibtadini la rappresentanza della legge. Quando 1' uomo che si asserisce esecutore della legge conosciuto per tale da chi ~ I resiste, I quantunque non vesta divisa, non vi 15 pi bisogno dell' ufficio queslione di cenci, ma di errore di fatto di quesla. Non e di buona fede. fila quando la ignoranza della qualit ufficiale sia vera e non affettata, la rn;incanza di divisa eccezione concludentissima, non perch ci tolga i poteri allo agente pubblico, ma perchb ci esclude il dolo in chi gli resiste. Noi crediamo che con siffatto criterio voglia essere intesa la massimti che in termini apparenlemente pi larghi si altribuisce al giudicato della Corte di Cassazione di Palernio del 14 settembre 1865,D' altronde la giurisprudenza di Prancia si pu dire costante nello ammettere che qi~andola mnnciinzn di divisa coudiisse i resistenti uella iprioranza della qualit4 ofiiciale sparisca il titolo di ribellione ; B l a n oli e qztatridnze Iiule 11. 48, pag. 86.

1. 1

.FlemenEo intenzionale della vesistenza.

g. 2758.
Estremo indispensabile a questo titolo di reato sotto il rapporto della proeresi crirninosa si che lo imputato agisca pel fine cl.i irnpedi~eUn atto d i

giustisia. Questo estreuo a prima giunta facile


e piano.'Esso ci insegna che chi abbia usato per diverso fine violenze per quanto gravi contro gli esecutori, anche nel momento in cui essi eseguivano un atto di giustizia, non B imputabile di resistenza. Pongasi che gli agenti della pubblica forza per tradurre uno arrestato alla sua destinazione attraversino un campo sementato: pongasi che il proprietario non volendo tollerare quel danno, ed acceso di sdegno, abbia lanciato sassi o ammenato percosse contro gli esecutori; costui sar responsabile del titolo di reato che si svilupper clalla sua azione nel rapporto del diritto individuale della persoiia aggredita, ma non potr tenersi a calcolo come reo di resistenza, perchb non agiva pel fine di opporsi alio arresto o alla traduzione dello arrestato nelle carceri. Quando pure ne avvenisse che lo arrestato profittando di quello emergente si fosse sottratto, .tale esimizione avvenuta oltre la intenzione degli agenti non potrebbe mutare il titolo avverso a 10ro, perch non si ammette rispetto ai privati riiuprovero di esimizione colposa. Tale circostanza dovrebbe valutarsi come effetto piti grave, derivato dal fatto, ed aggravante il titolo della lesione personale; ma'questo sarebbe il solo titolo obiettabile a quella rissa. Fin qui non vi sono clifficolt (1).
(1) Quantunque usi formula inversa, il codice Toscauo alarl. 145 rispetta queslii veritb : la resistenza nel siio elemento inteuzion;iie coosiste nell' opporsi agli ordini: e la opposizione ha per suo implicito la volont del contrario.
]'

'

- 416 S. 2759.
Non B disutile ricordare qni il concetto cardinale della classazione dei reati ordinata dal C a r m ig n a n i , e dal principio. della quale (salvo qualche rettificata applicazione) mai noi ci dipartimmo. E il diritto aggredito quello-che determina la classe. Ma il diritto aggredito prevalente, perchb assorlsisca 1' aggressione di altro diritto, bisogna sia stato obietto di una aggressione diretta tanto se lo fu come mezio quanto se lo fu come fine. La uccisione di un uomo per fine di furto toglie il reato dalla classe dei delitti contro la proprieth per condurlo in quella dei delitti contro la vita, e fa sorgere lo esecrato titolo di latrocinio se fu uccisione voluta; ma un omicidio colposo intervenuto in un furto un aggregato che non denatura il titolo principale. Nei reati contro la giustizia la aggressione deve essere diretta intenzionalmente contro il diritto universale che hanno tutti i cittadini al rispetto della giustizia pubblica. Se per fine privato s' ingiuria, si ferisce, od aiico si uccide un individuo, con animo di aggredire il diritto individuale e senza direzione ostile alla giustizia pubblica, il delitto sociale non sorge, quantunque lo individuo aggredito fosse un pubblico ufficiale, e quantunque accidentalmente .ne sia derivato un impedimento all' atto di giustizia. Rimane il delitto ~zaturaledeterminato dal diritto dello individuo che si aggred; sia desso lesione, sia omicidio, sia ingiuria. Lo accidente della qualitti personale, o del . risultamento' pi grave che ne derivo pel turbato esercizio, quando a questo non si mir dallo agente,

costitnir8 una pzlnliflca, per la duplicit del diritto effettivamente leso. Ma quantunque il diritto leso per accidens sia diritto sociale, e di regola I' attacco contro un diritto universale porti il reato ella classe dei sochli, tale spostamento di classe qui non avyiene, appunto perchk so vi fa una offesa del. pi grave diritto non vi fa una aggressione dzi-sJta contro questo diritto. sempre lo identico concetto che lascia tanti reati natnrali nella loro pristina classe malgrado la concomitanzn di una lesione inferita ad un diritto universale: 8 il concetto per cui non passa nei delitti sociali il furto sacrilego, il furto d i cosa pubblica, il danno dato a pubblica propiieta, e tariti altri casi analoghi ;A il concetto por cui anche la uccisione del Principe avvenuta in una rissa privata offrir& un omicidio qualificato, ina non degenera secondo la rrrcderna scienza in perduelliune. alanca la 'intenzione diretta ad aggreclirs i1 iliritdo universale ; n& tale aggressione cos intrinseca al fatto da compolietrarsi 1' una coli 1' altra volontG. Chi feri od iilgiurib il pubblico ufficiale per privata cagione niente pens a ledere In pubblica giustizia od a fhrla cadcre in discredito. ~icor&si tesi che la ponemmo come cardine al S. 36. L'oggetto del ipeato non 12 cosu O PBYSORC~ SU cui cade il fatto, rnc? il ~l.inritiouggl.edito.

hln una questiono graviasiha, e forse la pii1 g r ~ v e e perplessa che presenti il titolo di resistenza, sorge quando lo imputato ag verarnenteper i f i . r ~ s d iquel~e '2 cttlo a cui davano opera i pubblici uficiali, 1 x dci11
TToL,

V.

27

duca che quel)' atto non era un atto di giust.ixin, ed effettivamente risulti che atto cli giustizia uzon evu. In tale ipotesi sotto il punto di vista obiettivo bisogna dire che un atto di giustizia non sia impedito, nia sia impedito bens un abuso di potere, una prepotenza, in una parola un delitto. E sotto i! punto di vista soggettivo bisogna dire che non ricorre la proeresi criminosa essenziale alla resistenza, perclib non ha la iptenzione di impedire un a t f o d i gi~stig'iacolui che si muove nel disegno d' impedire un atto ingiusto. Cosicch per buona logica verrebbe a concludersi clre in simili condizioni il delitto contro la pubblica giustizia sparisce, e che deve giudicarsi clel fatto secondo i rapporti giuridici d'individuo ad individuo, ed obiettare soltanto la lesione personale, la ingiuria, od altro titblo emergente dal fatto come se fosse avvenuto tra persone private, e quello punire sulle rispettive sue norme e con quelle misure che sono consigliate dalle circostanze (2).
(I) Quesli principii lianoo avuto sanzione da due supregiudicati : I' uno della Corte cli Cassazione di Palermo del 28 o i l ~ b r e1871, e I' altro della Corle di Cassazione di Napoli 1 0 I ~ g l i o 157'2, ricordati arnbedue il png. 436 ci01 giornale .La Gazzella Giuridica delle Puglle anno 1, 12. 28. Notabile pure un giudicato della Corie di Appello di Brescia del 25 ottobre: 1872 ( X c o dei Tribunnli n. 2497) nato nel seguente caso. Le guardie doganali avevano sequestrato cerlecart-ii, ed i contravventori niente si opponevano 6 quel sequestro: .ma le guardie volevano impadronirsi di una carretta pertinenle ad uno di quelli, e qui cra nata viva opposizione, miiiaccie e violenze con la peggio delle guardie. II Tribunale di Cremona aveva applicata il titolo di resistenza
ini

- 419 (ribellione) ed applicala la pena dell' art. 249 del codice Sardo. Sull' appello la Corte disse male applicata la legge, perch. le guardie avevano diritto di sequestrare e disperdere le carni insalubri, ma non di irnpossessarsi della carrella ; e la opposiziotie erasi fatta a quest' atto, e iion a rluello. Laonde riformando ptin solLanlo per le violenze.

S.

276f.

Malgrado la nitidezza di questa argomentazione trovasi nei criminalisti il pi aperto dissidio su tale ipotesi, perch quando. la politica si mescola nelle questioni giuridiche ascoltasi spesso pi la voce della passione che quella della logica (1). Qui infatti troviamo scindersi i criminalisti in due opposte schiere. Alcuni, seguaci della dottrina della obbedienza passiva, e idolatri della signoria dello Stato, anche a discapito della sovranit del diritto non ammettono distinzioni. Gli agenti del Governo lianno diritto di comandare, i sudditi hanno il dovere di obbedire ciecamente a tutti i loro comandi. Ai sudditi non si pu dare potest di sindacare gli ordini e gli atti della pubblica autoritb, essi stanno in societ, soltanto per obbedire. Se I' ordine o l' atto & ingiusto ricorrano alla giustizia portando querela contro 1' ufficiale delitf,tioso; ma prima di tutto obbediscano. E se invece pretesero porre innanzi la forza ed il giudizio privato per impedire gli ordini o gli atti dei superiori, subiscano la pena della resistenza, salvo poscia a punire anche quelli per gli abtisi commessi (2). Tale dottrina, come ciascuno vede, netta e. recisa come tutti i pronunciati ,di qtiella scuola.

(1) celebre il motto di L a b o u l a y e N' ayorrs pcts l a cidrnison d e raisonner avec 1' autorile' q u i ne rnisotzne pns pztisqu'elle n toicjours r a i s o n p a r ce qu'elle n'n ju?izais ruison. (2) In Firenze il bando del 3 0 oltohre l 6 0 0 rinnovalo i1 1704, che puniva la resistenza fino alla morte, letteralmente disporieva che questa pena dovesse infliggersi anclie in ciiso di esecuzioni civili, ed etiam che la catticra o a l t r o esecuzione fosse i l z y i ~ ~ s t ae; ci non ostante i pratici insegnavano che tale disposizione non poleva estendersi ai casi d' ifzgiustizin notoria. Vedasi P a n i m o l l e decisio 75, n,.23 B o n fi n o in bnnnimentcc cap. 45, 11. 3, et 29 F a r iu a c c i o quuest. 112, n. 155 et scqq. C a v i l l c a n o de bracl~io ~ e g i opars 2, n. 48 B a b o s a vota decisiva. lib. 2, vot. 48, n. 9 C icizz i disceptcttio '10, n. 52, che dice legillima anche la uccisione dei birri comniessa per impedire un arresto arbitrario: Leg. omnes 33. Cod. d e Beczwionibzcs. E il P e g a e r a f decis. 9 ) insegn che quando lo inquisito avesse dedotlo la nullil della cattura doveva soprassedersi al giudizio del resistente per esaurire prima il giudizio di nullit d' arrcsto. E E1 i p p o l i t o de Illa r s il i i s (prackica cri?~lninnl.is$. diligentcr n. 5 3 ) insegn che rfuando il giudice avesse voluto eseguire la sua senlenza ~nalgrado l' appello interposto amici ct consanguinei contleninali p o s s t c ~ ~cle prcto inzpwae resistere. l

P -

S. 2782.
Ma per l' opposto i pubblicisti che rispettano il sacro diritto della liberti individuale, e nella societ civile altro non veggono che un mezzo destinato a proteggere i diritti della umanit, e nella autorit8 sociale uno strumento necessario a mantenere la sovranitS, clel diritto, respingonu.la tiranna dottrina clella obbeclienza passiva e propugnano il cliritto di libera resistenza agli atti ingiusti dei pubblici 6E-

- 421 ciali. Come il popolo ha il diritto di reagire contro il sovrano dello Stato quando si faccia tiranno, cos ogni cittadino ha il diritto di reagire cohtro i fanzionari subalterni quando esercitino atti di tirannia. La potest di costoro data per mantenere il cliritto; quando invece servendo a passioni individuali vogliono abusare di quella potest per conculcare il diritto essi non pii1 sono agenti di giustizia; sono individui; e niente pi che individui delittuosi. Si pu imporre la obbedienza alla Iggge quando B tale benchb meno giusta, perch sempre esprime il dettato di chi rappresenta la consociazione : ma non si pu imporre la cieca e perpetua obbedienza ai ca1 pricci di un uomo. I diritto della privata difesa interdetto ai singoli nella societ civile tranne i casi della necessit attuale: clove la difesa pubblica divenendo impotente a tutelare il diritto manca all'ufficio suo, risorge a buona ragione la balia della difesa privata.'&uando un uomo qualunque aggredisce ingiustamente il mio diritto, io non ho l'obbligo di patirne lo spoglio; e la societ che in quella. flagranza non B pronta a difendermi deve tollerare che io mi difenda con le private mie forze. I1 diritto di resistenza, che voi mi consentite contro il brigante intento a condurmi in sua balia per eseguire un ricatto, voi non potete iiegarmelo avverso un pubblico ufficiale che voglia spogliarmi del mio diritto di libert e di propriet por sfogo di una passione colpevole o di una criminosa vendetta (1).
(1) Qtiesti principi1 si oppugnano anche sotto i liberi roggitnenti da uomini che si diaono ( e forse in buona fede si credono) co~zse?*vrrtori;ma che in sostanza sono vclrioi.
I

E si oppugnano pi che con ragionamenti con un grido di


affettata paura. Voi li udite ad ogni momento ripetere che 1;) societ v a i n dissoZz~zionese non si mantiene Q principio di nutoritd: e con tale insinuazione vorrebbero cuoprire di un velo tutte le prepotenze dei superiori, e distruggere ogni libert civile per un panico assurdo. I1 vero conservatore mantiene la signoria del diritto e non quella degli abusi. Formula stolta ed atea quella che si possa sciogliere la societ. Vera la sentenza di T i s s o t ,(Re'jle.rions sztr les pensdes de Peschnl png. 67, P a r i s 1869) les socils civiles n e passent pns; elles s e transfirment. La societ civile non si scioglier mai perch legge di Dio. Il principio di autorit non si ringagliardisce con gli ahusi della forza, ma con la giustizia uguale per tutti.

5. 2763.
A questo sistema, che B 1' unico compatibile col rispetto alIa libert umana ed alla legge sociale destinata a. proteggeda, si sono fatti come in altri argomenti i soliti obietti paurosi e sofistici. Si sono esagerati i pericoli della dottrina della libera resistenza agli atti ingiusti. Come altra volta fu detto tutti siuiuleranno ubriachezza se ammettete cluesta scusa; tutti evaderanno la pena del tentativo se definite questa forma di reato secondo giustizia; tutti allegheranno la opinione del mereteicio se ammettete qaesta scusa al violentatore ; ed altri simili paradossi; cos si i. ripetuto che ammessa quella dottrina nella resistenza tutti allegheranno la ingiustizia dell' atto. E la deducano pure; la giastizia non si commuove per cib : perchb lia sempre in mano balia di verificare se giusto od ingiusto era 1 atto, e punire ' il resistente ad onta dei suoi pretesti nel primo ca-

- 423 so, non punirlo nel secondo caso. sernpre il solito sofisma che da un secolo a questa parte lotta come un'idra contro la scuola criminale progressiva; sarebbe giusto ammettere questa scusa o questa scrirninazione, ma se ne pu abusare dalla malizia dei colpevoli. Dunque? Dunque ditelo chiaro il vostro paradosso fatale: noi siamo in dubbio se quest' uomo fu colpevole od innocente; siamo in dubbio se il suo atto fu legittimo od illegittimo in faccia alla somma giustizia; e perci lo cacciamo in galera per tihore che sia colpevole. E se vi fu applicazione nella quale siflutto paradosso fosse inescusabile, tale fu la yesente; perchb neppure pu ammettersi che rimanga la giustizia in uno stato di dubbio potendosi sempre condurre al positivo ed al certo la definizione di .fatto se 1' atto era giusto od ingiusto (1).
(1) A questi limori risponda la autorevole voce di S ch:ip e r in 130 I t z e n d o r f f 's Hand6ucl6 porte 6 , S. 17 nota 4, pag. 142, 143, Berlino 1871. La lcgittinzit della resistenza (egli clice) contro gli eccessi dei pubblicj uiliiciali deve giudicarsi cori criterio soygettivo: csarninando cio s e colui che,rcsisM ebbe giusli e ragionevoli motivi per creclere i n giuslo I7 atto del pubblico ufficiale. Aucorch questi potesse essere in buona fede, non pu punirsi colui che lo respitise con la violenza, percb ebbe la coscienza di essere ncl suo diritto e di esercitare legittimamente la facollii della propriii difesa. Questa osservazioi~e acutissirria e giusta, percb mo stra 1' errore di chi vorrebbe giudicare i l resistente sul criterio inopportuno della punibilit o n o n pztnibilit dell' atto abusivo chc si respinto. Grosso equivoco giudicare la colpa di uno sulla colpa di un altro; e gi da noi combattulo nel tema generale clel moderarne. E la opinione dello illu-

s t r e Alemanno merita di essere raccolta, perch S C h a p e r S un Dlagistralo io attuale esercizio di allissimo uficio.

S. 2764.
Cili vi domanda che accettiate il giudizio del privato sulla da lui vantata illegalit dell' atto a qui resistb? Chi vi domanda che accettiate il suo giudizio intorno ai limiti della resistenza che la tutela del proprio diritto esigeva? Questi giudizi il privato li emette a tutto suo rischio e pericolo: al solo mapistrato riservasi la potest (li pronunciarli in modo apodittico. Sar questione di mistira; sar questione di eccesso o non eccesso nella reazione : ma quando io non abbia eccecluto; quando io abbia strettamente fatto quello che era di assoluta necessita perch il mio diritto non fosse conculcato, io non feci che un atto legittimo. contradittorio che i tribunali mi rimproverino come atto ingiusto 1' avere impedito tiri atto ingiusto. I pubblico ufficiale nel tentare questo 1 non era pi pubblico ufficiale : era un delinquente, e la divisa che indossava non aveva altro valore tranne quello di aggravare il suo delitto. Se accecato dalla passione io sbagliai e resistei ad un ordine giusto quantunque sotto diversa credenza, potrete bene punirmi; il giudizio sulla legittimit od illegittimit dell' atto al quale resisto io devo prenderlo a tritto mio rischio e pericolo. Ma quando avete Conosciuto che io non errava voi non potete punirmi per aver fatto cosa giusta,

- 425

S.

2765.

Voi dite che io devo obbedire all' ordine ingiusto, e poscia reclamare ; che penserete a punire severamente lo esecutore prepotente, a distruggere ogni effetto della indebita esecuzione ed a tutto riparare. Ma dite voi questo seriamente o per ipocrisia? Se lo dite seriamente vi par egli morale e consentanea alla econon~ia della giustizia ed alla coscienza pubblica una sentenza la quale pronunci in questi termini; condanno l' ufficiale a tre anui di reclusione come colpevole di-abuso della sua auto.rit e di carcere arbitrario, commesso per odio a danno di Tizio da lui senza diritto alcuno arrestato e detenuto; e pi lo condanno a rifondere allo stesso Tizio tutti i danni inferitigli : e pi condanno lo stesso Tizio a un mese di carcere per avere lottato con quell' ufficiale pel fine d sottrarsi quantunque inutilmente all' arresto. Che vi par egli della morale di questa sentenza?

S. 2766.
una ipocrisia lo allargarsi sulle riparazioni possibili del torto patito. Questo argomento che ha il vizio di provar troppo non pu mettersi in principio quando trattasi'di difendere entro i limiti dei debiti modi il proprio diritto nella attualit del pericolo al quale sia esposto. Impossibile cl' altronde riparare tutti i danni di un arresto indebitamente patito (i),le perdite patrimoniali, il discredito, gli scapiti della salute, la costernazione della famiglia.

'

Ed k poi ipocrita questo argomento, mentre in pratica si vede giornalmente che tali riparazioni non si ottengono mai; e chi snbi nn arresto arbitrario si pu6 chiamare ben contento se il giudice non frappone lunghi indugi alla sba scarceraziorie. La distinzione fra repwaOiZz'td,od Zwe~arabil~fc atto cli & intrinsecamente sofistica, ed equivale alla negazioue assoluta. In un senso tntto B reparabile fuorche la morte : in un altro senso tutto B irreparabile, anche la carcerazione di otto giorni. Essa include poi la petizione di principio, percl~bsuppone nelI' uomo in societ I' obbligo di tollerare qualunque offesa al suo diritto 'della quale sia possibile ottenere la riparazione: e tale postulolto B cid che si nega. E si nega perche si tiene come buono anche in sociea il principio di diritto naturale che (esclusa sempre ogni idea di vendetta) ammette come lecita gnalniiqne difesa anclle violenta.de1 proprio diritto, la quale si eserciti p~iinache il diritto sia leso, e mentre B irximinelite la lesione del medesimo al solo fine di tutelarlo entro i limiti della necessitii attuale e senza eccesso nel modo. Servi bgunz szmzcs (disse C i C e r o n e ) u Jiberi esseposd simzcs; ciob afinchb sia rispettato il x~ostrodiritto, giacche la libert non Q che il diritto: ma la servit alla legge non pu convertirsi nella servitii all'uoino che a wio danno conculca la legge. Anche questo ragionamento neito e reciso : la veritii del? una o del17altra coilclnsione dipenio dalla verith del principio dal quale r ~ i ~ c t t i v a m e nsieparte. t
(l 'Ripetono generalmetile i dottori che la carcerazione ) i@rl pracjudiciuvz irrcpnrabz'te: J a s o n e in 1. 4, S. co?l-

- 427 demnaizslz n. 51 /f. de re jucl. - B a I (1 o in l . pey divrrsas quaest. 10 C. m a n d a t i - N e v i z z a n o con.s. 52, n. 8 Va Ie n z ii e I


ii

cotzsilia, lib. 1, cons. 45, 161, pag. 281.

S. 2767.
E per questo motivo che la storia della giurispru-

denza criminale ci mostra una perpetua oscillazione della pratica intorno a cos grave problema. lo stesso quando ebbi a combattere su questo terreno alternamente vinsi o soggiacqui nelle difese degl' imputati di resistenza secondo la diversit dell' aura politica che dominava : n sempre .tale oscillazione si determina dalle forme di governo, perch spesso si veggono governi inaugurati sotto la larva della libert che sono pii1 teneri del principio di autorit% e pii1 dispotici assai che non lo siano i governi assoluti. In Ingl~iIterra,dove veramente il principio della libert individuale e della sovranit del diritto obbedito in ogni suo logico svolgimento, B l a C li s t o n e prqfess coraggiosamente e con logica inesorabile la dottrina della equiparazione del pubblico ufficiale in stato di abuso al privato; e 1%non si esitd mai nello assolvere coloro che abbiano resistito con la forza ad un atto ingiusto tentato a loro danno (la . un pubblico ufficiale. E si lianno esempi di giudicati che assolvettero persino 1' omicidio commesso nella persona di un esecutore perch tentava nn arresto arbitrario (1). In Francia vari la giurisprudenza dal17uno all' altro estremo per le continue mutazioni del pensiero politico col8 dominante.
(1) L' art. 157 del codice della Luisiana B esplicilo in qiiesto senso ivi non b delitto In opposizioiie che non si

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rfirige contro atti ufficiali; e perci non incorre pena chi si opponga ad un pubblico ufficiale quando egli tenta di fare un atto che non B autorizzato dai suoi legali poteri, O d i fare anche un alto autorizzato ma con mezzi illegali. La opposizione che si limita al fine d' impedire la parte illegale del1' atta finch necessaria a questo fine non costituisce delitto di resistenza.

(Sriando la restaurazione francese si era proposta non solo cl' incatenare il secolo che correva, ma cli riconclurre a poco a poco il giure penale ai tempi delle Ordinanze, ad una scuola di filosofi retrivi capitanatada L e M a i s t r e e B o n a l d parveenorme bestemmia accennare al principio clella libera resistenza. Lo ilIustre B a v o u x, che gi$ nei suoi scritti come cattedratico aveva professato tale dottrina, venne a sostenerla nel foro con una memoria pnbblicata a stampa: e questo bast perciib il Regio Procuratore lanciasse contro di lui per quello scritto, 1' ccnsa di avere eccitato il popolo alla rivolta. E vero che B a v o u lr, comparso ,sullo scanno dei malfattori in faccia alla Corte di Assise della Senna come colpevole di alto traclimento consumato col sostenere una opinione scientifica, fu assistito (1) dai pi celebri giuristi di Francia ( D u p i n e P e rs i l ) e non tard ad avere la ovazione di una sentenza assolutoria: rna pure la tenacit del principio retrivo si spinse a questo segno. Quando per la ri~oluzionedel 1830 ebbo mutato le condizioni politiche di quel reame mut anche la, dottrina della giurisprudenza intorno la presente cluestione. Dolorosa situazi~neper un giurista quella di vedere i

supremi principii di diritto renduti elastici per le passioni politiche. E poi si vorrebbe dare per testo al giure penale la storia !
( 3 ) Je soutiens (diceva P e r s i l nella difesti di B e v o d x) que toule rksislnnce ti11 cicle ilMgal est esscntielle?)~crtl Ldgnle, et qzce le fonctionnuire q u i uurait trouv In alor-E iialzs '1' exercice d zin a c l e abzisif, serait bien et ( ~ T G ? I ~ C ? Z L ' tue' Lts r8islatzce lc'gule (soggiungeva D u p i n ) est pera ~ j s e et l' 012 n cst jnmnis rprliensible qiiand o n i ~ s c , ' de ses d r o i t s ; m a i s il senable azix pnrlisans cle l' olieis- . sance passive, qzie le citogcrz, nlors n2inw qzi' o12 agir (1s.bitruirenzcnt contre lui, d o h tendre les m u i n s a u x fers pi' o n l u i prsente, ozt 6ien coller' ses brcns sar sa poilrine, comnze ces soldals du' N o r d qtci prdsentent uvec tnntc de dodlit lcztrs joztes a u x souflets de leurs o f l c i e r s . Si andb fino a dire clie la resistriiza agli atti illegali era un doucre in ogni cittadino, e che queslo dovere si violava da chi ohhediva ali' ordiiie ingiusto, percli con cib a s s u o f i ~ c e ~ apubi blici uniciali a!la prepoteiiza. Chi difende s stesso conlro simili aggressioni difende tuhti i suoi conciltadiui. Si C' ork681raire prvnd l a place de l a loi, alors i l est d f i df'oil, 21 est,du dcuoir de ci~nqziecitogen d e cesscr de se souineltre d cclte iy'ustice: In rsignaiion n ist plus qtte l a j~utien' ce holzleusc des esclaves. 0th l a servitiide cle l' ignoralzce.

L' ultimo stato della giurisprudenza francese andd per via di transazione oscill'ando tra i principii vincitori e le tradizioni della pratica antecedente tuttavia careggiate in cuore $a molti. In questo conflitto gettossi quel severo ingegno di T r e b at i e n (couvs de &oit cr>imifiel donz. I , pag. 146 : edit. 1654) dettando una teorica eclettica. Egli pre-

se le mosse da una distinzione di B a r b e y r a C, fra le ingiustizie soppoj-tubili, e le rzon sopportabili: egli dice doversi alle prime obbedire salvo reclamo;' potersi alle seconde resistere irnpunemente. Ma finqu non si era fatto un passo nella questione. Aila antica formula elastica della repavabilita e no% ve~arabilitasi sostituiva la nuova formula ugualmente elastica della toZlerabil?td e non $olZerabilith; e lutto finiva in un ambito di parole. La nuova formula era ugualmente elastica, perche ad un monaco edotto alla rassegnazione cristiana puO pareri3 tollerabile un mese d' ingiusta carcerazione, mentre ad un gentiluomo fiero della coscienza clel sao diritto e del sentimento della propria d i i n i t ~ sar intollera, bile lo essere per prepotenza conrlotto prigione, carico di ferri, a traverso le vie popolose di una citth, di,pieno meriggio, e ira le grida di una plebaglia ignorante che applaude alla vendetta del solclato. La nuova formula, piuttosto che dare la chiave del problema, esprimiva con un circolo il i*esultatob della soluzione del problema : perchb appunto b tollerabile ci che si deve tollerare senza resistere, ed 15 iniolkeq-abile quello a cui si Iia diritto a resistere per non tollerarlo.

Questo s i comprese dal T r e b u t i e n : e volse lo studio a dare un senso coiicreto alla formula, di B a r b e y r a C, E: perchB la sopportafiilitd, ( nella quale sta tutto il nodo di questa teorica) un secondo enimma, ed a cki.la cercasse in un criterio oggettivo potrebbe parere sopportal2ile anche un

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anno d'ingiusta prigionia; cos T r e b u t i e n detta il criterio di questa sopportabilith, e lo trova nei dubbio o nella cegatezza della illegittimit del comando. Se l'atto che si volle impedire era apertamente vietato da una legge, il privato pu impriaemente resistere con ogn sua forza; cos se si tent l' arresto di un debitore civile in giorno festivo, o in ora notturna, o nel domicilio chiuso, tale tentativo una ingiusta aggressione alla quale i . . lecito resistere; non si resiste alla legge, ma alla violazione della logge.

3. 2771.
Secondo questa prima regola la ostensioize clel. mandato (i) in caso di arresto fuori di flagranza, parrebbe dovere essere condizione indecli~abile della criminosit della resistenza. PerchD la legge vieta allo agente di arrestare senza manciata, e cos l'arresto che egli tenti h un atto contro la legge che. apertamente lo interdice. NB potrebbe alla mancata astensione supplire la grodu$ioio.~lepostuma di un mandato scritto che lo agente dica di avere avuto presso di s.; si perch il privato non era obbligato a credervi; s perchb cotesta limitazione esporrebbe al grave pericolo ( difficile a verificarsi ma pure possibile) che lo zelo del giudice si affratellasse con lo zelo del birro; e per coprire un abuso di potere comkesso da costui il giudice lo favorisse di [in . mandato anticlatatci, Lo che sarebbe commettere un .delitto di falso per favarire un delitto di abuso di yotere, e per far soffrire allo innocente che resist. a quel sopyuso la pena di un delitto che non esistette. Anche la 'giurisprudenza toscana dei tempi

u,niversis quorum interest ohiicere rila.~z%s. . . ut offkiales ab ipsis pprivatis resistetztiUus cc facienda injuria acr*ceantur.

puri abbracci la dottrina della necessita non solo del nzandato, ma anche della ostensione del mandato. N pot8 essere diversamente ovunque alla verit non fece velo 1' ossequio alla tirannide ; poichir la stessa sapienza romana riconobbe questo vero ; e (quel che pii k da notarsi) lo riconobbero gli stessi Imperatori. Oltre la 1. 4, S. 2, f l ne quis eunz qui in jus, sono a vedersi nel Codice la I. fin. de ~iscussor.Ebus,e la I. unica de s ~ ~ e r i n d i c l o : aned che D i o c l e z i a n o nella Zeg. 5, C. de jure fisci, sanziona che se qualche ufficiale voglia occupare a favore del fisco beni privati senza legittimo ordino, si possa impunemente resistere: sa~zcinzus Zicere

(1) Anche P e s s i n a (trnltato d i pewalit spcciwle pag. 1 6 3 ) insegna senza esitazione che quando si resista a d una intimazione di arresto senza regolare mandato e fuori dei casi autorizzati dalla legge, non s' incorre nel titolo di ribellione ma il fatto rimane nei termini di una rissa privata. Quanto alla pi nioderna pratica toscanii la valutabilit clei vizi dell' arresto a scusa del resisteute.si assoda sulle sentenze riferite nel repertorio del C e r r e t e l l i alla parola resistenza n i nn. 10, 12, 1 8 , 2 0 , 22 ; e sulla decisione de1'25 aprile 1833 della Suprema Consulta riferito ivi in riota ; e pi modernamente sui decreti della Corte di Cassazione del 13 giugno 1841 relatore Pezzella e (lei 21 giugno 1841 relatore Cerboni inserito negli A~aiznlidi yiurispriccle?lz: loscana vol. 3, pnrt. 1, col. '455 e 456. Pub vederusi anche nelle cotlclztsioni dcl F o r t i edite da1 Camn~elli,il pag. 41 e 51 : e Kl e i n clkpzitcrtio d c slnobedic?ztict i~itpunicap. 5 ; i7t C ~ I C SCollcct. ~ 1 1 9 . 1363.

- 433 S. 2772:
Ma se (prosegue T r e b u t i e n nella sua esemplificazione ) trattasi invece di una errcrta inferpetrazione di legge, o di una irregolaritd nella esecuzione dell' ordine, non '8 lecito resistere. Cos se fa ordinato l'arresto in un caso in cui la custodia preventiva rion ricorreva, o se fu cominessa una nullit in un processo verbale, di sequestro, la re'sisteiiza & criminosa. Esistendo 170rdii1e,e mostrato quest' ordine dallo esecutore, non pucl pietendere il cittadino che lo esecutore giudichi delle .sue eecezioni contro l' ordine che egli pretende vizioso, perch8 lo inferiore non ha competenza in tale sinda-. cato; il privato deve obbedire sal.vo reclamo e successivo riparo Q).
(l')Facendo un' analisi paziente dei giudicali della Corte Suprema di Francia che si vengono obiettando come autorit proclamatrice in senso assolzito della punibililk della resistenza ad atti notoriamente ingi~isli,io confesso non essermi riuscito trovarne uno dove in senso assoliilo siasi data sanzione a sithtta nlassima. 11 vecchia regola di ermeneutica legale clie i.giudicati dei tribunali intanto fanno dottrina giurisprudenaiale in quanto si connettono alla fllispecie decisa : ci che pu esser detto pi in largo in un considerando non fa massiriia s e il giudicato speciale h a una speciale ragione di decidere nelle circostanze del fatlo. Ora evidente che ' i o lotti quei casi ove l a Corte i'iteniie legale I' alto al quale si era resistito era impossihiie c e r o ~ r u ila inassima che legihtirnasse la resistenza ad atti itzgiusli..Del pari in tiltli quei casi nei quali esis,teva il mandalo o 1' d i n e del17 autoiil che abilitav; gli. agenti, della forza a quella eseciizione alla

VOL.TT.

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quale si resistette, e soltanto si elevava questione sulla regolarit delle forme, non ticorreva 1' obielto di una ingiustizia evidente, ma si desumeva la ragione di resistere da un dubbi? yizwidico. In una parola io non trovo un giudicato nel quale siasi deito, si l' atto e v a eviden~emnente Wgizksto m a pure tu n o n dovevi resistere. Si allegano, Cassazione 14 aprile 1820, affare Cosleroste; che perl contempla una semplice irregolarit di fornla nel rriandato Cassazione 5 gennaio 1821, affare B e r ~ z n r d ; dove .per esisteva mandalo di arresto per parte del giudice, e si deduceva soltanto' la illegalith del mandato Cassaziono 3 settembre 1824, affare D o r a n s ; dov e espressamente si clichiara che I' ordine era legale Gas: sazione 3 0 maggio 1823 ; dove parimente si proclama la esistenza del mandato di arresto per parte della legge (codice di istruzione criminale art. 106) trattandosi di delitto Rasraille Cassazione 15 luglio 1826, anre Camnporasso; dove parimente si deducev;~ un semplice difelto di forma nella esecuzione del mandato Cassazione 26 febbraio 1829, affare Desmoliens; dove deducevasi che le guardie nell' atto di constatare una flagrante contravvenzione di caccia illegaltnenle si volevano impossessare del fucile come ciocutnenlo di convinzione Cassazione 1 0 marzo 1842, affare B e c q ; dove si allegavano vizi di foriria nell' ordine di pignoramcnto t Cassazione 2 marzo 1855, affare Mlte; dove si dichiara che l' ordino del Prefetto al quale voleva farsi opposizione era legitliq~atodalla necessi$ del17urgenza, trattandosi di ria- ' prire una strada comunale arbitrariamente chiusa; qui d' altronde non era in giuoco la liberih individuale n& alcun principio di legittima difesa Cassazione 22 agosto 1867, a r a r e F a n i c n ; dove orasi dolla pubblica forza volulo impedire u n con~bat~imeulo galli, e si pretendeva che 1' ordine di del Prefello di Calais proibitivo di queslo feroce spcllacolo fosse eccedente i suoi potcri. Blalgrado ci pi recenleiriente B l a n C h e fiziat?.i8rnc Elzide n. 46, png. 75, et sui%) sembra essersi pronunziato contro la dottrina del1;i legittima resistcn~ . za. Egli osserva che lo ammelterla ristabilisce il dominio della

forza brutale in societ: ma il dominio della forza brutale . non si sostienc egli col proteggere la violenza illegitliuia? Osserva che B pi saggio obbedire e poi reclamare: rna qui non questione di saggezza, bens di diritto. Anche 0 . r a z i o credeva di essere stato saggio quando narrava di avere a 41;arsalia gettalo lo scudo e preso la fuga.

S. 2773.

Bnclie questa teorica non senza difficolta. In special modo B a notarsi che delle due resistenze possibili, quella ci08 contro ' ordine, e Z quella contro la esecuzione deZZ7ordine, la medesima hon legittimerebbe mai la prima forma (1). E questo 8 forte se si pone come assoluto per la ipotesi di un accordo criminoso intervenuto fra chi einise 1 ordine (2) e chi lo esegu. Io credo difficile dettare ' con le esemplificazioni una regola cos delicata.
(1) Aoche prescindendo dalla ipotesi di un accordo criminoso fra il giudice che d l' ordine e il subalterno ah<: 10 eseguisce, questa dislinzi~ne intrinsecamente pericolosa. Bene la combatle J o h n ( i n H o I t z e n d o r F P ' s NnndDucl~ lib. 3; S. 22, png. 119)osservandu che il mandalo i l l e g i l l i ? ) ~ ~ emesso tial giudice non pii divenire legittiino percl~dil giudice lo abbiu fillto eseyztirc d a a l t r i il quale in buona fede lo credeva legittimanienle enianalo: e la osservazione mi sembra perentoria. i,?, del pari esallissirna la dislinzione clie fd J o h n fra otto iiagittsto ed atto illegale. Un ordine pu essere i?,$ittsto ma non illegcile quando si aveva potesih di emellerlo; lo che esenplifica nel giudice che autorizzalo ad ordinare lo arresto di un debitore sospuito d i fuga abbia corso troppo nello apprezzare i timori di fuga nel caso concreto. Quel12 ordine pu essere dichiarato ingilcslo dietvo migliori verificazioni nia non illeyaie, perch li; valu(azione

dei criteri del sospetto di fuga lasciaci dalla legge alla prudenza del giudice. E conclude che l' atto illegale sempre ingiusto; e cos sempre impunita la relativa resistenza. 501tanto aI17 atto legale pu adattarsi la ricerca se f u giusto od ingiusto. (2) ;In alcune curie Germaniche si senza esitazione accolto il principio cheSnon possa perseguitarsi criuiinalmente la opposizione e .la resistenza eliam ai fiicta conlro u n atto ingiusto, Cosii fra i giudicati della Curia Vismariense, raccolti sotto il nome del BIe v i o, alla part. 5, clecis. 307, trovasi fatta tale applicazione alla resistenza opposta conlro un sequestro eseguito in forza di una sentenza dalla quale pen-' deva 17appello, ed ivi alla nota 4 trovasi registrato corne apptesso: Jzidici injuriose exeqzlenti ejusque apparitoribzis ve1 ministris pro conservatione possessionis etiam ai resistere licitum, ziti intcr Decisiones ~aostras alibi exposiLzinz est. Questa nota allude alla decis. 369, part. 4 , ove si ripete la dottrina che il Nagistrato quando eccede i suoi poteri agisce come privalo quando enim potestate SZKG abulilur, vim atque inju9*ianz infert, nntittlt azito?'itntem et sccizcli~nuniasn qzbnsz oflcizcm tribzrit; avvertendo perb che la ingiustizia della esecuzione a cui si ha resistilo non scrimina la resistenza quando degenera in violenza pubblica. N credasi clte qriesta osservazione del R l e v i o sia una e limitazione empirica dettata per mere vedute di politica utilit. Tult7altro che ci. Gli Alemanni non ebbero mai niente di empirico nel giure penale. Essa t3 1' applicazione di una regola generale; e la deduzione logica del cardine fonda.mentale della nozione dei male6ai. Ogni reato tragge la propria essenza speciale dal suo oggelto, cioh dal diverso diritto aggredito. La resistenza ha la essenza propria nella aggressione contro la pubblica giusbizia, e dove siasi iuipedito non un atto giusto, ma un alto evidentemente ingiusto, il principio di contradizione fa scomparire il titolo speciale di resistenze. BIa la vis pubblica, la detnnzione arbitraria, I' onticidio, e simili, hanno un ben diverso oggettivo ~iuridico,l'una nella

l u

- 437 pubblica tranquillitri, l' altra nella liberl individuale, 1' altro nel diritto alla vita, e simili. Laonde s e nel resistere si O commesso violenza pubblica, si sequestrato 1' uficiale, o si ucciso, la .ingiustizia dell' ordine che fa sparire il titolo di resistenza non fa sparire gli altri titoli che nascono dai falti incidenti e prevalenti su quella. Tutto detto quando si giudicano i fatti del resistente come s e fossero commessi contro persona pviwnta. La ingiustizia dell' ordine ha soltratto dal'calcolo della imputazione i rapporti fra privato e pubblico ufnciale; ma non ha distrutto i rapporti ira cittadino e cittadino, n& quelli che intercedono fra uomo ed uomo. Laonde la ingiustizia del17ordiue potr negli altri reati che si commettano ad occasione della resistenza tenersi a calcolo come una minorante, ma non potr distruggere lo esser loro, n cancellarne la iniputazione, ,salvo quando svolgano la necessit assoluta della difesa e presentino gli estremi ordinari del naoderame; Il titolo di resistenza era subordinato alla pres u n h giustizia dell' ordine: tolta questa sparisce quella: ma il fatto rimtine talo qual7 2: rispetto a d altri diritti eventualmente aggrediti. Se per resistere ad un ordine, quanto viiolsi ingiusto ,ed abusivo, si eccitala una perduellione, la inap-. plicabilil del titolo di resistenzp non pub certamente eliminare il titolo di per.dellione. Tutto si coordina ai veri principii del giure penale.

S. 2774.
Pare a me che in sostanza la formula degli eclettici francesi sul problema attuale ci riconduca alla teorica che fra gli antichi pratici, nei claali (vogliasi o no) si trova sempre la guida per risolvere tutti i problemi, fu prescelta dai pii1 sensati e imparziali. assi distinguevailo fra ingiustizia aotoria e ingiustizia dncerta e dubbiosc~:e arnmettenclo le regole del moderarne nella repulsion~ della prima, man-

- 43s tenevano la imputabilit nella repulsione della seconda. Citer autori non sospetti di dottrine rivoluzionarie : il B a r b o s a Protonotario Apostolico e il T n s c o Cardinale di santa Chiesa, i quali con larga mano di seguaci riducono a questo criterio la soluzione del problema (1).
(1) Si vedano i citati sopra alla nola a S. 2761: T u s C h i o practicarttm conclusionz~~n, litera e, conclzcs. 557, n. 34: . ct litcrcc i, conclus. 413, n. 11 G a r g i a r i o cos. inilitnr. cas. 12, n. 4 l'ari n a c c i o quaest. 32, n. 38, 6G, 88, 92 G r a n t i u s defcngio i~zquisiloruntpag. 204, n. SO, 54 - V i v i u s dccisiones R e g n i ncnpolitani lib. l, png. 154, decis. 92, l%. 6 R a y n a l d o ~ O s e r v c ~ t i o n ucr~)zittaliu,n m li6. 1, cap. -3, S. 1 4 , 12. 16; et S. 1 0 , n. 25 Angelo tract. cie habilitat. reorzillz cap. 101, n. 4. La teorica che ha riposto in luce il Tr e b u t i e n non ni? nuova n& francese: trovisi insegnata dal B u l l e r fpronyft~ariztnz, verbo I Vi$, n. 1 8 ) ove conclude ammettendo che la ingiustizia nren'rh r,IellYallo Zcgilli~nila resiste~za, e la ingiustizia dubbiosa valga a mioorare la imputazione. 1 h1 u l l e r la deslime dnl 1 L e y s e r vol. 9, spec. 590, med. 12 et .seqq. ila anche prima del L e y s e r e del RI u l l e r o avevala insegnata il C a r. p a n o ( nel suo trattato de homiciciio 12. 408 ) il quale pubblicava la sua opera nel 1584 in lililano. Sicchb anche questa teorica ricercandola nella sua origine emana dalla scuola italiana: B a s i l i c o d e c i ~ 1 0 , n, 9 . ivi (In in islis cnsibus cximi cnrcerntztnz, i v ~ p e d i r iapprehensionem, vuln c r a r i satellites, e f l r k g i carceres, vinz v i repelli liceat l 6t sane i d qudem fieri posse cunzrnune et vztlgnlissim,um cfiluilz est czcm oriatzcr e$ n a t u r a l i lege s i i i s i z u dcu f"nsion2s: ed allega B a l d o , B a r t o l o , D e c i o , V o e t , B c r l i c h i o , G o t h o f r e d u e S a l g a d o . ala poscia, confessando che pu parere altdace o,pporsi ad una doltrina cos universalmente ricevuta, manifesta la sua propensiolle

- -

- 439 alla distinzione fra danno reparabile ed irreparabile. % un fatto che i pi insigni dottori dell' antica scuola italiana in generale abbracciarono la dottrina della legittima resistenza, e le mie osservazioni s u ci mi 4anno condolto ad arrisicare la congettura che anche nelle antiche scuole i l partito politica preoccupasse la questione giiiridica, e che i dottori di parte guelfa Cossero per la opinione della libera resistenza agli atti ingiusli e i dottori di parte chibellina per la dohtrina dclla obbedienza passiva. Certissimo che appo i canonisti a far prevalere, come senza dubbio prevalse, la pih libera opinioue non poco influsso esercit la veduta di mantenere le iinmunil ecclesiastiche ed il dirillo di asilo, incoraggiando il popolo a respingere le milizie che senza l e forme canoniche at7essero invaso i diritti della chiesa. illa sia che vuolsi di queste mie coo,oetture, c h o che s e si prescinda da coloro che scrivevano sotto staluti speciali espressamente proibitivi della resislenza anche ad atti ingiusti, la dottrina prdorninante neiZpratici 6 c~uella che interdice resistere in caso di dubbio, e 10 permeite in caso d 7ingiuslizia nln~zifestn.

S. 2775.
Questa soluzione . uno svolgimento del precetto morale che da Epitetto pass nella filosofia cristia' na iqz dubiis absti~te:se tu non hai la certezza che si usi a danno tuo una ingiusta violenza non devi usare violenza j ma quando hai tale certezza ti lecito usarla, La sua utilit pratica sta nel condurre il giudizio sulla imputabilit al criterio della verild reale, e sottrar10 al mutabile criterio della varitd opifiadiua. La dottrina della scuola uZh-ai lifierale versa infatti in cluesto pericolo. Ammesso coine proposizione assoluta che la ingiustizia dell'atto legittimi la resistenza si pu venir subito con buona

- 440 logica alla teorica dello en1o7*e tli fatto. Sin pur vero (dirA un giudicabile) che 1' atto fosse legittimo; io errai non credenilolo tale; e questo errore il sostanziale, e mi scusa: ecco il pericolo della trop1io larg:i dotti.ina che rende facile la evasione della per!a in questo reato. La teorica clello errore cl' altroilde comrineniente applicata anche al tema della resistenza nella configurazione i l j una ignoranza (t) qir1stific:ita della clualith di pnliblico ufficiale; lo ~tctenderln rlnlla persona all' atto non ha che un liasso, e (pesto il passo al quale t~isognaopporre Tino iliipeilimento affinchb tutti i resistenti non nb{liano pronta In scusa della giusta creduliti.
il) Intorno alla iiiaiicanza di diuisu oltre i si cilati veRl ri t a decisio?zcs siczilne clecis. 78, n. 15, f o l . 469, e per !I: pratica sptignola &la s t r i l l O de ningistrutibi~sli&. 6 , cr~t). .I o 1.d : f c o u ~ a , e i ~ ~ u r i o codiyo pennl portiqrtez 8. o ao rwl. 2, ptrg. 205)) pone come estrenio indispensabile della resistciizn clic il pukhlico ufficiale vesta la su:i diviso : e :iotisi clic qiirslo esirnio giureconsulto, ora salito n pii1 alti r: riiclrilaii iiflirii, era Avvocato generale.
i81ci

C;. 2776.

)r;i la giusta credrilith e potentissinia nel caso cleli' aggressione privata: colui che armata rriano mi :ig,.grudiv:i notturnamente non era rin sicario, ma z i i ~ oiiiipiSridenteamico che pigliava cliletto a f'cirnii paura; pure se creilendolo un sicario lo uccisi, io non sono colpevole, perchh sebbene la conilizionc ('1' innocenza non esistesse in vci z~e~~itatc. (3s( rioii scndr, lcgittiiiio uccidere per iinpetlirc una celia)

pure essa era nella mia credulith; e tale credulitd, purch? giusta e ragionevole, mi toglie la coscienza di delincluere. E fincl-ib si tratta di errore sullapersouct la parith corre, come ho detto, anche nel caso di pu1)blico ufilciale non conosciuto per tale (1).
(1) Vedasi lo insegnamenlo di S c b n p e r nella nota
: .I

S. 2760.

Ma posto una volta che il privato abbia cognizione clella qualitit cli pulblico ufficiale in colui, che gl' intima l'arresto od altro, deve entrare in diffi(lenza del proprio giucliaio sulla illegittimiti della intimazione. Egli deve presurnere che sia giusto cluell' o~iline, rileno clie le circostanze del caso non a gli diano la certezza positiva del contrario. Finch dice, io credeva, io dubitava, il giudice che trova insussistenti i sospetti del privato non pu valutargli siffatta ci'edulitci; e gli risponde, male facesti a sostituire il tuo privato giudizio al giudizio cli chi ra~proscntarra1' a u t o r i t i D n quando invece il pri9 vato puii (lire, resistei perchk crn certo di resistere ;i(l una prepotenza, il giudicc che si vede costretto t i clividere col privato tale opinione, e trova indiscutil~i!e lo abuso del pubblico ufliciale, non lla piu ragione di punire, pcrch? la prcstinzione (li legittiiiiitir negli atti dei pubblici uficiali non pti elevarsi :I prestinzione jlwis el c7c jztiac, ni? agli occhi del giu~licc, agli occlii ilcl privato, senza condurre i cittaclini alla condiziono (li scliiavi. Ed ecco percli? rlrirtnilo il vizio dell' atto dipende da una questione giuiiilica di forma o di procedura niente vale clie

- 442 al fine della disputa il vizio rea1mcnt.e sinsi riconosciuto; perchb dove questione giuridica 13 rlecisione deve riservarsene al magistrato, e nella disputa fra il puhblico ufficiale ed il privato questi

non si pu6 far giudice in causa propria, dove esiste un punto giuridicamente disputabile, la cui decisione ~qpartienea1 solo magistrato.

Ma per quanto si voglia essere sostenitoi-i dt.1 principio di autoriti giammai si puB an~mctterc (tranne sotto la figura di ecccsso di difesu) la rnostruosa alleanza di un pronrinciato di colpa1rilitil contro il pulA~licoufficiale e di un pronrinciato di colpabilitib contro il cittadino che a Irii resistctt'c. Ci0 che si vri, ripetendo da molti, clovete ohheilire e poi muovere rlr~erela criminale contro 1' ufficiale clie ahuSO (le1 potere, agli occlii miei rin vero controsenso; perclie o 1' uflciale non fu nb per dolo nC per colpa lata redarguibile, ed b vanith muovere la querela; o fu redarguibile, etl b contradizione dicliiarare ilelitto gli atti clie nei limiti della ncccssith tendevano ad impedire un ilelitto (1).
(1) Anche I" c r r ;o f do direilo pelictl t>i,l. 6, pri!]. 47 48) ammette che la resisleiiza non sin punihile corile tale iion solo quatido I' agente della forza non f u conosciuto dalI' oppositore, ma anclie quando 1' atto :i cui si fcce oppnsizionc fosse illcgiftimo, salvo a priiiire in questo C:ISO lo ecccsso del rnodo; e aggiunge che neil: art. 95 del codice Brasiliano trovasi fiitto aperto cenno di questa limiliiziorie. hla a lui scnibrit pericoloso clie la legge sanziorii il dirillo di

t/

- 443 resistenza senza definire i casi: c questi a suo vedere sarcbbero i seguenti 1 . O arresi0 senza mand,ito - 2.0 vio5 . O asportazione indebita di lazione indebita di domicilio oggetti altriii 4." quiindo I' esecutore scenda ad utrrse personali. In tali casi (egli concliide) la rcsistcnzii non i dc: litto ma difcsa legittinia, e si 1ia diritto non solo di resistere ma ancora di cliiamare gli amici ed i vicini al soccorso. Uguale dottrina propugnn lo illuslrc l o r d n o nel suo cri~,r?t~e?ltnrio all'art. 1% del codice Portoglicse, vol. 2, pccg. 20Ci.

Certamente noli deve mai neppure nel preselite tein:%dimenticarsi clie i limiti del moclerarne sono il criterio regolatore nella lotta tra privato c privato, e del~l~ono esserlo a maggiore ragione tra privat,o t> ~~ubblico agente: come lo eccesso oltre quelli nella prima ipotcsi lascia sussistere 1s imputabiliti qua.ntunque minorata, cosi deve lasciarla sussistere nella scconcla ipotesi quantlo siavi eccesso nella reaziontl. I principio dcl rapporto tra il iilalc temuto e il male 1 recato non pub dinlcnticrirsi cluanclo si tratta di scriiriinare una rcsistciiz:z che al~ltia prodotto gravi danni alla ilei.sona degli esecutori; sc in spccial niodo tcriclcva ai1 impcdirc un sccluestro di mobili, o un arresto cli clcbitoi6i,che in breve ora poteva aunullnrsi c elio clava ragioiic civile a Inrgliissiiiie iilclcnilit~i, difncili a spci.c~i.siin casi cliversi. Coinlrcnilc ogiiuno che clunnilo ;II~CIIC si concecla sotto il ptiiito (11 visisaantologico clic scomlinia il titolo (li rcsistcnx:l ]~arclikIn coscienza di rcsistcrc ai1 u n atto ingitistc) ne bccin iimncarc lc coniliziorii cssciizinli nello cleiiicnto inttxizioiiale, i1 fatta riilianc scmprc inlprif2bile rluaiir!~lioli sarel~be Icgittiii~o iiepprirc contro il

privato per cagione del suo eccesso. RIa quaildo tutto si esauri in una lotta passeggiera diretta al fine cli conservare quella libertB personale clie in faccia alla ~ e r i t si riconosce ingiustainente ed illegalmente ag gredita, pu9 bene larglieppiarsi e dare la ragione n cili ce l' al7eva realmente, senza tremare per il principio di autorita. Io per certo non accetto cluella cruila sentenza che il principio di antoritit si rafforzi col iuostrare che agli agenti pubblici si deve c1iinai.e In filonteanche quando commettono un abuso cli potere. Con ciO si costruisce per breve ora il regno del terrore, non si consolida il governo della ragione (1).
(1) La tesi della non punibilii5 della resistenza ad atto ingiusto si k in Germania sostenuto dallo Z a C h :i r i a e in un' apposita dissertazione inserita nel Nzcouo Brcltivio di rlirilro c ~ i m i n n l canno 1845, pny. 544 e scyg. ;e pi iriodei~nan~ente energica convinzione dallo insigne prof. B e r con r i c r nel suo Lelrrbzlch png, 470 c scgg. 5 ediz. ovo ricorda clie il codicc di Brunswick ai $3. 107 e 108 ha convertilo in legge l' autorizzazione a resistere agli ordini illegiltimi del17autorit8. Uguale principio sernbra essersi accolto dal codicc Bavaro art. 136, Sassonc art. 142, e dal Codice del1: Impero Tedesco $. 115, nel quale s e Iie trova il fondairiento nella parola 1cyitli1)io f i e c k t s ~ ~ ~ i i s s i yla i quale fu e aggiunta a quel paragrafo dopo la discussione del Reiclistag, coiiie osserva S C h u i z e, LclrrDz~clb S. 66, noltc 22. E questa parola fuvvi aggiunta appositamente pcr rnodcrnre le troppo clurc disposizioni del S. 80 del Codice l'russicino, e la relativa giurisprudenza dei supremi Tribunali di I'russin, i quali si erano avvicinati alla dottrina Francese della obbedienza . I~assiva.Difiusissirno in questo scnso i l o h n in Il o l t z e n{ l o r f f 's Ihtidbuch lib. 5, 22, pug. 1 1 7 e scgy.

s.

Fiiialnicnte appartiene ai criterii essenziali ( c precisaniente a quelli relativi allo elemento inteiizionale) anzicht? ai criterii iiiisuratori del presente malefizio la regola sulla quale la resistenza ~ i e conl corso cli cc]-li fiizi degenera in perduellione od i11 violenza p~lJIJlica.E evidente clic non pu, essere criterio misuratore di n11 ente ci9 clie tramuta 1' ente da una in un'altra specie, ma cluello soltanto clie ne modifica la quantitti mantenenclolo nella pristina specie. Non sono criterii misuratori ne il fino di farsi giustizia nel furto, clie lo fu scendere alla ragion fattasi; n il fine di libidine nel plagio, che lo cauil~iain ratto; n il fine di uccidere nella lesione personale, che 1s converte in tentato omicidio ; laoiide ai criterii essenziali di certi reati spetta quello negativo della assenza di certi fini che lo fanno degenerare in diverso titolo; e cosi spetta ai criterii essenziali della resistenza il diretto di quei fini che nc farebbero una pe~luellione od una violenza pul~l~lica.

Ora l' attacco (1) o la resistenza verso i pubblici ufficiali fa clegcnerare il titolo in perdlcellioize quanclo sotto l'apparenza di voler liberare dei carcerati i facinorosi agivano per il clisegno di spingere In lotta fino al rovescio clel governo costituito, sollcvanclo il popolo col pretesto pietoso di quella esirnizione: (lui si B incominciata la esecuzione del piii

grave reato, si voluta rompere la guerra civile; ed manifesto il cambiarncnto di titolo. Degenera poi la resistenza in riolc~lzal~~lbfilicn ragiont3 in del fine, non bastando surriprc a ci6 i soli mezzi. L a t w b a e le armi apgravtino la cjuantitk politirn della resistenza (come veilrerilo tra poco) m:l noil sempre ne invertono il titolo. Secondo la sottile nozione che iu ordine alla violenza publllica (ilopo tante fluttunnze clie a suo luogo csporreirio) liti accettato la moderna scriola italiana e gerinanica nella pubblica violenza, il criterio costitutivo di questa trovasi in u n fine speciale: qdollo ciue di sf'ogara un odio, o cluello di aver voluto soggiogare la voZoiztli dci pti1)l~liciufficiali e renderla schiava ai voIeri privati. Finclib la f8r.zn privata agisce ella medesima allo irnpetlimcnto ~lell'atto (li giustizia superando fisicaniente la Sirzn pul~blica,siaino nei termini di rcsistenza per quanto siano gravi i modi violenti che servirono a cib: ma sorge la vis come reato speciale quando la forza privata volle farsi signora della volonti del pubblico ufficiale, e costringere l u i stesso a fare cosa contraria alla legge. Fincki la turba strappa con minaccio, percosse,~eclanco lesioni dei pri1)ljlici ufficiali, lo arrestato dalle loro mani, B resistenza: se la turba con modi violenti costringe il magistrato acl cmnnqre un ordinc contro sua volont, oc1 imponc agli umciali di riportare essi medesimi le cose sequestrate al pristino luogo, sorge la violenza pubblica. Qui l'azione criminos:l 1ia voluto signoreggiarc non solo il corpo, ma nnche la volontic del pubblico ufficiale, e questo per. la moderna pi esatta dottrina costituisce il C?-imen vis.

- 417 il) L'art. 200 del codice Francese definisce la ribellione uil (fttricco od una resistenza; ed i coumentari Iianiio dato di speciali r a ~ i o n i clucsia duplice indicazione : vedusi B I a nh c qtrc1t?~i6rrze Ilride poi/. 47. Noi nel definire I J rc:sisterizi~ non abbiariio tcnuto conto dclla parola trttncco; e cib per buoni motivi. O la dictirizione 3 cui vuolsi alludere con ld parola ctllnceo tiene a certe accidentalith materiali, prrchi( a iiiodo di esempio) si voglia distinguere il btto di clii recpiujic la LQrza pubblica che lo aggredisce, dal fatto di clii aggredisce lei (sernpre al fiue di inlpedivlc un iiiio di giuslizia j senzii clie questa lo cerchi; c sifyatta difirenziale rion nierita di esser notata come cariilterc del rrato (qu:inlrinqi~c possii influire sul yrcrdo) perche apre I' adito all;i dibiiiizioiie fra chi ( a modo di esempio) corre adosso alla pubNica forza che ba eseguito un arresto, e si adopera allii liberazione dello arrestato ( l o chc sarebbe un c ~ f t a c c o e chi j essendo minacciato di arresto nella propriii persoria bi oppone ed usa violeiiza ad iiiipedirlo; e cos resiste. O aII:i parola crttacco si vuole auiielicre la idoa di un fine diretIrcnrcnte ostile alla pubblica foiza ollre il scniplicc fiiie d' iriipeclire l' atto di giustizia ; ed allora da cl~iclla purola pii0 generarci equivoco, ed allargarseue il titolo di resistenz;~ oltre i suoi vcri coiifini. fi indubitato clie I G i nozione di qiresto delitto secondo I' art. 209 del codice Francese hti grande div;irio con la nozione clie d iilla resistenza la scuol;i itiiliana. L' art. 200 non f;i cenno di fitti; qualiinc~ue :ittacco alli1 forza piibblica ~iler~lrc rrgiscc per la escctizione dellc leggi, i! forniulri che u!iicamentc coiitempla la iiiaterialitii ; cioi. le concliziotii dell;i prsonct e CICI ~ C I I I ILnddove noi )~. il crilerio oarcliiiiile di qiiestn reato lo r~ivvisinnro ncl fine d' i!irlwdive 6' c~f!o (li g i ~ i s f i ~ i r Anclic per noi crrtanieiitcB t. rcdin 1' otlacco :illa [iitblilica Sorzri tlur,iiitc il suo rsc.rcizio. : 3l;a sc non ricorre cl~iel fine violciizri piihblicn, otl altru ciniiiiinc, ~iorircsisl~riz~i. (Jiicsta difTcrerizi~rlcfra 111 Icltcrii delI' tiri. 2i19 franccsc o la Ietferii dcli' art. 143 tlrl codicc Toscriiin renclc 3Cl~110i i ~ ~ ~ p ~ ~ l i c i ~ b i l c la gitiris~ruder~za francese

- 418 nata sull' articolo 209 di quel Codice. Srircbbc un errore pretendere che chi ( a modo di esempio) per uno sdegno ( i precedente o subitaneo concepito contro un pubblico utricidli~ si lancia sopra di lui, lo percuote o lo insiilla, si dichiarasse fra noi (abusando delle dottrine francesi) colpevole (li resistenza soltanto perchi: 1' uniciale in quello istante escrcilava una sua funzione, quando il percussore non ag per il fhte ili inlpedire quello esercizio. I n questi termini di fatto si avrebbe il caso del17 articolo 344 dove ne concorressero gli estremi ; cioh la violenza puilblica colpita col carcere f i i i r i a sei anni. filai la resistcnzci. Anche il nome di ~riI/ellione usato in Francia, posto a confronto col nome di ~ c s i s l c w a t t usalo fra noi, sparge luce su quesla dilTerenzialc clie i: iricontrastabilc. Quali siano poi It condizioni clie oltre alla clualifica aggiunta al fallo nel suo titolo naturnlr per 1;) yzictlit~r dell' of'eso, fanno anclie degenerare 1' aggressione in pu0Diica violcnzil, lo dirb a qiicsta materia, e. pii specialmente alla nota aggiunla al S. 5044.

Ct-ite~*ii misuratori dcllc r*esiste?z,cci.

Anche nel presente titolo di reato la ricerca ilai suoi criterii misuratori si sucldividc in due ispezioni, secondoch i medesirni si cercano o nel rapporto clel danno imnzediato ( forza fisica oggettiva) o nei rapportto del danno mediato (forza ?norule oggettiv a ) che anclie a paritd di danno im~nccliatonrimenta la quantitu del malefizio o per il maggiore spavento che genera nei cittadini o per In sua inaggiore diffondibilitk.

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