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Di Nicola Palilla nicolapalilla@libero.it http://perunanuovarepubblica.blogspot.

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Breve guida all'autodefinizione politica


1. Penso che, affinch la politica democratica conservi un briciolo di qualit, sia indispensabile pi che necessario che quanto meno i partiti politici conservino delle identit culturali sufficientemente definite. 2. Credo che i partiti che arraffano voti dappertutto, perch fanno un mix delle domande politiche pi disparate, siano indicativi del grado di decadenza della politica. D'altra parte, un partito arruffone deve per necessit non definirsi e non darsi un'identit. 3. Bisogna ammettere che in Italia il PD l'unica organizzazione politica che ha deciso di riappropriarsi del termine partito e di aggiungervi un aggettivo qualificativo e qualificante, bench a mio parere democratico non abbia alcun significato politicamente rilevante. 4. I peggiori partiti in assoluto sono (generalmente, non sempre) quelli che si fondano sul nome del loro leader o su di un nome spot. anche vero, tuttavia, che in certi contesti storici l'emersione di una figura leaderistica o un nome spot (come l'ho definito) siano un segnale positivo e di dinamismo nella selva politica. 5. I nomi spot vanno distinti tra quelli che comunque hanno un significato politico, malgrado non abbiano la struttura Partito o Movimento o Associazione+aggettivo, e quelli coniati come fossero dei marchi da impiegare nel corso di campagne propagandistiche, concepite alla stessa stregua di campagne pubblicitarie. 6. I partiti con loghi in cui primeggia il nome del leader, invece, mi sembrano quelli in assoluto pi penosi perch, non avendo n un simbolo grafico n un'identit culturale abbozzata (da cui il simbolo grafico deriverebbe con disarmante facilit), puntano tutto sulle qualit vere e presunte di un soggetto che deve tirare la volata a tutti i suoi fedelissimi. Il fatto che in Italia, in quasi tutti i loghi di partito, sia evidente il nome del leader una triste cosa. 7. Parimenti triste la latitanza di simboli grafici identificativi. Qual il simbolo del PDL? Qual il simbolo di FLI? Qual il simbolo del PD? Una volta esistevano falce e martello, scudo crociato, fiamma tricolore, rosa nel pugno, sole che ride, garofani, che avevano una chiara connessione con l'identit culturale di quel partito, tanto che tutti i partiti europei appartenenti alla stessa famiglia politica li adottavano. L'assenza di simboli grafici, dotati di un significato intuibile, contribuisce a convincermi della povert dei nostri partiti. 8. La principale distinzione che faccio tra famiglie politiche quella tra dottrine non stataliste

e dottrine stataliste. Con questa distinzione non intendo sostenere che oggi esistono partiti che farebbero volentieri a meno dello stato e del welfare, bens teorie politiche che ritengono che lo stato sia un bene superiore rispetto alle persone e che vada tutelato prima e meglio delle persone, perch lo stato la fonte del benessere della comunit (e talvolta si identifica con la comunit). 9. Le dottrine non stataliste sono l'anarchismo, il liberalismo ed il libertarismo. Poich l'anarchismo non pu costituirsi in partito, giacch la creazione di un'organizzazione metterebbe gli anarchici in contraddizione con la loro stessa idea politica, si pu concludere che le uniche dottrine non stataliste a potersi incarnare in un partito politico siano quella liberale e quella libertaria. 10. Liberale colui che sostiene la democrazia rappresentativa, la dottrina dei diritti umani, la separazione dei poteri, la laicit dello stato e la sua minima dimensione. Coerentemente con quanto scritto in altri articoli e con le esperienze politiche dell'Occidente, un liberale pu prendere il nome di liberale, di liberaldemocratico, di progressista, di radicale. 11. Bench a molti possa apparire diversamente, questi aggettivi possono essere considerati politicamente equivalenti, senza particolari difficolt. Se teniamo conto di Formalit del principio di legalit e funzione del controllo democratico, facile capire l'affermazione relativamente a liberale, liberaldemocratico e progressista. Non immediato, invece, riconnettere l'aggettivo radicale al pensiero liberale. 12. Per aumentare il grado di precisione delle mie affermazioni (e non entrare in contraddizione) debbo per fare la precisazione che nel secondo dopoguerra il liberale, liberaldemocratico, radicale o progressista che fosse, non stato contrario all'espansione dello stato e all'implementazione del Welfare state, venendosi cos ad attutire significativamente l'aspetto antistatalista del pensiero liberale. In questo senso, l'aggiunta di democratico all'aggettivo liberale pu essere pi praticamente giustificato dalla parziale accettazione dello statalismo, piuttosto che dalla mia teoria del bilanciamento tra elementi formali ed elementi sostanziali. 13. Radicale pu significare in politica la qualunque cosa, dato che serve anche a designare la destra e la sinistra estreme. Tuttavia, i partiti che si sono definiti radicali non hanno mai bazzicato in quelle periferie, ma hanno sempre rappresentato la parte pi avanzata del partito liberale. Il partito radicale italiano, per esempio, nato dalla scissione dell'ala sinistra del PLI. Il partito radicale pi importante della storia, per, stato quello francese. 14. Durante la Terza Repubblica, i radicali hanno costituito la maggior forza politica. I radicali erano i pi legati alla causa repubblicana, alla questione della laicit dello stato ed erano, pur appartenendo per cultura e sociologia al mondo borghese, anche assai vicini al movimento

socialista, tanto che nel Novecento essi finirono per costituire gruppi in parlamento denominati radicali e socialisti. Chiaro che il socialismo radicale ha un carattere umanitario che nulla ha da spartire col marxismo. 15. Tratter del libertarismo un'altra volta. 16. Tra le dottrine stataliste possiamo annoverare il socialismo, il comunismo, il fascismo, il cristianesimo politico, il dispotismo illuminato. 17. Per quanto riguarda il socialismo ed il comunismo sarebbe pi appropriato riferirsi ad un certo socialismo e ad un certo comunismo, giacch queste due dottrine vanno oltre il marxismo-leninismo; il marxismo di Marx, a sua volta, differente dal marxismo di Lenin. Secondo il marxismo di Marx, dovendosi realizzare con la scomparsa dello stato, il comunismo non poteva essere statalista, ovviamente. Analogamente, anche il socialismo di Fourier e di Proudhon (che poi pi un anarchico che un socialista) non prendevano in considerazione l'idea di stato. 18. Fatta questa precisazione, penso che sia piuttosto corretto affermare come i partiti socialisti e comunisti affermatisi storicamente siano stati statalisti. Solo a questi mi riferir nel proseguo. 19. Che un comunista non possa essere democratico senza smettere di essere comunista mi sembra cosa semplice da argomentare. L'ideologia marxista-leninista in s antidemocratica, perch si basa sull'idea che il proletariato sia sostanzialmente una massa informe ed ignorante bench rappresenti la forza rivoluzionaria per definizione che il partito comunista dovr forgiare imponendo la sua dittatura per un periodo di tempo indefinito. Poich quando una lite prende il potere non riesce pi a farne a meno, tanto che l'Organizzazione viene piegata secondo la logica di sopravvivenza della lite anche contro il resto della societ, la dittatura del partito comunista non cesser mai e non ci sar mai alcun approdo alla societ comunista. Il partito comunista, inoltre, non il proletariato, ma una squadra di rivoluzionari di professione per lo pi intellettuali che di norma non sussistono lavorando in fabbrica, ma con le prebende del partito. Ora, il fatto che i comunisti siano assolutamente certi della correttezza della loro ideologia e della loro competenza a governare gli uomini nel giusto senso, non vi sono margini alcuni di discussione al di fuori della dottrina marxista-leninista e al di fuori del partito. Nessun membro della societ civile, oltretutto, pu permettersi di criticare l'operato del governo, il quale deve necessariamente avere ragione perch esegue un'ideologia che di per s stessa non ha errori. D'altra parte, un contestatore del governo senz'altro un elemento del proletariato che sfuggito alla socializzazione, ossia al processo di trasformazione morale che porter gli uomini a vivere senza Stato e tuttavia in pace e nella prosperit. Che il comunista sia uno statalista cosa

che si rivela da s stessa. 20. Socialista frequentemente considerato colui che sostiene la necessit di una trasformazione della societ e del sistema economico senza passare dalla rivoluzione, ma mediante graduali riforme. 21. Possiamo assumere questa definizione come valida, bench le cose non stiano effettivamente cos. I partiti socialisti marxisti, infatti, non hanno mai abiurato il marxismo e la rivoluzione, se non dopo la caduta del Muro di Berlino. Non a caso, socialisti e comunisti hanno fatto fronte comune nelle elezioni parlamentari durante gli anni Trenta in Francia e nelle prime elezioni repubblicane in Italia. I socialisti presero le distanze dai comunisti soltanto dopo la destalinizzazione e i noti episodi di Praga. Pi che altro, la differenza tra i partiti comunisti e socialisti stata nel fatto che i primi furono eterodiretti in quanto legati a doppio filo al PCUS, mentre i secondi restarono indipendenti dall'Unione Sovietica ed indipendenti tra di loro. 22. Comunque sia, i partiti socialisti sono statalisti perch ritengono che lo stato abbia il compito di creare quelle condizioni di equilibrio, di uguaglianza e di giustizia che impossibile che si generino da s nell'ambito della societ civile. Per fare ci, indispensabile che lo stato intervenga profondamente nell'economia, fornendo beni e servizi pubblici e sottraendone la produzione ai privati. Bench impropriamente, i partiti socialisti si sono venuti ad identificare con lo stato sociale, senza rigettare le forme della democrazia rappresentativa. A cagione di ci, il modello politico sociale dei socialisti prende il nome di socialdemocrazia, per il quale vale un discorso analogo a quello che vale per la liberaldemocrazia: se, infatti, la liberaldemocrazia l'aggiunta del controllo del demos su istituzioni solo formalmente garanti della sua libert e dei suoi diritti, la socialdemocrazia l'aggiunta del controllo democratico su istituzioni sociali e politiche che ispirate da un'ideologia di per s anti-democratica non potrebbero garantire l'esistenza della libert. Questo spiega perch i socialisti possono anche assumere il nome di socialdemocratici. 23. Per quanto riguarda il dispotismo illuminato ed il fascismo sar molto breve. Per dispotismo illuminato intendo riferirmi non a quello che leggiamo nei libri di storia che nondimeno rappresenta l'unico caso in cui l'espressione pu essere usata correttamente quanto la possibilit di un governo che, malgrado non sia democratico, istituisca comunque un apprezzabile sistema di sicurezza sociale. In questo senso, potremmo anche assimilare il fascismo a questa dottrina. Ci che metto in evidenza che la presenza di un apprezzabile stato sociale, bench possa essere ben voluto dal popolo, non indice di democraticit del sistema politico. Questo, ancora una volta a sottolineare che lo stato sociale non implica l'esistenza della democrazia e viceversa. In assenza di democrazia, lo stato lo strumento

del potere del despota e perci costituisce un elemento ineliminabile e alla sua merc. 24. Per cristianesimo politico mi riferisco all'impegno in politica dei cristiani. Essendo accomunati solo dalla loro identit religiosa, i cristiani possono essere liberali, sociali o conservatori a secondo dei tempi e dei pensatori. In questo senso, inserirne le dottrine dentro lo statalismo pu risultare forzato. Nondimeno, possibile affermare che fin qui i cristiani in politica sono stati sostanzialmente statalisti e che solo nel corso degli ultimi venti anni hanno cominciato a dirottare stabilmente verso il neoliberismo. In ogni modo, venuta meno la contrapposizione ideologica con il mondo sovietico, anche la spinta culturale del cattolicesimo (in ambito politico, s'intende) si praticamente esaurito. 25. Per la loro posizione favorevole nei confronti dello stato sociale e del riformismo socialista, i cristiani possono definirsi sociali; se sono genuinamente convinti del modello liberale o liberaldemocratico, possono essere chiamati cristiani (o cattolici) liberali. Complessivamente presi, per, essi si sono per consuetudine definiti cristiani-democratici o popolari. Ancora una volta sottolineo come l'aggiunta di democratico stia a significare l'accettazione del sistema rappresentativo e della sua avanzata legislazione sociale. 26. L'atteggiamento politico che tradizionalmente i cristiani hanno tenuto stato quello del paternalismo, ossia l'idea che lo stato dovesse prendersi carico dei poveri e dei deboli per piet cristiana. Le molte riforme sociali promosse dai partiti cristiani al potere (tra cui l'istituzione dello stato sociale: riflettiamo sul fatto che la DC ha sempre mantenuto il governo in Italia durante la cosiddetta Prima Repubblica senza che ci abbia compromesso il progresso sociale e materiale del paese; ma rileviamo anche che il partito socialdemocratico andato in Germania al governo solo nel 1966 quando lo stato sociale tedesco era gi stato istituito dai cristiani della CDU e che i socialisti non sono mai andati al governo n in Belgio n in Olanda, pur essendo questi due dei paesi tra i pi avanzati in termini di stato sociale) hanno avuto luogo sopratutto quando essi sono stati pendenti verso la loro parte sociale (in Italia guidata da Aldo Moro), a meno che non fossero dichiaratamente d'ispirazione cristiano-sociale ( stato il caso del Belgio, per esempio). 27. Le definizioni d'appartenenza politica, a mio giudizio, dovrebbero quindi dipendere innanzitutto dall'accettazione o meno dello Stato come bene superiore ed essenziale, nonch da quella del sistema della democrazia rappresentativa; dopo di che, prendere in considerazione il livello di sopportazione delle dimensioni e delle funzioni statali (ossia, poco o molto stato?). Alternativamente, essi possono ruotare attorno ad uno specifico programma o manifesto politico ovvero sposare una causa politicamente nuova come, per esempio, l'ambientalismo. Un ultimo caso rappresentato dai partiti regionalisti, indipendentisti o etnici, i quali hanno in s stessi una chiara ed evidente ragione d'esistere

che inutile che io mi ci soffermi sopra. 28. L'inutilit dell'aggettivo democratico in politica , secondo me, dovuto al fatto che chiunque decida di far politica sul piano legale, accettando il sistema rappresentativo e l'ordine economico esistente, obbligatoriamente democratico. Tutti i partiti che competono per il governo e che non si propongono di rivoluzionare il sistema sono dunque democratici, senza bisogno che stiano l a specificarlo. In questa accezione, ha un senso definirsi liberale, progressista, radicale, cristiano sociale, cristiano liberale, cristiano e basta, socialista, socialdemocratico, socialista liberale, comunista, ecologista o fare riferimento ad un'area territoriale o ad una minoranza etnica o ancora ad uno specifico programma o manifesto politico. Dichiararsi semplicemente democratico o repubblicano (quando non c' l'alternativa della monarchia) o inventare sigle e nomi fantasiosi (democrazia cristiana per le autonomie, riformatori italiani, Popolo delle Libert, API, Unione dei democratici per l'Europa (UDEUR), Futuro e libert, Democrazia libert, Democrazia Europea, Italia dei Valori: che significano?) solamente la conseguenza di un sistema partitico decaduto che non ha pi niente da offrire agli elettori e ai tanti che vorrebbero impegnarsi in politica, se non un piatto di fagioli (che per, tante volte, ti sistema per tutta la vita!).

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