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htm Capitolo 1 - 1930 - 1945 IL BASTARDO PRODIGIO

"Sono un bastardo. Mio padre era un abruzzese testardo, mia madre una francese nata nella Svizzera tedesca. E lei, a sua volta, era met provenzale e met del Valais, lo stesso ceppo dei valdostani. I bastardi sono forti e intelligenti. Ma io non credo di essere un fenomeno". Cos Giacinto Pannella detto Marco, che nasce a Teramo il 2 maggio 1930 sotto il segno del Toro, ricorda le proprie origini. I1 padre Leonardo, nato nel 1898, proviene da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, studia ingegneria a Torino, si laurea e si impiega alla Banca agricola provinciale. Durante un viaggio di lavoro a Grenoble conosce Andrea Estechon, nata nel 1900, figlia di albergatori: se ne innamora, la sposa e la porta con s a Teramo. "Cio nel profondo Sud, perch questo erano gli Abruzzi di allora", ricorda Marco. Pannella si trascina dietro l'ingombrante nome Giacinto in onore di un prozio preteletterato, che ospit su una sua rivista articoli scritti da Benedetto Croce e Giovanni Gentile. "Da noi, come in tutte le famiglie del ceto medio nel Mezzogiorno, una o due persone per ogni generazione entravano nella Chiesa", racconta Pannella a Giulia Massari in un'intervista del '75, "perch al primogenito spettava il diritto di occuparsi degli affari di casa, mentre gli altri diventavano notai, farmacisti o preti". "Questo zio monsignore", continua Pannella, "si occup invece dell'amministrazione delle terre, rimase insomma il classico capofamiglia. Era l'unico che avesse interessi culturali. Quella sua rivista era una cosa del tutto artigianale e provinciale che per, per un caso strano e con una certa commozione, ho poi ritrovato in biblioteche specializzate a Parigi e a Vienna". Don Giacinto Pannella, alla cui memoria Teramo ha dedicato una via centrale, fece un gesto abbastanza audace per quei tempi: "Quando mio padre torn a casa con la moglie francese, che parlava soltanto la propria lingua e aveva i capelli corti in un paese dove tutte le donne li portavano raccolti a crocchia sulla nuca, e

indossavano vesti nere lunghe fino ai piedi, lui cap che doveva aiutare la giovane coppia piombata on un mondo diverso e difficile. Cos scorpor la parte di propriet che spettava a mio padre, e gli dette qualche possibilit. Pu darsi che io non abbia animosit anticlericali per questo semplice dato di cronaca: perch la persona migliore della mia famiglia era questo prete, che era stato liberale e non popolare sturziano. Ho sempre avuto ottimi amici preti. Sono un laico, tranquillamente, senza lotte interiori o problemi". "Ma anche Marco Pannella, in realt, un prete", sostiene Massimo Fini, commentatore dell'Europeo e dell'Indipendente, "infatti usa spesso parole come "scandalo", "testimonianza", "vita", "verit", "dar corpo a"... Ma non un prete latino, accomodante, tollerante. Lui un intransigente prete del Nord, un protestante, un calvinista. E il suo spaventoso rigore morale, assoluto, quasi maniacale, lo deve aver preso dalla madre". Concorda Giulia Massari: "Dalla mamma ha ricevuto molta lucidit, dal padre cocciutaggine e gusto dell'argomentazione". Pap Leonardo era fascista: "Come tutti quanti, allora", ha raccontato lo stesso ingegnere nel '76, "poi partii per la guerra, rimasi lontano da casa molti anni. Quando tornai ero diventato liberale. In casa nostra si parlava di politica, si leggevano i giornali. Anche Marco divent liberale". Due anni dopo il primogenito, in casa Pannella nasce Liliana. Diventer docente di storia della musica all'accademia di Santa Cecilia a Roma. Parteciper anche alle attivit del partito radicale, ma se ne allontaner in polemica con la proposta, da parte di alcuni deputati del Pr, di abolire come ente inutile una certa associazione di musicologia che le stava a cuore. A casa Pannella, famiglia di solida borghesia agraria, negli anni '30 non manca nulla. Neanche il brivido dell'antifascismo. La signora Andrea, infatti, in casa parla soltanto francese perch vuole che i figli crescano bilingui. E cos, in quell'Italia francofoba che odia a tal punto i francesismi da sostituire parole innocue come "panorama" con assurdi "tuttochesivede", il sospetto della fronda si posa su quella casa nella via di Teramo oggi intitolata a don Giacinto Pannella.

"Un'infanzia normale", ricorda Pannella, "con molte donne, zie e contadine che mi accudivano, giochi e allegria. Per in quella normalit, in quella felicit, c'erano piccole cose di grande importanza. Un vecchio calzolaio antifascista, per esempio, proprio sotto casa nostra, dove non si doveva andare. Avevo tre o quattro anni. Beveva, dicevano che era inavvicinabile per questo. Per si capiva che il male era che urlasse contro il fascismo. Mio padre lo difendeva. C'era anche allora una droga: l'alcol. E quell'uomo si ubriacava, si distruggeva perch era l'unico modo con cui poteva ribellarsi". Anche la signora Pannella che osa parlare nella propria lingua passa i suoi piccoli guai: "C'era sempre qualche notabile che veniva a dirle che non si doveva fare, non era bene, che bisognava stare attenti". "Da piccolo Marco era vivacissimo, sensibile, precoce", ha detto la signora Andrea, "ma con mio padre, vecchio e malato, diventava tranquillo. Gli stava accanto per ore senza muoversi, accarezzandolo con tenerezza. stato sempre affettuosissimo". Difficile immaginare un Pannella silenzioso, a sei come a sessant'anni. Una certa venerazione per i vecchi, per, Marco l'ha conservata. Ha sempre voluto che i suoi genitori fossero presenti ai congressi radicali, e ha spesso difeso la "saggezza delle nonne che si iscrivono al partito ascoltando radio radicale". "I genitori li adorava", conferma Aldo Canale, "aveva verso di loro un affetto che oserei chiamare borghese. E anche un certo timore borghese, una sorta di preoccupazione per quello che potevano pensare di lui". La morte della madre nell'83 gli ha lasciato un dolore profondo. "Col padre", ha raccontato Enzo Tortora, "Marco stato semplicemente meraviglioso. Invecchiando s'indeboliva di mente, perdeva la memoria, e Pannella prendeva il treno per andare a Teramo a fargli fare esercizio: con infinita pazienza gli insegnava di nuovo le tabelline". Dopo la scomparsa della moglie l'ingegner Leonardo si spento lentamente, ed morto nel 1986. Nel '35 Marco viene iscritto con un anno d'anticipo alla "primina" della scuola Montessori di Teramo. Le Montessori erano rare, a quei tempi. E la buona borghesia teramana era ben felice di sperimentare le nuove dottrine pedagogiche. L'anno dopo, per, la famiglia Pannella si

trasferisce a Pescara. E Marco finisce l le scuole elementari saltando la quinta, come succedeva allora ai primi della classe. "Ma era anche per ragioni di "classe" che noi ragazzi borghesi eravamo avvantaggiati rispetto agli altri", ricorda Pannella. "Noi infatti parlavamo gi italiano, mentre i bambini poveri conoscevano solo il dialetto. Il mio maestro a Pescara era figlio o parente dei nostri contadini di Teramo. Perci io godetti fin dal principio dei benefici della struttura classista della nostra societ". Marco-prodigio, due anni avanti a scuola, pure bilingue. Non soltanto perch il francese la sua lingua materna, ma anche perch ogni estate viene spedito in Francia da parenti, in vacanza. Ed l che, a otto anni, diventa perfino antimilitarista. Ecco come and: "Erano i giorni del famoso convegno di Monaco, nel '38. Sembrava che stesse per scoppiare la guerra. In Alta Savoia, mentre aspettavo che mio padre venisse a prendermi, una sera i miei cugini pi grandi mi raccontarono che un'intera compagnia di soldati italiani - ma in realt era soltanto un plotoncino - aveva passato la frontiera e consegnato le armi ai francesi, perch non voleva fare la guerra contro la Francia. Erano un giovane sottotenente e dieci soldati. Vidi che erano esseri umani, quei "disertori", "traditori", "obiettori di coscienza", e non mostri come ce li dipingevano i fascisti. Quell'episodio mi diede molto da pensare sulla propaganda patriottica e sulla guerra". Un'altra passione politica di Pannella nasce in Francia. Ecco come viene gettato il primo seme: "Mi avevano mandato a casa di un "instituteur" a perfezionarmi nella lingua. Io mi ero affezionato a tutt'e due, marito e moglie, che per fra loro litigavano a morte: si tradivano, si insultavano, si mettevano le mani addosso. E io ero sempre in mezzo, a volte prendendo le parti dell'uno o dell'altra. Decidevo perfino se dormire col marito o con la moglie. Mi chiedevo perch mai quei due, che si facevano reciprocamente una vita dinferno e che invece separatamente erano persone cos amabili, dovessero continuare a vivere insieme. Ero turbato, facevo il confronto con l'armonia della mia famiglia. Significava gi, forse, porsi sia pure in maniera rozzissima il problema del divorzio, ribellarsi all'idea che due siano legati per sempre perch un giorno decisero

di sposarsi...". E sulla spiaggia di Pescara il piccolo Marco scopre anche il razzismo. Una scoperta dolorosa: "Avevo una compagna di giochi, si chiamava Adria. Era il mio primo grande amore, avevo preso una cotta gigantesca per lei. Ci vedevamo tutti i pomeriggi a giocare. Ma un giorno, d'improvviso, non si vide pi. Scomparsa. Era figlia di ebrei, e la sua famiglia era scappata a Tangeri. Allora ho capito cosa vuol dire perseguitare le minoranze". Antifascismo, droga, antimilitarismo, divorzio, diritti delle minoranze: tutto gi l, nel microcosmo abruzzesesavoiardo? "Sono fatterelli, per servono a dimostrare quello che ho sempre detto: vita privata e vita pubblica sono un tutt'uno. sempre l'esperienza personale, privata, che si trasforma in politica e d la forza per combattere le battaglie. Io dico spesso che le leggi non devono affondare solo nei giorni, ma anche nelle notti. Tanto pi "privati" certi fatti m'appaiono, tanto pi pubblici e politici cerco che siano riconosciuti. E quell'eterna polemica fra amore e amicizia, che grosso equivoco! Dire che con la ragazza puoi chiavare e con lamico devi parlare, vuol dire dividere in due la propria vita. Unassurdit". Nel '4I Leonardo Pannella fa carriera e si trasferisce a Roma, seguendo la struttura delle banche italiane: prima provinciali, poi regionali, infine nazionali. La famiglia trova un appartamento vicino a piazza Bologna. Marco frequenta la scuola media di via Giovanni da Procida, "a venti metri dalla campagna attorno alla stazione Tiburtina, con pastori, stagni e il campo di calcio Artiglio", come ricorda in un'intervista ad Antonio Debenedetti sul Corriere della Sera. "Per i sabati fascisti c'era una caserma in piazza Ruggero di Sicilia. In classe gi nel '4I sapevamo della Petacci, si raccontava di cocaina dai Ciano e ci si masturbava brancatianamente durante le lezioni". Il pi romano fra i leader politici non romani va poi al liceo classico Giulio Cesare, dove i compagni lo ricordano soprattutto perch "si arrabbiava quando lo chiamavano Giacinto". Contemporaneamente l'inflessibile madre, anticonformista ma perfezionista, non paga di avergli fatto saltare due anni, lo spedisce anche a lezioni private di violino e scherma. Con il professore

di musica Marco lega subito, perch quello parla francese, legge Le Monde e discute di politica con lui. Quanto al violino, non si sa com' andata a finire. Con la scherma, invece, male: "I1 maestro era un fascistone aggressivo", lo liquida Pannella. Dopo i bombardamentl di San Lorenzo, nellagosto 43, la famiglia Pannella sfolla per un anno in Abruzzo. Marco studia regolarmente ("Non ero un bravo studente: se un libro o una pagina mi appassionavano mi ci buttavo sopra, se no me ne fregavo"), e alla maturit nel '47 prende otto in storia, sette in matematica e storia dell'arte, e molti sei. Ma ormai, dopo il ginnasio, dal '44 a Roma sono arrivati gli americani. La libert. La democrazia. E il partito liberale.

Capitolo 2 - 1945 - 1955 IL LIBERALE UNIVERSITARIO

"Un giorno ho visto in edicola Risorgimento liberale. L'ho comprato, mi ha interessato. Mi pareva che ci fosse dentro quello che pi amo, la libera discussione intelligente. Da quel giorno ne ho sempre comprato due copie: una per me e una per i miei compagni di scuola, perch la leggessero e ne discutessero, mi portassero le loro obiezioni ed esponessero le loro idee...". divertente immaginare il Pannella quindicenne impegnato gi allora, come oggi, in una missione di proselitismo permanente. Per lui importante avere delle idee, esprimerle e battersi per esse. Ma vitale soprattutto convincere chiunque si trovi attorno. Anche adesso, qualsiasi persona gli rivolga la parola per un qualsiasi motivo (un saluto, un incitamento, un rimprovero) si sente sempre rispondere innanzitutto con una domanda: "Ti sei iscritto al partito radicale?". Conferma la sua compagna Mirella Parachini in un'intervista del 92: "Ha la sindrome della pecorella smarrita. Il meglio di s lo d con le persone che deve portare dalla sua parte. Gli piace sedurre". Il futuro seduttore nel '45 sedotto dal partito liberale, il pi antico partito italiano. Il glorioso Pli di Cavour e Giolitti, che fino al fascismo aveva dominato la scena politica nazionale, al primo voto del dopoguerra, nel '46, crolla per al 6,8%. Marco comincia

a bazzicare via Frattina, sede nazionale del Pli, prende la tessera a 15 anni e sette mesi. "Il primo gesto grave di cui ho memoria riguarda, vedi il caso, un referendum: quello del 2 giugno '46 su monarchia o repubbhca. Io e i miei amici optammo per la posizione crociana di agnosticismo, ma la maggior parte dei liberali vot monarchico". Per la verit i ricordi di uno dei suoi amici di allora, Paolo Ungari (oggi docente della Luiss, l'universit della Confindustria, e dirigente pri), non combaciano con quelli di Marco: "Pannella scriveva slogan a favore del re su fogli di quaderno e li affiggeva sui muri dei palazzi del quartiere". In ogni caso Marco, dopo il liceo, si iscrive a Legge all'universit di Roma. Ma pi che a studiare, pensa a fare politica universitaria. fra i fondatori dell'Ugi (l'Unione goliardica italiana che raccoglie i laici) e poi dell'Unuri (Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana, l'organismo unitario di tutti gli studenti). Cos lo ricorda Sergio Stanzani, futuro senatore e segretario radicale, che lo conosce nel '47: "Alto e magro come uno spettro, lavorava con una capacit incredibile. Era diverso dagli altri: aveva una maturit e una consapevolezza superiore. Ma soprattutto possedeva gi quell'intransigenza interiore che lo distingue. Anche da ragazzo non ha mai concesso molto a se stesso". "S", conferma Pannella, "non avevo neanche i soldi per il tram e mi facevo tutta Roma a piedi due volte al giorno. Ogni tanto, per rimediare qualche lira, aiutavo mio padre in ufficio". Leonardo Pannella nel '49 lascia la banca e si mette in proprio. Apre una ditta di import-export. Gli affari vanno bene, ma non c' verso di coinvolgere il figlio votato alla politica. Varie volte Marco cerca di interessarsi alla societ paterna, ma proprio non ce la fa. Pare che negli anni '60, a causa di un suo affare sbagliato (import una partita di datteri senza riuscire a collocarli in Italia), per mesi i militanti radicali romani mangiarono datteri. Gli domanda Giulia Massari nell'intervista a Playboy del '75: "Nella tua famiglia, chiaramente tendente alla "carriera" in senso borghese, cos'era il tuo fare politica?". Risposta: "Qualche volta oggetto di

discussione, non di polemlca. Io gi allora parlavo molto e, credo, con un certo potere dl persuasione. Forse lo esercitavo anche sui miei genitori. O forse essi erano, in fondo, abbastanza aperti, abbastanza comprensivi. O magari esasperati di sentirmi discutere senza arrabbiarmi. Del resto, nemmeno loro si arrabbiavano mai". Conferma pap Leonardo nel '76: "Approvo sempre quello che fa mio figlio, anche se non ne discute con me". Continua Pannella: "E poi, una laurea l'ho presa, no? A Urbino, con un voto bassissimo: 66. Scelsi Urbino fra le tante universit perch pareva che l avrei potuto fare presto. Discussi per quattro ore, con undici professori. La tesi era, guarda un po', sull'articolo 7 della Costituzione: il Concordato. Me l'ero fatta scrivere da alcuni amici, un capitolo ciascuno. Io non l'avevo neanche letta tutta. Per da discutere c'era abbastanza". I vecchi notabili del Pli, nel frattempo, dopo l'errore del referendum collezionano altri fiaschi. Alle politiche del '48 si alleano con i qualunquisti di Guglielmo Giannini per strappare elettori di destra alla Dc, ma ottengono soltanto il 3,8%. Pannella in quelle elezioni fa comunque disciplinatamente propaganda per il suo partito. Quindi l'accusa di "qualunquismo", la pi frequente scagliata dai comunisti contro i radicali, ha una sua piccola base storica. Nel 1950, a vent'anni, Pannella diventa il capo nazionale degll universitari liberali. Augusto Premoli, senatore pli, lo ricorda come "una promessa per la nostra famiglia" con Guido Quaranta, nel libro Superpannella (ed. Matteo, Treviso 1977): "Fin dagli anni pl acerbi della sua vita faceva spicco per il gusto della polemica, per la qualit degli argomenti e, come avrebbe detto Einaudi, per il felice paludamento verbale con cui difendeva le proprie tesi". "A queste doti non trascurabili", continua Premoli, "aggiungeva la fantasia, il fiuto nello stanare e nell'inventare temi che avrebbero fatto presa sull'opinione pubblica, e uno spiccatissimo senso del teatro. Per cui ad ascoltare Pannella, e ne valeva la pena, si aveva sempre l'impressione di far parte di una platea di spettatori non del tutto convinti, ma certo

attratti dal livello della recita". Pannella in quegli anni legge molto: "Per me sono stati importanti cinque o sei aforismi di Nietzsche sul bene e il male, Gozzano, guarda un po', e la Sonata a Kreutzer. Un certo numero di Esprit, la rivista del filosofo cattolico Emmanuel Mounier, trovato nella stazione di Modane nel '47 aspettando un treno. La Storia dellet del barocco di Croce. Un poeta, Saint-John Perse, Nobel nel '60, da leggere come si legge unenciclopedia, e che tutti invece trovano difficile perche conosce troppi termini. Thomas Mann, aedo della borghesia, e i libri della Medusa". E Marx? "I miei compagni lo leggevano, ti citavano immediatamente la quarta o quinta risposta a Feuerbach. la segnalazione che si fa liturgia o litania. Io non ho letto Marx, ma ne ho preso quel che mi occorreva. E poi, proprio bambino, ho letto i grandi romanzi russi, trovandomi sempre un po' a disagio con i patronimici ma cavandomela benissimo, perch in realt anche nel romanzo classico non c' bisogno di un intreccio". Ma il pane quotidiano di Marco sono i giornali. "Perch nei giornali ci sono idee che non appaiono, forse per la loro posizione, cio per essere collocate a fianco del fatto contingente e minuscolo, avulse dal presente. Leggere un settimanale o un quotidiano importante, perch ne ricevi idee che prendono corpo dentro di te, che diventano te stesso. Io leggevo il Mondo. Non credo invece nelle ideologie codificate e affidate ai volumi rilegati, alle biblioteche e agli archivi. L'ideologia te la fai tu, con quel che capita, anche a caso". Cos per l'eclettico Pannella importante anche ascoltare alla radio, fra il '46 e il '48, il Convegno dei cinque. Lo affascina in particolare Umberto Calosso, parlamentare socialista libertario, che parlava di libero amore, di preti e di religione, di liberazione umana e di pacifismo: sua fu la prima proposta di legalizzare l'obiezione di coscienza dopo il caso di Pietro Pinna nel '49. Calosso durante la guerra era stato anche voce di radio Londra, "attraverso la quale molti di noi giovani balilla, figli della lupa, avanguardisti, che ascoltavamo la radio del regime negli anni '40, ogni tanto udivamo

quella stranissima voce pirata che ci diceva cose inimmaginabili, piccole e sconvolgenti. E ce le diceva, da radicale, nella forma della narrativa e non della saggistica". "All'universit di Roma", continua Pannella, "che all'inizio degli anni '50 era ancora nel suo insieme fascista nonostante la direzione ufficialmentc antifascista, riuscimmo ad assicurare che Calosso potesse tenere delle lezioni. Il mio compagno Giuliano Rendi, nonostante si professasse nonviolento gi allora, ruppe un ombrello sulla testa del fascista Caradonna per difendere quei contro-corsi sul Manzoni e sull'Alfieri, pensate un po' quanto rivoluzionari, eppure tanto temuti". Il futuro parlamentare missino, allora capo degli universitari fascisti romani, voleva infatti impedire di parlare a Calosso, "traditore e disertore socialista". Gli attacchi degli estremisti di destra contro gli universitari laici dell'Ugi erano continui: "Ricordo una foto su un quotidiano romano del pomeriggio, Il Giornale della Sera. Era un po' sfocata, ma si vedeva un ragazzo che saltava gi da una finestra, stringendo una cassetta al petto. Ero io. Si doveva votare all'universit, e i fascisti di Caradonna mettevano i bastoni fra le ruote. Votammo. Ma i fascisti entrarono, ed erano armati di pugni di ferro e altre armi, erano parecchi, avevano un'aria pericolosa. Io presi l'urna e mi calai gi dalla finestra di Scienze politiche, un primo piano rialzato. Sotto c'erano dei forni di calce viva, con degli operai attorno. Riuscii a non caderci dentro, ma ci andai vicino. I fascisti nel frattempo erano scesi e avanzavano dalla strada, sempre coi loro pugni di ferro e quelle facce da bestia. In un attimo mi vidi perduto. Ma gli operai alzarono le pale e cominciarono a scagliare calce. Insomma, fu una vittoria della classe operaia". Pannella, dopo la laurea in legge, lavora nello studio di un amico avvocato per un anno e si iscrive all'albo professionale. Ma i suoi interessi ormai hanno tutt'altra direzione. Presidente dell'Ugi, dal '54 dirige l'Unuri, facendovi confluire anche gli universitari comunisti. "Accadde qualcosa che in quei giorni pareva impensabile: si realizz l'unione di tutti i laici, dai comunisti ai liberali che allora erano considerati estremisti di destra".

L'Ugi la fucina di buona parte degli uomini politici italiani: da Pannella ad Achille Occhetto, da Bettino Craxi a Gianni De Michelis, da Stefano Rodot a Luciana Castellina. "Enrico Berlinguer invece lo conobbi nel '52-'53 quando, di ritorno da uno dei suoi incarichi nel movimento comunista internazionale, era venuto a vivere a Roma vicino a piazza Boiogna, dove abitavo anch'io", racconta Pannella a Marcello Sorgi sulla Stampa nel 90. "La sera Berlinguer scendeva a portare a spasso il suo cane, un pastore tedesco. Quando lo incontravo passeggiavamo insieme parlando di politica. Poi i nostri rapporti si raffreddarono. Quando lo rividi, nel '74, anzich chiamarmi "Marco" mi rivolse un gelido "Pannella"". I giovani virgulti che si allenano negli anni '50 a far politica nelle universit non navigano nell'oro. "Il movimento studentesco era molto povero", ricorda Pannella, "e per portare avanti il nostro lavoro vivevamo praticamente sui treni. Viaggiavamo di notte, in seconda o terza classe, per risparmiare i soldi dell'albergo. I nostri compagni ci aspettavano nelle stazioni per delle riunioni di un'ora o due. Poi prendevamo un altro treno per arrivare a un'altra stazione. Ma la nostra vita era piena e molto intensa". In quegli anni Pannella conosce molti futuri dirigenti radicali: Stanzani, Rendi, Gianfranco Spadaccia, Massimo Teodori, Franco Roccella, Giuseppe Ramadori, Lino Jannuzzi.

Capitolo 3 - 1950 - 1960 DUE MAESTRI: PANNUNZIO E ROSSI

"Che vuoi, Pannella? Vattene, sei giovane, sii felice, al mondo non c' solo la politica, ci sono le ragazze, la campagna dov' bello passeggiare, che felicit dormire su un prato...". Questo il messaggio che Ernesto Rossi, secondo Arrigo Benedetti, vuole dare al Pannella ventenne. Rossi, antifascista illustre, giornalista al Mondo. Benedetti ha fondato l'Europeo a Milano nel '45, ma dell'ambiente. E l'"ambiente", nella Roma degli anni '50, quello della redazione del Mondo, il settimanale creato nel '49 e diretto dal liberale Mario Pannunzio, a Campo Marzio. Pannella si affaccia sempre pi spesso nella sede del suo

giornale preferito. Non l'unico giovane a essere attratto da quel cenacolo di galantuomini i quali, oltre a confezionare il settimanale pi sofisticato dell'epoca, usano la redazione come un salotto intellettuale perenne, che poi si trasferisce al caff Rosati in piazza del Popolo o in via Veneto. In concorrenza con Marco, a farsi notare dagli "anziani" della cultura liberaldemocratica italiana, c' un tale Eugenio Scalfari. provinciale quanto l'abruzzese Pannella (Scalfari, padre calabrese direttore di casin, nato a Civitavecchia e ha abitato a Sanremo). E come Marco anche Eugenio, pi vecchio di sei anni, un attivista della sinistra Pli. "Ma gli anziani diffidano spesso dei giovani da cui si vedono ricercati", scrive Benedetti sul Corriere della Sera nel 74. "Che ha Pannella? Che vuole?", si cominci a dire subito. Alto, tutte spalle, esile, gli occhi vellutati, la voce calda, i capelli lisci e lunghi ricadenti sulla fronte, non si sapeva spiegare. Radicale anche lui, certo, com'erano definiti i liberali di sinistra e i superstiti del partito d'azione; per aveva un suo assillo segreto. I miei amici l'osservavano incuriositi. Il suo attivismo, il suo essere sempre pronto a correre dove fosse rischio e passione, la smania d'eccitare le sinistre a impegni "liberali" attraeva e impensieriva. Vuoi fare carriera? Un posto alla Rai? Hai sbagliato uscio, Marco. Batti altrove". Continua per Benedetti: "Tutti, l'ammettessero o no, lo considerarono subito una promessa. Senti come parla, dicevano incantati dal timbro baritonale appena aveva la parola nel convegni. Non sottilizzava, aveva qualcosa dentro, cercava desprimerlo, suscitava energie. "Che trombone, esclamavano per, non avrebbe tutte le doti per un partito di massa?". Ma io ho il gusto per gli eccentrici, proprio se non si capisce subito che vogliono. Pannella seguitavo a stimarlo perch uno di quegli italiani seri nell'intimo che non hanno paura d'esser presi per buffoni". Allora: un Pannella "politicomane" che brucia tutta la propna giovent tra congressi, dibattiti, mozioni e riunioni? "Eravamo ragazzi, gli stessi ragazzi che andavano a giocare a pallone o a ballare con le ragazze", dice lui, "che cio avevano quella che si chiama una vita privata. Ma la nostra vlta privata coincideva con quella pubblica. Perch dialogo, per me, qualcosa di complesso

e completo, non unicamente "spirituale": dialogo sono anche le carezze, come i baci, i pugni e gli amplessi, oltre alle belle idee. Il mio manifesto, il manifesto dei radicali, ci viene da un grande poeta, Rimbaud: "Le raisonnable drglement des sens", il ragionevole sregolamento dei sensi. Una frase anti "maudit": Rimbaud aveva intuito quello che poi i cibernetici hanno dimostrato a livello scientifico. Il dramma la "ragionevolezza"". Ma fra i giovani che frequentano negli anni '50 i "grandi" del Mondo, gli eredi diretti di quei Gobetti, Salvemini e fratelli Rosselli che Pannella cita da quarantanni in ogni suo discorso, Marco quello pi pieno di sacri furori? "No, soltanto un po' ardente. Per in un modo diverso dai sacri furori, che fanno sempre pensare a qualcosa di cupo, di introverso, a una volutt di martirio. Io invece sono un estroverso, uno che ama la vita, per nulla tormentato, per nulla bruciante. "Route de braise et non de cendre", diceva un poeta: non la fiammata che brucia subito e lascia inutile e triste cenere, ma la brace, che dura a lungo"". E quei maestri, sono stati buoni maestri? "Le persone che per me hanno contato non volevano certo essere maestri. Due vite hanno determinato la mia. Le vite di due persone che sono morte, una quando era giusto che morisse, nel '68, perch non aveva pi speranza ed era convinto di avere finito; l'altra invece in un momento ingiusto, nel 67, quando molte delle sue previsioni si avveravano. Parlo di Mario Pannunzio e di Ernesto Rossi. Il partito radicale fatto di tutto quello che dicevano loro due". Cosa dicevano? "Pannunzio era la moralit, non il moralismo. Ci che io amavo era il suo rigore, anche stilistico, quando ci predicava di ispirarci a Flaubert. La sua indifferenza al potere fu il suo maggiore insegnamento. Era un politico, se politico colui che muta l'organizzazione della citt, che incide nel proprio tempo. E chi, negli anni '50, ha inciso nel proprio tempo? Dicono: Mattei, Vanoni. Loro hanno creato forse qualcosa a livello degli oggetti, ma in realt ci che Enrico Mattei, il demiurgo dell'Eni, ha lasciato, la "realpolitik" della corruzione; e Vanoni alcune buone soluzioni di meccanismo di controllo politico. Niente per che abbia veramente lasciato un segno, come appunto Pannunzio e Rossi, mai considerati dei veri politici,

neppure dai loro amici. Erano qualit insolita per un borghese: denaro. Perch di denaro non avrebbero saputo come spenderlo. affar loro".

due borghesi con una il disinteresse per il avevano bisogno. Non Il consumismo non era

Ma Ernesto Rossi, davvero tu lo consideri un politico? "Eccome. Lui cos lieto di esistere, della letizia di un fanciullo, aveva previsto tutto: il corporativismo di Stato, la mano pubbllca che d profitti a quella privata, il protezionismo. La sua battaglia contro la Federconsorzi dimostr che non cera alcuna rottura fra l'ltalia di Mussolini e quella democristiana, cio del fascismo democratico. Il Duce a torso nudo nellAgro pontino forse pi simpatico, certo non diverso dal dc Paolo Bonomi che dal '45 ha fatto il dittatore nelle nostre campagne come capo dei coltivatori diretti". A un convegno su "Ernesto Rossi, democratico ribelle" nel 76, Pannella ricorda cos il suo maestro: "Non avrei potuto concepire le battaglie per i diritti civili senza la vicinanza e lesortazione costante di Ernesto Rossi. E questo avveniva nel '64-'65, i nostri anni peggiori, quando eravamo considerati drogati, omosessuali, scostumati. Ernesto morto l8 febbraio 67, avevamo inventato insieme quella cosa che si chiamava l"anno anticlericale", che sembrava tanto di cattivo gusto. Il testo lo scrivemmo insieme, e il 5 febbraio diceva a sua moglie Ada, in clinica: "Vuoi vedere che quei pazzi hanno avuto ancora una volta ragione? Vedrai che alla manifestazione del teatro Adriano ci sar molta gente, lo sento". Continua Pannella: "Molti ci rimproveravano di sporcare un nome, quello del partito radicale, di una tradizione pulita, degna, dignitosa, austera. Ed Ernesto Rossi anche allora veniva giudicato da molti suoi amici una persona squisita, purissima, onestissima, bravo giornalista, ma che di politica non capiva nulla. Perch voleva l'abrogazione del Concordato, azioni di rottura, denunce dei compromessi contro i "padroni del vapore". Lo sentivamo tutti i giorni, anche nel Pr: "Che bravo Ernesto, come scrive bene Ernesto, ma che pazzo". E invece fu proprio lui a denunciare il dato centrale degli anni '50, lo Stato della Confindustria e dell'lri, e a scatenare la polemica sulle responsabilit miste del capitalismo privato e statale. Per questo stato un

grande uomo politico" (da Marco Pannella, discorsi, ed. Gammalibri, Milano, 1982).

Scritti

"Nessun altro, fra i politici, ti ha insegnato qualcosa?", insiste Giulia Massari nell'intervista del '75. "Davvero non saprei chi. Riccardo Lombardi certo un'eterna lezione. Ugo La Malfa forse, in qualche momento. Sono stato abbastanza vicino a La Malfa, mi ha dimostrato benevolenza, lui, che dicono non tolleri nessuno vicino a s. Per questo affascinante Crispi dei tempi moderni mi ha deluso. Cosa ha fatto La Malfa? La liberalizzazione degli scambi, si dice. Gi, e poi? Cos' cambiato, con la liberalizzazione degli scambi? Tutto rimasto come prima. Politico ci che incide, ci che determina sviluppo, crescita. E poi la sua insensibilit ai diritti civili, la sua unica attenzione ai fatti economici, sempre proponendo e riproponendo piccole soluzioni...". Di minimalismo per, dopo vent'anni, Pannella accusa anche il gruppo del Mondo. Dice infatti nel '78: "Leggevamo o scrivevamo sul Mondo, ma la nostra era un'autosoddisfazione aristocratica e cieca. Eravamo una societ di 40-50mila persone al massimo in tutta Italia, "libere" come "liberi" erano, sotto il fascismo, Croce di scrivere e migliaia di leggere la Critica di Laterza. In questo senso i veri eredi del Mondo e dei radicalborghesi di allora sono oggi i compagni del Manifesto: comunicano all'interno dei loro 70-80mila lettori, con la loro produzione di alta classe, i loro bei pezzi di analisi ideologica, i corsivi politici e il compiacimento del "come siamo bravi". Ma in realt ripetono gli errori della cultura elitaria radicale degli anni '50".

Capitolo 4 - 1955 - 1958 NASCE IL PARTITO RADICALE

Il 1955 un anno importante per la politica italiana. Il Psi comincia a staccarsi dal Pci, e fra gli alleati laici della Dc cresce l'insofferenza: Pri, Pli e Psdi mal sopportano il malgoverno, il clericalismo e il servilismo dei democristiani verso il Vaticano. Per di pi, nell'aprile '55 viene eletto presidente della Repubblica il dc Giovanni Gronchi al posto del liberale Luigi Einaudi. I cattolici si ritrovano cos in mano entrambe le poltrone pi importanti dello Stato: la presidenza

della Repubblica e quella del Consiglio. in questo clima che, nel dicembre '55, nasce il Prldi: Partito radicale dei liberali e democratici italiani. Nasce in un modo strano: su un giornale. Pannunzio, infatti, a dare sul suo Mondo la notizia della formazione di un "comitato esecutivo provvisorio" formato da lui stesso, da Leo Valiani, dall'ex segretario pli Bruno Villabruna, dal conte Nicol Carandini e da Leopoldo Piccardi, gi ministro dell'Industria nel governo Badoglio. Sono tre le anime dei radicali, partito degli intellettuali per eccellenza. La prima quella della sinistra liberale. Villabruna, assieme ai giovani Pannella, Scalfari e Ungari, a Carandini, a Franco Libonati, all'ex ministro Leone Cattani e all'avvocato milanese Mario Paggi, esce dal Pli caduto in mano, nel '54, a Giovanni Malagodi. Il nuovo segretario infatti ha spostato il partito su posizioni ancor pi di destra e di sudditanza verso la Dc e Confindustria. Gi da anni la sinistra liberale faceva vita a s. A Roma si riuniva, fin dal '51, al club della Consulta nel teatro Eliseo, in via Nazionale. "Quanto a me, nel '53 che mi sono reso conto dell'inutilit di cercare di rianimare il Pli in senso europeo", precisa Pannella. "Avete il potere? Malagodetevelo!", augurano andandosene i transfughi gobettiani ai seguaci del nuovo segretario. Il Mondo pi caustico: "Il nobile partito di Croce e Einaudi stato affittato (forse neppure comperato) dall'Assolombarda". Nel I993 i giudici di Mani pulite scopriranno i "contributi" dell'Associazione lombarda degli industriali privati al Pli: quarant'anni dopo, nulla era cambiato. Nel Pr confluiscono anche molti azionisti. Ferruccio Parri non aderisce. In compenso entrano Valiani e Guido Calogero, nonch esponenti di Unit popolare (la lista nata nel '53 contro la "legge truffa") come Piccardi. Infine la terza componente: i giornalisti. "Il partito radicale lo fondammo io, Pannunzio, Paggi e Libonati nella casa di Arrigo Benedetti a Marina di Pietrasanta nel maggio '55", si vanta Scalfari nel suo La sera andavamo in via Veneto (ed. Mondadori, 1986). Nello stesso anno Benedetti e Scalfari danno vita all'Espresso.

Questa versione scalfariana contraddetta da Pannella,l'altro giovane gallo nel troppo affollato (d'ingegni) pollaio liberal-radicale: "Non il caso di esagerare il contributo di Scalfari al Pli e poi al Pr. Eugenio era un personaggio assolutamente di secondo piano", racconta l'invelenito Marco a Giancarlo Perna, autore di Scalfari, una vita per il potere (ed. Leonardo, I990). Chi ha ragione? "Scalfari non era un leader della corrente di sinistra del Pli", testimonia Paolo Ungari, allora capo dei giovani liberali, "era solo un giovanotto disponibile, mezzo manager e mezzo cassiere". Ma Dio solo sa quanto ci fosse bisogno, in quell'accolita di pensatori con la testa per aria, di qualcuno con i piedi per terra. Non per nulla Scalfari, prima di rompere con Malagodi, gli organizza a Milano la campagna elettorale del '53. Pannella invece dal '50 il responsabile nazionale degli universitari Pli. Pannella per sta a Roma, mentre Scalfari abita a Milano finch non viene licenziato dalla banca dov' impiegato per un articolo sull'Europeo. Non hanno quindi molte occasioni di incontro, anche perch ormai Scalfari un giornalista avviato, ha sposato la figlia del direttore della Stampa e ama frequentare "in alto". Ma sono entrambi brillanti e ambiziosi. Passano gli anni '50 a darsi gomitate per farsi notare dai "grandi". E il resto della vita ad accreditarsi entrambi come eredi unici e universali del Mondo e della tradizione liberaldemocratica. Con, in ogni caso, qualche credito in pi del parvenu ds Walter Veltroni. Nel partito radicale entrano i giornalisti del Mondo al gran completo. In prima fila Ernesto Rossi, che nel marzo '55 inaugura la fortunata serie dei convegni del Mondo (1955: Lotta contro i monopoli e Petrolio in gabbia; '56: Processo alla scuola e I padroni della citt; '57: Atomo ed elettricit, Stato e Chiesa; '58: Stampa in allarme; '59: La crisi della sinistra, Verso il regime; '60: Le baronie elettriche). I convegni saranno l'arma pi efficace dei radicali in quegli anni. Vengono inoltre arruolati d'ufficio nel Pr scrittori come Ennio Flaiano e Sandro De Feo. Altri nomi prestigiosi: Arrigo Olivetti, Alberto Mondadori, Felice Ippolito, Francesco Compagna, Rosario Romeo. E, fra i

giovani: Stefano Rodot, Tullio De Mauro (ministro dellIstruzione nel governo Amato del 2000), Piero Craveri, Giovanni Ferrara, Fabio Fabbri. Oltre, naturalmente, agli amici di Pannella: Spadaccia, Teodori, Rendi. Il nuovo partito per subisce subito sonore sconfitte elettorali. Al Comune di Roma nel '56 la lista con il simbolo radicale di una donna col berretto frigio (ricordo della rivoluzione francese) non ottiene alcun eletto. Alle politiche del 58 il Pr si presenta assieme al Pri. Ma i risultati sono drammatici: soltanto l'1,4%, contro l'1,1% che il Pri da solo aveva ottenuto cinque anni prima. Fra i sei deputati eletti non c' nessun radicale. Commenta Vittorio Zincone sull'Europeo: "Quello radicale un partito di notabili insediati autorevolmente in alcuni organi di stampa, i quali per sono letti soltanto dai simpatizzanti ed evitati dal pubblico agnostico. Non basta mettere insieme bei nomi di professori universitari e di apprezzati professionisti per vincere le elezioni". Le stesse parole avrebbero potuto commentare, nel '92, il fiasco della lista referendaria dei professori Massimo Severo Giannini, Ernesto Galli della Loggia e Massimo Teodori. Pochi dei cervelloni snob che guidano il Pr negli anni '50 hanno voglia di immiserirsi nell'umile lavoro quotidiano necessario alla costruzione di un partito. "La politica sangue e merda", ha ammonito Rino Formica con qualche ragione. Cos i radicali non superano mai i duemila iscritti, e si illudono che per prender voti bastino giornali pur prestigiosi come il Mondo e l'Espresso, che per in quegli anni non superano assieme le centomila copie. Eppure i temi da loro agitati sono importanti: eliminazione delle commistioni fra Stato e Chiesa, lotta contro i monopoli economici, difesa della scuola pubblica, opposizione alle speculazioni edilizie. Ma le brillanti e aggressive campagne giornalistiche non si traducono in consensi concreti. Inoltre affiorano divergenze su alcuni argomenti: mentre il Mondo, per esempio, in politica estera filoamericano, Ernesto Rossi e gli ex azionisti sono neutralisti. E la politica estera, in un anno come il '56 con i fatti d'Ungheria,

un tema importante. Il motivo pi profondo dell'insuccesso radicale in quegli anni per l'inconsistenza della strategia politica: non si poteva essere allo stesso tempo antidemocristiani e alleati di un partito di governo come il Pri, succube della Dc. Lo intuiscono Piccardi e Scalfari i quali, diventati segretario e vicesegretario nel febbraio '59 dopo la batosta elettorale, si avvicinano al Psi. Il quale per, a sua volta, ormai lanciato verso il centrosinistra, cio l'alleanza con la Dc. Pannella, ancora troppo giovane, non trova molto spazio nel partito radicale. Ma si consola con la politica universitaria, dov' diventato un piccolo mattatore. Nell'Ugi e nell'Unuri i suoi seguaci sono cos entusiasti di lui che vengono soprannominati "pannellati". Al congresso dell'Unuri, di cui presidente, Pannella nel '57 riesce a difendere l'autonomia delle organizzazioni studentesche rispetto alle fedelt di partito. , in nuce, il metodo pannelliano della "transpartiticit", cio dell'unit con chiunque, al di l degli steccati ideologici, su singoli obiettivi concreti. Franco Roccella, anch'egli presidente Ugi (e nel '79 deputato radicale) conia la formula: "Non unit delle forze laiche, ma unit laica delle forze". Nel '56 c' la rivoluzione d'Ungheria. "Parto subito per Vienna con altri dirigenti dell'Unuri ad aiutare i profughi", ricorda Pannella, "stavamo al convento di Pierinstengas, tutta un'ala era occupata da ragazzi di Budapest scappati. Ne aiutiamo alcuni a venire in Italia, la moglie di Pannunzio era ungherese. Quando torniamo a Roma Michele Notarianni a Romano Ledda del Pci mi chiedono di non far prendere all'Unuri una posizione netta sui fatti d'Ungheria. Ma non li accontentai". "Sempre nel '56, un giorno mi chiama a casa sua Ugo La Malfa", racconta Pannella a Giampiero Mughini di Panorama nell'89. " in vestaglia e sotto ha il pigiama: segno inequivocabile che incazzato. Mi dice che va al congresso dell'Ugi a Perugia, dove io avevo deciso di non andare. Mi sentivo gi un po' senatore, o "padre nobile". La Malfa vuole evitare che venga eletto nella direzione dell'Ugi un giovane socialista morandiano (filo-Pci, nda). Allora decido di partire anch'io, sulla sua auto. A Perugia scopro che questo giovane del Psi stato

morandiano a 18 anni, ma che ora un autonomista nenniano. Il veto contro di lui mi sembra sbagliato e ingiusto. Allora intervengo, e quel giovane viene eletto. Era Bettino Craxi". "Un paio d'anni dopo", racconta Pannella a Filippo Ceccarelli su Panorama nell'86, "Craxi diventa vicepresidente dell'Unuri. A un certo punto, per, mi sembra che in quella gestione ci siano delle cose non convincenti, un po' troppo sottogoverno. Cos torno a occuparmene. Bettino non ha responsabilit specifiche, una tendenza generale. Gli vado a parlare nel suo ufficio romano, in via Piemonte. Lui attento e sereno. Alla fine molto disponibile, e accetta di mettersi da parte. Nessuna ruggine". Cos, al congresso dell'Unuri a Cattolica (Forl) nel '59, Pannella e il comunista Achille Occhetto alleati scalzano il mai laureato Craxi dalla guida degli universitari italiani. Dopodich Marco se ne va a Parigi, Achille resta a Roma e Bettino torna mesto a Sesto San Giovanni (Milano), a farsi le ossa nella Stalingrado d'ltalia. "Chi questo Pannella che ha in mano gli universitari italiani?", domanda incuriosito il segretario del Pci Palmiro Togliatti.

Capitolo 5 - 1959 - 1962 ESILIO A PARIGI

Non capita tutti i giorni, negli anni '50, che a un ventinovenne "borghese", iscritto a un partito dichiaratamente anticomunista, sia permesso scrivere una lettera aperta al segretario del Pci Togliatti direttamente su un giornale comunista come Paese Sera, diretto allora da Mario Melloni (Fortebraccio). Eppure questo accade nel marzo '59 a Pannella, forte di una certa benevolenza da parte dei vertici di falce e martello dopo le vicende universitarie dell'Unuri. Pannella, d'altra parte, non si era limitato ad aprire le porte del parlamentino universitario ai comunisti: aveva anche osteggiato, durante il primo congresso del partito radicale nel febbraio '59, la linea filosocialista del nuovo segretario Piccardi e del suo vice Scalfari. " la Dc l'avversario principale, non il Pci", aveva detto Pannella nel suo intervento.

I giovani esponenti della neonata corrente di sinistra radicale" (gli ex goliardi Pannella, Spadaccia, Teodori, Stanzani, Rendi, Roccella, ai quali si aggiungono l'avvocato romano Mauro Mellini, Angiolo Bandinelli e, a Milano, Mario Boneschi e il figlio Luca) stimano che senza il Pci non possibile alcuna alternativa a quello che gi allora i radicali chiamano "regime democristiano". Nonostante la crisi d'Ungheria, infatti, il Pci nel '58 ha conservato il 22% dei voti. Pannella teme che se il Psi, con il suo 14% dei suffragi, andr al governo con la Dc, forte del 42%, ne rimarr succube, com' gi accaduto ai partitini laici negli anni '50. Bisogna quindi far entrare il Pci nel gioco democratico. Pannella nell'articolo sul Paese esorta socialisti, radicali e repubblicani ad annunciare uno schieramento unitario, a coinvolgere i comunisti e a tracciare un programma di governo alternativo a quello democristiano. "Per edificare in Italia uno Stato democratico e moderno necessaria una nuova maggioranza", scrive. Poi polemizza con Giorgio Amendola, "che ripropone al suo partito un compromesso con i monarchici e i reazionari, con i clericali sul Concordato, contro tutta la sinistra e i liberali. Inverosimile". Pannella sa bene che, in quei tempi di guerra fredda, voler superare l'ostracismo dei democratici laici contro il Pci un eresia. Quindi, rivolto pi ai suoi che a Togliatti, scrive: "Fra democratici e comunisti non ci sono stati solo dissensi tattici. Chiedetene agli anarchici e ai repubblicani spagnoli, e comprenderete tra l'altro l'avventura, altrimenti incomprensibile, dell'antifascista Pacciardi e degli anarchici di Carrara che lo mandarono in Parlamento; chiedetene ai socialisti di mezza Europa, e tra questi all'onorevole Saragat, e sentirete operante il giusto ricordo di Benes, di Masaric, di Nagy, della eliminazione fisica della classe dirigente socialista nell'Europa orientale". Pannella, infine, non rinuncia a far lezione al Pci: "Cessate di proporre mirabolanti politiche che nemmeno da soli potreste attuare. Non crediate che i grandi monopoli e gli interessi reazionari controllino ormai ineluttabilmente l'economia europea (era il motivo del no comunista alla Cee, nda). Rivolgetevi come interlocutori ai laburisti inglesi e alla socialdemocrazia tedesca, e non agli sparuti gruppi comunisti belgi, olandesi,

scandinavi, inglesi, che non rappresentano nessuna reale posizione democratica e popolare nei loro Paesi". A 35 anni di distanza sembrano parole sagge, quasi ovvie. Ma allora la proposta di Pannella crea scandalo e viene bocciata su ogni fronte. Togliatti in persona, innanzitutto, gli risponde tre giorni dopo, sempre sul Paese: "Non accettiamo queste polemiche sulla politica del Pci". E ripropone la collaborazione dei comunisti non solo con i laici, ma anche con i "cattolici organizzati", cio con la Dc. Il Mondo, in un articolo anonimo dell'aprile '59 intitolato Lalleanza dei cretini, ancora pi duro: "Non si capisce perch i democratici dovrebbero dar peso alle tesi di un radicale che ripete per caso su un giornale comunista le tesi che il Pci cerca di diffondere da anni. Meglio discutere, nonostante tutto, con l'onorevole Togliatti". E la direzione del Pr emette addirittura un comunicato pubblico per sconfessare Pannella. Disgustato e un po' depresso, Marco se ne va dall'Italia. Non prima, per, di essere riuscito a scambiare due battute a tu per tu con Togliatti: "Vede, onorevole, noi goliardi siamo un po' illuministi". E il segretario pci a Pannella: "Non si preoccupi, un peccato veniale". Poi, il treno per Bruxelles. In Belgio Pannella lavora come operaio nella catena di montaggio in una fabbrica di scarpe. "Ma non ottenni il permesso di lavoro e dovetti andarmene". Finisce a Parigi, dove a corto di soldi si presenta alla redazione del Giorno, il quotidiano dell'Eni, in rue Saint Simon, 7 arrondissement. Comincia a collaborare con la corrispondente in carica Elena Guicciardi. Copre il turno di notte. "Era gi polemico", racconta Angelo Rozzoni, allora caporedattore del Giorno, a Gigi Moncalvo, autore del libro Pannella, il potere della parola (ed. Sperling & Kupfer, 1983), "invece di mandare il servizio richiesto inviava trequattro cartelle di controinformazione. Comunque era molto bravo e diligente, gli darei un sette. Ma aveva l'inveterata abitudine di fare a modo suo". "Frequentavo gli ambienti del Cln algerino, avevo e facevo pubblicare notizie proibite in Francia", ricorda lui, "cosicch una volta il Giorno venne perfino sequestrato a Parigi" Nel giugno '61 il direttore Italo Pietra firma la richiesta di praticantato per il vicecorrispondente

Pannella. E nel dicembre '62, dopo i rituali 18 mesi, Marco diventa giornalista professionista. Ma contester sempre l'Ordine dei giornalisti, e rifiuter gli sconti su aerei, treni e autostrade a loro riservati. Il suo stipendio a Parigi: 20 mila lire al mese. Di politica non si pu occupare, c' gi la Guicciardi. Ma per le pagine di cronaca riesce a intervistare Jean-Paul Sartre sulla tortura, viene inviato a Cannes al festival del cinema, va a Tolosa per un'inchiesta sulle caserme, si occupa di Dalida e del rapimento di Eric Peugeot. Una volta da Milano lo incaricano di cercare Gina Lollobrigida a Parigi. "Le ho lasciato un messaggio in albergo", risponde sbrigativo con un telex che trasuda disinteresse. Nel gennaio 63 si dimette. "Mi licenziarono dopo una mia inchiesta sull Eni e Mattei", dice lui, "dopodich fui messo all'indice. Soltanto Panorama negli anni '60 mi dedic un po di spazio. Per gli altri ero vietato, sia come firma che come notizia". Nei suoi tre anni a Parigi Pannella frequenta gli ambienti della gauche impegnati per l'indipendenza algerina. "Le cose pi belle mi accadeva di farle soprattutto di notte", ricorda, "quando andavamo in giro a scrivere sui muri scritte anti Oas (l'organizzazione paramilitare contraria all'indipendenza algerina, nda), mentre decine di arabi venivano torturati e buttati nella Senna. E i giovani compagni socialisti che erano con me si meravigliavano che un "vecchio" trentenne rischiasse con loro le manganellate dei poliziotti francesi, allora molto spesso complici dell'Oas". Pannella fa anche il suo primo digiuno, contro la guerra d'Algeria. Ma non allenta i contatti con il partito radicale in Italia. Anzi. Dopo la crisi del governo Tambroni nell'estate '60, con il riemergere dei fascisti e gli scontri in piazza a Genova, Piccardi e Scalfari riescono a convincere il Pr ad allearsi con il Psi per le elezioni amministrative di novembre. Il matrimonio conviene a entrambi i partiti: il Pr cerca esiti elettorali meno disastrosi di quelli del '58; il Psi ben felice, in vista del centro-sinistra, di attrarre voti moderati grazie ai prestigiosi intellettuali radicali "borghesi" in lista. Cos nel novembre 1960, due giorni dopo l'elezione di John Kennedy a presidente degli Stati Uniti, alle comunali il

risultato buono: 51 consiglieri radicali eletti nelle principali citt. A Roma salgono in Campidoglio Piccardi, Antonio Cederna e l'attore Arnoldo Fo. A Torino, unico capoluogo dove i radicali restano alleati ai repubblicani (in una lista autonoma con simbolo del Pr e con la candidatura di Norberto Bobbio), viene eletto Villabruna. Ma a Milano che avviene un episodio clamoroso. Su 19 eletti nella lista Psi-Pr, ben quattro sono radicali: Scalfari, Elio Vittorini (l'ex direttore del Politecnico), Sergio Turone e Alessandro Bodrero. Per Scalfari, in particolare, un trionfo: quinto fra i pi votati, con il quadruplo delle preferenze rispetto al debuttante Benedetto (detto Bettino) Craxi, relegato al quint'ultimo posto. Superano Scalfari soltanto i socialisti Mazzali, Greppi, Vigorelli e il futuro primo cittadino Aldo Aniasi. L'inestirpabile antipatia di Craxi per Scalfari risale a quelle elezioni. Dopo pochi mesi, nascer proprio a Milano il primo centro-sinistra d'Italia. Il 20 novembre 1960 si riunisce il consiglio nazionale radicale. Qui Pannella e Giuliano Rendi, in polemica con la segreteria, presentano una risoluzione in quattro punti. Nel primo, sui rapporti con i cattolici, chiedono l'abolizione dellarticolo 7 della Costituzione (il Concordato del '29 fra Mussolini e la Chiesa) e respingono il centro-sinistra, perch la Dc un partito "di destra, capitalista e reazionario" Il secondo punto, sui rapporti col Psi, nega che l'alleanza fra socialisti e radicali rappresenti l'incontro fra la classe operala e la borghesia intellettuale: "Non facciamo i paternalisti, anche noi dobbiamo avere radici popolari". La terza tesi invita a non dimenticare, dopo l'Ungheria, "i gesti di libert degli individui e dei popoli". Ma la quarta tesi la pi innovativa. Si tratta di un vero e proprio programma pacifista: s all'Onu, no a Nato e Ueo, Europa unita con elezioni dirette, disarmo non solo atomico ma anche convenzionale europeo, e "conseguente abolizione degli eserciti", proclamazione del diritto all'insubordinazione e alla disubbidienza civile, obiezione di coscienza. Naturalmente il documento della sinistra radicale non viene approvato, e anzi provoca una frattura fra i "giovani": da una parte i pannelliani, dall'altra Rodot,

Jannuzzi, Ferrara, De Mauro e Craveri che vogliono invece avvicinarsi a Pri e Psdi. La battaglia riprende nel maggio '61, al secondo congresso radicale. Pannella sostiene che "bisogna lottare con tutta la sinistra contro il clericalismo, i nazionalismi, i padroni del vapore e la manomissione classista dello Stato", e ripropone l'alleanza laici-Pci. Alla fine del congresso la maggioranza Piccardi-Scalfari filo-Psi ottiene 75 voti, contro i 35 della sinistra e i 2l della destra filo-Pri. Ma, con un trucco, i pannelliani vengono quasi eliminati dal Consiglio nazionale. La maggioranza infatti fa confluire parte dei suoi voti sui "giovani" di destra, cosicch per la sinistra vengono eetti soltanto Roccella, il 23enne Teodori e l'avvocato udinese Manlio Gardi, contro 75 rappresentanti della maggioranza e 22 della destra. Carandini liquida cos le tesi di Pannella: " mosso da un sentimento violento ma anche commovente di inquietudine, insofferenza e impazienza. alla ricerca angosciosa di verit sfuggenti e novit avventurose". La corrente di sinistra comincia a organizzarsi autonomamente. Nel settembre '61 partecipa alla prima marcia per la pace Perugia-Assisi organizzata da Aldo Capitini (uno dei 12 docenti universitari che prefer perdere il posto piuttosto che giurare fedelt al fascismo), al termine della quale Ernesto Rossi, a nome dei radicali, pronuncia un discorso contro le basi Usa in Italia. Nel marzo '62 la marcia pacifista si replica sul percorso Camucia-Cortona (Arezzo), ma ormai la burocrazia del Pci prevale sulla partecipazione popolare spontanea. Subito dopo, comunque, nasce la Consulta della pace, in cui confluiscono radicali, comunisti e i nonviolenti di Capitini. Nell'ottobre '61 viene pubblicato il primo numero del bollettino mensile Sinistra radicaie, diretto da Giuliano Rendi, che durer un anno. Nell'editoriale di presentazione Pannella scrive: "No al centro-sinistra: un no definitivo, severo e chiaro". E polemizza col mito della "programmazione economica" che secondo il Psi sarebbe stato lo strumento principale per trasformare la societ. Da Parigi Pannella fa scrivere articoli a Jacques Vergs, difensore degli algerini (e negli anni '80 avvocato del nazista Klaus Barbie), allo scrittore partigiano Paul Vercors (autore del Silenzio del mare) e

a Francis Jeanson, capo degli "insoumis" antimilitaristi contro la guerra d'Algeria. Intanto i dirigenti del partito radicale si dividono sempre pi fra filosocialisti e filorepubblicani, finch nel gennaio '62 il segretario Piccardi costretto a dimettersi. In un libro Renzo De Felice rivela infatti che Piccardi partecip come relatore a un convegno razzista nel '39 a Vienna. Fra accuse, controaccuse e litigi personale (Ernesto Rossi abbandona il Mondo, lui antifascista con tredici anni di prigione e confino sulle spalle, in solidariet con Piccardi) il Pr si sfascia in pochi mesi. "Non potevano stare insieme degli intellettuali, gelosi della propria condizione e felici dell'indipendenza che da essa deriva", scrive Benedetti sull'Espresso nel marzo '62. Se ne va Pannunzio: "Era stanco delle bizze di Ernesto Rossi, delle vanit di Cattani, della supponenza di Piccardi, dell'attivismo mio, della logorrea di Pannella", ricorda Scalfari. In quale torna al giornalismo, come Pannunzio e Benedetti. Gli altri abbandonano la politica o confluiscono nel Psi e nel Pri. La sinistra radicale si ritrova quindi in mano un partito svuotato. In giugno, alle comunali romane, il Pr presenta una lista capitanata da Pannella: mille voti, nessun eletto. In ottobre si dimette il segretario Villabruna. Nel dicembre '62 una nuova segreteria prende le redini del partito: formata da Pannella, dal 24enne Luca Boneschi a Milano e dal bolognese Vincenzo Luppi. Elio Vittorini accetta di fare il presidente. Per Pannella ora di tornare a Roma: si licenzia dal Giorno e versa la sua liquidazione nelle casse del Pr.

Capitolo 6 - 1963 - 1966

LA TRAVERSATA DEL DESERTO


"Crediamo che minoranze laiche attive e decise, schierate sui problemi civili oltre che economici, morali oltre che tecnici, ideali oltre che realisti, possano giocare un grande ruolo rivoluzionario insieme alle forze tradizionali della sinistra proletaria e socialista" (Sinistra radicale, ottobre '62). Questo il programma radicale per gli anni '60. Nel '62 nato il primo governo Fanfani di centro-sinistra. "I

nuovi radicali non erano n intellettuali di prestigio, n avevano alle spalle particolari strutture e ambienti che li sostenessero, se si fa eccezione per l'esperienza della politica universitaria", scrive Massimo Teodori nel suo libro I nuovi radicali (con Piero Ignazi e Angelo Panebianco, ed. Mondadori, 1977). I giovani del Pr si gettano subito nell'azione. Pannella, Rendi e Bandinelli nel gennaio '63 vanno a Oxford, a una conferenza mondiale pacifista cui partecipano personaggi del calibro dei Nobel Bertrand Russell e Linus Pauling, del gandhiano indiano Devi Prasad e del deputato greco Gregori Lambrakis, quello immortalato da Yves Montand nel film Z, lorgia del potere di Costa Gavras. un vero e proprio summit antimilitarista, poche settimane dopo il mancato conflitto atomico per la crisi di Cuba. Sono presenti anche i dirigenti della nascente New Left americana, che l'anno successivo esploder con le contestazioni in California all'universit di Berkeley e contro la guerra in Vietnam. Tornati a Roma, i radicali fondano il Comitato per il disarmo atomico e convenzionale dellEuropa. In aprile organizzano una marcia antimilitarista con mille partecipanti. Mettono in imbarazzo il ministro della Difesa Giulio Andreotti svelando i piani di una base Nato segreta per sottomarini alla Tavolara in Sardegna. Nel maggio '64 Pannella partecipa a Firenze a una riunione della Consulta per la pace, ma il dissidio fra i pacifisti filosovietici del Pci e gli antimilitaristi radicali e nonviolenti risulta insanabile. Cos la Consulta si scioglie. Il Comitato radicale per il disarmo, invece, raccoglie l'adesione di 400 Comuni italiani sulla proposta Thirring di smilitarizzare l'Europa centrale. Pannella nel '63 deve per fare i conti con lo stato del partito radicale. Gli iscritti non sono pi di cento in tutt'Italia, e quasi tutta l'iniziativa politica viene prodotta dalla sezione di Roma. Decide allora di sospendere le iscrizioni nazionali e di prendere la via del federalismo: ogni sezione lavorer autonomamente, e quando ci saranno abbastanza iscritti si convocher un congresso nazionale. Nel frattempo Pannella rimane segretario unico provvisorio. Non vuole imitare, insomma, i partitini burocratici che spendono gran parte delle proprie energie nell'organizzazione interna, nel

dibattito sulla linea politica e nella ricerca di iscritti da far pesare ai congressi, tralasciando l'azione verso l'esterno. Nelle elezioni politiche del '63 il Pr non si presenta. Invita a votare per uno dei partiti della sinistra (Pci, Psi, Psdi, Pri) e pubblica, col titolo Il voto radicale, le dichiarazioni di voto di vari personaggi: Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Elio Vittorini, Nelo Risi, Roberto Roversi, Massimo Mila, Silvio Ceccato, Mario Boneschi. un episodio di "trasversalit transpartitica", in omaggio alla linea del Pr: "Unit, rinnovamento e alternativa di sinistra". Giancarlo Pajetta propone ai radicali di entrare come indipendenti nelle liste del Pci, garantendo loro tre eletti, in un'operazione che avrebbe avuto come capofila leditore Giulio Einaudi. Ma Pannella declina l'appetitoso invito. Nel giugno '63 il leader radicale convoca il consiglio nazionale del Pr e propone un dilemma che dopo di allora avrebbe ripetuto molte volte: "O cresciamo o ci sciogliamo. Sopravvivere impossibile". Quella volta la soluzione trovata Agenzia radicale, un organo di stampa quotidiano stampato in ciclostile da distribuire a giornali, parlamentari e iscritti. Dal '63 al '67 sar il principale strumento di lotta dei radicali. Anche perch fra loro Pannella non l'unico giornalista: lo sono anche Spadaccia (all'Agi, agenzia Italia), Aloisio Rendi e Giuseppe Loteta (che diventet notista politico del Messaggero). L'Agenzia radicale conduce campagne martellanti. Quando affronta un argomento non lo molla per mesi, offrendo sempre nuove rivelazioni. La campagna contro l'Eni, che ha Eugenio Cefis come vicepresidente dopo la morte di Mattei, memorabile: va avanti dal '63 al '66. I radicali riescono a documentare la corruzione che l'ente petrolifero di Stato esercita nei confronti della stampa, anche di sinistra, distribuendo venti miliardi di allora in pochi anni. Il Pr denuncia una strana coincidenza: nel '63 l'ex radicale Felice Ippolito, segretario nazionale del Cnen (l'ente per l'energia nucleare), viene arrestato e condannato in seguito alle accuse del settimanale di destra Specchio. E lo Specchio, guarda caso, finanziato con mezzo miliardo dall'Agip (gruppo Eni). L'energia

atomica d fastidio ai petrolieri di Stato? Nel maggio '64 la procura di Roma apre un procedimento contro i massimi dirigenti dell'Eni, ma nessun giornale d spazio alle accuse radicali. Men che meno quelli di sinistra, ideologicamente favorevoli all'industria statale. "Subito dopo la convocazione giudiziaria", ricorda Pannella, "in due giorni, nottetempo, si trasferirono da Roma a Milano senza preavviso sei piani del grattacielo dell'Eur, sede Eni: tutta o quasi la documentazione amministrativa e contabile. E a giugno, forse a poche ore da decisioni assai gravi, papa Montini, al quale Cefis aveva finanziato i comitati per le nuove chiese quand'era arcivescovo di Milano, ricevette in blocco i massimi dirigenti dell'Eni e rivolse loro un discorso nel quale si magnificava, come cristianamente esemplare, la gestione dell'Ente petrolifero. Tutti i giornali, confindustriali e operai, pubblicarono con grande rilievo il discorso...". I radicali tengono gli occhi aperti anche sulla minaccia di golpe dell'estate '64: "Scrivemmo sui rapporti che, stranamente, intercorsero tra Cefis, il presidente Antonio Segni e il generale Giovanni De Lorenzo in un momento delicatissimo della vita pubblica", dice Pannella. E nel '67, quando sull'Espresso Jannuzzi e Scalfari fanno scoppiare lo scandalo Sifar-De Lorenzo, il Pr denuncia l'appoggio che il Pci aveva dato al "neutralista" e "democratico" generale De Lorenzo. Nel '65 l'Agenzia radicale scatena un'altra campagna, questa volta con successo: quella sull'Onmi (Opera nazionale maternit e infanzia), contro il sindaco dc di Roma Amerigo Petrucci e il suo assessore all'Igiene Clelio Darida (poi sindaco e ministro). Con anni d'anticipo sullo scandalo delle sevizie di suor Diletta Pagliuca ai suoi bambini, i radicali denunciano le truffe che la Dc commette nel campo dell'assistenza. "Il mondo clericale", scrive l'Agenzia, "in questo ventennio ha saccheggiato settori essenziali della vita del Paese: dal ministero della Pubblica istruzione all'apparato poliziesco, da quello militare a quello della sicurezza sociale". E rivela che lo Stato, mentre d solo 300 lire al giorno alle madri bisognose per allevare un figlio, ne fornisce ben tremila agli istituti clericali per lo stesso scopo. Questa volta per la

stampa di sinistra (Espresso, Astrolabio, Paese) riprende le circostanziate accuse del Pr, e il sindaco Petrucci finisce in galera. Nelle elezioni amministrative del novembre '64 il Pr invita a votare Psiup (Partito socialista di unit proletaria, staccatosi dal Psi quando questo entra al governo: ne fanno parte Lelio Basso, Lucio Libertini, Vittorio Foa), e un mese dopo festeggia l'elezione del candidato di sinistra Giuseppe Saragat alla presidenza della Repubblica (ma gli ingraiani del Pci e il Psiup, in odio al fondatore del partito socialdemocratico, appoggiano il dc Amintore Fanfani). Nel giugno '66 Pr e Psiup presentano una lista comune per le elezioni a Roma. Pannella arriva terzo con l.l20 preferenze, ma non entra in consiglio comunale. Ci riuscir 23 anni dopo, con 33mila voti. Il segretario radicale ha per sotto gli occhi l'esempio francese, che nel '65 aveva visto tutta la sinistra unita con Franois Mitterrand alle presidenziali contro Charles De Gaulle. "Invece in Italia abbiamo solo epigoni e larve dei grandi leader rivoluzionari o riformisti del socialismo", si lamenta Pannella. "Fra un voto a Fanfani, uno a Tambroni e uno a Rumor, gli inchini al vescovo della circoscrizione, i consigli del gesuita-progressista-di turno, trascorre il centro-sinistra, con la sua "svolta storica" e la "stanza dei bottoni": un grottesco brechtiano che vorremmo tentasse la fantasia del Marco Bellocchio di Pugni in tasca". Ma non c' soltanto il Psi succube della Dc, nel mirino dei radicali. Nell'agosto '66 Pannella fa arrabbiare il Pci con un'intervista a Giano Accame di Nuova Repubblica, il settimanale dell'ex segretario pri Randolfo Pacciardi spostatosi su posizioni presidenzialiste di destra. Dichiara il segretario radicale: "Il Pci ha sostenuto l'estensione delle strutture corporative volute dal fascismo: l'Inps amministrato da sindacalisti di sinistra, l'Iri che garantisce la privatizzazione dei profitti della nostra industria settentrionale, l'Eni a tal punto amato a sinistra che molto spesso sono avvenuti passaggi di "quadri" dal Pci all'Ente. N il maggior monopolio italiano, che ridicolo continuare a considerare forza "privata', la Fiat, si vista riservare trattamento peggiore: i bilanci pubblicitari di

certi giornali di estrema sinistra possono confermarlo". Continua Pannella: "Il Pci antipacifista, si limita a chiedere una maggiore "democraticit" dell'esercito. l'unico partito laico che non ha mai presentato una legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. Bisogna sfatare il mito di un'opposizione totale del Pci al sistema, per analizzarne invece anche la storia di compromissioni. Il Pci paralizzato ogni volta che una campagna di moralizzazione investe centri di potere vaticani. Ecco perch nelle ultime elezioni a Roma molti comunisti hanno votato per noi". L'Unit, con un commento intitolato Pannella demistificato vergato anonimamente da Maurizio Ferrara, padre di Giuliano, replica tacciandolo di "anticomunismo". "Accusa ingiusta, perch Pannella aveva sempre cercato il rapporto con il Pci", commenta Lorenza Ponzone nel suo libro Il partito radicale nella politica italiana (ed. Schena, Fasano-Brindisi, 1993). I radicali in quegli anni si impegnano anche nel sindacato della scuola. Ma sono soprattutto le "azioni dirette nonviolente" (sit-in, volantinaggi in luoghi proibiti, gesti dissacratori) a caratterizzare il loro modo nuovo di fare politica. Per la verit non inventano nulla: si limitano a importare dal mondo anglosassone i metodi di Bertrand Russell, di Martin Luther King e degli studenti statunitensi. Ma in Italia l'azione diretta viene confusa spesso con il "bel gesto" dannunziano, esibizionista e vacuo: "Pannella passato da Pannunzio a D'Annunzio", scherzer il liberale Valerio Zanone. Invece proprio quel metodo concreto, nel '65-'66, ad attrarre nel Pr i giovani hippy e provos che anche in Italia seguono la rivoluzione musicale di Bob Dylan, Beatles e Rolling Stones. Anche perch il piccolo partito libertario l'unico ad aprire gratuitamente le proprie sedi a chiunque. "Noi radicali eravamo non pi di 70-80 in tutta Italia, a metterci dentro anche i malati e i dormienti", ammette Pannella. "Per in quei quattro anni di censura e disattenzione, della "lunga traversata nel deserto", eravamo diventati quelli delle marce, dei capelloni e della musica pop, delle sedi dove si scopava nei gabinetti, in cui ci si riuniva, si ciclostilavano i volantini e si preparavano i cartelli-sandwich, in cui arrivavano le denunce e i primi mandati d'arresto, in cui

gi apparivano attivi gli omosessuali, in cui si riunivano i comunisti di Bordiga e i trotszkisti di Maitan, gli anarchici di Valpreda e Pinelli e i situazionisti di Silvestro e Valcarenghi, iraniani e sudvietnamiti, disertori e latitanti, divorzisti e cristiani anticlericali..." Si avvicina il '68. Dopo la prima marcia per il Vietnam (aprile '65), a Milano gli studenti radicali Lorenzo e Andrea Strik Lievers distribuiscono un volantino a favore del servizio civile e vengono arrestati. Don Lorenzo Milani scrive L'obbedienza non pi una virt, lettera ai cappellani militari in cui difende gli obiettori di coscienza. I milanesi Andrea Valcarenghi (futuro animatore di Re Nudo, del Macondo e degli arancioni), Felice Accame e Aligi Taschera, con i lorc gruppi Onda verde e Mondo beat, vengono anch'essi arrestati per antimilitarismo il 4 novembre '66, anniversario della "Vittoria". Ma il successo pi grande Pannella lo ottiene con il divorzio. Nell'ottobre '65 il deputato socialista Loris Fortuna presenta una proposta di legge per la legalizzazione. Nel dicembre '65 i radicali organizzano il primo dibattito sul divorzio al teatro Eliseo di Roma. La sala stracolma, le relazioni sono di Fortuna, Mellini e Castellina per il Pci. Pannella in Algeria. Ma quando torna, assieme a Mellini fonda subito la Lid (Lega per l'istituzione del divorzio), con l'adesione del vicepresidente dell'Unesco Adriano Buzzati Traverso e del giurista Alessandro Galante Garrone. Grazie all'impegno del settimanale popolare Abc (diretto ed edito da Enzo Sabato) vengono inviate in Parlamento 32mila cartoline di lettori in sostegno a Fortuna. Nell'aprile '66 c' un imponente comizio di Pannella al Lirico di Milano e il 13 novembre '66, in piazza del Popolo a Roma, arrivano 20mila divorzisti da tutta Italia. La "rivoluzione dei cornuti" (cos vengono sbeffeggiati i separati) sta per incominciare.

Capitolo 7 - 1967

L'"ANNO ANTICLERICALE"
Tutti i partiti sono preoccupati per il successo che

Pannella e la Lid stanno ottenendo. L'Italia uno degli ultimi Paesi europei a non avere una legge che permetta il divorzio. Ma il Vaticano e la Dc non sono disposti a concedere alcunch. Scende in campo perfino Paolo VI, che nel gennaio '67 esprime pubblicamente "sorpresa e dispiacere" perch il Parlamento non ha giudicato incompatibili divorzio e Costituzione. Il Psi ha paura che la Dc tronchi il centrosinistra: "Il divorzio una bomba a orologeria", avverte il segretario socialista Pietro Nenni. Il Pci teme per i suoi rapporti con le "masse popolari cattoliche" e con i dc di sinistra: soltanto nel marzo '67 si decide a presentare un suo progetto di legge. Ma anche i laici non vogliono "guerre di religione", e il ministro della Giustizia repubblicano Oronzo Reale tenta di spostare il divorzio nella riforma complessiva del diritto di famiglia, per allungare i tempi. I tempi: proprio questa la preoccupazione principale di Pannella. Egli sa che l'arma pi efficace della Dc guidata dal soporifero presidente del Consiglio Aldo Moro quella del rinvio ad libitum. Cos accentua la pressione su ogni singolo parlamentare: gli fa scrivere e telefonare dagli elettori del suo collegio affinch questi senta sul collo il fiato dell'opinione pubblica. A questo proposito c' per un mito da sfatare: che il "Paese reale", la mitica "societ civile", volesse la legge sul divorzio, e che soltanto i politici retrogradi la ostacolassero. Non vero. Secondo la Doxa nel '65 gli italiani favorevoli al divorzio sono appena il 24%, e aumentano al 30% nel '67. Con qualche ragione, quindi, Ugo La Malfa investe Pannella: " una follia, farai saltare il governo, ci porterai tutti alla rovina!". E Pannunzio, addirittura: "Pannella, lei metter questo Paese nelle mani dei comunisti". Tanto di cappello al leader radicale, quindi, perch sul divorzio non si limita a cavalcare l'opinione pubblica, ma la crea lui stesso con la sua Lid. Nella quale pu entrare chiunque ("Anche i fascisti"), con spirito deideologizzato. Le adesioni prestigiose aumentano: dai comunisti Vittorio Vidali, Fausto Gullo, Massimo Caprara e Castellina ai liberali come Antonio Baslini. E pi tardi anche l'ex presidente della Corte costituzionale Giuseppe Branca, Lidia Menapace, Giorgio Benvenuto, Lelio

Basso, Arrigo Benedetti, il pastore Mario Sbaffi. Ogni anno in Italia ci sono diecimila separazioni. I figli illegittimi sono 22mila. La Lid riesce ad arrivare a 20mila soci, ma il nucleo portante costituito da radicali. Nei primi tre anni di attivit i divorzisti mobilitano, fra comizi e invii di cartoline in Parlamento, 200mila persone. il primo movimento spontaneo, fuori da Chiesa e partiti, nella storia dell'Italia repubblicana. Il cammino della legge, per, lentissimo. Nell'autunno '67, superate le pregiudiziali dc di incostituzionalit, il progetto Fortuna riesce ad approdare alla commissione Giustizia della Camera. Ma, nonostante le ulteriori 120mila firme raccolte da Abc, vengono approvati soltanto tre articoli. Poi ci sono le elezioni. Al congresso Lid, nel dicembre '67, il segretario Pannella minaccia di presentare liste divorziste alle politiche del '68. Alla fine la decisione di appoggiare candidati di ogni partito che si impegnino a favore del divorzio. Il partito radicale non trae benefici dal successo della lotta divorzista. Gli iscritti nel '67 sono sempre un centinaio. E le loro energie sono in gran parte assorbite dalla Lid. Ciononostante, il Pr proclama il I967 "Anno anticlericale". In febbraio, per l'anniversario dei Patti lateranensi, organizza una manifestazione di duemila persone contro il Concordato al teatro Adriano di Roma. In aprile un dibattito su "Sessuofobia e clericalismo", con Luigi De Marchi, fondatore dell'Aied (Associazione italiana per l'educazione demografica). A Pasqua, in piazza San Pietro, quando il papa appare per la benedizione i radicali tirano fuori un enorme striscione con la scritta: "Un milione di aborti all'anno. Trentamila donne muoiono di aborto clandestino e vogliono la pillola. S al controllo delle nascite". E il 20 settembre, giorno della presa di Roma, i laici del Pr festeggiano. Proseguono anche le provocazioni antimilitariste. In fehbraio a Sulmona Mario Pizzola si dichiara pubblicamente obiettore di coscienza. Il 24 maggio, anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia nel 1915, sull'Altare della patria a Roma i radicali organizzano un teach-in sul disarmo e depongono sulla tomba del milite ignoto una corona di fiori con le parole: "Nel Vietnam

continuano ad assassinarti". Il 2 giugno, giorno dell'annuale parata militare, Valcarenghi e Taschera finiscono in prigione per aver distribuito un volantino contro l'esercito. Il '67 l'anno del colpo di Stato dei colonnelli in Grecia e delle rivelazioni sul mancato golpe del Sifar (i servizi segreti italiani) nel '64. Inoltre cresce anche in Italia la protesta contro la guerra del Vietnam, ma i radicali non partecipano alla manifestazione nazionale di giugno a Milano per tre motivi: l'antiamericanismo del Pci, l'esaltazione della guerriglia violenta dei vietcong e il rifiuto da parte marxista di mettere in discussione l'esistenza stessa degli eserciti. Il Pr e i pacifisti di matrice cartolica appoggiano invece la "terza via" dei bonzi buddisti nonviolenti che si danno fuoco a Saigon, e ne invitano alcuni a Roma. I fatti, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'Indocina nel '75 e gli orrori dei governi comunisti in Vietnam e Cambogia, daranno loro ragione. Ma nel '67 c' un salto di qualit nell'antimilitarismo radicale: in agosto parte la prima marcia per la pace Milano-Vicenza (sede del comando Nato) organizzata con gli anarchici, che si replicher ogni estate fino all'85 su vari percorsi. Pannella partecipa alla lunga camminata, che alla partenza da Milano sorvegliata dal commissario Luigi Calabresi. Cos lo ricorda Pannella dopo il suo assassinio, cinque anni dopo: "Lo conoscevamo bene. Si ostentava amico. Per alcune centinaia di metri, poco prima di Gorgonzola, si accompagn con Pino Pinelli (l'anarchico che Calabresi fu accusato di avere ucciso nel '69, nda) e con me. Risal sulla macchina dell'ufficio politico solo quando un compagno pretese che indossasse anche lui un cartello-sandwich, se voleva continuare a camminare con noi". Continua Pannella: "La mattina all'alba, in piazza Sire Raul, mi si era presentato: "Sono il dottor Calabresi, siamo a vostra disposizione". Sembrava contento che le sue mansioni lo portassero a "vivere fra di noi" radicali, anarchici, libertari. Libri, dischi, discorsi, diritti civili per militari e poliziotti, nonviolenza: tutta la nostra roba sembrava coinvolgerlo. Forse lo coinvolgeva effettivamente. Ma questo rapporto mi preoccupava: era torbido e pericoloso. Lo rifiutai

subito". "La sera del 12 dicembre '69, dopo l'attentato alla Banca dell'Agricoltura la prima sede perquisita fu quella del partito radicale, in via Lanzone: la tv non manc d'annunciarlo. Per questi giochi provavamo pena e commiserazione. Ho personalmente sempre pensato che Calabresi fosse un "uomo di buona fede". Schizofrenico, vittima anche lui, prima che boia, del sistema che doveva servire. Dove l'inquisizione lega psicopaticamente, a volte, il torturatore al torturato. Dove il demonio che si deve scovare e uccidere nell'altro finisce per essere il proprio, uno specchio di se stessi. Sartre di Morti senza sepoltura lo aveva intuito e denunciato". Una denuncia per vilipendio delle forze armate intanto se la prende Pannella nella tappa di Bergamo della marcia, dove un giornale locale lo definisce "playboy in disarmo", perch ha osato definire in un comizio "esercito da operetta" quello italiano. Nel maggio '67, a Bologna, si riunisce il terzo congresso del partito radicale. il primo della nuova gestione di Pannella, dopo quattro anni e mezzo. Partecipano 250 persone, la met ha meno di trent'anni. I giornali ignorano quasi completamente l'avvenimento. Lo slogan del congresso : "Per una civilt laica e pacifista, per un'Europa liberata dalle strutture militari, monopolistiche, autoritarie e clericali". Viene approvato uno statuto molto aperto: chiunque pu iscriversi senza controlli, basta versare la quota annuale. Non ci sono probiviri, discipline, espulsioni: chi aderisce al Pr accetta semplicemente il programma deciso ogni anno dal congresso, che autoconvocato nella prima settimana di novembre. I partiti regionali sono autonomi e decidono a loro volta i temi su cui battersi annualmente. I bilanci sono rigorosamente pubblici e autofinanziati. non esistono funzionari pagati. Il segretario nazionale e il tesoriere vengono eletti direttamente dal congresso, in cui possono votare tutti gli iscritti: anche chi ha versato la quota cinque minuti prima. Sarebbe stato piuttosto facile quindi, almeno fino agli anni '70, impadronirsi del Pr portando 200 persone al congresso e facendole iscrivere all'ultimo momento.

"Volete il partito? Accomodatevi, troverete soltanto debiti", scherza Pannella con chi gli fa notare questo pericolo. In realt, i dirigenti radicali non hanno mai considerato il partito con mentalit "proprietaria". Anzi, "si diffusa la valutazione che ogni struttura sia a perdere, e che ogni supporto organizzativo della politica debba sottostare alla filosofia dell'usa e getta", noter il tesoriere Marcello Crivellini nell'82. La ragione di uno statuto cos aperto, insomma, sta nell'idea stessa di partito che hanno i radicali: uno strumento agile per condurre battaglie su singoli temi, coinvolgendo la gente con1une e non i professionisti della politica. "Senza la partecipazione del cittadino alla vita pubblica non si ha "consenso", si avranno tutt'al pi seguaci e sudditi... E alla lunga ribellioni e rivolta", scrive Pannella nel '66, anticipando i fermenti del '68. Segretario nazionale, al congresso del '67, viene eletto il 32enne Gianfranco Spadaccia. Della direzione fanno parte Mellini, Loteta, Marcello Baraghini (negli anni '70 fondatore di Stampa alternativa e nei '90 inventore dei libretti Millelire), Aloisio Rendi (fratello di Giuliano), Lorenzo Strik Lievers (senatore radicale nell'87), Angiolo Bandinelli.

Capitolo 8 - 1968

"ABBASSO ANCHE LA FANTASIA, SE VA AL POTERE" "I1 1968 ha coinciso con il nostro massimo isolamento politico. Quando la borghesia italiana strizzava l'occhio a Potere operaio perch i suoi figli stavano l dentro, noi polemizzavamo con Potop perch i loro cortei servivano solo a far rincasare con due ore di ritardo gli operai edili romani stanchi morti dal lavoro, che prendevano lautobus 64 per tornare al Tiburtino o a Pietralata". questo lo sferzante giudizio che Pannella d del '68 in un'intervista a Ernesto Galli della Loggia e Fiamma Nirenstein nell'83 sull'Europeo. "Dove sono finiti tutti Pannella. "Nell'industria nel marketing. Loro che coglioni piccolo borghesi i leader del '68?", continua culturale, nella pubblicit, accusavano noi di essere dei disinteressati alla lotta di

classe. Il nuovo Terzo stato sono i proletari del Sud del mondo. Io non ho mai avuto il gergo sociologico del sinistrese. Se la fantasia va al potere, vada a fare in culo anche la fantasia, la rinnego. La polizia ha tollerato per anni che formazioni quasi militari si impadronissero delle citt con i loro cortei, e poi arrestavano i pacifisti radicali con i cartelli sul marciapiede per manifestazione non autorizzata". Nel '68 Pannella ha 38 anni, e si sente forse anche un po' spiazzato generazionalmente. "Nei cosiddetti rivoluzionari del '68", dir dieci anni dopo a un congresso radicale, "c' sempre stato, anche nella scelta dei mezzi di lotta, un razzismo feroce, anche se istintivo e non consapevole. Una scelta di lotta che emarginava la terza et, perch si esigeva che si fosse quanto meno capaci di correre per strada, o di resistere per dieci ore nelle assemblee". Nell'ottobre '68 il segretario radicale Spadaccia ammette che anche il Pr, come gli altri partiti, stato sorpreso e scavalcato dalla contestazione studentesca. Ma aggiunge che "l'autogestione delle lotte nell'universit e l'organizzazione libertaria dei gruppi spontanei sono il terreno positivo che impedisce la cristallizzazione di gruppetti ideologici". Ahilui: di l a pochi mesi la spinta antiautoritaria dei contestatori si spegne, e quasi tutto si riduce a gruppuscoli marxisti-leninisti (se non stalinisti) che, come egli teme, mostrano tutti i vizi tradizionali della sinistra italiana: "Astrattezza, massimalismo, rivoluzionalismo verbale, settarismo, dogmatismo". La scelta nonviolenta e liberaldemocratica dei radicali rappresenta uno spartiacque non valicabile per i sessantottini. Ciononostante, Teodori viene invitato in novembre a Rimini per tenere una relazione su "Lotte contro l'autoritarismo nell'apparato statale" nell'Assemblea nazionale dei gruppi spontanei per una nuova sinistra. Testardi, piuttosto che rincorrere effimere vampate "rivoluzionarie" di "contestazione globale" i radicali anche nel '68 si concentrano sulla lotta per il divorzio, individuata come la chiave che pu far saltare il regime clericale, oltre che unificare alla base i simpatizzanti laici e di sinistra. In giugno Fortuna ripresenta nel

nuovo Parlamento il suo progetto di legge, questa volta per firmato da oltre 60 deputati di Pci, Psi, Psiup e Pri. Poi c' l'unificazione con la proposta Baslini del Pli. Ma bisogner aspettare il '69 prima che la legge approdi in aula. Alle politiche del '68 il Pr invita a votare scheda bianca per tre motivi: l'esclusione dalla Rai-tv dei partiti non rappresentati in Parlamento, l'appiattimento dei socialisti sulla collaborazione governativa con la Dc, e lo scarso impegno del Pci sul divorzio. L'associazione milanese, approfittando dell'autonomia sancita dallo statuto radicale, si presenta nella circoscrizione Milano-Pavia. Il risultato misero: poco pi di 1500 voti. Sul fronte antimilitarista si replica la marcia estiva Milano-Vicenza. Per dare un'idea del clima di ostilit contro i pacifisti, ecco l'articolo che il Giornale di Bergamo pubblica il 28 luglio '68: "Hanno tenuto un discorso ieri pomeriggio in piazza Vittorio Veneto. Ancora i soliti concetti e ancora gli stessi capelloni, sempre pi laceri e sporchi. Gli applausi si potevano contare, i fischi no. difficile camminare per la pace. E lo hanno dimostrato ieri i pochi psiuppini e radicali che hanno fatto tappa a Bergamo in un tour pedestre che mira a raggiungere Vicenza. Erano pochi, una quindicina. Qualche bandiera rossa. Quel che certo non faceva difetto era la peluria: chiome e barbe incolte, nudit in bella vista e un immenso squallore, che ai pi ha fatto compassione. Alcuni erano molto giovani, e in fondo dispiace che finiscano col passare le loro vacanze mettendosi in berlina, magari ignari di quanto stanno facendo". Ma il grande evento dell'estate '68 l'invasione della Cecoslovacchia. Pannella si mobilita subito. Manda una lettera a tutti i gruppi della nuova sinistra: "Inizieremo uno sciopero della fame a oltranza per chiedere lo sgombero totale delle truppe sovietiche dalla Cecoslovacchia. Intendiamo cos anche sollecitare il passaggio all'azione del Pci, perch le note e positive dichiarazioni non divengano un alibi per non far nulla". E il 28 agosto scrive su Notizie radicali: "Il Cremlino divenuto "il castello" di Kafka: i dirigenti comunisti, che avevano fino a due anni fa proibito le opere del

grande scrittore praghese, lo avranno certo sentito o pensato. Elsa Morante si chiesta quando i giovani sovietici sapranno liberarsi di dirigenti cos ignobili. il nocciolo del problema. Con o senza stella rossa, gli eserciti sono destinati a combattere non nemici "esterni", ma il popolo". In settembre Pannella passa all'azione. Ma soltanto Panorama, il nuovo settimanale fondato da Lamberto Sechi, gli dedica un articolo intitolato La resistenza alla guerra ha cambiato stile: "Marco Pannella, giornalista e fra i maggiori esponenti del partito radicale, non nuovo alle contestazioni. La mattina del 21 agosto, solo poche ore dopo l'annuncio dell'invasione di Praga, era gi con i suoi davanti all'ambasciata dell'Urss fasciato in un gran cartello sul quale era scritto "Tradimento contro Praga, tradimento contro il Vietnam". Poco pi di un mese dopo, il pomeriggio del 24 settembre, era a Sofia a distribuire volantini contro l'invasione della Cecoslovacchia in una strada centrale, a due passi dall'albergo Balkan. Assieme a lui c'erano una professoressa di lettere di Roma, Silvana Leonardi, e due studenti, Marcello Baraghini e Antonio Azzolini. Erano andati in Bulgaria apposta, con una valigia piena di foglietti stampati in bulgaro, tedesco e russo. Il volantino, intitolato Proclama in nome dei vostri compagni cecoslovacchi, conteneva frasi di questo genere: "L'occupazione di Praga un colpo terribile per il futuro del socialismo nel vostro Paese"". Continua Panorama: "Arrestati e interrogati a lungo dalla polizia, Pannella e i suoi amici sono stati rilasciati dopo circa 30 ore, quando il controspionaggio bulgaro ha accertato che si trattava di appartenenti all'organizzazione pacifista "War resisters International". Intanto altre undici persone di questa organizzazione compivano altre imprese del genere a Varsavia, Mosca e Budapest. La War resisters una vecchia organizzazione che gi negli anni '30 si batteva per l'obiezione di coscienza". In Italia solidarizzano con questo gesto di Pannella, fra gli altri, Capitini, Parri e Danilo Dolci. Da Sofia Pannella manda una cartolina in francese a sua madre: "Cara mamma, devo comportarmi come mi detta la mia coscienza. La mia pena che tu soffra non per le mie debolezze, ma per la mia forza". Il leader radicale si

prender una piccola rivincita personale sulla Bulgaria un quarto di secolo dopo: nel '93, infatti, il congresso del Pr si svolge proprio a Sofia. Al congresso radicale di Ravenna, nel novembre '68, Mauro Mellini succede a Spadaccia come segretario, e Angiolo Bandinelli ad Andrea Torelli come tesoriere. Il partito ribadisce il suo impegno contro "lo strapotere clericale" della Dc, e chiede un referendum contro il Concordato.

Capitolo 9 - 1969

SCIOPERO DELLA FAME


Nel gennaio '69 a Roma, di fronte al "Palazzaccio" di giustizia in piazza Cavour, i radicali organizzano una "controinaugurazione" dell'anno giudiziario. Sono invitati giudici e avvocati, ma soprattutto semplici cittadini danneggiati dalla giustizia. Nasce cosi l'impegno del Pr su questo fronte, che culminer negli anni '70 e '80 con vari referendum e con i casi 7 aprile e Tortora. "Il problema della giustizia in Italia non un problema tecnico", sostengono i radicali, "ma riguarda i diritti civili dei cittadini di seconda classe in un regime paternalistico, baronale, consumistico e clericale". Gli avvocati Mellini (segretario del partito) e Giuseppe Ramadori fondano il gruppo "Rivolta giudiziaria". Pannella fa controinformazione sul caso di Aldo Braibanti, un intellettuale condannato a nove anni per plagio, ed emarginato perch anarchico e omosessuale. Il leader radicale, assieme a Loteta e Mario Signorino (direttore del settimanale Astrolabio), viene incriminato per diffamazione contro i giudici: "Ho mosso loro accuse gravi", si difende, "ma sempre precise e motivate, e non furbescamente evocate con quel malcostume del dire non dicendo, dell'uso accorto e inflazionato del condizionale e della negazione retorica, che sono la regola del nostro giornalismo prostituito cui siamo abituati, anche se non rassegnati". Pasolini, la Morante, Franco Fortini e Piergiorgio Bellocchio (direttore di Quaderni piacentini) solidarizzano con Pannella. Nel febbraio '69 Carlo Oliva, che per quattro anni aveva organizzato il Pr a Milano, lascia il partito criticando

il metodo delle "single issues": "Una singola lotta incapace di individuare una strategia politica: occorrono pi lotte su obiettivi diversi". Invece i radicali, sostiene Oliva, passano da una questione all'altra "come una libellula". E al congresso di novembre, che si tiene proprio a Milano, quasi tutto il gruppo milanese (il secondo per importanza dopo quello romano) lascia il Pr: Oliva va in Lotta Continua, Felice Accame nel Mpl, Luca Boneschi nel Movimento studentesco di Mario Capanna come consulente legale. Al congresso di Milano partecipano appena 31 iscritti. Bandinelli prende il posto di Mellini alla segreteria, e come tesoriere viene eletto il 23enne Roberto Cicciomessere, un antimilitarista figlio di un alto ufficiale dell'esercito. Ma quelli sono anche i giorni decisivi per il divorzio. Tornati a Roma, Pannella e Cicciomessere il 10 novembre '69 si piazzano di fronte a Montecitorio e cominciano uno sciopero della fame, finch non ottengono dalla Dc l'impegno a una votazione entro la fine del mese. chiaro infatti che i democristiani fanno ostruzionismo contro il divorzio: la legge FortunaBaslini in discussione in aula gi da maggio, ma nonostante le manifestazioni della Lid in piazza Navona il dibattito procede a rilento. "Sandro Pertini, allora presidente della Camera, aveva paura che il nostro sciopero intaccasse l'immagine del Parlamento", ricorda Pannella. "Io entravo con i permessi di visitatore nel Transatlantico di Montecitorio, ma un giorno Pertini si arrabbi. Qualche tempo dopo lui era in visita a Milano, anch'io ero l, ma non sapevo se era ancora adirato con me. Mandai avanti Enzo Tortora, anche allora mio amico, con una lettera. Pertini fra la gente, apre la busta, comincia a leggere e sbotta: "Questo quel delinquente di Marco!"". Venerd 28 novembre '69 tutte le parrocchie di Roma organizzano una veglia di preghiera contro il divorzio. Malgrado ci, la notte successiva i deputati approvano la legge Fortuna-Baslini: 325 voti a favore, 283 contrari. Davanti alla Camera i radicali hanno organizzato un sitin con centinaia di persone. Nello stesso giorno Roma era stata invasa da un grande corteo sindacale dell'autunno caldo. C'era la sensazione, anche fisica, che le cose stessero cambiando. Quando Loris Fortuna esce dal Palazzo viene accolto da grida di giubilo: "Stato laico!",

"Parlamento s, Vaticano no!". Il giorno seguente Pannella annuncia: "Dopo il s al divorzio l'ora del no al Concordato". Vuole battere il ferro finch caldo, al contrario di tutti gli altri politici di sinistra ancora increduli e quasi intimoriti per la batosta inferta alla Dc. Ma il cammino per il divorzio sar ancora lungo: la legge dev'essere approvata anche dal Senato. E pochi giorni dopo, il 12 dicembre '69, a piazza Fontana c la prima strage: inizia la strategia della tensione. Nel '69 Pannella partecipa anche, per il terzo anno, alla marcia antimilitarista Milano-Vicenza. La sera del 4 agosto in piazza dei Signori, a Vicenza, tiene il comizio conclusivo: "Il signor questore, intervenendo sui partecipanti alla marcia che manifestavano pacificamente di fronte alla caserma americana Ederle, si dato premura ancora una volta di mostrarci il volto di uno Stato becero e ottuso. Ma i marciatori, fermati e denunciati, sono qui ora tra voi tranquilli e sereni al termine di questi dieci giorni di marcia, in cui hanno voluto dare una testimonianza di pace e fare una diretta e personale azione politica". Al primo congresso nazionale antimilitarista a Milano, il 4 novembre, Pannella nella sua relazione avverte: "I due terzi dei paesi rappresentati all'Onu e i quattro quinti di quelli in via di sviluppo sono retti da regimi militari. Il militarismo non folklore: una candidatura seria alla gestione della societ contemporanea".

Capitolo 10 - 1970

IL DIVORZIO
Nel gennaio '70 Massimo Teodori, di ritorno dagli Stati Uniti, tiene alla Casa della cultura di Roma una conversazione sul nuovo femminismo in America. Dopo un seminario, in marzo nasce il Movimento di liberazione della donna (Mld), culla del femminismo italiano. In febbraio nasce la Loc (Lega obiettori di coscienza) per iniziativa dei radicali, del senatore pci Luigi Anderlini, del valdese Giorgio Peyrot, del gruppo

cristiano Mir (Movimento internazionale di riconciliazione), e del Movimento nonviolento di Pietro Pinna. Lotta Continua non aderisce, perch a suo avviso "l'obiezione resta un fatto esemplare-dimostrativo pi che politico". Anderlini, seguito dai dc Luigi Marcora e Carlo Fracanzani, presenta una proposta di legge per legalizzare l'obiezione. Sia la Loc che l'Mld si federano al Pr. Sul modello della Lid sorgono cos leghe che, secondo i radicali, devono occuparsi di problemi specifici senza addossare tutto sul partito-mamma, gramscianamente "egemonizzante" secondo il modello del Pci, che mette il cappello su tutti i movimenti spontanei della societ. Nel marzo '70, intanto, il presidente del Consiglio dc Mariano Rumor apre una crisi di governo piuttosto che firmare la legge sul divorzio. Dopo una lunga trattativa con i partiti laici, la Dc d il via libera al divorzio in Senato in cambio della possibilit di sottoporre la legge Fortuna-Baslini a referendum. Occorre quindi una legge per regolamentare il referendum, istituto previsto dalla Costituzione ma mai attuato: altri mesi di ritardo. "Bastava che tacessimo per qualche settimana, che il divorzio sembrava divenire d'un tratto storia dell'altro mondo, e non di oggi, in Italia", si lamenta Pannella sull'Astrolabio nell'agosto '70. "Non pi un comizio, un passo avanti, un cenno: sembravano Penelope". Perfino gli amici dell'Espresso snobbano il "Gandhi di via Veneto", come l'Unit bolla crudelmente Pannella: bloccano un suo articolo sul divorzio per due mesi, e quando infine lo pubblicano sostituiscono le parole "clericale" con "dc" e "anticlericale" con "laico". In ottobre la legge riesce a passare in Senato, ma soltanto con emendamenti restrittivi del divorzio (tempi pi lunghi, costi pi alti) contrattati dal dc Giovanni Leone. Cos la legge deve tornare alla Camera. In novembre, per tre volte, Pannella, Cicciomessere e Bandinelli vanno di fronte alla sede romana del Msi, in via Quattro Fontane, a protestare contro l'ostruzionismo missino. "Siete col Borghese (settimanale divorzista di destra, nda) o mazzieri del papa?", accusano i cartelli radicali. Decine di poliziotti presidiano la sede missina con bombe lacrimogene, per evitare ogni contatto fra neofascisti e radicali. Scrive il Messaggero: "I missini

lanciano insulti di natura sessuale contro quelli della Lid e minacciano di far piazza pulita di tutti. Pannella dice a un commissario: "Lei sta proteggendo dei teppisti che minacciano violenza contro cittadini i quali hanno il diritto di manifestare pacificamente"". Dodici anni dopo Pannella verr applaudito a un congresso del Msi. Nella notte del 30 novembre '70, dopo una seduta a oltranza, il divorzio diventa legge della Repubblica. "Esultiamo per questa vittoria del laicismo anticlericale", dichiara subito Pannella alle agenzie, "ma non che un inizio. La politica dei diritti civili esce potenziata da questa prova". Niente di pi lontano da quel che pensa invece il Pci, il pi grosso partito laico: "Auspico che si superino i contrasti e che si ritrovi un'unit col mondo cattolico", dichiara Nilde Iotti. E il vicesegretario pci Enrico Berlinguer sull' Unit condanna "le storture, le esasperazioni settarie e le irresponsabili provocazioni di gruppi anticlericali", cio della Lid di Pannella. "Non temiamo gli attacchi contro noi "leghisti" laici", replica il leader radicale. "Come in passato, dovremo per prima cosa mettere il morso a bestie di casa nostra, che stanno dando in pericolose smanie. Cinquemila apparatchnik del Pci non sono gli otto milioni di voti comunisti. Non abbiamo bisogno di veder rinnovare lo sfacelo della Fgci negli anni '50 (di cui Berlinguer era segretario, nda) quando, postosi lobiettivo di 500mila iscritti, si trov in due o tre anni a 200mila: ricordi Berlinguer questo esempio che lo riguarda cos da vicino. Abituati a perdere e a contrattare, Berlinguer e Malagodi hanno paura di essere vincenti e fretta di svendere questa affermazione. Sono burocrati paralleli del potere". I cattolici chiederanno adesso un referendum sul divorzio? "Non dispiaccia al professor Luzzatto Fegiz, presidente della Doxa, e alla sua testarda manipolazione statistica (che dava gli antidivorzisti vincenti, nda), ma s'annuncia un vero massacro per i clericali", risponde Pannella, che tesse l'elogio della Lid: "Per cinque anni abbiano seguito, giorno dopo giorno, l'itinerario parlamentare della legge Fortuna. Abbiamo studiato a fondo i meccanismi delle Camere, i regolamenti, le difficolt che sorgevano continuamente. stata un'attenzione collettiva, popolare: a centinaia di

migliaia di copie, ogni volta, i nostri bollettini illustravano questa realt per iniziati; la laicizzavamo, ne facevamo partecipi masse sempre pi estese di cittadini spesso provenienti dai ceti pi lontani dall'impegno democratico, o pi esclusi dalla cultura dominante". Il settimanale Abc cavalcando il divorzio passa da 100 a 500mila copie. Il partito radicale invece, come sempre, non riesce a far tesoro delle proprie vittorie. ancora gracilissimo: al congresso di Napoli, nel novembre '70 (in cui Cicciomessere diventa segretario e Pannella tesoriere), partecipano soltanto 80 iscritti. anche a causa di questa debolezza, oltre che per ringraziare i socialisti dell'impegno sul divorzio, che alle elezioni regionali del '70 (importanti, perch le regioni sono appena nate) il Pr decide di appoggiare il Psi. In cambio, ottiene la promessa socialista di approvare anche l'obiezione di coscienza e di raccogliere 500mila firme per un referendum contro il Concordato. "Il Psi non ancora un partito di potere, anche se lo , per ora, di governo", concede Pannella. E si spinge oltre: "Votare Psi oggi il solo modo possibile di votare radicale. la pi rossa delle schede. Il diritto all'obiezione di coscienza, dopo 22 anni di attesa e di solitaria predicazione radicale, sar imposto in Parlamento dal Psi. La vergogna della prigione per gli obiettori verr cancellata. Sar battuta la proterva volont di un incontro di potere con la Dc dell'attuale gruppo dirigente comunista. Un primo colpo sar portato al racket del suffragio universale organizzato dal peronismo fanfaniano e dai suoi clienti e sicari di destra e sinistra, grazie all'infeudamento della Rai. In questo periodo il Psi stato determinante per approvare lo Statuto dei lavoratori, l'amnistia, le Regioni. I socialisti hanno espulso dal proprio seno la destra peggiore, il gruppo di Tanassi, Ferri e Preti. Il Pci ha invece annientato la sua sinistra, quella del Manifesto. Quanto alla cosiddetta "nuova" sinistra degli operaisti e marxisti-leninisti, essa paleolitica". L'intemerata di Pannella non risparmia l'Emilia-Romagna, vanto del Pci in quelle prime elezioni regionali: "Il "modello" emiliano? L le piccole e medie industrie hanno solidi legami col Pci. Le banche sono a mezzadria fra comunisti e democristiani. Le cooperative vengono ridotte

a macchine sforna-profitti per il partito. Le associazioni del tempo libero sono controllate nelle loro attivit culturali per impedirne ogni iniziativa che rischi di turbare i colloqui vaticani e di curia. Il Pci gestisce indirettamente ma sicuramente, con il sindacato, l'immenso bordello del parastato e del capitalismo di Stato". "The mouse that roars", il topo che ruggisce (come l'Economist definir Pannella), riversa questi toni accesi nei comizi che tiene in favore del Psi. Ecco la cronaca che lui stesso scriver, sull'Espresso nel '75, dell'ultima sera di campagna elettorale del '70 a Santa Maria di Castellabate, sul golfo di Salerno: "In piazza c'erano pescatori torti dall'artrite come ulivi tormentati, anziane donne rugose coperte tutte di nero, madri pi giovani, ragazze sole e inquiete. Eravamo sul pericolante palchetto rosso, appena giunti da altri comizi, Lino Jannuzzi (allora senatore psi, nda) e io, fra candidati e notabili locali. Mi avevano raccomandato prudenza. Mentre mi "presentavano" a questa gente umile e povera, con retorica ed enfasi da circo, con lo squallore dell'alienazione politica e delle sue parole grottesche e consunte, avrei voluto andar via: quello non era il mio posto". Continua Pannella: "C'era un muro di volti immobili, duri, scavati, fatto di estraneit, di antico, disperato e confermato rifiuto. Era troppo tardi per rinunciare a parlare. Cos tenni il primo comizio interamente dedicato al divorzio, all'aborto, al sesso, alla liberazione della donna. Mentre parlavo avvertii con pressante chiarezza qualcosa che da allora ho spesso cercato di esprimere. Viviamo in un tempo nel quale non di rado "agor" ed "ecclesia', piazza e assemblea di preghiera, coincidono. Il silenzio era surreale, religioso. Le parole cadevano come pietre. Ma quando terminai mi trovai strette attorno, silenziose, le vecchie donne in nero. Ricordo le loro carezze, le mani che si alzavano lente, come per una benedizione, ritrovate mani contadine della mia infanzia abruzzese, e mi porto dietro la loro scarna e dolce esortazione: " Grazie, figlio !"". In estate, marcia antimilitarista Milano-Vicenza. "Per la quarta volta sullo stesso percorso, perch?", scrive il settimanale giovanile Ciao 2001. "La prima volta gli "Ande a laur, barbun" si sprecavano quando passava la

corte dei miracoli dei marciatori stanchi, sudati e sporchi, con i cartelli al collo. I benpensanti di provincia non avevano il coraggio nemmeno di contestarci tanto eravamo lontani da ogni buona regola per fare politica. Obiezione di coscienza? Disarmo unilaterale? Esercito uguale repressione? Diritti civili ai militari? Che roba ?". Continua Ciao 2001: "Negli anni successivi, ritornando negli stessi luoghi, fra, presumibilmente, le stesse persone, le cose sono cambiate. Coloro che avevano fatto la guerra o non la volevano fare affatto capivano perfettamente, anche se eravamo cos strani: "Passare le vacanze in questo modo, che bravi ragazzi!" I contadini ci offrivano frutta e uova, nelle citt c'era sempre qualcuno disposto a ospitarci". Nel '70 appare su un giornale nazionale la prima intervista-ritratto di Pannella. Lo "scopritore" Virgilio Crocco del Messaggero, ex marito di Mina e padre di Benedetta Mazzini. Lo scapolo che vive per farci avere il divorzio, il titolo dell'articolo. "Vivo programmaticamente di espedienti", confessa il "frate laico" (come Arrigo Benedetti ha definito Pannella) a Crocco. Conferma l'allora segretario radicale Bandinelli: "Per anni gli abbiamo dato soldi e tutto quello che potevamo. Lui stesso ha scritto: "Ho vissuto con l'onorevole mendicit dei laici". Lo costringevamo a farsi un vestito nuovo mandandolo dal nostro sarto. Lui non ha molte esigenze. Anche a tavola: un formidabile mangiatore di pastasciutta, ma la carne non gli piace. un divertimento vederlo preparare una spaghettata per gli amici". Racconta Pannella: "Quando l'ho voluto, ho vissuto bene. Ho abitato a Parigi in place des Vosges, a Roma in un attico di palazzo Taverna. Poi ho capito che non ne valeva la pena, e ho imparato a vivere con le cose essenziali. Oggi la mia spesa pi grossa sono le sigarette: tre pacchetti al giorno". Questo quarantenne strampalato che vive in via Collalto Sabino al quartiere Vescovio, che si sussurra sia fidanzato con la figlia del segretario psi Giacomo Mancini, e che si batte come un leone contro politici di professione e burocrati di partito, paradossalmente lui stesso uno dei pochissimi radicali che fa politica a tempo pieno. Fra i dirigenti del Pr un'eccezione: tutti gli altri infatti esercitano

un mestiere, dal giornalista Spadaccia all'avvocato Mellini, dal professore Bandinelli al magistrato Silvio Pergameno, dal dirigente Iri Stanzani al docente universitario Teodori. Pannella giornalista professionista, e ha la penna brillante anche se un po' sovrabbondante. Ma nel '63 ha fatto una scelta precisa, e da allora detesta la "corporazione dei giornalisti". Nel '64 solo il Pr protesta contro la legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti. Negli anni '70 e poi nel 97 tenta di abrogarla con un referendum: "Soltanto all'Est per scrivere sui giornali bisogna essere iscritti a un Albo", ricordano i radicali, riecheggiando le posizioni di Luigi Einaudi e Umberto Terracini. Nell'ottobre '70 Pannella accetta di fare il direttore responsabile del quindicinale Lotta Continua, perch la legge impedisce a chi non giornalista professionista di dirigere un giornale. Una scelta che gli procurer qualche guaio l'anno seguente.

Capitolo 11 - 1971

"ECO E MIELI CON LE ARMI IN PUGNO? FREGNACCE"


Pannella non ha il tempo di gustare la vittoria sul divorzio. Appena un mese dopo l'approvazione della legge, ai primi di gennaio del '71, il professore di diritto romano Gabrio Lombardi, cattolico integralista, deposita la richiesta di referendum abrogativo assieme ai filosofi Sergio Cotta e Augusto Del Noce (padre del giornalista Rai Fabrizio), a Giorgio La Pira e a Luigi Gedda, gi presidente dell'Azione cattolica. I vescovi italiani lanciano un appello ai cattolici "per difendere la famiglia con tutti i mezzi democratici". I radicali non si fanno intimorire, e anzi raddoppiano: 1'11 febbraio, anniversario del Concordato, fondano durante una manifestazione pubblica a Milano la Liac: Lega italiana per l'abrogazione del Concordato. Aderiscono Sciascia, Montale, Silone, Parri, Galante

Garrone, Ferrarotti, Scalfari, Jannuzzi, Buzzati Traverso, Piccardi, Basso, Fortuna e Cesare Pogliano (futuro presidente di Amnesty International). In quegli stessi giorni si tiene anche il primo congresso del Mld, che chiede l'aborto legale. "Continuando in una vergognosa, secolare tradizione di inumano, scandaloso esercizio di un potere illecito, vescovi, parroci e suore, stipendiati dallo Stato con i soldi di tutti i cittadini, in marzo cominceranno a raccogliere le firme contro il divorzio. Troviamoci tutti a piazza Navona domenica 14 marzo alle 10.30!", tuona Pannella. Il leader radicale per preoccupato per la mancata crescita del Pr: "Se oggi ci ritroviamo con vecchi compagni come Scalfari, se il Messaggero riprende antiche battaglie borghesi, a qualcosa pur valsa questa nostra avventura. Ma se restiamo soli, se coloro che ci approvano non saranno anch'essi radicali, anche il Pr pu andare al diavolo. Non siamo uomini di chiesa, di setta, di bandiera. Non siamo "capi" n "dirigenti", e non abbiamo voglia di "servire" nessuno, neanche il popolo. Qui tutti possono iscriversi. Non ci spaventano le "doppie tessere" con altri partiti, che il nostro statuto ammette. Noi non siamo monogami e non abbiamo rapporti "indissolubili", almeno in politica". Il 20 giugno '71 a Firenze, in contemporanea col deposito del milione e 300mila firme per il referendum contro il divorzio raccolte in tutte le parrocchie d'ltalia, Pannella e Scalfari (diventato deputato psi) parlano insieme durante un comizio del Pr in solidariet con i cattolici del dissenso della comunit dell'Isolotto di don Mazzi processati l'indomani. Poi presentano una proposta di legge per impedire il referendum, considerato anticostituzionale perch viola i diritti delle minoranze. Ma il Pci e i partiti laici, impauriti dall'offensiva clericale, per evitare il voto tentano invece il compromesso con la Dc: nel dicembre '71 l'indipendente di

sinistra Tullia Carettoni offre alcune modiche alla legge sul divorzio, come l'allungamento dei tempi se il coniuge cattolico fa opposizione. A Pannella, intanto, giunta un'incriminazione per avere diretto il giornale Lotta Continua. Sia lui che altri dirigenti radicali giornalisti come Aloisio Rendi e Marcello Baraghini, imitando il Sartre del giornale gauchista La cause du peuple, concedevano la propria firma a qualsiasi pubblicazione anarchica, trotszkista o pacifista che avesse bisogno di un direttore responsabile. Pannella in quei tempi "dirige" anche Re nudo, fondato da Valcarenghi. Unica condizione posta dal leader radicale: "Non voglio vedere una riga di quel che pubblicate". Il medesimo spirito voltairiano avevano dimostrato gli illustri coimputati di Pannella, anch'essi rinviati a processo a Torino nell'ottobre '71 per "reati a mezzo stampa": Pier Paolo Pasolini, Piergiorgio Bellocchio, Roberto Roversi, Pio Baldelli (deputato radicale dall'80 all83) e Gianfranco Pintore. Pannella quello che ha collezionato pi denunce: una ventina, per vilipendio all'esercito, istigazione alla diserzione e a delinquere, e altri reati d'opinione. In vista del processo Lotta Continua raccoglie un'autodenuncia di 52 intellettuali, i quali firmano un'impegnativa dichiarazione: "Quando essi (i lottacontinuisti incriminati, nda) si impegnano a "combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato, come gi ora in Vietnam e in America latina, fino in fondo, fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento", noi ci impegnamo con loro. Quando essi gridano "lotta di classe, armiamo le masse", lo gridiamo con loro". Nel '71 le Brigate rosse non esistono ancora, Feltrinelli non ancora morto, la violenza "rivoluzionaria" non tab. Anzi, nei salotti abbastanza di moda. Aderiscono quindi all'appello, fra gli altri, Umberto Eco, Paolo Mieli, Lucio Colletti, Tinto Brass, Paolo

Portoghesi, Natalia Ginzburg, Mario Scialoja, Giovanni Raboni, Tullio De Mauro, Pasquale Squitieri, Salvatore Samperi, Giovanbattista Zorzoli, Giulio Carlo Argan, Franco Lefebvre, Domenico Porzio. Pannella il nonviolento li prende in giro: "Dubito che di "pensiero", marxista o no, ce ne sia molto in chi pensa di "fare la rivoluzione impugnando le armi contro lo Stato". Questo non un reato: un'imbecillit, coeva pi alle spedizioni fiumane di D'Annunzio che alla lotta politica odierna. Adriano Sofri pensava addirittura che la rivolta sanfedista del '70 a Reggio Calabria fosse l'inizio della rivoluzione, e voleva assicurare la "militarizzazione" della lotta. Comunque, se queste fregnacce voleva scriverle, dovevamo assicurargli di poterlo fare. E l'ho fatto". Nell'88, dopo l'arresto di Sofri per il caso Calabresi, Giusi Ferr dell'Europeo raccoglier qualche imbarazzo fra i firmatari di quell'appello incendiario: "Me l'avr chiesto Eco, allora corsivista del Manifesto con lo pseudonimo di Dedalus. Sa, eravamo tutti pi giovani e scatenati...", risponde Porzio. E Lefebvre: "Era l'aria del tempo. Un compagno telefonava e si aderiva subito, senza leggere fino in fondo. Mi pare che in questo caso sia stato Mieli". "Era un gesto garantista", si giustifica Raboni. E la Ginzburg: "Non ho niente da dichiarare". In vista del processo, nel luglio '71 a Pannella viene ritirato il passaporto. Scalfari presenta un'interrogazione al governo: "Occupatevi piuttosto di Luciano Liggio, di Junio Valerio Borghese o di Felice Riva in Libano". Il capo radicale commenta ironico: "C' tanto da fare in Italia per conquistare il diritto di vivere un po' pi liberi e felici, che non avevo davvero nessuna intenzione di prendermi proprio adesso una vacanza in Svizzera o in Libano". Nell'aprile '71 alcuni omosessuali torinesi protestano contro la Stampa per un articolo

diffamatorio. A Milano gruppi di gay discutono sui modi per uscire "fuori" dal ghetto. E in dicembre Angelo Pezzana pubblica il numero zero della rivista Fuori (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano). Nel luglio '71 la Loc blocca alla Camera una legge truffa appoggiata dal Pci sull'obiezione. E in settembre si celebra, al tribunale militare di Torino, il processo agli obiettori Pizzola e Matteo Soccio. Anche in questo caso i radicali della Loc usano i metodi gi sperimentati con la Lid: migliaia di cartoline inondano la Camera per sollecitare l'obiezione legale. Nell'autunno '71 Teodori fonda il trimestrale Prova radicale. Nel primo numero i radicali condannano le proposte di finanziamento pubblico ai partiti (che verr introdotto tre anni dopo). Si descrive il fallimento della raccolta di firme organizzata da Magistratura democratica per un referendum contro i reati d'opinione: soltanto 200mila adesioni raccolte, a causa del disimpegno comunista. Teodori attacca il movimento dei "giornalisti democratici", "uccisi da frontismo, minimalismo e inazione", per lo scarso interesse mostrato nei confronti del referendum. Presidente della Fnsi (Federazione Nazionale della stampa italiana), il sindacato dei giornalisti, il dc Luciano Ceschia. In giunta ci sono il pci Sandro Curzi (poi direttore del Tg3) e Andrea Barbato, allora socialista. L'Ordine presieduto dal dc Guido Gonella, che Teodori definisce "la pi autentica incarnazione del clericoreazionarismo". Anche Pannella se la prende con i "giornalisti democratici": "I dc Ceschia e Nuccio Fava, ultimo fallimentare presidente dell'Unuri travolto dal '68, i pci Rodolfo Brancoli e Raniero La Valle, i psi Enrico Manca e Alberto La Volpe, i pennuti radiotelevisivi realisticorivoluzionari o misticorustici che tanto bene vivono e mangiano insieme, alla faccia dell'onest giornalistica, sono una grottesca incarnazione del velleitarismo e dell'ipocrisia

neofascista e veterocorporativa". Altri bersagli di Prova radicale: le Acli "equivoche", le propriet immobiliari del Vaticano, il comunista Bufalini che cerca con i dc Forlani e De Mita un compromesso sul divorzio, il processo Valpreda e i "mezzibusti" Rai, con l'anticipazione di un esilarante capitolo del libro di Sergio Saviane. Nonostante tutti questi fermenti, per, la salute del Pr non buona. Scrive Teodori ne I nuovi radicali: "Tra il 1970 e il '71 la strategia della tensione sposta a destra gli equilibri politici. La campagna per il divorzio aveva colto di sorpresa la classe dirigente, compresa quella di sinistra, e non era facile per i radicali ripetere con successo l'azione combinata di guerriglia politica e di pressione sui partiti". Il Psi, tanto amato l'anno prima da Pannella, si rivela una delusione. E l'anno seguente Scalfari pagher duramente il suo impegno anticlericale a fianco dei radicali: non verr rieletto nel Psi alla Camera, anche per l'ostilit di Craxi. Al congresso di Roma nel novembre '71 Pannella e il segretario Cicciomessere vogliono sciogliere il partito. Si oppongono Teodori, Mellini e Bandinelli. Spadaccia propone un compromesso: il Pr chiuder se non arriveranno mille iscritti entro il '72. Bandinelli torna segretario, con Ramadori tesoriere.
Capitolo 12 - 1972

L'OBIEZIONE DI COSCIENZA
In gennaio Pierluigi Vigna, pubblico ministero di Firenze, si trova davanti l'imputato Marco Pannella. Il reato: vilipendio alle forze armate e alla magistratura. L'avvocato del capo radicale Franco De Cataldo, Curzi della Federstampa, il giudice Mario Barone di Magistratura democratica e il deputato psi Fortuna protestano. Non tanto per il reato in s (un volantino di Lotta continua), quanto per la direttissima che concede poco tempo alla difesa. Vigna e la corte accolgono la

tesi di Pannella, e chiedono il giudizio della Corte costituzionale. Nel maggio '73 Pannella verr assolto per "non aver commesso il fatto", come chieder lo stesso Vigna. Ma in quel '72 c' ben altro in gioco. Per evitare il referendum sul divorzio i partiti ricorrono alle elezioni anticipate. I radicali propongono al Manifesto di allearsi per il voto con la candidatura simbolica di Pietro Valpreda, l'anarchico in carcere per piazza Fontana. Il Manifesto rifiuta: il Pr non abbastanza "anticapitalista". Risultato: un milione di voti di sinistra buttati, perch n il Manifesto, n il Psiup n l'Mpl raggiungono il quorum. I radicali invitano ad astenersi, perch la Rai non apre la propaganda tv ai partiti nuovi. "La corsa truccata", denuncia Pannella, e brucia in pubblico certificati elettorali. Il tormentone del '72 il successo del Msi alle elezioni: i neofascisti salgono dal 4 al 9%. Gli extraparlamentari di sinistra sono nel pieno della campagna per il "Msi fuorilegge". Pannella invece difende il diritto dei fascisti ad esistere: "Confessiamo che questa storia del bando di Almirante ci ha scocciati e non ci interessa minimamente. Credere che sia lui oggi l'avversario da battere ridicolo. Chi paga il Msi? Chi protegge il suo sottobosco di teppisti? Chi costituisce l'ossatura per disegni pi pericolosi, se non i servizi segreti che prosperano nel regime democristiano? l'esercito che produce fascisti, o i fascisti che producono il nostro esercito?". Siamo contro i repubblichini d'oggi, s'intitola quest'articolo che Pannella scrive per Notizie radicali, e nel quale sostiene che la nuova destra da battere, "costituita in regime da ventanni", la Democrazia cristiana. Nel giugno '72 Pannella condanna l'assassinio del commissario Calabresi, sospettato per il "suicidio" dell'anarchico Pinelli: "Con alcuni colleghi giornalisti, fra i quali Enzo Tortora, avevo detto anni fa che c'era qualcosa di dostoievskiano in tono minore in Calabresi, che m'appariva "ossesso" dietro la sua disinvolta maschera di poliziotto. Ma non sapevo, e a tutti lo aveva stranamente celato, della sua scuola clericale, dei suoi rapporti con padre Virginio Rotondi, del suo essere antidivorzista. N sapevo pi nulla di lui, dopo l'uccisione di Pinelli. M'appare come corresponsabile

delle peggiori cose cui abbiamo assistito in questi anni. Ma senza odio, senza rancore: con pena. Avevamo tutti bisogno di Calabresi vivo, e i suoi folli assassini che non sanno d'essere fascisti e magari credono d'essere rivoluzionari, sono loro oggettivamente i compagni degli assassini di Pino Pinelli, e non i suoi vendicatori". Nell'estate '72 l'annuale marcia antimilitarista radicale cambia percorso: non pi Milano-Vicenza, ma TriesteAviano (Pordenone), passando per Redipuglia (Gorizia), attraverso il Friuli oberato dalle servit militari e tutti i luoghi "sacri" del nazionalismo nostrano. Tappa finale: la pi grossa base Nato d'Europa. I generalideputati missini Birindelli e De Lorenzo chiedono al governo Andreotti di centro-destra di impedire la marcia. Le provocazioni dei fascisti, lungo il percorso, non vengono raccolte dai pacifisti. A Udine per i carabinieri colpiscono alla testa Pannella col calcio di un fucile. E sono i funzionari di Ps a dover intervenire per interrompere il pestaggio. Il questore esprime "rammarico e indignazione" per l'incidente. Aderisce alla marcia anche la figlia di Cesare Battisti, Livia: "Dobbiamo sottrarre le commemorazioni dei caduti alle speculazioni fasciste e patriottarde". Per la gioia dei missini, il '72 vede anche esplodere l'attivit del Fuori. "Sono omosessuale e felice di esserlo!", urla Angelo Pezzana in aprile al microfono del congresso di Sanremo del Cis (Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica di destra, patrocinato da Gedda). Il primo maggio c' la profanazione: un corteo congiunto a piazza San Pietro di omosessuali e femministe, le quali hanno mandato 20mila firme pro-aborto al papa. E a giugno si riunisce il primo congresso del Fuori a Milano. In aprile intanto, durante il congresso dell'Udi (Unione donne italiane, filo-Pci) alle femministe radicali dell'Mld viene negata la parola. In molte citt il Fuori ospitato nelle sedi radicali. Commenta Pannella: "Abbiamo ricevuto un paio di proteste di amici. Ma nessuno ci chieda prudenza, calcoli o cautele, perch un paese dominato per secoli da una comunit monosessuale come la Chiesa romana non ha mai avuto di "tolleranza" altro che le "case"". Nell'autunno '72 Pannella vince, grazie a 39 giorni di

digiuno con due cappuccini al giorno e vitamine, la sua seconda grande battaglia per i diritti civili, dopo il divorzio: quella per l'obiezione di coscienza al servizio militare. lui stesso a raccontarla in prima persona sull'Espresso del 19 novembre, in un articolo titolato Qui Nizza, le passo Pertini: "Primo ottobre. Sono al congresso anarchico, a Rimini. Mi telefona Roberto (Cicciomessere, nda): a Peschiera (carcere militare con obiettori, nda) i compagni hanno iniziato lo sciopero della fame. A Roma cominciano in 23: questa volta, da Angiolo (Bandinelli) a Gianfranco (Spadaccia), ci stiamo tutti. Prevedo che sar pi dura che in passato". Le sere del 3 e 4 ottobre Pannella e i radicali vanno a volantinare davanti ai cinema romani Adriano e Corso, dove ci sono le prime del Padrino e di Girolimoni: "Colpevolizziamo i ricchi indifferenti, li sollecitiamo a un po' d'attenzione e a qualche gesto di solidariet". I fascisti di Avanguardia nazionale assaltano con catene gli antimilitaristi, ne feriscono sette, "Enzo ha tre punti in testa". Pannella dopo la marcia in Friuli ormai abituato agli assalti squadristi. E si consola pensando agli articoli che i giornali pubblicheranno: "Pestati e feriti valiamo una notizia. Oggi perfino I' Unit accenna al digiuno per la liberazione dei compagni obiettori e degli anarchici". Oltre che la legge sull'obiezione, infatti, lo sciopero della fame sollecita anche la scarcerazione di Valpreda. L'attivit febbrile dei radicali sintetizzata cos da Pannella: "Un primo bilancio: in quattro giorni dieci feriti, trenta fermi, diecimila volantini distribuiti, un migliaio di circolari ai gruppi pacifisti in Italia, comunicati stampa comparsi su qualche quotidiano, documenti e telegrammi inviati ai presidenti di Camera e Senato, ai gruppi, a una decina di parlamentari, ai partiti. Installata la roulotte con tavoli per le firme ed esposizione di striscioni, cartelli e documenti in piazza del Pantheon". Passa al Pantheon Umberto Terracini (Pci), firma e versa un contributo. Il giornalista Pannella molto attento ai quotidiani: "Lotta Continua ci appoggia, pubblica tutti i comunicati. Il Manifesto invece ci censura e fa la sua parte nella congiura del silenzio e nel disprezzo per queste iniziative piccolo-borghesi. Qualcosa passa su Paese Sera e Messaggero: cronaca lillipuziana, niente o

quasi sugli obiettivi politici. La situazione difficile, rischiamo di non reggere. Piove, fa freddo, c' stanchezza, il traffico assordante, il lavoro estenuante. Ieri Ugo Dessy, venuto da Cagliari, ha tenuto una conferenza stampa sulla base per sommergibili Usa della Maddalena. Oggi ci rechiamo sotto il Senato, dove si dibatte l'argomento, con i cartelli e un sottomarino di cartone. I senatori girano al largo". Ci sono problemi per il digiuno: "Sei compagni hanno dovuto interrompere, quattro colpiti da collasso. Undici ottobre: sono pi attento a prendere le vitamine. Ho un po' paura per alcuni seri inconvenienti agli occhi avuti in passato". Al Pantheon i radicali raccolgono una ventina di mila lire al giorno. Le usano subito per stampare cartoline da inviare in Parlamento: "Abbiamo spedito a ogni deputato una lettera personale per spiegare le nostre richieste: la fissazione di un calendario per dibattiti e voti sull'obiezione di coscienza. I pochi amici parlamentari escludono che ci si possa arrivare prima della primavera, se tutto va bene. Hanno aderito Ruggero Orlando, Lizzero, Bogi, Anderlini, Cabras, Fracanzani, amici della comunit di San Paolo, del Mir, del Movimento cristiani per la pace. L'abate Franzoni ci ha inviato una lunga, fraterna lettera: inizier un digiuno per il Vietnam il 30 ottobre, assume anche i nostri obiettivi e ci prega di cessare il nostro". L'Espresso pubblica un articolo di Scialoja (I giacobini all'impresa dei mille: il partito radicale decider se rilanciarsi con un ambizioso programma oppure sciogliersi) in cui si annuncia che il Pr, al suo congresso di Torino in novembre, chiuder se non riuscir ad aumentare da 450 ad almeno mille iscritti. Nel '72 la tessera radicale costa 12mila lire. Quella delle campagne di iscrizione drammatizzate dalla minaccia di scioglimento diventer negli anni successivi una litania abituale per i radicali. L'Espresso annuncia il piano dei "corsari al servizio della sinistra": un'ondata di referendum "per far saltare la strategia neoconcordataria di Andreotti e Berlinguer, perch non pi possibile sviluppare sul piano parlamentare le lotte per i diritti civili". Quindi, referendum contro il codice penale fascista Rocco, contro il Concordato, contro i finanziamenti statali alle scuole

private e contro l'Ordine dei giornalisti. Anche Panorama nell'ottobre '72 pubblica una pagina intera sui radicali. "Se il Pr chiudesse si aprirebbe un vuoto incalcolabile in Italia, sarebbe la fine delle poche battaglie contro la clericizzazione e per i diritti civili", dichiara Elena Croce, figlia del filosofo. E Arrigo Benedetti, direttore del nuovo Mondo dopo essersene andato nel '67 dal suo Espresso: "Sono uscito dal partito radicale ormai da anni, assieme a Pannunzio, e non sempre ne ho condiviso poi le posizioni. Ma la scomparsa dei digiunatori, dei marciatori e degli uominisandwich radicali sarebbe una perdita in questa Italia tanto pigra e passiva". Anche Sofri, leader di Lotta Continua, benedice i radicali: "Una presenza stimolante su alcuni temi civili, dalla giustizia militare al divorzio, che non sono affatto estranei a una prospettiva di classe". "Sia pure a titolo personale, ho sempre apprezzato la maggior parte delle battaglie radicali", si sbilancia con Panorama Terracini, nel '72 presidente dei senatori pci. Ma quasi tutti gli altri dirigenti comunisti tacciano Pannella di "cialtroneria politica". Il segretario del Pr Bandinelli spiega che i radicali "hanno lasciato le redazioni, i caff e i salotti e sono scesi nelle strade, nelle piazze, a volte nelle carceri, spesso nei tribunali". Pannella ha in corso almeno trenta processi, con la prospettiva di 200 anni di galera se condannato in tutti. Panorama annuncia che le iscrizioni sono gi arrivate a 680, e che aumentano di 15 al giorno. Pannella intanto continua il forcing sull'obiezione. Ecco la sua cronaca sull'Espresso: "A Verona, il 14 ottobre, partecipo a un dibattito nella sede del Psi con Lazagna e Sandro Canestrini: la gente stipata fino all'inverosimile. La mattina del 15 a Firenze, sala dei Valdesi. Ma le seconde classi, la notte, continuano a essere piene e si viaggia male". Il 2 novembre Pannella al congresso radicale, a Torino: "In dieci giorni, dinanzi alla prima seria anche se limitatissima informazione sul Pr in dieci anni, 700 persone si sono iscritte. Alberto Gardin e io decidiamo di continuare il digiuno fino alle estreme conseguenze". Nenni, Montale, Silone, Aragon, i premi Nobel Boll, Jacob e Kastler, i cardinali Lercaro e Alfrink lanciano un

appello in favore di Pannella. A smuovere le acque arrivano altre firme: Jean Rostand, Gunther Grass, Sartre, Monod, e in Italia la Ginzburg, Argan, Ada Rossi (vedova di Ernesto), il pastore Sbaffi, padre Ernesto Balducci, Benvenuto, e i giornalisti Barbara Spinelli, Federico Bugno e Giancesare Flesca. Ma la svolta decisiva sono due articoli pro-obiettori scritti da Nichols sul Times e da Nobcourt su Le Monde. Da quel punto la strada in discesa, tutte le porte si aprono. Scrive Pannella: "Alberto dimagrito di 12 chili, io di 19: siamo all'osso entrambi. Ci comunicano che saremo ricevuti il 7 novembre da Fanfani (presidente del Senato, nda), il quale ci annuncia che porter i due progetti di legge in aula prima del 30 novembre. Pertini ci telefona invece da Nizza. furente: nessuno gli ha fatto sapere che vogliamo incontrarlo. Chiede insistentemente della nostra salute, propone di interrompere le sue brevissime vacanze per venirci incontro, l'indomani, anche a Genova. Lo raggiungiamo noi a Nizza. Il congresso del partito finisce alle quattro del mattino del 4 novembre. Alle sette partiamo". Ecco la cronaca dell'incontro fra il futuro presidente della Repubblica, diventato popolarissimo pochi mesi prima durante le interminabili votazioni trasmesse in tv per l'elezione del presidente Leone, e il leader radicale: "Alle 12 vediamo Pertini arrivare sotto i portici delle Galries Lafayette, pipa accesa, maglioncino beige, pantaloni di fustagno. C' il sole, ma sento aria di burrasca. Mi dice che debbo piantarla con i miei metodi. Ricorda ancora quasi frase per frase la mia lettera di due anni prima sul divorzio. Stavolta gli abbiamo scritto, con Alberto, un'altra missiva un po' pesante. In un certo senso ha ragione. Entriamo in un caff. Pertini ci racconta dei suoi digiuni in carcere e delle sue azioni proprio qui, a Nizza... Alla fine la situazione chiara: a Natale la Camera avr terminato il suo lavoro. Nel salutarci, Pertini ha come un attimo di esitazione. Guarda Alberto, cos giovane, cos deciso ma anche cos stanco: il vecchio compagno commosso. L'abbraccia con forza e scappa via. Torniamo a Torino, immobilizzata dal Salone dell'automobile e dal derby Juventus-Torino". la vittoria. Pannella e Gardin incontrano a Roma Fanfani e poi, di nuovo, Pertini. "Me ne vado a casa.

tardi. Dopo 37 giorni mi cucino un bel brodo di dadi con burro e parmigiano. Anche per Valpreda abbiamo una soluzione: libero per legge entro il 15 dicembre". Il nuovo Corriere della Sera di Piero Ottone, subentrato a Giovanni Spadolini nella primavera '72, suggella il trionfo di Pannella dedicandogli il 25 novembre un'intera prestigiosa terza pagina. Titolo: Il leader pi processato d'ltalia. Occhiello: "Incontro con l'animatore della contestazione radicale". Sommario: "Marco Pannella il primatista nazionale di proteste, marce, sit-in, cortei, sfide, polemiche e denunce. Per l'obiezione di coscienza un digiuno "fino all'ultimo caffelatte". Impegno civile sul filo del rasoio, senza organizzazione di massa e senza santi in paradiso. "Con la fantasia si possono raggiungere in politica risultati incredibili"". Scrive Alfonso Madeo: "Sono attualmente detenuti in carceri militari 140 obiettori. Ogni anno vengono processati 4mila soldati. Spossato dai digiuni e malandato in salute, Pannella conserva una vitalit miracolosa. "La vitalit di chi crede in ci di cui vive", spiega con un sorriso largo e gioviale. Un personaggio cos, dicono gli amici, se non esistesse bisognerebbe inventarlo. I comunisti lo considerano con diffidenza, i cattolici con inquietudine, i fascisti lo disprezzano, gli extraparlamentari di sinistra lo discutono con rabbia, i qualunquisti lo giudicano un rompiscatole, i borghesi benpensanti un goliardo". "Te ne accorgi subito quando hai messo le mani su una causa giusta", confida Pannella a Madeo, "la gente scrive e telefona, le firme illustri non hai bisogno di sollecitarle". Ma non vuole parlare dei guasti che il digiuno gli ha provocato: "Sono contrario all'etica del sacrificio, preferisco la retorica della felicit". Nella sede radicale romana in via di Torre Argentina 18, per, tutti sanno che presto dovr ricoverarsi in clinica per cure e accertamenti. Dietro il gusto aggressivo della provocazione, Madeo definisce quello pannelliano un "ragionamento coerente, lucido e rigoroso". Eccolo: " necessario il coraggio della banalit per affermare che la classe dirigente ha perduto i contatti con il paese reale. I potenti ci ridevano in faccia, sulle prime, poi hanno cominciato a ridere amaro perch la gente incuriosita ci prestava

aiuto durante i nostri sit-in. La battaglia per il divorzio, ad esempio, deve parte del successo iniziale allo spirito dei primi cartelli portati in giro a Ferragosto nel deserto di piazza Navona: accorsero i fotografi a caccia di immagini inconsuete, e cos gli slogan divorzisti finirono su tutti i giornali. A pagamento, non avremmo mai avuto i mezzi per pubblicarli: il nostro bilancio non supera i 15 milioni all'anno. In compenso pubblico, voce per voce". Pochi mesi dopo, lo scandalo dei petroli avrebbe svelato le tangenti nei bilanci dei partiti. "Povero in canna", ci informa Madeo, "Pannella abita nel centro pi caotico di Roma. Vive di libri e di politica. Poco cinema, pochissimo teatro. Tanti nemici, tantissimi amici. Nessun turbamento gli viene dalla condizione di imputato-stakanovista: 12 assoluzioni con formula piena, 31 processi in corso pi una valanga in movimento. La sera, a Roma, pi facile incontrarlo in trattorie a prezzo fisso che in salotti mondani. Quando muta la stagione, va a prestito di vestiti. Ha l'aria di un predicatore vagabondo. Questo Pannella, l'uomo scomodo nella vita pubblica italiana". Il quale per, alla fine dell'intervista, dichiara compunto al Corriere "Agli italiani non abbiamo mai procurato fastidi. Se organizziamo un corteo, sfiliamo sui marciapiedi per non innervosire gli automobilisti". E anche per fare di necessit virt: quei quattro gatti dei radicali in fila indiana sembrano molti di pi. Sono diventati comunque 1300, alla fine del '72, gli iscritti al Pr. Un traguardo mai raggiunto prima, quando i soci ondeggiavano, di anno in anno, fra i cento e i 250. Ma, soprattutto, nel '72 che viene decisa la strategia dei referendum a raffica, che caratterizzer l'azione radicale nei decenni seguenti. A cominciare da quello sul divorzio, che a sinistra Pannella l'unico a volere: "Siamo convinti di vincerlo. Misureremo cos la flessione dell'influenza clericale nella societ italiana".

Capitolo 13 - 1973

"OGNI FUCILE NERO"

Nel gennaio '73, con una lettera aperta sul Messaggero, Pannella protesta contro la nuova legge sulla droga preparata dal governo di centro-destra Andreotti: "Se non finiranno gli arresti di centinaia di giovani per uno spinello, fumer hashish anch'io e mi far arrestare". Solidarizzano con lui Ruggero Orlando, neodeputato psi dopo 18 anni negli Usa come corrispondente Rai, e lo psichiatra Luigi Cancrini. "Negli ultimi cinque anni seimila persone hanno cumulato pene per almeno diecimila anni: cento secoli di galera, ma non per gli spacciatori", scrive Pannella. Il Messaggero riceve decine di lettere sull'argomento, e in giugno dedica a Pannella un elogio di Costanzo Costantini: "Ecco le idee dell'uomo politico pi picchiato, pi processato e pi innocente d'ltalia. Uomobambino scaltro e innocente, Pannella realista e sognatore, mezzo Gandhi e mezzo Savonarola, un David che ha sfidato Golia senza disporre neppure di una fionda. un leader privo di quei tratti sadico-autoritari che si ritrovano in ogni leader. Vive in una soffitta di via della Panetteria, in cui l'acqua piovana ha libero accesso. La sua parola calda e intensa, sempre ancorata alla realt quotidiana". Nel giugno '73 Stampa Alternativa di Baraghini e il Pr organizzano un convegno sulla droga: relatori sono Giancarlo Arnao, Guido Blumir, Buzzati Traverso. In luglio Pannella scrive la prefazione del libro Underground: a pugno chiuso di Andrea Valcarenghi (ed. Arcana). "Queste dieci pagine sono finalmente il testo di un manifesto politico del radicalismo italiano. Rappresentano un avvenimento nella cultura italiana di questi anni. Non si pu non conoscerle", l'entusiastica recensione dello scritto di Pannella fatta da Pasolini su Tempo Illustrato. "Carissimo Andrea", scrive il capo radicale, "dovevi rivolgerti a Umberto Eco, prefatore della nostra epoca scritta, o a Fortini, Pintor, Sofri. Io queste cose non le so fare. Con all'orizzonte i miei cinquant'anni, non ho scritto un solo saggio. Scorro le pagine che ti hanno dato Carlo Silvestro e Michele Straniero, cos magnificamente psicopirotecniche: spostale, e saranno un'ottima prefazione. Tu sei un rivoluzionario. Io amo invece gli obiettori, i fuorilegge del matrimonio, i capelloni sottoproletari anfetaminizzati, i cecoslovacchi

della primavera, i nonviolenti, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessuali, i borghesi come me, la gente con il suo intelligente qualunquismo e la sua triste disperazione" . Continua Pannella: "Amo speranze antiche come la donna e l'uomo; ideali politici vecchi quanto il secolo dei lumi, la rivoluzione borghese, i canti anarchici e il pensiero della Destra storica. Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni rafforzamento dello Stato di qualsiasi tipo, contro ogni sacrificio, morte o assassinio, soprattutto se "rivoluzionario". Credo ai racconti che ci si fa in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuole essere onesti ed essere davvero capiti, pi che ai saggi o alle invettive. Ci sono troppe splendide cose che potremmo fare anche con il "nemico" per pensare a eliminarlo. "Voi di Re Nudo dite: "Erba e fucile". Non mi va. Lo sai, non sono d'accordo. Fumare erba non m'interessa, per la semplice ragione che lo faccio da sempre. Ho un'autostrada di nicotina e di catrame dentro che lo prova, sulla quale viaggia veloce quanto di autodistruzione, di evasione, di colpevolizzazione e di piacere consunto e solitario la mia morte esige e ottiene. Mi facile impegnarmi per disarmare i tenutari di quel casino che chiamano l'Ordine, i quali per sentirsi vivi hanno bisogno di comandare, proteggere, obbedire, arrestare, assolvere. Ma fare dell'erba un segno positivo di speranza mi par poco e sbagliato". Quanto alla violenza, Pannella la considera "un'arma suicida per chi speri ragionevolmente di edificare una societ (un po' pi) libertaria. La violenza il campo privilegiato sul quale ogni minoranza al potere tenta di spostare la lotta degli sfruttati e della gente. Alla lunga ogni fucile nero, come ogni esercito. E poi, basta con questa sinistra grande solo ai funerali, nelle commemorazioni, nelle proteste. Quando vedo, nell'ultimo numero di Re nudo, il "recupero" di un' Unit del '43 in cui si invita ad ammazzare il fascista, ho voglia di darti dell'imbecille... Come puoi non comprendere il fascismo di questo antifascismo? Come noi radicali, voi renudisti sostenete che non esistono dei "perversi", ma dei "diversi". Come possiamo recuperare allora, proprio in politica, il concetto di "male", di "demonio", di "perversione"? Quel che voi chiamate "fascista' si chiama

"obiettore di coscienza", "abortista', "depravato" per altri". Pannella riprende poi la polemica contro la Dc, "il vero fascismo di oggi": "I fascisti sono al governo: i Moro, i Fanfani, i Colombo, i Tanassi. Contro la politica di costoro si pu e si deve essere antifascisti. Invece, sotto la bandiera antifascista si prosegue una tragica opera di digressione. Voi rendete un immenso servizio allo Stato d'oggi e ai suoi padroni se scaricate sui loro sicari, gli Almirante e gli altri ausiliari di classe, la forza dell'antifascismo vero. La legge Scelba serve a "sciogliere" la Dc?". Conclude Pannella: "Per noi la fantasia stata una necessit, quasi una condanna, piuttosto che una scelta. Cos abbiamo parlato come abbiamo potuto, con i piedi nelle marce, con i sederi nei sit-in, con gli happening continui, con erba e digiuni, con "azioni dirette" di pochi, con musica e comizi. Le battaglie per i diritti civili sono mancate a tutto il vostro Movimento: un rozzo paleomarxismo ha fatto strage soprattutto a Milano. Sminuisci le nostre vittorie facendole mie e non, come sono, di quel collettivo felice e raro che il partito radicale. Consiglio di leggere il tuo libro ai genitoridisperati per i figli-persi e contestatori; ai progressisti-bene in mal di politica dei redditi e di programmazione, sconvolti e indignati di non essere divenuti i vostri idoli. Capirebbero finalmente qualcosa di se stessi, oltre che di voi e di noi. E le loro facce diverrebbero meno peste e bolse". Nel '73 le varie lotte radicali vanno avanti. In febbraio Fortuna, sempre lui, presenta la legge per legalizzare l'aborto. Il Pci contrario. In giugno la quindicenne Gigliola Pietrobon processata per aborto a Padova, e le femministe del Mld si autodenunciano in massa. In settembre Adele Faccio fonda il Cisa (Centro italiano sterilizzazione e aborto). Pannella entra nella presidenza Loc assieme a Mellini, Ramadori, Canestrini, Beppe Marasso e padre Balducci. Malgrado la legge Marcora appena approvata, nell'aprile '73 vengono respinte le domande a sette obiettori, fra i quali Cicciomessere, che quindi tornano in carcere. E la marcia anti militarista in agosto, da Trieste ad Aviano, si conclude davanti al carcere militare di Peschiera del Garda (Verona).

Nel giugno '73 Amintore Fanfani torna alla segreteria dc. La sua intransigenza vanifica le offerte di compromesso avanzate dal Pci per evitare il referendum sul divorzio: Fanfani, proprio come Pannella, convinto di poterlo vincere. Ma ormai Berlinguer, dopo il golpe cileno, dichiara esplicitamente di volere un governo Dc-Pci per "evitare una svolta a destra". Nel '73 Pannella torna alla sua professione di giornalista. Il direttore dell'Espresso Livio Zanetti gli propone infatti di seguire per dieci settimane le elezioni in Francia. "A condizioni finanziarie disastrose per me", ricorda Pannella, "me con la pi assoluta libert da ogni censura e controllo. Appena giunto a Parigi, per, gli accordi erano gi saltati. Da 24 ore era l, con un denso itinerario di incontri e interviste, il direttore editoriale. Mentre il corrispondente da Parigi, l'ottimo Giancarlo Marmori, aveva appreso soltanto da poche ore del nostro arrivo". Proseguono le disavventure, poi spiattellate da Pannella su Prova radicale: "Il mio primo articolo viene ridotto di un terzo rispetto alla lunghezza concordata. E quando scrivo che Mitterrand "crede nel socialismo" e "non crede nel capitalismo", la redazione aggiunge un subdolo inciso, "ufficialmente", che capovolge il significato. Torno a Roma: se gi in partenza gli "accordi" funzionano cos, meglio abbandonare subito. Al giornale mi accusano di drammatizzare un incidente tecnico, di peccare d'eccessivo formalismo e rigore, ma tutti sono d'accordo nel deprecarlo. Mi assicurano che il fatto non si ripeter, e mi pregano di tornare al lavoro. "Cos torno a Parigi. Scrivo un pezzo sul Pcf. Rilevo che i comunisti francesi non avrebbero mai potuto appoggiare, come fece il Pci nel '63, un personaggio come Cefis. Sull'Espresso la frase diventa: "N pensabile che il Pcf possa mai, come pu aver fatto in passato il Pci, tollerare l'azione di ambigui personaggi dell'economia pubblica o privata". Da un'affermazione precisa, smentibile, ma anche documentabile, firmata, si passa all'allusione tipica di un certo nostro giornalismo che insinua non affermando". Conclude Pannella: "Tre settimane dopo invio l'ultimo servizio, di prospettiva. Non comparir mai. Antonio Gambino s'accorge che ci sono le elezioni francesi e tira

fuori un pezzo in cui sostiene l'opposto di quanto fino ad allora pubblicato. Con un anticipo di una decina di giorni lascio Parigi. Invece delle oltre 70 cartelle concordate ne sono uscite la met, in parte manipolate. Eppure quel che passato bastato per sollecitare grosse pressioni politiche cui indubbio merito di Zanetti d'aver resistito". Si domanda Pannella: "Perch un episodio cos marginale vale la pena di essere raccontato? Perch se questo accade all'Espresso, vuol dire che anche numerosi colleghi di questo giornale ritengono certe procedure normali e ineluttabili. Questi colleghi sono, nella stragrande maggioranza, sicuramente "democratici" e non di rado pi "a sinistra" di me, oltre a essere sinceramente amici e buoni compagni. E allora? Con Panorama, l'Espresso forse l'unico settimanale politico che serbi libert e contraddizioni tali da poter sperare di non essere assorbito dal regime. Cercare sempre di fare il massimo di pulizia proprio dove abitiamo, e non soltanto nelle sudice case dei Bernabei e dei Monti, o in quelle ipocrite e ottuse dei "puliti" Biagi e Ronchey, il nostro modo di essere amici". L'8 settembre '73 Pannella fonda il quotidiano Liberazione, sull'esempio del neonato Libration parigino diretto da Sartre. Il compito per sovrumano, perch la redazione composta soltanto da Pannella stesso, Enzo Zeno, Rolando Parachini e Roberto Della Rovere (poi al Corriere della Sera). Danno una mano Spadaccia, Baraghini e Aloisio Rendi. Tutti lavorano nelle due stanze di una tipografia in via Dandolo, a Roma. Per finanziare il giornale si tassano deputati socialisti e giornalisti dell'Espresso. Buzzati Traverso offre un milione. Maria Adele Teodori versa un'eredit appena ricevuta. Ma dopo un mese Liberazione diventa bisettimanale, e nel febbraio '74 dovr chiudere. Al congresso di Verona del novembre '73 il Pr elegge segretario il triestino Giulio Ercolessi, che ha appena 20 anni. Il partito si irrobustito: le sedi e i recapiti sono passati da dieci a trenta in tutt'Italia, e il bilancio triplicato fino a trenta milioni. I radicali preparano la raccolta di firme per ben otto referendum, che partir l'anno successivo. Nell'opuscolo Contro il regime pubblicato da Giulio

Savelli (l'editore in seguito socialista, leghista e forzista), Teodori raccoglie interventi favorevoli ai referendum di Benedetti, Benvenuto, Bobbio, Branca, Adele Cambria (giornalista), Bruno De Finetti (scienziato dell'Accademia dei Lincei), De Marchi, Foa, Gigi Ghirotti ed Enzo Marzo (giornalisti), Gian Giacomo Migone del Pdup (Partito di unit proletaria), Sofri e Giovanni Russo. Antonio Padellaro, oggi vicedirettore dell'Espresso, invece critico: "Condivido la diagnosi e la politica radicale, ma non la terapia referendaria". Al congresso Pannella annuncia di non essersi pi iscritto per evitare leaderismi, accentramenti, carismi. Il Pr gi troppo piccolo per lui?
Capitolo 14 - 1974

VITTORIA AL REFERENDUM
Il 1974 l'anno del referendum vittorioso sul divorzio. Ma per Pannella anche l'anno della prima, memorabile apparizione in tv. E del quarto sciopero della fame, il pi lungo e drammatico: 92 giorni. Il leader radicale diventa un personaggio nazionale, con il suo dolcevita e il pendaglio pacifista al collo. "Don Chisciotte della fame", lo battezza l'Unit. E Le Monde "Monsieur cappuccini". Nel giro di un mese, in estate, il Corriere della Sera gli dedica ben otto articoli di commento. Ciononostante, il Pr perde la sua sfida: raccoglie soltanto 170mila firme sugli otto referendum che propone. I radicali infatti speravano che, sull'onda del quasi 60% ottenuto dai divorzisti il 12 maggio '74, prima grande sconfitta della Dc dopo trent'anni, il grimaldello dei referendum sui diritti civili potesse ribaltare il "regime clericale". Invece non cos. Anche perch Pci e Psi si affrettano a rincuorare la Dc, contro gli "opposti estremismi" dei cattolici integralisti e dei laici arrabbiati alla Pannella. La Rai democristiana di Ettore Bernabei censura del tutto i radicali durante la campagna referendaria, mentre le tv straniere li intervistano per ore. Il 3 maggio, allora, Pannella inizia uno sciopero della fame con quattro obiettivi: un quarto d'ora in tv per i divorzisti della Lid e i cattolici del no di dom Franzoni; udienza del

presidente Leone al Pr; inizio dell'esame parlamentare per la legge sull'aborto; incontro con Cefis per avere la garanzia che la sua Montedison, nuova proprietaria del Messaggero divorzista, rispetti la linea laica del quotidiano romano. Con lui scioperano una cinquantina di radicali. La pi anziana Fausta Lapenna Mancini, 72 anni, di Strassoldo (Udine). Dopo 50 giorni di digiuno Pannella calato da cento a 82 chili, e le sue pulsazioni da 84 a 30 al minuto. Il leader radicale si nutre con quattro cappuccini e due cucchiai di zucchero al giorno, per un totale di 350 calorie, e beve sette litri d'acqua. Ma il silenzio sulla sua iniziativa quasi totale, nonostante un appello di Montale, Silone, Terracini, Alberto Moravia, Franco Rosi e Nicola Matteucci. Il 22 giugno Lietta Tornabuoni rompe la censura e pubblica sulla Stampa un articolone a sei colonne intitolato Il digiuno del libertario. "La bella faccia scavata e tirata, i bei capelli bianchi sfibrati e molli, i bellissimi occhi celesti divenuti lustri, febbrili", Pannella domanda alla Tornabuoni: "Ma di cosa hanno paura, cosa immaginano che io possa dire, alla tv? Che mi faccia scrivere i discorsi da Shakespeare, credono che io sia Laurence Olivier oppure un mago, un ipnotizzatore?". L'intervistatrice elenca meticolosa: "Quando Pannella digiun contro i carri sovietici a Praga perse dodici chili; la penultima volta, per il divorzio, nove chili. In questi 50 giorni ha avuto solo due cedimenti: in un momento di amarezza, dopo una discussione con certi giudici di Magistratura democratica poco solidali, s' mangiato una pasta alla crema; e una sera, quasi deciso a smettere, ha preso un brodino". Bernabei sa che, la notte del referendum, ben centomila persone sono andate a festeggiare con Pannella in piazza Navona, e teme che il suo successo s'allarghi. Ma i radicali sono una vecchia conoscenza della tv di Stato: "Nel 1966", scrive la Tornabuoni, "Pannella era alla testa delle trenta persone che si ammanettarono davanti alla Rai, portando cartelli al collo con su scritto "Cos ridotta l'informazione". E nel '70 guidava i 19 divorzisti che occuparono per la prima volta la sede tv in via del Babuino".

"Mentre a Roma pochi giorni fa si votava la legge sul finanziamento pubblico dei partiti", accusa Pannella, "a Ferrara i radicali che facevano una colletta per il partito erano denunciati per questua e accattonaggio. Questa la frana della democrazia". Il 26 giugno Arrigo Benedetti scrive sul Corriere della Sera un articolo titolato Una voce contro l'ipocrisia, e prende una posizione netta a favore dell'aborto legale: "Nessuno nega che decine di migliaia di italiane ogni anno si dissanguino, muoiano; l'ammettono i magistrati; si parla di uteri sforacchiati, di mammane che operano le ragazze povere in ambienti sordidi, di cliniche di lusso per chi pu spendere. Per Pannella resta lo stesso il mostro che ha inventato una realt da cui siamo atterriti, e non quello che ne denuncia l'esistenza". Scrive Benedetti: "Un curioso equivoco sussiste. Pannella un libertario che difende la Costituzione, e invece lo scambiano per sovversivo. Unico particolare trascurato: attrae i giovani come facevano Ernesto Rossi, Mario Pannunzio e altri vent'anni fa, e non li eccita alla contestazione del sistema ma al piacere della libert. Pannella farebbe carte false per destare gli italiani da un lungo torpore". I1 16 luglio '74 scende in campo Pier Paolo Pasolini. In un memorabile articolo sul Corriere che anticipa quelli sulla "scomparsa delle lucciole" e contro il "Palazzo" dei mesi successivi, dal titolo Apriamo un dibattito sul caso Pannella, lo scrittore-regista si scaglia con veemenza contro il Vaticano: " molto tempo ormai che l i cattolici si sono dimenticati di essere cristiani. Il partito radicale e Pannella sono i reali vincitori del referendum. Ed questo che non viene loro perdonato da nessuno. Anzich essere ricevuti e complimentati dal primo cittadino della Repubblica, in omaggio alla volont del popolo italiano, Pannella e i suoi vengono ricusati come intoccabili. Certo il Vaticano e Fanfani, i grandi sconfitti del referendum, non potranno mai ammettere che Pannella semplicemente "esista"". Ma Pasolini attacca anche il Pci, e questo costa qualche giorno di anticamera al suo articolo: "La volgarit del realismo politico non trova alcun punto di connessione col candore di Pannella. Le sue sono richieste di garanzia di una normalissima vita democratica. Ma il

disprezzo teologico lo circonda. Da una parte Berlinguer e il Comitato centrale del Pci, dall'altra i vecchi potenti democristiani. Neanche il Pci, laltro sconfitto del referendum, potr infatti mai ammettere la sua esistenza. Pannella viene dunque "abrogato" dalla coscienza e dalla vita pubblica italiana". L'articolo di Pasolini ha l'effetto di una bomba. "Le sinistre devono intervenire", esorta lo scrittore. Anche Giorgio Bocca, nella sua rubrica sull'Espresso, difende Pannella e attacca il "compromesso storico gi operante" fra Pci e Dc. Il Psi si sveglia: suggerisce che Pannella sia invitato a un dibattito tv sul "diritto di famiglia", allora in discussione in Parlamento. Cos il 19 luglio, in uno studio di via Teulada, si registra il debutto televisivo del leader ancora in digiuno. Modera Gino Pallotta. Pannella un uragano: "L'Italia non diventata vittima di lesbiche e omosessuali dopo il referendum sul divorzio, come diceva Fanfani... Siamo contro una legge criminogena che provoca aborti clandestini di massa mentre le signore benestanti abortiscono con 500mila lire in cliniche private, con l'assistenza psicanalitica e magari anche quella religiosa...". Pallotta impietrito, inerte, non osa interromperlo. Aborto, lesbiche, omosessuali: la prima volta che alla tv italiana si sentono queste parole. Alla fine della registrazione nello studio non vola una mosca. I tecnici di sala scoppiano in un applauso spontaneo: "Mejo de Kennedy, dotto'!". Ma Pannella non contento: "Ho dimenticato di parlare degli otto referendum e del finanziamento ai partiti...". La mattina dopo alla Rai scoppia un putiferio. Il direttore generale Willy De Luca visiona la registrazione e urla: "Dobbiamo bloccare questo pazzo a ogni costo!". Ma c' poco tempo: il programma deve andare in onda la sera stessa. Bernabei manda immediatamente, con due motociclisti, la trascrizione completa, parola per parola, dell'intervento di Pannella al segretario dc Fanfani e al presidente del Consiglio Rumor. Ma il segretario psi Francesco De Martino e anche il presidente Leone si oppongono alla censura. Allora i vertici dc della Rai ordinano al capufficio stampa Giampaolo Cresci (che nel 98 diventer direttore del Tempo, con il

radicale Giovanni Negri come vicedirettore) di non comunicare l'orario del dibattito ai giornali. La trasmissione viene spostata dal primo al secondo canale, e dalle nove alle dieci di sera. Contemporaneamente a Pannella, sul primo canale viene trasmesso un programma di grande richiamo. Tutto inutile. Come previsto, quando il capo radicale pronuncia quelle parole dallo schermo, i centralini Rai di tutt'ltalia vengono intasati di telefonate pro e contro. Intanto, sul Corriere della Sera il dibattito su Pannella va avanti. Per controbilanciare l'articolo di Pasolini ne viene pubblicato uno del comunista Maurizio Ferrara (padre di Giuliano) e un altro, anch'esso contrario a Pannella, di Giuseppe Prezzolini. Poi la volta dei repubblicani Adolfo Battaglia e Spadolini. Battaglia ammette che i radicali sono "una boccata d'ossigeno in un garage", ma sostiene che gli obiettivi del digiuno sono troppo modesti rispetto alla gravit di questa azione: "Ralph Nader non ha mai fatto un giorno di sciopero della fame per imporre i dispositivi di sicurezza alla Ford". Quanto a Spadolini, nega che fra i radicali degli anni '50 e Pannella ci sia alcun legame. Pannella pu dire la sua sul Corriere il 30 luglio '74. un articolo un po pesante, retorico. Il capo radicale precisa che lo sciopero della fame "non ha l'ambizione che il Parlamento italiano approvi una nuova legge sull'aborto, ma ha un obiettivo infinitamente pi umile e legalitario: chiediamo solo che il Parlamento prenda in considerazione un progetto di legge che stato presentato oltre sedici mesi or sono, lo dibatta, e alla fine giunga a un voto, quale che esso sia. Sarebbe una violenza morale, infatti, anche se fatta con armi nonviolente come le nostre, se cercassimo di imporre i nostri particolari punti di vista". Sul Mondo, intanto, appare una lunga intervista di Pasolini a Pannella, che ha interrotto il digiuno dopo essere stato ricevuto da Leone. Lo scrittore friulano, culturalmente lontano dal leader radicale (cattocomunista l'uno, laicissimo l'altro), simpatizza per apertamente per lui. La prima domanda di Pasolini quasi poetica: "Parla, e d quello che pi ti interessa dire questa sera". Risponde Pannella: "Noi diciamo che il regime si chiude. L'insensibilit della stampa al nostro caso ne la dimostrazione. Quando si pu dire che un regime

tale? Che un regime fascista? Quando esso non ha pi bisogno della violenza perch i suoi valori siano accolti da tutti. Oggi la violenza dello Stato coincide con la violenza del dovere del consumo, come tu dici... Ma consumo significa in definitiva consumare se stessi: si vive consumando, e non creando. Si consuma cio la propria vita". Nell'estate '74 si respira gi l'aria che porter all'avanzata delle sinistre nel '75-'76. Eppure questi due protagonisti degli anni '70, Pannella e Pasolini, sono pessimisti. E a ragione. Il primo sente contro di s un "regime" che sarebbe in effetti durato ancora a lungo. Il secondo sta elaborando le idee sullo "sviluppo che non progresso" e sul "processo al Palazzo". Ma anche per il pasoliniano "processo alla Dc" si dovuto aspettare il 1993, con Tangentopoli. Pannella riprende la polemica contro la sinistra "subalterna e collaborazionista": "I "compagni" si comportano come la maggioranza silenziosa sotto il fascismo nei riguardi dei miseri duemila antifascisti che c'erano in Italia, fatti passare per "pazzi". Oggi i pazzi siamo noi. "A Marco gli si spappolata la testa', dicono i miei amici dell'Espresso. e anche mia sorella. Ma il loro un giornale fatto tutto di pubblicit: da una parte quella canonica della lavapiatti o della macchina di lusso, dall'altra quella scandalistica del Sid o del Sifar o di Fanfani. Contro questo, la parola d'ordine dei radicali "irragionevolezza". L'uomo non libero oggi se davanti alla tv, dinanzi alla creazione coatta dei bisogni, non sregola i sensi...". Musica, per le orecchie dell'anticonsumista Pasolini. Che domanda a Pannella: "Che differenza c' fra il fascismo classico e il nuovo fascismo di oggi?". Risposta: "I vecchi fascisti chiedevano un'astensione dalla politica. Il fascismo abolizione del dibattito, che per noi invece tutto. Solo nella piazza, nel foro, nel letto, a casa, l'uomo e la donna possono essere presenti in tutta la loro integrit. Considerati solo in quanto lavoratori (vecchio fascismo) o consumatori (nuovo fascismo), sono decapitati". Sull'Espresso del 28 luglio '74 Moravia e Sciascia intervengono sul caso Pannella. Il quale risponde a Sciascia sul Mondo: "Sbaglia quando sospetta noi radicali

di non so quale flagellante e mistica paura del progresso, del benessere, dell'opulenza; quando crede di intravedere in noi una sorta di pratica penitenziale e di ascesi che forse concerne Danilo Dolci e dom Franzoni, ma non noi. Piuttosto c'insidiano moduli che porrebbero rievocare i "clerici vagantes", o le enfasi disperate dei Villon fino a Rimbaud, o la funzione dei giullari quale intuiva gi il Tommaso Grossi del Marco Visconti e oggi ricrea il nostro Dario Fo. O possiamo anche meglio essere compresi nel quadro morale e storico di Dickens (e in quello ideologico ed esistenziale, suo coevo, di un Engels), di Balzac e di Elsa Morante. Certo siamo figli e nipoti, anche, dei Castorp di Thomas Mann e degli idioti dostoievskiani; e contemporanei delle secche, austere, essenziali previsioni che sono nei racconti di Sciascia e, prima di lui, di Vittorini". Forte di cotanti padri e nonni, Pannella attacca il Pri: "Sono giunti fraudolentemente miliardi dall'Eni, dagli altri petrolieri, dagli zuccherieri, dai fondi nerissimi della pubblicit bernabeiana a certe laiche "saponette Cadum" della moralit, sempre mugugnanti, sempre profetizzanti catastrofi, ma sempre solidali con il potere nei momenti di pericolo". Una notte di fine luglio '74, all'una e mezzo, il direttore del Giorno Gaetano Afeltra telefona a Pannella. Gli dice che un suo articolo sull'aborto, che pure gli era stato richiesto, non pu essere pubblicato: " troppo duro. Scusaci, Marco, stato un equivoco". "Equivoci siete voi", risponde Pannella. E riprende lo sciopero della fame. Adesso vuole incontrare Gianni Agnelli e Cefis, in quanto proprietari di Stampa e Messaggero. Il presidente della Fiat lo riceve l'8 agosto nella sua casa romana di fronte al Quirinale. Pannella gli chiede una lira simbolica e una pagina di pubblicit gratuita sul suo giornale come risarcimento per le censure subite. Agnelli sorride. Il colloquio amabile: due gentiluomini. La pubblicit radicale non uscir mai. E anche il pluribersagliato Cefis prima di Ferragosto capitola: riceve Pannella e lo tranquillizza sulla linea polirica del Messaggero. I radicali litigano anche con Lotta Continua, che dopo la strage dell'ltalicus vuole cancellare per lutto i concerti rock organizzati assieme al Pr a Roma nelle

"Giornate contro la violenza". "No, anche ai funerali di Luther King c'era musica", si oppone Pannella. Suonano Edoardo Bennato, Antonello Venditti, Alan Sorrenti, La Nuova compagnia di canto popolare (allora quasi sconosciuti) e Joan Baez. Il 20 settembre '74 i radicali sfilano in marcia contro la Rai: chiedono la testa di Bernabei. Francesco De Gregori e un centinaio di altri artisti si rifiutano di collaborare con la Rai finch durer il monopolio Dc. Bernabei si dimette. Pannella viene ricevuto da tutti i segretari di partito tranne Fanfani. L'incontro con Berlinguer a Botteghe Oscure gelido. Pannella prende un the, il segretario Pci un whisky, ma la segretaria versa la tazza di the sulla scrivania di Berlinguer e macchia i pantaloni di Pannella. Il partito radicale fallisce l'obiettivo delle 500mila firme per gli otto referendum "contro le leggi fasciste e democristiane": due sul Concordato, due contro i tribunali e i codici militari, uno per abrogare l'Ordine dei giornalisti, uno contro la legge sulla stampa del '48, uno per la libert d'antenna contro il monopolio Rai, e uno contro i reati d'opinione e d'aborto nel codice Rocco. Il giovane segretario Ercolessi si dimette. Nel congresso radicale di novembre al teatro Pierlombardo di Milano Spadaccia eletto segretario. In vista delle amministrative del '75 Pannella, che spera in un Psi rinnovato, pi movimentista, chiede la tessera socialista. "Allora dovr smettere di digiunare", commenta un "Controcorrente" del neonato Giornale di Indro Montanelli.
Capitolo 15 - 1975

TUTTI IN PRIGIONE
Il 1975 per i radicali l'anno delle prigioni. Finiscono in carcere per procurato aborto a Firenze in gennaio Adele Faccio e Spadaccia, e in giugno Emma Bonino. Pannella viene arrestato in luglio per una fumata pubblica di hashish. Ma il '75 , soprattutto, l'anno del successo per la campagna del referendum sull'aborto: 750mila firme raccolte dal partito radicale in tre mesi

con l'appoggio di Espresso, Uil e qualche socialista. "Signor procuratore generale Calamari, per tutelare dunque la sanit della stirpe o della razza, avete catturato il segretario nazionale del partito radicale Gianfranco Spadaccia. All'alba: non era il lattaio, eravate voi", scrive Pannella sul Mondo in gennaio. "Dalle alture della sua citt, dove riposa Ernesto Rossi accanto ai fratelli Rosselli, una voce caler certamente stanotte per dare alla vostra preda, rinchiusa nele Murate, il grazie che si deve dai padri al figlio che sa lottare, come loro ci chiesero. In Arno, in quelle ore, caleranno sienziosi, come da vent'anni, nel liquame, ad ogni momento, ammassi di feti squarciati, con il sangue copioso uscito dai ventri raschiati delle donne in lacrime che non hanno potuto voler essere madri. (...) Nei giorni scorsi, a Milano, una redattrice di Amica ha individuato da sola 37 medici, su cinquanta visitati, che procurano aborti". Queste parole Pannella le scrive all'indomani della chiusura della clinica fiorentina e dell'arresto del dottor Giorgio Conciani, membro del Cisa guidato dalla Faccio. Conciani praticava aborti con il metodo Karman dell'aspirazione, meno dannoso di quello del raschiamento. Spadaccia e Pannella si dichiarano subito corresponsabili. Il 12 gennaio il pm Carlo Casini (futuro deputato dc e fondatore del Movimento per la vita) fa catturare Spadaccia. Lo scandalo enorme. La notizia finisce sulla prima pagina di tutti i giornali. la prima volta che il segretario di un partito finisce in carcere. Casini non poteva regalare pubblicit migliore ai radicali. Il 24 gennaio Mld e Pr aprono a Roma una conferenza nazionale sull'aborto programmata da tempo. Il giorno dopo al teatro Adriano si fa arrestare Adele Faccio. In febbraio vengono raccolte 2700 autodenunce per aborto. Pannella, Ada Rossi, la teologa Adriana Zarri, suor Marisa Galli (allontanata dal suo istituto perch ha votato per il divorzio) e tre borgatare romane che hanno abortito presentano la richiesta di referendum sull'interruzione di gravidanza. Tutti i partiti tranne l'Msi si affrettano a presentare progetti di legge sull'argomento. L'Espresso mette a disposizione di Pannella una pagina alla settimana, e scuote l'Italia con la copertina di una donna incinta nuda crocifissa.

Nascono 463 comitati per la raccolta delle firme. Il 15 luglio il traguardo raggiunto: 750mila adesioni. Pasolini dissente dai radicali sull'aborto. Gli risponde Pannella (Espresso, febbraio '75): "Ci sono problemi di coscienza pi gravi del codice genetico di uno zigote, cio d'un ovulo fecondato da pochi giorni o settimane. Per esempio quello dell'80 per cento dei bambini messi al mondo in intere regioni di questa Terra che muoiono soffrendo orribilmente, assassinati dalla fame e dalle malattie. Grazie anche all'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI". Perfino Novella 2000 e Amica, a questo punto, intervistano Pannella. "I problemi quotidiani di ognuno di noi hanno la preminenza su tutti gli altri", sostiene il leader radicale con Virginia Visani di Amica, "ecco perch noi parliamo di amore, di sessualit, di masturbazione, di divorzio e di aborto come aspetti politici dell'individuo. Facevamo gi nel '62 il nostro discorso reichiano sulla liberazione sessuale, la castit e la verginit come oppressione della donna. Poi la nonviolenza, la critica al ruolo maschile tradizionale, alla cultura dell'aggressione, alla gerarchia come dato di efficienza. Noi abbiamo capovolto tutto. Il massimo dell'efficientismo proprio l'essere disordinati, per impedire la formazione di ruoli gerarchici. E questo anche nella famiglia, nella coppia, nell'amore". E le femministe che ti attaccano perch assumi la paternit delle battaglie delle donne?, gli domanda Amica. "Sono delle aristocratiche. Disprezzano quelle che secondo loro sono donnette sprovvedute, che non sanno, che hanno bisogno di Gary Cooper, del mito, del divo, e lo ritrovano in politica. E quello sarei io". Pannella, non pi iscritto al partito radicale, lo invece al Mld. E al secondo congresso del Movimento di liberazione della donna, nell'aprile '75, si vanta: "Come antimilitaristi abbiamo distrutto il tab di una patria fondata sul guerriero e della donna come sua ausiliaria, il pi spesso nei casini o nei suoi squallidi e tristi "riposi"". Il governo di Aldo Moro intralcia burocraticamente la raccolta di firme sull'aborto. Poich il presidente del Consiglio sfugge a Pannella, questi lo va a cercare

all'universit di Roma. Entra in aula mentre Moro tiene lezione e gli urla: "Professore, parli ai ragazzi dei diritti negati!". La scorta paralizzata dalla sorpresa. "Dopo un breve colloquio in disparte", ricorda Pannella, "Moro mi promise un intervento in 48 ore. Cosa che fece, incredibilmente per i secolari tempi morotei". Alle amministrative del 15 giugno '75 il Pr invita a votare Psi e Avanguardia operaia, e a Roma per Franco De Cataldo, della sinistra repubblicana, avvocato di Pannella. Il quale negli stessi giorni sull'Espresso polemizza duramente contro la legge Reale (dal cognome di Oronzo, ministro pri della giustizia) che "aggrava le leggi fasciste sull'ordine pubblico". l'inizio delle leggi d'emergenza contro i terroristi. "Licenza d'uccidere per salvare il disordine costituito", la bolla Pannella. E attacca la Stampa: "Secondo Arrigo Levi e Carlo Casalegno saremmo responsabili di un "assalto alla Dc goliardico e parolaio". Intanto per la Stampa deve rinunciare alle collaborazioni dei suoi pi autorevoli giuristi: sono diventati "radicali" anche loro! Giovanni Conso, per esempio, contro la legge Reale". Terminata con successo la raccolta di firme sull'aborto, i radicali continuano a chiedere sottoscrizioni anche per altri cinque referendum: Concordato, tribunali e codici militari, reati d'opinione e la nuovissima legge Reale. Ma, per il secondo anno consecutivo, falliscono il traguardo del mezzo milione di firme. Intanto Pannella si lancia nella disobbedienza civile anche sulla droga: il 2 luglio convoca una conferenza stampa a Roma nella sede del Pr in via di Torre Argentina, invita anche la polizia e si fa arrestare dopo aver fumato una boccata di uno "spinello" con un grammo e mezzo di hashish. Loris Fortuna gli siede accanto. Sotto i flash dei fotografi il commissario capo dell'antidroga Ennio Di Francesco sequestra il corpo del reato, ammanetta Pannella, lo carica su una Giulia bianca e lo porta a Regina Coeli. Altre prime pagine guadagnate su tutti i giornali, grazie a questo ulteriore gesto "socratico". la prima volta che Pannella finisce in prigione in Italia (c'era stato a Sofia nel '68). Ma ad aumentare il clamore sul caso c' anche il commissario Di Francesco che gli manda un telegramma in carcere "Sono d'accordo con lei. La ammiro

per il suo nobilissimo gesto. Ci vuole una nuova legge sulla droga. I ragazzi muoiono". Colpo di scena. Di Francesco viene sospeso dal servizio. Tutta l'ltalia si divide: pro o contro Pannella. "Inutile esibizionismo", critica il comunista Alessandro Natta. "Aberrante", tuona il Pri, ma Oscar Mamm si dissocia. Anche il liberale Aldo Bozzi assolve Pannella: "Il Parlamento troppo lento". Gli extraparlamentari lo ignorano o lo criticano. Gabriella Farinon, Lando Buzzanca, Eco Moravia e Pasolini invece lo appoggiano. Messaggero e Corriere della Sera pubblicano editoriali in suo favore. Giovani cattolici delle comunit antidroga Abele di Torino e di don Gino Rigoldi a Milano digiunano per sollecitare la nuova legge. Li benedice il cardinale torinese Michele Pellegrino. "Non possiamo mettere sullo stesso piano consumatori e spacciatori", dichiara l'arcivescovo di Milano Giovanni Colombo. Perfino l'Avvenire e il Messaggero di Sant'Antonio criticano il progetto governativo: "Hashish ed eroina non sono la stessa cosa". La rivista cattolica Il Regno chiede la liberalizzazione delle droghe leggere. "A noi che abbiamo letto Baudelaire sull'alcool e sull'hashish fa sghignazzare il romanticume del "maledetto" che si apparta dalla societ "fumando", proprio non ci impressiona", racconta Pannella a Gian Franco Ven che lo intervista sulla Domenica del Corriere nel luglio '75. "Dieci anni fa abbiamo fatto uscire di prigione due ragazzi che si erano beccati due anni per due grammi di erba. Fummo i primi a sollevare la questione: l'hashish non droga, perch non crea assuefazione. Lo dice l'Organizzazione mondiale della sanit". Durante il suo "soggiorno" a Regina Coeli Pannella scopre che ci sono detenuti minorenni. Denuncia subito il ministro Reale e il presidente del Tribunale dei minori, fratello di Moro. Dopo tre giorni i ragazzi vengono trasferiti. L'8 luglio Pannella va sotto processo. Ma non per droga: una vecchia denuncia per aver invitato a non votare alle elezioni del '72. L'aula affollatissima. "Sono felice di avere cos tanti spettatori", dice il pm. "Buffone, siamo venuti per lui, mica per te", risponde una voce. E il maggiore dei carabinieri Antonio Varisco

(ucciso dalle Br tre anni dopo) squadra il pubblico per scoprire chi ha parlato. Lino Jannuzzi dell'Espresso riesce a fare qualche domanda a Pannella. Le fanno male le manette? "Ho le mani grandi e i polsi grossi. Ma ci si abitua". E in carcere? "Ho compagnia. Sono al primo braccio, con altri cinque". Dorme? "La prima notte sono rimasto sveglio". Perch? "Ho pensato a Ernesto Rossi. Un altro radicale, un altro maniaco esibizionista che faceva pagliacciate". Rossi lottava contro il fascismo. "Si fabbricava le bombe da solo, nello studio. Piccole bombe di carta. Le voleva mettere negli uffici delle tasse: se gi italiani non pagano le tasse, diceva, il regime croller pi presto...". Pannella condannato a quattro mesi con la condizionale. Poi viene scarcerato. La nuova legge sulla droga sar approvata in autunno. Pochi giorni dopo il suo amico Jannuzzi viene licenziato in tronco dall'Espresso perch sospettato di essere amico dello speculatore Michele Sindona. Per protesta Pannella interrompe la sua rubrica: "La superbia di Scalfari si traduce spesso in sconfitta politica, avant'ieri nel Pli, ieri nel Pr, poi nel Psi, oggi all'Espresso", dichiara, invitando a non comprare pi il settimanale. Nell'ottobre '75 un clamoroso sondaggio PanoramaDemoskopea mette ben tre radicali fra i quindici politici preferiti: Pannella (al settimo posto col 31%, dopo Berlinguer, Moro, La Malfa, De Martino, Fortuna e Zaccagnini), la Faccio e Spadaccia. Il 70% degli italiani d "grande importanza alle lotte per i diritti civili". E il 16% dichiara di voler votare radicale, anche se soltanto la met degi elettori conosce il Pr, "un partito che fu di avvocati, diventato principalmente un partito di imputati", come dice Pannella a Panorama. E lancia una proposta che diventer realt 18 anni dopo: "Vogliamo una riforma elettorale maggioritaria a due turni, per favorire la bipolarizzazione della lotta politica e l'unificazione della sinistra. Ci sono troppi partitini, troppi cronicari politici in giro". In novembre il Pr si riunisce in congresso a Firenze a citt degi aborti. Poche ore prima di essere assassinat Pasolini prepara un intervento scritto per il Congresso: "Continuate a essere voi stessi, cio continuamente irriconoscibili. Dimenticate subito i grandi successi e

continuate imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare, a bestemmiare". Consiglio preso fin troppo alla lettera da Pannella negli anni successivi, fino a oggi. Spadaccia confermato segretario, tesoriere diventa Paolo Vigevano. Gli iscritti sono 1600, per un terzo nuovi. Ma trenta su cento non si iscriveranno pi nel '76: il turn-over molto alto. Il Pr cambia simbolo: dal berretto frigio passa alla rosa nel pugno, emblema di tutti i partiti socialisti europei. E con il Psi Pannella spera di stringere un patto elettorale: in dicembre presenta la domanda di iscrizione al partito socialista pi volte preannunciata. Intanto, un gruppo di intellettuali radicalsocialisti prepara la Carta delle libert, un documento programmatico comune. Fra loro Gino Giugni, Gianfranco Amendola, Mellini, Rodot, Arnao.
Capitolo 16 - 1976

IN PARLAMENTO
Nel 1976, a 46 anni, Pannella diventa deputato per la prima volta. Avrebbe potuto farsi eleggere tredici anni prima nel Pci, se lo avesse voluto (vedere il cap. 6). O se dagli anni '50 avesse disciplinatamente seguito il cursus honorum nel Pli, con tutta probabilit gi negli anni '60 avrebbe agguantato una poltrona da sottosegretario o ministro. "Ma io sono un cornuto divorzista, un assassino abortista, un infame traditore della patria con gli obiettori, un drogato, un perverso pasoliniano, un mezzo-ebreo mezzo-fascista, un liberalborghese esibizionista, un nonviolento impotente. Faccio politica sui marciapiedi", dichiara compiaciuto a Panorama nel dicembre '75. E proprio Una vita politica da marciapiede avrebbe dovuto intitolarsi un libro su Pannella programmato da Bompiani nel gennaio '76, scritto da Andrea Ketoff e curato da Umberto Eco. Per ragioni misteriose il libro non mai uscito. "Comunque, come titolo avrei preferito Associazione a delinquere", ironizza il leader radicale. In realt il suo sogno politico, anche in quei primi mesi del '76 in cui i partiti, per evitare il referendum sull'aborto, decidono le elezioni anticipate (come

quattro anni prima per il divorzio), quello di unirsi al Psi e di diventare, col 20% come Mitterrand in Francia, la forza egemone della sinistra. Ma il congresso socialista nel marzo del '76 respinge le offerte radicali di alleanza. Il direttore pci di Rinascita Alfredo Reichlin ammonisce il Psi a stare lontano dal "neoradicalismo anticomunista e piccoloborghese di Fortuna e Pannella". Il Psi obbedisce, e cerca un compromesso sull'aborto con Pci e Dc. Il Pr presenta allora liste per la Camera in tutta l'Italia tranne in Friuli, dov' candidato il psi Fortuna. Le donne sono capoliste radicali dappertutto, e hanno il 55% delle candidature. Pochi giorni prima del voto Pannella vola a Torino, dove incontra Gianni Agnelli all'alba: gli chiede un prestito di 200 milioni, una fideiussione da ritornargli una volta incassato il rimborso elettorale, per acquistare qualche pagina di pubblicit sui quotidiani. L'Avvocato imbarazzato e alla fine l'accordo non si trova, anche perch Pannella pretende che la cosa sia resa pubblica. Alle elezioni del 20 giugno '76 il Pr ottiene l'1,1%: 400mila voti, quattro deputati. un risultato inferiore alle attese, ma tutti i piccoli partiti sono schiacciati dal 38% alla Dc e dal 34% al Pci. Pannella eletto con 22mila preferenze a Roma, assieme a Mellini, Faccio e Bonino. I deputati radicali si impegnano subito alla rotazione a met mandato con Cicciomessere, suor Marisa Galli e De Cataldo. Ma arrivare a questo risultato non era stato semplice. La Rai infatti aveva escluso Pr e Dp (Democrazia proletaria), partiti non presenti in Parlamento, dalle tribune politiche. Per ottenere questo diritto Pannella deve digiunare 18 giorni. Il suo quartier generale la stanza 167 al quarto piano dell'hotel Minerva, di fronte a Montecitorio: costa seimila lire al giorno. "Pannella non vincer perch andr in tv. Ha gi vinto nel momento in cui ha mostrato che si ha diritto ad andare in tv, dimostrando che con la nonviolenza si pu vincere senza far male agli altri", disserta Eco. Ed Emanuele Pirella: "Pannella genio della pubblicit? inesatto. Lui inventa piuttosto avvenimenti che funzionano come pubblicit indiretta e gratuita". Pi scettico Craxi: "Ha sempre avuto la vocazione del

santone, come quei pastori americani che fanno impazzire le masse femminili". Entusiasta il deputato psi Falco Accame: "Lo ammiro perch paga di persona". Volgare e poetico il pci Maurizio Ferrara: "I radicali sono gente assai lasciva/finocchi e vacche nude alla Godiva". Lo scontro pi duro proprio col Pci. I radicali che aspettano davanti ai tribunali per conquistare il primo posto sulle schede, tradizionale appannaggio comunista, vengono sloggiati in malo modo dai militanti pci. E a Pannella che va a Botteghe Oscure a protestare con una rosa in mano il portiere appioppa uno schiaffone. "Furgone d'immondizia, vomitevole guitto, istrione mellifluo, schizofrenico", gli lancia addosso Fortebraccio sull'Unit. Berlinguer commette l'imperdonabile errore di prendersela con lui in piena tribuna tv, regalandogli ulteriore pubblicit. "A Trieste piazza Goldoni la riempie solo lui", ammette sconsolato Alberto Ronchey, candidato trombato di PriPli. A Verona il capo radicale conquista il triplo degli spettatori di De Martino. A Genova, Catania, Bari i teatri sono zeppi, i poliziotti devono mandar via la gente. Alla prima seduta della Camera Pannella gi fuori Montecitorio, a protestare con un cartello: Dc e Pci, sempre pi in clima di compromesso storico, si sono accordati per spartirsi le presidenze del Parlamento. Alla Camera va per la prima volta un comunista: Pietro Ingrao. Altro scontro con il Pci al momento di scegliere i posti: Pannella vuole stare a sinistra dei comunisti, e loro si imbufaliscono: "Pannella cerca spazio politico col sedere", lo fulmina Pajetta. In Parlamento il capogruppo radicale propina ai colleghi discorsi lunghissimi. In quello sull'aborto traccia la storia delle varie teorie sulla vita del feto partendo da Aristotele, e precisa malizioso che "per San Tommaso l'embrione era inanimato". Interviene contro il trattato di Osimo, che provocher la rivolta di Trieste e la nascita della lista del Melone. Ogni volta polemizza contro il governo Andreotti di "solidariet nazionale", che gode dell'astensione pci, e contro il "Parlamentosquillo espropriato dai segretari di partito". Il Pr, intanto, continua le sue tambureggianti attivit fuori dal Palazzo. Nella sede radicale romana, in febbraio, si proietta Ultimo tango a Parigi, il film che

la Cassazione ha bandito definitivamente dall'Italia, ordinando la distruzione di ogni copia. Nelle carceri attiva la Lega nonviolenta dei detenuti fondata da Giuliana Cabrini, alla quale si iscritto Pannella. Nel Pli c' una scissione: le correnti giovanili e di sinistra fondano il Movimento liberaldemocratico. I suoi principali esponenti (Massimo Alberizzi, Riccardo Chiaberge ed Enzo Marzo, giornalisti del Corriere della Sera, e il docente universitario Vincenzo Ferrari) si candidano con il Pr nel '76. Altri radicali si battono per la riforma dei manicomi (legge Basaglia). Emma Bonino annuncia che il Cisa ha eseguito nel '75 pi di diecimila aborti clandestini. Dopo il disastro chimico di Seveso (Milano) nell'estate '76 Cisa e Mld aiutano le gestanti che vogliono abortire. Prosegue a gran ritmo anche l'attivit antimilitarista. La Loc, dopo il terremoto in Friuli di maggio, propone un servizio civile di massa per le zone colpite. "Eravamo davanti all'ambasciata di Francia, in piazza Farnese", racconta Jean Fabre in Fare l'amore non la guerra (scritto con Claudio Jaccarino, ed. Gammalibri, 1980), "c'erano Pannella, Rosa Filippini, Mirella e Jean Yves. L, una sera d'agosto del '75, nata la marcia antimilitarista del '76 a Verdun, massimo "tempio sacro" del militarismo in Europa. Avevamo appena concluso l'ottava marcia in Italia, da Trieste ad Aviano. "Ho un'idea in testa da quattro-cinque anni", disse Marco, con il suo eterno sorriso: "Bisogna andare da nonviolenti proprio l dove pi difficile andare, in Europa"". Nascono cos, da quelle italiane, le marce antimilitariste internazionali. Nel '76, dopo il percorso Trieste-Aviano-Peschiera, tutti verso la Francia in pullman, e di nuovo in marcia da Metz a Verdun. Infine, da Cagliari alla Maddalena: dieci giorni di cammino sotto il sole dagosto in Sardegna. Un migliaio i partecipanti. Davanti alla base atomica Usa della Maddalena il 19 agosto, ultimo giorno di marcia, Pannella ormai deputato impedisce una carica della polizia telefonando a Francesco Cossiga, neoministro sardo dellInterno. Ogni sera, alle fine di ogni tappa, si esibiscono il Living Theatre di Julian Beck e vari musicisti: Bennato, Battiato, James Senese con i Napoli Centrale. Commenta Roberto Gervaso: "Ha fatto pi marce Pannella di Abdon Pamich".

Ma chi questo signore ormai di mezza et che neanche l'entrata nelle istituzioni sembra aver domato? L'intervista pi buffa dell'epoca quella di Sabina Ciuffini, ex valletta di Mike Bongiorno, che Pannella invita a pranzo a casa sua. "Esito un attimo", scrive lei, "con tutto quel che mi dicono di lui, droga, libero amore, omosessuali, sar un posto adatto per una signorina di buona famiglia?" Sabina sale al quinto piano senza ascensore di via della Panetteria, dietro la fontana di Trevi, e si ritrova nella soffitta di Pannella. Calda d'estate e fredda d'inverno: non c' riscaldamento. Non c' neanche la tv. Il telefono soltanto a manovella: un collegamento privato con l'ufficio radicale alla Camera. Non c' citofono: per evitare di salire inutilmente conviene chiamare il radicale Mario Signorino che abita nel palazzo di fronte, e farsi dire da lui se da Pannella le luci sono accese. Per la Ciuffini Marco prepara mezzo chilo di pasta. I bicchieri sono ex vasetti di Nutella: "Non ho bisogno di spendere per sentirmi vivo e felice", si giustifica il leader radicale, che nel '76 paga 40mila lire al mese d'affitto . Con Pannella c' la sua compagna dal '74, Mirella Parachini, ginecologa, radicale anche lei. "Aveva 16 anni quanto l'ho conosciuta al Pr. Era al liceo. Nei primi tempi i suoi genitori mi consideravano un depravato seduttore di bambine, poi mi hanno perfino regalato uno stereo". Pannella bisessuale, e non nasconde i suoi amori. Ancora nel '92, a una domanda indiscreta sull'argomento in tv, ha fatto arrossire la presentatrice Elisabetta Gardini. "Io non convivo, vivo con", filosofeggia Pannella, "perch viene sempre il momento in cui anche il rapporto pi intenso cede alla noia. Allora bisogna avere il coraggio di trasformarlo in qualcosa di diverso per non farlo morire". "Rarissimamente riesco a dormire solo", dice il leader radicale, "la mia casa sempre piena di gente. I politici invece sono sempre soli, basta guardarli. Quando escono dalla Camera buttano gi un pasto e poi si cercano un cinema dove sonnecchiare prima di andare a dormire". La Ciuffini si spinge in particolari anatomici: "Pannella mostra i suoi anni e i suoi digiuni solo nelle natiche un po' scarne". E infine confessa: "Sabina l'astuta completamente sedotta".

Non l'unica, fra le intervistatrici di Pannella. "Alle donne fa un effetto speciale", scrive Paola Fallaci su Annabella, " l'unico che lotta veramente, sinceramente per noi". E Natalia Aspesi: "Ha il potere di far girare la testa". Giulia Massari: "I suoi occhi azzurri non hanno la particolarit dell'occhio chiaro, cio lontananza, ma sono affettuosi e attenti". Camilla Cederna: "Ha uno sguardo myosotis canzonatorio". Insomma, ha ragione Craxi: le donne sono ai suoi piedi. Gli uomini un po' meno: "A met fra il liberal americano e il gauchista francese: troppo affascinante per non diventare antipatico", taglia corto Alberto Papuzzi sulla Stampa. E lui, Pannella? ."Sa di essere un gran bell'uomo. Bisogna vedere come sgrana gli occhi in tinta con la camicia celeste", testimonia Paola Fallaci. Conferma la Ciuffini: "Al suo passaggio non ce n' una che non alzi gli occhi per sorridergli. Poche persone come Pannella sono capaci di suscitare sentimenti cos violenti e contrastanti. Alcuni lo amano ma molti, non c' dubbio, lo odiano. Anzi, lo strozzerebbero volentieri. E a lui la cosa piace da matti".
Capitolo 17 - 1977

SANGUE SUL LUNGOTEVERE


La grande cappa che piomba sull'Italia politica dal '76 al '79 si chiama "solidariet nazionale": tutti i partiti tranne Pr, Dp e Msi uniti contro i terroristi e la crisi economica. L'entrata del Pci nell'area governativa provoca il Movimento del '77 (indiani metropolitani, autonomi), che in febbraio contesta Luciano Lama all'universit di Roma e in marzo subisce un morto a Bologna durante scontri con la polizia. Br e Prima linea, intanto, continuano a uccidere e "gambizzare". In questo clima surriscaldato i radicali ripropongono per la terza volta il "pacchetto" di referendum "contro il regime": di nuovo contro il Concordato, i codici e tribunali militari, i reati d'opinione e la legge Reale. Nel '77 si aggiungono la legge sui manicomi del 1904, il finanziamento pubblico ai partiti e la commissione Inquirente. Quest'ultimo referendum si collega allo scandalo Lockheed (tangenti su aerei militari comprati negli Usa), che coinvolge i ministri Tanassi e Gui. Ma i radicali chiedono l'incriminazione anche per il

presidente Leone. Il partito radicale cresciuto molto. Gli iscritti nel '76 raddoppiano e raggiungono quota 3800; anche sedi e recapiti passano da 125 a 250; il bilancio (autofinanziato) supera ormai il mezzo miliardo. Ma non tutti i nuovi militanti sono omogenei alla tradizione spontaneista e libertaria del primo nucleo pannelliano. Cos al congresso di Napoli del novembre '76 (in cui per la prima volta in Italia una donna eletta segretaria di partito: la 36enne piemontese Adelaide Aglietta), Pannella lancia lo slogan "disorganizzazione scientifica", per evitare che anche il Pr si trasformi in un partito burocratico e clientelare. Per la prima volta, per, appare un'opposizione: guidata dall'ex segretario Ercolessi, il quale critica "i vertici che estromettono la base". Nel '77 comunque i radicali vincono la scommessa: con una marea di tavoli invadono piazze e marciapiedi d'ltalia, e in tre mesi raccolgono ben 700mila firme su tutti gli otto referendum proposti. Firmano anche Lombardi e Terracini. un trionfo, funestato per da un episodio sanguinoso che accade il 12 maggio, terzo anniversario della vittoria sul divorzio. Il ministro degli Interni Cossiga aveva vietato ogni manifestazione pubblica a Roma. Il Pr protesta contro questo diktat, che intralcia la raccolta delle firme, e decide di disubbidire. Scoppiano disordini, i poliziotti caricano e sul Lungotevere muore una 18enne radicale, Giorgiana Masi. Alla Camera Pannella, durissimo, accusa Cossiga di omicidio. I radicali riescono a documentare con un filmato la presenza in piazza di agenti travestiti da autonomi, con la P38 in mano, che provocano incidenti. Nel gennaio '77 l'Europeo pubblica un'inchiesta che dimostra come gran parte di Roma sia ancora sotto il controllo di societ immobiliari e di speculatori legati al Vaticano. Il direttore generale piduista Bruno Tassan Din, arrivato da poco alla Rizzoli, fa licenziare in tronco il direttore del settimanale Gianluigi Melega. "L'anticlericalismo diventa un obbligo democratico e anche religioso", commenta Pannella. Che in quelle settimane vota contro la legge sull'aborto, perch non concede libert di coscienza alla donna. Si batte per la smilitarizzazione e la riforma della polizia. Per la riforma carceraria. Per i diritti dei detenuti e degli

agenti di custodia. Contro la violenza degli autonomi. Contro la "riforma" dei servizi segreti: Sismi e Sisde, comandati da piduisti, al posto del Sid. Contro la Rai: durante una tribuna politica di un quarto d'ora nel maggio '77 continua a parlare e costringe i tecnici a sfumarlo, "perch sia chiaro che mi mettono il bavaglio". Mostra in tv le foto degli agenti finti autonomi con la pistola in mano, e Cossiga fa inserire una smentita preventiva. Ormai i radicali rappresentano, malgrado loro, l'unica opposizione democratica del Paese. Lo scontro quindi aspro soprattutto col Pci, che sta invece coronando la propria trentennale strategia di incontro con la Dc. Gi nel dicembre '76 Claudio Petruccioli sull'Unit critica un dibattito svoltosi fra Pannella e Massimo De Carolis, esponente della destra dc: "Li accomuna una vena limacciosa, astiosa e arrogante che raccoglie la schiuma degli umori e delle aggressivit dei privilegiati". Antonello Trombadori definisce Pannella "il nostro montone: estremista s, ma di destra". In un dibattito su Repubblica del giugno '77 fra Spadaccia, Rodot, Manca e Occhetto, il futuro segretario del Pci/Pds boccia i referendum radicali: "Non sono all'altezza del progresso della coscienza civile del Paese, sono fondati sulla confusione e l'irrazionalit". Nel '77 il filosofo e deputato msi Armando Plebe annuncia la sua iscrizione al Pr. Molti radicali protestano, ma lo statuto permette a chiunque di iscriversi al partito, senza controlli preventivi. Pannella accusa chi vuole negare la tessera a Plebe di "darsi a reazione isteriche". Per raccogliere le firme dei referendum il Pr si indebita per 200 milioni. Contrario al finanziamento pubblico, non pu usare i soldi statali, che tiene congelati in banca. Un congresso straordinario nel maggio '77 decide: o raccogliamo 300 milioni entro giugno, o chiudiamo. Ne arrivano 150, e cos il Pr va in letargo: rimangono attive soltanto due linee telefoniche su nove a Roma. In luglio, con un convegno degli Amici della Terra a Roma, i radicali abbracciano le posizione antinucleari. Pannella fa acquistare in Danimarca il copyright per l'Italia del famoso simbolo ecologista, il "sole che ride". Alla fine di luglio un manifestante viene ucciso di fronte alla centrale atomica Superphnix di Malville, in Francia, durante la seconda marcia antimilitarista

internazionale. I referendum dell'87 decreteranno la chiusura del Superphnix che ricicla plutonio e nel quale l'Italia ha una quota del 33%. Nel settembre '77 Pannella digiuna dieci giorni a Madrid per gli obiettori spagnoli. In novembre, al congresso radicale di Bologna, scoppia la contestazione contro Pannella del gruppo Teodori-Strik Lievers-Corleone, che auspica una maggiore organizzazione per rafforzare il partiro. Alla fine la loro mozione perde, ma impedisce a quella della maggioranza di ottenere i tre quarti dei voti, e quindi di essere vincolante per tutti gli iscritti. Teodori, emozionato per la rottura con Pannella, si mette a piangere sul palco. La Aglietta viene confermata segretaria, ma dovr chiudere di nuovo il partito per debiti due mesi dopo. Teodori si d all'editoria e fonda una pregevole rivista bimestrale, Argomenti redicali, pubblicata fino all'80. Sul primo numero scrivono Giorgio Galli, Gianni Baget Bozzo, Cesare Medail, Luca Boneschi, Noam Chomsky e Rodot. Angelo Panebianco e Piero Ignazi presentano un'indagine sugli iscritti e simpatizzanti radicali: il 67% ha meno di trent'anni; un terzo sono donne, quota molto alta rispetto agli altri partiti; il 51% sono studenti, professori o impiegati; i due terzi abitano in citt con pi di 150mila abitanti. Insomma: giovani, istruiti e urbani. Per il ct frivolo, da registrare nel luglio '77 un articolo di Flamma Arditi su Novella 2000, che commenta le foto di Pannella "sorpreso" in un ristorante romano assieme all'avvocatessa francese Gisle Halimi, che nel '71 aveva firmato il primo storico appello per l'aborto con Catherine Deneuve e Simone de Beauvoir: "Finalmente Pannella stato fotografato con una donna che ha i connotati un poco pi belli di Adele Faccio. Che cosa diranno ora tutti quelli che lo accusavano di amicizie particolari?".
Capitolo 18 - 1978

FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI


"La maggior parte dei parlamentari italiani vengono chiamati in aula soltanto per alzare la mano. Hanno un solo dovere: essere muti. Perch? Non si chiama

Parlamento?". Pannella si lamenta col Messaggero, in un'intervista del '78, del ruolo cui scaduta la Camera. "Noi quattro deputati radicali parliamo troppo? Pu darsi. Parleremmo di meno se loro parlassero di pi. Sul Concordato stavano per chiudere in sei ore: durata sette giorni. Ma ormai in Parlamento si trascrivono ordini presi in extremis dai partiti. Da qui leggi precarie, fragili, pessime, impraticabili, che poi si devono rifare". Il culmine della polemica contro l'"esproprio del Parlamento da parte della partitocrazia" Pannella lo raggiunge nell'aprile '78, quando durante il sequestro Moro il governo non concede il dibattito richiesto a gran voce dai radicali. "Avevano bisogno di Moro morto", accusa Pannella. Un altro attacco del deputato radicale sui conti dello Stato: "Il regime della menzogna democristiano trucca i bilanci per ingannare il Paese". Nel gennaio '78 Pannella annuncia le proprie dimissioni dalla Camera per protesta contro la crisi "extraparlamentare" del governo Andreotti. Poi le ritira dopo la solidariet ricevuta dagli altri gruppi parlamentari. Enzo Biagi sul Corriere della Sera lo prende in giro con un commento intitolato Pannella addio, anzi arrivederci. Non l'avesse mai fatto. Il capo radicale scrive al Corriere, furibondo: "La piaggeria la seconda natura di Biagi. La sua satira un servizio alla Patria, come la naia per un SS prussiano. una satira che scende dal Palazzo verso la piazza, dal letto del sovrano al marciapiede dei villani e al carcere dei ribelli. Biagi un decotto di malva. Arrivederci in tribunale". In febbraio arriva una bella batosta. La Corte costituzionale dichiara illegittimi quattro degli otto referendum richiesti l'anno prima: quello contro il Concordato (con la scusa che un trattato internazionale), quelli contro tribunali e codici militari, e quello contro i reati d'opinione. In quegli stessi giorni 113 membri di Ordine nuovo, fra cui numerosi assassini e teppisti, sono assolti dall'accusa di ricostituzione del partito fascista. "Ma i partiti, i sindacati e i giornali che ora lanciano grida belluine di dolore", si sfoga Pannella, "sono gli stessi che da trent'anni trovano normale che la Repubblica sia inchiodata a leggi fasciste, dal codice penale Rocco a

quelli militari e al Concordato, e anzi le aggravano. Ci si risparmi la cialtronata di processi per ricostituzione del Pnf da parte di chi ha sacralizzato le sue leggi, imponendole all'ltalia per 33 anni mentre il fascismo era riuscito a mantenerle per molto meno". Dei referendum superstiti, altri due vengono evitati con leggi approvate all'ultimo momento: inquirente e manicomi. "Ma questa una Repubblica fondata sul peculato", esclama Pannella durante il dibattito sull'Inquirente. Si va cos a votare nel giugno '78 soltanto sul finanziamento statale ai partiti e sulla legge Reale per l'ordine pubblico. A sorpresa, il 44% degli italiani dice s all'abrogazione dei soldi ai partiti, e il 23% si oppone alla legge Reale (nonostante sia passato appena un mese dall'assassinio di Moro). Contro il finanziamento pubblico si erano espressi solo Pr, Dp, Pli e Msi: evidente quindi che milioni di elettori hanno disubbidito alle indicazioni dei propri partiti. Tutte le grandi citt del Nord bocciano il finanziamento pubblico. Per i radicali un successo. Dopo pochi giorni il presidente dc Leone costretto a dimettersi, sull'onda di una campagna per lo scandalo Lockheed condotta da Camilla Cederna con un libro e da Melega sull'Espresso. Al Quirinale sale Sandro Pertini: "Un uomo impossibile che impossibile non amare: solo gli uomini di cattivo carattere hanno carattere", commenta Pannella. Il quale per si lamenta della censura di cui vittima: "Almeno un tempo la gente era cosciente, sapeva di non sapere di noi. Adesso invece nessuno pu immaginare che la distorsione delle nostre posizioni sia cos continua". Un esempio? "Nel '76 dicevamo che i conti del nuovo aereo militare Tornado erano falsi, che invece di sette miliardi ne sarebbe costato 14, e che probabilmente sarebbe arrivato a 2l. Tutti attaccavano la nostra "demagogia". Passati due anni, oggi siamo gi a 24 miliardi". I1 18 maggio '78, a una tribuna del referendum di Jader Jacobelli in tv, i radicali inscenano uno spettacolo che rimarr nella storia della televisione: Pannella, la Bonino, Mellini e Spadaccia si fanno riprendere imbavagliati con cartelli di protesta. il pi lungo silenzio mai messo in onda da una tv: 24 interminabili minuti, dalle 20.53 alle 2l.17. La Rai riceve centinaia

di telefonata di spettatori allibiti. "I radicali hanno violato le regole fondamentali della comunicazione, perch hanno mescolato politica e spettacolo", commenta il massmediologo Gianfranco Bettetini. "Non vero che politica e arte sono mondi separati e incomunicabili: in America non lo sono", corregge Eco. E Sabino Acquaviva: "Pannella ha sovvertito i rituali della classe politica". "Trovata geniale", ammette Scalfari. Isolati sui mass-media, i radicali lo sono di meno nel Paese. "N con lo Stato, n con le Brigate Rosse": la celebre frase di Sciascia durante il sequestro Moro riflette anche le loro posizioni. E il "partito della trattativa" comprende pure il Psi. In primavera l'Aglietta viene sorteggiata come giurata per il processo di Torino contro i capi Br. Molti giudici popolari rifiutano per paura, lei accetta. Nell'aprile '78, al convegno sull'Antagonista radicale, partecipano intellettuali attratti dall'anticonformismo del Pr come Gianni Vattimo, oltre ai simpatizzanti di sempre Panebianco e Rodot. In maggio i deputati radicali presentano 2800 emendamenti contro l'ultimo decreto antiterrorismo: "In questo momento di demagogia e qualunquismo", dichiara Pannella, "nei quale Almirante e Ugo La Malfa parlano di pena di morte, abbiamo il dovere di ricordare che Cesare Beccaria due secoli fa aveva ragione: la certezza della pena, non la sua entit, che funziona da deterrente". In agosto la marcia antimilitarista si svolge in Catalogna. In autunno Pannella partecipa alle elezioni regionali in Trentino-Alto Adige nella lista di Nuova sinistra con gli ex Lotta Continua Alexander Langer e Marco Boato, e alle comunali di Trieste con il simbolo radicale che ottiene il 6%. Al congresso del Pr a Bari nel novembre '78 gli iscritti sono calati a 1900. Viene eletto segretario l'obiettore di coscienza francese Jean Fabre, in vista delle elezioni europee del '79. "Siamo un partito di lingua italiana, almeno per ora", spiega Pannella sul Giorno, "ma non un partito "interno" allo Stato italiano: vi sono gi strutture radicali belghe, francesi, catalane. C' un vescovo di Roma di anagrafe polacca, e ora c' anche un segretario di partito di anagrafe francese, che pu essere arrestato da un momento all'altro dall'Interpol per obiezione".

Quando Giovanni Paolo II diventa Papa, Pannella commenta: "Dio ce l'ha dato, guai a chi me lo tocca". Sta gi meditando l'inversione a U dell'anno seguente, quando da anticlericale si trasformer in supplice di una parola del Papa sulla fame nel mondo? In ogni caso, dopo che al congresso il Pr decide di dare il proprio finanziamento pubblico a soggetti "esterni" al partito (Radio radicale, Amici della Terra, Centro giuridico Calamandrei), Pannella si appresta ancora una volta, "con un canestro di parole nuove, a coltivare nuove aiuole": cos lo dipinse De Gregori nella canzone che gli dedic nel '75, Il signor Hood. "A M. con autonomia", c' scritto sulla copertina dell'album Rimmel, uno dei pi belli del cantautore romano. Nel '78 Pannella torna sotto i flash di Novella 2000, che lo ritrae "assieme a una donna misteriosa". Lui fa precisare con un comunicato ufficiale del Pr che quella donna non altro che Mirella Parachini, sua compagna da quattro anni.
Capitolo 19 - 1979

IL TRIONFO
il 31 marzo 1979. Sono le sei del pomeriggio. Pannella sta parlando da un'ora sul palco del XXI congresso radicale, nell'aula magna dell'universit di Roma. Il pubblico come sempre ipnotizzato. Non vola una mosca. Il capo del Pr ha proposto un'alleanza per le imminenti elezioni con Marco Boato e Mimmo Pinto di Lotta Continua, ha definito Almirante uno "zuavo pontificio", ha elogiato don Baget Bozzo per un articolo, ha discettato sulla nonviolenza. Poi accenna a una marcia pasquale da Porta Pia contro la fame nel mondo, e a una veglia alle Fosse Ardeatine. Si blocca un attimo con una delle sue sapienti pause retoriche, abbassa la voce e riprende: "Apro una parentesi. Bene, compagni del Pci, preparate una caterva di insulti per chi vi parla. Se non si rifiutano le leggi barbare della guerra, rendeteci conto dei 44 ragazzi altoatesini fatti saltare per aria a via Rasella solo perch portavano un'altra divisa, e per cui sono morti poi i compagni di Gl ed ebrei alle Ardeatine! Non possiamo fare la storia senza questi dilaniamenti

interiori e senza dire che se si barbari e assassini, non il fatto che la causa sia giusta o meno che ci pu affrancare. Se barbari e assassini sono i ragazzi dell'Azione cattolica come Curcio, allora anche Carla Capponi, la nostra Carla, medaglia d'oro della Resistenza per aver messo la bomba in via Rasella, con Antonello, con Amendola e gli altri, debbono ricordare quella bomba.". Apriti cielo. Il contorto discorso di Pannella viene interpretato in un solo modo dal Pci, anch'esso riunito a congresso in quei giorni a Roma: "Vilipendio contro le forze armate della Resistenza". Per questo reato Giorgio Amendola e Arrigo Boldrini corrono in commissariato a denunciare il "fascista" Pannella. Il quale tre giorni dopo, nel discorso di chiusura del suo congresso, torna sull'argomento: "Radio radicale trasmetter integralmente i discorsi del compagno Berlinguer, di Amendola e di Lama, e quelli che loro hanno chiamato i miei discorsi fascisti. Cos tutti potranno giudicare direttamente dove sia stato il fascismo in questi giorni". Pannella getta altra benzina sul fuoco: "Ieri sono andato al congresso del Pci con questo loden blu che conoscete, l sul tavolo. L'ho comprato in gennaio una sera a Trieste, con una mezza bora, perch crepavo di freddo. E oggi l'Unit scrive che sono andato l con un mantello nero, come Dracula, a provocare e a farmi cacciare dal congresso urlante. Io ho detto questo: che nel momento in cui il terrorismo induce a disperazione, tutta la storia della violenza va ripercorsa e rivista. E dobbiamo dirci che il terrorismo fa parte della nostra storia, la storia della sinistra, con Dostoievski e il nichilismo. Ricordare che erano sudtirolesi i ragazzi di via Rasella insultare la Resistenza? Io vorrei portar fiori sulle tombe di quei 40 ragazzi, il cui nome non scritto da nessuna parte. Allora via Rasella era il modo giusto, tragico e drammatico di affermare i valori socialisti. Ma non un oltraggio dire che per domani le cose devono essere diverse". Commenta Flavio Fusi sull'Unit: " un delirio sapientemente studiato, sociologismo d'accatto. Gli applausi si levano ogni volta che Pannella abbaia contro il Pci e il "boia torturatore" Togliatti". Il '79 l'anno del trionfo radicale alle elezioni

politiche ed europee di giugno: un milione e 280mila voti, il 3,7%, pi del triplo rispetto al '76. I radicali risultano forti soprattutto nelle citt: a Trento e Bolzano superano l'8%, a Roma e Cagliari il 7%, a Milano prendono il 6,9%, a Torino e Udine il 6,7%. Nei quartieri "bene" di Roma e Milano la rosa nel pugno arriva al 12%. In tutte le citt del Centro-Nord il Pr il quarto partito dopo Dc, Pci e Psi. Quattro voti radicali su dieci vengono dagli under 25. E il Pr riesce a intercettare molti dei voti persi del Pci, che cala del 4%. Vengono eletti alla Camera Pannella, Faccio, Bonino, Mellini, Cicciomessere, Aglietta, Teodori e De Cataldo, gli ex Lotta Continua Boato e Pinto, gli ex psi Aldo Ajello e Franco Roccella, suor Marisa Galli, il radicale milanese Marcello Crivellini, gli ex pci Maria Antonietta Macciocchi e Alessandro Tessari, il giornalista Melega e Sciascia, gi consigliere comunale pci a Palermo. In Senato Spadaccia e Stanzani. A Strasburgo vanno Pannella, Sciascia e Macciocchi. "Un'ammucchiata di ex", commenta Gianni Rodari su Paese Sera. "Ma a Pannella sono bastati dieci minuti per convincere Sciascia a candidarsi, mentre non sono bastati a La Malfa alcuni mesi per persuadere Gianni Agnelli", scrive Giorgio Galli su Panorama. E Valter Vecellio: "Quattro fra i maggiori scrittori del nostro tempo, Vittorini, Silone, Pasolini e Sciascia, per un certo periodo della loro vita hanno militato nel Pci. Ma tutti, alla fine, si trovano nel partito radicale". Sono anche altre le candidature prestigiose calamitate dal Pr nel '79: Adriano Buzzati Traverso, Gianni Vattimo, Alfredo Todisco, Fernanda Pivano, Luca Boneschi, Gianfranco Manfredi, Cesare Baj, Giorgio Albertazzi, Ernesto Bettinelli, Matteo Soccio, Francesco Bortolini, Tinto Brass, Piero Dorazio, Barbara Alberti, Bruno De Finetti, Giancarlo Arnao, Carlo Consiglio, Salvatore Samperi, Riccardo Chiaberge, Pina Grassi, Letizia Battaglia. All'inizio dell'anno Pannella, come promesso, aveva praticato la "rotazione" di met mandato, lasciando il proprio posto di deputato a Cicciomessere: gesto piuttosto raro in Italia, quello delle dimissioni. In gennaio il Pr annuncia che raccoglier le firme per altri otto referendum: contro la legge del '78 sull'aborto, per allargare l'autodeterminazione della donna; contro le

centrali nucleari, la caccia, l'ergastolo, i tribunali militari, i reati d'opinione, e per smilitarizzare la guardia di finanza. Anche il Movimento per la vita di Carlo Casini promette un referendum sull'aborto, di segno opposto. Cos le femministe comuniste accusano i radicali di aprire la strada, con le loro provocazioni, alla restaurazione cattolica. Pannella risponde agli uni e alle altre in febbraio, dando inizio a quella che sar la principale lotta radicale nei sei anni successivi: "Chi veramente per la vita si impegni contro lo sterminio per fame nel mondo, che fa ogni anno 40 milioni di vittime" . Forte del primo messaggio di Capodanno del presidente Pertini, che ha incitato a "svuotare gli arsenali e riempire i granai", Pannella chiede al governo italiano di stanziare immediatamente 5 mila miliardi per il Terzo mondo e comincia uno sciopero della fame che durer 70 giorni. Fonda il Comitato per la vita, la pace e il disarmo: aderiscono Susanna Agnelli, Carlo Cassola, Terracini, Trombadori, Lombardi, Benvenuto, i dc Sarti, Gonella e Bubbico, e poi padre Turoldo, Argan, Eco, Ferrarotti. Da Parigi Sartre, De Beauvoir, Bettelheim, Sollers, Kristeva. A Pasqua i radicali organizzano una marcia da Porta Pia al Vaticano con diecimila persone e vengono ricevuti da Pertini. Scalfari e Repubblica li appoggiano. Dom Franzoni invece li critica: "Agli affamati non regalare pesce, ma insegna a pescare". Ironizza Ruggero Guarini sul Messaggero: "L'entusiasmante show pasquale dedicato al Bimbo affamato stato promosso e organizzato dalla rinomata cooperativa "Fede, speranza e vanit", fra i cui soci fondatori figurano Pannella, la Agnelli, papa Wojtyla e il ragazzo Pertini". In giugno, alla vigilia del voto, sull'Unit Alberto Asor Rosa elenca solenne i Cinque motivi per non votare radicale: "Perch sono antioperai, perch sono borghesi e conservatori, perch fanno solo lotte parziali e non hanno una visione complessiva, perch sono superficiali, e perch sono intolleranti e sopraffattori". Ma dopo la sconfitta elettorale i toni cambiano, e il settimanale del Pci Rinascita dedica addirittura un intero numero speciale ai radicali nel luglio '79. Contiene ben 23 opinioni: l'intellighenzia del Pci schierata al gran

completo. Alberto Abruzzese sostiene che Pannella ha successo perch gioca alla "rivendicazione facile". Baget Bozzo, dopo aver sostenuto l'anno prima che l'alleato naturale del Pr era la Dc, adesso scrive che "radicali e comunisti sono complementari". Bobbio argomenta che i radicali sono "l'ala libertaria della sinistra". Massimo Cacciari scrive (testualmente): "Le aporie del radicalismo sono quelle di una concezione umanistica che si vorrebbe integrale. Biagio De Giovanni scomoda Adorno e Foucault, mentre Giacomo Marramao scopre che non esiste solo la "contraddizione fondamentale", ma che la "terziarizzazione" ha prodotto anche "domande innovative" soddisfatte dai radicali. Natta, intervistato da Fabio Mussi, rivendica al Pci le vittorie su divorzio e aborto, ma ammette che i radicali hanno "logorato il rapporto del nostro partito con le masse". Panebianco, unico radicale invitato a dire la sua su Rinascita, sottolinea la polemica del Pr contro le burocrazie statali e di partito. Rodot, neoeletto deputato della Sinistra indipendente ("Ma con lui ci siamo lasciati 17 anni fa, quando assieme a Giovanni Ferrara, Jannuzzi e Scalfari non ebbe fiducia nella nostra scelta di fare del Pr un partito socialista, laico e libertario", dice Pannella a Panorama), riassume in una frase pannelliana la politica radicale: "Le nostre sezioni sono i tavoli per la raccolta delle firme". Roberto Roversi ricorda l'ultimo messaggio di Pasolini ai radicali: "Siate sempre irriconoscibili". Nicola Tranfaglia analizza il radicalismo nella stampa italiana del dopoguerra, dal Mondo all'Espresso. A questo proposito Notarianni, due anni dopo sul Manifesto, scriver: "Le due anime del radicalismo italiano, filiate dallo stesso ceppo, hanno percorso un cammino che stato di concorde e furibonda discordia. Scalfari ha fatto giornali, Pannella un partito. L'anima scalfariana, sociologizzante e antipolitica, sogna un comunismo confindustriale. Pannella ha dato espressione al momento ideale che gli pareva soffocato dall'economicismo marxista, prediletto dai giornali del suo fratello nemico. Scalfari ha scelto il Pci dopo aver vanamente inseguito i socialisti. Pannella ha cercato nel Psi la sponda per far rinascere il momento libertario della tradizione popolare".

" un evento culturale e politico della massima importanza": cos Umberto Eco definisce sull'Espresso il numero di Rinascita sui radicali. da l, infatti, che comincia l'inseguimento comunista delle tematiche libertarie del Pr, con l'inglobamento durante gli anni '80, grazie ai vari Arci-gay o Arci-ambiente, di tutti i nuovi movimenti che il Pci si era lasciato sfuggire negli anni '70, regalandoli ai radicali. Cosicch oggi il Pds considerato da alcuni come un "partito radicale di massa". Scrive Eco: "Il messaggio di Rinascita : "Ci sono molte cose giuste nell'eredit radicale, ma il partito di Pannella non la sa gestire bene; giunto il momento di farla nostra". Operazione di egemonia, dunque. Ma a che prezzo? la prima volta che il Pci riconosce cos seriamente la validit di un fermento che si svolge alla propria sinistra". Sullo stesso numero dell'Espresso (5.8.79) c' anche un dibattito fra Renato Guttuso e Sciascia. Dice quest'ultimo: "Prima delle elezioni per il Pci i radicali erano qualunquisti, fascisti: oggi invece abbiamo 16 pagine di Rinascita sul radicalismo con discorsi molto seri, attenti, anche eccessivamente dotti. Questa fabbrica continua della verit una delle cose che pi m'inquietano dei comunisti". Replica Guttuso: "Dopo il successo del Pr il Pci, che un partito serio, attento alla realt delle cose, non ha potuto ignorarlo". Sciascia: "Il radicalismo serve nella morale e nell'arte, pi che in politica. Ma in Italia siamo arrivati al punto che la politica tanto fuori dalla morale che il partito radicale deve occuparsene". Guttuso: "Bisogna modificare le cose, non denunciarle e basta. Ci vogliono i partiti organizzati, non bastano i tavolini delle firme, ci vogliono le sezioni". Sciascia: "D'accordo, un minimo di organizzazione ci vuole. Per io prima delle elezioni dicevo: speriamo che i radicali non vadano oltre il tre per cento, perch se si diventa molti ci sono dei pericoli". Guttuso: "Mi insospettiscono gli uomini con gli occhi azzurri come Pannella". In agosto, organizzata da Francesco Rutelli, Jean Fabre e Adele Faccio, parte la Carovana del disarmo BruxellesVarsavia: trecento radicali su sei pullman vanno a protestare dalla sede Nato in Belgio al quartier generale del Patto di Varsavia. Ma a Berlino Est vengono bloccati

dai vopos al Muro e ricacciati indietro. Rutelli fonda la Lsd (Lega socialista per il disarmo), poi assieme allo scrittore Cassola d vita alla Ldu (Lega per il disarmo unilaterale). Con Cassola, Rutelli fa anche rinascere il giornale antimilitarista L'Asino, inventato da Podrecca all'inizio del secolo. In pieno agosto il Pr convoca a Roma un'assemblea nazionale, cui partecipano fra gli altri Bruno Zevi, appena dimessosi da preside della facolt di Architettura a Roma, e Benvenuto. In ottobre Jean Fabre e Bandinelli, consigliere comunale a Roma, si fanno arrestare per aver fumato uno spinello e chiedono la legalizzazione delle droghe leggere. Poi Fabre va in Francia al suo processo per obiezione di coscienza e viene incarcerato. Cos al congresso di Genova, in novembre, il Pr si presenta senza segretario. "Tutti i congressisti vadano in Francia in corriera per protesta", propone Pannella. Ma la sua idea viene bocciata dai radicali: la prima volta che capita. Sdegnato, il leader abbandona il congresso e se ne va a Parigi. Definisce "lanciatori di merda" gli oppositori Ercolessi e Ramadori, che criticano l'accentramento e l'incipiente professionismo politico del nucleo dirigente radicale romano. L'opposizione sfiora il 50% e impedisce l'elezione a segretario di Giovanni Negri, un 22enne torinese beniamino di Pannella. Alla guida dal partito finisce cos il 29enne napoletano Giuseppe Rippa, direttore della rivista Quaderni radicali. Tesoriere Paolo Vigevano. Intanto in Parlamento i radicali, assieme ai numerosi deputati "esterni" saliti sull'autobus del Pr, si battono contro i missili atomici Cruise, contro la fame e contro la legge Cossiga antiterrorismo. Melega definisce cos in aula i democristiani: "Siete ladri, peculatori, concussori, corruttori, sofisticatori, truffatori, esportatori di valuta, ricattatori, evasori fiscali, famiglia di assassini, complici di esecutori di strage, associati per delinquere". Ne nasce un finimondo.
Capitolo 20 - 1980

"FERMALI CON UNA FIRMA"


"Fermali con una firma!": lo slogan con cui anche nella primavera del 1980, per la quarta volta in sei anni, i

radicali scendono sui marciapiedi d'Italia per far firmare la gente. Adesso i referendum richiesti contro i "partiti dell'ammucchiata" sono ben dieci: caccia, centrali nucleari, aborto, droghe leggere, ergastolo, porto d'armi, codice Rocco, legge Cossiga, tribunali militari, smilitarizzazione guardia di finanza. La raccolta procede con qualche affanno e alla fine, per essere sicuro di raggiungere il mezzo milione di firme necessario, Pannella appare travestito da clown con Giovanni Negri sulla tv radicale Teleroma 56 per propagandare i referendum. Anche il Psi arriva in soccorso ai radicali nelle ultime settimane. Il tacito accordo che alle elezioni amministrative il Pr non si presenti, anche se i radicali non invitano a votare socialista. Ma c' pure un'altra ragione per cui Pannella contrario a far entrare migliaia di radicali nei consigli comunali e regionali: impedire che il Pr si trasformi in un partito clientelare come gli altri, con il rischio che prima o poi qualche eletto finisca a rubare come tutti, sporcando cos l'immagine immacolata della rosa nel pugno. Per tenere lontano qualche arrivista, tuttavia, Pannella impedisce per sempre al Pr di crescere e di diventare un partito con solide radici locali. una scelta che molti radicali di base non capiscono: hanno la sensazione che i dirigenti romani vogliano impedir loro di fare politica in proprio, e non soltanto come terminali per lotte nazionali gestite dal vertice. Al congresso straordinario del marzo '80 che deve decidere sulla partecipazione alle amministrative Pannella fa approvare un "preambolo" allo statuto del Pr in cui la nonviolenza viene elevata a "legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quella della legittima difesa". Il simbolo viene abbrunato in segno di lutto per le vittime della fame, e da allora radio radicale trasmette soltanto musica sacra (dall82 solo requiem). Qualche radicale di solida formazione laica storce il naso di fronte a questa svolta "ideologica", se non addirittura mistica. "Nonviolenza assoluta? Il mio eroismo non arriva a tanto", obietta sconcertato Strik Lievers. Anche Pannella fino ad allora aveva sempre teorizzato la nonviolenza come strumento pragmatico, non come fine in s. Ma nessuno ha il coraggio di contraddire

quello che ormai diventato il "guru" radicale. "Il Pr sembra in preda a un crisi di autolesionismo, come se avesse deciso di fare harakiri", nota Ernesto Galli della Loggia sull'Espresso. "Con che violenza Pannella predica la nonviolenza!", commenta Roberto Gervaso: "Brandendo la scimitarra lotta contro il riarmo e dichiara guerra alla guerra. D del fascista a chi d del fascista a chi fascista non , sgrana gli occhi, li punta come raggi laser su coloro che gli stanno di fronte. Quando scende in campo somiglia pi a un seguace di Marte, dio della guerra, che d'Irene, dea della pace. Ogni tanto, vero, sa anche sorridere e blandire. Le pupille allora gli s'edulcorano e inumidiscono come quelle d'un San Bernardo pronto a soccorrervi, la fiaschetta di cognac al collo. In un paese di marmotte, molluschi e camaleonti, un picchio come lui ci voleva. Che Dio lo benedica, lo perdoni, lo conservi". Dopo le elezioni di giugno Paolo Flores D'Arcais sull'Europeo individua due vincitori, Craxi e Pannella: "Il 20% del Psi a Milano l'unico, vero risultato europeo di questo voto. E Pannella pu attribuirsi l'aumento del 6% del non-voto: schede bianche, nulle, astenuti. Entrambi sono dinamici, spregiudicati, aggressivi, tenaci. Capaci di restare per anni in minoranza, arroccati in un fortilizio di fedelissimi. Ma convinti di avere un destino nazionale. Polemici fino all'arroganza ma anche tattici straordinari, maestri del "coup de thatre", duttili nella manovra. Insofferenti e autoritari". In Parlamento i radicali conducono uno strenuo ostruzionismo contro la legge Cossiga, giudicata "liberticida" per la sua possibilit, ad esempio, di tenere in carcere un sospettato per 48 ore senza avvocato. I deputati del Pr presentano 7500 emendamenti e parlano giorno e notte, per decine di ore. Il record lo raggiunge Marco Boato: 12 ore senza interrompersi. Il problema principale per i maratoneti della parola: come fare pip. I radicali temono che lo Stato, approvando leggi sempre pi dure contro i terroristi, cada nella trappola delle Br e faccia la fine della Turchia: darsi in mano ai generali. "Fra tre mesi, se le cose peggioreranno, cosa vi rimarr da fare? Dovrete portare al governo il

generale Carlo Alberto Dalla Chiesa", dice Pannella nel suo intervento-fiume. Ma ormai il leader radicale, l'"ayatollah del sorriso" come lo ha definito Le Figaro, passa la maggior parte del suo tempo all'Europarlamento di Bruxelles, dove pronuncia impeccabili discorsi in francese per la battaglia contro la fame nel mondo. A Pasqua replica la marcia su San Pietro. E in novembre si dimette da deputato italiano, lasciando il seggio a Rippa. Il quale, a sua volta, cede il posto di segretario a Rutelli. Nell'estate '80 la quinta marcia antimilitarista internazionale passa nel tratto italiano (dopo Avignone e prima di Lubiana e Bucarest), dalla Spezia a Livorno. La polemica radicale contro Lelio Lagorio, primo socialista a diventare ministro della Difesa, forte. Anche perch Lagorio propone grossi aumenti alle spese militari. In gennaio Pannella si era mobilitato subito, con comizi, dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan. E nell'agosto '80 corre a Danzica dov' iniziata la lotta dell'elettricista Lech Walesa, capo del sindacato Solidarnosc. In dicembre suor Marisa Galli lascia i radicali e accusa Pannella: " un capo violento e autorirario. Un dittatore". L'astrologa Lucia Alberti invece lo difende: "Per un tipo nervoso non c' di meglio che avere un Toro come Pannella accanto: pu dargli il gusto della vita". Giorgio Bocca invece lo prende in giro: "Usa sempre il "noi", parla di s come se fosse una comitiva".
Capitolo 21 - 1981

54 PREMI NOBEL CONTRO LA FAME


"Mi candido a capo del governo". Il primo gennaio '81 Pannella, ancora una volta, sorprende tutti: come, il capo dell'"armata Brancaleone" radicale vuole fare il presidente del Consiglio? "Nel 1980 il Pci ha abbandonato la strategia del compromesso storico. In Parlamento c' una maggioranza "divorzista", sinistra pi laici. Perch tornare al centrosinistra?", spiega lui. " dal '63, con puntualit paranoide, che precisiamo il nostro programma di governo: energia, disarmo, fame nel mondo, Stato. Siamo contro la seconda repubblica: la Costituzione

perfetta, dobbiamo semmai realizzarla fino in fondo. Facciamo un'alleanza con i paesi produttori di petrolio contro il nucleare, per avere forniture a prezzo politico. Una follia? Agnelli si alleato con la Russia e Gheddafi, noi possiamo farlo con Yamani e l'Algeria". "Se non cambiamo il potere, l'Italia rischia la dittatura militare", avverte Pannella. Pochi mesi dopo si scoprir il verminaio P2. "Non si possono tenere al centro della politica italiana le Br che ammazzano 40 persone all'anno, quando a tre ore d'aereo da Roma la fame ne ammazza 40 milioni, e a tre ore d'auto la mancata difesa dal terremoto in Irpinia ne ammazza migliaia. I terroristi vanno relegati in cronaca nera". Passano pochi giorni, e Pannella si batte invece per far pubblicare a tutti i quotidiani i comunicati delle Br. I terroristi hanno infatti rapito il magistrato Giovanni D'Urso, e chiedono in cambio della sua vita la massima pubblicit per i propri deliranti proclami. I giornali decretano alla quasi unanimit il black out. Uniche eccezioni: il Messaggero filosocialista, l'Avanti! di Ugo Intini e il Lavoro di Genova diretto da Giuliano Zincone, che per questo verr licenziato dalla Rizzoli, allora in mano alla loggia P2. Pannella si batte come un leone contro la "linea della fermezza" che aveva gi condannato Moro: "Da Almirante al senatore "a morte" Valiani, da Scalfari a Berlinguer, si ricostruito il partito della forca. Hanno bisogno di cadaveri per fare un golpe", tuona dalla radio radicale mobilitata giorno e notte dal direttore Jannuzzi. "I radicali sono una banda di sciacalli, fiancheggiatori e megafoni dei terroristi", accusa Giorgio La Malfa (figlio di Ugo), ministro del Bilancio. "Pannella, avevi promesso che ti occupavi solo di fame nel mondo, e invece continui a combinare gran casini", gli dice il dc Franco Evangelisti. "Sei il postino delle Br", urla Trombadori a Cicciomessere che cerca di leggere i volantini dei rapitori in Parlamento. Il 12 gennaio '81 i radicali mandano Lorena D'Urso, figlia del giudice (che diventer poi giornalista di radio radicale), a una loro tribuna flash in tv per leggere i comunicati br censurati dai giornali. Ignobile: Pannella induce la figlia di D'Urso a chiamare "boia" il padre, titola l'Unit il giorno dopo.

Pannella scatena gli ascoltatori di radio radicale, fa telefonare in massa ai centralini dei quotidiani che vanno in tilt, svela per radio anche i numeri privati dei direttori di giornale. Alla fine, dopo l'annuncio della chiusura del supercarcere dell'Asinara, D'Urso viene liberato. Due ore dopo il rilascio Pannella passeggia in Transatlantico sottobraccio a Craxi, che ha appoggiato dietro le quinte il forcing radicale. "Il caso D'Urso ha riportato il Pr in mezzo alla mischia da protagonista, nell'agognata posizione di bersaglio esposto ai colpi di un ampio schieramento: molti nemici, molto onore", commenta Danilo Granchi sul Giornale di Montanelli. "I brigatisti hanno definito Pannella "sciocco demagogo"", scrive Scalfari su Repubblica, "demagogo lo certamente, sciocco assolutamente no, come pu testimoniare chi lo conosce da trent'anni. L'universo di Pannella alquanto confuso. Al centro c' una specie di paranoia vittimistica. Mescolata ad essa c' una concezione tolemaica che vede i radicali come l'asse della verit gravitazionale, misconosciuto per da tutti gli altri elementi del sistema. La conseguenza logica di questo modo di pensare che il sistema va capovolto da cima a fondo, affinch le leggi della verit gravitazionale possano dispiegarsi compiutamente. Da questo punto di vista Pannella sicuramente un sovversivo, n pi n meno delle Br. Le Br usano le pistole, Pannella le parole e lo psicodramma di massa". Nel febbraio '81 la Corte costituzionale boccia ancora una volta molti dei referendum chiesti dal Pr. Ne elimina cinque, i pi popolari: caccia, nucleare, droghe leggere, codice Rocco e smilitarizzazione della guardia di finanza. Quello sui tribunali militari verr poi evitato da una riforma in extremis. Commenta Pannella in tv: " la corte-Beretta (nota azienda produttrice di armi da caccia, nda). Per chi crede nello Stato di diritto questi giudici costituzionali sono pi dannosi delle Br". In marzo, all'apertura della campagna per i referendum al teatro Adriano di Roma, Pannella spiazza i benpensanti di sinistra dichiarando che lui non far propaganda contro il referendum cattolico che vuole cancellare l'aborto (quello radicale, al contrario, vuole depenalizzarlo totalmente). Poi querela Chiara Valentini di Panorama per avere "falsificato" la sua posizione. Appare allora sul settimanale un'intervista riparatoria della stessa

Valentini a Pannella. Domanda: lei per il "tanto peggio, tanto meglio?" "Attualmente i due terzi degli aborti sono ancora clandestini", risponde lui, "io sono contro il monopolio statale, che appartiene a un embrione di cultura nazista-stalinista. la donna che deve decidere, non lo Stato. Laura Conti del Pci e Loris Fortuna del Psi sono favorevoli al referendum radicale". Scende in polemica contro il Pr anche il Manifesto, ma per un altro motivo: i radicali hanno pubblicato un paginone di pubblicit contro la legge sull'editoria, mettendo alla berlina il quotidiano dell'extra-sinistra che incassa 337 milioni dalla Sipra, la concessionaria di pubblicit Rai finanziatrice dei giornali di partito. "I radicali incassano dallo Stato cinque miliardi, pi di Rizzoli", replica il Manifesto, "e li danno alla loro radio invece che a liberi movimenti d'opinione esterni al partito, come avevano promesso agli elettori". Nel marzo '81 il Giorno pubblica un'intervista a Pannella di Domenico Campana. "Ma per lui", si lamenta Campana, "ogni colloquio un duello, nel quale vuole trionfare con la battuta pi pronta, il ragionamento pi stralucente. Non ha senso dell'humour". Questa un'intervista, non un comizio, obietta a un certo punto Campana, interrompendo il flusso di parole pannelliano. Gli risponde pronto Supermarco: "Io anche a letto faccio comizi: l'amplesso una volta non veniva chiamato "congresso"? Non uno scambio, una comunicazione, un rapporto? Se mi sento un giullare della Repubblica? San Francesco il giullare della Chiesa, ma anche il santo pi grande". I referendum del maggio '81 vanno male per i radicali. Prendono appena l'11% sull'aborto, il 14% sull'abolizione del porto d'armi e della legge Cossiga, e il 22% sull'abolizione dell'ergastolo. Anche il Movimento per la vita viene sconfitto: ottiene soltanto il 32%. "Onore al Papa che va al macello nel suo referendum sull'aborto sostenendo ci in cui crede: merita l'amore di tutti. Meglio Wojtyla della sinistra fascista e golpista", commenta Pannella. Suo bersaglio: il riarmo voluto dal ministro psi della Difesa Lagorio. I dirigenti radicali si consolano, dopo la disfatta referendaria, calcolando che i tre milioni e mezzo di voti ottenuti sull'aborto sarebbero lo "zoccolo duro" del

consenso radicale, quasi il triplo di quello ottenuto nel '79: un'illusione, che svanir alle successive elezioni. Quanto a Pannella, che non ha fatto comizi per i referendum, affaccendato tra Parigi e Bruxelles per trovare firme di premi Nobel su un appello contro lo sterminio per fame scritto da lui stesso. Vive in un piccolo appartamento di avenue Louise nella capitale belga. Grazie all'aiuto di Adolfo Perez Esquivel, l'argentino Nobel per la pace nell'80, riesce a ottenere le firme di ben 54 premi Nobel. un record: mai, nella storia, tanti Nobel avevano sottoscritto assieme un manifesto politico. Pannella si getta anche a fare campagna per Mitterrand presidente, e paga su Le Monde un'inserzione pubblicitaria in suo favore. L'Osservatore Romano, organo del Vaticano, pubblica alla fine di giugno il testo integrale dell'appello dei Nobel. Come sono lontani i tempi delle provocazioni radicali in piazza San Pietro! Intanto, lo scoppio del bubbone P2 provoca guasti anche fra i radicali. Il Pr era stato il primo, nel '77, a denunciare con interrogazioni al governo l'esistenza della P2. Ma nell'81 i deputati De Cataldo e Roccella, assieme al direttore della radio Jannuzzi, assumono una posizione eccessivamente garantista verso i piduisti scoperti dai giudici Gherardo Colombo e Giuliano Turone: arrivano ad accusare i magistrari milanesi di pilotare lo scandalo per conto del Pci. "Sbagliano", interviene Pannella da Bruxelles, "io sulla P2 appoggio l'opera di Teodori". Si parla di crisi, di scissioni. Pannella sta pensando ormai al suo imminente nuovo digiuno. Lo inizia il 2 settembre, ma prima deve dissipare un gran scetticismo: "Bobby Sands e gli altri digiunatori irlandesi sono morti di sciopero della fame perch sono andati in fondo alla loro follia di terroristi e soldati. Rispettiamoli per le ragioni che hanno, ma non per il loro sacrificio. Sono violenti che usano armi nonviolente, ma continuano a morire e ad ammazzare, con disciplina militare", dichiara a Panorama. L'intervistatrice Valeria Gandus obietta che quelli radicali sono invece digiuni a base di cappuccini. "I grandi nonviolenti, Gandhi e Martin Luther King, non sono morti di digiuno ma di piombo. Noi prendiamo tre cappuccini al giorno, cio 150 calorie, per evitare che

il primo organo colpito sia il cervello. Lo sciopero della fame nonviolento non suicidio, non autodistruzione. Non olocausto, come per gli irlandesi". L'obiettivo di Pannella : "La sopravvivenza per un anno di almeno un decimo delle persone che nel 1982 stanno per essere sterminate dalla fame. Quest'anno nel mondo si spendono per armamenti 650mila miliardi di lire: basterebbe qualche spicciolo in meno, diecimila miliardi, per salvare subito tre-quattro milioni di persone". L'Italia nell'81 ha quadruplicato gli stanziamenti per il Terzo mondo, portandoli allo 0,23% del Pnl. Ma a Pannella non basta. L'"ennesimo" digiuno del leader radicale in Italia non fa molta notizia. Le Monde invece pubblica un elogio di Ren Dumont: "Pannella un uomo degno del nome di uomo". Il 27 settembre il capo del Pr partecipa alla marcia pacifista Perugia-Assisi. Viene intervistato da Camilla Cederna su Panorama. Digiuna da 23 giorni, ha perso 14 chili. Scrive la Cederna: "Ha un viso che emana una contagiosa letizia e un'irriverente folle ironia, capelli d'argento, sguardo allegro. Un tipo che non si direbbe allenato alla morte. Nel mio soggiorno assieme a lui entra una ventata d'aria fresca, un senso di forza e vitalit intensa. Sar il famoso carisma?". Parla Pannella: "La gente stanca dei miei digiuni? perch non sa quant' feroce il tentativo di distrarla da quello che noi radicali facciamo. Se i potenti ritenessero che la gente stanca di noi, non avrebbero paura di darci il nostro spazio. Per ogni arma fabbricata e pagata c' una vita che si sta spegnendo nel mondo. C' un verso di Garcia Lorca: "Nos queremos que se cumpla la voluntad de la tierra que da sos frutos por todos"". Domanda la Cederna: sei contro i missili Cruise, vuoi un'ltalia neutrale? "Non siamo neutralisti", risponde Pannella, "perch la struttura dell'impero sovietico erede di quella fascista degli anni '30. Sono contro i Cruise e le armi atomiche perch sono contro tutti gli eserciti, contro l'illusione della difesa basata sulle armi e sui generali. Solo se si rigorosamente antimilitaristi e nonviolenti si pu non essere battuti in partenza. I dirigenti del Pci invece sono ridicoli e spaventosamente irresponsabili: vogliono la Nato,

vogliono gli eserciti, ma poi vorrebbero che a questi eserciti fosse precluso il rinnovamento tecnologico". La Cederna nota che Pannella "ha quasi un piacere fisico nel rispondere", e gli domanda della sua vita privata durante i digiuni. "Proprio nei giorni di massima tensione si pu realizzare la rara e splendida possibilit di riuscire in una carezza nuova. Quindi, siccome ti so curiosa, ti dico che proprio da questo mio corpo che anch'io ritenevo stremato, ho trovato e trovo amore". Cosa pensi del presidente del Consiglio Spadolini? "Confesso di avere nella mia vita altro e altri a cui pensare che non a Spadolini". E Craxi? "Ci conosciamo da sempre, da poco pi che adolescenti, io con i miei cinque anni di pi. Credo di volergli bene, e sarei felice se ogni tanto ci trovassimo d'accordo. Credo sia cos anche per lui. Temo molto una certa sua sordit rispetto al valore delle idee, per cui ecco il potere, ecco il vincere anzich il convincere, il dominare non gli eventi ma gli altri. Mi sembra che il suo successo sia tremendamente fragile e a termine, fondato sul cinismo, sulla doppia moralit, su una sorta di maschilista rassegnazione alla corruzione. Lui e Martelli stanno facendo un bunker, lo arredano come una reggia e lo riempiono di valvassori e famigli. Ma, nonostante certe vecchie calzette come il direttore del Tg2 Ugo Zatterin e altri giornalisti sicarietti del Psi, fortunatamente per il socialismo italiano ci siamo anche noi". "Alle prossime elezioni quintuplicheremo di nuovo i nostri parlamentari", si illude Pannella, "perch i partiti nuovi o si riducono a sopravvivere squallidamente o si affermano subito come protagonisti. Ma ci censurano come nemmeno Bernabei riusciva a fare. Gustavo Selva almeno mi chiedeva interviste di dieci secondi. Peccato non fossero cinque, cos avrei potuto limitarmi alla parola di Cambronne". Nell'ottobre '81 Pannella interrompe per tre giorni lo sciopero della fame: "Due brioches in un momento di disperazione, per amore. Non sono un eroe". Poi per lo riprende e va avanti fino al 25 novembre: 78 giorni in totale. Si ritiene soddisfatto dei risultati raggiunti: l'Europarlamento approva la risoluzione radicale contro la fame e l'Osservatore Romano la pubblica ancora una

volta, in prima pagina. Il 21 ottobre a Roma il Pr partecipa criticamente alla marcia dei 300mila pacifisti contro i Cruise a Comiso (Ragusa). La sera del 30 ottobre Pannella riesce a strappare un Ping Pong di 40 minuti in tv con Biagi, moderato da Bruno Vespa. Esordisce Pannella: "Lego la mia vita a quella di tre milioni di persone. Ti supplico, io voglio vivere, impegnati anche tu". E Biagi, sconcertato: "Io non sono Ges e non lo sei neppure tu". Il giorno dopo Biagi scrive sulla prima pagina di Repubblica: "Ho per Pannella rispetto e spesso anche ammirazione. Mi fa venire in mente i film di mister Smith che va a Washington. un personaggio, fra tante, troppe figurine. Trova poco morale che si finanzino i partiti i quali gi provvedono, e non con trovate limpide, a incamerare da soli. Chiede la liberazione di Rudolf Hess ed una proposta ragionevole, le ceneri dei Savoia al Pantheon ed un discorso umano. stato cattivo teatro, invece, quello sul caso D'Urso. Al suo generoso vocabolario, nel quale tornano sempre i termini "amore, vita, speranza", dovrebbe aggiungerne un altro: "dubbio". venuto al dibattito con foto sue nei vari stadi del dimagrimento, come quelle del club Contourella. Ma dovevamo parlare della fame nel mondo, non della sua". Commenta Silvio Bertoldi, su Oggi: "Il ping pong con Biagi stato solo ping. Caro Pannella, scenda coi piedi per terra. Si occupi dello sfascio dei trasporti pubblici e di protezione civile". Al congresso radicale di Firenze, in novembre, ci sono tremila iscritti e ben tre aspiranti segretari: l'uscente e popolare Rutelli, Rippa e Giovanni Negri. Pannella passa tutta una notte per cercare di mettere d'accordo i tre giovani ambiziosi. Racconta Bandinelli: "Marco era seduto e parlava, parlava a bassa voce, continuamente, ritmicamente. Io, dico la verit, un sonnellino di un quarto d'ora me lo sono fatto. Ma lui no. Continuava a parlare, e anche gli altri a un certo punto hanno chiuso gli occhi. Per ultimo crollato Rutelli". Alla fine, per evitare spaccature, Pannella ritorna segretario dopo 14 anni e nomina quattro vice: Rutelli, Negri e i "rippiani" Maria Teresa Di Lascia e Gaetano Quagliariello. Tesoriere Crivellini. Il congresso radicale fischia il vicesegretario PSI Valdo Spini. La minoranza di Ercolessi, Ramadori e Laurini ottiene il

20%. Ma anche diversi deputati si allontanano da Pannella: Roccella, Pinto, Boato, la Macciocchi. E il neosegretario radicale, violando le regole interne, non si dimette da eurodeputato. La frase di Pannella che fa pi notizia, nel novembre '81, : "Fra Chiesa e Stato, oggi m'iscriverei alla Chiesa". Finiti i tempi in cui citava da Esprit: "Per essere credenti non si pu non essere anticlericali". Rutelli, liceo dai gesuiti, si accoda al nuovo corso: "Giovanni Paolo II un papa nuovo, di opinione e non di potere". Spadaccia incontra Alfredo Battisti, vescovo di Udine e presidente della commissione Cei (Conferenza episcopale italiana) per i problemi sociali. Adesioni alla lotta contro la fame vengono chieste anche al vicario di Roma Ugo Poletti, al vicepresidente della Caritas Giovanni Nervo e al ministro degli Esteri vaticano Achille Silvestrini. una clamorosa conversione, per un partito che fino a cinque mesi prima pretendeva l'aborto libero e gratuito. L'ultimo fuoco d'artificio dell'81 Pannella lo lancia chiedendo per la seconda volta (dopo il '75) la tessera Psi. E questo dopo un anno intero di insulti: "La politica di Craxi rievoca i segni del nazionalsocialismo", dichiarava Aglietta. "Voi socialisti avete bisogno di me", assicura adesso Pannella. "Metta a posto il suo, di partito, che ne molto pi bisogno", gli risponde Giuseppe Tamburrano. La sezione Psi Centro di Roma per lo accoglie, con sette voti contro sei. Ma alla fine la direzione Psi respinge la domanda di Pannella: "Niente doppie tessere". "Ma anche il vostro capogruppo alla Camera Silvano Labriola ha la doppia tessera: la sua la numero 2066 della P2", conclude con uno sberleffo il radicale Crivellini.
Capitolo 22 - 1982

"CARO ALMIRANTE, SEI UN "DIVERSO"


All'inizio dell'anno i deputati radicali, giunti a met

mandato, dovrebbero dimettersi per "ruotare" con i primi non eletti. Ma soltanto Melega e Crivellini lo fanno, cedendo il posto a Franco Corleone e Giuseppe Calderisi. Pannella e la Macciocchi si erano gi dimessi nell'80, ma conservano il seggio a Bruxelles (sono subentrati Rippa e il docente di storia del cinema Pio Baldelli). Ormai il gruppo parlamentare radicale spaccato da dissidi vari. Alla fine se ne andranno ben sette deputati su 18: un record negativo che seppellisce il generoso esperimento del Pr come "autobus" aperto agli esterni, tentato da Pannella nel '79. In un'intervista del gennaio '82 a Sorrisi e Canzoni Pannella si dimostra per ottimista: "Alle prossime elezioni raddoppieremo i voti". Spadolini? "Un pasticciere". La vostra rosa pu essere recisa dalla falce? "Le rose sono fatte per essere colte o per essere offerte. Non per finire in banca o in un letamaio, che poi sono la stessa cosa". Infine, accusa di "associazione a delinquere" Sergio Zavoli (Psi) e Willy De Luca (Dc), presidente e direttore generale Rai, per le censure subite. Subito dopo Pannella torna su tutte le prime pagine: il primo segretario di partito che partecipa a un congresso del Msi. Almirante, quando lo vede arrivare, grida dal palco: "Il fascismo qui!" E Pannella nel suo discorso risponde: "Rifiutiamo qualsiasi ostracismo, difendiamo il diritto alla parola e alla diversit per tutti". Poi cita Terracini, Ernesto Rossi e i fratelli Rosselli, incarcerati o assassinati da Mussolini. E alla fine riceve anche un applauso. Indro Montanelli entusiasta. Scrive su Oggi: "Pannella, ti voglio bene perch credi nella libert. Hai dato una vera lezione di democrazia a tutta la classe politica italiana. Per questo meriti stima e simpatia. La stragrande maggioranza dei miei lettori detesta Pannella per lo scompiglio in cui ha gettato molte famiglie, arruolandone i figli nelle crociate pi bislacche. Ma Dio sa quanti suoi giovani seguaci senza di lui sarebbero finiti nelle Br. Lui si diverte anche a farmi dispetti personali. Una delle ragioni per cui ha scelto come sua palestra piazza Navona perch sa che l abito io. E siccome conosce anche i miei orari, indice i suoi comizi proprio all'ora in cui vado a dormire. Una volta, in seguito a mie rimostranze pi vivaci del solito, fece

distribuire fra i suoi marmaglioni un volantino che diceva: " Urlate a bassa voce: Montanelli riposa"... Se commette errori, come spessissimo gli capita, sono errori che odorano di bucato". A sinistra per Pannella raccoglie soltanto critiche per il suo gesto. Anche all'estero: Le Monde titola un articolo I nuovi amici di Pannella, e lui querela per diffamazione. Perder la causa. Bernard-Henry Levy e la Macciocchi, autonominatisi custodi dell'antifascismo, alzano alti lai. Ma Pannella se ne infischia, e anzi nel maggio '82 raddoppia: in un dibattito tv di un'ora con Almirante accusa il capo neofascista di "tacere quando ai diseredati del Sud che vi votano tolgono di bocca 50mila miliardi destinati alle spese militari". Fra le scintille del contraddittorio Almirante ironizza: "Lascia stare i "diversi", che mi d noia essere chiamato cos". Nel marzo '82 Pannella si stabilisce a Bruxelles per "deitalianizzare" il partito radicale. Attacca Craxi: "Il suo Psi non pi un partito: un'azienda". Contrattacca Baget Bozzo, aedo del garofano, in un editoriale su Repubblica: "Il sale radicale diventato scipito? Pannella impedisce la nascita di un partito radicale. Ha fatto di s una sacra rappresentazione laica, godibile ma non imitabile: come lui non ce n' uno, tutti gli altri son nessuno. Un giorno chiede la tessera Psi, il giorno dopo va al congresso Msi". In aprile Pannella intuisce che i deputati del Pr Boato, Pinto e Ajello si stanno avvicinando al Psi. Querela Boato: "Sei un clerico-comunista". Risponde l'altro Marco: "Hai una sindrome da complotto, sei preda di manie di persecuzione". Due galli in un pollaio. Intanto in Parlamento i radicali conducono una dura battaglia contro gli aumenti delle spese militari, raddoppiate in soli due anni: cinquemila miliardi nell'80, diecimila nell'82. Ma per non essere accusati di filosovietismo, come capita al Pci impegnato in quei mesi contro i missili Usa a Comiso, i radicali organizzano uno dei loro famosi blitz. Il 19 aprile '82 Ivan Novelli, Paolo Pietrosanti e una dozzina di altri antimilitaristi distribuiscono volantini contemporaneamente in tutte le capitali dell'Europa orientale. "I governanti dell'Est e dell'Ovest che accumulano armi e non fanno nulla contro lo sterminio per fame sono criminali che meritano un nuovo processo di

Norimberga", dice Pannella a Oggi, "anche Pertini dice di svuotare gli arsenali ma poi firma gli aumenti delle spese militari". In luglio Pannella intraprende un nuovo sciopero della fame e della sete, l'undicesimo della sua carriera. Chiede l'approvazione di una legge per il Terzo mondo che i radicali hanno fatto firmare a 1300 sindaci italiani, trenta vescovi e dieci ministri. Anche Spadaccia, Giovanni Negri e Valter Vecellio (capufficio stampa del gruppo parlamentare) digiunano. Negri va avanti 56 giorni, Pannella 60. Soltanto dopo gli incontri con i segretari dc Ciriaco De Mita e pci Berlinguer Pannella riprende a bere. Intanto le firme dei Nobel al suo appello sono salite a 70. "Non vero che siamo monomaniaci, che pensiamo solo alla fame", dice a Paese Sera, "dal '79 a oggi ci siamo occupati di aborto, caccia, droga, nucleare, codici penali, finanziamento pubblico, spese militari, P2...". Attacca Pertini: "Ha liquidato i sindaci firmatari della legge contro la fame in sette minuti, e poi se n' andato per due ore a Cinecitt. Sono il solo a dirgli in faccia quello che molti gli dicono alle spalle, e cio che cammina nella merda. In realt non sopporta che io sia pi popolare di lui". Al congresso radicale di novembre a Bologna i deputati "esterni" abbandonano il Pr. Ma se ne vanno anche Rippa e De Cataldo, che dicono di rappresentare il 40% degli iscritti. "Scompariranno nel nulla", commenta Pannella, "fanno notizia solo ora perch si oppongono a noi. Quanto a Pinto e Boato, convinceranno cento dei loro elettori se si candideranno nel Psi". In effetti, l'anno dopo gli ex di Lotta Continua otterranno risultati scarsi con i socialisti. Fra i radicali nasce un nuova stella: Gianluigi Melega, amato dalla base perch parla chiaro e semplice, senza retorica, e perch l'unico deputato oltre a Crivellini ad aver "ruotato". Melega si candida segretario in alternativa a Spadaccia: "La mia elezione sarebbe la migliore dimostrazione che nel Pr non esiste una classe dirigente professionale". Quattro minuti di applausi. Alla fine, per mettere d'accordo tutti, viene rieletto Pannella.

Gli iscritti radicali nell'82 calano per da tre a duemila. Questo perch il costo minimo della tessera aumentato da 20 a 70mila lire. "Solo 200 lire al giorno, neanche il prezzo di un caff", dice Pannella. Che non si preoccupa: il suo motto "pochi ma buoni". E poi, al Sud i "rippiani" avevano gonfiato le iscrizioni. Salvatore Sechi commenta durissimo sul Giorno: "Il pannellismo ha sepolto il radicalismo. Nel Pr c' adesso un integralismo armato di fuhrer-prinzip e di un'ideologia piagnona. Pannella dichiara di rifiutare il finanziamento pubblico, ma in realt lo usa con mani tentacolari". E Flores D'Arcais sul Manifesto: "Ecco il centralismo carismatico". A Natale Pannella va a Catania per la marcia antimilitarista Catania-Comiso, organizzata in contrapposizione a quella del Pci Milano-Comiso. Fra i nuovi iscritti radicali c' Paola Negri: la moglie del filosofo Toni Negri, in carcere senza processo dal 7 aprile '79.
Capitolo 23 - 1983

TONI NEGRI
Ma come fanno i radicali a vivere senza raccogliere firme per la strada? Impossibile: muoiono. E allora, in pieno inverno, tutti di nuovo ai tavoli nel gennaio '83 per far firmare cinque petizioni: contro le spese militari, per l'aumento delle pensioni minime a 400mila lire al mese, per il controllo del commercio delle armi, contro il nucleare e contro la fame nel mondo. E come fa Pannella a non digiunare? Impossibile. E allora, via a uno sciopero della fame in appoggio alle petizioni. In febbraio Ernesto Galli della Loggia e Fiamma Nirenstein lo intervistano sull'Europeo. Titolo: Chi non con me contro di s. "Ci annega in quattro ore di parole fiammeggianti", scrivono gli intervistatori. "Senza di lui il Pr non esiste, ma i suoi avversari lo indicano come assassino del partito. Come un manager Usa, ricorda subito il nome dell'interlocutore e lo dardeggia con un giovanilistico "tu". Ha da spendere torrenti di forza. "Un uomo ci che fa", dice. Ma perch un leader forte come lui copre d'insulti gli avversari interni?" "Non sono forte n io n loro", risponde Pannella, "Rippa era andato clandestinamente da Craxi. De Cataldo aveva

tenuto un atteggiamento poco chiaro, di inerzia, nella commissione P2. E questo conta pi della mia amicizia ultraventennale con lui. Solo a un certo punto ho capito cosa stava succedendo: il primo tentativo organizzato di corruzione nell'ambiente radicale. Jannuzzi faceva il garantista sulla P2. E io non capivo bene, chiedevo a Lino: "Che significa il garantismo in questo caso?"" la stessa domanda che molti rivolgeranno a Pannella dieci anni dopo, quando difender i parlamentari inquisiti di Tangentopoli. Dicono che il Pr ridotto a un partito di nonne e casalinghe che ascoltano radio radicale. "Ne sono orgoglioso, la radio ha un bacino d'ascolto di 22 milioni di persone. Il Pr un'azienda in pareggio che si mantiene con l'autofinanziamento: fatto assolutamente unico in Italia". Nell'82 il bilancio radicale di mezzo miliardo, nell'83 di un miliardo e mezzo grazie anche a 540 milioni di rimborso elettorale. Le tessere fruttano 270 milioni nell'82, mezzo miliardo l'anno dopo. Fra le entrate, anche 24 milioni per la vendita degli indirizzari dei firmatari dei referendum a una societ di mailing. Per tre miliardi di finanziamento pubblico, fuori dal bilancio di partito, vanno alla radio. "La contraddizione c'", ammette Pannella, "per Radio radicale trasmette in diretta tutte le sedute del Parlamento e i congressi di ogni partito". Dice Sciascia: gli italiani non pensano alla fame nel mondo, pensano alla propria. "Sciascia un pessimista, la battaglia sulla fame entrata con tutto il suo peso nella vita politica italiana. Tognoli si preso un cazziatone da Craxi per aver firmato la nostra proposta. Il diritto alla vita il primo dei diritti civili, non c' frattura nella nostra storia. Anche divorzio e aborto erano lotte controcorrente. E poi i soldi ci sono: in molti settori, oggi, l'investimento pubblicitario dieci volte quello della ricerca scientifica. Una follia! Personalmente, comunque, sono l'opposto di un pauperista, di un penitenziale. Tutto ci che fa piacere uno ha il dovere di procurarselo". Perch ti lamenti sempre della censura? "I giornalisti hanno subto una vera e propria mutazione antropologica in questi anni. Non parliamo della Rai, che il Psi ha riempito con una schiera di killer dell'informazione ai suoi ordini. Una volta almeno c'erano editori borghesi

come Crespi o Perrone che ogni tanto potevano fare i non conformisti. Quanto a noi, siamo perfetti? No. Ma superiori s. Io sono quello a cui l'impiegato un po' spaurito che ha dato sempre del lei al capoufficio dice per strada, vincendo la sua frustrazione e la sua cultura: "Ciao, Marco!". E se un sedicenne sta per bucarsi e Andreotti gli dice "non lo fare", lui corre a infilarsi l'ago in vena. Se glielo dice Berlinguer, idem. Se glielo dico io, almeno aspetta mezz'ora". Nella primavera '83 il Parlamento viene sciolto: elezioni anticipate. Da anni i radicali denunciano lo "sfascio" delle istituzioni, la "partitocrazia" che ha preso il posto della legge. Pannella propone di non partecipare alle elezioni, e convoca un congresso per decidere. Melega contrario all'astensione, ma la sua mozione viene bocciata con 400 voti contrari, 341 favorevoli e 68 astenuti. Il partito diviso a met. Soluzione: i radicali diventano i primi al mondo che si presentano alle elezioni ma fanno propaganda contro se stessi, per la scheda bianca. " l'ultimo diabolica invenzione di Pannella", commenta Luigi Pintor sull'Espresso, "esserci e non esserci, votare e non votare. Lo conosco solo da sette anni, eppure la sua incombenza tale che ci sembra senza principio n fine. un suo dono di natura: ingigantire tutto quanto lo riguarda. Lui perde i referendum e noi con lui (ah, quel 77 per cento che adora l'ergastolo, subito rimosso dalla nostra memoria). Ma lui li vince comunque, i referendum, con quel 23 per cento che gli avanza. E come le schede bianche e gli astenuti del 26 giugno, che saranno tutti suoi. Se marcia il giorno di Pasqua si sente pi devoto della giovent papalina, se va a un congresso ultr pi cameratesco di un ordinovista, pi libertario se patteggia con Craxi, pi rivoluzionario se disputa con Berlinguer". Il 30 maggio '83 Pannella contesta Pippo Baudo a Montecatini (Pistoia) mentre trasmette Serata d'onore dell'Unicef in diretta tv. "Baudo un buffone!", grida in sala, perch il presentatore ha propagandato in televisione contributi personali contro la fame nel mondo annunciati per telefono da politici dc. Pochi giorni dopo se lo ritrova di fronte, assieme a Enzo Tortora, in una tribuna elettorale Fininvest. Il clima gelido. La mattina seguente, all'alba, Tortora viene arrestato per

camorra. Ma in quella elezione Pannella ha un altro detenuto eccellente da trasformare in bandiera: Toni Negri, professore universitario a Padova, ideologo degli autonomi, in detenzione preventiva da quattro anni per terrorismo. Lo candida a Milano, Roma e Napoli, anche se non come capolista. "Toni Negri vittima di leggi imposte innanzitutto dal vertice Pci", spiega Pannella a Rossana Rossanda sul Manifesto, "che responsabile massimo della fascistizzazione dei nostri codici. Anche in questa legislatura il Pci stato contrario soltanto al 12% delle leggi, ne ha approvate il 70% e si astenuto sul resto. Quella di Toni Negri sar una scarcerazione per decorrenza dei termini decretata dal popolo". Claudio Martelli definisce Pannella "giullare della destra". E Capanna: "Si muove come un rettile a zig zag per confondere le idee. Ha paura che i suoi voti vengano contati e si scopra che sono pochi". Una curiosa intervista Pannella la d alla Gazzetta dello Sport, che chiede a tutti i segretari di partito cosa faranno per lo sport. "Nulla", risponde lui, "finch non avremo pensioni minime a 400mila lire e non recupereremo le somme folli sperperate dai partiti anche per finanziare il "loro" sport, con le Arci di destra e sinistra, per fare meno che nulla". Ecco le idee pannelliane sullo sport: "I giocatori di calcio hanno dato una splendida lezione di umanit cercando di proporre negli stadi un minuto di silenzio contro lo sterminio per fame. Noi non andremo nelle tribune delle autorit per farci fotografare con i vincitori, avvolti come Poppea nel tricolore (frecciata a Spadolini che si pavoneggi ai Mondiali dell82, nda), non rincorriamo come parassiti i trionfi delle nostre squadre. Spendono migliaia di miliardi per nuove armi e poi dicono che non ci sono soldi per lo sport. Ogni isolato, per legge, dovrebbe avere spazi per lo sport, altrimenti esso vivr solo in ghetti e oasi, o sar una fabbrica di campioni per il profitto di impresari e sfruttatori". Alle elezioni del giugno '83 i radicali ottengono 800mila voti (il 2,2%), undici deputati (Pannella, Melega,

Rutelli, Teodori, Spadaccia, Mellini, Aglietta, Bonino, Crivellini e i due Negri, che non sono parenti) pi un senatore: Mario Signorino, presidente degli Amici della Terra. Il Pr cala di un terzo rispetto al '79, ma sempre forte nelle citt: 7% a Roma, Milano e Cagliari, sopra il 6% a Torino, Venezia, Verona, Napoli e Palermo. Pannella raccoglie 32mila preferenza a Roma. Negri viene scarcerato. In agosto nasce il primo governo Craxi. I radicali prendono tutti la parola nel dibattito e ritardano di mezza giornata il voto di fiducia, ma alla fine non votano. Si asterranno per il resto della legislatura, perch si considerano non rappresentanti della nazione, ma "militanti nonviolenti all'interno delle istituzioni". Salvatore Sechi prende ancora di mira il Pr sul Giorno: "L'azienda radicale ha una catena di montaggio che le consente di sfornarne una al giorno. Ha accusato il Pci di essere socio in affari con Licio Celli per le nomine piduiste avallate da Ugo Pecchioli, per i rapporti fra Adalberto Minucci e Tassan Din, per i venti miliardi prestati a Paese Sera dal Banco Ambrosiano. Craxi accenna alla fame e alle pensioni, e Pannella gli promette appoggio". Dp attacca i radicali: "Non avete votato contro un governo che ha come ministro il piduista Pietro Longo". In ottobre il Parlamento concede l'autorizzazione all'arresto di Toni Negri, e i radicali non votando risultano determinanti. Nel frattempo, per, il professore scappato in Francia sulla barca di Emma Bonino, con l'impegno socratico di tornare per farsi arrestare in grande stile e suscitare cos un "caso". Ma a Parigi Negri cambia idea. Pannella lo aspetta fremente per settimane, finch non gli scrive furibondo una lettera aperta che il Corriere della Sera pubblica in prima pagina col titolo Pannella a Negri: consegnati o lascia il Pr: "Caro Toni Negri, ti occupi di tutto tranne che del tuo processo, dei tuoi compagni di prigionia, delle carceri, cio delle ragioni per cui sei stato eletto, e non per fare l"intellettuale europeo" privilegiato, come pensa la Macciocchi. Ho rispettato col silenzio la fuga di Oreste Scalzone, malato, terrorizzato e patetico. Ma lui non era deputato. Dovevi dare forza, invece che debolezza, ai 25mila detenuti in attesa di giudizio".

Commenta Bocca su Repubblica: "Assistiamo con tristezza al balletto fra Negri e Pannella, che prima lo fa liberare e poi si astiene sul voto per rimetterlo in prigione. Quanto a Negri, prima promette indefettibili impegni a fianco dei compagni di galera, poi rivendica il diritto alla latitanza. difficile conservare il rispetto di s e degli altri. triste che il radicalismo contemporaneo si affidi a simili campioni". Gigi Sabani nell'autunno '83 fa di Pannella il suo cavallo di battaglia per le imitazioni a Premiatissima, ogni sabato sera. Francesco Alberoni analizza Pannella il Capo in un editoriale su Repubblica: "I giovani cercano ci che stato loro insegnato durante l'infanzia. Quasi tutti gli italiani hanno avuto un'educazione religiosa. Qui Pannella sa far vibrare corde profonde. di sinistra, ma non ha mai avuto alcun rapporto col marxismo. Quando va in Vaticano o dal Msi, invece, sembra il sindaco "santo" di Firenze La Pira. Ma c' in lui una dissonanza impressionante: quando fa il capo del Pr. Allora diventa un incontrastato padrone". Al congresso radicale di Rimini del novembre '83 Pannella attacca Toni Negri ("Cicciomessere, la Faccio, la Bonino e Spadaccia per le loro idee si sono fatti arrestare"), i giornalisti ("Avevate scritto che nell'82 abbiamo avuto una scissione del 40%, ma gli iscritti quest'anno sono aumentati del 70%"), i pacifisti ("Neutri e non neutrali: Mosca delenda est", e infatti il Pr non partecipa alla marcia anti-Cruise a Roma) e i filoarabi ("Israele l'unico paese democratico in Medio oriente"). Segretario diventa Cicciomessere, tesoriere Rutelli. Poi Pannella va a farsi eleggere consigliere comunale a Napoli, e intanto riannoda i rapporti con Craxi che lo riceve amabilmente a Palazzo Chigi.
Capitolo 24 - 1984

ENZO TORTORA
"Pronto, sono Marco Pannella, c' Enzo?" una mattina di maggio nell'84. Il telefono, nella casa milanese in via dei Piatti, suona per quello che fino a un anno prima era l'uomo pi popolare d'ltalia: ben 28 milioni di persone si mettevano ogni venerd sera davanti alla tv per vedere

Portobello. Un record insuperato. Ma per Enzo Tortora dalle 4.15 del 17 giugno '83, quando viene arrestato all'alba nella sua camera dell'hotel Plaza in via del Corso a Roma, lo stesso di De Michelis, la vita finita. Accusato di essere un camorrista e uno spacciatore di droga, il presentatore resta sette mesi in carcere. Poi i magistrati napoletani Lucio Di Pietro (nessuna parentela con Antonio) e Felice Di Persia gli concedono gli arresti domiciliari. Quella telefonata di Pannella lo prende alla sprovvista. "Caro Marco, candidarmi io con i radicali al Parlamento europeo? Mah, non so, ti ringrazio molto, sono commosso Forse dovrei parlarne con il mio avvocato Raffaele Della Valle". "Parlaci subito, Enzo, non c' tempo. Oggi l'ultimo giorno per presentare le candidature. Adesso sono a Roma, ma sto prendendo l'aereo per Trieste dove ho un comizio che non posso disdire. Verr da te Emma Bonino stasera. Fai comunque preparare tutti i documenti. Non dirmi di no. Ti abbraccio..." il suo stile. Ha conquistato cos cinque anni prima anche il ritrosissimo Sciascia: un viaggio fino alla sua Racalmuto (Agrigento), poche e intense parole. Ma Pannella questa volta deve anche far dimenticare il brutto episodio dell'anno prima, con l'elezione e la fuga di Toni Negri. Ogni anno un martire da sventolare per pigliare voti? Tortora non si fa sfiorare da questi cattivi pensieri. Ci sta. entusiasta. Il problema della giustizia che non funziona in Italia non soltanto suo: a questa conclusione giunto gi da solo nei lunghi mesi in cella. Alle elezioni un trionfo. Tortora, capolista in tutta ltalia, diventa eurodeputato con centinaia di migliaia di preferenze. Grazie a lui il partito radicale ottiene il 10% a Palermo e Catania. Pcr Pannella il 1984 era iniziato con una brutta notizia: il Concordato del '29 contro il quale si tanto battuto viene sostituito da una nuova intesa fra Italia e Vaticano firmata Craxi. Ma restano vari privilegi per la Chiesa cattolica. Il 26 gennaio Pannella sale in cattedra e tiene lezione sulla P2, titola il Giorno un articolo di Giuliano Gallo: "Ha inchiodato per cinque ore sui banchi la commissione parlamentare d'inchiesta. Una lettura

originale, diversa da quelle sentite finora. Un Pannella al meglio delle sue possibilit di incantatore". Il leader radicale tira fuori una sua interrogazione del gennaio '77: "Perch Andreotti riceve Licio Gelli a palazzo Chigi?" Continua Pannella: "Giorgiana Masi assassinata nel maggio di quell'anno? Un delitto P2 al 100%. E poi i casi D'Urso, Rizzoli, Cirillo... Craxi, venti giorni dopo il sequestro D'Urso, mi disse: "Calvi e Gelli mi hanno chiamato". "E tu ci vai?" Risposta: "un sorrisino" Ma l'impegno principale per Pannella resta sempre la fame nel mondo. Anzi: lo "sterminio" per fame, come lui vuole che si dica sempre, "perch nelle parole inclusa tutta la nostra possibilit di vincere o di essere sconfitti". In febbraio il capo radicale va a Brazzaville, in Congo, per una conferenza Cee con i paesi africani. L comincia un digiuno. Qualche giorno dopo l'Europeo pubblica un velenoso trafiletto. Titolo: Che forchetta Marco l'Africano. "Finita la conferenza", scrive l'Europeo, "Pannella comparso al ristorante di un villaggio Valtur in Costa d'Avorio, dove ha preso posto a tavola. Un invitante buffet offriva penne al pomodoro, carne ai ferri, pur, frutti tropicali e bign". Smentita dell'ufficio stampa radicale: "Il digiuno di Pannella era gi terminato". Sono ormai 80 i premi Nobel che hanno firmato l'appello contro la fame, e le firme dei sindaci sono salite a 3500. Nel marzo '84 150 deputati (primo firmatario l'ex segretario dc Flaminio Piccoli) presentano un progetto di legge: tremila miliardi per un intervento straordinario da affidare a un Alto commissario. "Altrimenti", spiega Pannella a Epoca, "i soldi finiscono nelle secche della vecchia burocrazia. In questi anni abbiamo ottenuto 4mila miliardi in pi per il Terzo mondo, ma sono "aiuti" che scriveranno pagine di vergogna. Il governo in realt sta speculando ignobilmente sullo sterminio per fame. I fondi non arrivano a destinazione". Quella di Pannella non una denuncia generica: il Pr pubblica un dettagliato rapporto che fa rabbrividire, col titolo Dagli aiuti mi guardi Dio, che per non provoca inchieste n giudiziarie n giornalistiche. "Signor sindaco, colleghi ladri": cos Pannella inizia, nell'aprile '84, un suo intervento al consiglio comunale di Napoli di cui fa parte da pochi mesi. I missini

vogliono picchiarlo, ma vengono trattenuti dai commessi. Un mese dopo l'illustre consigliere radicale affonda il coltello nella corruzione partenopea: denuncia vere nuziali, macchine per scrivere e altri oggetti regalati dalla Regione ai giornalisti. Poi rivela che giudici e camorristi giocano d'azzardo insieme al circolo Canottieri e a quello della Stampa. In quegli stessi giorni il direttore di Repubblica Scalfari condannato a risarcire Pannella con 70 milioni per i danni morali di un articolo diffamatorio sul caso Cirillo, l'assessore dc liberato dalle Br grazie a un accordo politici-camorra. In maggio il tribunale di Napoli nega la revoca degli arresti domiciliari a Tortora per permettergli di fare campagna elettorale. " un tribunale della "libertas", cirilliano e gavianeo, della Nuova famiglia", attacca Pannella. E definisce Giovanni Galloni, direttore del Popolo (il quotidiano della Dc), "un analfabeta di ritorno, una "testa d'uovo" che vuole attuare il diritto avellinese con i colpevoli nel ruolo di accusatori". In agosto Pannella visita per 12 ore filate il carcere napoletano di Poggioreale, con 2500 detenuti invece di 1300 e gli agenti di custodia costretti a dormire anch'essi in celle per mancanza di alloggi. "Voglio l'elezione diretta del sindaco", annuncia. In maggio Pannella attacca Pertini: "Si stava meglio nel '22, il re era pi rispettoso del diritto". Insulta anche Montanelli, che lo ha criticato per Tortora: "Di politica non ha mai capito nulla, l'ha colpito l'arteriosclerosi". Poi va a Muro Lucano, in Basilicata, dove un 24enne morto nella caserma dei carabinieri dopo l'arresto. Tiene un comizio davanti a 300 persone, poi viene picchiato pure lui da un costruttore. In agosto Toni Negri lo accusa sul settimanale tedesco Stern, e lui rispondce " Corrotto e venduto". Ma la polemica pannelliana per riempire i giornali d'estate quest'anno un'altra. Prima pagina del Corriere della Sera, 8 agosto '84. Titolo: Pannella ci scrive: liberalizzare la droga. " il problema fondamentale della salute stessa della nostra societ e dei nostri Stati. La prima battaglia radicale resta quella contro i Cavalieri dell'apocalisse della Fame e della Guerra. Ma gli effetti del consumo di droga, pur cos dolorosi e letali, sono poca cosa di fronte agli effetti della produzione e del commercio. Il regime proibizionista garantisce profitti

immensi, senza confronto con quelli di qualsiasi altra impresa legale o criminale. L'intero sistema finanziario, politico e sociale rischia di esserne inquinato". Alla fine di agosto Pannella va nella comunit per tossicomani di San Patrignano (Forl) per un acceso dibattito con Vincenzo Muccioli, fautore della linea dura sulla droga. In dicembre scrive un altro articolo per il Corriere sull'argomento: citando il Nobel Milton Friedman, anch'egli antiproibizionista, sostiene che la regolamentazione della droga ridurrebbe i reati dell'80% e i carcerati del 60%. In settembre parla di Roma con Antonio Debenedetti, sul Corriere: "L'unica Roma che conosco quella tra piazza Barberini, piazza del Popolo e il Campidoglio. Il resto Roma per convenzione ed errore. La mia chiesa preferita? Sant'Ignazio". A novembre segretario del Pr diventa Giovanni Negri, tesoriere Giuseppe Calderisi. I radicali decidono di non presentarsi alle amministrative dell'85, ma di favorire la nascita di liste verdi. Al congresso Martelli porta il saluto del Psi: "Grazie di esistere", dice ai radicali per arruffianarseli, come se fossero i "sorcini" di Renato Zero. Soltanto un anno prima li aveva definiti "giullari della destra".
Capitolo 25 - 1985

QUASI SOTTOSEGRETARIO DI ANDREOTTI


Nel marzo '85, sul Giorno, Pannella scrive l'articolo Radicali e socialisti all'ora della verit: "Da 25 anni voglio un grande partito socialista, laico e libertario. Oggi siamo alla resa dei conti: sia il Psi che il Pr sono giunti quasi alla fine delle opposte esperienze. Dobbiamo alzare il tiro. Il Psi paga lo scotto di una politica del potere, e non ha successi elettorali". Che Pannella e Craxi nell'85 vadano d'amore e d'accordo non un mistero. Ma a cosa mira realmente il leader radicale? Ora va in scena il Marco socialista, spiega sull'Europeo Andrea Marcenaro: "Il vero sogno di Pannella guidare un nuovo partito. In marzo i dirigenti radicali

e socialisti hanno avuto un incontro al vertice di sette ore. Giulio Di Donato ha preso la tessera radicale. Dice Martelli, vicesegretario psi: "Pannella ha grandi idee, idee pi forti delle nostre. Bisogna che circolino anche al nostro interno". Dichiara Sciascia: "Io voto radicale. Ma se non c' il Pr, voto Psi"". Intervistato da Vittorio Feltri sul Corriere della Sera, Pannella dichiara: "Ci sono due miracoli nella politica italiana ed europea: il Psi, che con poco pi del 10% esprime il presidente del Consiglio e quello della Repubblica, e il Pr, che con meno di tremila iscritti riesce da vent'anni a essere maggioritario nelle grandi battaglie". Scrive su Panorama Filippo Ceccarelli: "La Dc non pi per i radicali un"associazione a delinquere", un "partito putrescente di merda". A Montecitorio Pannella abbraccia il ministro dc Remo Gaspari e quello ricambia: "Marco, sei un diavolo ma vi voglio bene". Claudio Petruccioli, pci: "Quello di Pannella un partitino ad alto tasso di trasformismo e avventurismo". Dp: "Pannella si venduto a Craxi e ora gli fa la respirazione bocca a bocca". Capanna: "I radicali hanno salvato 27 volte il governo Craxi con il non voto". "Balle", risponde Pannella, "Capanna non ha partecipato a 15 di queste votazioni". Teodori: "Siamo compagni di strada di tutti e di nessuno". Piccoli: "Pannella sbraita, ma mi fido. Quelli che sembrano suoi giochi sono quasi sempre linee di un disegno complessivo". Sulla fame, sulle carceri, sulle pensioni minime il governo ha accontentato i radicali. E Pannella ha dato consigli a Craxi nell'84 su come battere l'ostruzionismo del Pci contro il decreto di San Valentino sul costo del lavoro". Nell'85 si va al referendum sulla scala mobile voluto dai comunisti. E Pannella torna a fare il consulente governativo: "Per battere questo referendum sfascista e donrodrighesco basta non votare: il referendum cadr automaticamente", propone. Montanelli lo loda: " una pannellata, oltre che di Marco, di marca". Alla fine i partiti di governo non se la sentono di puntare al 50% di astensioni per invalidare il referendum: respingono l'assalto del Pci col 54% di no all'abrogazione. Ma Craxi resta impressionato dall'astuzia di Pannella. E i cacciatori ringraziano per l'idea: nel '90 la adotteranno con successo contro il referendum anticaccia.

Perch tutto questo attivismo filogovernativo di Pannella? Proprio in quelle settimane il governo deve nominare un sottosegretario per gestire i 1900 miliardi contro la fame nel mondo: bisogna spenderli in 18 mesi, come vuole la legge Piccoli finalmente approvata dopo sei anni di lotte radicali. Dichiara in marzo Pannella, di ritorno dal Burkina Faso, a Paolo Granzotto del Giornale: "Un quinto dell'Africa ormai alla fame. Nel Sahel l'Alto commissario si deve comportare come un generale in battaglia. Guarda cosa tocca dire a un radicale pacifista! Bisogna essere senza piet nei confronti delle nostre aziende che, con la scusa della carestia..." Il primo aprile, non uno scherzo, Pannella si fa avanti ufficialmente: "Contro la fame, a 55 anni, mi candido vice del ministro degli Esteri Andreotti", dichiara con ironia. Ma aggiunge serio: "I 18 mesi da sottosegretario contro lo sterminio per fame sarebbero i pi felici e tremendi della mia vita. Il primo nucleo del mio esercito sarebbero i missionari che stanno l da anni, e proclamerei il dovere di ingerenza contro dittatori come Menghistu, che affama l'Eritrea e spende il 40% del suo bilancio in armi". Cosa suggerisce per evitare che i soldi vadano ai furbi invece che ai poveri?, gli domanda Feltri sul Corriere. "Il problema non diverso da Napoli, Palermo o Reggio Calabria, e in alcuni casi Milano o Torino: la sola ricetta quella del buon governo, per il quale occorre avere "mani nette e cuore di cristallo", come canta De Gregori". Come spender i 1900 miliardi? "Anzitutto si dovr badare a come non spenderli. Anzi, a non dilapidarli", risponde Pannella. Quante probabilit ha di farcela? "Che probabilit hanno di farcela loro, non io. Non sono disoccupato. E non cerco elettori tra i morti per fame d'Africa". Nonostante Martelli preferisca Pannella, alla fine il Psi sceglie Francesco Forte per guidare il Fai (Fondo alimentare italiano). Le tangenti della "cooperazione" diventeranno poi uno dei capitoli pi vergognosi dell'inchiesta Mani pulite. "I palazzinari del Palazzo sentono che Pannella non dei loro", commenta Montanelli. Sarcastico invece Gianpaolo Pansa sull'Espresso: "Gettate alle ortiche le sue magrezze da cappuccino, Pannella ormai un incrocio perfetto fra un generalissimo sudamericano e uno di quei "commenda"

aitanti che commerciano in granaglie su scala mondiale". In ogni caso, avverte Paolo Passarini del Mondo, "su almeno due problemi importanti come l'energia nucleare e gli armamenti la posizione radicale agli antipodi di quella del governo". Terminata la campagna contro lo sterminio per fame, che gli ha occupato tutta la prima met degli anni '80, Pannella pu dedicarsi adesso a quella per la "giustizia giusta", che porter all'assoluzione di Tortora e al referendum sui giudici nell'87. Il 17 settembre '85 Tortora viene condannato a dieci anni e sei mesi di carcere in primo grado per "associazione a delinquere di stampo camorrista e spaccio di droga". Vari giornalisti presenti in aula brindano alla sentenza, che lo definisce "cinico mercante di morte socialmente pericoloso". Il pubblico ministero Diego Marmo sostiene che l'eurodeputato radicale stato eletto con i voti dei camorristi. Il Pr risponde proclamando Tortora presidente del partito. Il 10 dicembre '85 il "camorrista" Tortora pronuncia in francese un applauditissimo discorso d'addio al Parlamento europeo. E il 29 dicembre si consegna alla polizia in piazza Duomo a Milano. "Enzo sceglie la galera per sentirsi pi libero", dice Pannella a Oggi, "una sola sua parola dal carcere varr mille parole di chi lo ha giudicato. Lo conosco dal '67, faceva parte della Lid mentre gli altri intellettuali se la facevano sotto. E nel '69 se ne and dalla Rai denunciando la partitocrazia". Intanto, con una notevole spinta da parte radicale, nell'85 decine di ecologisti entrano nei consigli comunali e regionali d'ltalia. "Ma noi siamo verdi da sempre", tiene a precisare Pannella. In giugno Cossiga diventa presidente della Repubblica. I radicali sono contrari: volevano Cesare Merzagora o Sciascia. "Avevo indicato a Martelli anche il nome di Pierre Carniti", dice Pannella, "ma per soli due mesi non aveva l'et minima di 50 anni. Allora l'ho proposto per la presidenza della Rai". Ma Craxi gli preferisce Enrico Manca. "Quanto guadagna Pannella"? la domanda di un lettore del Giornale, che nel giugno '85 rileva come egli abbia tre incarichi: eurodeputato, deputato e consigliere comunale a Napoli. Risponde lui: "Non vero che ho tre

stipendi per venti milioni al mese. I milioni sono venti, ma all'anno. A Napoli non prendo neanche un centesimo, e le indennit dei Parlamento italiano ed europeo non sono cumulabili. Trattengo per me soltanto un milione e 700mila lire al mese, il resto accreditato direttamente sul conto del mio partito. Sia a Bruxelles che a Napoli ho rifiutato l'auto e l'autista che mi spetterebbero, e per me lavorano solo volontari, non "distaccati" da enti pubblici". Pannella spartano, ma Capanna non commosso. Gli regala un "cadreghino", minuscola sedia di legno, con la dedica: "A nome degli operai di Dp per i servigi da te resi al pentapartivo". In agosto c' un furto a casa Pannella. Bottino: due anelli e due orologi. Hachette pubblica il diario di Toni Negri, che del leader radicale dice: " una canaglia, un miserabile, un mistificatore. Gli auguro di morire durante un digiuno". Risponde Pannella: "La libert stata la sua peggiore condanna".
Capitolo 26 - 1986

LA RIFORMA ELETTORALE
Non Mario Segni il padre della riforma elettorale in Italia. Pochi lo ricordano, ma stato Marco Pannella a lanciare la parola d'ordine "sistema uninominale maggioritario". E da una tribuna sorprendente: un'intera pagina sull'Avanti!, organo del Psi, il 14 gennaio '86. I buoni rapporti fra il leader radicale e Craxi sono allo zenit. "L'elezione diretta del deputato, dello sceriffo o del giudice, come avviene in America, fa interamente parte della nostra cultura popolare", spiega Pannella a Marcenaro sull'Europeo, in un'intervista titolata Vi servir un voto all'inglese. "Quaranta deputati hanno gi detto s. la corsa per dare un volto nuovo all'Italia del 2000", si entusiasma il capo del Pr. Ma Craxi non si fa trascinare neanche in questa avventura. "Conosco Bettino da sempre", racconta Pannella a Ceccarelli su Panorama. "Negli anni '60 ci vedevamo poco, ma ci seguivamo. Una sera a Parigi andammo in birreria e discutemmo a lungo: di chansonnniers, di politica, della nostra vita privata... Nel '65 Fortuna prese la doppia tessera e cominci la lotta per il

divorzio. Nel '79, oltre a quelli di Aurelio Peccci e Terracini, feci a Pertini il nome di Craxi come presidente del Consiglio. Lui reag strillando: "Sei un provocatore!", e per poco non mi tir la pipa". "Una volta mi sono autoinvitato a cena a casa Craxi a Milano", continua Pannella, "c'erano Anna, Bobo, Stefi, Paolo Pillitteri. Una serata piacevole. Poi sono stato contento di sapere che Bobo aveva preso la doppia tessera. Ho conosciuto Martelli nel '74, leggendo un suo intelligente articolo su Mondoperaio. Erano anni in cui a un giovane socialista di serie e grandi ambizioni come lui poteva costar caro parlar bene di Pannella. Io ho riconoscenze tenaci". Nell'aprile '86 c' il disastro nucleare di Chernobil. I radicali raccolgono le firme per i referendum contro le centrali atomiche assieme a verdi e Dp, contro la caccia soltanto con i verdi, e per la responsabilit civile dei magistrati, la riforma elettorale del Csm e l'abolizione della commissione Inquirente assieme a Psi e Pli. Inizia cosi la campagna radicalsocialista per la "giustizia giusta", sull'onda del caso Tortora, contro il carcere preventivo che dura anni, gli errori giudiziari, le scarcerazioni di pericolosi criminali per scadenza dei termini. Poi si scopriranno le vere ragioni dell'ostilit socialista contro i giudici: ancora una volta, come per la fame nel mondo, un'iniziativa di Pannella viene strumentalizzata per ben altri fini. Comunque i referendum su caccia e Csm non passano il vaglio della Corte costituzionale. Ma nel '93, dopo i casi di Diego Curt e di Claudio Vitalone, seppure con sette anni di ritardo, tutti riconosceranno la necessit di riformare il Csm. Nel luglio '86 partito e radio radicale piangono miseria: arrivano pochi contributi, i bilanci sono in rosso. Eppure il Pr quell'anno incassa fra iscrizioni e contributi, escluso il finanziamento pubblico che va alla radio, ben due miliardi e mezzo. Alla radio hanno un'idea geniale: sospendono le trasmissioni e aprono i microfoni alle telefonate registrate di chiunque chiami. Cos radio radicale si trasforma in uno sfogatoio nazionale nonstop, con mille messaggi al giorno, anche di oscenit e insulti. "O ci scegli o ci sciogli", lo slogan per

l'iscrizione al Pr. "Se vi sciogliete, da stronzi diventate cacarella", risponde un ascoltatore. Radio radicale, comunque, sempre stata all'avanguardia: ha inventato i fili diretti con gli ascoltatori, le rassegne dei giornali al mattino e quelle di mezzanotte, poi copiate da tutte le radio e tv. Il 15 settembre '86, un anno dopo la condanna a dieci anni e 1185 giorni dopo l'arresto, per Tortora il giorno della rivincita: assolto con formula piena in appello. un successo anche per i suoi avvocati Alberto Dall'Ora e Della Valle. Adesso Tortora desidera tornare in tv. Silvio Berlusconi gli fa la corte, vuole strapparlo alla Rai. Cos Canale 5 si apre ai radicali, che vengono invitati in ogni programma. Perfino Drive in, la trasmissione dedicata ai paninari, ospita un Pannella in doppiopetto stile Chicago anni '30, con al fianco Lory Del Santo. "Era il comico che ci mancava", commenta perfido l'autore Antonio Ricci. "Pannella star di Berlusconi", annuncia Vito Oliva sul Giorno. Ma Fedele Confalonieri, numero due della Fininvest, nega che gli inviti a Pannella servano per spianare la strada a Tortora: "Il Pr stava chiudendo, aveva bisogno di un megafono, e noi glielo abbiamo dato". C' un problema: se Tortora sceglie la Rai, non potr candidarsi con i radicali. Accusa Luciano Violante, pci: "Il Pr totalizzante. Per Pannella, Tortora l'uomo che vale 200mila voti". Aggiunge Martelli: "Marco ha un rapporto nevrotico con i mezzi d'informazione, e sbaglia". Ma perfino la socialista Raidue apre improvvisamente le porte a Pannella, grazie a Tortora: Antonio Ghirelli, direttore del Tg2, gli fa un'intervista di ben sei minuti, e viene subito strigliato dal direttore generale dc Biagio Agnes. I radicali premono con Tortora perch scelga la Fininvest, tanto che la figlia del presentatore Silvia (giornalista di Epoca, sposer Philippe Leroy) litiga con Pannella e straccia la tessera del Pr. Ma alla fine Tortora decide di tornare con Portobello su Raidue, e inizia la prima puntata del nuovo ciclo con la frase: "Dov'eravamo rimasti?". Fra Pannella e Tortora, comunque, i rapporti restano ottimi, quasi di fascinazione reciproca. "Ogni tanto

Marco mi telefona a casa, a Milano", racconta il presidente del Pr, "da qualche parte d'Italia o d'Europa e dice: "Sar da voi alle tre di notte, preparatemi la pasta al pesto". "Bene", diciamo noi, "cosi ti fermerai anche a dormire". Ma questo non avviene mai, perch Marco a un certo punto della notte se ne va, verso qualche misterioso appuntamento, verso chiss quale aereo del primo mattino". Al congresso annuale del novembre '86 i radicali arrivano con un buon risultato: 5300 iscritti, record storico. Craxi ritarda di ore la partenza del suo viaggio ufficiale in Cina per andare ad ascoltare la relazione del segretario Giovanni Negri. Sono presenti Martelli, Biondi e i segretari pli (Altissimo) e psdi (Nicolazzi). Si iscritto anche il boss della 'ndrangheta Giuseppe Piromalli. "Va bene, difendiamo anche i diritti degli assassini", non si scompone Pannella. Altre iscrizioni sono meno inquietanti. Quelle di Rita Pavone e Teddy Reno, per esempio, che spiegano: "Ci siamo potuti sposare grazie alla legge sul divorzio". I deputati questa volta "ruotano" come promesso: subentrano Tessari, Di Lascia, Corleone, Stanzani, Roccella, Bandinelli. Ma Pannella non soddisfatto, e annuncia che se non ci saranno 10mila iscritti entro dicembre i radicali si scioglieranno. E in quel caso, lei che far?, gli chiede Marcenaro dell'Europeo. "Solo uno stronzo potrebbe rispondere a questa domanda, e mi consenta di dire che io non mi considero tale". Per tirar su iscritti Pannella si traveste da Babbo Natale in piazza Navona. Lo prende in giro Nello Ajello su Repubblica: "Ritaglio tutte le dichiarazioni di Pannella contro i mass-media. In questi ultimi mesi il mio dossier straripato. Mai "vox clamantis in deserto" ha avuto a disposizione assemblea pi affollata. Un partito cosi piccolo come il radicale senza l'apporto caldo e continuo dei mass-media non sopravviverebbe". Pannella detesta Ajello: "Piccolo borghese ambizioso e frustrato, spocchioso napoletano, socialdemocratico di destra", lo aveva definito nel '76. La ruggine rimasta. Ogni volta che pu Ajello ricambia. Anche nel '93 sar in prima fila a criticare Pannella. Scrive invece Enrico Deaglio su Epoca: "Da qualsiasi parte lo prendiate, un italiano cos non lo trovate. Pannella strano, diverso, anomalo. Pu parlare venti

ore di seguito, pu fumare 200 sigarette al giorno, pu digiunare tre mesi. Nessuno se lo augura come avversario in un contraddittorio. il dirigente politico italiano pi longevo, da 25 anni leader del proprio partito, ma non ha mai avuto incarichi di governo. Dice: "Tutte le volte che ho puntato alto, ho vinto". Nessuno si alza per dirgli: "Vai a casa, non c' pi bisogno di te, le cose vanno bene cosi". Gli dicono tutti che deve continuare. E allora Pannella non deluder, spirito generoso. Far l'istrione, l'esagerato, il provocatore, l'allucinato. Far tutto quello che gli italiani vogliono che faccia. Per i prossimi cento giorni, poi si vedr".
Capitolo 27 - 1987

CICCIOLINA
All'inizio era sembrata una buona idea. Nel settembre '86 Carlo Romeo, giornalista di Teleroma 56, d'accordo con l'amministratore delegato Stanzani, per alzare gli indici d'ascolto invita sugli schermi della tv radicale Ilona Staller, 36 anni, in arte Cicciolina: un'attrice porno ungherese che nei suoi spettacoli dal vivo arriva a farsi penetrare fisicamente dagli spettatori (i "cicciolini"), sollevando grandi entusiasmi. In tv la Staller si limita a "mostrare la tettina", altra sua mossa tipica graditissima dagli aficionados. Qualche settimana dopo Cicciolina, riconoscente, diventa una dei nuovi 10mila iscritti radicali. Lo scandalo relativo, in un partito che accoglie senza problemi il capo 'ndrangheta Piromalli o il killer sventratore (delle budella di Francis Turatello) Vincenzo Andraus. E poi, "meglio le luci rosse dei fondi neri", scherza Spadaccia. Nel maggio '87 si va a elezioni politiche anticipate. La Staller chiede di candidarsi, e il Pr la inserisce agli ultimi posti della lista nel collegio laziale, in rigoroso ordine alfabetico. La campagna di Cicciolina, per, martellante: il suo agente Riccardo Schicchi contravviene alla tradizione radicale che non prevede propaganda individuale per i candidati, tappezza Roma di manifesti e fa "mostrare la tettina" alla sua bionda pornostar in ogni angolo di strada, provocando ingorghi nel centro della capitale.

Pannella furibondo. Non con Cicciolina: anzi, stato lui a dare il permesso di candidarla, contro le resistenze del segretario Negri e di Rutelli, giovani "prudes". "Io e Ilona siamo entrambi due eccentrici, sospetti di mercificare il corpo e i sentimenti", dichiara all'Espresso. Spregiudicato incorreggibile, cerca di candidare anche Licio Gelli, per farlo tornare in Italia. Ma giornali e tv di tutto il mondo puntano i riflettori sulla Staller, la fotografano, la intervistano, la mettono in copertina seminuda. Ormai lei la candidata-simbolo radicale, come lo erano stati Sciascia, Toni Negri o Tortora. "Per voi contano pi le tette dei cervelli", ruggisce Pannella contro i giornalisti, "Scalfari non mi metteva in prima pagina su Repubblica da quattro anni e adesso mi dedica addirittura un fondo per darmi del fascista. E perch? Per la Cicciolina". La quale alla fine viene eletta, scavalcando tutti i capilista radicali a Roma tranne Pannella. "Ancora una volta una candidatura "scandalosa" gli scoppiata tra le mani, sottolineando il carattere d'azzardo e di scena per la scena del metodo radicale di far politica", commenta Mellini nel suo libro Il partito che non c'era (ed. Adriatica, Ancona, 1992). "Lo sberleffo che con il voto a Cicciolina tanti elettori avevano inteso fare al regime e ai partiti si tradotto in uno sberleffo al partito radicale". Per colpa (o per merito?) di Cicciolina i radicali non entrano al governo e Pannella non diventa ministro. "Mi dispiace, la Dc ha posto il veto", gli dice Craxi. Sfumano cos nell'estate '87, con quel misero 2,6% ottenuto alle politiche, le speranze di un anno che era invece cominciato bene. Raggiunto l'obiettivo dei 15mila iscritti entro gennaio, il congresso radicale di febbraio registra un incasso record di due miliardi solo per le tessere. Prestigiose le nuove adesioni: i premi Nobel Rita Levi Montalcini, Vassili Leontief, Eugne Ionesco e George Wald, i dissidenti sovietici Leonid Pliusch, Natan Sharanski e Vladimir Bukovski, il francese Marek Halter, il ministro degli Esteri del Burkina Faso Basil Guissou: il Pr comincia a "transnazionalizzarsi". L'Espresso dedica alla "resurrezione" di Pannella una tavola rotonda con il direttore Giovanni Valentini, il

vice Maurizio De Luca e Guido Quaranta. Il leader radicale si proclama verde ("Gi nel marzo '56 feci un comizio per la chiusura del centro di Roma alle auto") e spara bordate contro i pacifisti: "I comunisti organizzavano le marce su Comiso e contemporaneamente facevano passare in Parlamento gli aumenti ai bilanci militari". Allora meglio Piccoli, presentatore della legge contro la fame, della Castellina? " aberrante far scendere in piazza i ragazzi delle scuole, generazione dopo generazione, contro la paura della morte atomica domani, e non far nulla contro lo sterminio per fame ora". In vista delle elezioni Pannella propone a Psi, Psdi e verdi di presentarsi uniti al Senato: "Passeremmo da 63 a 83 seggi con gli stessi voti. Altrimenti, per eleggere un senatore radicale occorrono 700mila voti, mentre per un dc ne bastano 80mila". Come candidati per queste liste "laiche" il leader radicale propone Sciascia, Massimo Severo Giannini e, sorpresa, Gianfranco Miglio, futuro cervello della Lega Nord. Poi l'accordo si far, ma limitato al Trentino con il verde Marco Boato. I radicali comunque, alleati in molte regioni a socialisti e socialdemocratici, portano in Senato Spadaccia, Corleone e Strik Lievers. Ma se presentate candidati comuni con partiti di governo vuol dire che entrate nella maggioranza, obietta l'Espresso. "Nient'affatto, non entriamo da nessuna parte", risponde Pannella, "stiamo con chi ci sta. Il divorzio l'abbiamo ottenuto con il socialista Fortuna e il liberale Baslini. Dal '46 il quoziente reazionario, populista e illiberale spesso maggiore nelle opposizioni che nella maggioranza. Era la convinzione di Pannunzio, Ernesto Rossi, Arrigo Benedetti: resta la nostra. Sulla legge Reale il Pci fu pi "fascista" del Msi. Sono contro il nucleare dal '77, e ho avuto per anni contro lo schieramento nuclearista guidato dal Pci di Andrea Margheri". La guida della lotta contro la fame offerta a Piccoli significa che il fine giustifica i mezzi? "Al contrario: i mezzi prefigurano i fini. Per anni abbiamo incontrato in questa lotta solo la Chiesa. Per ottenere la firma di Piccoli noi non mettemmo affatto acqua nel nostro vino". E il referendum antigiudici fatto per bloccarli? Con l'introduzione della responsabilit civile un magistrato

non farebbe pi inchieste pericolose. "Nella stessa misura in cui un ingegnere rifiuta di fare grandi dighe. Chirurghi grandi, operazioni rischiose". Pi "privata" un'intervista che nell'87 Pannella concede sul Giorno ad Adele Cambria. La quale gli dice: "Sei la dimostrazione pi brillante e clamorosa che non occorre andare in tv per essere conosciuti". Risponde lui: "Sono un personaggio clamoroso forse, ignoto di sicuro. come se di Pavarotti fosse permesso ascoltare al massimo un do di petto: un urlo da solo, fuori dal contesto, diventa un espressione folle, bestiale. E io sono la vostra bestia rara, il vostro buffone. Sono conosciuto, ma come? Il 90% della gente ride se sente parlare di Pannella. Sono l'unico politico che per tre anni e mezzo non mai andato "in voce" nei tg e nei gr". I radicali vogliono andare al potere? "Non ci interessa il potere, ma il governo. Il Pci non al governo dal '47, ma ha un immenso potere. Craxi ha riconosciuto che i deputati radicali hanno un'alta professionalit. Ma Cicciomessere, Bonino, Negri, Rutelli, cio acqua, sapone e coca-cola, tutti, hanno voglia a essere bravi: li censurano!". Cos' il carisma? " soltanto una lunga pazienza. la costanza dell'attenzione, come Simone Weil definiva l'amicizia". Poi Pannella spiega la relazione un po' misteriosa che lo lega alla sua compagna, la ginecologa Mirella Parachini: "Vivere alla luce del sole il sistema migliore per non essere visti. Con Mirella viviamo assieme da 13 anni e ogni giorno sappiamo serenamente, teneramente, che pu essere l'ultimo del nostro rapporto. Invece dura. Lei fa la pendolare con l'ospedale di Fondi, in provincia di Latina, e questo dimostra quanto potere abbiamo. Non ho mai tenuto nascosti gli altri che ho amato, che amo Anzi, ho ostentato le mie amicizie con i compagni. La vita amore, l'amore dialogo, il dialogo include le carezze E la nonviolenza delle carezze o consapevole, o mero consumo. Avremo figli? Non siamo interessati a perpetuare meramente la specie. Quindi la scelta di un figlio, se la faremo, significher per noi due cambiare vita, per dare spazio a una terza persona". Nel febbraio '87 Pannella digiuna dieci giorni (non accadeva dall'84) contro la sentenza della Corte costituzionale che respinge i referendunn sulla caccia.

Ma scandalizza gli ecologisti con questa dichiarazione: "Il risparmio la nostra pi grande fonte d'energia. I politici italiani, per, sono incapaci sia di fare una politica nucleare, sia una politica energetica alternativa. Per noi l'atomo non un tab: permettiamo loro di costruire una centrale atomica in cambio di un piano energetico basato su fonti rinnovabili. Tanto, la Francia con le sue centrali nucleari pi vicina a Milano e Bologna di Palermo. L'Agip, su pressione di Romano Prodi e Beniamino Andreatta, ha comprato uranio per tremila miliardi, che restato l". Il congresso radicale del febbraio '87 , come sempre, un misto fra Piccadilly Circus e Copacabana. Vengono eletti tre presidenti al posto di Tortora: Domenico Modugno, Bruno Zevi e Pannella. Modugno riesce ad alzarsi dalla carrozzella e canta Volare. C' anche Armando Verdiglione, appena scarcerato. Il santone indiano Bagwan Rajneesh invita i suoi adepti a iscriversi al Pr. Lo fanno Andrea "Majid" Valcarenghi, gi radicale negli anni '60, e 300 "arancioni" italiani. L'obiettivo politico deciso dal congresso : sistema maggioritario entro tre anni (ce ne vorranno il doppio per arrivare alla legge Mattarella). "I radicali sono vecchi goliardi, un piccolo gruppo di professionisti della politica che ne conoscono alla perfezione i meandri, i giochi, le trappole e i sotterfugi. Si presenteranno alle elezioni? Non si sa", scrive Repubblica con un editoriale anonimo. Il giorno dopo Pannella precisa: "Non ho mai detto a Modugno "Alzati e canta"". Pannella, perch sei cos amico di Craxi?, gli chiede il Mondo. Risposta: "Nei buoni western quando due cavalieri s'incontrano nessuno chiede all'altro da dove viene e dove termina il suo viaggio. Si galoppa insieme per un tratto di strada. Quanto a Craxi, nei film di John Ford sempre l'uomo con la faccia e le mani sporche, l'ex brigante, a salvare la diligenza dall'assalto degli indiani. In questo io e Craxi siamo molto simili". Intanto, per, la permanenza quadriennale del segretario socialista a palazzo Chigi terminata. La Dc si riappropriata della presidenza del Consiglio con l'eterno Fanfani. Marco, vuoi tu Bettino in sposo? Psi, titola beffardo l'Europeo un articolo di Luigi Irdi. " Pannella

il vero regista della crisi del governo Fanfani", si lamenta il dc Mino Martinazzoli. "Perch guardate dal buco della serratura?", replica il capo radicale, "con il Psi abbiamo semplici convergenze, tutto qui. Ma su altre cose non andiamo d'accordo: Concordato, Olp" Inizia la propaganda elettorale. Gianni Riotta sulla Stampa descrive cosi Pannella in una tribuna su Canale 5: " un politico vestito di blu preoccupato di arricchire il proprio albero genealogico. Ai nuovi eretici, i verdi, tocca una pacca bonaria, poveri untorelli: "Devono fare molta esperienza e molta scuola". Elegante, come a irridere gli ecologisti, Pannella si accende quindi una sigaretta. E dialoga a tu per tu con i grandi della Repubblica: "Nel '59 personalmente ebbi una risposta sprezzante e stalinista da Togliatti, e ruppi provvisoriamente una solidariet profonda con Ugo La Malfa". Pannella era un profeta, oggi appare come un papa, come l'unico carismatico telepredicatore d'Italia". "Non avete idea di che cosa sia capace quest'uomo che suscita odi e amori esagerati. Stargli appresso una giornata equivale a un lento suicidio. Alla fine gli ho promesso, per sfinimento, che voter per lui", scrive Feltri, inviato dal Corriere della Sera a seguire la campagna elettorale di Pannella. Sveglia alle sette. "Sono andato a letto alle quattro, tre ore di sonno in questo periodo devono bastare", dice il capo radicale. "A Panne', 'ndo sta a bonona?", gli chiedono di Cicciolina i passanti. Lui prende un jet privato per Palermo, scassatissimo: "Costa meno". Anche in Sicilia la gente lo riconosce per strada e gli batte le mani. " pi popolare di Gei Ar", commenta Feltri. "Ci dicono buffoni per la Cicciolina? Meglio che criminali", grida Pannella al comizio. A Palermo nell'87 il Pr prende il 5,8%. il miglior risultato d'ltalia dopo Cagliari e Torino. Roma e Trieste, tradizionali roccaforti radicali, sono al 5,7. In ribasso a Milano: soltanto il 4,1%. Ci saranno polemiche sugli exploit di Pannella e Martelli in Sicilia: "I mafiosi li hanno fatti votare per aiutarli nella polemica contro i giudici", accuser qualcuno. Vengono eletti tredici deputati radicali: Pannella, Faccio, Bonino, Rutelli, Teodori, Stanzani, Giovanni Negri, Modugno, Bruno Zevi, Ilona Staller, Alberto

Bertuzzi, Luigi D'Amato (direttore del Giornale d'Italia) ed Emilio Vesce (caso 7 aprile). Poi subentreranno Mellini, Calderisi, il generale Ambrogio Viviani, Cicciomessere, Tessari, Ren Andreani e il chirurgo Gaetano Azzolina. Nell'estate '87 Pannella propone un governo a sette ("eptapartito") con ministri radicali e verdi, De Mita presidente e Craxi agli Esteri. Dc e Psi non accettano. E lui rompe con i socialisti: "Non hanno iniziative che non siano di potere o di corridoio". In agosto, nuovo duello con Muccioli in tv: "Parli dall'alto dei tuoi miliardi", dice al santone di San Patrignano. Poi se ne va a Bruxelles. In autunno non partecipa alla campagna referendaria, preferisce battersi per gli armeni all'Europarlamento. I referendum antinucleari, per la responsabilit civile dei magistrati e contro la commissione inquirente vincono in novembre con l'80% dei voti. "Ma in Italia ormai fare politica impossibile, c' solo partitismo", si lamenta. Il suo nuovo sogno il partito radicale internazionale. "Il Pr lo vive come un Dio e come un incubo", nota Fiamma Nirenstein su Epoca. Nel dicembre '87 Pannella attacca Segni, "perch ha affossato la Lega per la riforma elettorale uninominale anglosassone". Anche Craxi non vuole il metodo maggioritario. "Ma Martelli, che pur sempre il vicesegretario del Psi, con noi". Ancora per poco.
Capitolo 28 - 1988

QUASI COMMISSARIO CEE


Basta che Pannella una sera sia un po' meno brillante del solito, allo spettacolo tv di Giuliano Ferrara Linea Rovente, e subito alcuni giornali gli danno addosso. Si affloscia la stella di Pannella?, si domanda Ceccarelli su Panorama nel gennaio '88: "Era il principe del video, ma proprio lui ha fatto la figura peggiore a Linea Rovente: apparso fuori misura, vittimista, ripetitivo, esagerato, evasivo". Il socialista Ferrara ricorda: "Dieci anni fa, quand'ero dirigente pci, Pannella mi fece letteralmente a pezzi in un dibattito su una tv privata di Torino. Allora sostenevo tesi indifendibili, ma questa

stata la mia rivincita" . "Pannella ormai un pugile groggy", sostiene il deputato del Pr Bertuzzi, noto come il "difensore civico", ma gi in rotta con i radicali. "Truffatore civico", ribattono loro. Sentenzia Gianni Statera, sociologo psi: "Pannella sembra uno sciamano dell'era preindustriale, ha perso il controllo del mezzo". I socialisti si scagliano contro Pannella perch il leader radicale ha rotto con Craxi, che non lo ha voluto al governo. Al congresso di Bologna nel gennaio '88 i radicali decidono di trasformare il Pr in un partito "transnazionale", e di non partecipare pi alle elezioni in Italia. Soltanto Tortora e Mellini si oppongono a questa decisione. Il presentatore, che paragona il nuovo partito "transnazionale" al "Cacao Meravigliao", il prodotto inesistente inventato da Renzo Arbore nella trasmissione tv Indietro tutta, malato di cancro e muore in maggio a soli 59 anni. Segretario viene eletto Stanzani. "Ormai Pannella come una portaerei nel lago di Nemi, per lui il Pr troppo piccolo", commenta Melega. Cicciomessere e la Bonino propongono di trasferirsi tutti in Belgio. "Ma non sappiamo le lingue", geme Spadaccia. E Teodori: "Marco vittima della generosa illusione di Che Guevara il quale, stanco di Cuba, scelse la via della foresta. Ma fece la fine che fece". Pannella redarguisce i dirigenti radicali pi scettici: "Vi manca la tensione personale". E accusa Rutelli, assieme ad altri, di essersi un po' rammollito dopo aver messo su famiglia con la giornalista Barbara Palombelli. Ma il bel Francesco, seppur strapazzato, gli rimane devoto: "Pannella pi vivo che mai", assicura a Bruno Tucci del Corriere della Sera. " lui il Pr", confermano Vesce e Cicciomessere. Squittisce Cicciolina: " dolce, dolce. Ci troviamo d'accordo su tutto, anche se io sono pi famosa di lui nel mondo". "Il Pr si suicidato? Pare proprio di s", commenta Miriam Mafai su Repubblica, "ma al congresso c' stato anche un parricidio o regicidio: Pannella sconfessato dai suoi. Lui ha il carisma, qualcosa che non s'impara e non s'insegna, la qualit innata dei grandi leader. Marco ha in misura eccezionale questa dote. Ma oggi non abbiamo pi bisogno di guru. Per questo abbiamo Celentano".

"Io provocatore, io dissacratore? Questi sono ruoli di caratteristi generici", dice Pannella in un'intervista a Silvia Simoncelli Scialoja sul mensile Donna nel febbraio '88. "Durano poco, annoiano subito. Nella vita e nella vita politica, che la stessa cosa ha poco senso accettare un ruolo, recitarlo. Bisogna invece vivere, concepire, creare, essere attore, altrimenti si diventa marionetta. Dicono che sono un istrione, ma chi lo dice? Io vivo nelle strade, negli aeroporti, nei treni. Parlo con la gente, non con le scorte. Lo so io quindi cosa dice la gente, e non alcuni giornalisti o parapoliticanti. Io non ho potere n autorit, semmai autorevolezza e prestigio". E Cicciolina? "Io non l'ho votata di certo. Ma aveva il diritto di candidarsi. Lo scandalo nello scandalo che se ne fa. I giornali sono sessuomani". Esister mai un Pannella integrato? "Spero che Pannella sia almeno qualche volta integro". Sono state pi le vittorie o le sconfitte in questi 40 anni? "Non ho mai fatto bilanci". La rottura con il Psi produce un riavvicinamento di Pannella al Pci. In aprile l'Unit pubblica un suo articolo in seconda pagina. Il capo radicale contento perch Occhetto in un articolo su Repubblica ha usato per la prima volta la parola "nonviolenza". E alle elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia nel giugno '88 invita gli elettori del Pci a "non voltare le spalle al proprio partito". "Napoli un affresco da girone dantesco. Non posso pi stare in questa citt": cos Pannella d l'addio al consiglio comunale partenopeo, dopo cinque anni di presenza. Ha fatto dimettere un prefetto, ha denunciato i giudici-collaudatori, entrato in maggioranza, ne uscito. Lo sostituisce il suo factotum napoletano Elio Vito, che nel 92 entrer anche in Parlamento, ma che poi lo tradir con Berlusconi. Pannella si trasferisce a Catania, dove capeggia una "lista civica, laica e verde" e si allea al Pri rinnovato di Enzo Bianco contro quello paramafioso di Aristide Gunnella. Contribuisce cos all'inizio a quella "primavera" della citt etnea che culminer cinque anni dopo con il duello per sindaco fra Bianco e Claudio Fava, due personaggi entrambi "puliti". Craxi, intanto, ha dato il via a una crociata per punire i tossicodipendenti. Pannella allora intensifica la

propria campagna legalizzatrice: "La posizione del Psi sulla droga clerico-fascista. Nemmeno gli avversari di aborto e divorzio proponevano bestialit come il carcere per i drogati. il Psi che sembra drogato all'ultimo stadio". Gli antiproibizionisti radicali organizzano in settembre un convegno internazionale a Bruxelles. Vi partecipa fra gli altri Fernando Savater, il filosofo spagnolo diventato poi famoso in Italia con il libro Etica per un figlio, che argomenta: "Il male non si combatte proibendolo. Viviamo in uno Stato "clinico" che si arroga il diritto di decidere cos' bene o male per la nostra salute". Ma la grande battaglia dell'autunno '88 per Pannella un'altra: vuole farsi nominare commissario Cee dal governo italiano. Firmano un appello in suo favore centinaia di personaggi italiani guidati da Bobbio, Bo, Merzagora, Montanelli, Bocca, Valiani, Amaldi, Zichichi, Bonifacio, Biagi, Lerner, Rivera, e dalle due vedove degli estensori del manifesto europeista di Ventotene, Ursula Spinelli e Ada Rossi. Scrive Montanelli: "Quando Pannella ci ha regalato Toni Negri e la Cicciolina mi chiedevo perch non gli spaccavo la testa. Forse ci ho rinunziato solo per la paura di non trovarci dentro nulla. Questo scellerato mi procura accessi di furore. Non posso dimenticare alcune battaglie per i diritti civili condotte con un coraggio e una pervicacia pari soltanto alla ciarlataneria con cui irrefrenabilmente li condisce. Ineguagliabile magliaro. Per, morto Altiero Spinelli, lui il miglior conoscitore dei meccanismi comunitari. Quando affronta un problema, levarglielo di bocca pi difficile che levare un osso dai denti di un mastino. Quante volte avrei voluto mandarlo all'inferno. Ma forse grazie a lui che salir -se c'- in paradiso". I posti di commissario Cee che spettano all'ltalia sono due. Molti altri Paesi ne danno uno alla maggioranza e uno all'opposizione. Invece quelli italiani se li sono sempre spartiti i due partiti di governo Dc e Psi. Succede cosi anche nell'88: alla fine vanno a Bruxelles il dc Filippo Maria Pandolfi e il psi Carlo Ripa di Meana. Commenta Pannella: "Craxi non ha veri amici perch non vuole averne: preferisce avere o nemici o

sottoposti". Nell'ottobre '88 Pannella fa convocare il Consiglio federale radicale a Gerusalemme. Aderisce al Pr, in Israele, la battagliera capa del Ratz, il partito dei diritti civili, Shulamit Aloni. Dichiara Pannella: "Israele deve entrare nella Cee. Ma deve anche avere il coraggio di fare la pace. L'indipendenza non tutto, ci sono pure la libert e la democrazia. Se la richiesta dei palestinesi rimarr solo quella di uno Stato, potrebbe finire come in Cambogia, in Iran, in Vietnam. Non crediamo nelle visioni nazionali. Ci detto, gli attuali politici israeliani sono inadeguati: non solo hanno lasciato i palestinesi in condizioni disperate, ma non sono stati capaci neanche di spedire un'autobotte piena d'acqua in faccia ai primi ragazzini che tiravano le pietre dell'intifada". La squadra di calcio dello Zambia batte l'Italia alle olimpiadi di Seul, e Pannella versa quattromila dollari all'ambasciatore dello Zambia: "Sono contro la politica sportiva italiana che, anzich attrezzare il Paese di servizi, privilegia i professionisti, gli sponsor e gli affaristi".

Capitolo 29 - 1989 IL CUCULO


"Aitante. Possente. Fichissimo in un formidabile doppiopetto. Bel profilo rapace. Abbiamo antiche ruggini con sciabolate da lasciar cicatrici, ma anche vecchie colleganze giornalistiche (al Giorno, nda). Parliamo di pance, di peso, ci confondiamo il tonnellaggio reciproco". Ottobre '89: Pansa di Republica va a trovare Pannella candidato per le comunali di Roma nella lista antiproibizionista. Che gli dice: "Eccoti il solito clich del Pannella vittimista: il barista di fronte a Montecitorio non sapeva che sono candidato. Anche la mia compagna in lista, abitiamo in via Panetteria da vent'anni, ci conoscono tutti. E un ragazzo che ho visto

bambino le domanda: Marco ti sta appoggiando, o no?". iniziata la breve era del Caf (Craxi, Andreotti, Forlani). A Roma la Dc di Comunione e liberazione e dell'ex fascista Vittorio Sbardella detta legge, ma ha gi deciso che sindaco sar il psi Franco Carraro, per far contento Craxi. "Il 95% dei romani non sa che c' la lista antiproibizionista e che sono candidato", si lamenta Pannella con Pansa, "questo regime. Non siamo nel '22, ma nel '32, quando il regime gi stabile: non pi necessario il carcere, basta il silenzio". Continua Pannella: "Eppure da un paio d'anni, quando parlo a Montecitorio, come se parlasse un vecchio saggio di 70, 80 anni: attorno a me c' rispetto e anche, mi pare, un po' di affetto". Gli dice Pansa: mi sembri un campione di Formula Uno costretto a correre su un'utilitaria. "Non vero, anche se lusinghiero per me. C' tutta una scuderia che corre. Io l'auto di Formula Uno ce l'ho. Il guaio che, alla partenza, mi hanno messo di fronte un mucchio di letame". Alla fine gli antiproibizionisti prenderanno 33mila voti, meno del tre per cento, ed eleggeranno due consiglieri. Pannella raccoglie 17.139 preferenze personali. Ma cosa c'entrano il proibizionismo e la droga con Roma?, gli domanda Mauro Paissan sul Manifesto. "Il proibizionismo il terzo mostro del secolo, dopo i fascismi e il socialismo reale", risponde, "e in una citt droga significa anche sanit, ordine pubblico, giustizia". Il sindaco ideale per Roma? "Rutelli, Amendola, o io stesso per ua anno o due". L'89 per i radicali comincia in Slovenia, dove il consiglio federale convocato in un primo tempo da Pannella a Zagabria deve trasferirsi per il divieto delle autorit jugoslave. Ospite dei giovani socialisti sloveni, Pannella tesse l'elogio dell'impero austroungarico, "realt sovranazionale uccisa dai nazionalismi, fonte di ogni male". In marzo, da Londra, propone lo scrittore Salman Rushdie, condannato a morte dall'Iran, per un seggio al Parlamento europeo. E avverte Martelli, finito nei guai per uno spinello a Malindi (Kenia): "Se passer la vostra nuova legge sulla droga, sniffer cocaina in pubblico". Si avvicinano le elezioni europee, che quest'anno i

radicali devono affrontare senza Sciascia (lo scrittore muore proprio nell'89) e Tortora, ma anche senza il simbolo della rosa nel pugno, perch il Pr ha deciso di non presentarsi pi alle elezioni italiane "in quanto tale". E allora Pannella, come scrive Gad Lerner sull'Espresso, "d vita al pi incredibile tentativo di quadratura del cerchio nella politica italiana: candidare i radicali in ben quattro liste diverse". Marco Taradash, infatti, mette in piedi una "lista antiproibizionista" che lo porta a Strasburgo. Pannella si fa eleggere con Pri e Pli. La Aglietta approda all'Europarlamento con i verdi, nei quali si sono inseriti anche Rutelli e Corleone. Quanto a Giovanni Negri, in nome della "transpartiticit" finisce addirittura con il Psdi, "per difenderlo dalle mire annessionistiche di Craxi". Resta fuori da questo "poker" di inseminazione radicale il Pci, ma anche i rapporti fra Pr e comunisti sono discreti. Al congresso del partito radicale "transnazionale" a Budapest, in aprile, Fabio Mussi riceve ben tredici applausi durante i dieci minuti del suo discorso. Poi per Pannella, in un duro intervento, si mette a elencare tutti gli errori del Pci negli ultimi quarant'anni. "I suoi mi hanno spiegato che si tratta di una tipica dichiarazione d'amore pannelliana", si consola il povero Mussi. Il congresso del Pr a Budapest "la prima avventura di un partito occidentale all'Est", nota Federico Bugno sull'Espresso. Il Muro infatti non ancora caduto, e quello ungherese, seppure "al gulash", resta sempre comunismo. Alla presidenza del congresso stanno, uno accanto all'altro, la figlia di un ministro di Imre Nagy, un ex ministro del Burkina Faso, il rappresentante del Dalai Lama (che in ottobre vincer il premio Nobel per la pace), il matematico ucraino Leonid Pliusch, la deputata israeliana laica Shulamit Aloni, il Nobel della Medicina Maurice Wilkins e il segretario radicale Stanzani reduce da due ischemie. In quegli stessi giorni partono dall'Ungheria i primi carri armati russi arrivati nel '56. Prima delle elezioni europee il Psi convoca il famigerato congresso nell'ex fabbrica Ansaldo di Milano, che si scoprir poi finanziato dalle tangenti. Per dare fastidio ai socialisti, negli stessi giorni i radicali organizzano il congresso della loro "sezione" italiana a Rimini. E

dalla Romagna Pannella denuncia: "All'Ansaldo il Psi si riunisce in mezzo a stand di enti statali e parastatali costretti a pagare, giustificando il sospetto di malcostume: con quel po' po' di sfarzo, con 3-4mila persone da spesare, viene da chiedersi chi paga e come. Quello non un congresso politico, una manifestazione commerciale". Replica Vincenzo Balzamo, tesoriere del Psi: "Pannella un provocatore paranoico antisocialista. Al congresso abbiamo organizzato un'esposizione sulle attivit produttive del Paese con 190 aziende che hanno sottoscritto quote nei termini previsti dalla legge. Parte dei fondi vanno ad associazioni di volontari contro la droga e contro gli "amici della modica quantit"". Cio i radicali, che difendono la quantit minima di droga sotto la quale si considerati consumatori (non punibili) invece che spacciatori, mentre i socialisti vogliono abolire questa distinzione. Ma la polemica a distanza fra Milano e Rimini continua: "Il Psi succhia soldi da 190 aziende con la scusa delle attivit promozionali", ripete Pannella, "il congresso psi ha una faraonicit soffocante, arrogante, proterva, e non solo per la piramide dellarchitetto Panseca. Bettino riduce a caserma tutto quel che pu, a cominciare dal suo partito. Usa il manganello della censura, alla sola idea che possa tornare a essere presidente del Consiglio non c' che da emigrare in fretta". E cita i dati di questa censura: il Tg2 socialista dedica in una sola sera sei minuti a Craxi pi altri sette al congresso psi, mentre i radicali in un anno intero hanno avuto solo cinque minuti. Craxi arrabbiato per la candidatura europea 6di Pannella assieme al "polo laico" liberal-repubblicano, e preme sul suo amico Altissimo, segretario pli, affinch lo cacci. Ma il leader radicale si appoggia a Giorgio La Malfa, segretario pri. L'unica repubblicana contraria Susanna Agnelli: "Una sciagura". "Vi siete impannellati", accusano i socialisti. Ma Pannella va al congresso repubblicano, incassa applausi e canta la Marsigliese accanto a Bruno Visentini come trent'anni prima, ai tempi del vecchio Pr. Si scatenano i corifei del garofano: "Pannella considera suoi i partiti che sono di altri", scrive Ferrara sul

Corriere della Sera, "Altissimo e La Malfa hanno preso un clandestino a bordo. Ingenui. Possono indicare un solo tema sul quale si siano trovati d'accordo negli ultimi dieci anni? Per Pannella il cartello laico il filo teso per l'ennesimo esercizio ad alta quota: una scelta acrobatica, ma del tutto rispettabile. Lui un mulo abruzzese che ha lo sguardo a tutto campo delle aquile. Ma per La Malfa questa scelta un baratro". "Pannella un cuculo", scrive Baget Bozzo su Repubblica, "fa le sue uova nei nidi altrui". E Mino Fuccillo, sullo stesso giornale: "Il pannellismo qualcosa che sta prima e sopra la politica. Pannella una categoria dello spirito: si chiama inquietudine, porta dovunque, segna parecchio, trasforma pochino". Invece Lerner lo difende: "La sua non confusione: modernizzazione della politica". E Luigi Manconi: "Pannella non n un trasformista n un opportunista: instaura alleanze con gli altri, ma sempre sul proprio terreno". Il risultato dell'alleanza Pri-Pli-Pannella non esaltante. "Mi hanno sepolto come numero due nella circoscrizione Sud, dove comunque siamo aumentati dell'1,2% rispetto all'84", dice Pannella, "mentre nel Nord-Ovest hanno perso il 3,9: l'insuccesso deriva quindi non dalla mia presenza, ma dalla mia assenza". Pannella polemizza anche con i verdi che si sono divisi in due: quella del "sole che ride" e gli "arcobaleno": "Hanno eliminato capilista prestigiosi come Fulco Pratesi, Mario Fazio, Gianfranco Bettini, Rutelli. Addetto alla purezza dei verdi Amendola. L'ecologia sta diventando un ottimo affare. Ma gli ambientalisti vanno nel senso comune della societ, mentre io appena una cosa entra nei valori acquisiti preferisco dedicarmi ad altro". In estate Mughini di Panorama intervista Pannella sul suo rapporto con Craxi. "Lui ha il senso dell'etnos", dice il leader radicale, "della trib d'appartenenza. Molto meno quello dell'ethos, della legge, del limite. Se vede un avversario in difficolt gli molla il colpo di grazia, mentre io per laica tolleranza lo soccorro. Lui pensa che i mezzi siano irrilevanti rispetto al fine, io penso l'opposto". Se lo incontrasse, gli offrirebbe un caffe? "Lo saluterei, ma il caff me lo farei offrire, perch i cugini socialisti in questi ultimi anni hanno molto

migliorato le loro condizioni materiali di esistenza, mentre noi radicali siamo sempre com'eravamo". In ottobre Pannella d le dimissioni da deputato per protesta contro la Rai e i giornalisti. La Camera le accoglie subito, senza neanche concedergli il "voto di cortesia". "Finalmente ce lo siamo tolti di torno", commenta il psi Labriola. E un altro socialista, Franco Piro: "Abbiamo risparmiato due ore di dibattito, che costano 250 milioni". Soltanto Oscar Luigi Scalfaro difende Pannella: " quanto mai utile per risollevare le sorti del Parlamento italiano". Il capo radicale ringrazia: "Scalfaro il Pertini cattolico". In novembre il prestigioso settimanale Economist e l'ex segretario di Stato americano George Shultz abbracciano le posizioni antiproibizioniste sulla droga. Ciononostante, fra i radicali italiani non tira una buona aria. "In questo periodo Marco afflitto da una sorta di meccanismo autopunitivo", confida a Epoca Gabriele Paci, direttore di Notizie Radicali, "cerca la sconfitta, anche elettorale. Ha fatto alcuni sbagli e lui, che molto intelligente, se ne rende conto". "Non sa pi che pesci prendere", dichiara la verde Rosa Filippini, ex radicale e futura socialista. Ivan Novelli, capufficio stampa del gruppo parlamentare radicale, se ne va a Greenpeace: non ne pu pi dei giochi di prestigio del leader. Dice Mellini: "Non sopporto il modo in cui Pannella ha ridotto il Pr. Il cosiddetto "partito transnazionale" aria fritta". E Stefano Andreani, ex radicale, segretario di Andreotti: "Con Marco amici s, ma alla larga". "La politica un fiume inquinato: io ho tanti nemici perch remo controcorrente", risponde Pannella in un'intervista a Gervaso su Gente. "Temo solo i mediocri: da loro ci si pu attendere di tutto. Il mio posto nel Palazzo quello riservato agli addetti alle pulizie. Mi fanno passare come un capopopolo perch temono che possa apparire come uno statista". Ma sei vittima anche dei soprusi che Pannella infligge a Marco, e Marco a Pannella, gli dice Gervaso. Che domanda: ti senti pi eroe o martire? "Un eroe che non sia anche martire solo un assassino tra i vincitori". Non ti rendi conto che il tempo passa e che tu forse hai fatto

il tuo? "Peggio per il tempo". Cosa aspetti a prender moglie? "Il matrimonio un negozio giuridico, non amore. Io sono un orso o un lupo abruzzese, non un cardinale di curia romana. Non sono spiritoso". Ti senti libero in questa Italia? "S, come in una galera".
Capitolo 30 - 1990

ANTIPROIBIZIONISTI
Nel primo anno dopo la fine della guerra fredda scoppia la crisi del Golfo, e in Italia quella del Pci. In agosto Saddam Hussein invade improvvisamente il Kuwait. LOnu decreta lembargo contro lIrak. Bagdad reagisce trattenendo come ostaggi centinaia di lavoratori occidentali in Irak. Pannella si schiera dalla parte degli Stati Uniti, contro Saddam e anche contro i pacifisti che tentano una mediazione per liberare gli ostaggi (perfino Roberto Formigoni va a Bagdad): "Un certo pacifismo", ammonisce, "ha costituito in questo secolo un involontario ma prezioso alleato del nazifascismo e dello stalinismo". In Italia siamo allapice della breve era del "Caf", lalleanza fra Craxi, Andreotti e Forlani nata lanno prima, ma che entrer in crisi gi dal giugno 91, dopo la sconfitta nel referendum sulla preferenza unica. Per ora tiene banco il travaglio del Pci, al quale il segretario Achille Occhetto vuole cambiare nome. Pannella si inserisce speranzoso nel dibattito, e lUnit gli fa scrivere due editoriali. "Volete fondare un nuovo partito o rifondare il Pci?", chiede, cogliendo il nocciolo del problema. Ancora nel 2000, infatti, tutti i massimi dirigenti diessini provengono ancora dal vecchio Pci, come nota Gad Lerner. Pannella auspicava invece che il nuovo partito nascente dalle ceneri del Pci non relegasse le forze esterne al ruolo di osservatori: "Anchio voglio aiutare la Cosa, ma sono deluso della mancata apertura del Pci al processo costituente". Il 3 gennaio Occhetto va a salutare il consiglio federale radicale riunito a Roma allhotel Ergife, pronuncia un discorso di circostanza, e Cicciolina lo bacia sulla guancia. Pannella si commuove per liscrizione al Pr

transnazionale di due deputati dellAzerbaigian ancora sovietico: "La dolcezza e la forza della parola compagno, dopo tanti sequestri, giunga da qui fino a Mosca e Baku". In febbraio iniziano le manovre per le amministrative di giugno: i radicali propongono al Pci una contaminazione reciproca, con la candidatura della Bonino a sindaco della sua Bra e quella di Pannella nella propria regione natale, lAbruzzo. Commenta il Psi: "Si alleano con chiunque pur di mettersi contro di noi". Ma il Pci rifiuta lalleanza organica con i radicali: "Per ogni voto che ci portano, ne perdiamo dieci", teme Pajetta. E allora Pannella organizza una propria lista nella sua Teramo, coinvolgendo il cantante rock Ivan Graziani. Per le comunali di Bra invece il connubio Bonino-Pci va in porto, anche se Emma non viene eletta perch la lista di sinistra perde: "Dimostr grande competenza e una capacit di mediazione che non immaginavo", racconter Silvio Barbero, dirigente comunista locale, a Cesare Fiumi di Sette, "capiva subito i problemi spiccioli della citt. Credo che fummo sconfitti per colpa di Pannella. Si present in piazza per il comizio di chiusura: Emma parl solo cinque minuti, poi cominci lui e attacc il mondo intero. Cera mezza Bra quella sera, e fu un vero disastro: alla fine tanta gente se ne and, perch Pannella scontent la sinistra e contemporaneamente fece scappare i moderati". Ad Agrigento radicali, comunisti e verdi concordano una lista civica guidata da Domenico Modugno. "Era ansioso ed entusiasta, fraterno e ombroso, ingenuo e diffidente": cos Pannella ricorda il grande cantante scomparso nel 94. "Detestava la politica, adorando l'impegno civile e politico". In altre citt singoli esponenti radicali, come lindustriale Toni Tamburlini a Udine, vengono eletti nelle liste del Pci, ma fanno la fine degli indipendenti di sinistra. In compenso, qualche dirigente del Pci si iscrive al nuovo partito radicale "transnazionale e transpartito": il caso del giornalista Michele Serra, allora direttore di Cuore, e del sindaco di Muggia (Trieste) Willer Bordon. Questultimo non smetter pi di fare il "transpartito": ne cambier parecchi, fino ad afferrare una poltrona di ministro nel 99. In molti Comuni e regioni i radicali si presentano con liste verdi-arcobaleno o antiproibizioniste, come nell89

alle europee. Ottengono per solo il due per cento, in media. In Piemonte viene eletto Enzo Cucco, in Lombardia il medico Giorgio Inzani, alla provincia di Milano Francesca Scopelliti (gi compagna di Enzo Tortora), in Veneto lex deputato Emilio Vesce, in Emilia Carduccio Parizzi, in Liguria Vittorio Pezzuto (24 anni), in Abruzzo Pannella stesso (gli subentrer Luigi Del Gatto), nel Lazio la giornalista di Repubblica Vanna Barenghi (sostituita nel 92 da Paolo Guerra). Pannella viene eletto anche nel consiglio comunale di Teramo, dove aveva preso il 20% alle europee dellanno precedente. Ci rester? "Dipende da voi", risponde ai concittadini, "datemi la possibilit di cambiare le cose, e io resto. Comunque, che vimporta se me ne vado? Pensate semmai agli altri, che non li smuovete pi". Ma gli abruzzesi lo amano come un figliol prodigo, come un nuovo DAnnunzio. Lo invitano a cena ogni sera, e cos il capo radicale raggiunge i 120 chili. In giugno si vota finalmente per il referendum sulla caccia (abbinato a quello sui pesticidi), che era stato impedito ben due volte dalla Corte costituzionale, nell81 e nell87. Gli ecologisti radicali e verdi stravincono con il 92%, ma i cacciatori riescono a far scattare la trappola dellastensione: vota solo il 43%, e cos per la prima volta il quorum non viene raggiunto. Referendum annullato, doppiette salve. "Per la verit io sono per il vietato vietare", si consola Pannella, "quindi voglio una severa regolamentazione della caccia, non la sua abolizione". Ma la macchina radicale sforna-referendum non si ferma: altri tre sono gi in cantiere. I radicali, con i comitati di Mario Segni, raccolgono mezzo milione di firme per la preferenza unica, per lelezione diretta del sindaco e per luninominale al Senato. Denuncia Pannella: "A guidare lassalto contro di noi c un uomo di crescente autorevolezza e grande spregiudicatezza: il socialista Giuliano Amato". Fra socialisti e radicali il terzo anno di guerra aperta. Campo di battaglia: la droga. Craxi, il ministro della Giustizia Giuliano Vassalli (psi) e quello degli Affari sociali Rosa Russo Jervolino (dc) nel 1990 riescono a far approvare la loro nuova legge sugli stupefacenti, che avr come unico effetto quello di far

scoppiare le carceri di detenuti: aumentano in pochi mesi da 30 a 50 mila, un terzo dei quali incarcerati per reati connessi alla droga. Soltanto tre anni dopo, quasi tutti dovranno ammettere che si tratta di una legge sbagliata. Ma ci vorr il referendum del 93 per cancellare la galera ai tossicodipendenti: i radicali, quando la legge Vassalli-Jervolino viene varata, rimangono isolati. Neanche il Pci riesce a prendere una posizione netta contro londata di isteria proibizionista fomentata dal Psi. In febbraio, dopo il secondo congresso del Cora (Coordinamento radicale antiproibizionista), la presidente del partito radicale Emma Bonino vola a Madrid per un convegno internazionale sulla droga con il direttore dellEconomist. E il 5 novembre 1990 viene arrestata a New York con leurodeputato antiproibizionista Marco Taradash (che a Strasburgo entrato nel gruppo verde) per avere distribuito in pubblico siringhe davanti al municipio. "Abbiamo compiuto questazione di disobbedienza civile", spiegano i radicali, "per protestare contro la drammatica diffusione dellAids nella metropoli statunitense, dove il 70 per cento dei 250mila eroinomani sieropositivo e ogni dieci minuti c una morte per Aids". A New York e in altri dieci stati Usa, infatti, non si pu neppure acquistare una siringa in farmacia senza ricetta medica, cosicch i tossici si passano lo stesso ago, contagiandosi. La pena minima prevista per il reato di "spaccio" di siringhe di sei mesi di carcere. I volontari newyorkesi delle Aids Brigades violano spesso questa legge e Bonino e Taradash, tornando da un convegno della Drug Policy Foundation a Washington, compiono lo stesso loro gesto in segno di solidariet. Il giudice li condanna a una pena simbolica e simpatica: pulire per un giorno la metropolitana di New York. O, a scelta, quella di Roma. In America Emma Bonino presenta alcune parti del provider radicale Agor (multilingue e rivoluzionario in tempi pre-Internet) allOnu, cercando di venderne i servizi. A cena Bonino e Taradash vengono invitati a casa di Lucio Manisco, allora corrispondente del Tg3 da New York e in seguito eurodeputato di Rifondazione comunista. Mangiano spaghetti con bottarga e rievocano i tempi andati, quando manisco era una delle colonne del Messaggero divorzista. Il giorno dopo il Tg3 trasmette un

lusinghiero servizio di Manisco sullarresto di Emma. Intanto, prosegue lattivit "transnazionale" dei radicali: vengono aperte sedi a Budapest, Praga, Budapest e in Jugoslavia. In Cecoslovacchia il "proconsole" radicale Paolo Pietrosanti, e gli iscritti arrivano a 200. In giugno nella capitale ceca fresca di rivoluzione "vellutata" si svolge un seminario del Pr con la presenza di Pannella e Bonino: la parola dordine "Stati Uniti dEuropa". "Non crediamo nella democrazia in un solo Paese", spiega Pannella nelle interviste ai giornali boemi, "in 150 anni lInghilterra non ha risolto il problema dellIrlanda, la Spagna quello dei baschi. Siamo venuti a farci arrestare anche qui a Praga quando non cera la libert, ma oggi i piccoli stati non hanno pi ragione desistere". E la Bonino: "Il concetto di stato nazionale vecchio e inadeguato, i problemi ecologici ed economici non si possono risolvere a questo livello. Spero che il vostro Paese entri presto nella famiglia europea". In Urss aderiscono ai radicali un centinaio di giovani: sono soprattutto obiettori di coscienza che finiscono in carcere, come Nicholai Kramov. Adesioni vengono raccolte nelle repubbliche baltiche in via di separazione, in Siberia e perfino ad Alma Ata (Kazahstan). "Qui lo stipendio medio di 220 rubli al mese, liscrizione costa 22 rubli, ma per soli dieci minuti di telefonata in Italia ci vogliono 60 rubli", si lamenta da Mosca il triestino Marino Busdachin. A rendere pi agevoli le comunicazioni c per Agor, il servizio telematico pioneristico organizzato a Roma da Cicciomessere. Gli sforzi radicali si concentrano soprattutto in Jugoslavia. In febbraio Stanzani scrive sul quotidiano della Lega dei comunisti Vjesnik che "la via nazionale alla democrazia una tragica illusione", proponendo invece ladesione alla Comunit europea. Insieme a Pannella e alla Bonino incontra il presidente dei comunisti sloveni Matje Ribicich e in Croazia, dove in aprile Franjo Tudjman vince le prime elezioni libere, i radicali raccolgono 55 iscrizioni. Ma ormai la secessione di Lubiana e Zagabria e la guerra con la Serbia sono alle porte. Il peso finanziario di questa attivit internazionale ricade sugli iscritti italiani, che pagano la tessera ben

182mila lire allanno. Ma lobiettivo di cinquemila iscritti (rispetto ai 3.179 del 1989) non viene raggiunto, e cos la sede di Roma deve ridurre gli stipendiati (pagati 30 milioni annui luno) da 36 a sei.
Capitolo 31 - 1991

AL REFERENDUM CON SEGNI


Il 15 gennaio '91, allo scadere dell'ultimatum lanciato dal presidente Bush, gli Stati Uniti cominciano il bombardamento aereo dell'Irak. Partecipa anche l'Italia, assieme a Francia e Gran Bretagna, con una squadra di Tornado. Al voto in Parlamento Pannella si astiene. Sorpresa: non era proprio lui il principe dei pacifisti? "Il pacifismo va messo al bando", dichiara il leader radicale a Paolo Franchi sul Corriere della Sera. E l'antimilitarismo, la nonviolenza? "Non sono omologabili al pacifismo. La linea che va da Gandhi a Bertrand Russell, da Luther King a Capitini, deve organizzarsi finalmente nel mondo. questo ci che progetta e comincia ad attuare il partito radicale. Nonviolenza e democrazia devono vivere quasi come sinonimi. Da un secolo non ci sono guerre fra democrazie". In febbraio, al congresso di Rimini, il Pci cambia nome e diventa Pds. "Dove andate se del Pr vi dimenticate?", chiede Pannella in un editoriale sull' Unit, e si complimenta con il quotidiano comunista per essere diventato "il giornale pi vivo, contraddittorio e rinnovato d'Italia". Domanda ancora di iscriversi al Pds, ma intanto critica: "Un nuovo partito tale non se cambia nome, ma se la sua classe dirigente composita. Entro l'anno il Pds deve convocare una costituente democratica con verdi, laici, socialisti, liberali e sinistra dei club". Seccato, Piero Fassino ribatte: "Non siamo un terreno di caccia". Nel febbraio '91, all'hotel Ergife di Roma, si svolge il terzo congresso italiano del nuovo Pr "transnazionale". Dopo l'astensione radicale sulla guerra del Golfo Craxi sembra riallacciare il contatto con Pannella, e va ad ascoltarlo per due ore al congresso, affabile e compiaciuto. "Non c' stato nessun grande freddo con Bettino", giura adesso il leader radicale, "ma gravi divergenze, che per non hanno mai intaccato il nostro

rapporto personale. Occorre riprendere col Psi il cammino interrotto nell'87". Psi, Pds, Pr: Craxi, Occhetto, Pannella. Trent'anni dopo, tre "ugini" di lusso si ritrovano ai vertici della politica italiana. "Ce n' un altro", precisa Pannella, "il neopresidente pds Stefano Rodot, i cui quarti di nobilt ugina e, tanto per indispettirlo, aggiungo anche radicale, sono robustissimi". Non teme che Bossi oggi sia pi comprensibile di lei, contro la partitocrazia? "Lui esprime la rabbia, che per soltanto l'altra faccia della rassegnazione. In entrambi i casi, vince il potere. Noi diciamo: non protesta, ma proposta". Paolo Guzzanti intervista Pannella sulla Stampa dopo il fiasco di Occhetto a Rimini, che non viene eletto al primo turno e subisce la scissione a sinistra di Rifondazione. Achille, te lo sei voluto, ma ora io ti salver, il titolo. Dice Pannella: "Sia nella vita privata che in quella pubblica non mai dalla cenere e dal disastro che nascono cose buone. Non ho pugnalato il Pci per ramazzare i suoi voti". E la guerra del Golfo? "Non vero che sono interventista, mi sono astenuto. Noi e soltanto noi radicali siamo in guerra nonviolenta contro Saddam e i suoi complici europei almeno dall'82. Abbiamo presentato 77 interpellanze e interrogazioni al governo italiano sulle vendite di armi e le repressioni di Saddam". Pannella si dichiara contrario a una conferenza di pace sul Medio Oriente: "Non voglio consegnare i palestinesi all'Olp cos come abbiamo consegnato i cambogiani a Pol Pot". Lei filoisraeliano, dunque, conclude Guzzanti. "Gli israeliani sono gli unici che nel Medio Oriente praticano la democrazia". " tornato, Giacinto tornato, da primattore come sempre", commenta Guglielmo Pepe sul Venerd di Repubblica. "Nonostante il doppiopetto e un peso forma da meritarsi un digiuno, riecco il Gandhi all'amatriciana. Scoppia la guerra e lui, in nome della nonviolenza, interventista. Al congresso di fondazione del Pds si presenta come "salvatore" di Occhetto. Ma i tempi cambiano, la sede del partito radicale a Roma non pi il "casino" di un tempo: un ufficio da far invidia a una banca".

Nell'aprile '91 al Quirinale accade un incidente senza precedenti: il presidente Cossiga caccia Pannella, reo di averlo offeso durante le consultazioni per la nascita del settimo governo Andreotti. Durante l'attesa in anticamera il capo radicale si era lamentato per i tempi di convocazione troppo stretti: "Siamo convocati-squillo". Poi conferma questa frase al segretario generale del Quirinale Sergio Berlinguer, il quale allora lo invita ad andarsene. Commenta Cossiga: "Quando io vado in casa d'altri posso anche bisticciare col padrone di casa. Ma durante il colloquio, non prima". Risponde Pannella: "Cossiga ci tratta come fa il medico della mutua con i pazienti poveri: al massimo dieci minuti per udienza". La linea politica del leader radicale adesso : "Riforma elettorale uninominale per far scomparire tutti gli attuali partiti". E l'alternativa alla Dc? "Non la voglio pi, non m'interessa: tutti i partiti ormai sono corrotti". Pannella tuttavia crede ancora nella formapartito, e in aprile organizza una quattro giorni di studio a Rimini su questo tema. "S, li difendo. Tutti li accusano, ma i partiti sono indispensabili per la democrazia". Partecipano al seminario Panebianco, Tamburrano, Accame e Ungari. Nel maggio '91 i radicali propongono una legge di iniziativa popolare per il ricambio della classe dirigente: dopo dieci anni al governo i politici dovrebbero abbandonare il potere. "Pannella il surreale, ovvero la rivoluzione stabilita per legge", commenta Ferrara sul Corriere della Sera: "Il leader radicale offre sempre qualcosa di utile, anche quando gioca carte assolutamente demenziali. Anche i giacobini decretarono per legge un futuro che tardava troppo. Ma nella sua generosa e maniacale bizzarria, la proposta di Pannella rende chiaro che il potere di cui l'Italia dovrebbe sbarazzarsi lo stesso che ha fatto questa Italia". Per i suoi 61 anni, Telemontecarlo invita Pannella a una trasmissione di Loretta Goggi dedicata a chi festeggia il compleanno. Ma all'annuncio che il leader radicale avrebbe parlato di Cossiga, la diretta salta. Il presidente aveva dato del miserabile a Scalfari. "Non linguaggio degno di un capo dello Stato", commenta Pannella. In giugno si vota per il referendum sulla preferenza

unica alla Camera. Gli altri due referendum elettorali per i quali i radicali avevano raccolto firme assieme ai comitati Segni (elezione diretta del sindaco e uninominale al Senato) sono stati bloccati dalla Corte costituzionale. Craxi e Bossi invitano gli elettori ad astenersi. "Chiedo loro di ritirare la goliardica consegna di "andare al mare"", scrive Pannella sulla Stampa, "perch il non voto premia la mafia". In realt, il referendum superstite quello che convince meno Pannella: "Con la preferenza unica si riduce la libert di scelta, ci vorranno pi soldi per battere un capolista designato dagli apparati di partito. Certo, non si potranno pi controllare i voti, ma questo si pu evitare anche col voto elettronico". E come mai Craxi invita all'astensionismo? "Anch'io commetterei sbagli enormi se avessi solo qualche Rasputin di periferia con cui parlare". Comunque, alla fine il referendum vince con una valanga di s. Continua, nell'estate '91, la polemica di Pannella contro Cossiga: " una scheggia impazzita, dev'essere processato per attento alla Costituzione". E quando il presidente "esterna", " in flagranza di reato". Replica ironico Cossiga: "Sono colpito dalla sua squisita cortesia e vedo minacciato il mio sonno". Anche quando il capo dello Stato attacca il giudice veneziano Carlo Casson che indaga su Gladio, defininendolo "efebo", Pannella critica Cossiga. Un altro bersaglio del leader radicale la Cee, che non riesce a risolvere le guerre dell'ex Jugoslavia: "La politica estera dei Dodici egoista, irresponsabile, arteriosclerotica", scrive in settembre sul Giorno. Nell'ottobre '91 parte la nona raccolta di firme radicale, questa volta su un pacchetto di nove referendum: i tre di Segni, i tre del comitato di Massimo Severo Giannini, quello sulle Usl degli Amici della Terra e i due del Pr (contro la legge sulla droga e il finanziamento pubblico dei partiti). Assieme a 150 studenti di Ragusa (Dubrovnik) in ottobre Pannella digiuna contro l'attacco dei serbi, per la Croazia e il Kossovo. Ma al settimo giorno interrompe la protesta, perch ha 39 di febbre. "Devo smettere, ho il metabolismo saltato", confida a Ceccarelli sulla Stampa. Il quale scrive: "L'orizzonte pannelliano si riempito

di (inconcludenti) incursioni nei partiti, di sogni internazionali, di giri a vuoto. Pannella nobilmente malinconico e anacronistico. Tutti i grandi intellettuali che si sono appassionati alle sue battaglie negli anni '70 sono scomparsi: Pasolini, Sciascia, Moravia. L'hotel Minerva, dove lui alloggiava nella camera 167 durante gli scioperi della fame, stato ristrutturato da Portoghesi e oggi si chiama Holiday Inn. Pannella subisce la concorrenza della Lega, della Rete di Leoluca Orlando, di Segni. "Escluse Roma e Teramo, oggi i minori di 25 anni non mi riconoscono pi", ammette lui". Il partito radicale convoca il suo consiglio federale a Zagabria, capitale della neonata Croazia indipendente. Stampa il quarto numero del Partito Nuovo, giornale distribuito a 50mila parlamentari di 37 Paesi e tradotto in sedici lingue. Massimo Gramellini della Stampa intervista Pannella sull'autobus che porta i radicali italiani a Zagabria. Non si sente una vecchia soubrette anti-regime oscurata da nuovi divi? "Non temo la concorrenza degli uomini-contro. Vivono una sola stagione: giudichiamoli fra dieci anni, questi nuovi avversari della partitocrazia. Orlando un populista, io lo chiamo Peroncino. Bossi un ingenuo, temo che possano farne polpette. Quanto a Segni, uno che nel '91 fonda un nuovo movimento cattolico bestemmia contro la storia. Per i referendum sorretto dalla macchina organizzativa del Pds e delle Acli parastatali". E i croati? "Che figura abbiamo fatto con questa gente! In due anni De Michelis ha distrutto un quarantennio di politica estera italiana. un trasformista, brillante come tutti quelli che non hanno ideali n idee profonde". Pannella ancora in sciopero della fame, beve soltanto tre cappuccini al giorno nel bar dell'hotel Intercontinental di Zagabria. "E qui non li fanno neanche buoni. Finora ho perso 12 chili. Va bene cos, ero troppo gonfio. E poi non vivo nel terrore delle malattie, come Craxi" (il segretario psi ha avuto un coma diabetico nel gennaio '90). "Sorpassato io? Ci penso spesso. Faccio mille cose, tranne l'unica che dovrei: scrivere libri, ad esempio un pamphlet su Cossiga. E per i miei avversari sono diventato una specie di patriarca. Perfino Forlani mi prende sottobraccio come un vecchio amico. Se qualcuno mi candidasse a presidente del Consiglio o della Repubblica,

lo dico senza presunzione, sarei un ottimo presidente". Per ora, Pannella diventa "quadrumviro" del Pr, assieme a Stanzani, Bonino e Vigevano. Intanto, il presidente in carica Cossiga viene bersagliato da Pannella: il leader radicale deposita in novembre una richiesta di impeachment di 644 pagine. E a Capodanno Pannella se ne va a Vukovar, citt croata al confine con la Serbia bombardata dai cannoni di Belgrado. Festeggia l'arrivo del nuovo anno in trincea, e per l'occasione il vecchio antimilitarista indossa la prima uniforme della sua vita: una tuta mimetica dell'esercito croato. "Sono in servizio civile non armato", spiega.
Capitolo 32 - 1992

LISTA PANNELLA
I1 10 gennaio, al congresso radicale, Gramellini della Stampa intervista Mirella Parachini, 38 anni, compagna di Pannella da venti, ginecologa. iscritta anche lei al Pr dal '74. "Com' Marco da vicino? Esattamente come appare. A Roma si dice: "Nun ce fa, ce "". Anche a casa si lamenta sempre come in tv? "Un po' lamentoso lo di carattere. Ma non ha tutti i torti. Ai funerali degli osservatori Cee in Jugoslavia, per esempio, era vicino a Cossiga. Bisogna essere proprio dei bravi cameramen per riuscire a inquadrare il presidente e lasciar fuori lui! Io detesto i digiuni. Quando lui ne fa uno ci sediamo insieme in cucina: io mangio e lui parla. Il digiuno lo addolcisce. Con lui ho vinto solo una volta: a casa ho fatto installare il telefono che lui non voleva. A me sembrava una follia, ma adesso ha anche il cellulare". Gli altri leader radicali accusano Pannella di scegliersi collaboratori inoffensivi. " un'accusa di sempre. Anche di quando i collaboratori erano gli stessi che oggi lo criticano". Farete figli? "Un figlio non gli manca, e va bene cos. Certi personaggi meglio non facciano figli. Gandhi tratt il suo come l'ultima scarpa della Terra". egocentrico? " di una generosit spaventosa. Con quelli che stanno gi dalla sua parte, per, diventa meno disponibile. Gli piace sedurre, pi che conservare". E lei gelosa del Pannella seduttore? "S, da morire. E lui geloso di me. Anche se non lo ammetter mai".

Pannella non ammette neanche di aver fatto il vuoto attorno a s, con il suo tormentone sul "partito radicale transnazionale": "Fornisce soltanto l'occasione e il denaro per qualche viaggio gratis in Europa occidentale ad alcuni pi o meno noti e credibili "radicali" di altri Paesi", sbotta Mellini. Il quale si ormai allontanato dal partito, assieme a quasi tutti i dirigenti pi noti: Spadaccia, Teodori, Aglietta, Rutelli, Negri. "Non esistono pi le condizioni soggettive (personali e interpersonali) e oggettive (di praticabilit della lotta politica) perch un impegno politico sia produttivo e non illusorio. Mi dimetto da tutto, se no finisce che litigo con Marco", dichiara Spadaccia, e torna a fare il giornalista. "Il partito radicale soltanto un supporto per i virtuosismi personali di Pannella", commenta amaro Mellini. E poich il Pr non si presenta pi alle elezioni, come deciso nell'88, in vista delle politiche dell'aprile '92 i big radicali si disseminano in varie liste, com' gi accaduto per le europee dell'89. I filoni sono tre. Rutelli, Aglietta, Corleone, Tessari e Vesce si mettono con i verdi. Teodori, Negri e Calderisi fondano una Lista referendaria con i professori Massimo Severo Giannini ed Ernesto Galli della Loggia. Laccordo tacito che i radicali appoggino questultima formazione. Invece Pannella allultimo momento d vita alla Lista Pannella, assieme a Bonino, Cicciomessere, Vigevano, Stanzani e Taradash. Per evitare di dover raccogliere le firme necessarie alla presentazione, Pannella presta il simbolo radicale della rosa in pugno alla Lista referendaria, che lo inserisce in piccolo nel suo stemma, e per s usa il marchio degli antiproibizionisti. la prima volta al mondo che un partito prende il nome del suo leader. Nemmeno i gollisti francesi hanno osato tanto. Ma perch tanti vecchi amici ti hanno abbandonato?, chiede Giancarlo Perna dell'Europeo a Pannella. "La lunghezza delle mie amicizie la mia fierezza", risponde lui. "Spadaccia aveva 18 anni quando l'ho conosciuto, 55 quando se n' andato. Teodori aveva 14 all'inizio, 52 alla fine. Negri 18 e ne ha 35. Rutelli 20 e ne ha 38. La vita separa. gi un miracolo che sia andata cos. Ci si pu stancare. Loro, non io".

Alle elezioni del 5 aprile '92 la Lista referendaria non riesce a raggiungere il quorum minimo. Teodori torna all'insegnamento universitario. Negri si fa assumere dall'Indipendente di Feltri, dove Teodori editorialista. Rutelli diventa deputato e presidente del gruppo verde. La Lista Pannella ottiene mezzo milione di voti, l'1,2% e sette deputati: Pannella stesso, Bonino, Cicciomessere, Taradash, Elio Vito, Pio Rapagn e Gianni Elsner (direttore della radio privata romana Dimensione Zero, il quale per abbandona subito i compagni). Sedici anni dopo il primo arrivo in Parlamento, insomma, Pannella ottiene lo stesso magro risultato del debutto. Unico miglioramento, le sue preferenze: 45mila a Roma (contro le 22mila del '76) e 29mila a Milano (contro le 28mila del '79). E questo proprio mentre crollano i partiti storici, la Lega (in cui molti dirigenti sono ex votanti radicali) prende il 20% al Nord, e si creano grossi spazi per gli oppositori. Ma Pannella non l a raccogliere i frutti di quarant'anni all'opposizione. Perch? " perseguitato da un oscuro "cupio dissolvi"", scrive Luigi Irdi sull'Europeo, "quando il grande successo a portata di mano, appena la corona gli si posa sul capo, ecco che subentra il disgusto del risultato, la noia dell'ovviet o forse un misterioso ribrezzo per l'azione politica organizzata". "In realt, nonostante sia circondato da giovani che lo idolatrano, da uomini che ne subiscono il fascino e da donne che lo adorano, Pannella d l'impressione di essere un uomo profondamente solo", scrive Massimo Fini. "Non ha amici: ha compagni di fede, che una cosa diversa. Ma non dev'essere una condizione che gli pesa, perch Pannella uno di quegli uomini che bastano a se stessi, che vivono delle proprie idee, delle proprie azioni, delle proprie parole, che godono di s, che non hanno un vero bisogno degli altri se non come specchio, palcoscenico, platea". Continua Fini: "Del resto, Pannella un uomo incapace di veri abbandoni, di lasciarsi andare agli altri, di sfuggire, anche nei momenti pi nascosti e notturni, al suo pensiero dominante: la politica, il mostro onnivoro che ne ha divorato l'esistenza". Ma Pannella dalla politica ripagato. Chi, se non lui,

stato infatti l'artefice, nel maggio '92, dell'elezione di Scalfaro al Quirinale? Soltanto i radicali puntano fin dall'inizio, dalla prima votazione, sul "Pertini cattolico". Poco a poco, cadono come birilli le candidature di Andreotti, di Craxi, di Forlani ("Forlanescu", lo soprannomina Pannella a causa del penchant per la pena di morte del segretario dc). E alla fine, dopo l'assassinio di Giovanni Falcone, Scalfaro trionfa. Intanto, nel febbraio '92 il giudice di Milano Antonio Di Pietro d il via all'inchiesta Mani pulite, che travolge in pochi mesi tutto il vecchio sistema politico. Ma i radicali guardano allestero. Scrive Pannella sul Giorno diretto dall'ex giornalista di radio radicale Paolo Liguori: "Dico no a questa Europa, che nei Balcani sta meritando solo disprezzo. La Cee sempre meno federalista e democratica, e sempre pi tecnocratica. Il Parlamento europeo un alibi, le vere scelte sono compiute dai burocrati dei grandi complessi militarindustriali, agroalimentari e finanziari operanti nel mondo". Dal mondo a Ostia: nellagosto '92 Pannella viene eletto presidente della circoscrizione di Ostia (che fa parte del Comune di Roma), e annuncia subito che ci star soltanto cento giorni per "far pulizia". il primo incarico di governo per il 62enne Pannella, e alla fine tutti lo lodano. Ecco come tratta uno dei suoi collaboratori: "Robi, questa cosa o la fai o non la fai. Non dirmi "la sto facendo". Con me i gerundi sono aboliti, perch possono durare una vita". Nel settembre '92 Martelli, prima di essere travolto da Tangentopoli, si emancipa da Craxi e propone alla sinistra una "federazione democratica". Pannella lo prende in giro: "Alla mia et non c' posto per me nel suo harem del quale, in questo suo abbandono della monogamia, mi invita a far parte", dichiara a Pierluigi Battista della Stampa. In quei giorni il governo del socialista Giuliano Amato impone, dopo la svalutazione del 30% della lira, una stangata memorabile ai contribuenti italiani. I sindacati protestano, ma Pannella va in tv a Milano, Italia di Gad Lerner e si fa intervistare da Ferrara sul Corriere deila Sera: "La stangata inevitabile, la rivolta plebea", sostiene.

Pannella governativo? Eppure in ottobre il capo radicale guida una marcia contro la Rai, ancora in mano al Psi e alla Dc del direttore generale Gianni Pasquarelli. "Marcio contro il marcio", proclama, 18 anni dopo il primo corteo anti Rai col quale fece fuori Bernabei. E, controcorrente, trova del marcio anche fra gli osannati giudici: "Tranne il "crumiro" Di Pietro, uno dei pochi in Italia che non fece uno sciopero corporativo dell'Associazione magistrati, e il "fascista" Paolo Borsellino, quanti degli altri magistrari italiani hanno affrontato seriamente tangenti e mafia? Su cento procure finora soltanto dieci si sono mosse. La Rai arrivata a cancellare le immagini del segretario missino Gianfranco Fini dal funerale di Borsellino, che pena. "La beatificazione di Caponnetto mi sembra invece fatta in vita, per fortuna. Oggi per la Rete, della quale Caponnetto militante, rappresenta la vecchia sottocultura incivile italiana della caccia alle streghe, dei linciaggi, degli anatemi, dei sospetti. In Gran Breragna gli editori accantonano ogni anno 300 miliardi di lire per risarcire le lesioni di immagine al cittadino. In Italia invece il diritto alla propria reputazione stato massacrato per decenni da tutti i giudici". Nell'autunno '92 Pannella attivissimo. Convince Bossi a schierarsi per il metodo elettorale maggioritario uninominale, su cui si svolger il referendum nella primavera '93. Convince il presidente del Consiglio Amato a ripudiare la legge sulla droga voluta da Craxi. Vota il suo primo s a un governo. Va e viene da palazzo Chigi, si consulta con Amato, lo consiglia, difende quello che soltanto un anno prima aveva definito "piccolo Rasputin di periferia". "Patetico feeling da seconda giovinezza", lo critica Quaranta sull'Espresso, "Pannella adesso pi pingue di Kohl, sfoggia il doppiopetto blu e si batte per far diventare viceministro la Bonino". Ma anche lui in corsa. Ministro? Commissario Cee? "Con tanti stronzi che fanno i ministri", commenta fulmineo il dc Sbardella, "che male ci sarebbe se lo diventasse pure lui?". Il socialista Giusi La Ganga invece assicura: "Pannella in preda a un delirio di potere". Il leader radicale impazza su tv e giornali. Finisce

persino su Scherzi a parte, programma della Fininvest, alle prese con un finto tassista razzista che infligge scosse elettriche ai marocchini lavavetri. E allora lui ne approfitta: come nell'86, lancia lo slogan "30mila iscritti o il Pr chiude". Tutti in fila dietro al pifferaio magico, titola l'Europeo che lo mette in copertina e gli dedica ben sette pagine in apertura di giornale: "Oggi Pannella amministra un'orchestra di cui egli stesso direttore, primo violino, controfagotto e percussionista", scrive Irdi, "e radio radicale contemporaneamente considerata "servizio pubblico", incassando cos venti miliardi di fondi statali in tre anni, e organo della Lista Pannella, incamerando altri sei miliardi all'anno come organo di partito". Ma Marco, come sempre, si lamenta: "Una settimana fa il sindaco di Sarajevo si iscritto al partito radicale, ma non fa notizia, una nostra iscritta jugoslava stata uccisa mentre portava soccorsi alla Bosnia: silenzio". E allora perch sostiene il governo? "Perch non ce n' un altro possibile. il primo governo che fa qualcosa di serio per ridurre il deficit. I mercati non reggerebbero a un solo giorno di crisi. Come gli inglesi hanno un riflesso monarchico nei momenti cruciali, io ho un riflesso repubblicano". Pannella superstar risulta di nuovo in testa ai sondaggi di gradimento dei politici, anche fra i giovani. Ma il 14 dicembre '92 si vota per le comunali a Monza, Varese e Fiumicino (Roma), dove lui si presenta di persona o con la Lista omonima. Niente da fare: non supera il 5% dei voti.

Capitolo 33 - 1993

IL PARTITO DEMOCRATICO
"Pannella un impasto di Machiavelli e Pulcinella", aveva dichiarato una volta Craxi. Ma quando, trafitto da innumerevoli avvisi di garanzia per tangenti, il segretario socialista nel febbraio '93 deve abbandonare la sua poltrona, Pannella gli appare come madre Teresa di Calcutta: pio e indulgente, uno dei pochi a non infierire. Anche perch Pannella, nei primi mesi del '93, celebra la

propria apoteosi. In febbraio il partito radicale vince l'ennesima scommessa: raccoglie perfino pi dei 30mila iscritti che voleva raggiungere. Alla fine saranno quasi 40mila. Particolare non trascurabile: poich ogni tessera annuale costa ben 270mila lire, i radicali incassano una decina di miliardi. Sono il partito pi ricco d'ltalia, proprio mentre quasi tutti gli altri vanno in fallimento. Devono per coprire i sette miliardi di deficit prodotti in quattro anni dalla velleitaria avventura del "partito transnazionale". Pannella diventa uno dei consiglieri pi ascoltati del capo del governo Amato. Riesce perfino a fargli riconoscere l'indipendenza della Macedonia, il che provoca un incidente diplomatico di dimensioni europee con la Grecia. Ma leggete cosa scrive di Pannella Ernesto Galli della Loggia sulla prima pagina del Corriere della Sera: "Incorrotto e incorruttibile, capace di disegni politici vasti e ispirati, oratore popolare di razza, l'unica cosa nuova che abbia visto la luce a sinistra negli ultimi decenni. Per primo ha capito l'impalcatura classista antindividualista e antioccidentale della sinistra italiana, il nesso tra aspetti oscuri e degenerativi della storia repubblicana e la realt vera, ma rimossa, del passato fascista e resistenziale della nazione. l'unico politico di sinistra dotato di una indiscussa capacit legittimatrice". "Un articolo allucinante", commenta Bocca, che se la prende con il direttore del Corriere Mieli: "Non capisco questi ex sessantottini che si divertono a giocare sui giornali, a dissacrare, a stupire i lettori". Ma il quotidiano milanese subito dopo, nel febbraio '93, innalza un altro peana a Pannella dalle pagine dell'economia: "Decisivo il Marco, ecco la linea economica del leader pi gettonato dai partiti alla deriva. Gli hanno offerto anche la segreteria socialista. Ora a Pannella manca solo la candidatura alla Banca d'ltalia. E perch no? Dietro la maschera dello showman c' un fedele allievo di Sella, Minghetti, Ernesto Rossi", Scrive Giorgio Meletti: "Sbeffeggiato per decenni come immondo giullare della politica, Pannella si sta prendendo molte rivincite: d e toglie ossigeno ai governi, viene invocato ovunque e comunque come salvatore di qualcosa. Il suo pensiero economico ha, se non altro,

il dono dell'eternit. Il leader radicale si propone infatti da sempre come la reincarnazione dei grandi uomini della Destra storica i quali - forse per il semplice fatto che non rubavano - stanno tornando di moda: Spaventa, Sella, Minghetti, tutte singolari figure di liberali dirigisti, ostili agli eccessi speculativi e immorali del capitalismo privato. Da loro la filiazione pannelliana prosegue attraverso Gobetti e i Rosselli, fino a Gaetano Salvemini ed Ernesto Rossi". Campagne antidroga, antinucleare, per la riconversione dell'industria bellica, per gli aiuti al Terzo mondo: tutte battaglie economiche radicali su cui alla fine Pannella ha avuto ragione. E la cassa integrazione? "Una truffa legalizzata pagata con i soldi di tutti, anche dei disoccupati, per far sopravvivere i profitti di aziende decotte", accusa Pannella. Nell'aprile '93 si tiene il referendum per il maggioritario uninominale, che stravince. L'elezione diretta del sindaco viene stabilita per legge, e in giugno Milano, Torino e Catania eleggono cos} i loro nuovi primi cittadini. In tutto il Nord vince la Lega, che reclama assieme a Rete, Pds e verdi le elezioni anticipate, visto che il Parlamento eletto nel '92 delegittimato dalle tangenti. Ma Pannella a questo punto si mette a difendere le Camere zeppe di parlamentari inquisiti e terrorizzati dall'idea di essere rispediti a casa. Molti di loro si sono iscritti al partito radicale. E l'imprevedibile Pannella fonda una specie di club "per la difesa del Parlamento" che si riunisce periodicamente alle sette del mattino. "Queste sono le migliori Camere del dopoguerra", proclama, "in tredici mesi hanno realizzato riforme che il Paese aspettava da quarant'anni. Hanno eletto Scalfaro presidente della Repubblica, Napolitano e Spadolini presidenti di se stesse, e i governi Amato e Ciampi, i meno partitocratici, che hanno evitato la bancarotta fraudolenta dell'Italia. Ci sono molti parlamentari indagati? S, ma paradossalmente questo anche il Parlamento meno succube dei partiti. E ha molte cose da fare, perch mandarlo a casa prima della primavera '94?". Ancora una volta, Ajello su Repubblica a guidare lo sbertucciamento pubblico di questa impopolarissima iniziativa pannelliana. Scrive in un editoriale di prima

pagina in giugno: "Pannella voleva accrescere l'aureola di irrazionalit paradossale e provocatoria che da sempre circonda la sua persona. Perfino Umberto Bossi, il tarantolato, deve cedergli le armi. Nel museo della demagogia, Pannella figurer tra non molto ad ali spiegate, come la Nike di Samotracia in cima allo scalone del Louvre". Continua, implacabile, Ajello: "A volte il paradosso aiuta a vivere. E quello che stamane il leader radicale distribuisce al malinconico corteo degli "autoconvocati" un minestrone, una macedonia, un frullato di paradossi. come se a Waterloo il fantasma di Napoleone fosse riapparso gridando: "Miei prodi, non lasciatevi ingannare da voci tendenziose. Abbiamo vinto noi!". L'Indignato Speciale, il Grande Escandescente, l'Insonne Quaresimalista, l'attempato Araldo del Nuovo ha tentato di fermare il tempo. Corpulento, ilare e satanico, anche stamane avr trovato gli accenti giusti per incantare l'auditorio. Se il suo corregionale D'Annunzio passato alla storia come l"orbo veggente", lui pu essere definito il muto sproloquiante". Scrive Francesco Merlo su Sette del Corriere: "Pannella sta dalla parte di Pillitteri e Culicchia con lo stesso snobismo per cui indossa giacche di un incredibile verde chiaro e lascia crescere la leggenda di una instancabile (bi)sessualit". Una settimana dopo, il primo luglio, gli "autoconvocati delle sette" sono diventati ben 230: un quarto del Parlamento segue Pannella. In prima fila inquisiti illustri come Tognoli, Del Pennino e Di Donato. Altro editoriale furibondo di Ajello: "La fata turchina radicale trasformer gli avvisi di garanzia in medaglie al valore? Ripeter che gli indagati sono i parlamentari pi operosi, meritevoli, sagaci e onesti che abbiano mai varcato la soglia di Montecitorio?". I sondaggi, comunque, danno Pannella al quarto posto in caso di elezioni, dopo Dc, Pds e Lega. A Mixer, in maggio, l'intervista che gli fa Giovanni Minoli conquista il record di otto milioni di spettatori. "Pannella arrotola discorsi interminabili", commenta Zincone su Sette, "allude a eroi liberaldemocratici che (purtroppo) pochi ricordano, brandisce una cultura "transnazionale" che (purtroppo) pochi capiscono. Non pi grifagno e incandescente, ha abbandonato l'invettiva esagerata e indiscriminata. Pi che per le sue parole, piace per la

sua presenza ormai rassicurante, per la sua storia civile di militante nonviolento, per la promessa che lotter perch gli innocenti non finiscano in galera e perch i colpevoli siano trattati umanamente. Il che non poco, ora che aperta la stagione della caccia alle streghe". La rivoluzione pacifica di Tangentopoli, intanto, procede. Si aprono le indagini su centinaia di parlamentari, tutte le principali aziende italiane vengono coinvolte nell'inchiesta, dalla Fiat all'Olivetti. E Pannella prende di mira proprio Carlo De Benedetti, editore di Repubblica ed Espresso oltre che padrone dell'Olivetti. Organizza un convegno apposito contro Scalfari e Carlo Caracciolo: "Sono associati per delinquere", spara durante una trasmissione di Vittorio Sgarbi su Canale 5. "Scalfari un libertino mascherato da tartufo, che con una mano indica il Dio della Democrazia e con l'altra tocca le cosce dell'autoritarismo e della corruzione. Ha fornicato per anni con coloro che attaccava". Al convegno partecipano Arturo Gismondi, Oliviero Beha, Piero Vigorelli, Arturo Diaconale. Gli risponde il direttore dell'Espresso Claudio Rinaldi: "Pannella attira solo i politici sbandati di ieri. L'anticomunismo la sua ossessione quotidiana. Il suo dato biografico essenziale la goliardia, con una politica fatta di intrighi e proclami. Al dibattito sulla fiducia per il governo Ciampi stato interrotto otto volte dagli applausi: ormai il dominatore di Montecitorio lui". E Pansa, sempre sull'Espresso: "Pannella ricorda le compagnie della Misericordia: presunti salvatori, speranzosi di campare aggregando quel che resta degli assi ereditari di chi morto e sepolto". "Pannella semplicemente un ignobile cappone di regime", trancia il missino Carlo Tassi. " un reperto archeologico", aggiunge il socialista Nino Buttitta. E Virginio Rognoni, dc: "Istrione incorreggibile". Enzo Sorice, dc: "Grottesco goliardo fuoricorso". Vito Gnutti, leghista: "A differenza del buon vino, anzich migliorare Marco con gli anni peggiora. Ora rischia di passare per una marionetta". Scrive Quaranta sull'Espresso: "Claudio Pioli, deputato torinese del gruppo misto, vedendo sfarfallare Pannella nel Transatlantico da un crocchio di deputati a un altro, con un sorriso accattivante stampato sulle labbra, una vistosa giacchetta verde acqua marina e

un paio di pantaloni blu molto attillati, osserva che il deputato radicale gli ricorda i boys della compagnia di Erminio Macario". Ciampi, tuttavia, gli chiede di fare il ministro del suo governo. Ma Pannella avanza troppe richieste: neutralit sulle riforme elettorali, assenza dal governo del Pds. Alla fine Ciampi offre alla Bonino il sottosegretariato agli Esteri per la cooperazione col Terzo mondo, posto ambto da Pannella nell'85. " un insulto", reagiscono i radicali. Cicciomessere salva nella giunta per le autorizzazioni a procedere i deputati Altissimo, Sterpa, Pellican e Del Pennino, inquisiti per i "contributi" dell'Assolombarda. E in settembre voter addirittura a favore dell'ex ministro Francesco De Lorenzo, mentre Pannella e la Bonino votano contro. In giugno Pannella va a farsi applaudire dai giovani industriali al loro convegno annuale di Santa Margherita Ligure, dove provoca il presidente (democristiano) della Confindustria Luigi Abete. Il presidente dei giovani industriali Aldo Fumagalli se la gode e gli chiede di fermarsi un giorno di pi. L'indomani per Pannella va a Como, al congresso dellAssociazione magistrati, e li striglia: "L'80 per cento dei procuratori della Repubblica sono stati per 45 anni i pi corrotti pilastri del regime". "Il ceto che ha maggiormente approfittato della partitocrazia, per carriere e stipendi, quello dei giudici. E vicini a loro, i giornalisti", aggiunge sull Europeo, intervistato da Perna. Nel luglio '93, in un sondaggio di Panorama, Pannella risulta il quinto politico italiano pi noto e il terzo pi gradito, superato soltanto da Scalfaro e Cossiga. Perch allora si impantana in iniziative autolesioniste come quella degli autoconvocati delle sette? La risposta pi convincente non politica. psicologica, e la fornisce Massimo Fini sull'Europeo: "Pannella stato sicuramente, in certi periodi, l'unico che ha combattuto questo regime. E adesso viene preso da una sindrome che credo dl conoscere perch, nel mio piccolo, ce l'ho anch'io E una forma di ipertrofia dell'io, di narcisismo esasperato, di vocazione al martirio. Non potendo pi fare il martire dell'antipartitocrazia, Pannella lo fa della partitocrazia. Dopo lavvento della Lega si reso conto

che, con tutti i suoi funambolismi, strilli e imbavagliamenti, non ha mai scalfito sul serio il potere. E dev'essere stato con autentico orrore che Pannella ha visto crescere un ometto apparentemente senz'arte n parte, Umberto Bossi, che in pochi anni riuscito a fare quello che a lui non era mai riuscito: creare un movimento dl massa che ha abbattuto la partitocrazia sul serio, e non a chiacchiere. Dun colpo Bossi ha azzerato trent'anni di vita a Pannella, gli ha tolto il ruolo e ne ha preso il posto". Invece l'inesauribile Marco risorge gi nell'agosto '93. Cambia idea sul Parlamento: "Elezioni anticipate subito, la nuova legge elettorale una truffa, con quel 25% residuo di proporzionale". Molla i deputati inquisiti: "Non lavorano pi bene". Fa eleggere Emma Bonino segretario radicale nel congresso del Pr che si tiene a Sofia, in Bulgaria. Si schiera a favore dell'Onu in Somalia, contro l'Italietta del generale Loi. Passa i giorni attorno a Ferragosto a visitare le carceri di Poggioreale, San Vittore e Opera (Milano). Conquista paginate sui giornali con la proposta di "governo misto italo-vaticano a Roma e nel Lazio in vista del Giubileo del 2000". Appoggia, seppure col tono agrodolce del maestro che si sente superato dall'allievo, la candidatura di Rutelli a sindaco di Roma. E si prepara per il '94 a dieci nuovi referendum: contro la legge elettorale, per renderla totalmente maggioritaria, contro le trattenute alla fonte dell'Irpef, quelle sindacali, la cassa integrazione straordinaria, le Usl, la pubblicit Rai, per la liberalizzazione delle licenze e degli orari dei negozi. Nell'ottobre '93, con una convenzione nazionale a Roma, Pannella lancia la sua ultima creatura: il partito democratico. Gi nell'89 aveva sperato che dalle ceneri del Pci nascesse un partito democratico che, con il sistema uninominale maggioritario, potesse riunire tutti i progressisti. Poi per sia l'esperienza della "Cosa" e della "sinistra dei club" che quella, nel '92-'93, dell'Alleanza democratica di Willer Bordon, Giuseppe Ayala e Ferdinando Adornato falliscono per la sostanziale indisponibilit del Pds a sciogliersi in un movimento pi ampio. Allora Pannella, in vista delle elezioni politiche anticipate della primavera '94, stringe i tempi e si

propone come polo unificante e promotore. Lancia un appello per il partito democratico firmato dai professori universitari Angelo Panebianco (che diventato l'editorialista principe del Corriere della Sera), Marcello Pera (La Stampa), Giulio Giorello, Antonio Martino (Giornale di Montanelli) e del commentatore del Corriere Saverio Vertone, quest'ultimo inopinatamente convertitosi alle tesi pannelliane dopo aver tuonato per un decennio contro il "permissivismo libertario degli anni '60" incarnato dai radicali, in special modo per l'antiproibizionismo sulla droga. Il partito radicale, intanto, impegnato a raccogliere firme per un tribunale dell'Onu che giudichi i crimini di guerra, partendo da quelli in Jugoslavia. Le liste Pannella si presentano alle comunali del novembre '93, e Marco continua giorno dopo giorno, instancabile, a macinare politica. "Mai una vacanza?, gli domanda Gian Antonio Stella su Sette. "lo sono in vacanza sempre, dal primo gennaio al 31 dicembre. Basta capirci: se vacanza ricerca del piacere, le cose che faccio mi danno la sostanza del piacere. Sono un sibarita. So godere di tutto". Ha molte ammiratrici? "Perch non mi chiede anche se ho molti ammiratori? S, ne ho. Amo la gente. Amo la vita. Amo conoscere le persone. Per me la strada ha qualcosa di orgiastico. Amo quando i passanti mi dicono: ciao Marco". Va avanti cos da quasi mezzo secolo. La storia di Pannella, ormai, anche un pezzetto di storia d'Italia.

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