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di Nicola Palilla
www.nicolapalilla.blogspot.com
Il sistema monetario sostanzialmente una grande truffa. Per questa ragione,
se da un lato penso di poter condividere l'affermazione per cui "quando c'era la
lira si stava meglio", dall'altro non sono d'accordo con il senso che
abitualmente viene dato a questa frase. Ordinariamente, chi afferma che si
stava meglio con la lira intende dire che l'economia italiana funzionava perch
c'era la lira. In realt, ad esempio negli anni '80, le prospettive economiche
erano avvertite come migliori e le condizioni di vita permettevano meno
ristrettezze per tante e diverse ragioni.
In primo luogo, l'amministrazione finanziaria era assolutamente insufficiente e
quasi non esisteva la tassazione negli enti locali. Un qualunque commerciante
o imprenditore poteva tranquillamente non pagare le tasse, perch molto
probabilmente nessuno gli avrebbe chiesto di pagarle. In secondo luogo, non
esisteva il mercato unico europeo. Il mercato unico non da intendere come un
luogo di scambio di beni e servizi, ma come un complesso intricato di norme
che serve a rendere penetrabile ogni mercato sulla base di regole volte ad
assicurare uguali condizioni a tutte le imprese concorrenti.
Tale idea di mercato elegante e bellissima, ma purtroppo risponde
perfettamente solo alle esigenze dei grandi gruppi di imprese e finanziari, per
la semplice ragione che questa idea di mercato impone regole severe anche a
quei piccoli operatori economici che non possono in alcun modo sostenerle.
Questo significa che i piccoli negozi e quelli di paesi, cos come le piccole
attivit artigianali ed industriali, vengono sistematicamente messi fuori
mercato e nella morsa del debito bancario.
Quest'ultimo passaggio avviene perch la percezione dell'imprenditore e del
commerciante che "le cose stanno andando male, ma si riprenderanno",
anche perch i politici non fanno che ripetere tale mantra. La verit che
questi operatori economici non sono in crisi. Semplicemente, non sono in
condizione di stare sul mercato ed il mercato li sta buttando fuori. La cosa pi
logica da fare, in questi casi, non sarebbe indebitarsi con le banche per
ottenere liquidit nel breve periodo in vista della ripresa economica che non ci
sar, ma chiudere e cambiare lavoro per non chiedere soldi alle banche, in
ragione del fatto che la famosa ripresa per costoro non avverr mai. Il segnale
che il mercato vuole loro lanciare non di fare ulteriori investimenti, ma di
uscire dal mercato stesso e darsi ad altro.
Infine, vero che la lira consentiva periodiche operazioni di aggiustamenti
della bilancia dei pagamenti, ma, durante la Grande Depressione degli anni '30,
nessuna economia nazionale trov giovamento dalle svalutazioni, perch, se
tutti svalutano - se la crisi globale, svaluteranno tutti - nel lungo periodo
come se nessuno lo avesse fatto, perch i valori reciproci tra le diverse valute
risparmi delle persone), lo Stato pu farsi prestare i soldi dalla sua banca ed
emettere dei titoli di debito: il famigerato "debito pubblico".
Se del tutto evidente che, in un tempo storico in cui la moneta metallica nel
sistema data, lo Stato che ha finito le monete debba farseli prestare da
un'azienda che si occupa di raccogliere monete presso le persone, perch, in
un tempo storico in cui la moneta viene creata tramite accrediti e addebiti, lo
Stato continua a farsi prestare i soldi dalle banche tramite titoli dei debiti propri
delle stesse banche? Perch alle banche dato di creare la moneta e
allo Stato no?
Questa domanda di fondamentale importanza, perch, a secondo di come
rispondiamo, potremmo eliminare il concetto di debito pubblico dal
giorno alla notte. O viceversa.
Il debito pubblico si genera perch il governo, trovandosi senza liquidit
sufficiente, contrae debiti con le banche, le quali cedono denaro in cambio di
titoli di stato. Tali titoli sono poi in gran parte venduti dalle banche ai loro
clienti. In questo meccanismo la banca centrale non gioca alcun ruolo, in
quanto essa non stampa i soldi per darli allo Stato. Anzi, tale pratica
assolutamente vietata. In passato accadeva che la banca centrale avesse
l'obbligo di acquistare i titoli di stato invenduti, finendo cos per creare
indirettamente moneta mediante il finanziamento del debito statale. E' dagli
anni '80 che questa pratica vietata.
Per alcuni basterebbe ritornare a quando la banca centrale era obbligata a
finanziare il debito pubblico per sistemare tutto. Al contrario, altri sostengono
che, se si tornasse a quel sistema, la classe politica e l'amministrazione
pubblica riprenderebbero a scialacquare il denaro pubblico e ad alimentare la
corruzione. In questo momento, trattare questo aspetto poco rilevante.
Quello che importa sottolineare, invece, che, secondo le regole attuali, la
banca centrale acquista e vende titoli di stato solo per regolare la quantit
della moneta in circolazione, per tenere sotto controllo il livello dell'inflazione,
ossia i prezzi, e incidere indirettamente sui tassi d'interesse. Questo passaggio
molto importante, perch mette in evidenza come la politica monetaria sia
stata sottratta al governo e affidata ad un ente la cui natura giuridica stessa
palesemente contorta.
Non solo il debito pubblico priva le imprese dei soldi con cui, invece, le banche
comprano i titoli di Stato, ma consiste in un processo in cui lo Stato si indebita
per acquistare i debiti delle banche.
Paradossale che, malgrado creino la moneta e acquistino crediti dallo Stato,
anche le banche finiscono per fallire. Questo accade perch le banche non sono
soggetti pubblici con scopi pubblici, ma aziende private che perseguono scopi
privati. Talvolta, per, i privati sbagliano le loro politiche. Quando ci accade ad
un'azienda qualunque, lo Stato la lascia morire perch ci nella logica del