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Dialogo Sopra I Due Massimi Sistemi Del Mondo Galileo Galilei
Dialogo Sopra I Due Massimi Sistemi Del Mondo Galileo Galilei
Introduzione
Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) è un trattato scientifico in
forma dialogo di Galileo Galilei (1564-1642) a sostegno della teoria eliocentrica
copernicana rispetto al modello geocentrico tolemaico appoggiato
all’auctoritas di Aristotele e della filosofia scolastica. L’opera di Galileo sarà messa
all’Indice nel 1633 e l’autore costretto ad abiurare le proprie tesi.
Temi e contenuti
evidente conflitto con i dati empirici. Nei confronti di Simplicio e del suo dogmatismo fine
a se stesso il narratore del Dialogo oscilla tra l’ironia (come quando Simplicio viene
bloccato dalla bassa marea) e una certa evoluzione, che lo porta talvolta a ragionare in
maniera meno rigida ed ortodossa.
STILE
Anche le scelte stilistico-linguistiche del Dialogo sopra i due massimi sistemi del
mondo contribuiscono al progetto galileiano di divulgazione delle tesi eliocentriche e di un
metodo più “moderno” di affrontare la scienza e il mondo. Galileo sceglie infatti il volgare
come strumento per dialogare con il pubblico più ampio possibile, e non solo con la cerchia
dei dotti che conoscono il latino. Al tempo stesso, lo stile limpido e chiaro, più attento a
spiegare esattamente i concetti che ad abbellire retoricamente la pagina, si allontana dalla
maniera affettata della prosa barocca per scegliere una lingua comunicativa ed efficace.
L’autore privilegia così la scorrevolezza sintattica e la precisione del lessico, settore della
lingua in cui il Dialogo ha avuto il ruolo fondamentale di introdurre una moderna
terminologia scientifica.
Riassunto
La prima giornata si apre con la negazione, per voce di Salviati, della distinzione tra
mondo celeste e mondo terrestre, cioè uno dei capisaldi della fisica aristotelica, e con la
contestazione della perfezione del mondo, collegata al numero tre (secondo una tesi diffusa
anche tra i pitagorici). Fondandosi sulle osservazioni col cannocchiale, che hanno mostrato
l’irregolarità della superficie della Luna, e sulla scoperta di nuove stelle nella volta celeste,
Salviati confuta anche la teoria sulla perfezione e l’incorruttibilità dei pianeti. Simplicio
ribadisce il principio d’autorità e la validità dell’ipse dixit.
Nella seconda giornata, dopo le critiche rivolte a Simplicio, vengono confutate le teorie a
favore della staticità della terra e viene riproposta la questione della caduta dei gravi. In
entrambi i casi, Salviati fa riferimento al principio della relatività galileiana, ovvero quel
principio secondo cui, in un sistema chiuso (come quello dell’uomo sulla terra) non è
possibile capire, osservando le esperienze meccaniche che vi avvengono all’interno, se i
suoi enti siano in quiete o in moto.
Nella terza giornata, dopo che Simplicio è stato attardato da una bassa marea in
laguna, Salviati dimostra la rotazione terrestre e sostiene che solo grazie alla teoria
copernicana è possibile dare la spiegazione di quei fenomeni fino ad allora rimasti insoluti
o, in alcuni casi, risolti con inutili complicanze. Si discute poi, sempre sulla falsariga delle
argomentazioni galileiane in altre opere, sulla natura delle macchie solari e
sull’apparizione di nuove stelle nel firmamento.
La quarta giornata tratta il problema delle maree, collegato secondo Galileo ai moti di
rotazione e rivoluzione del globo terrestre e da lui posto (seppur erroneamente) alla base
del sistema di prove a favore dell’eliocentrismo copernicano.
Il Barocco e il Seicento
Galileo Galilei
Nasce e trascorre l’infanzia a Pisa, trascorre la giovinezza a Firenze e gli viene
dato l’incarico di insegnare matematica presso l’università di Pisa. (La
Bilancetta, Considerazioni al Tasso).
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