Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
BRODO
di
Miscellanea
serpe
di cose medicinesi
pro loco
medicina
NUMERO 13
Dicembre 2015
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 2
pro loco
medicina
Comitato di redazione:
Giuseppe Argentesi, Luciano Cattani, Gianni Facchini, Raffaele Romano Gattei,
Giovanni Neri, Giovanna Passigato, Luigi Samoggia, Jessy Simonini
Città di Medicina
Copyright © 2015
Associazione Pro Loco di Medicina
Via Libertà, 58 - 40059 Medicina (Bologna)
2
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 3
BSRODO
diERPE
Indice
Presentazione
L’Assessore alla Cultura per “Brodo di serpe”
di JESSY SIMONINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4
In questo numero di GIUSEPPE ARGENTESI e LUIGI SAMOGGIA . . . . . . . . . . . . . pag. 5
Monografia
Il salvataggio degli ebrei a Medicina. Esiti di un percorso di ricerca
a cura di ANTONIA GRASSELLI
con scritti di CARLO VIALLI, ELETTRA SGARBI, CHIARA ILLICE, VALENTINA GOSTOLI,
ALICE ALESSANDRA, VERA MODUGNO, MATILDE MARCHI (ex studenti del Liceo “E.
Fermi” di Bologna) e di MAURIZIA DALLA VOLTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6
4
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 5
BSRODO
diERPE
IN QUESTO
NUMERO
I SEGNALA IN CONTINUITÀ con le precedenti edizioni questo numero 13
S del 2015: stessa impostazione, per lo più stessi “scrittori”, stessa
miscellanea di argomenti, aneddoti, ricordi della nostra Medicina. Grazie alla
monografia il totale di firme presenti dal numero zero ad oggi si arricchisce di
altri undici collaboratori che raggiungono così la ragguardevole cifra di 120.
La MONOGRAFIA ospita una originale ed inedita ricerca, fatta nella
primavera del 2014, di un gruppo di studenti del Liceo “Enrico Fermi” di
Bologna, sotto la guida della professoressa Antonia Grasselli, ricerca che ha
ricostruito la vicenda del salvataggio nel 1944-45 di due famiglie di ebrei, una
italiana e una polacca, dalle persecuzioni di fascisti e nazisti da parte di
medicinesi. È un capitolo nuovo, nobile ed inesplorato della resistenza popolare
della nostra città al nazifascismo di cui essere grati a chi l'ha promossa e
realizzata.
LA LINGUA DELLA MEMORIA conferma, anche attraverso le solite firme,
note ed attese dai lettori, aneddoti, storie curiose, memorie di Medicina: è quasi
sempre la Medicina del primo dopoguerra la protagonista, pregio e limite della
nostra rivista che non riesce ancora a coinvolgere a sufficienza le generazioni
successive a quella dei settantenni che compongono, escluso Jessy Simonini, la
nostra redazione.
STORIA, CULTURA, PERSONAGGI, EVENTI contiene contributi, a volte
problematici, della nostra storia, per lo più del secolo scorso; segnaliamo in
particolare quelli relativi a due importanti medicinesi, il secondo ad honorem,
scomparsi nel 2015, Franco Sangiorgi e Giovanni Bersani. Fra le frazioni è
ancora Portonovo a farsi raccontare; speriamo sempre in un risveglio di
interesse anche da parte delle altre.
Salutiamo infine il gradito ritorno di Lorella Grossi che fu collaboratrice
importante dei primi numeri di Brodo di Serpe.
Buona lettura.
per il Comitato di Redazione
GIUSEPPE ARGENTESI - LUIGI SAMOGGIA
5
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 6
Monografia
IL SALVATAGGIO
DEGLI EBREI A MEDICINA.
ESITI DI UN PERCORSO
DI RICERCA
a cura di ANTONIA GRASSELLI
1 Antonia Grasselli, Analisi di un’esperienza: il percorso di ricerca “Alfonso Canova: dalla scheda di
salvataggio alla ricostruzione storiografica” nella secondaria superiore (Liceo scientifico “E. Fermi” di
Bologna), Relazione al corso di aggiornamento “Studiare e insegnare la storia con la didattica delle
competenze. Esemplificazioni sul 900”, promosso dall’Istituto per la Storia e le Memorie del 900 Parri
Emilia Romagna e dal Liceo Scientifico “E.Fermi” di Bologna.
http://www.storiamemoria.it/sites/default/files/e_13.CorsoStoria1Grasselli.pdf
2 Le interviste realizzate sono state complessivamente 21.
3 Si fa riferimento al Seminario di studio “La memoria di ieri e il ricordo dopo 70 anni (1940/1945)” che si
è svolto presso l’Istituto per la Storia e le Memorie del 900 Parri ER il 25 maggio 2013.
6
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 7
BSRODO
ERPE
di
precisazioni, fino alla definizione dei e utilizzato una documentazione
tre ambiti delle ricerche particolari specifica.
sviluppate durante l’ultimo anno Il secondo gruppo che si è
scolastico: 1) Gli alleati, la campagna occupato del salvataggio degli ebrei a
d’Italia e il rapporto con la Medicina ha effettuato la ricerca su
popolazione civile. Il Secondo Corpo uno dei due casi che erano stati
d’Armata Polacco e la V Armata individuati, grazie alla documentazione
americana.4 2) Il salvataggio degli ebrei fornita dalla famiglia di Alessandro
in Italia: un fenomeno di carattere Dalla Volta.
sociale. L’esempio inedito di Medicina. È particolarmente interessante il
3) I partiti politici dall’esperienza del percorso che ha portato alla
CLN ai primi governi del dopoguerra. conoscenza di queste situazioni.
Bologna e l’Emilia Romagna. Carlo e Bruno Monterumisi di
All’individuazione di questi temi Medicina hanno segnalato e fornito le
hanno contribuito anche alcune prime e fondamentali indicazioni per la
circostanze non meno significative: la ricostruzione dell’episodio di
richiesta da parte dell’History Meeting salvataggio del prof. Alessandro Dalla
House di Varsavia di partecipare ad un Volta e della sua famiglia, fatto a loro
progetto europeo sul Secondo Corpo noto, in quanto ne fu implicato il
d’Armata Polacco in occasione del 70° padre Mario.
Anniversario della battaglia di Il secondo caso di salvataggio è
Montecassino; la segnalazione di due avvenuto ad opera della famiglia di
casi di salvataggio di ebrei avvenuti nel Filippo Carnevali, di cui si è potuto
comune di Medicina (o per opera di intervistare la moglie, la signora
medicinesi); l’individuazione di un Nazzarena Castellari di 101 anni, che
fondo archivistico conservato presso la ha raccontato l’accoglienza offerta a
Fondazione Gramsci dell’Emilia una coppia di ebrei polacchi e alla loro
Romagna costituito dai verbali domestica5.
dattiloscritti delle riunioni del CLN ER. L’episodio era stato comunicato
Questi ambiti di ricerca hanno da Norma Castellari alla nipote
offerto l’occasione di approfondire Matilde Marchi nell’intervista rilasciata
aspetti rilevanti della Seconda guerra in occasione della raccolta della
mondiale, ma soprattutto hanno memoria familiare. Ciò conferma che
indicato prospettive nuove. la memoria contiene delle indicazioni
Le visite di tutta la classe ai cimiteri utili, che però necessitano di essere
polacco e inglese di Bologna, al appurate nella loro veridicità e
Cimitero polacco di Montecassino e collocate nel loro contesto, per
alle Fosse Ardeatine a Roma (visite acquisire un rilievo di carattere
effettuate insieme agli studenti delle storico. Non è stato possibile
scuole polacche durante il viaggio di ricostruire questo secondo episodio di
istruzione) hanno rappresentato la salvataggio in modo analogo al
visita ai luoghi della memoria. precedente, perché la famiglia
Carnevali non ha conservato le
Le ricerche particolari hanno informazioni essenziali sull’identità
seguito differenti tempi di svolgimento degli ebrei salvati.
4 Il primo gruppo, che ha studiato il Secondo Corpo d’Armata Polacco, ha raccolto la testimonianza dei
figli di quattro soldati polacchi rimasti in Italia. I risultati di questa ricerca sono stati esposti nel Seminario
italo polacco che si è svolto al Liceo scientifico “E. Fermi” il 18 marzo 2014, a cui hanno partecipato gli
studenti di due licei di Varsavia. Le relazioni e gli interventi sono reperibili a questo link:
http://www.storiamemoria.it/node/4915
5 L’intervista a Nazzarena Castellari rilasciata il 4/04/2014 presso la sua abitazione a Medicina è reperibile
a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=24-7IPrVXTY
7
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 8
Monografia
8
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 9
BSRODO
diERPE
me filosovietico), la maggior parte emi- Romagna6 del maggio-giugno 1946 ha
grò nel continente americano e in aperto un nuovo scenario, quello dei
Inghilterra, senza aver ottenuto alcun mesi immediatamente successivi alla
riconoscimento del ruolo militare svol- liberazione, con i suoi problemi, in cui
to. Privati della cittadinanza polacca, hanno agito i partiti politici rappresen-
chi ritornò in Italia visse come apolide tati allora da quegli uomini che (militar-
fino agli anni settanta. mente e/o politicamente) avevano ope-
Lo studio del Secondo Corpo rato nella clandestinità durante la
d’Armata Polacco consente di allargare Resistenza. Uno scenario inimmaginabi-
l’angolo visuale sugli eventi della le, in cui si esplica per la prima volta
Seconda guerra mondiale e dopo il fascismo la dialettica politica nei
dell’immediato dopoguerra, includendo confronti di problemi concreti di mag-
anche il ruolo svolto dall’URSS e la giore o minore rilevanza. Tale amplia-
politica del PCI in quegli anni. mento di prospettiva aiuta a compren-
La lettura dei verbali delle riunioni dere meglio alcune dinamiche della sto-
del CLN ER conservate nell’archivio ria degli anni precedenti, che giungono
della Fondazione Gramsci Emilia a maturazione nel dopoguerra.
9
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 10
Monografia
LA SHOAH IN ITALIA
I dati statistici sulla deportazione degli ebrei italiani sono stati pubblicati da Liliana Picciotto Fargion, Il libro della
memoria. Gli Ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, 1991
Tabella II, qui sopra). A questi vanno vengono ad incontrare altre reti di
aggiunti i circa 6.000 ebrei sconfinati solidarietà e in primo luogo quella
in Svizzera e i circa 500 nell’Italia della Delegazione per l’assistenza degli
meridionale liberata. La percentuale ebrei migranti (DELASEM), istituita nel
degli ebrei salvati sale così all’84,20%. 1939, che, dopo l’8 settembre 1943,
(vedi Tabella III, qui sopra). entrò in clandestinità, riuscendo
Queste cifre fanno dell’Italia il ancora ad operare appoggiandosi a
paese che ha la media di vittime più strutture ecclesiastiche. Tra queste le
bassa d’Europa. principali furono a Genova la curia
Il salvataggio degli ebrei in Italia cittadina, con don Francesco Repetto
può essere perciò considerato un segretario del vescovo mons. Pietro
fenomeno di carattere sociale. Questa Botto, a Roma il convento cappuccino
tesi non è solo suffragata dai dati di padre Benoit Marie a Firenze il
numerici, ma anche dalla presenza di Comitato di assistenza ai profughi
reti di soccorso clandestine (nazionali e sostenuto dopo l’armistizio
sovranazionali) che hanno sostenuto dall’arcivescovo mons. Elia Dalla
un’azione di salvataggio così Costa, dal suo segretario e da altri
generalizzata e che attestano ecclesiastici. Un caso particolare è
l’esistenza di un retroterra culturale e rappresentato da Assisi, dove il
sociale ben definito. vescovo mons. Placido Nicolini affidò
La più importante rete di supporto al suo segretario don Aldo Brunicci il
al soccorso degli ebrei tra il 1943 e il compito di organizzare il
1945 è costituita dagli istituti religiosi, nascondimento degli ebrei nei conventi
dove l’accoglienza agli ebrei si effettuò e nelle comunità religiose.
in un contesto più ampio: nella L’espatrio clandestino in Svizzera
stragrande maggioranza dei casi poté contare sull’azione di reti di
furono ospitati contemporaneamente soccorso ben ramificate sul territorio
anche ricercati politici, renitenti alla lombardo, sostenute dal CLN di
leva, sfollati, orfani. Milano e dalla collaborazione di
Seguendo le traiettorie degli membri di numerosi CLN locali e di
spostamenti degli ebrei in fuga, si partigiani. Una delle principali fu
10
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 11
BSRODO
diERPE
sicuramente la rete dell’ing. Giuseppe Apostoliche e dal Vaticano (non solo
Bacciagaluppi, che, per conto del dalla Segreteria di Stato), per la
CLNAI, sviluppò con estrema trasmissione della corrispondenza, di
efficienza una struttura con il centro danaro e come luogo di rifugio.
operativo a Milano che portò in salvo
centinaia di prigionieri di guerra alleati Il salvataggio di Alessandro dalla
dagli inizi di ottobre 1943 alla vigilia Volta e della sua famiglia s’iscrive
della liberazione. All’interno di questa perciò sia nel contesto della lotta di
rete passarono anche gli ebrei. Ma liberazione, sia in quello descritto del
non si può dimenticare l’Opera di salvataggio degli ebrei in Italia.
soccorso cattolica aiuto ricercati La ricerca ha cercato di ricostruire
(OSCAR) che poteva contare la storia di questa famiglia ebraica,
sull’azione di tanti sacerdoti per tenere che presenta caratteristiche
i collegamenti con le parrocchie vicine riconducibili alla condizione degli ebrei
alla frontiera svizzera, luoghi di sosta italiani durante il fascismo e la
prima del passaggio di frontiera e che Seconda guerra mondiale, ma anche
avevano contatti con le parrocchie del tratti singolari, suoi propri. Il
Canton Ticino. salvataggio, nei suoi vari passaggi, è
Un’attenzione particolare è da riser- risultato esito di una pluralità di
vare anche ai campi d’internamento interventi, a dimostrazione della
per ebrei stranieri costituiti dopo l’in- diffusione del fenomeno e della
gresso in guerra dell’Italia, in cui le presenza anche sul nostro territorio di
condizioni di vita non erano neppure una rete di soccorso (non funzionante
lontanamente paragonabili ai campi di solo per gli ebrei) e che possiamo
concentramento nazisti. Essi si genericamente definire come
rivelarono, all’arrivo dei tedeschi, espressione della resistenza civile,
luogo di salvezza per gli ebrei internati, ossia quell’azione sotterranea di
come nel caso del campo di opposizione attuata dalla popolazione,
internamento di Campagna. che trovò in alcuni esponenti dei CLN
Il quadro non sarebbe completo se locali dei riferimenti importanti a cui
non si menzionasse anche il ruolo coordinarsi e a cui offrire il proprio
svolto da alcune Nunziature supporto.
8 La revisione delle relazioni degli studenti in vista della pubblicazione con stesura delle relative note è stata
curata dall’insegnante.
11
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 12
Monografia
Giuseppe e
Benvenuta hanno
quattro figli: Ida
(morta nel 1938),
Riccardo (1862-
1944 deportato a
ottanta anni e
morto ad
Auschwitz11),
Emiliano (morto nel
1930), Adolfo (non
sono elencati in
ordine cronologico,
perché non sono
state rintracciate la
date di nascita).
Adolfo
(2/02/1856-
15/06/1930), Provvedimento
sposa Virginia di destituzione
Medici, cattolica. dall’incarico
di Alessandro
Essi hanno otto Dalla Volta
figli: Ugo (nato nel (27 febbraio
1886 e emigrato in 1944).
Brasile
comunità israelitica”9. La moglie, presumibilmente negli anni
Benvenuta Cantoni, è anch’essa di 1911/1912), Giulio (nato nel 1888),
origini ebraiche. Egli è il nonno di Giuseppe (nato nel 1889), Arrigo (nato
Alessandro Dalla Volta. nel 1891), Guido (1894-1944
La comunità ebraica di Mantova è deportato e morto ad Auschwitz),
una delle più antiche e importanti di Alessandro (nato nel 1897), Emilio
Italia. Nel censimento effettuato nel (nato nel 1898), Nella (nata nel 1901).
1858 risulta composta da 1.608 Tutti i figli di Adolfo, ad eccezione di
iscritti, che calarono a 1093 nel Alessandro, che si iscrive alla facoltà di
1901. Le leggi razziali del 1938 e, medicina e diventa medico, si dedicano
successivamente, le persecuzioni dei al commercio dei tessuti.
nazisti che, dal 1º dicembre 1943 Nel 1928, in occasione del
occuparono la sede della comunità centenario della ditta di tessuti di
trasformandola in un campo di Giuseppe Dalla Volta, venne
concentramento degli ebrei mantovani, pubblicato un opuscolo
depauperano ulteriormente la commemorativo12 in cui si riporta il
comunità, che oggi conta solo poche discorso tenuto da Aldo Castelletti,
decine di iscritti.10 primo Presidente della Federazione
9 Gazzetta di Mantova, 19 gennaio 1939, p.12.
http://books.google.fr/books?id=lspIAAAAcAAJ&pg=PA12&lpg=PA12&dq=giuseppe+dalla+volta+ma
ntova&source=bl&ots=QuczStu43n&sig=HC8hGYdfaeb2QOUtD5m_sE7bcm8&hl=en&sa=X&ei=Yr72
UoLyMoPX0QWn1YGoDw&ved=0CFEQ6AEwBA#v=onepage&q=giuseppe%20dalla%20volta%20man
tova&f=false
10 F. Cavarocchi, La comunità ebraica di Mantova fra prima emancipazione e unità d’Italia, Giuntina,
Firenze, 2002, tabelle p. 125.
11 Riccardo Dalla Volta, economista, fu uno dei fondatori nel 1928 dell’Istituto Superiore di scienze
economiche e commerciali di Firenze, trasformato nel 1936 nella Facoltà di Economia e Commercio.
12 Centenario ditta Giuseppe Dalla Volta, Mantova, 1928.
12
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 13
BSRODO
ERPE
di
Riccardo e Giordano, si rifugiano
in Svizzera. Emma Castelletti è
figlia di Gustavo Moisè Castelletti e
sorella di Aldo Castelletti, già
nominato. E’ probabile che le sue
conoscenze le abbiano consentito
di riparare in Svizzera con la
famiglia.
Arrigo, trasferitosi a Genova,
risulta sposato e padre di una
figlia.
Guido, democratico e
antifascista, nel 1936 lascia
Mantova con la moglie Emma
Viterbi e i due figli Alberto e Paolo
e si trasferisce a Brescia, rilevando
un esercizio commerciale di
forniture mediche.
Nel 1940 fa domanda di
arianizzazione, di cui non si
conosce l’esito, tuttavia Guido, la
moglie e i figli non vengono
registrati a Brescia come ebrei.
Grazie a questo fatto, Alberto nel
1941 può iscriversi all'Università di
Modena.
Famiglia Fascista dei Commercianti (di Dopo l'8 settembre, Guido si
di Alessandro Mantova), che elogia Giuseppe e il prepara per la fuga in montagna, ma
Dalla Volta.
Da sinistra: figlio Adolfo per la loro attività nella notte tra il 2 e il 3 dicembre del
Federico, commerciale, ma anche perché 1943, insieme al figlio Alberto, viene
Iolanda Rietti, “quando nella nostra provincia la lotta rastrellato dalla Polizia della Repubblica
Alessandro di classe infuriava, Adolfo dalla Volta di Salò e deportato ad Auschwitz.14
Dalla Volta, praticò la collaborazione di classe con Durante la deportazione Alberto
Sergio,
(Roncegno, il suo personale”. Viene presentata la stringe amicizia con Primo Levi.
Trento, moglie di Adolfo,Virginia Medici, come Dopo il loro arresto, anche Emma
settembre “esempio magnifico di ogni virtù” nel e Paolo sono catturati, ma poco dopo
1937). campo del lavoro e fra le pareti rilasciati, poiché Paolo è malato di
domestiche. È ricordata inoltre la tifo e alla madre è concesso di
partecipazione dei loro figli alla Prima rimanere con lui per poterlo assistere.
guerra mondiale. Paolo guarisce e insieme alla madre
Giuseppe, mutilato di guerra, ha un riesce a fuggire e a nascondersi in
figlio di nome Carlo, che è l'unico a montagna.
riprendere nel dopoguerra il Ritornato da Auschwitz, Primo Levi
commercio dei tessuti della famiglia (è testimonia la morte di Guido avvenuta
citato nel 1957 come socio del Lions in seguito ad una selezione nel campo
club di Mantova, nella categoria di concentramento. Si incontra con
Commercio di tessuti).13 Emma e Paolo, per comunicare la
Giulio, la moglie Emma Castelletti, triste verità sulla sorte dei loro cari, che
di origine ebraiche e i due loro figli, erano ritenuti ancora dispersi.
13 Tutte le informazioni sui figli di Adolfo sono state fornite da Maurizia Dalla Volta, nipote di Alessandro.
14 Le notizie su Guido ed Alberto sono reperibili in C. Angier, Il doppio legame. Vita di Primo Levi,
Mondadori, Milano, 2004.
13
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 14
Monografia
15 Lettera inviata alla Prof.ssa A.Grasselli del 06/02/2014 dall’Archivio di Stato di Modena.
14
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 15
BSRODO
diERPE
Alessandro Dalla Volta. Alessandro Dalla Volta collaborò in
numerosi progetti, in particolare si
Note biografiche ricorda il Trattato di Semeiotica medica
CHIARA ILLICE di Viola, la grossa monografia sul linfo-
VALENTINA GOSTOLI granuloma maligno e il Trattato di
Medicina di Cecconi riguardo le malat-
Alessandro Dalla Volta (Mantova, tie dell’intestino. Nel 1934 ebbe l’inca-
1893-Padova,1977) d’origine e di fami- rico di Patologia speciale Medica e
glia mantovane, superati brillantemente Metodologia clinica all’Università di
gli studi classici, frequentò a Bologna la Modena e nel 1935 divenne professore
Facoltà di Medicina e Chirurgia. A causa straordinario. Due anni dopo passò a
della Prima Guerra mondiale fu costretto dirigere la Clinica medica di Modena e
a sospendere gli studi e a frequentare vi rimase fino al settembre del 1943.
l’Università castrense di San Giorgio di Con lo scoppio della Seconda guerra
Nogaro; prestò servizio per venti mesi in mondiale, tutti gli effettivi della Clinica
reparti di prima linea come aspirante furono chiamati alle armi e, a costituire
medico e, congedato, si laureò a pieni tutto il personale medico di Dalla Volta,
voti con lode il 1º luglio 1919. rimasero solo in due: l’Assistente anzia-
Entrò subito nell’Istituto di Patologia no Rivasi e Carlo Dal Co. Il ritratto che
generale diretto dai Professori Tizzoni e Dal Co fa del suo maestro è importante
Vernoni e vi rimase per un biennio. per capire la personalità di Alessandro
Nonostante fosse legato da profonda e Dalla Volta.
duratura amicizia al Prof. Vernoni, scel-
Nel lavoro diagnostico D.V. perdeva
se definitivamente la Medicina clinica e qualsiasi nozione del tempo, tutto preso
frequentò per un anno l’Ospedale com’era dall’interesse dell’analisi clinica
Charitè di Berlino, diretto dal Prof. e tutto teso alla ricerca dei fenomeni sui
Krauss. Il 1º gennaio 1922 fu chiama- quali costruire la diagnosi. […] I suoi
to a Bologna e nominato Assistente occhi vivissimi e penetranti superavano
effettivo da Giacinto Viola, direttore la barriera della materia e sapevano sca-
della cattedra di Clinica medica vare nella profondità della psiche del
soggetto, che non tralasciava mai di
dell’Università bolognese. indagare, perché era profondamente
La Clinica medica bolognese era convinto dell’importanza del fattore psi-
uno degli istituti universitari più vivi e chico nel determinismo del quadro clini-
ricchi di fermenti, affollato di giovani co della malattia. […] Quando Egli inda-
studiosi. Nacque in quegli anni la Scuola gava il corpo del malato, le Sue mani
costituzionalista. Essa cercava di stabili- quasi lo accarezzavano con mosse trepi-
de, caste, sicure […]. L’eleganza del
re i rapporti esistenti tra la costituzione gesto di D.V. non nasceva da un com-
dell’individuo, le diverse maniere e i dif- piacimento estetico, ma dal profondo
ferenti aspetti clinici che le malattie pos- rispetto ed amore che Egli aveva per il
sono presentare nei singoli soggetti: malato.[…] Accoglieva ed accettava
tutto ciò che veniva dal malato, anche
Compito reale della Medicina – ha scrit- gli aspetti più secondari e le manifesta-
to Viola – non è quello di conoscere, zioni più ripugnanti. Tutto ciò per lui
curare e prevenire le malattie, ma quello era importante e tutto doveva essere
di conoscere l’individuo prima che si studiato con la massima attenzione e
formi la malattia e curare il malato indi- con la massima considerazione.17
vidualmente e non mai la malattia in
modo generico.16
Anche negli anni della guerra
Alessandro Dalla Volta continuò a stu-
A questi principi Alessandro Dalla diare, dedicandosi in particolare alla dia-
Volta credeva profondamente. gnostica dei tumori polmonari, alla fisio-
16 Carlo dal Co, Commemorazione di Alessandro Dalla Volta, in Atti dell’Istituto Veneto di Scienze,
Lettere ed Arti, Tomo CXXXVII (1978-79), Parte generale e Atti ufficiali, p. 2.
17 Ivi, pp. 4,5.
15
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 16
Monografia
18 Il manoscritto, senza titolo, di quattro pagine scritte a matita è conservato nell’archivio della famiglia di
Sergio Dalla Volta.
19 Carlo Dal Co, op.cit., p. 8.
16
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 17
BSRODO
diERPE
Il salvataggio di Alessandro Dalla Volta
e della sua famiglia
ALICE ALESSANDRA, VERA MODUGNO, MATILDE MARCHI
La famiglia di Alessandro Dalla come soluzione per liberarlo la sua
Volta negli anni della guerra risiedeva espulsione dall’università per indegnità
nella casa di campagna, a San Martino ed antifascismo.
di Mugnano (frazione del comune di Il figlio Sergio riferisce che “aveva
Modena). gli ordini di non frequentare molta
Il Dalla Volta nel settembre 1943 fu gente. Le sole persone che ci hanno
ingiustamente incolpato di essere stato frequentato sono gli amici dei miei
il promotore di un ordine del giorno genitori, che è il marchese
inneggiante alla caduta del fascismo Montecuccoli e sua moglie, che
discusso e votato alla facoltà di medici- avevano la campagna vicino a noi”,20 a
na e il 10 ottobre, come è stato già Baggiovara. I Montecuccoli svolsero un
riferito, fu incarcerato per la prima ruolo importante nel salvataggio della
volta. Liberato, fu di nuovo arrestato. famiglia Dalla Volta. In questo
Grazie all’intervento del cognato momento iniziale accettarono di
Ferdinando Rietti presso il ministro custodire un baule con abiti e oggetti di
della pubblica istruzione Biggini si trovò valore presso la loro abitazione,
operazione non priva di rischi,
Mario
Monterumici poiché nella loro casa di campagna
in una foto era stata installata un’officina della
dei primi anni Wermacht, tanto che la signora e la
‘40. domestica andarono di notte, in
preda all’ansia, a staccare dai vestiti
tutte le etichette.21
La situazione per i Dalla Volta
divenne pericolosa quando i
tedeschi, che erano alloggiati nella
loro abitazione, se ne andarono e i
Dalla Volta restarono senza
protezione. Sergio Dalla Volta
ricorda che “un pomeriggio è
arrivato un soldato tedesco con una
lettera del comandante […] che ci
consigliavano di andarcene”.
A questo punto entra in scena
Raffaele Poli, di cui si definirà
meglio l’identità in seguito, che si
fece carico della famiglia Dalla
Volta, conducendoli in auto a casa
sua. Sergio Dalla Volta ricorda di
essere stato portato a casa di Poli a
Medicina, dove rimase per circa
dieci giorni e poi di essere stato
condotto nell’abitazione di Poli a
Bologna, in via Orfeo. Fu sempre
20 L’intervista a Sergio Dalla Volta rilasciata il 27/12/2013 presso la sua abitazione di Padova è reperibile
a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=0eXGF3dE2MQ.
21 Mail di Maurizia Dalla Volta alla Prof.ssa Antonia Grasselli del 22/12/2013.
17
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 18
Monografia
22 Intervista a Bianca Poli rilasciata il 27/02/2014 presso la sua abitazione a Boara Polesine (Treviso).
18
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 19
BSRODO
ERPE
di
dalla domestica Amedea Puccetti di il fratello?
Camugnano. Il prof. Dalla Volta Si, mio padre un po’ c’era e un po’
andava a trovare la famiglia era in Veneto.
abbastanza spesso e senza troppe E quando vi veniva a trovare,
precauzioni. La vita in casa era, veniva di nascosto, magari di notte?
comunque, una vita da reclusi. Anche di giorno, c’era il fronte lì
Si riporta a questo punto parte vicino e non guardavano molto a
dell’intervista a Sergio Dalla Volta: queste cose.
Lei cosa pensava nei mesi chiusi
E tutti questi mesi le giornate in casa?
come le passavate? Avete dovuto Speravo che gli inglesi arrivassero
interrompere gli studi? presto! (ride)
No, studiavamo. Io facevo la Radio Londra la ascoltavate?
seconda liceo e mio fratello la quinta Si, anche prima la ascoltavamo
ginnasio, ci hanno fornito dei libri e quando eravamo in campagna.
abbiamo studiato. E quando siete usciti per la
Maurizia Dalla Volta: e facevate prima volta, il 21 aprile, vi siete
ginnastica, mi hai detto, con un accorti da soli che erano arrivati gli
manuale svedese. americani o qualcuno vi ha
Si, ma perchè avevamo un avvisato?
appartamento grande con una terrazza Abbiamo sentito gli ultimi giorni
in via Guido Reni. che le cannonate erano diventate più
E per il cibo? Suppongo che vicine, perché l’VIII Armata aveva
qualcuno vi sfondato il fronte
portasse da della Linea
Nazzarena mangiare… Gotica e durante
Castellari
(Medicina, Andava la la notte avevamo
4 aprile 2014). donna di sentito il
servizio che è movimento dei
voluta venire tedeschi che se
con noi, che ne andavano e la
era della mattina abbiamo
provincia di visto gli anglo
Bologna e che americani. Gli
si chiamava inglesi non li
Amedea abbiamo mai
Puccetti. Era visti perché
in casa nostra erano entrati da
da vent’anni. un’altra parte.
Era di [….]
Camugnano, Maurizia
che è tra Dalla Volta:
Bologna e papà mi hai
Firenze mi raccontato che
pare, vicino a quando sei uscito
Pianoro deve per la prima
essere. volta avevi la
Quindi i contatti con l’esterno li impressione che ti cadessero le case
teneva la vostra domestica: uscire, addosso.
far la spesa, magari anche le Altro che, dopo tutti quei mesi che
comunicazioni. E lei in tutti questi non uscivo quando abbiamo visto
mesi è rimasto con la madre e con l’arrivo degli americani mi sembrava
19
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 20
Monografia
23 Intervista a Giuseppe Argentesi rilasciata il 10/02/214 presso il Liceo scientifico “E. Fermi”.
24 Intervista a Bianca Poli, cit.
25 L. Bergonzini, La resistenza a Bologna: testimonianze e documenti, Istituto per la storia di Bologna,
Bologna, p. 520.
26 Giuseppe Argentesi, Gennaro Solofrizzo: la zona grigia, in Brodo di Serpe - Miscellanea di cose
medicinesi, Pro Loco di Medicina, Numero 2, Settembre 2004.
20
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 21
BSRODO
diERPE
Quanto a Raffaele Poli, la cui coinvolgimento di Mario Monterumisi
attività andrebbe meglio esplorata e nel salvataggio di Alessandro Dalla
riconosciuta, oltre al ruolo di raccordo Volta.
sistematico tra Solofrizzo e
l’antifascismo locale, la nota difensiva I nostri ricordi sul professor Dalla Volta
lo definisce come “il tramite tra il CLN comprendono anche un giorno in cui a
clandestino di Medicina e quello di Bologna uscirono tutti e due indenni da
un bombardamento. Dopo la guerra il
Bologna e nella sua casa qui di professore aveva predisposto il ricovero
Bologna era installata la a Padova di nostro nonno Ulisse, ma il
radiotrasmittente clandestina in nonno non volle sottoporsi
comunicazione con il comando della all’intervento chirurgico.33
5ª Armata Alleata”.27
Giuseppe Argentesi, nell’intervista
rilasciata, dichiara che non risulta che
Osservazioni
Poli abbia mai partecipato attivamente conclusive
ad alcun partito politico, in particolare
di sinistra, ma che “...era uno spirito La ricostruzione dell’azione di
libero, una persona in grado di salvataggio del prof. Alessandro Dalla
ragionare”, una persona che dimostrò Volta e della sua famiglia nei suoi
molto coraggio, quando, ritornato tempi, nei suoi spostamenti e nei suoi
Orlando Argentesi dal confino, tenne protagonisti, è stata per noi come
con lui un rapporto di amicizia molto aprire una finestra sulla vita quotidiana
intensa. di tanta gente comune negli anni della
Anche Mario Monterumici Seconda guerra mondiale.
(Medicina, 1899-1967)28 è una figura La famiglia Dalla Volta si è
che meriterebbe di essere potuta salvare innanzitutto grazie
maggiormente conosciuta. alle conoscenze personali del
Combattente nella Prima Guerra professor Alessandro, alla dedizione
Mondiale, repubblicano “affascinato della sua anziana domestica,
dalla fede mazziniana”29 non aderì mai all’intervento tempestivo di
al fascismo, “imprigionato e portato a personaggi come Raffaele Poli,
San Giovanni in Monte dai tedeschi”30 legati e coinvolti nella rete
partecipò alla lotta partigiana, fece clandestina della Resistenza.
parte del CLN di Medicina (dove Emerge una società civile tutt’altro
conobbe sicuramente Poli) come che passiva e succube all’invasore e al
rappresentante del partito fascismo repubblichino. In fondo,
repubblicano31, divenendo assessore anche questa storia può confermare il
della prima Giunta comunale insediata fatto che il salvataggio degli ebrei in
nell’aprile 194532. Italia fu un’azione corale, non di pochi
Quest’attività politica con la individui che seppero rischiare,
conseguente conoscenza degli altri storicamente comprensibile solo se
esponenti antifascisti di Medicina, collocata all’interno di quella che è
conferisce un fondamento di verità ai stata definita, a ragione, la resistenza
ricordi della famiglia sul civile del popolo italiano.
21
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 22
Monografia
22
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 23
BSRODO
diERPE
assumeva
invece una
personalità dai
caratteri ben
definiti, di
grande
spessore
umano ed
etico,
competenze
Uno studente
professionali
italiano e ed
uno studente articolazione
polacco politica. Dato
depongono questo
una corona
davanti importante
all’altare per me, ma
del Cimitero anche per
polacco mio padre che
di Bologna (18 come
marzo 2014).
ragazzino non
aveva avuto Pardo della comunità ebraica di
l’opportunità, la possibilità di Bologna e, iscrivendola in un contesto
rendersene conto. Come anche storico – didattico, desiderava, insieme
importante lo scoprire che Poli si ad alcuni studenti, incontrare ed
iscriveva in una rete di resistenza civile intervistare mio padre.
a Medicina e a Bologna, a cui Perbacco, quindi non solo la
rendiamo omaggio con riconoscenza. vicenda familiare aveva ricevuto un
Ancor più perché vorrei, a questo riscontro esterno, oggettivo, ma ora
proposito, aprire una parentesi. anche un valore storico! Ne parlai con
Riflettendo ora, con gli occhi di adulta, mio padre che accettò subito, forse un
su questo episodio familiare me ne po’ stupito anche lui, un incontro.
colpisce un aspetto importante ed Sorpresi, piacevolmente, che un fatto
impressionante, comune peraltro a privato, una cosa che si era stati solo
tante vicende simili: quello del doversi costretti a subire, senza dargli un
sempre fidare per la propria nome, avesse invece una valenza più
sopravvivenza di persone che non si vasta.
conoscono o si conoscono appena. Dicevo invece della riserva già
notata in mio padre a parlare delle
La storia e i suoi personaggi proprie origini ebraiche (con
avevano assunto maggiore concretezza atteggiamento ambivalente tuttavia,
e riscontro esterno, cosa importante ricordo il suo entusiasmo per il
per noi anche psicologicamente. giovane stato di Israele e del denaro
Tuttavia non sembrava che con gli mandato nel ‘67 e ‘73) e che si palesò
elementi acquisiti si sarebbe potuto anche durante l’intervista, mentre
andare molto più lontano, quando volonteroso era lo sforzo nel cercare di
nell’autunno 2013 ricevetti un e-mail ricordare fatti e sentimenti di quei
dalla prof.ssa Grasselli. La prof.ssa lunghi dieci mesi di nascondimento: gli
Antonia Grasselli era venuta a studi, la ginnastica, l’ansia e anche la
conoscenza della fuga e contentezza per i bombardamenti,
nascondimento del nonno Alessandro malgrado non potessero ripararsi nei
e della sua famiglia dall’ing. Lucio rifugi, poiché significavano l’avanzata
23
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 24
Monografia
24
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 25
BSRODO
diERPE
informazioni
raccolte
delineavano la
vicenda con ben
maggiore chiarezza,
salvo quel “buco” di
come possano
essere andate le
cose nel ‘38, che
forse non sapremo
mai. E, fatto molto
importante per me,
aveva acquisito
maggior precisione
anche la mia storia
familiare, le radici a
cui potersi
ricollegare, perché,
come dice Rilke
“noi non amiamo
come i fiori,
attingendo da
un’annata
soltanto…”.
25
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 26
LA STORIA
DELLE
NOSTRE
PAROLE
di LUCIANO CATTANI
26
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 27
BSRODO
diERPE
Pirått d’arvérs - Persona che contrad-
dice continuamente e che ha una sua
spiegazione su qualunque argomento. È
probabile che il personaggio sia esistito
“Pieretto Roversi”, ma il detto gioca sul
fatto che arvérs significa il “rovescio”
di ogni cosa.
Pataca - 1 bugia o bubbola; 2 moneta
o medaglia assolutamente falsa e
quindi una fregatura; 3 un pataca (dal
parlare romagnolo) è un soggetto che
si atteggia a sapiente o che vive al
disopra delle proprie possibilità, spesso
decisamente ridicolo.
L’etimologia della parola è incerta.
Puièna - Da poiana dal latino polliana
che deriva da pullus cioè “gallinaccio” Patacòn - Persona non affidabile
o “poleo”. Era chiamato puièna perché piena di bugie.
l’attrezzo a forma triangolare che, Paniròn - Grosso cesto con manici
trainato da buoi o dal trattore, serviva fatto di vimini intrecciati, utilizzato in
per aprire la strada innevata (fèr la campagna per vari usi talora usato per
råtta). Detta la puièna perché ricorda deporvi un neonato a modo di culla. È
l’apertura alare, a triangolo, della accrescitivo di “paniere” che però ha
poiana. un unico manico, Dal latino panarium,
cesto per il pane.
Pituchén - Quisquilie, cose
insignificanti, inezie, però sufficienti, Prit - Prit cun la stanela: sacerdote,
talora a discussioni o recriminazioni. prete. Scaldaletto di legno con base di
Brisa ster a guarder o a fèr ches a latta che, messo sotto le coperte
tott i pituchén! (non stare a ospitava lo scaldino con le braci (la
sottolineare tutte le frasi se dette in sóra). Il prete e la suora sono associati
maniera superficiale). Derivata da per questa funzione in maniera
“pitocco”, in greco ptochòs: scherzosa. “Prete” dal latino tardo
mendicante, ma anche un poveraccio. presbytèrium che è dal greco
presbyteros; più anziano.
Pastròc - Cosa riuscita male
soprattutto in cucina, ma anche in Pruvén - Termometro per misurare la
politica o negli affari. Dal veneto temperatura corporea (la fivra) di vetro
pastrocio, e variante di pasticcio che con ampolla di mercurio. Dal latino
all’inizio si riferiva a opera letteraria o probare, trovare una cosa buona:
musicale ricavata dalla scopiazzatura di probus cioè affidabile.
altre già esistenti ed estesa alla cucina Paiàz - 1 – Pagliaccio, materasso
per indicare pasta ricavata da riempito con paglia o cartocci di
ingredienti non sempre legittimi. frumentone fuión; 2 – Spaventapasseri;
Perasò - Persona addetta a incitare la sagoma di un uomo con indumenti
buoi o animali da tiro con frusta o con pieni di paglia; 3 – Pagliaccio, persona
voci di minaccia. Spesso il bovaro che senza carattere, non affidabile.
portava animali al mercato boario. Paiól - Deformazione del collo che
Dal latino parare con significato anche risulta ingrossato e flaccido.
di mandare avanti, condurre. Sembra Da “pagliolaia”: la giogaia dei
che il cognome “Paratore” derivi da ruminanti: dal latino palearia, derivato
questa funzione. da palèa, bargiglio.
27
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 28
CENNI
DI TOPONOMASTICA
MEDICINESE
Strade e nomi di fondi o micro toponimi
di LUCIANO CATTANI
Via Medesano - (al medsèn). In
passato dalla Via San Vitale fino alla
chiusa della Pianta (un guado sul
Sillaro); portava alla “Massa del
Medesano” passando da San Martino
(frazione di Medicina) sull’antica “Via
del letto” cioè la via che occupava
l’antico letto del fiume Sillaro, prima
dello spostamento del fiume oltre
Castel Guelfo, da cui derivò il
territorio. La denominazione
“Medesano” (ora divisa in superiore e
inferiore) sembra da riferire a una via
di mezzo (come Mediolanum: Milano)
ed è verosimile che le sia derivata da
“Medicina” che secondo alcuni
significherebbe “Terra media” (tra la
terra all’asciutto e la terra in palude).
Via Roslè - (al Roslè): nelle antiche
carte è nominato Arslè, forse Arznén:
Arginello. Un fondo Arginello si trova
verso ovest dell’attuale strada. La
strada partiva dalla Via San Vitale e in
località “La Fabbrica” si trova tuttora
una grossa parcella di terreno
denominata “Birozzana - Roslè” che si
situa a nord e a sud della Via San
Vitale (la strè måstra) e interessa gran
parte della Via Sant’Anna.
Via Abbondanza - (la Vi
dl’Abundènza). Da Via del Piano alla
Via del Canale in coincidenza con il
Mulino Nuovo. Abbondanza era la
denominazione che si dava alla sede
dell’Annona e Magazzini annonari nel
Medioevo e anche a Roma l’Annona
riguardava i rifornimenti alimentari,
specie grano “per un anno”.
28
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 29
BSRODO
diERPE
Via dell’Amore - (Vi dl’Amaur). Fasanini) e si dirige verso
“Amore” è arrivato quando i cartografi Via dell’Olmo e Via Fiorentina.
hanno tradotto in italiano la
denominazione dialettale Vi dal Maur, Via del Vigo - Parte da Via
cioè Via del Moro o Gelso. La strada Fiorentina in località Villa Fontana.
che parte da Via Guazzaloca aveva, Il nome è da riferire forse alla famiglia
infatti, al suo inizio un Moro secolare Vighi, assieme ai Fasanini, cognomi
ed una Madonnina (il gelso è spesso presenti sui registri notarili di
scomparso, la Madonna, rifatta, esiste Bologna e sui registri di Monti di
ancora) e continua incontrando varie Pietà.
strade (di cui parleremo): Via Tombazza - (la Tumbaza): località
Castrizzara, Via Erbosa fino a Via a ovest di Via del Canale sulla Via
Nuova dove ha termine. Guazzaloca. La “Tomba” è frequente
Nella pagina
a fianco: Via Guazzaloca - (Sguazaloca). denominazione di località elevate,
Via Medesano Parte dalla chiesa di Ganzanigo, noto attorno a cui è stata fatta bonifica delle
vista da ab antiquo come Vicus Cantianicus o paludi, divenuta successivamente
Crocetta. Campus aucarius; Canzianus sarebbe podere agricolo o insediamento di
(Da “Medicina
una Terra”, un nome di origine germanica (soldato case. Dal latino tumba (cumulo di
2006-2007). veterano?) e in tedesco canz - ganz terreno) come le “Monte”, verso Selva
vuole dire appunto “oca” come Malvezzi o anche tumulo funerario
aucarius in latino vuol dire oca, delle (ma non è questo il caso).
oche. Non è certo che le cose siano
andate così, però l’ipotesi è molto Barletta - (la Barlåtta): deriva dal
intrigante! latino medievale barléda o berléda e
indicava una lingua di terra o spazio
Via Montanara - Da Via Sillaro non coltivato perché vi si
agli stradelli guelfi affiancato al corso incontravano due corsi d’acqua; nel
d’acqua Montanara, lambisce i resti del caso nostro la fossa di Medicina
castello bolognese San Polo (in Via proveniente da sud e il canale di
Ripola) passando per il Picchio. È Medicina da ovest (dopo il mulino
molto probabile che essendo in Gordini) all’altezza della Via San
direzione di Imola si incontrasse con la Vitale. Si osserva che il toponimo
Via Montanara imolese e che, “Bertalia” di Reno ha la stessa origine
costeggiando il Santerno, raggiungesse e che in dialetto bolognese barlaida
l’Appennino romagnolo e significa golena (Magnèr in barlaida -
successivamente la Toscana evitando la pranzare in trattoria lungo il Reno).
montagna bolognese.
La Pesarina - (la Psarina o
Via Vellaneta - (la Vlanaida): Bsarina). Un piccolo corso d’acqua
parte dalla Via Montanara e si dirige attualmente sparito alla vista fuori le
verso Castel Guelfo. La denominazione mura orientali. Il nome deriva da
è da riferire a coltivazioni o siepi di Apsarina o Aposarina con
nocciole (“Avellane”: il nome botanico denominazioni consimili: a Bologna
è avellana corylus, le nostre clur). Aposa, Aposazza, Avesella, a Imola
Detta anche Villaneta - Vellaneda. Apsa o Appia, Avesa o Ausa nel
N.B. le denominazioni di strade di Riminese e a San Marino.
derivazione botanica erano e sono La radice della parola, di origine
molto frequenti: vedi Farneto (farnie), indoeuropea è Ab - Ap con significato
Querceto (querce), Olmeto (olmo), di acqua - fiume, corso d’acqua (Pangi
Frassineto (frassino). - Ab 5 fiumi), Abano (antico Apona)
Via Fasanina - Parte dalla Ab: acqua in lingua persiana e in
Fasanina (palazzo della famiglia lingua romena.
29
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 30
QUANDO
NON CI SI
AFFIDAVA ALLA
“PASTIGLINA”
di GIULIANA GRANDI
30
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 31
BSRODO
ERPE
di
modo in un angolo parvìd che scompariva.
qualcuno, specialmente uomo, an “Mó ch’al fóss pó pròpi vèira?”
sbarlucéss ed sott’òcc. “Sé, sé”, anche oggi c’è chi sta
Anche in paese c’era qualche facendo esperienza diretta delle
strolga che aveva una certa clientela, segnature.
mó vrivèt po’ mèttar: la Sampira l’ira Le paure erano tante rispetto
una professoråssa dla strulghìsia. agl’instariarì… Guai a lasciare fuori,
Queste donne sapevano fare i stesi, di notte gli indumenti lavati. Se al
pgnatén, i filtri d’amore, le fatture. “Et mattino ti accorgevi che erano rimasti
vést che l’ambraus dla Marièna l’é tutta la notte all’aria aperta: “Alé, adès
turnè da lia”. “Bèla forza, l’ a iè fat as capita sicur quèl ed brótt”; la
al pgnatén! L’è po’ ciapè da clètra un famiglia si metteva in apprensione e,
fruntén in piaza, da fela vargugnèr”. dopo avere lavato di nuovo e sguré
Più difficile era far bere al poveretto pulid tutto, sènza fèr tènt panigélli,
il liquido preparato dalla chiromante. qualcuno di casa andava da un’altra
Siccome esisteva spesso una
certa complicità tra figlia e
madre, veniva affidato l’incarico
dell’operazione a quest’ultima.
“Vriv un bichirén ed rusoli o av
fàghia un Karcadè”?
Furtivamente, si versava un po’
del liquido preparato nel
bicchiere o nella tazza e… via;
non c’era che da aspettare
l’effetto desiderato. Se non
succedeva niente, póvra
stròlga… con il passaparola
perdeva la stima delle clienti.
“Mia andèr da chicalè che la fè
sàul quåll c’al fé Barbén a
ziina, cioè gninti!”
Si credeva molto allora alle
instariarì; se le situazioni da
affrontare erano particolarmente
gravi, si ricorreva a qualche
persona che si diceva possedesse
poteri particolari per le
guarigioni o par sbruièr la ‘rea
matassa’, cioè i problemi più
intricati e trovare al có dla
gavåtta. Questi poteri, si diceva,
venivano poi lasciati in eredità ai
figli. “Ec fata ròba! Gnènc da
cråddar”.
31
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 32
qualcosa di soddisfazione
strano e di dell’interrogante.
anomalo, Uno sguardo
potevi star al Cielo, in tutte
sicura che queste situazioni,
qualcuno ti c’era però
aveva fatto sempre. Ad
la “fattura”. esempio, ti
Mia nonna, poteva venire
ogni tanto, consigliato di far
faceva benedire le
l’operazione magliette che
dei cuscini e indossavi o
affermava di recitare un certo
avere numero ed
trovato Patèr in chiesa,
spesso degli agglomerati di piume dalle davanti alla cappella del Sacro Cuore o
forme più strane. Si andava allora da di pregare in quella della Madonna del
una strolga per farsi spiegare l’enigma Rosario.
e prendere le dovute precauzioni. Alcune donne di una certa età
A quei tempi, si credeva molto recitavano in chiesa, silenziosamente,
nell’esistenza di fantasmi. “Ció, in cla per conto di altri, dietro un piccolo
chè alè a si vådd; stènni bèn luntèn”. compenso, le preghiere: “Vó ch’a si
Non si sapeva bene che cosa fossero i pió dåggna ed mé, Tugnina, fim bèn
fantasmi, ma, solo a sentirne st’al piasàir”. La committente
pronunciare il nome, ti prendeva un chiedeva, dopo alcuni giorni, com’era
grèn tichi tòchi, c’era sempre andata la preghiera. “Propi bèn, a
qualcuno che raccontava la sua n’ho avù inción intòpp e a nun son
esperienza diretta: li aveva visti! mai distrata”.
Quando si passava per un luogo Allora si era contenti e si poteva
buio dove non c’era anima viva, si sperare in un buon esito finale. Erano
cercava di fare presto, anzi prestissimo, queste le anziane che frequentavano
perché ti veniva una grèn batrì ed cór quotidianamente le funzioni religiose,
e vedevi anche quello che non c’era: la ma Nostro Signore era costretto ad
pòra la féva i cinén. accontentarsi perché, quando
In paese c’era anche la possibilità di recitavano le preghiere e si associavano
farsi interpretare i sogni: si cercava la a tutti gli altri nel canto, ti potevano
Maria, che s’incontrava per strada o al saltar fuori, nel Padre Nostro, ad
Canale dove, mentre veniva lavata la esempio, con un ch’at végna regnun
biancheria, si chiedeva il significato di tuum e il Kirie elèison poteva
quello che si era recentemente diventare chi è alè insò.
sognato. “Puvrìna, a i hò un grèn Oggi l’aiuto per stare un po’
guai, mó bisòggna ch’at dégga ch’lé tranquilli nei momenti difficili della vita
un insónni dimondi poc bèl; bisòggna lo chiediamo alle pastiglie o a qualche
t’at prepara”. La richiedente rimaneva intruglio studiato scientificamente. “A i
muta, seria perché la Maria era brava e ho al sistema narvàus, bisoggna ch’a
ci prendeva sempre. “Però ala fén tóia la mi pastiglina”, con la speranza
t’purtarè vitória, stè pur tranquèlla”. “cl’at vaga fata bèn”, perché il mondo
Una buona parola finale, anche nei non è sempre stabié pulìd e se non lo
casi più inquietanti, la Maria la diceva sai prendere per il suo verso, così
sempre; se poi l’interpretazione era come viene, “piz par té… e bóna nòt
positiva, sapeva partecipare alla sunadùr!”
32
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 33
BSRODO
diERPE
STORIE DI BRODA
E DI BRODAGLIE
di AMATO SERRANTONI
33
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 34
34
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 35
BSRODO
diERPE
Nella foto, in Bologna. Però la mamma, per il paese
alto a sinistra: Marì ed Fiurintén, aveva risorse
Gianni
Marighella, illimitate. Era riuscita a collocare
Amato presso un contadino di buon cuore un
Serrantoni, maiale all’ingrasso; era poco fuori dal
Marco paese sulla strada per San Martino.
Galvani;
in basso: Mia madre vi ci si recava spesso col
Diego secchio pieno di avanzi. Quel giorno
Callegari, non ricordo perché, non potendo,
Luigi (Gino) incaricò me di portare il secchio a
Galvani, destinazione.
Antonio Zini
(anni ‘50). Ascoltate tutte le raccomandazioni
mi accinsi all’incarico, mettendoci però
anche del mio. Presi la bicicletta di mia
zia e infilai il secchio, pieno per una
buona metà, nella parte destra del
manubrio e trovandolo non faticoso
ciondolai sui pedali verso la meta. A
quell’età, fra i sette e gli otto anni o si
pedalava in equilibrio o si stava seduti
sul sellino sfruttando l’abbrivio; le
gambe non erano abbastanza lunghe
per entrambe le cose. Arrivato di
fianco a Gunela vidi un elegante
ufficiale tedesco impettito davanti alla
drugherì ed Cavrèra. Per niente
impressionato cominciai a curvare a
sinistra per aggirare il teatro; o per
essere più preciso tentai di curvare
perché per il peso del secchio il
manubrio non ne voleva sapere, aveva
preso di mira l’ufficiale.
Nella pagina Con uno sforzo disperato proprio tudesch”(3). Fui invaso forse per la
a fianco: all’ultimo metro riuscii ad evitarlo prima volta da un forte senso di
illustrazione
per l’amico passandogli con la ruota davanti sulla responsabilità: stavo mettendo a
Amato punta degli stivali. Quante volte poi rischio il nutrimento di tutti. Era noto
del noto nella mente ho rivisto quegli attimi che stalle e porcilaie erano oggetto di
pittore analizzandoli anche alla luce delle razzie quotidiane. Feci una lunga serie
bolognese
Lorenzo
successive conoscenze. Lo strattone di deviazioni sempre controllandomi
Ceregato. aveva costretto parte del contenuto ad alle spalle.
abbandonare il secchio, ad innalzarsi e Rimasi acquattato con secchio e
passare per qualche attimo da preda bicicletta sul fondo di un alto fosso
della forza di gravità a quella centrifuga prima di imboccare il cancello del
ed ad atterrare fuori di casa. contadino. Rimasi in apprensione per
Ripreso a fatica controllo e velocità molti giorni evitando con cura la zona
mi voltai ed immortalai con gli occhi del crimine. Non ne parlai mai con
l’uomo impietrito con le braccia alzate nessuno; ritrovai la completa serenità
guardare l’insolita mistura colargli dai solo a macellazione avvenuta.
calzoni agli stivali. Mentre sgroppavo
disperato verso il chè lunghi una delle 1) Pressappoco: “tutta... tutta”.
raccomandazioni di mia madre assunse 2) All’incirca: “vieni… vieni da me”.
una luce nuova: “mia der in’t’ lóc ai 3) Più o meno: “Non farti notare dai tedeschi”.
35
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 36
BIBLIOTECA
D’INVERNO
Dicembre 1944
di GIOVANNA PASSIGATO
36
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 37
BSRODO
diERPE
contro il vetro sporco della finestra ad I due ammantellati si accucciarono
arco, come per attirare l’attenzione. in un angolo, le braccia strette alle
ginocchia. “Dobbiamo pisciare”,
Erano arrivati tre giorni prima, sussurrò ad un certo punto il più alto
quando ormai stava facendo buio e la dei due, piano ma con una certa
tormenta si sollevava in gelidi marosi arroganza.
di neve ghiacciata, anche se si era “Savino, portali fuori te, uno alla
solo ai primi di dicembre. Padre volta. La pistola ce l’hai?”
Remigio, il portinaio, aveva dovuto “E come no? Qua sotto il
fare un enorme sforzo per aprire sotto maglione.”
le raffiche la porticina del convento, e Quando i due tornarono, il secondo
neanche era riuscito a contare i prigioniero, una creatura sparuta dal
forestieri per bene fino a che non si livido cranio malrasato, si alzò in piedi
erano accomodati nel vestibolo, stretti a fatica, appoggiandosi al muro.
l’uno all’altro come animali. “Aspetta, questa l’accompagno io”,
“Che Iddio abbia compassione di disse brusco quello con la barba che si
voi! Ma in quanti siete?” faceva chiamare Anteo. Nessuno osò
“In sei, fratello. Noi quattro, e quei fare battute.
due là. Camminiamo da otto ore. E Per abitudinaria cautela, Anteo
non abbiamo mangiato da ieri.” stette a guardare la donna che cercava
“Restate qui, devo parlare con di abbassarsi i calzoni senza farsi
l’abate. Ma cos’avete sotto i mantelli? vedere, poi subitamente si rese conto
Che roba è? Fucili? Per l’amor di Dio, dell’imbarazzo di lei, e soprattutto del
metteteli subito giù, non potete stare proprio, e si girò verso il muro
in un convento con le armi...” aspettando che si ricomponesse. Il
“Ah no? vedremo!” sbottò il più vento fischiava oltre il muro del cortile.
giovane. Ma il grosso uomo barbuto
che pareva il capo gli aveva già sfilato Durante la notte la tormenta era
la mitraglietta dalla spalla lasciandola cessata. Il vento non sibilava più e non
cadere a terra. Poi gli altri lo imitarono c’era nemmeno quel tenue sospiro
ammucchiando le armi in un angolo. Il della neve che cade. Savino, che non
padre guardiano le coperse subito con riusciva a dormire, inquieto per la
una corba: “Le nasconderemo da curiosa piega che avevano preso gli
qualche parte.” eventi, fu sommerso dal silenzio delle
“E quelli?” chiese poi accennando cose, un silenzio disteso e infinito,
alle due figure infagottate in una innaturale. Il ragazzo pensò che
coperta semilacera che non si erano doveva essere così, quando si è morti.
ancora mosse. Formavano un’unica Dalla mancanza del russare capì che
ombra ricurva e indistinta, e non anche gli altri erano svegli, gli occhi
pareva neanche che respirassero. aperti nel buio ad ascoltare quel
“Quelli non portano niente.” silenzio.
“Sono… prigionieri?” azzardò Ma di lontano, dalla parte
padre Remigio. dell’oriente, una sorta di ansito, come
“Qualcosa del genere.” di animale che respirasse a fauci
I due con la coperta stavano in aperte dopo un inseguimento, nacque
silenzio. e prese a riempire il buio, un ansito
Li sistemarono nella legnaia. C’era vorace che aumentava di ampiezza, di
un buon odore di essenze, un’intera intensità. Divenne un fragore sordo e
partitura, da quello acre a quello lontano, colmo di scricchiolii indistinti,
dolciastro come di mele muffite. di piccoli schianti, di sciaguattamenti:
“Tu, Resca, ti metti lì, con Otello, enormi mandibole che trituravano e
e io qua con Savino.” divoravano la terra, gli alberi.
37
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 38
“Ma che cos’è?” borbottò Savino caduta appena un po’ più sotto di noi,
levandosi a sedere, con un lieve sulla strada per Rocca Amantina.
tremore nella voce. Il Resca si alzò e Proprio sul Passo del Redentore.”
andò alla finestrella da cui riverberava “Fratello, state dicendo che la
il chiarore della neve. strada è bloccata?”
“Una slavina. Comincia così, lo so “Dio ha voluto così”. Il monaco si
perché sono di queste parti.” strinse nelle spalle guardando Anteo
“Oddio”, fece Savino, “e dove con una certa gentile ironia. “A piedi
cadrà?” forse ci si potrebbe passare. Con
“Non qui, dal rumore mi pare che molta fatica.”
si sia formata a est, e un po’ più in “E con una moto?”
basso del convento. Scenderà a valle. L’altro neppure rispose, inarcando
Dal rumore non mi sembra gran cosa, appena le sopracciglia.
però.”
Ora il rombo era più vicino, e I due nella legnaia sbocconcellavano
crebbe accompagnato da un lentamente la loro focaccina. La donna
sottofondo infinito di scrosci schianti e aveva fatto alcune strisce dal bordo
tonfi, e dagli ululati del vento che della coperta e se ne era fasciati i piedi
investiva il fianco della montagna. Poi e i polpacci, l’uomo teneva una mano
si trasformò in qualcosa di ampio e in caldo dentro lo scollo del gilet.
vorace, un ansimare rovinoso e floscio, Raccolse con cura le briciole dalla
e si perse nella lontananza della notte. giacca e trangugiò anche quelle.
La mattina dopo, mentre facevano La donna alzò il capo verso Savino
colazione con una schiacciata di farro con uno scatto: “Ho bisogno di
e latte di pecora, padre Columba disse: pezze”, disse con una sorta di sordo
“La slavina è venuta giù dalla parete livore.
sud; purtroppo in questi giorni non ha “Ma quali pezze?”, chiese il
fatto abbastanza freddo e così lo strato ragazzo.
inferiore della neve, sgelandosi, ha “Ho capito io, che cosa le serve”,
fatto scivolare lo strato superiore. E’ borbottò Otello. “Accidenti a quando
38
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 39
BSRODO
ERPE
di
ci siamo tirati dietro una donna.” “Sarà quel che sarà”, borbottò
“Bisognerà dirglielo, ai frati, come Anteo tenendo gli occhi fissi sulla
stanno le cose”, sospirò Savino. grande croce che pendeva sul petto
“Diremo solo quello che occorre.” dell’abate.
“Però che qui c’è una donna, L’abate vide lo sguardo torvo e
bisogna dirglielo” insieme disperato dell’uomo, e
“Ma dai, che lo sanno. Mica sono lentamente coperse la croce con la sua
scemi.” mano chiazzata di macchie rugginose,
come a proteggerla.
“L’avevo capito”, disse l’abate
sorridendo appena, forse la bocca era “C’è una radio, qui?” chiese brusco
solo tirata, non era un vero sorriso. il Resca.
“Immagino che non si possa darle una Padre Gualberto scosse il capo. “Mi
sistemazione … separata da tutti voi.” dispiace. Mai avuta.”
“Diciamo così.” “C’era da immaginarselo! Porco…”
“Capisco.” “Non bestemmiare!” abbaiò Anteo.
Poi l’abate ebbe come un pensiero “Proprio te, dici così, che
improvviso, e sussurrò: “La sacramenti di continuo?”
rispetterete, vero?” “Proprio io. Non qua. Non siamo
Anteo si erse, offeso: “Che cosa bestie.”
credete? Che siamo bestie?” “Però bisogna che non ci facciano
“Non lo so”, fece l’abate, “non lo diventare, delle bestie”, borbottò il
so. Questo lo sapete solo voi. E Dio, Resca.
naturalmente.” Erano seduti attorno al camino
Poi, approfittando di quel momento nella cucina fuligginosa dove i monaci
in cui gli era parso di aver toccato una avevano loro consentito di stare
qualche corda, chiese: “Ma chi sono, perché nella legnaia faceva troppo
quei due? Potete dirmelo. A chi volete freddo. La donna si era tolta le scarpe
che lo vada a raccontare?” e protendeva verso il fuoco dei piedi
Anteo non rispose. magri. Il suo compagno masticava
“Sono importanti?” insisté l’abate. assorto una pagliuzza, guardando a
“Abbastanza. occhi socchiusi nel buio fuori dalla
“Anche la donna?” finestra.
L’uomo si strinse nelle spalle: “E allora come si fa?”, chiese
“Stava con lui.” Savino.
“E che ne farete?” “Alleviamo colombi viaggiatori”,
“Uno scambio. Tutto qua.” propose ironico l’uomo che sembrava
“Quando?” essersi ridestato all’improvviso dal suo
“Lo vedete anche voi. Quando torpore.
avremo notizie sicure. Per averle, il “Ehi! Non siamo qui per farci
passo dovrebbe essere sbloccato. Per prendere per il culo! Io a quello …”
far venir su qualcuno con la moto.” “Che vuoi fare?” Anteo aveva
“Ci vorrà tempo.” messo una mano sulla spalla del
“Questo lo sappiamo.” Resca. “Finché quei due sono qui
“E se lo scambio…”, l’abate esitò, nessuno deve toccarli. Capito?”
cercava le parole giuste per non “Sì, sì, abbiamo capito”,
rendere subito visibile ciò che stava borbottarono gli altri tre.
dietro, ciò che tutti sapevano ma non L’uomo, un tipo magro, stempiato,
volevano o potevano dire, o non molto alto, quello che chiamavano
perlomeno non ancora. “E se non Reggiani, ebbe una risatina: “Non è
riuscirete a contrattare lo scambio in che si sta incrinando la vostra autorità,
modo… soddisfacente?” caro comandante?”
39
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 40
“Zitto, te, sporco fascista!” Attorno a noi c’è solo neve e freddo e
Allora la donna si girò di scatto inverno, e dovremo stare qui, insieme,
verso di loro, e padre Gualberto vide il per parecchi giorni. Tra queste mura,
suo viso dagli zigomi alti che nel silenzio del tempo. Siamo tutti dei
spiccavano sulle gote incavate; la testa pellegrini, solo dei pellegrini. Dove
mal rasata era piccola e stretta, come andiamo lo sa solo Iddio.”
di bambino non cresciuto. Delle “Ma che cosa dite?”, sbottò il
ciocche rade ancora le coprivano il Resca, alzandosi alterato. Il lume a olio
collo. Non era bella, e forse non lo era faceva risaltare i suoi zigomi alti, la
mai stata, pensò il monaco, sorpreso piega della bocca grande e bella, le
per aver inconsciamente fatto questa gote su cui compariva l’ombra di una
profana considerazione. Come se ciò barba in crescita. Era grande,
avesse avuto importanza, in quel vigoroso, i polsi spuntavano dalle
tempo crudele. maniche della giacca troppo piccola
“Dicono che in questo convento ci per lui, chissà a chi era appartenuta.
sia una biblioteca molto antica”, “Io, per conto mio, lo so bene dove
mormorò il Reggiani, come parlando vado.”
tra sé. “Oh, ma di certo non subito!”, lo
Padre Gualberto si riscosse. “E’ canzonò Reggiani, “non fino a che il
vero. Molto antica. Ci limitiamo a passo resta bloccato.”
tenerla in ordine, per quello che Anteo anticipò lo scatto del
possiamo. La sala è fredda e umida, giovane e lo costrinse a sedere con
alcuni libri sono stati anche attaccati una mano sulla spalla. “Buono lì,
dal pesciolino d’argento.” Resca.”
“Il pesciolino che?”, sbottò Savino. “Prima che suoni compieta”, disse
“Ma dai!” padre Gualberto, “voglio raccontarvi la
“Lepisma Saccharina, della famiglia storia di questo monastero e della sua
dei Tisanuri. Uno degli insetti più biblioteca.”
antichi del mondo. Polifago: cioè che
mangia di tutto”, disse il Reggiani “Avrete già notato che questo
pedantemente, mentre si dondolava edificio corrisponde ben poco all’idea
sulla sedia all’indietro, tenendosi le che ci si fa di un monastero. Vedete
mani dietro la nuca.. che non c’è neanche il chiostro, solo
“Vuoi sbatterci in faccia che siamo un cortiletto con il pozzo. E infatti
degli ignoranti, vero?”, esclamò Anteo. questo agli inizi non era un monastero,
“Oh, nessuna intenzione, bensì un castello-fortezza costruito a
credetemi”, disse l’altro con voce guardia del passo dai signori di
strascicata e noncurante. Pietrascura, oh, una dinastia molto
“Perché io”, borbottò Anteo, antica e selvaggia. Pure, qualcuno di
pentendosene man mano che parlava, loro si dilettava del sapere, e fin dal
“io ho studiato, e facevo il maestro. secolo dodicesimo cominciò a creare
Che cosa credevi?” una biblioteca. Piccola, agli inizi, ma
Ma perché diavolo doveva dirglielo, già rinomata: pensate che si dice
a quello là, fatti suoi erano. contenesse a quel tempo ben 115
“So chi siete, e che cosa eravate, codici! Tutti splendidamente miniati,
prima di questo. So tutto di voi altri.” molti scritti allora in calligrafia unciale,
“Sì, attraverso i tuoi spioni!” carattere bellissimo, non ne convenite?
“E allora? Al mio posto avreste Fu man mano incrementata nei secoli
fatto lo stesso.” successivi, con vicende alterne in
“Shh!”, fece padre Gualberto relazione alla propensione e al tempo
conciliante. “Io non lo so, chi siete che avevano da dedicarvi i rispettivi
davvero. Voglio dire, dentro di voi. signori. Si arricchì di incunaboli, poi di
40
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 41
BSRODO
ERPE
di
cinquecentine, e così via.Così fino a Spirito delle leggi, Rousseau il
metà del‘700, o poco più. Poi la Contratto sociale, Diderot la sua
dinastia si estinse, la fortezza-castello Enciclopedia.”
rimase abbandonata, e subì i danni del “Che Iddio vi perdoni. Voi avete
tempo, vedete che ci sono solo dei citato libri pericolosi, a quel tempo
resti delle mura e di un torrione, passò alcuni furono giudicati addirittura
allo Stato, poi fu ceduta alla Chiesa empi, eretici.”
che ne dotò il nostro piccolo e povero “È vero. Ma ditemi, questi libri, ci
Ordine. sono nella biblioteca?”
Abbiamo potuto restaurare solo L’abate esitò: “Sì, ci sono. L’ultimo
un’ala con la cappella gentilizia, e la acquistato fu proprio il “Dictionnaire
torre che adesso serve da campanile. philosophique”. Poi più nulla, i registri
Comunque è sufficiente per noi, siamo sono rimasti bianchi, un lento
rimasti in pochi. Non ci sono più implacabile decadere.”
vocazioni. Forse la gente non ha più “Immagino che pensiate ad una
bisogno di spedire i figli in convento sorta di punizione di Dio: la morte della
per salvarli dalla miseria.” biblioteca per scontare il peccato della
“E la biblioteca?”, chiese Anteo, conoscenza, quella che tante opere pro-
involontariamente incuriosito. prio in quel mirabile scorcio di secolo
“La biblioteca, che sta sopra la avevano orgogliosamente dichiarato
cappella, è rimasta intatta, anche se indipendente dalla religione.”
sta afflosciandosi, immiserendosi un “Conoscenza! Così la chiamate,
poco per volta, come un’anima stanca. voi, quella scienza profana, laica,
L’ultima acquisizione risale al 1764. Di atea!”
più recente non c’è nulla.” “Ahi ahi, padre! Avete pronunciato
“1764. Data interessante”, disse il questi tre aggettivi come se fossero
Reggiani. “A quel tempo Voltaire insulti o maledizioni. E va bene, ve lo
aveva già pubblicato tutto, compreso il concedo. Ma non dovete mettere sullo
Dizionario filosofico, Montesquieu lo stesso piano i concetti cui si
riferiscono: fate insulto
alla mia e alla vostra
intelligenza.”
Padre Gualberto
sospirò: “Certo che
no, so bene quello che
volete dire. E
comunque non erano
insulti. Io rispetto
anche ciò che è laico,
profano o ateo. Fa
parte dell’uomo.”
Una lunga pausa.
Savino si era
addormentato
abbracciato al cane, la
donna era
rannicchiata in un
angolo del camino
come un mucchio di
cenci, Anteo guardava
le fiamme tenendo il
capo tra le mani,
41
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 42
42
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 43
BSRODO
diERPE
“Non ne ho mai viste, di armi, io. mani, vorace; Reggiani pretese coltello
E… con la mitraglietta, ci hai e forchetta per scarnirli con precisione
sparato?” chirurgica: Anteo ne era affascinato.
“Ma che cosa vuoi sapere? Sì.”
Il novizio si rizzò portandosi le mani Tornarono altre volte, Anteo e il
alla schiena per stirarsi. Esitava. Reggiani, nella biblioteca, sotto lo
Alla fine si decise: “E… hai ucciso sguardo sospettoso di padre Columba.
qualcuno?”. Ecco, era riuscito a dirlo. Anteo prendeva in mano i libri, con
“E che ne so”, rispose Savino con cautela li adagiava sul leggio tarlato e
un residuo di onestà, anche se era ne ammirava le miniature: Reggiani
lusingato dalla ammirata curiosità di cercava di decifrare i testi nella pacata
Ireneo. luminosità della neve fuori dalla
“Come, non lo sai?” finestra, una neve vasta e compatta
“Boh. Si sta acquattati, nessuno sulla quale spiccavano le piccole
vede niente, solo l’uomo che sta in impronte di un un uccello che
vedetta vede qualcosa, poi c’è zampettava verso la faggeta. Poi il sole
qualcuno che grida “adesso!”, e si scendeva incendiando le cime degli
spara. Verso gli alberi, o delle case, o alberi e dei monti lontani. La neve
delle ombre. Che ne so. E’ così che diventava azzurra, riverberando ancora
funziona.” prima del buio della notte.
“Ah.” Il novizio sembrava deluso. “E’ bello, qui”, mormorò Anteo.
“E dei morti, ne hai visti?” “Sì. Qui non arriva lo strepito del
“Quelli sì. Tanti. Troppi. Anche dei mondo”, fece padre Columba.
nostri.”
“Brutta cosa, vero?” L’abate, come prescriveva la regola
“Tutti i morti sono brutti.” benedettina, mangiava assieme agli
Savino pensava: “ma che cosa ospiti, e poteva pacatamente
vuole questo qua, dovrebbe stare in conversare con loro.
chiesa a pregare e invece mi rompe “Vedo che vi interessa molto la
l’anima a parlare di spari e di morti. biblioteca” disse, con noncuranza, al
Per me ha sbagliato vocazione. E’ Reggiani.
anche grosso il doppio di me, e “Potete dirlo. E’ straordinaria, così
potrebbe darmele quanto gli pare. antica e così dimenticata. In effetti, tra
Potrebbe darle anche al Resca, di questi monti, in questo luogo sperduto,
sicuro, o a Otello. Ad Anteo no, quello la vostra biblioteca è davvero speciale.
è grande come un orco!” Perciò mi piace pensare che dovrebbe
Ma pensava a Ireneo con simpatia, anche contenere libri speciali.”
e spesso lo cercava per andare a far “Per esempio?” chiese incuriosito
legna insieme nel bosco innevato, o a padre Gualberto.
preparare e poi raccogliere le paníe. “Non so. Il libro del Vento, per
Erano dei lunghi spaghi a cui venivano esempio. Il vento riempie le pagine, le
annodati qua e là dei pezzetti di pane solleva, le fa frusciare, portando aromi
unti di lardo: gli uccelli che cercavano di salvia o di abetaie. Poi quello
di ingoiarli restavano presi col boccone dell’Inquietudine, del Tempo, delle
in gola. Una triste ghirlanda di Prigioni, delle Nebbie. E degli Specchi:
corpicini scuri e teneri. Otello dopo questo dovrebbe essere il più intrigante
averli spiumati li cucinava infilati in uno di tutti.”
spiedo di fil di ferro, sotto lo sguardo “Questi mi sembrano libri frivoli”,
di disapprovazione dei monaci che si ribattè l’abate, che aveva deciso di
contentavano, nel loro prescritto stare al suo gioco, “io ne conosco altri,
silenzio, della polentina di miglio. La più crudeli, più inquieti. Per esempio, il
donna mangiava gli uccelletti con le Libro delle Menzogne.”
43
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 44
progetti di luoghi e
persone inesistenti,
oppure esistenti in
forma diversa, o in
misura diversa, in altre
stanze, in altre
contrade? Intento
nobile, certamente,
pure dilettevole, che ha
creato i poeti e i
narratori, i trovieri, gli
aedi, gli scaldi, e alla
fine anche i folli.”
“Io invece
immagino, padre, un
altro scopo: perpetuare
l’errore in cui l’ignaro
lettore è immerso,
profondamente
persuaso di attingere il
vero. Questo è il
genere di inganno più
crudele e pericoloso,
ne convenite? perché
non sprona a
“Hmmm, davvero? vi dilettate di verificare, ad andare oltre.”
queste piccole favole, padre? non Anteo aveva smesso di scrivere, e
l’avrei mai detto.” ascoltava quegli aerei ricami di parole,
“Solo perché la sera è buia, e c’è che peraltro lo affascinavano. Era da
troppo silenzio, capite. Sì, parecchio tempo che la sua mente non
raccontiamoci favole, fanno bene. si soffermava sui significati di ciò di cui
Ecco la nostra biblioteca immaginaria: si parlava ma anche di ciò che si
in uno dei primi scaffali, chiaramente faceva. Non c’era tempo, ecco tutto.
visibile e alla portata degli occhi, c’è un La guerra aveva divorato ogni cosa. E
libro dalla copertina marrone, piuttosto gli pareva vagamente vergognoso quel
consunta. Narra di molte cose, e di loro star lì a trastullarsi con le parole
molti uomini, e delle cose che mentre intorno si combatteva e si
accadono agli uomini. Ma nessuna di moriva.
queste è vera. E i lettori si interrogano, Dopo un breve silenzio il Reggiani
non sulla menzogna, perché inutile riprese: “Però, a mia volta, vorrei
sarebbe delinearne i confini, bensì sugli parlarvi del Libro delle Verità. C’è, non
intenti della menzogna.” è vero? Deve esserci, altrimenti che
“Buona domanda”, fece pensoso il biblioteca sarebbe? Ma il titolo: “Libro
Reggiani. Anteo scribacchiava su di un delle Verità”, quanto pomposo e
quadernetto logoro, era il suo diario di inutile! Tuttavia, a mio parere, questo
combattente, doveva render conto al è assai più pericoloso del libro delle
commissario politico, prima o poi. Ma Menzogne, infido, arrogante, perché
di tanto in tanto ascoltava. induce alla fiducia, alla sottomissione.
Il monaco riprese: “Si tratta di E’ accetto al Potere perché tutto
menzogne calcolate? e se così fosse, ordina e codifica, racchiudendo il
quale scopo si vuole raggiungere? sapere umano tra mura invalicabili.”
Intrattenere i lettori con memorie o “Questo è il compito della verità,
44
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 45
BSRODO
ERPE
di
non vi sembra?” ribatté dubbioso rompiballe del commissario politico.
l’abate. Uguali, davanti al sole e al vento;
“Oh, certo, quello dichiarato. Ma anche a morire, se era destino. Ma
chi possiede, o crede di possedere, quel Reggiani, che roba era? solo un
verità, chi le costruisce e le innalza piccolo federale, neanche tanto
come vessilli non può consentire che il importante. La sua pellaccia valeva
vento che soffia dalle pianure oltre quella dei compagni catturati dai
l’orizzonte possa renderle pian piano tedeschi? Mah. Non ne era tanto
solo degli stracci laceri. Non è tanto il sicuro. Eppure Anteo sapeva sempre
contenuto di queste che è pericoloso, quel che faceva, no? L’attacco alla
quanto il fatto che sia propalato e caserma per prendere armi e
spacciato come “verità”. Potremmo munizioni era andato male, un
dire che è questa la più grande compagno morto e gli altri tre presi.
menzogna, a cui nemmeno il Libro E, subito dopo, quell’azione così
delle Menzogne potrebbe aspirare.” veloce, assolutamente non
Anteo alzò il capo, sorpreso e programmata: li avevano visti fermi
incollerito. “Il libro delle Verità! sulla strada, il Reggiani e la sua
quante boiate! e io che vi stavo ad donna, per un guasto all’auto;
ascoltare! Quello è il libro dei servi, e sapevano chi era quel piccolo federale,
nient’altro! Come diavolo vi c’era voluto poco per bloccarli, legar
permettete di parlare della verità, voi loro le mani e portarseli dietro su per i
e quelli come voi, che per anni ci monti, fino a quella piccola abbazia
avete riempito la testa di balle? la che conoscevano per sentito dire. Il
vittoria, la grandezza, l’orgoglio, resto del gruppo continuava la sua
l’italianità, avanzare e vincere, credere azione nell’Appennino; qualcuno si
obbedire combattere, portare la civiltà era incaricato di far avere il messaggio
a chi non la vuole! balle, balle, balle! al Comando tedesco. Uno scambio,
Come parlate preciso, voi! come vi un semplice scambio. Se qualcuno ci
arrotolate le parole in bocca! Ma non sperava.
vi vergognate? Complimenti, come Il giorno dopo, mentre erano al
l’avete descritto bene, il vostro riparo in una capanna da pastori, la
metodo! io che sono maestro ho donna si lamentava, le faceva male
dovuto insegnare su quegli schifosi qualcosa, la caviglia forse, il Resca non
libri di scuola che ci avete propinato. la sopportava. “Che cos’ha da
Le Verità! Il Duce, la Patria! piagnucolare questa qua? ti fan male i
l’Impero!” piedini, signorina?”
Ci fu un breve silenzio. Il Reggiani L’aveva presa per un braccio e
si guardava le mani, le rigirava con schiaffata su di uno sgabello sbilenco,
lentezza. Poi disse piano: “Credete che poi, con le vecchie forbici arrugginite
non mi renda conto? del resto anch’io da tosatore appese a un chiodo, aveva
sono solo un servitore, lo sapete bene. cominciato a raparla con malagrazia.
Però anche voi e quelli che vi seguono Savino la teneva ferma, anzi un poco
avete le vostre verità, mi pare. E pure si divertiva. La donna stava in silenzio,
ben consolidate. E non sfuggiranno al senza reagire.
destino delle Verità, di tutte le verità.” Era arrivato Anteo, urlando:
Il Resca ascoltava distratto, roba “Cretini, che cosa state combinando?
buona, pensava, solo per Anteo che Non avete altro da fare? A che vi
era istruito, non come lui che aveva serve?”
fatto solo la terza elementare. Però Così il Resca aveva lasciato a
per sparare non ci voleva il diploma, mezzo la rasatura, e all’Ilva erano
questo era il bello dello stare sui rimaste delle ridicole ciocche nere sulla
monti, tutti uguali, tranne forse quel nuca.
45
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 46
46
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 47
BSRODO
diERPE
esclamò il Resca e fece l’atto di “Davvero? Beh, io lo so, dove
avvicinarsi ad Anteo con aria vado.”
aggressiva. “Ne siete sicuro?”
“Beh?” fece il più vecchio dei due
nuovi arrivati. “Che cosa sono queste Lasciarono il convento, c’era il sole
sparate? I nostri compagni sono morti, sulla neve, spingevano i prigionieri giù
ammazzati! e voi state qua a litigare per la mulattiera. Dei pettirossi
come cani rabbiosi. Smettete subito.” zampettavano sul prato. Se ne
“Sì, capo”, borbottò Anteo, a cui andarono tutti così, appena un
fece eco il grugnito del Resca. congedo borbottato.
Ma nel freddo chiaro della
“Lasciateli qua. Ve ne prego – chiesetta, durante le preghiere della
propose cautamente padre Gualberto. Terza, i monaci si distraevano
“Non ha senso che li portiate con voi. continuamente attendendo un qualche
Non ha proprio più senso, non vi suono. Niente veniva su dalla vallata,
pare?” solo il gracchiare di una cornacchia.
“A qualcosa possono sempre “Non ho sentito spari”, disse Ireneo
servire.” dopo un po’, d’impulso,
“Anche da... morti?” contravvenendo alla regola del silenzio.
“Anche da morti.” “Non c’è bisogno di sparare, da
“Ma a chi?” queste parti”, fece piano padre
“A noi. A tutti quelli che hanno Gualberto. E pensava agli inghiottitoi,
dato il sangue, e che ancora si alle profonde doline che si aprivano
battono. Per giustizia.” qua e là tra le rocce gessose, ma non
“Eppure io so che non lo farete.” lo disse. Del resto era solo un
“Ma che ne volete sapere, voi.” pensiero, chissà.
“Vi ho sentito parlare di libri. Vi ho Poi rabbrividì. “Fratelli, torniamo a
visto ascoltare le parole dei libri.” pregare.”
“E che vuol dire? in tanti leggiamo Una poiana girava, lamentosa,
libri, non per questo si diventa migliori.” sopra i tetti del convento. Poi il suo
“Migliori forse no, ma certo più verso si affievolì e alla fine si dissolse
consapevoli.” scivolando nel silenzio della valle.
47
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 48
IL PRIMO GIORNO
Racconto d’invenzione
di JESSY SIMONINI
A CHE È ARRIVATO il momento di soffio imprendibile tra le pareti. Qualcosa
S svegliarsi e di scegliere un nuovo
paesaggio; il momento della giornata in
che non tornerà mai, di certo non lì.
Come aveva scritto qualcuno? “Qui per
cui occorre ricapitolarsi, riacquistare miracolo tace la guerra”. “Ecco”, pensa
coscienza di sé. Si desta da un sonno “è proprio così. Tace”.
nervoso e breve, fatto di piccoli sussulti, La strada in cui vive è in pieno centro
un sonno in cui la sua respirazione è storico. Una strada stretta, che sale dal
irregolare, quasi sfaldata. Si guarda borgo e si incrocia perfettamente con la
intorno e gli sembra come di riaffacciarsi via principale, come in un cardo-
al mondo, di riappropriarsene; sa che è decumano. Si è fermato tante volte a
un movimento necessario. Mentre le cose pensare a quando quel potenziale cardo-
di casa recuperano la propria dizione, la decumano sia stato stabilito. A quel
propria forma, cerca di farsi strada momento esatto: un angolo retto o una
nell’oscurità seguendo le iridescenze croce, una traccia nella terra fertile della
timide che filtrano dalla gelosia di una bassa che piano piano degrada ad
finestra, da una piccola crepa nel muro acquitrino, a palude e poi a valle infinita.
che gli torna in mente e lo riporta Gli piace immaginarsi quell’attimo,
indietro di pochi mesi, a quelli che gli immaginare se stesso in quell’attimo che
sembrano già diventati dei ricordi; ricordi gli evoca nuovi inizi e ricostruzioni
messi in discussione, persi nella improvvise e scompaginamenti. Per un
penombra. Il letto è scomodo, ma sa che momento, non ricorda più il nome del
presto se ne potranno permettere un corso principale. Il corso è una strada
altro; lo spera davvero. Anche la vecchia romana, il decumano di M. Non ha più
stufa è rotta: si è bloccata all’improvviso. né il nome fascista, quello di un re né
Però l’inverno è lontano. Potranno quello del dopoguerra, che riporta la città
aspettare ancora qualche mese, poi sarà alla democrazia. Ha ricostruito in sé una
dicembre e dovranno farla riparare, nuova toponomastica. Una nuova
trovare una soluzione. Qualcuno darà urbanistica. Casa gli sembra sia casa
loro una mano. Tutti si aiutano a vicenda. come lo era per i latini, per i suoi latini.
E aiuteranno anche loro. Una capanna fatta di legno e giunchi
Apre i vetri e le persiane e guarda dove si incrociano le vite, le correnti.
fuori. C’è ancora l’alba, la vede oltre i Guarda in basso e si immagina quella
tetti, in un cielo azzurro, senza nuvole, strada dopo poche ore; operosa e viva,
attraversato solo da qualche lama di luce immersa nel sole nitido di inizio autunno,
imprevista. La sua stanza è all’ultimo con le donne che vanno a fare la spesa e
piano. In fondo alla scala, in un luogo gli anziani che passeggiano lentamente, e
che gli sembra difficilmente raggiungibile. le serrande alzate e le porte delle case
Da lì, dalla finestra, può vedere un aperte, solo una tenda infeltrita a
segmento di quel vecchio borgo, i tetti, le separare le cucine, i soggiorni, dalla
case lì intorno; alcune sono distrutte, strada, dal mondo là fuori. Si appende a
sventrate da pochi mesi e ancora in quell’immagine; è ancora intorpidito.
attesa di essere ricostruite. Altre invece Guarda l’orologio; deve sbrigarsi. Non
sono tornate alla vita e della guerra è può fare tardi il suo primo giorno di
rimasta solo qualche sbrecciatura, un scuola. Pensa a M., la piccola cittadina di
48
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 49
BSRODO
diERPE
M. che ristagna nel ventre della pianura corriera è partita, vede la vita dispiegarsi
centuriata, fra l’ocra rassicurante dei lentamente, oltre il vetro, come su uno
campi vasti e aperti e il rosso dei tetti e schermo in cui si accumulano immagini
delle case; pretenziosa con le sue cupole difficili da decifrare. Si gira e cerca di
e le ville della locale aristocrazia in rovina, guardare M. che sparisce in una
devastate dalla falce del tempo, con l’erba dissolvenza, sotto una cappa di umidità
alta nei giardini e l’intonaco scrostato, diffusa, mentre il sole si sta alzando. Di
crollato via. Il paese gli scorre davanti e quella lunga estate dopo la guerra, a M.,
gli sembra che stia diventando più bello. resta solo una dissolvenza. Qualcosa che
La ricostruzione lo sta rendendo più scompare, verso presto, e mette tutto in
dignitoso. Ma la guerra è un ricordo balìa del cambiamento.
obliquo e presente. Fra qualche anno M.
diventerà una piccola cittadina immersa In un’ora è già in città; quello è il
nella quiete del mondo libero, in una paesaggio che ha scelto.
pace occidentale ricostruita, un po’ Quando entra in quell’isolato di
artificiale. Saranno sempre comunisti, gesuiti, si accorge che la guerra lì c’è
perché qui è la cosa migliore che si possa arrivata, ma in modo più discreto ed
essere. Saranno comunisti ma moderati, elegante. La ricostruzione procede
“comunisti tranquilli”, per il progresso e velocemente. Si avvicina alla scuola e
le villette a schiera. Onesti e puliti, per vede un edificio austero, altissimo,
davvero. Ma lui non può saperlo; di venirgli incontro. È nel posto giusto;
politica in casa non si parla, non si deve non vuole essere da nessun altra parte.
parlare. E “comunisti” sembra una Il tremore lo abita, come succede
minaccia. Un po’ come “Bologna”, che sempre quando le cose stanno per
nei discorsi delle donne di casa risuona iniziare, si accendono, e si è sospesi
come un luogo lontanissimo e pericoloso. nella distanza, fra le certezze cartesiane
Come gli dice sempre sua nonna? “Vai di tutti i nostri ieri e le ipotesi
fino a Bologna?”. È il posto più lontano imprendibili del futuro. Non si guarda
in cui sia stata. Lui ci sta andando, ci intorno, non guarda il resto del mondo;
andrà per molti anni, ogni mattina a in poco tempo è già sotto il portico, e
studiare, al centro di un isolato austero, poi dentro la scuola, sulle scale etrusche,
vicino alle colline e ad un grande parco e poi nel decoro borghese del piano
urbano. Esce di casa e si dirige verso la nobile. La scuola è buia e sporca, severa
fermata dell’autobus. In realtà, a M. si già nelle architetture, con le pareti
dice corriera. Anzi, preferibilmente, altissime e le finestre enormi che si
coriera. Con una r sola, nel modo di dire aprono sulla città, sui tetti ammassati di
che hanno lì. quella strada del centro.
Non sa nulla di politica ma vede i Gli torna un ricordo degli anni vicini,
colori vivi di alcuni manifesti di di quando iniziava a studiare latino.
propaganda che sono appesi ad un Quando era il più bravo a tradurre e
muro. Fino a poco tempo prima c’erano l’insegnante gli faceva sempre i
dei manifesti del Fascio. Sono stati complimenti e gli metteva un voto alto
coperti, sommersi dalla novità, dal nella versione, mentre bocciava tutti gli
bisogno di una nuova iconografia. Li altri, e voleva obbligarlo ad andare al
guarda di striscio. Si chiede cosa ci sia ginnasio, in città, e poi al liceo.
dietro, a che cosa si riferiscano quei Nunc demum redit animus.
segni obliqui. Ne è attirato e, allo stesso Salendo le scale etrusche gli vengono in
tempo respinto. Si avvicina alla fermata mente queste quattro parole. Ora si
della corriera. Ci sono altre persone che torna a respirare. Ecco quale sarebbe
vanno in città, al lavoro, e coetanei che stato il motto di quei giorni nuovi, di
vanno a scuola come lui. quel lunedì dopo la guerra, il suo primo
Quando il motore è acceso e la giorno a scuola, lontano da M.
49
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 50
LA
PIASÉTTA
di NARA REBECCHI
O, LA PIASÉTTA NON È
N DIALETTO MEDICINESE, ma
modenese; sì, perché mio padre e mia
nonna venivano da lì (mia madre
invece era di Buda). E la piasétta –
come la chiamava mia nonna Ilde –
era Piazza Nazario Sauro dove
vennero ad abitare i Rebecchi da
Camposanto e dove io nacqui nel
1949, rimanendovi fino al 1960.
50
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 51
BSRODO
diERPE
51
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 52
52
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 53
BSRODO
diERPE
a casa, poi, non si riposava, ma c’era
da fare, e tanto. In casa non c’era
l’acqua. E allora bisognava fare quattro
rampe di scale per andarne a prendere
una secchia alla fontanina nella
piazzetta di fronte a casa, di fianco
all’officina del fabbro.
53
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:09 Pagina 54
oggi, sento le conseguenze di quel gelo dritto nel canale. Pericolosissimo per
notturno nelle mie ossa e nei miei una bambina piccola e io ne avevo
reumatismi. paura, paura di cadervi dentro. A mia
madre venne proibito di usare quel
Una notte prese fuoco il tetto “buco” negli ultimi mesi di gravidanza
della camera da letto della Nina, per tema di “sfornarmi” dritta lì. In
confinante con il nostro muro, al quale quel solaio molto grande io ci giocavo;
era appoggiato il mio letto. fungeva anche da deposito del carbone
Nonostante avessi quattro anni ricordo e della legna, e giocaci un giorno,
perfettamente i pezzetti di intonaco giocaci un altro giorno, io una volta mi
caldo che cadevano sul mio letto. abboffai di carbone, andando poi da
Qualcuno mi prese in braccio avvolta mia madre tutta soddisfatta e con la
nelle coperte e ci mettemmo vicino bava nera che mi colava dai lati della
alla fontanina della piazzetta a bocca. Il dottore la prese con ancora
guardare il tetto che bruciava. Sentii la più filosofia della suora, dicendo che,
sirena che allertava i Vigili del fuoco, se io avevo mangiato carbone, voleva
utilizzando il pulsante posto sulla dire che il mio fisico richiedeva quelle
parete della Torre dell’orologio, a sostanze, per cui mi avrebbe fatto
disposizione della popolazione in solamente bene!
questi casi. I Vigili del fuoco avevano la
Come sono cambiati i tempi! La
caserma vicino a casa nostra dove oggi
porta del nostro appartamento era
c’è l’agenzia immobiliare, per cui
sottile sottile, si poteva abbattere con
intervennero rapidamente, fermando il
un soffio. La serratura era dotata di
fuoco e salvando la casa. E io, quando
una chiave enorme, proprio quelle di
sentii la sirena, mi feci la pipì addosso
una volta, non si poteva portare in
in braccio a mia madre.
tasca e, siccome ce n’era una sola per
tutti, veniva lasciata all’esterno
Quella vecchia casa! Sopra il
dell’appartamento, attaccata alla
canale. Il retro della casa dava appunto
ringhiera con un fil di ferro, coperta da
sul canale. Non avevamo niente: né
uno straccetto… decisamente a
acqua, né gas, né riscaldamento, né
disposizione di chiunque… vabbeh che
bagno. Stavamo tutti in cucina vicino
ai ladri non sarebbe interessata una
ad una stufa economica su cui io,
casa dove non c’era proprio niente da
d’inverno, mettevo a cuocere della
portar via.
farina di castagne pressata dentro il
coperchietto di un lucido da scarpe o Fummo felici di venir via da quella
in un ditale, che così si induriva e io ne vecchia casa; io però ci avevo vissuto
andavo pazza, era il mio dolce. Il bene, forse perché i sacrifici li
pavimento era fatto di pietre grosse e facevano i miei e non io. A me
sconnesse, dipinte di rosso con il rimangono bei ricordi, forse perché
“petrolio”, e la bottiglietta che lo ero giovane. Certo è che ciò che mi
conteneva stava in un angolo, dove io, manca non sono solo quella piazzetta,
una volta da piccolina, arrivai e me lo quelle donne, quei ragazzacci e la mia
bevvi tutto. Niente di allarmante per la vecchia casa, ma sono soprattutto le
suora dell’ospedale, che diede certezze e la solidità di un mondo e
indicazione a mia madre di farmi bere di una comunità che davvero si
latte e ancora latte, finché …vomitai. E vivevano e si sentivano attorno a
tutto passò. noi, quasi una protezione. Questo
oggi non c’è più e ci manca. Tocca a
Non c’era il gabinetto. Nel solaio noi costruire responsabilmente una
c’era una piccola alzata di pietra con comunità e una solidità rinnovate
un buco sopra che scaricava dritto attorno ai nostri figli e ai nostri nipoti.
54
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 55
BSRODO
ERPE
di
MARACHELLE
GIOVANILI
di PIETRO POPPINI
55
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 56
56
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 57
BSRODO
diERPE
si allontanarono, io tornai a farmi
avanti ma per tutta risposta mi presi un
altro schiaffo. Poi il dottore girò le
spalle e andò via. Noi continuammo a
chiederci il perché di un comportamen-
to del genere. Lo imparammo il giorno
dopo: una compagnia di qualche anno
più grande di noi era entrata nel suo
cortile, aveva messo in moto la sua
auto, una Fiat Topolino, sbattendola
contro la siepe, calpestando fiori e
quant’altro. Sì, ma prima di picchiare
dei bimbi avrebbe dovuto essere sicuro
che fossero stati loro. Certo il dottore
quella sera non fece una bella figura.
Naturalmente la nostra compagnia
non faceva soltanto marachelle, molti
di noi nel periodo estivo facevano i
fattorini da barbiere, io nei giorni di
mercato aiutavo un ambulante di Forlì
Da sinistra: che vendeva l’olio, altri facevano altri
Gianni
Pantaleoni, lavoretti. Mi ricordo la settimana che
Renato Rossi precedeva la Pasqua, io e il “biondino”
Pietro Poppini. (Gagiulén) partivamo in bicicletta con
una sporta piena di paglia, facevamo
Eravamo verso la fine di agosto e le case di campagna; giunti nell’aia si
come sempre i miei amici ed io girava- presentava la donna di casa,
mo per il paese; in quel momento ci l’azdoura. Noi dicevamo: “Buona
trovavamo dalle parti del ponte “delle Pasqua, Buona Fortuna” e lei andava
forche”; qualcuno di noi entrò in un direttamente nel pollaio e tornava con
campo di granoturco e uscì con qual- un uovo a testa (l’uvadén). Era una
che pannocchia, ne sbucciò una e i tradizione di quei tempi. Una volta
chicchi erano ancora bianchi. Uno girammo tutta la mattina e portammo
disse:”Perché non li arrostiamo? a casa 15 uova a testa, con grande
Potrebbero diventare buoni”. soddisfazione delle famiglie. Ma quello
Rientrammo a Medicina dalle “case che ricordo con piacere era il primo
lunghe” e giunti davanti agli scavi della dell’anno, sempre col “biondino” ci
nuova casa del popolo ci mettemmo a alzavamo molto presto e
sedere su alcune pietre, accendemmo cominciavamo ad augurare il Buon
un piccolo fuoco e cominciammo ad Anno bussando a tutte le case del
arrostire le pannocchie. Dalla casa di centro storico; nessuno si lamentava
fronte uscì un uomo, attraversò la stra- anche se erano rientrati alle cinque del
da e ci venne vicino; io lo riconobbi mattino, molti avevano preparato gli
subito, era il dottor Luigi Cennamo. spiccioli sul comodino. Io ricordo che
Cominciò a sgridare e a sbraitare, ma quando a mezzogiorno finivamo il
noi non capivamo cosa volesse, allora nostro giro avevamo le tasche piene e
io mi alzai, mi girai verso di lui per per quanto mi riguarda per tanto
avere spiegazioni, ma lui mi diede uno tempo non chiedevo più niente a mia
schiaffo. Io rimasi allibito, noi non ave- madre e potevo finalmente comprare
vamo fatto niente, anche Gianni si alzò la focaccia ripiena di panna del Bar
per dire qualcosa ma il dottore schiaf- Sport di Fredo e Lisetta. Una vera
feggiò anche lui; a quel punto gli amici leccornia!
57
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 58
LA CASINA
DELLA BEFANA
di GABRIELLA GRANDI
58
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 59
BSRODO
ERPE
di
Nella pagina a
fianco e a
destra,
il Municipio
col Voltone, il
Tempietto e il
campaniletto.
59
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 60
UNA CIMICE
...A MEDICINA
di VANES CESARI
60
60
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 61
BSRODO
diERPE
Prove de
“La Cimice”;
si notano
Paolone,
a destra,
Bull al centro
e “Lui”
(pantaloni
scuri).
61
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 62
volto angelico e il più bello tra i vestiti generare quella ragazza dolce, seria e
di scena. preparatissima gli rimane un mistero.
Vito Vilardo fu la sua Sempre preoccupata di svolgere al
disperazione. Vito “Catozzo” per gli meglio la parte, (lei e l’attore
amici. Era uno dei vigili del paese, o principale erano i soli ad interpretare
forse allora guidava ancora il pullman sempre lo stesso personaggio) studiava
della scuola, non lo ricorda bene. anche le battute dei suoi interlocutori
Quello che invece non dimentica sono ai quali suggeriva in scena. Di certo ha
le serate passate a farlo recitare con le salvato più di una volta il sedere di
mani dietro la schiena perché non le Davide Barei e, ovviamente, lo
agitasse in continuazione. spettacolo.
Quegli stranieri che dicono che noi Suo cugino, Valter Buttazzi
italiani siamo riconoscibili dal perenne rappresentò una certezza ed anche un
agitare delle mani, hanno incontrato insperato valore aggiunto. Certezza
senz’altro Vito. I suoi gesti variavano perché conoscendolo dall’infanzia
dall’ampio al frenetico, leggeri come (erano nati a due settimane di distanza
un volo di farfalla, poi pesanti come le e le loro famiglie erano molto legate),
barzellette di Berlusconi e sempre in non ha mai avuto dubbi sul suo
contraddizione con quanto le sue impegno e sui risultati che avrebbe
parole esprimevano. Un fenomeno. potuto raggiungere. Dimenticavo,
Poi migliorò moltissimo e alla fine stesse scuole elementari, medie e
dell’anno di prove (tanto sono durate) superiori, stesso pullman per
ne aveva raggiunto un ragionevole raggiungere la città e la scuola, stessa
controllo, tanto da recitare senza dover classe e stesso banco. Sì, lo ha
tenere le mani in tasca. sopportato e supportato per anni e
Già trent’anni fa lo affliggeva una ancora una volta non si smentì.
leggera calvizie, sarà stato per Puntuale e preciso, non sbagliava mai
compensazione che esibiva un bel paio un’entrata o una battuta …beh, quasi
di baffi folti e neri. Un volto così mai.
caratterizzato aveva bisogno di un Valore aggiunto perché in ufficio
aiuto per cambiare personaggio e con lui, lavorava a quel tempo in
gliene toccavano addirittura sei. Così ferrovia, ufficio tecnico, aveva un
Lui decise di utilizzare una parrucca, amico e collega che a sua volta aveva
bei capelli castani, lunghi, tipo Beatles, un amico impiegato alla Telecom.
a caschetto. Vito se ne innamorò Entrambi affascinati dal racconto
talmente che, quando alla Prima gliela dell’esperienza che si accingeva ad
nascosero, andò in tale paranoia da intraprendere, chiesero di partecipare.
rifiutarsi di entrare in scena. Tutto finì Lui li accolse e, porca miseria, quasi
per il meglio quando gliela resero tra strike! Si rivelarono bravi e in modo
sghignazzi e pacche sulle spalle. diverso, dotatissimi.
Rita Falossi e Patrizia Palmieri Paolo Mazzacurati, l’amico, dopo
furono nel gruppo fin dall’inizio. alcune prove ebbe il ruolo del protago-
Cugine, fisicamente diverse, una nista. Aveva le fisique du rôle ed era
magra e affilata, l’altra volto rotondo e bravo, attento a cogliere ogni suggeri-
corpo generoso, entrambe serie e mento, alle sfumature. Il suo personag-
concentrate. Non si distraevano mai, gio divenne sfaccettato e complesso.
non mancavano mai, erano per Lui un Quell’esperienza lo portò poi a conti-
punto di riferimento sicuro. nuare col teatro, quello dialettale, che
Eva Trombetti era la più giovane, scoprì essere il vero, grande amore.
figlia di un amico, “Betti ”, che definire Oggi, mentre scrivo, è una delle colon-
“selvatico” era come chiamare “micio” ne portanti di una famosa compagnia
una pantera. Come avesse potuto dialettale bolognese.
62
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 63
BSRODO
diERPE
Leo Salvi, l’amico dell’amico, si Barbara, piccola, rotondetta, il
rivelò un caratterista incredibile. Voce sorriso sempre in agguato, Lui non ha
graffiante, i suoi personaggi erano tutti mai capito se si ritenesse la sua
venati di un’ironia che senza sforzo ragazza, di Dimitri cioè, o se fossero
sconfinava in un sarcasmo naturale, semplicemente amici. Fatto sta che
istintivo, quasi primitivo. Lui lo aveva un rapporto quasi simbiotico
lasciava libero di fare, non ricorda di con lui. Brava pure lei, senza
averlo mai corretto. sbavature, forse un po’ scolastica, ma
Ma fece tombola e chiuse in mezzo a tanti analfabeti teatrali, la
definitivamente il cerchio quando cosa in fondo non guastava. Simpatica
arrivarono Dimitri Pasquale e e accomodante, era il Tavor di Dimitri
Barbara Corica. Venivano da che al contrario accomodante non era.
Bologna, sui vent’anni, forse meno, Simpatico sì, ma leggermente
studiavano recitazione all’Accademia di nevrotico e ansiogeno. Arrivavano in
Arte Drammatica, all’Antoniano. macchina da Bologna, come Paolo e
Entusiasti, disponibili, portarono un Leo, anche due volte a settimana e
po’ di professionalità in quella banda l’hanno fatto per un anno, estate e
di improvvisati naïf. inverno, acqua o neve, senza mai
Dimitri, alto e robusto, parlava con mancare una volta.
accento perfetto e la cosa aiutava
moltissimo quei figli della bassa a Con la compagnia finalmente al
sgrezzare un po’ il loro, di accento. completo, iniziarono le prove. Un
Per qualcuno comunque, rimase una copione a testa con evidenziati i ruoli
mission impossible. di ciascuno, da conservare come un
Quando recitava “lavorava” di oracolo e da imparare a memoria. Poi
diaframma, calibrava la gestualità, la location , oggi si chiama così, allora
memorizzava con rapidità, insomma; era solo un posto dove ritrovarsi e
Lui lo seguiva attentamente imbastire la scena, tirando, a terra,
rapinandogli le conoscenze, segni col gesso per delimitarne lo
elaborandole, rimodellandole, per poi spazio. Compito non facile trovare un
utilizzarle con gli altri del gruppo. luogo dove ritrovarsi, ma Franco
Riusciva ad essere ora austero, ora Fabbri, “al Schecc”, imprenditore
suadente, poi imperioso, quindi edile ed amico generoso, diede loro le
mellifluo nello spazio di un attimo. chiavi del suo capannone e una bella
Lui, da regista (a proposito, nella iniezione di fiducia: qualcuno
locandina dello spettacolo il suo nome dimostrava di credere seriamente nel
non compare, ed per questo che progetto!
continuerò a chiamarlo Lui; una Ora non c’è più e Lui se ne
svista, ma dolorosa per l’artefice di dispiace perché pensa che forse non
questo sforzo che definirei collettivo, l’ha mai ringraziato davvero, ma se
come scoprirete se continuate a anche così fosse, Franco
leggere), dicevo, come regista aveva probabilmente non se ne sarebbe
ben chiaro in testa i comportamenti curato, non cercava riconoscimenti, le
dei personaggi, delle emozioni che cose le faceva e basta.
dovevano trasmettere e nei primi Con le prove che ora si
tempi lo utilizzava come “specchio”. susseguivano, due sere a settimana ,
Spiegava a lui quali comportamenti bisognava cominciare ad occuparsi di
doveva avere un personaggio e tutto il resto: logistica, scenografia,
Dimitri lo interpretava consentendo al musiche, luci, vestiti, sponsorizzazioni.
vero interprete di farsene una idea. Urgeva trovare persone disponibili
Poi ciascuno, ovviamente, vi metteva ad aiutarlo. Disegnò un bozzetto delle
del “suo”. scene, non dimentichiamo che erano
63
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 64
64
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 65
BSRODO
diERPE
il caos.
– Bisogna provare
di più … devo
avvertire gli amici …
prendiamoci ameno
due mesi … i miei
non li voglio, mi
danno soggezione …
ma ci sarà il
suggeritore? – Le
voci si accalcavano, si
sovrapponevano, Lui
li zittì nuovamente,
spiegò che, sì, c’era
ancora un po’ di
tempo, bisognava
ultimare le scene,
approntare il teatro,
prendere accordi col
Si recita. rivelarono bellissime e originali. Erano Comune, col servizio d’ordine, con le
dei quadri, dove l’autore aveva parrucchiere per il trucco… insomma,
espresso gioia e voglia di vivere con c’era ancora un milione di cose da
tratto leggero e preciso. fare, e bisognava restare concentrati.
Claudia aveva dipinto più di ses-
santa metri quadrati di tela in modo L’ultimo mese fu frenetico. Intanto
stupendo, eppure faticò, scorbutica, ad uscirono i manifesti che fissavano la
alzarsi dalla poltrona quando Lui la data della Prima, le prove si
chiamò dal palco per farle raccogliere moltiplicarono e nella tavernetta di
gli applausi del pubblico a fine spetta- Paolo Biffi si accatastavano le cose
colo. Quod erat demonstrandum. ultimate. Lui correva da tutte le parti,
si accordò col Comune, con le
Intanto le prove continuavano. parrucchiere, trovò finalmente un
Vedeva miglioramenti evidenti, manichino che con una parrucca
qualcuno era già pronto, altri non bionda sulla testa glabra gli sembrò
ancora, ma soltanto perché erano perfetto, il pianoforte, una vecchia
insicuri dentro e terrorizzati dal stufa, non dimenticò le aringhe,
pensiero di salire sul palco. Allo fondamentali per la scena iniziale. Il
scoccare dell’anno di prove, Lui decise Corpo dei pompieri di Medicina gli
che non poteva più tergiversare, prestò gli elmetti, la sirena e i
bisognava andare in scena prima che i lampeggianti per simulare un incendio.
primi si stancassero e i secondi Sua moglie, santa ragazza, che Dio
fuggissero. Lo annunciò una sera e tra la preservi, lo incoraggiò e sopportò il
cori di no, non siamo pronti, sei suo straniamento con stoico altruismo
pazzo, io non ricordo niente, disse …e arrivò l’ultima settimana.
loro che aveva già commissionato i Si doveva approntare la sala dove
manifesti (non era vero, ma l’avrebbe si teneva la rappresentazione.
fatto il giorno dopo) e di lì a poco
avrebbe provveduto all’affissione. Si Il vecchio cinema/teatro Garibaldi
mettessero il cuore in pace, Lui era il era ormai in disuso da tempo. Erano
regista, Lui sapeva se erano pronti o state tolte tutte le sedie e accatastate
meno e affanculo le loro paturnie. nella galleria, gli eventi ultimi si
Calò un silenzio di tomba, poi esplose riducevano a feste della befana, al
65
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 66
66
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 67
67
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 68
68
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 69
BSRODO
ERPE
di
gli anni più belli e spensierati, non
avevo problemi di nessun genere, ero
ancora un bambino e pensavo solo a
giocare e divertirmi come si usava a
quei tempi. Vicino alla chiesetta
scorreva un torrente, il Sillaro, a volte
in inverno l’acqua gelava allora con i
miei amici andavo a scivolare per ore
e ore con uno slittino che avevo
costruito. Mi divertivo un mondo.
Figuratevi che allora non avevo
nemmeno la bicicletta. Mi piaceva
quando nevicava, stavo moltissimo
tempo ad osservare la neve che
cadeva e gli uccellini infreddoliti che
cercavano qualche seme nella siepe di
biancospino adiacente al torrente.
Osservavo con molta attenzione tutta
la natura circostante che si copriva di
neve rendendo il suo caratteristico
splendore. In estate andavo all’ombra
Ermete a casa sazi e a me andava bene perché in un piccolo boschetto e ci rimanevo
anziano con a casa mia il cibo non abbondava. ore intere ad osservare gli uccelli che
la nipotina.
Questa vita continuò per qualche anno svolazzavano e canticchiavano
fino a quando non ebbi l’età per poter specialmente gli usignoli che avevano
andare a lavorare. Nella mia mentalità un canto così delicato. Io me ne stavo
di bambino, consideravo questo fermo, fermo per non essere visto. A
curato un amico carissimo ed anche lui volte mi appisolavo nella frescura del
si era molto affezionato a me. Si sottobosco e rimanevo così per molto
giocava a carte tutte le sere dopo tempo risvegliandomi riposato e
cena. Io vincevo quasi sempre e a lui sereno. Il reverendo possedeva una
dispiaceva moltissimo e si vendicava grande quantità di libri che trattavano
maledicendo le carte che non lo dalla Religione alla Politica, dalla
favorivano e nel contempo io ero Scienza alla Economia. Ho passato
felice perché portavo a casa qualche molte ore a leggere quelle scritture ma
soldo. In casa sua aveva una nipote vi dirò che molti libri rinunciavo a
sulla quarantina che gli prestava leggerli perché non ne capivo molto. È
assistenza perché lui era già nella certo però che nel corso della vita,
sessantina e di bisogno ne aveva. Si quanto ho appreso da quelle letture è
chiamava Angiolina, era una donna stato importante per la mia cultura e
straordinaria, di gran rispetto altrui e mi ha anche evitato di commettere
di cultura semplice e profonda. A me tanti errori. Spesso andavo all’acqua
voleva molto bene anche perché mi alla fontana dei Romagnoli che
considerava e mi educava come un avevano un cane cattivissimo tanto che
figlio. Io la aiutavo come ero capace in dovevo badare bene a non farmi
tutti i suoi lavori. A volte, quando mordere. Invece i Sabbioni avevano un
doveva andare in qualche posto, anatrone gigante che ogni volta che mi
preparavo il calesse con il cavallino e vedeva spiccava il volo anche da
la accompagnavo con la massima lontano e mi piombava addosso con
attenzione perché lei aveva paura a tutto il suo peso e se non me ne
viaggiare per strada non essendoci accorgevo in tempo, mi faceva
molto abituata. Per me quelli furono stramazzare a terra.
69
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 70
di GIANCARLO CAROLI
70
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 71
BSRODO
ERPE
di
100X150 cm circa uno dei quali
costituiva il piano di lavoro. Poneva
il piano su un tavolo e lo copriva
con un telo bagnato; bagnava a sua
volta la stoffa e iniziava da sinistra
a destra a fare a mano, ripeto a
mano, le pieghe che riusciva a
realizzare della misura e tipo
richiesti e uguali per tutta la stoffa
da plissettare. Finita questa fase il
piano con la stoffa plissettata
veniva rovesciato con manovra di
rotazione a quattro mani (con un
familiare) su un altro piano mobile
coperto da tela e poi lasciata
asciugare. Stessa procedura per
altre plissettature. Successivamente
la Bruna stirava la stoffa plissettata
stabilizzando definitivamente le
Abiti a pieghe Apparentemente semplice, ma in pieghe che sembravano “fatte a
del Beato realtà assai difficile da realizzare se macchina”.
Angelico non si è dotati di pazienza, precisione,
a Firenze.
volontà, spazio, sole, nonché di aiuti 5. Consegna: il plissettato veniva
vari. La Bruna abitava alla Tombazza, contenuto in un involucro di carta e
un gruppo di case isolate distanti trasportato coi soliti mezzi alla
cinque km dal paese; fino al 1950 non merceria di Marí ad Bentén. La
aveva l’elettricità, solo più tardi arrivò merciaia riscuoteva il prezzo
il telefono. Il luogo era ideale per indicato sull’involucro che poi dava
lavorare in pace non spiati. alla Bruna. Il prezzo andava da 100
a 200-300 lire secondo tipo e
La plissettatura richiedeva allora misura pieghe e misura della stoffa.
questi passaggi:
Il segreto della plissettatura,
1. Ritiro: il negozio di merceria di custodito gelosamente dalla Bruna,
Marí ad Bentén era il punto di oggi non interesserebbe a nessuno;
riferimento: le clienti portavano la credo che anche allora ben pochi di
stoffa e facevano la richiesta del coloro che avessero potuto conoscere
tipo e misura delle pieghe. come veniva fatto il lavoro avrebbero
Raramente la stoffa veniva portata avuto la disposizione, la pazienza e la
direttamente alla Tombazza. volontà per copiarla. Quando la Bruna
si trasferì in paese non esercitò più
2. Un familiare della Bruna, i primi l’attività . Lasciò ad altri i cartoni, unici
tempi in bicicletta, poi in strumenti che aveva utilizzato oltre alle
Lambretta, poi in Fiat 500 portava sue mani.
la stoffa a casa. Resterebbe alla Bruna l’orgoglio di
avere consentito a tante bambine,
3. La Bruna alla sera, dopo aver fatto giovani e meno giovani donne, di
la sarta e custodita la figlia sfoggiare gonne a pieghe, vestitini di
handicappata per tutto il giorno, si seta plissé, camicette con polsini e
disponeva alla plissettatura. colletti mirabilmente plissettati; e di
avere dato un buon contributo al
4. Aveva sei piani mobili di legno di proprio bilancio familiare.
71
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 72
72
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 73
BSRODO
diERPE
La correzione dell’Inno di Mameli
(“siam pronti alla vita”) del Premier Renzi
a EXPO 2015 è già stata fatta
da un medicinese settanta anni fa
73
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 74
GLI HERCOLANI
A MEDICINA
NOTE E IMMAGINI DEGLI
SCOMPARSI PALAZZI
DI ERCOLANA E DI CROCETTA
di LUIGI SAMOGGIA
74
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 75
BSRODO
diERPE
vaticana delle Carte geografiche.
Ovviamente, come osserva Mario
Fanti, non furono inserite nella
composizione pittorica finale tutte le
molte annotazioni grafiche di “Ville,
castelli e chiese bolognesi”
attentamente disegnate dal Danti con
evidente personale interesse.
75
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 76
eventualmente
completata, avrebbe
avuto un ruolo non
irrilevante nel dare
prestigio, vitalità e
incremento non solo
in quella estesa plaga
del nostro territorio.
L’unica
costruzione
completata e
pervenuta fino agli
anni ’60 del secolo
scorso – anni in cui
venne
malauguratamente
demolita – fu, come Chiesa di
si è accennato, la “S. Ercolano”,
dinamica orizzontale dell’insieme due chiesa di san Ercolano della quale si dal disegno
cinquecentesco
più piccole torri di minore elaborazione conservano vecchie fotografie che ne di Egnazio
formale rispetto a quella centrale. lasciano scorgere il fondamentale Danti, in Fanti
Anche la chiesa di “S.Herculano (sic)”, carattere architettonico in parte però 1996 cit.,
il palazzetto oltre la strada che conduce difforme dalle due immagini del Danti. p. 44.
al ponticello sul corso rettilineo del Sono, infatti, evidenti le modifiche
“Selere” (attuale Sillaretto) e la più apportate dagli Hercolani nel tempo,
distante fornace, mostrano un più verosimilmente tra il Sei e il
fermo tratto di penna che non è riser- Settecento, soprattutto nella facciata
vato ai lotti di terreno con casette, di- con l’eliminazione del portico a tre
sposti molto sommariamente e in archi e il ridisegno delle rispettive
diversa prospettiva rispetto alla villa- modanature e finestre; si nota inoltre
castello, ai lati delle due strade di acces- la sostituzione del piccolo campaniletto
so alla villa padronale. sporgente nella parte posteriore della
Il che può significare che tale lottiz- chiesa con un ben disegnato
zazione fosse soltanto genericamente campanile a vela innalzato tra il fianco
prevista, ma non graficamente definita, sinistro della facciata della chiesa e la
in quel 1578, come le altre costruzioni, casa canonica. Unico ricordo
nell’obiettivo di formare, forse in tempi conservato della antica chiesa è il
successivi, il razionale borgo abitativo quadro sei-settecentesco con
degli addetti alla tenuta. La presenza l’immagine di san Ercolano vescovo,
della fornace sembra dichiarare la sua dipinto di buon autore anonimo,
effettiva funzionalità ai lavori in corso restaurato ed attualmente esposto nel
nel complesso della grande villa e del coretto, a sinistra della chiesa
borgo, forse un poco utopisticamente parrocchiale di Ganzanigo.
concepito. L’insieme di tali opere promosse
Oggi però di questo grande dagli Hercolani lungo i secoli successivi
progetto non resta che il disegno qui attesta come l’interesse e l’affezione di
proposto, e non si conoscono i precisi quel casato per la borgata interna alla
motivi della interruzione delle opere loro tenuta, oggi quasi completamente
programmate; certo che la revoca cancellata dagli eventi se non nella
dell’elevazione feudale avrà contribuito toponomastica, abbia comunque
a frenare o ad abbandonare lasciato un segno rilevante nella storia
l’impegnativa impresa, che, se del nostro territorio.
76
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 77
BSRODO
diERPE
Opere e progetti
per il palazzo di Crocetta nel Settecento
visibili gli archi
dell’antica fabbreria e
parte della serie di
abitazioni a schiera per
i braccianti sul lato sud
della via San Vitale che
conduce a Medicina.
Una visione
panoramica
dell’insieme degli edifici
del borgo della
Crocetta – esclusa la
chiesa e l’osteria, lato
Il palazzo da cui si intuisce sia
Hercolani stata ripresa
di Crocetta, l’immagine – si ricava
da Fanti 1996 da un disegno
cit., p. 51.
acquerellato eseguito
Altre vicende storiche, e più sul luogo dal pittore paesista bolognese
recenti, hanno invece determinato in tardo settecentesco Giacomo Savini:
pratica la scomparsa dell’altra grande un’immagine su cui ci si soffermerà tra
villa degli Hercolani: “Il palazzo della poco.
Crocetta”, come veniva chiamato dagli Dello storico palazzo legato agli
abitanti del luogo. Le bombe Hercolani fortunatamente si può però
dell’ultimo conflitto mondiale hanno in disporre di una serie di documenti
gran parte abbattuto l’antico edificio; grafici per lo più inediti che ci
l’incuria e gli interventi successivi sui permettono di tracciarne varie fasi
ruderi hanno prodotto di fatto la quasi della sua identità. A proposito delle
completa trasformazione della residua immagini, debbo un vivo
struttura architettonica, di cui oggi ringraziamento all’architetto Giorgio
restato visibili soltanto un arco mutilo Galeazzi per avermi messo a
sul lato settentrionale e un brano di disposizione, espressamente per
parete con torretta scalare sul versante questo articolo, numerose riproduzioni
occidentale. Completamente di disegni da lui eseguite presso
scomparsa a causa degli ultimi eventi l’archivio Hercolani nel corso di sue
bellici è invece la chiesa di origine ricerche.
seicentesca annessa all’ospizio ad uso La più antica immagine ora
dei frati cappuccini intitolata conosciuta del palazzo di Crocetta si
all’Esaltazione di Santa Croce – da cui trova anch’essa tra i disegni elaborati
il nome di Crocetta alla località – da Egnazio Danti nel ricordato codice
posta, come l’attuale chiesa costruita Ville, castelli e chiese bolognesi . Al
ex novo, presso l’incrocio viario sul numero 174 è infatti riportata la figura
lato orientale di via Medesano, e in prospettiva di un palazzotto a pianta
quindi già compresa nel territorio quadrata col tetto a quattro spioventi,
comunale e parrocchiale di Castel sui quali spiccano i caratteristici
Guelfo. Anche il borgo circostante al decorativi pinnacoli cinquecenteschi, e
palazzo ha subìto notevoli affiancato da una sola torretta
trasformazioni in vari tempi, colombaia priva di elementi di tipo
soprattutto recenti; restano ancora decorativo. Sopra il disegno è apposta
77
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 78
Il prospetto
del palazzo
di Crocetta,
disegno
dei primi anni
del Settecento,
Bologna,
Archivio
Hercolani.
Nella pagina,
a fronte,
in alto:
Prospetto
nord del
palazzo di
Crocetta,
disegno
dei primi anni
del Settecento,
Bologna,
Archivio
Hercolani.
78
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 79
BSRODO
diERPE
Mezzogiorno […]” e
l’altro dedicato alla
“facciata del Palazzo […]
dalla parte di
Tramontana […]”
documentano che
rispetto allo stato
originale del secolo XVI
si notano alcuni
interventi strutturali che
modificano il profilo
dell’edificio. Nella
facciata principale
compare una seconda
torre, che conferisce al
prospetto un equilibrato
valore simmetrico, e in
entrambe le torri sono
assenti gli antichi
caratteri della funzione
lo costituisce tuttora) un punto di non colombaia. Inoltre due torricelle, visibili
irrilevanti servizi per chi vi transitava e dal prospetto della facciata porticata
per quanti vi risiedevano e vi posteriore, si trovano addossate alle
operavano: condizione non pareti laterali; dalla pianta si legge
confrontabile con ciò che avrebbe siano funzionali a contenere scale di
potuto proporre il più decentrato collegamento interno. Ancora: il
progetto del borgo di Ercolana. profilo del coperto, disegnato sul lato
sud, presenta un taglio che interrompe
L’intento del presente articolo, più sensibilmente il corretto andamento
che un excursus sulla presenza e sui conferito all’insieme. Anche questo
rilevanti interessi degli Hercolani in particolare trova motivazione dalla
questa zona, è di offrire una serie di lettura della pianta: in quella posizione,
immagini, sia inedite che poco note, nel piano nobile, si rinviene un
che permettano di comporre una sorta «cortile» ricavato dallo scoprimento di
di storia visiva dell’antico edificio quale un ampio vano. È però da notare che
nucleo propulsivo da cui ha avuto in rilievi successivi di fine Settecento al
origine una comunità ancora oggi posto del «cortile» si trova una “sala del
vitale benché rinnovata intorno a quei bigliardo”; ma anche in questo caso
suoi pochi resti. resta stranamente visibile la linea
Tra i disegni dell’Archivio Hercolani interrotta del coperto.
figura un nucleo di elaborati che, da I diversi disegni contenuti nel
diversi elementi grafici, si potrebbe gruppo, ora rapidamente osservato
collocare nel primo Settecento; tale per quanto riguarda il palazzo, sono di
serie di operazioni, oltre a presentare notevole interesse per conoscere le
una completa visione in pianta varie costruzioni di servizio della
dell’intero borgo di Crocetta con ogni residenza padronale e della borgata.
edificio e sua funzione, mostra il Al fianco occidentale dello spazio a
palazzo padronale in due dettagliati giardino della villa, vengono disegnate
prospetti, quello d’ingresso e quello e descritte, oltre all’abitazione del
posteriore, e una pianta del piano fattore, le vaste stalle dei cavalli, le
nobile. Il rilievo “Alzata in facciata del parti coperte per il deposito dei
Palazzo alla Crocetta dalla parte di prodotti agricoli e la lunga loggia
79
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 80
porticata per
custodire carri e
attrezzi.
Nell’ampio
prato
prospiciente
viene indicata
anche la
rotonda
“conserva da
neve” per la
conservazione
delle derrate
deperibili.
In alto:
Giuseppe
Antonio
Ambrosi,
disegno del
1734 del
palazzo di
Crocetta, con
tracce di possi-
bile intervento
di modifica
con l’aggiunta
di timpano
sulla facciata.
Bologna,
Archivio
Hercolani.
A sinistra:
progetto
di intervento
sulla facciata
del palazzo
di Crocetta
eseguito
nel 1739
probabilmente
da G. A.
Ambrosi,
Bologna,
Archivio
Hercolani.
80
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 81
BSRODO
diERPE
esecuzione al suo progetto per la facciata ricavandovi in tal modo nuovi
ricostruzione della chiesa arcipretale di vani e ponendo sulla sommità un
San Mamante a Medicina), l’altro del ampio timpano triangolare il cui
1739 – probabilmente dello stesso vertice avrebbe raggiunto l’altezza
architetto – propongono un intervento delle torri, il tutto per nascondere
finalizzato a “ridur [la facciata del l’irregolare linea della parte sinistra
palazzo] in miglior simmetria”. Il dello spiovente.
primo disegno mostra, infatti, la Decisamente provocatorio è il
facciata del Palazzo di Crocetta nello progetto contenuto nel disegno del
“stato di fatto” con le sovrapposte 1739. Qui l’architetto – forse lo stesso
linee della modifica da apportare; ciò Ambrosi – si esibisce in un elaborato
che si nota immediatamente di del più sfrenato e improponibile stile
difforme nella facciata rispetto al barocco, che nessuno, in ambito
disegno degli anni precedenti è la bolognese, e anche altrove, avrebbe
presenza alla base delle due torri di un avuto l’ardire di accettare.
corpo aggiunto formato come un
solido cubo segnato da due file di Incarichi
strettissime feritoie che dovrebbero di Filippo e Astorre Hercolani
Nel disegno, dare luce e aria ad anditi interni di
in basso: ad Angelo Venturoli
Angelo servizio. Un’aggiunta questa che per Crocetta
Venturoli, assegnava alla tranquilla stesura delle
pianta forme e dei volumi architettonici un L’interesse e l’attenzione degli
del palazzo aspetto di arcigna militaresca difesa. Hercolani per le condizioni in cui
della Crocetta,
Bologna, Con l’intervento dell’architetto, versano gli immobili dell’azienda della
Archivio secondo l’idea di progetto, si sarebbe Crocetta, e in particolare la residenza
Venturoli. limitato ad alzare l’altezza della estiva padronale che ne è il centro, si
81
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 82
82
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 83
BSRODO
ERPE
di
che ne attesti l’inserimento;
e neppure la foto
dell’edificio bombardato ci
chiarisce se il residuo
profilo triangolare visibile
sia una traccia del colmo
del coperto o di un
intervento collegato con
una modifica architettonica
eseguita sul fronte del
palazzo. Una fotografia
della facciata nelle
condizioni precedenti al
bombardamento potrebbe
offrire informazioni di
determinante importanza
sulle ultime opere
architettoniche apportate al
monumento.
Questa prima
presentazione parziale di
immagini oltre a proporre
una sequenza di opere e di progetti
attuati, o soltanto ideati, intorno ad
uno storico edificio cancellato dagli
eventi, vorrebbe essere anche un invito
a quanti possiedono foto o documenti
riguardanti il nucleo di Crocetta e del
suo Palazzo a segnalarli alla redazione
di “Brodo di Serpe” (presso la sede
della Pro Loco) per meglio completare,
Qui sopra: Crocetta inserito nel nucleo urbano in seguito, il profilo di un importante
epigrafe circostante in cui, a sinistra, si notano antico borgo di origine cinquecentesca
rinvenuta
uno degli archi delle botteghe artigiane meritevole di particolare interesse.
presso il
palazzo e la serie a schiera delle abitazioni dei
di Crocetta braccianti fissi addetti all’azienda Bibliografia essenziale
e depositata agricola. Sulla sinistra del palazzo è M. Fanti, Ville, Castelli e Chiese bolognesi, da un
nel Museo libro di disegni del Cinquecento, Forni Ed. 1996, pp.
disegnato il retro della lunga 45, 51.
Civico di
Medicina.
costruzione che ospitava l’alloggio del G. Cuppini, La villa come elemento ordinatore della
(Foto R. R. fattore, le scuderie, le stalle e i campagna bolognese, in G. Cuppini, A. M. Matteucci,
magazzini. Le mura di cinta sul fronte Ville del Bolognese, II ed., Bologna 1969.
Gattei, 2015)
G. Fornasini, Cenni storici sulle famiglie Malvezzi , in
stradale, oltre al cancello principale Giuliano Malvezzi Campeggi (a cura di), Malvezzi
Nella foto d’ingresso, mostrano una serie di genealogia e iconografia, Roma 1996 pp. 59, 62-63.
in alto:
il palazzo
contrafforti di sostegno e nell’angolo G. Simoni, Cronistoria del Comune di Medicina,
Bologna 1880, pp. 197-199.
di Crocetta viene bene delineata una garitta che
P. Guerra, Castel Guelfo di Bologna, origini e storia,
dopo il conferisce all’insieme un qualche Imola 1929, p. 101.
bombarda- carattere di vigilanza. Osservando il A. Bolognini Amorini (a cura di), Catalogo cronologico
mento disegno del Savini sembra che la parte da Lui stesso [Angelo Venturoli] diligentemente
dell’ultima tenuto di tutte le sue operazioni , Bologna 1827, p.
guerra.
centrale della facciata sia stata dotata 38, n. 314.
Archivio Luigi di un semplice timpano, di cui Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Archivio
Dal Pozzo. purtroppo non si ha alcun documento Venturoli, Cart. H dal n.1 al n. 23, fasc. 17.
83
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 84
SINGOLARE STORIA
DI UN QUADRO
MEDICINESE
di RAFFAELE R. GATTEI
BSRODO
diERPE
sempre presente) con la scritta
“Madonna del Lume” oppure in
spagnolo “Virgen (o Madre) SS. de la
Luz”.
La presenza di tutti questi elementi,
con pochissime varianti formali, in tutti
i dipinti intitolati alla Madonna del
Lume fa pensare che esista un unico
modello al quale i vari pittori si sono
ispirati. In effetti una ricerca più appro-
fondita ha permesso di scoprire la sin-
golare storia della devozione alla
Madonna del Lume e della diffusione
della sua immagine con caratteristiche
costanti e quasi immutabili.
All’inizio del XVIII secolo a Palermo
in Sicilia un pio padre gesuita,
Giovanni Antonio Genovesi (o
Genovese, 1684-1743)5, già famoso
per le sue eloquenti e seguitissime pre-
diche pronunciate in occasione delle
Missioni al popolo, in procinto di parti-
re missionario per l’America Latina e
desideroso di portare con sé un’imma-
gine della Madonna quale speciale
patrona e protettrice del suo aposto-
lato missionario, incaricò una donna
molto devota della Madonna e che
aveva già avuto delle visioni mariane,
di fare da tramite, nientemeno, che
La Madonna – la Madonna, madre giovane e con la Madonna stessa per chiederle
del Lume dolcissima, che sta per essere con quale forma pittorica e con quale
di Medicina. invocazione o titolo avrebbe voluto
incoronata dagli angeli,
– il cerchio di dodici stelle (gli Apostoli) essere venerata e invocata durante la
che splendono sopra la corona prossima attività missionaria nel Nuovo
regale, Mondo dello stesso padre Genovesi6.
– il giovane che è sollevato per un Detto fatto, una mattina del 1722 la
braccio dalla Madonna e così veggente (della quale peraltro non
sottratto al demonio, conosciamo nemmeno il nome) dopo
– il mostro-demonio con le fauci avere ricevuto la Comunione, cadde in
spalancate, stato di estasi ed ebbe una vivida visio-
– il Bambino Gesù che ha nelle mani ne della Madonna con gli angeli, un
due cuori “infiammati d’amore”, giovane in procinto di essere salvato
– l’angelo (in alcuni casi identificato dalle fauci del demonio, il Bambino
come l’arcangelo Raffaele) che porge Gesù, il cestino di cuori fiammeggianti,
al Bambino un cestino pieno di cuori il mostro diabolico etc., insomma esat-
fiammeggianti, tamente come si vede oggi nel dipinto
– i putti che sostengono i piedi della di Medicina e in tutti gli altri simili. La
Madonna, Vergine, su richiesta, con voce ultrater-
– il cielo grigio e tempestoso che fa da rena rispose di gradire il nobile pensie-
sfondo alla scena, ro del religioso [padre Genovesi], di
– il cartiglio (unico elemento non aver messo sotto la propria protezione
85
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 86
86
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 87
BSRODO
diERPE
di trasporto di quasi tre secoli fa!) nelle
nuove residenze suppellettili preziose o
poco ingombranti destinate all’uso di
devozione personale come oggetti litur-
gici, paramenti sacri, crocifissi, libri e,
appunto, dipinti di soggetto religioso fra
i quali ovviamente anche quelli relativi
al diffusissimo culto della Madonna del
Lume. Inoltre è probabile che alcuni di
essi, una volta trovata una sistemazione
permanente, abbiano incaricato artisti
locali di copiare o di produrre ex novo
dipinti dedicati alla devozione della
Madonna del Lume di cui avevano
avuto una diretta e approfondita cono-
scenza negli stati di origine.
La diffusa presenza di quadri che
raffigurano la Madonna del Lume o
portati dagli ex-gesuiti esiliati o dipinti
da pittori locali nei nuovi luoghi di resi-
denza, su loro committenza, è ben
esemplificata dai due casi di Melara
(RO) e di Medicina.
Melara è un antichissimo comune13
sulla riva del Po attualmente in provin-
cia di Rovigo ma in passato apparte-
nente alla Diocesi e al Ducato di
Ferrara. Nella Parrocchiale, dedicata a
S. Materno, è conservata una pregevole
pala d’altare14 che rappresenta la
Madonna del Lume e che è ancora oggi
oggetto di approfonditi studi nonché di
grande e specifica devozione15. Il qua-
La Madonna In meno di due decenni però, dal dro risulta donato alla Parrocchiale nel
del Lume 1760 al 1780, l’impero politico-econo- 1780, con regolare atto notarile ancora
di Melara. conservato, dall’ex-gesuita P. Blas
mico e culturale della Compagnia di
Gesù, fu smantellato e, il 21 luglio (Blasio o Biagio) Arriaga originario del
1773, la Compagnia fu infine canoni- Messico16 con l’unica condizione che
camente soppressa con la Bolla fosse posto su un altare dedicato alla
Dominus ac Redemptor del papa fran- Madonna dell’Eterno Lume17.
cescano Clemente XIV (Ganganelli). Ancora oggi nella chiesa di S.
Immediatamente iniziarono le espulsio- Materno, sulla parete a fianco dell’alta-
ni, dagli stati di quasi tutto il mondo, re dedicato alla Madonna del Lume
degli ex-gesuiti che, come è ovvio, tro- sono infisse due iscrizioni su marmo18:
varono immediato rifugio soprattutto una certifica il nome del donatore Blas
nello Stato della Chiesa. Arriaga sacerdote mesicano [sic] e l’e-
Alcuni di loro, in relazione alle diver- rezione nel 1795 di un elegante altare
se disponibilità economiche personali, marmoreo destinato appunto alla devo-
riuscirono a portare con sé al momento zione della Madonna dell’Eterno
del coatto trasferimento in Italia (e si Lume; l’altra ricorda che nel 1780 il
pensi alle peripezie di un viaggio a volte papa Pio VI (Braschi) concesse l’indul-
intercontinentale compiuto con i mezzi genza plenaria perpetua ai fedeli che,
87
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 88
88
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 89
BSRODO
diERPE
lontana Melara, dove esisteva, come re tedesca proveniente da Verona e
detto sopra, una particolare devozione carica di quattromila sacchetti di
per la Madonna del Lume. Nella lettera cemento e di calce. I lavori nel santua-
gli domandavano di aiutarli ad innalza- rio furono ripresi e continuarono fino
re il Santuario alla Madonna del all’inaugurazione nel 1954.
Lume, Regina della pace, come essi la Chissà se lo spietato uomo di guerra,
pregavano per l’Italia, per la il Feldmaresciallo Albert von Kesselring,
Germania e per il mondo. caduto nelle mani dei suoi nemici, pro-
Ebbene l’incredibile avvenne: il terri- cessato, prima condannato a morte, poi
bile, famigerato Kesselring, noto in all’ergastolo e infine liberato dopo la
Italia come “la belva umana”, fece arri- sospensione della sentenza, avrà mai
vare a Cesta alle prime luci dell’alba del rivolto un pensiero alla Madre SS. del
20 marzo 1944, un’autocolonna milita- Sacro Lume, Regina della Pace!27
1 CURIA GENERAL OSM, Suplicas letanicas a Santa Maria, Roma 1987, p. 25.
2 SAVIOLI Antonio, Incisori faentini di immagini mariane, Catalogo della Mostra, Faenza (RA) 1988.
3 CECCHELLI Marco, Andar per Cento - Itinerari nella terra del Guercino, Cento (FE) 1984.
4 Per un elenco delle località di tutto il mondo ove è venerata l’immagine della Madonna del Lume v.
OCCHIBIANCO Cosimo, La Chiesa della Madonna del Lume, Grottaglie (TA) 2002; ORIOLI
Mariadele, La Madonna del Lume di Melara, Melara (RO) 2013, pp. 132-137.
5 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, La Madonna del Lume di Melara (RO) - Genesi e storia di una
devozione bicentenaria, in “Ravennatensia” VIII (1983), pp. 233-256.
6 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, op. cit., p. 247; VARGAS UGARTE Ruben S.J., Historia del culto
de Maria en Ibero-America y de sus Imagenes y Santuarios mas celebrados, Ciudad de Buenos Aires,
1947.
7 VARGAS UGARTE Ruben S.J., op. cit., p. 280.
8 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, op. cit., p. 247, con ampia bibliografia; ORIOLI Mariadele, op. cit.,
pp. 135-136.
9 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, op. cit., p. 251.
10 OCCHIBIANCO Cosimo, op. cit..
11 V. infra Nota n. 21.
12 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, op. cit., p. 251.
13 La località Mellaria è citata da Plinio il Vecchio (23 a.C. - 69 d.C.) nella Naturalis historia per la sua
eccezionale produzione di miele.
14 La tela, dipinta a tempera, è di grandi dimensioni (cm 249,5 x 177).
15 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, op. cit., pp. 243-244.
16 Tra il 1760 e il 1767 il re di Spagna Carlo III aveva cacciato i gesuiti dalla Spagna e da tutti i suoi
Possedimenti quindi anche dal Messico.
17 ORIOLI Mariadele, op. cit., pp. 52 e segg.; TESTONI Ildo, Un Santo tra noi, Melara (RO) 2010, in
Appendice.
18 LUGARESI Luigi - BONONI Paolo, op. cit., p. 244.
19 ORIOLI Mariadele, op. cit., pp. 52-56.
20 CHIAVEGATTI Savino, Un uomo, un quadro - Storia di una tradizione, 3 Voll., Dattiloscritto inedito,
Biblioteca Comunale di Melara, 1983; RIDOLFI Raffaele, La Chiesa Arcipretale di Melara, Biblioteca
Comunale di Melara, 1994.
21 La ricercatrice, dopo aver rinvenuto nel 2007 in un archivio palermitano l’operetta in due tomi (La
devozione di Maria SS. del Lume) scritta dal P. Antonio Genovesi nei primi decenni del Settecento (e
considerata perduta dopo la messa all’indice) ha elaborato una ipotesi (rimasta inedita) di ricostruzione degli
spostamenti del dipinto originale prima portato in Messico dal P. Genovesi, poi riportato in Italia, a Melara
(RO), dall’ex-gesuita Arriaga; ORIOLI Mariadele, op. cit., pp. 74-75; TESTONI Ildo, op. cit., pp. 154-156.
22 TESTONI Ildo, op. cit., in Appendice.
23 GASPERINI Evangelista, Diario dal 1726 al 1771 - Materia ecclesiastica e civile, 4 Voll., Manoscritto
inedito, Archivio Storico Parrocchiale di Medicina (BO); SIMONI Giuseppe, Cronistoria del Comune di
Medicina, Bologna 1880, Ristampa anastatica Bologna 1970, p. 359; id., Il Patrimonio dei Poveri
nella Terra di Medicina, Medicina (BO) 1881.
24 SAMOGGIA Luigi - RIMONDINI Giovanni (a cura di), San Mamante di Medicina - Storia opere
restauri, Medicina (BO) 1989, pp. 72-73; v. anche a p. 89 la Scheda tecnica di restauro compilata da
Maricetta Parlatore Melega.
25 ORIOLI Mariadele, op. cit., pp. 130-131.
26 Matteo, 17, 14-20.
27 Nei giorni 10 e 11 ottobre 2015 si è svolto a Melara (RO) il primo convegno internazionale “La Madre
SS.ma del Lume - Storia e teologia, arte e devozione da Palermo al mondo”.
89
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 90
PRANDI PIETRO
(Medicina 1799-1830)
Un illustre fisico cui Medicina ha dato i natali
90
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 91
BSRODO
ERPE
di
qual conto egli lo avesse.
Verso questo tempo agitavasi più
che mai in Italia la quistione, se
possansi trovare acconci mezzi di
dirigere gli aereostati. L’illustre
Zambeccari(6) avea già opinato che la
forza impellente al movimento
orizzontale de’ palloni doveva cercarsi
ne’ venti, i quali muovono l’atmosfera
in più direzioni contemporaneamente;
ma egli andò forse errato allorchè
L’Eliostata di
Pietro Prandi.
credè di poter facilmente trovare il
desiderato equilibrio
dell’accoppiamento di due globi ad aria
atmosferica e a gas idrogeno. Il Prandi
si fe’ correggere ciò che vi avea di
difettoso nell’apparecchio del
Zambeccari, ed un nuovo mezzo
propose di conseguir l’equilibrio,
prendendo da ciò argomento per
isviluppare alcune sue ingegnose idee,
onde risolvere il problema del modo di
orizzontalmente dirigere gli aereostati.
Ma un soggetto egualmente difficile,
e quasi nuovo in allora, attirossi ben
presto l’attenzione di lui. Valenti fisici
aveano già osservato, che ove il
mercurio venga ricoperto di acido
solforico, ed assoggettato sia all’azione
di deboli correnti elettriche, un visibile
movimento operasi immantinente sulla
superficie di quel metallo. Mal persuaso
il Prandi delle ragioni che adducevansi
indarno cercasi nell’antico, ei sia per ispiegare un tal fenomeno, si fece
pervenuto, con opportuni artifizi, a a studiarlo; e in due elaborate
farlo servire per qualsivoglia latitudine. dissertazioni prese a descrivere una
Grandi allora furono gli elogi che ne lunga serie di sperienze da lui stesso
riportò dai fisici. Ed era in vero da eseguite. Che se le spiegazioni
meravigliare che un giovane di appena proposte non ottennero l’assenso dei
ventiquattro anni conseguito avesse fisici, eglino però non mancarono di
quel che uomini maturi, e interamente rendergli giustizia, ch’era ben dovuta
dediti a questa maniera di studi, non alle sue diligenti ricerche.
erano riusciti a trovare. Del che le belle Il Nobili(7) stesso, alle cui scoperte
testimonianze ne piace riportare dei debbe l’elettro-chimica, ha altamente
professori Amici(3) e Santini(4) : il commentato il bel lavoro del Prandi, da
primo, che stimò tal macchina degna di cui era stato preceduto in simili
essere costruita in metallo nel Museo di indagini.
Fisica e di Storia Naturale di Firenze(5); Un cangiamento frattanto operavasi
l’altro che, dovendo descrivere un nella privata vita del Prandi, ch’egli
eliostata nel suo trattato di ottica soleva dire essere stata la sorgente
analitica, quello del Prandi volle principale della felicità del rimanente
preferire, mostrando così col fatto in de’ suoi giorni. Una fanciulla(8), di cui
91
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 92
già ne
intraprendeva,
che, allorquando
verrà pubblicata,
non poca luce
dovrà spargere
sui tanti e, per la
più parte, tuttora
oscurissimi
fenomeni della
meteorologia.
La belle
speranze però,
che avea fatto di
sé concepire,
doveano restare
deluse. Sul
principiar Il Seminatore
Nuovo seminatore di Prandi P. dell’aprile del di Pietro
1830 egli Prandi.
ammalò
non sapresti ben dire se maggior fosse gravemente, e nel fior dell’età sua,
l’avvenenza e la grazia della persona, o confortato dai soccorsi della nostra
il candore dell’animo, fu seco unita in augusta religione, venne in pochi dì
matrimonio. Egli trovò allora quella rapito alle scienze e al tenero amore
tranquillità che il suo cuore aveva de’ suoi(9). Fu d’indole amena e
lungamente cercata, senza che lo leggiadra, di candidi costumi, e
spirito fosse punto distratto dalle largamente fornito di quelle sociali virtù
ordinarie sue occupazioni. Diresti anzi che sogliono rendere cara e desiderata
che l’amata compagnia della consorte la compagnia degli uomini. Tanti pregi
desse novella lena all’ingegno di lui: ond’era adorno, e le molte prove che
imperocchè, ritiratosi nella paterna avea già date di non ordinario talento,
casa in Medicina, continuò con più gli valsero la stima e l’amicizia di molti
alacrità ne’ suoi studi, allo scrutinio dei più chiari ingegni della nostra Italia,
specialmente rivolgendoli della e meritarongli l’onore di essere creato
meteorologia, verso la quale diceva di membro della Società Agraria, e socio
voler dirigere tutte le sue indagini. non pensionato dell’Instituto di
Quindi immaginava uno strumento da Bologna. La sua morte venne
lui chiamato baroscopio, col quale, sinceramente ed universalmente
come da bilancia, veniva compianta; e la sua spoglia fu
scrupolosamente pesata la colonna di accompagnata al sepolcro dalle lacrime
mercurio equilibrante l’atmosferica degli orfani e degl’infelici, che
pressione; un eteroscopio, onde perderono in lui il loro padre ed il loro
misurare i vari gradi di trasparenza del amico(10). Le scienze soprattutto private
cielo sereno; un nuovo igrometro a vennero di un de’ più caldi cultori che
capello; alcuni particolari artifizi per in Italia forse si avessero: e noi
facilitare l’esatta determinazione delle facciamo voti, perché il prof.
indicazioni barometriche; la forma Gherardi(11), a cui tutti egli volle affidati
infine e la struttura di una specola da i suoi manoscritti, più oltre non indugi
erigersi sulla propria casa in Medicina, a rendere di pubblico diritto quelli,
interamente destinata alle osservazioni ch’egli stimerà essere atti a farlo
meteorologiche. Ed una preziosa serie rivivere fra i posteri(12).
92
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 93
BSRODO
diERPE
BIBLIOGRAFIA
-- Descrizione di un nuovo seminatore. Bologna - Tip. Annesio Nobili - 1823.
-- Sopra un nuovo apparato per isperimentare il magnetismo della luce. Roma - Tip. Giuseppe
Salviucci - 1823.
-- De’ movimenti del mercurio coperto di acido solforico - Dissertazione di Pietro Prandi. Bologna
- Tip.Marsigli - 1824.
-- Descrizione di un nuovo eliostata. Bologna - Tip.Marsigli - 1824.
-- Esame de’ mezzi proposti per ottenere la stazione degli aerostati a qualunque altezza e alcune
osservazioni dirette al loro miglioramento. - s.l. - s.n. - 1825.
-- Ragguaglio del viaggio aereo eseguito partendo da Bologna il giorno 7 settembre 1825 dal
signor Francesco Orlandi. Bologna - Tip. Annesio Nobili - 1825.
93
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 94
PARTIGIANO
A 17 ANNI
di FRANCO SANGIORGI
94
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 95
BSRODO
ERPE
di
campi per conto di coltivatori in lavori
stagionali. Dal gennaio 1945 ai primi
di febbraio sono arruolato, con altri
compagni, nel nuovo Esercito Italiano,
in addestramento militare al campo di
Cesano di Roma.
Il 15 febbraio siamo trasferiti a
Ravenna con un lungo viaggio in
camion, e qui apprendiamo dalla voce
del Generale Primieri, comandante del
Gruppo di Combattimento “Cremona”
al seguito dell’8ˆ Armata, che siamo
destinati al completamento dei ranghi
del Gruppo. I comandanti del nostro
gruppo di partigiani dichiarano che
non metteremo le “stellette” e che al
fronte andremo a condizione di
formare un reparto autonomo “con il
fazzoletto rosso”! Discussione corale
con il generale Primieri; ad un certo
momento arriva Arrigo Boldrini, il
famoso Comandante partigiano
“Bulow”, non si capisce se
ruolo di combattenti:
gli Alleati, specie gli
inglesi, diffidavano
del nostro essere dei
comunisti.
Stanchi
dell’inattività e
dell’essere utilizzati avvisato dai
solo per lavori di nostri o dal Generale. Bulow, salito su
manovalanza stradale, io e un alcuni fusti, si rivolge al disordinato
compagno di Medicina (?) dopo uditorio e dice: “Calma ragazzi, basta
qualche settimana decidiamo di con la cagnara, cosa siete venuti a fare
lasciare il Centro e di recarci, per lo qui a Ravenna? Siete venuti per
più a piedi e con mezzi di fortuna, a partecipare alla guerra o per fare una
Roma. Durante il lungo percorso, ci passeggiata? Se siete venuti per
procuriamo il cibo facendo lavori nei combattere i tedeschi e i fascisti, non
95
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 96
96
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 97
BSRODO
diERPE
LA COOPERAZIONE
DI CONDUZIONE TERRENI
NEL XXI SECOLO
Intervento al Centenario della Cooperativa Lavoratori Terra,
ottobre 1989
di FRANCO SANGIORGI
97
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 98
98
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 99
BSRODO
ERPE
di
zione ha una incidenza di 340.000 lire agricola che pratica la conduzione col-
per Ha coltura uguale a 71.000 lire per lettiva ha costi sociali-organizzativi, di
tornatura bolognese a coltura, il coltiva- direzione tecnica e amministrativa. Il
tore diretto ha una incidenza di costo di questo complesso, necessario e
149.000 lire per Ha coltura, uguale a funzionale meccanismo si riflette sulla
31.000 lire per tornatura. La base di produzione lorda totale e completa i
calcolo sono 13 Ha coltura uguale a 15 costi di produzione. Questi costi sono
Ha catastali circa per unità lavorativa. un peso negativo quando, riversati sui
Questa differenza determina una rilevan- costi di produzione, determinano uno
te disparità di condizione competitiva. È svantaggio competitivo; viceversa rap-
vero che mentre il socio della cooperati- presentano un impulso positivo quando
va, dopo 40 anni di lavoro, gode di una determinano un alleggerimento dei costi
pensione di circa 1.400.000 lire, il colti- complessivi e un vantaggio competitivo.
vatore diretto percepisce 450.000 lire, Oggi il complesso dei costi organizza-
derivante dalla rendita pensionistica tivi-tecnici-amministrativi, riversati sul
capitalizzata presso l’Ente previdenziale, valore vendibile del prodotto agricolo
alla quale occorre aggiungere la rendita primario, contribuiscono a determinare
derivante dal patrimonio dei 15 Ha di costi che spesso non reggono la compe-
terra, pari ad un valore attuale di 300 tizione sul mercato. La dimensione pro-
milioni di lire circa. duttiva, la tecnica nella gestione, la capa-
Quale la mia conclusione? Occorre cità contrattuale, la completa gestione
un provvedimento, legislativo o di altra della meccanizzazione complessa non
natura, il quale, riconosciuta giuridica- riescono più a compensare le incidenze
mente la particolarità della proprietà della parte dei costi “generali” anzidetti.
cooperativa della terra, lavorata da soci Ecco perché ciò che era importante ieri
coltivatori in conduzione e gestione col- per l’accumulazione, è oggi vitale per
lettiva, integri la differenza della contri- competere sul mercato. Ecco la urgente
buzione previdenziale oggi esistente tra necessità di mettere a punto strategie ed
coltivatore singolo e coltivatore a gestio- iniziative tese ad aggiungere valore al
ne collettiva, stabilendo l’obbligo per la prodotto agricolo primario.
proprietà cooperativa di non potere Occorre utilizzare pienamente il
alienare il patrimonio terriero. E’ vero potenziale del lavoro sociale, occorre
che un tale orientamento modifica parte utilizzare pienamente le capacità
della filosofia che ispirò le leggi per la organizzative e i mezzi tecnici, occorre
formazione della proprietà coltivatrice, è utilizzare pienamente le capacità
però sensato e concettualmente logico tecnico-manageriali e amministrative di
prendere atto di realtà che da tali leggi cui la cooperativa dispone, attraverso
originarie si sono determinate. iniziative tese ad aumentare il valore
Vi faccio grazia di argomenti quali la della produzione totale vendibile, per
ispirazione e i fini della cooperazione potere assorbire economicamente
che voi, come me, ben conoscete e percentuali di spese generali,
praticate. alleggerendo l’incidenza gravante sul
IL TERZO problema riguarda la prodotto agricolo primario.
capacità e l’iniziativa interna della A Medicina i tre movimenti
cooperativa di conduzione e precisa- cooperativi di conduzione terreni
mente di “COME AGGIUNGERE dispongono di circa 3.300 Ha di terra:
VALORE AL PRODOTTO AGRICOLO quali intese è possibile prendere per
PRIMARIO E FRUIRE DIRETTAMEN- iniziative comuni tese all’obiettivo di
TE DI TALE VALORE AGGIUNTO”. aggiungere valore al prodotto agricolo
Un tale scopo è possibile raggiungere primario?
attraverso la conservazione; la trasfor-
mazione; la commercializzazione del
prodotto agricolo primario. È questo un (1) I PRIMI CENT’ANNI DELLA COOPERATIVA
LAVORATORI DELLA TERRA DI MEDICINA,
problema vitale per la possibile gestione a cura di Luigi Arbizzani - Grafiche Galeati di
cooperativa della terra. La cooperativa Imola, settembre 1989.
99
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 100
100
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 101
BSRODO
diERPE
altro i fascisti avevano da subito fatto costretto a dettare cose in cui non cre-
propri i trebbiatori caduti, erigendo un deva. In ogni caso, anche se vera la ver-
cippo marmoreo nel cimitero di sione proposta nella informativa confi-
Portonovo e dedicando al molinellese gurerebbe un concorso di colpa e non la
Gesù Ghedini una via in Marmorta. totale responsabilità di una sola parte, i
Il Forcaccio era un edificio agricolo lavoratori, come verrà stabilito al pro-
ed abitativo, nel cuore della antica cesso. Mi domando perché, in una
azienda della Partecipanza di Medicina, situazione pericolosa, tanta impreviden-
fallita e ceduta a privati sul finire za da parte dei guardiani nell’armarsi di
dell'Ottocento; all'epoca dei fatti nel fucile e pistole ed esporre al rischio
1920 era proprietà di Ignazio Benelli. anche i propri cari: chi poteva avere
Era ai margini del “Quadrone”, dove garantito loro la sicurezza? Non certo le
termina il suo corso il Canale di organizzazioni operaie che, per altro,
Medicina, raggiungibile da una strada di non sarebbero state credute. Giovanni
campagna che partiva da Buda per arri- Garda direttore della cooperativa brac-
vare a nord alla località “Schiappa”, ulti- cianti, più volte interpellato, negò sem-
mo centro abitato prima della selva pro- pre questa circostanza. Se qualcuno
dotta dal delta del Po. aveva rassicurato i guardiani, mandan-
Dunque, cosa avvenne al Forcaccio, doli allo sbaraglio, doveva essere malle-
la mattina del 9 agosto del 1920? vatore autorevole tanto da essere credu-
Giovanni Parini scrive: “Cinque guardia- to. E ancora perché non risultano chia-
ni della tenuta con le rispettive mogli mati a presidio i carabinieri, come sem-
raggiunsero il Forcaccio per procedere pre succedeva in quei tempi? Ai fatti
alla trebbiatura”. Pare che il prodotto analoghi di Decima erano ben presenti,
fosse anche di loro proprietà, esistevano anzi il loro comandante trafiggerà a scia-
in quegli anni contratti atipici che lo pre- bolate il sindacalista che vi morì. La loro
vedevano. Luciano Trerè ha pubblicato presenza al Forcaccio avrebbe forse evi-
di recente la informativa della Polizia in tato il contatto fisico che generò la tra-
proposito. Il documento in parte differi- gedia. Una assenza alquanto sospetta.
sce dal testo del Parini. Si legge: Parini ancora racconta che i lavoratori
“Leghisti in maggioranza armati di ran- che operavano nei dintorni, informati
delli, vanghe, forconi, e alcuni anche di dei fatti, si diressero copiosi dove si treb-
armi da fuoco... Ostentavano una attitu- biava, in circa 1500-2000.
dine pacifica da non allarmare comple- Sempre Parini ricorda che intorno
tamente i guardiani... Dal gruppo dei alle 9,30 si sviluppò un forte contrasto
leghisti si fecero avanti alcuni capi a par- tra il guardiano Gesù Ghedini e il capo-
lamentare coi guardiani... Allorché lega Luigi Poggi; si scatenò uno scon-
improvvisamente i leghisti con mossa tro nel quale alcuni scioperanti cercaro-
fulminea li disarmarono del fucile... Il no di disarmare i guardiani, partì un
primo colpo di arma da fuoco colpì alla colpo che ferì mortalmente il giovane
testa il Ghedini, altri colpi si susseguiro- bracciante Celestino Dovesi. Seguì una
no per circa un quarto d'ora tirati parte mischia furibonda, durata circa un
dai leghisti e parte dai guardiani che si quarto d’ora, al termine della quale
difesero con le rivoltelle”. rimasero a terra morti i guardiani Gesù
Colpisce positivamente nel testo una Ghedini, Roberto Poletti e Luigi
malcelata simpatia verso i lavoratori e le Barbieri, orrendamente mutilati. Oltre
loro organizzazioni. Tanto che Trerè a Celestino Dovesi fra i manifestanti si
aggiunge questo commento: “Anche i contarono diversi feriti anche gravi.
R.R.C.C. all'inizio neutrali cominciarono Fu una grande tragedia che colpì
a prendere posizione”. Sembra molto nel profondo tutta la comunità di
tormentata la coscienza del funzionario Portonovo cui appartenevano le vitti-
di polizia autore dell' informativa, forse me. Morti, feriti, indagati e condannati:
101
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 102
102
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 103
BSRODO
ERPE
di
bre 1896 a Medicina, in Russia dai Donini, fu testimone di accusa molto
primi anni Venti, arrestato il 5 settem- ascoltato. Mi domando, come mai? Un
bre 1937, fucilato il 10 dicembre testimone non presente ai fatti? La sen-
1937”. Dunque finito nel vortice delle tenza fu dunque un fatto politico, non
purghe staliniane. Del Gubellini nel un atto di giustizia. Questa probabile
dopoguerra non sono comparse tracce verità andava gridata forte nel secondo
sicure, ad eccezione delle voci diffuse a dopoguerra, così non è stato. I fatti di
Portonovo che lo davano in cui parliamo sortirono nel 1905 l'effetto
Cecoslovacchia felicemente sposato. politico desiderato a Molinella con
Al processo di Bologna il P.M. otten- Massarenti costretto ad emigrare a San
ne la condanna piena dei lavoratori. Se Marino. A Medicina la situazione non fu
ebbe dubbi li tenne per sè, come i fasci- più come prima, con il capo socialista
sti desideravano. Così si amministrava in Nicola Luminasi vilmente brutalizzato e
quei tempi la giustizia. In quegli stessi costretto all'esilio. Quanto avvenne al
anni a Perugia la compagna di Giacomo Forcaccio non fu affatto una tragedia da
Matteotti, al processo ai carnefici del “Strapaese”, ma un episodio di rilevan-
martire ritirò il Collegio di Parte Civile,
considerandone inane la presenza.
Tuttavia sono propenso a credere che il
Pubblico Ministero non avesse del tutto
torto negando la casualità dei fatti.
Sbagliava a mio avviso la direzione nella
quale cercare eventuali colpevoli. I lavo-
ratori rossi non erano affatto gli “asseta-
ti di sangue” di cui si parlava. Vero che
anche le nostre mondine intonavano un
La lapide canto mantovano in cui si gridava,
in memoria “Taiém la testa ai siuri”. Era un detto,
di Celestino
Dovesi posta parole forti, non un proposito omicida.
nel 2008. Quelle brave donne sapevano, fin
dall'Ottocento, che padroni e crumiri
erano avversari da sconfiggere, non za nazionale delle tante lotte della eman-
nemici da trucidare. cipazione dei lavoratori.
Penso che neanche il gruppo dei Questa valenza volevano significare,
trebbiatori fosse colpevole. In sostanza nella piazza del paese, i giovani di
mi sento di sostenere che morirono Portonovo che si mobilitarono alla fine
degli innocenti. del secolo scorso. Fui rattristato dalla
Al posto del Pubblico Ministero avrei proposta di un ricordo, non in piazza
cercato altrove la “manina” che procurò ma in un angolo del cimitero: una sem-
l'incendio: non escludendo ambienti plice lapide a Celestino Dovesi in mezzo
della Agraria in quegli anni molto pro- a tante. Tuttavia meglio di niente.
pensa a promuovere una svolta autorita- Celestino Dovesi non fu un morto
ria alla crisi del paese. Mi viene in pro- qualsiasi ma uno dei tanti caduti nelle
posito l'accostamento tra i fatti di lotte per il riscatto dell'umanità. Poggi e
Guarda di Molinella del 1905 con quelli Gubellini non furono due giovani qual-
del Forcaccio. Tante similitudini anche siasi “arruffapopoli” dei quali avvolgere
se a distanza di tempo. A Guarda era il ricordo in una coltre di nebbia. Ma
presente e guidò l'operazione l'avv. personaggi veri delle lotte democratiche
Donini segretario degli agricoltori bolo- e sociali. E' auspicabile che altri abbia la
gnesi. Al Forcaccio non si riscontrano voglia di indagare ancora. Non è mai
presenze di questo tipo. Tuttavia al pro- troppo tardi per cercare la verità. La
cesso l'avv. Calisto Paglia, successore di storia è sempre maestra di vita.
103
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 104
GENTE DI PORTONOVO:
ADELMO
ZAMBRINI
di GIUSEPPE ARGENTESI
EVO CONFESSARE che per me disastrosa Adelmo
D fino all’età adulta le frazioni di
Medicina dell’estremo nord-est,
situazione
economica
Zambrini.
104
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 105
BSRODO
diERPE
Il Palazzo
del Direttore.
Sotto:
il Magazzino.
105
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 106
da una fucilata partita da un gruppo a Medicina nel maggio scorso nel vasto
che, per conto dei padroni, si programma delle celebrazioni del 70˚
opponeva agli scioperanti, poi tre della Liberazione.
guardiani furono linciati e fatti a pezzi Intanto è doveroso ricordare che
da una folla di braccianti inferociti. I Zambrini, fra gli 84 medicinesi
quattro caduti, tutti portonovesi, sono perseguitati nel ventennio per
sepolti nel locale cimitero: i tre di parte antifascismo, di cui 12 inviati al
padronale in un cippo eretto al centro confino a Ponza e Ventotene, è quello
nel periodo fascista (mi ha sempre che detiene il doloroso primato del più
colpito che sia uno dei pochissimi lungo periodo di detenzione: più di 80
cimeli fascisti che è sopravvissuto mesi (7anni!): prima dall’ottobre 1932
praticamente intatto alle “pulizie” al marzo 1935 nel carcere di Bologna
successive alla caduta del regime); il e al confino di Ponza, insieme agli altri
quarto, il bracciante Celestino Dovesi, cinque medicinesi Orlando Argentesi,
è ricordato in una lapide un po’ defilata Alessandro Badiali, Elio Corsini,
su una parete interna di destra. Gaetano Bersani e Riniero Sasdelli;
Portonovo è in quel periodo, insie- poi dal novembre 1938 all’agosto
me a Fiorentina, la frazione dei grandi 1943 nelle carceri di Bologna,
contrasti: è lì che i grandi proprietari Civitavecchia e al confino di
terrieri, fra loro il citato Ignazio Benelli Ventotene. Ritenuto antifascista e
che fu, oltre che primo presidente della comunista irriducibile, Adelmo potè
Bonifica Renana, uno degli esponenti di tornare libero solo dopo la caduta del
punta dell’associazione degli agrari di fascismo di fine luglio 1943.
Bologna, reclutarono fra i loro dipen- Del lungo periodo passato da
denti, fattori e diretti collaboratori, i Adelmo al confino il volumetto della
primi nuclei fascisti armati. Già nel figlia Nilvia è denso di descrizioni
1921 infatti, oltre al Capoluogo, è pro- toccanti e precise; in particolare per
prio a Portonovo e Fiorentina che si l’ultima fase, quella di Ventotene nel
costituiscono le prime due squadre di periodo bellico 1940-1943, quando ai
bastonatori fascisti, che a partire dai soprusi e alle angherie della direzione
mesi successivi imperversarono in tutto fascista (censura della posta, limitazioni
il territorio del comune. di ogni tipo nei contatti con l’esterno
Però per me la notorietà di ecc.) si aggiunse l’assoluta carenza di
Portonovo è legata, oltre e più che ai alimenti, essendo rimasta Ventotene a
suoi edifici e agli eventi succedutivi, al lungo isolata e senza rifornimenti, e
nome di alcune persone originarie della costretti, residenti e confinati, a cibarsi
frazione: tutti penseranno che si tratti di prodotti in natura locali come
di Giacomo Bulgarelli, la mitica castagne, erbe amare dei prati,
mezzala del Bologna e della nazionale addirittura pale di fico d’India bollite.
italiana degli anni ‘60, mio coetaneo, Anche l’acqua mancò e si usò la poca
che ha reso Portonovo nota a milioni acqua piovana raccolta da cisterne a
di appassionati di calcio. Invece no: per cielo aperto; la quasi totale mancanza
me Portonovo è legato da sempre al di medicinali provocò il dilagare di
nome di Adelmo Zambrini, malattie che colpirono buona parte dei
personaggio di grande rilievo confinati.
dell’antifascismo e del movimento Tuttavia appena rientrato a
bracciantile di Medicina, la cui vicenda Portonovo il 30 agosto 1943, un mese
umana e politica è stata di recente dopo la caduta del fascismo, seppure
ricordata con affetto e precisione dalla nello scomodo ruolo di “vigilato
figlia Nilvia nella bella pubblicazione dal speciale”, Zambrini si impegna subito
titolo significativo “Il prezzo degli nella organizzazione delle file
ideali”, uscito nel 2012 e ripresentato dell’antifascismo, nel reclutamento di
106
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 107
BSRODO
diERPE
compreso il Parroco che lasciò la
chiesa aperta e abbandonata. Un
gruppo di partigiani – compreso mio
padre –, durante la notte prese una
cassa, vi mise dentro tutto ciò che di
prezioso vi era nella chiesa (calici
dorati, pissidi, paramenti sacri e
quant’altro) e corse a seppellirla in un
campo. Tornato in canonica il Parroco
fu disperato alla vista della chiesa
spoglia di tutti gli arredi preziosi.
Trascorso diverso tempo mio babbo
fece sapere a Don Renato il punto
preciso dove trovare gli arredi della
chiesa. Alla domanda sibillina e
provocatoria: “Come mai mio babbo e
compagni, che erano atei, entrarono in
una chiesa per salvare il salvabile?” La
sua risposta fu: “Il compito dei
partigiani non è quello di distruggere i
beni del paese, ma di salvare il salvabile
per il bene della comunità, perché
anche la chiesa è un bene della
comunità tutta!”... È forse per questo
che il Parroco nutriva per mio padre
molta stima e simpatia...”.
Sono diversi gli episodi del rapporto
di Don Renato di Portonovo con
Zambrini e i comunisti, non solo locali,
che appaiono difformi dal rapporto, in
genere conflittuale, tipico delle restanti
parrocchie di Medicina; sul perché di
questa anomalia, mi è stato fatto
osservare che negli anni in questione
Scheda della giovani che nei mesi successivi Portonovo dipendeva ancora dalla
condanna di entreranno a fare parte della diocesi di Ravenna, guidata allora da
Adelmo Resistenza armata al tedesco occupante un vescovo meno allineato al regime
Zambrini
da parte del ed alla R.S.I. Nel giugno 1944 parte fascista del bolognese Nasalli Rocca. Il
Tribunale con un nutrito gruppo di partigiani, primo riguarda il matrimonio di
Speciale diversi dei quali di Portonovo, per Zambrini, avvenuto il 10 settembre
fascista (25 rafforzare la 36^ Brigata “Bianconcini” 1935, nell’intervallo fra la detenzione a
luglio 1939).
sulle colline dell’imolese, da cui Ponza e la successiva a Civitavecchia-
rientrerà alcune settimane dopo per Ventotene, così descritto da Nilvia:
assolvere da Portonovo a funzioni di “...Il matrimonio fu celebrato nella
raccordo fra le brigate di pianura e Chiesa Parrocchiale di Portonovo il
quella di montagna che gli varrà il mattino alle 5 in quanto il rito religioso
riconoscimento del grado di poteva stridere agli occhi di altri
sottotenente. compagni atei e non confacersi agli
Fra gli episodi del periodo ideali di mio padre; dopo questa breve
partigiano mi sembra significativo che cerimonia, con due testimoni
Nilvia ricordi questo: “...Durante un recuperati la sera precedente e amici di
bombardamento tutti si corse ai rifugi lavoro, tutti si recarono al lavoro nei
107
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 108
108
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 109
BSRODO
diERPE
di lavoro ad aziende private trovano
regolarmente l’ostacolo di informazioni
di Carabinieri e Parrocchie che, causa
il suo passato, lo definiscono “elemento
fazioso e pericoloso”; cambia più volte
alloggio, sempre in condizioni precarie.
Soprattutto gli manca Portonovo, la
sua gente, i suoi braccianti. Dopo
alcuni anni finalmente, a seguito della
acquisizione della Azienda di Buda da
parte della Cooperativa Lavoratori
Terra, il presidente Franco Sangiorgi,
suo grande amico e seguace, può
offrire a Zambrini l’assunzione col ruolo
di fattore della tenuta di Buda con
relativa residenza.
Sembra arrivare così a positiva
conclusione il travaglio degli ultimi
Adelmo centinaia di partecipanti, in buona anni di Adelmo: un lavoro sicuro e
Zambrini, parte braccianti essi stessi. Nel 1951 il adatto alle sue capacità, un ambiente
seduto al fallimento del Sarti porta la di lavoro di persone che lo conoscono
centro, con Partecipanza a chiedere la rescissione
compagne e e lo stimano, il ritorno fra la sua gente,
compagni del contratto d’affitto della Vallona che quella cui ha dedicato una vita di lotte
(anno 1960). sarebbe scaduto solo nel 1954, al fine e sacrifici. Ha ancora meno di 50
di tornare all’uso delle terre per i soli anni, la figlia ha un buon impiego a
partecipanti con lo storico sistema della Bologna nella cooperazione agricola:
assegnazione per teste. La cooperativa potrebbero attenderlo anni di serenità
si oppone e la questione va per vie giu- e di proficuo impegno. Invece il
diziarie, con varie sentenze per lo più destino gli negherà queste meritate
favorevoli alla Partecipanza; dopo soddisfazioni: il 29 dicembre 1961, a
ingiunzioni e sequestri dei prodotti soli 52 anni, una scarica elettrica lo
della Vallona con danni ingenti per la uccide nella cabina ENEL dell’azienda
cooperativa, nel settembre 1953 i ter- di Buda. I suoi funerali a Medicina
reni vengono infine riconsegnati alla furono seguiti da una grande folla, a
Partecipanza e l’intero personale fisso, testimonianza della stima, dell’affetto,
salariati e impiegati, della Vallona viene della riconoscenza e del rimpianto di
licenziato. tanti che lo avevano conosciuto.
Fra essi anche Zambrini, che decide Ricordo solo per concludere che il
allora di trasferirsi a Bologna per seme sparso a Portonovo da Adelmo
cercarvi un lavoro oltre che per Zambrini e da altri della sua
ricongiungersi con Nilvia che vi aveva generazione ha dato importanti frutti;
fatto i primi due anni di ragioneria in voglio solo citare tre portonovesi che
un abbastanza oneroso collegio hanno avuto ed hanno ruoli di grande
femminile di suore. rilievo, a volte decisivi, negli ultimi 70
Gli anni di Bologna per la famiglia anni di Medicina nelle organizzazioni
Zambrini sono duri; pur col suo della sinistra, partiti, sindacato,
passato di antifascista e partigiano, cooperazione, e nella Amministrazione
Adelmo non reclama una Comunale: Franco Sangiorgi, Elio
“sistemazione” al suo partito (che Cocchi e Onelio Rambaldi, tutti legati
differenza col personale politico dei da un rapporto forte di riconoscenza, il
nostri tempi!), si arrangia in vari terzo, l’attuale Sindaco, anche di
mestieri e occupazioni, le sue domande parentela, con Adelmo Zambrini.
109
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 110
GIOVANNI BERSANI,
MEDICINESE
AD HONOREM
di ENRICO CAPRARA
110
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 111
BSRODO
diERPE
dal pubblico e disse: “Chiedo la parola nascita di diverse cooperative agricole
a nome della Democrazia Cristiana”, a Acli sul territorio medicinese, cercando
quel punto “sembrava che venisse giù di dare una concreta realizzazione a
il teatro da quanti fischi ed insulti quella riforma agraria che aveva
volarono contro di me! Ma riuscii ad contribuito ad attuare in Parlamento e
ottenere la parola ed esprimere le mie nel governo De Gasperi con l’incarico
ragioni!”. Raccontava queste vicende di sottosegretario. La riforma agraria
con il sorriso sulle labbra, quasi a voler prevedeva che i contadini potessero
edulcorare la durezza dei suoi racconti. acquistare i terreni grazie ad un
L’episodio che ho riportato credo prestito con un mutuo molto agevolato
sia quasi un simbolo di ciò che ha garantito dal governo. Era un modo
significato la presenza politica sul per permettere a chi la terra la
nostro territorio di persone come lavorava di acquistarla e passare da
Bersani: egli, insieme a Giulio Sgarzi e mezzadro o bracciante a piccolo
don Gaetano Tanaglia, ha garantito il proprietario terriero. Anche a questo
principio di libertà e democrazia a scopo furono costituite le cooperative
Medicina in quegli anni così difficili e agricole, per permettere ai contadini di
duri. Non dimentichiamo che alle lavorare la terra non più di proprietà
elezioni dell’Assemblea Costituente il dell’agrario di turno, ma della
fronte social comunista ottenne ben cooperativa di cui era socio. Lo
l’85% dei voti. Pensarla diversamente scontro con le cooperative rosse a
da una maggioranza così forte, e Medicina, come in tutto il territorio
magari dichiararlo pubblicamente emiliano, fu duro; esse, infatti, erano
prevedeva una dose di coraggio che in cooperative di lavoratori: non
pochi avevano. prevedevano quindi l’acquisto di
Ebbene sì, proprio di coraggio si terreni; la linea era: la terra ai
trattava! Il coraggio delle proprie idee contadini va assegnata, data
che potevano essere capite e realizzate gratuitamente. Perciò nel primo
anche in un territorio così difficile. I tre periodo degli anni Cinquanta
personaggi che ho citato sono stati all’interno delle cooperative rosse era
molto coraggiosi e sarebbe molto forte il dibattito se comprare la terra
interessante approfondire, oltre alla oppure no.
figura di Bersani, quelle di Giulio Fu costituita anche una cooperativa
Sgarzi e don Gaetano Tanaglia, di consumo Acli, che fu fondata nel
uomini di umanità, fede, coraggio e dicembre 1948 ed iniziò l’attività nel
forza straordinari. 1949, nel negozio di piazza Garibaldi
Non era facile organizzare attività n. 27. Anche la nascita di questo
politica per la Democrazia Cristiana a spaccio provocò proteste da parte
Medicina, molti erano scoraggiati o della maggioranza dei partiti
non se la sentivano di uscire allo medicinesi. Erano frequentissime le
scoperto. Bersani, però, trovò i suoi manifestazioni davanti al negozio di
punti di riferimento, capaci di dare piazza Garibaldi, tutti gli scioperi si
garanzie e di coinvolgere altre concludevano proprio lì. In esso era
persone. Si trattava, non solo di individuato il rappresentante del
svolgere attività politica, ma anche di governo nazionale a Medicina, chi lo
dare risposte concrete alle necessità frequentava veniva additato e gli si
delle donne e degli uomini che con la consigliava di “cambiare fornitore”.
guerra avevano perso quel poco che Lo stesso sindaco Orlando
avevano e che ora volevano ricostruire Argentesi fu criticato da alcuni suoi
un futuro per sé, per i propri figli e compagni di partito perché aveva
per l’Italia. concesso la licenza alla cooperativa
Bersani perciò diede impulso alla Acli, ciò dimostra che, nonostante
111
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 112
Il senatore
Giovanni
Bersani
all’inaugura-
zione dell’Oasi
del Quadrone
(settembre
1992).
112
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 113
BSRODO
diERPE
le posizioni diventavano più morbide, Rebecchi, insignì Giovanni Bersani
le vicende politiche a livello nazionale della cittadinanza onoraria.
ed internazionale lo permettevano. Le
opere realizzate nel primissimo 11 luglio 1952
dopoguerra in questi anni si rafforzano
e consolidano, cala un po’ Nel febbraio 1948 il governo De
l’entusiasmo nella vita politica, così Gasperi (grazie anche al fondamentale
l’attenzione di Giovanni Bersani si contributo di Giovanni Bersani e
sposta dal livello nazionale a quello Raineri Fin) varò il cosiddetto Lodo De
internazionale. È tra i sostenitori di Gasperi che portava verso nuove
una Comunità Europea forte e forme di compartecipazione dei
solidale, per questo viene eletto, come braccianti agricoli alla proprietà della
ho detto prima, al Parlamento terra che coltivavano. Questo
Europeo. Anche in questi anni per i provvedimento istituiva particolari
medicinesi Bersani rimane un punto di agevolazioni in materia creditizia e
riferimento importantissimo, è una fiscale a favore della piccola proprietà
persona che dimostra come si deve da contadina con l’obiettivo evidente di
un lato consolidare il benessere che attuare una migliore perequazione
l’Italia (e l’Emilia) stava raggiungendo, sociale nelle campagne (si tenga conto
ma dall’altro fa sentire vivissimo il che oltre i due terzi della proprietà
dovere morale di aiutare i popoli che agraria nazionale era nelle mani di
conoscono la povertà a superarla con meno di mille soggetti). Il Lodo De
le loro forze. Aveva una sensibilità Gasperi diede la possibilità ai contadini
fortissima per i lavoratori e le che la lavoravano di acquistare la terra
lavoratrici che volevano riscattarsi da con prestiti assai agevolati. Le sinistre
una situazione di povertà e erano assolutamente contrarie a
sottomissione culturale. Per questo questo provvedimento poiché
cercava costantemente di tessere reti sostenevano che la terra andasse
di relazioni tra politici italiani, europei distribuita ai contadini gratuitamente.
e dei popoli in via di sviluppo. Egli era L’11 luglio 1952 il sottosegretario
particolarmente sensibile alla vicenda al Lavoro Giovanni Bersani chiese al
dei popoli africani, con i quali ha Parlamento una proroga triennale delle
mantenuto a lungo importanti agevolazioni fiscali previste nel Lodo.
relazioni. Ha conservato fino agli ultimi È proprio durante la discussione
anni una straordinaria lucidità di analisi della proroga che si svolse uno scontro
e progettuale, quando illustrava i suoi assai duro tra Bersani, dai banchi del
progetti sembrava parlasse un governo, e l’onorevole Giuseppe Di
trentenne con tutta la vita davanti. Vittorio che riguardò proprio una
Dava il senso della speranza e del cooperativa Acli di Medicina. Secondo
dovere morale di agire per i poveri. gli esponenti comunisti essa era stata
Negli ultimi anni Bersani ha promosso ammessa al finanziamento senza
con l’Associazione “Pace adesso” un averne il diritto e a discapito dell’altra
progetto in Brasile prendendo grande cooperativa rossa. Si metteva
ispirazione e sostegno dalla dunque in discussione l’imparzialità
Partecipanza di Villa Fontana e dalle della “Cassa per la formazione della
altre partecipanze della Provincia. piccola proprietà contadina”
Anche tramite quest’ultima iniziativa è sostenendo che venivano
stato capace di entusiasmare e avvantaggiate le cooperative bianche.
coinvolgere diversi giovani medicinesi. Naturalmente Bersani nella replica
Nel gennaio 2009 difese appassionatamente il
l’Amministrazione Comunale di provvedimento e replicò con puntualità
Medicina, guidata dal sindaco Nara alle accuse sulla cooperativa Acli di
113
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 114
114
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 115
BSRODO
ERPE
di
GIUSEPPE SCHIASSI
(1911-1983)
Importante studioso
di filologia greca e latina
di CLAUDIO TUGNOLI, Docente di Filosofia a Trento
115
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 116
2 «Profilo di Giuseppe Schiassi. Nota di Enzo Degani Accademico corrispondente residente», cit., p. 1192.
116
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 117
BSRODO
diERPE
degli incarichi di insegnamento nelle che «l’impietosa fine dell’humanissi-
varie sedi provvisorie di inizio carriera mus magister costituì per lui un trau-
(Arpino, Cesena, Forlì) e concluse la ma dal quale mai si riprese completa-
dissertazione De Eupolidis comici mente»4. Negli anni ’50 ritornò all’atti-
poetae fragmentis, pubblicata nel vità scientifica con una serie di articoli
1944 a Bologna, nella serie e saggi5. I contributi scientifici di
“Pubblicazioni straordinarie della Schiassi, a giudizio di Degani, sono
Accademia delle Scienze”, n. 9: ben impostati e tuttora utili, con una
dissertazione ampia, 185 pagine sola eccezione. Le sue congetture sono
scritte in un elegante latino, in cui tuttora apprezzabili per l’intelligenza e
Schiassi sviluppa le intuizioni di l’acume che dimostrano6.
Coppola su Eupoli e Cratino, ma I commenti scolastici di Schiassi
rivelandosi più cauto e controllato del rivelano la profondità e la serietà
maestro3. Le congetture di Schiassi scientifica della sua preparazione; e
nella ricostruzione di passi corrotti anche nei suoi numerosi commenti di
sono sempre state molto ponderate e testi classici, partendo sempre dal testo
felici, tali da meritare di essere e riformulando personalmente le
segnalate e collocate in prima fila nelle questioni esegetiche e testuali, Schiassi
edizioni critiche. adottava il metodo per cui si deve
Dopo la lunga parentesi della guer- battere “la via della lingua e dello stile,
ra, Schiassi si dedicò quasi esclusiva- la sola che possa portare alla retta
mente all’insegnamento liceale per valutazione dell’opera d’arte”, come
circa un quinquennio. Degani rivela scrive nella prefazione alle Troiane.
3 «Profilo di Giuseppe Schiassi. Nota di Enzo Degani Accademico corrispondente residente», cit., p. 1192.
4 «Profilo di Giuseppe Schiassi. Nota di Enzo Degani Accademico corrispondente residente», cit., p. 1194.
5 De temporum quaestionibus ad Atticas IV saeculi meretrices et eiusdem comicas fabulas pertinenti-
bus, RFIC, XXIX (1951), pp. 217-245; La parte di Euneo e Toante nell’Ipsipile euripidea, RFIC XXXI
(1953), pp. 193-209; I Prospaltii di Eupoli, PP XL (1955), pp.295-306; Parodia e travestimento mitico
nella commedia attica di mezzo, RIL LXXXVIII (1955), pp. 99-120; La Comoedia Florentina e la sua
attribuzione alle Koneiazomenai di Menandro, “Dioniso” XIX, 1956, pp. 253-265; De novo
Archilocho, RFIC, XXXV, 1957, pp. 151-166; Sul dramma satiresco Αγήν, “Dioniso”, XXI, 1958, pp.
83-94; Sull’“Aspis” di Menandro, RhM, CXX, 1977, pp. 95 segg.
6 «Profilo di Giuseppe Schiassi. Nota di Enzo Degani Accademico corrispondente residente», cit., p. 1195.
BIBLIOGRAFIA
Nell’impossibilità materiale di pubblicare per esteso la bibliografia di G.S., ricordiamo per
capitoli le sue opere principali:
• Con Zanichelli (Bologna) ha pubblicato nel 1944 la tesi di laurea su Eupoli; introduzioni e commenti
per: “Elettra” di Euripide, tre volumi di M.T. Cicerone, “Epitafio” di Lisia, “De tranquillitate animi” di
Seneca, “Edipo re” di Sofocle (anni dal 1956 al 1977).
• Con Vallecchi (Firenze): “Le Troiane” di Euripide (1953).
• Con La Nuova Italia (Firenze): “Le Trachinie” di Sofocle (1953) e “Critone” di Platone (1975).
• Con Sansoni (Firenze): “Epitaphius” di Hiperidis (1959) e “Electra” di Sofocle (1961).
• Con Dante Alighieri (Città di Castello): “Menesseno” di Platone (1961).
• Con Marietti (Torino): “Apologia di Socrate” di Platone (1974).
117
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 118
UN’OFELIA
DI NOME VIRGINIA
di CLARA GHELLI
118
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 119
Alberto Cattani
(1869-1925)
e Adele Lullini
(1875-1957).
119
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 120
120
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 121
BSRODO
ERPE
di
“Ofelia” di
John Everett
Millais.
121
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 122
DUE CASE
LUNGO
UNA VIA
NELLA BASSA
di LORELLA GROSSI
UE CASE LUNGO UNA VIA, nella venire la speranza. Così, con la speran- “Segni
D bassa, tra le città di Bologna e
Ravenna, ma lontane da tutto. Due case
za è nato e cresciuto il loro amore:
bello e sano.
del tempo”.
(Foto
di Costanza
ugualmente povere, semplici, senza fon- Guglielmo, il capofamiglia dei De Stefani).
damenta, come appoggiate lì sulla terra Manaresi, ebbe poi un lavoro migliore,
umida. Due case, una in fronte all’altra, divenne il boaro delle Generali, più
una da un lato e l’altra dal lato opposto impegno e responsabilità, forse meno
della strada. Attorno la pianura e in vista fatica, più prestigio, ma soprattutto più
poco distante l’argine pensile di un sicurezza economica. Ines, così chiamata
fiume. Due case, una “Alle Brutte” e da tutti, ma in verità Olga Rossi, del
una “Alle Case Nuove”, tra Buda e ramo dei Rossini, lavorava come mondi-
Portonovo, i due piccoli centri abitati na e come bracciante. Lui un uomo pic-
più prossimi con un’osteria con cucina, colo di statura, dai capelli rossi, con por-
una scuola e poco altro. tamento fiero, di poche parole, burbero
Lei è una ragazzina bionda con gli con uno sguardo dolce. Lei più alta,
occhi tra il marron e il verde bosco, la imponente nella corporatura, con gli
più grande di tre figli, con un fratello e occhi stretti e allungati, un poco dell’est,
una sorella. Lui è un ragazzo moro con e il viso tondo sempre incorniciato dal
gli occhi chiari, quasi uomo, uno di due fazzoletto. Entrambi non disposti a su-
fratelli. Lei è della famiglia Manaresi, bire ingiustizie. Guglielmo nel 1924 votò
pigionanti e braccianti, lui è dei Grossi, con voto palese NO al fascismo, lo
con la stessa condizione sociale. Sergio, conoscevano già come “e Ross” (il
appena ha avuto l’età giusta, si è messo Rosso), certo per il colore dei capelli, ma
a guardare la Gigliola, che era davvero non solo. Lei, pur di avere riconosciuti i
poco più che una bambina. Lei aveva diritti delle donne, delle lavoratrici e dei
appena compiuto i quattordici anni e lui lavoratori della terra non si è mai tirata
ne aveva ventitré. La determinazione indietro: in prima fila nelle manifestazio-
dell’amore non ha paura dei numeri e ni di protesta, sui palchi dei comizi sinda-
Sergio non teme l’impegno, ha scelto, cali, organizzatrice senza sosta delle
ha già scelto la sua morosa e si dichiara lotte, senza paura. La fotografia che la
al padre di lei, così potrà, due sere la ritraeva nel massimo della sua fierezza è
settimana, andare a casa sua e passare di lei con le compagne di battaglia all’u-
con lei un poco di tempo in cucina, sor- scita dal carcere di San Giovanni in
vegliati a vista dall’Ines, la madre. Monte. La polizia a cavallo aveva fatto
Pensare a quella strada bassa tra i una retata nei campi occupati dalle brac-
campi, a quella casa umida, a quegli cianti in uno sciopero a rovescio e aveva
inverni lunghi, a quelle nebbie e pensa- fatto salire in una camionetta le donne e
re al calore del loro innamoramento fa le aveva portate in prigione.
122
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 123
BSRODO
diERPE
Dopo la morte del figlio Leonida rimediare un poco di vino e un poco di
Fortunato, colpito da una polmonite che pane. Le regole sociali, la famiglia e il
era difficile curare a quei tempi, probabil- matrimonio gli imponevano di compor-
mente ancor più in una famiglia povera, tarsi da uomo perbene, quale lui senza
Guglielmo e Ines divennero ancora più dubbio era. Si narra che inviato
determinati nel lottare per la giustizia. dall’Erminia il sabato a comprare un
Gigliola, pure lei chiamata da tutti poco di carne da brodo, si ripresentas-
così, ma al battesimo registrata come se solo verso il far della sera della
Ermenegilda, era cresciuta in questo domenica con la carne ormai avariata
ambiente e ancora piccola aveva il nel sacchetto appeso al manubrio della
compito di occuparsi di sua sorella sua amata bicicletta da lui chiamata
minore Rosanna, mentre i genitori “La Norma”. Forse una sbornia e una
erano al lavoro. Vedeva cosa era la dormita lungo un fosso lo avevano trat-
fatica, sapeva cosa significava quando tenuto per la notte.
Ines arrivava a casa dalla monda con Di lui ricordo vividamente i giorni
un sacco di riso, che era parte prima della sua morte, quando io bambi-
integrante della paga. Ciononostante na stavo ai piedi del suo letto di ospeda-
era una bambina con i suoi riccioli le: una grande camera spoglia, diversi
d’oro ed era allegra e anche birichina, ricoverati e lui seduto arzillo con la sua
non sempre obbediva alle consegne sigaretta in bocca e in mano una canna
che la madre le faceva prima di da pesca virtuale con la quale continua-
inforcare la bicicletta per andare a va a pescare. In tutto ciò immaginate
lavorare. Sapeva anche che i malestri che l’Erminia era anche una donna deli-
si pagavano con inevitabili sculacciate, cata e dalle movenze un poco lente.
ma il coraggio e la spensieratezza Vorrei tornare a quella ragazzina
erano parte di lei, non poteva esimersi bionda con i ricci e gli occhi verde cupo
dal seguire la sua indole. e a quel giovane dai bei capelli neri che
Erminia e Pietro Grossi, i genitori di portava all’indietro con una fluente
mio padre, erano una buffa coppia, lui onda. Baciati dalla bellezza e dalla
una specie di normanno con occhi gioventù, fedeli al loro amore per tutto
azzurro ghiaccio, zigomi pronunciati, il resto della vita.
lineamenti scolpiti, capelli fluenti, alto, Il loro fidanzamento era così solido
un personaggio alla Hemingway, lei che entrambi con i passatempi propri
non propriamente bella, con un viso del loro tempo potevano divertirsi: lei
arcigno e uno sguardo burbero. Si dice con le amiche e lui con gli amici. Ho
che quando andavano al mercato a una foto bellissima di mia madre in
Conselice, Pietro camminasse di buon lambretta con un’amica, entrambe con
passo avanti da lei e a chi gli chiedeva elegantissimi calzoni e il fazzoletto in
se quella fosse sua moglie, lui con fare testa. Ho una bella foto di mio padre
deciso negava ogni evidenza. Era un che torna dal Festival della Gioventù di
appassionato e anche accanito pesca- Berlino del 1951. Ho una
tore, pescava nei fiumi e nei canali straordinaria foto di mia madre che
nelle terre basse tra il bolognese, l’imo- con le compagne parte per fare scuola
lese e il ferrarese. Aveva un dito mozzo di partito alla gente dell’Appennino.
nella mano destra e questo lo rendeva Nonostante il lavoro, l’impegno poli-
per me davvero un uomo leggendario: tico, il divertimento con gli amici c’è il
gli era stato amputato in seguito ad tempo per fare anche l’amore, e quan-
una infezione dovuta al foro di un acu- do Gigliola si sente ormai grande abba-
leo di pescegatto. stanza lascia che le cose vadano come
Era un anarchico, forse senza saper- devono andare e resta incinta. Così nel-
lo, avrebbe probabilmente vissuto sotto l’attesa del matrimonio e della nascita
un ponte, andando di casa in casa a del piccolo, ci sarà un intermezzo nel
123
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 124
BSRODO
ERPE
di
agilità. Non parliamo poi dei giochi: gli desiderio era avere, dopo tanti anni di
scatoloni vuoti della bottega venivano lavoro, una casa per tutta la famiglia,
spesso impiegati da mio fratello che, con attorno un poco di terra per fare
legandoli con una corda, creava dei vei- l’orto. Con i risparmi oculati degli anni
coli semoventi; mi metteva poi seduta di attività è riuscito nel suo intento, ha
nell’abitacolo dello scatolone e mi trasci- proprio coronato il suo sogno. Ricordo
nava sull’asfalto. Talvolta mi sono “grat- che nelle mattine gelate con la galaver-
tugiata” le natiche perché lo scatolone na era sveglio alle 6 e con i calzoni da
cedeva alle asperità del manto stradale. sotto, di lana, e una giacca infilata in
A Sant’Antonio, nostra residenza fretta, era nell’orto, dietro casa, a van-
fino ai miei diciotto anni, io e mio fratel- gare ed era felice.
lo abbiamo fatto dall’asilo alle scuole ele- In quella casa grande tutta la famiglia
mentari, poi con la corriera a Medicina aveva il suo spazio e quella era la gioia
le scuole medie e a Bologna le superiori. più grande di Grossi: così anche noi figli
Mio padre all’inizio si spostava con lo chiamiamo, anche adesso che non è
un Morini rosso, bellissimo; quando mi più qui con noi, così lo ha sempre chia-
portava con sé mato anche Gigliola, riconoscendogli il
io mi divertivo ruolo del capofamiglia. I nipoti però lo
moltissimo, ma hanno chiamato nonno e questa parola
spesso al ritor- lo faceva letteralmente commuovere.
no dai nostri E ora che Sergio e Gigliola non sono
giri cadevo più qui con noi io penso sempre che
addormentata e non possiamo più chiedere loro di rac-
pencolavo dalle contarci ancora una volta questa storia,
sue braccia, la che ci hanno raccontato tante volte, di-
gente per stra- scutendo sulle diverse sfumature da dare
da faceva cenni al racconto: mentre mia madre ne face-
a mio padre va una narrazione orgogliosa per aver
per evitare che scoccato nel cuore di Sergio una freccia,
Sergio mi perdesse lungo il percorso. Quando mio padre, un poco burbero, ne narrava
e Gigliola nel mio padre comprò una Millecento Fiat i fatti asciutti senza poter nascondere il
50° del loro usata, mia madre prese un motorino, sorriso nei suoi occhi cerulei e brillanti.
matrimonio.
così lei poteva andare autonomamente Ho pensato che questa storia vera e
a Medicina dai suoi genitori. bella dovevo scriverla subito, di getto,
Dopo aver lavorato 25 anni nello senza pensare, con nel cuore la paura di
spaccio Coop, mio padre andò in pen- dimenticarla. Potrò così ogni volta che
sione e tutta la famiglia si trasferì in un sovrappensiero mi viene in mente di
luogo sperduto a Fossatone, dove in chiedere a mio padre o a mia madre di
cambio dell’abitazione i miei facevano i raccontarmela, andare almeno a rileg-
custodi di una fabbrica: le “Trafilerie gerla. Questa è una piccola parabola
Emiliane”. Dopo un breve periodo, della loro vita fatta di tanto amore,
finalmente la mia famiglia si inurbò nel impegno, serietà e rigore.
nuovo quartiere residenziale di Mia madre dopo la morte di mio
Medicina: in Area Pasi. Da ormai veri padre aveva scelto una fotografia, che
animatori culturali di indiscussa fede avrebbe voluto sulla lapide che un gior-
politica fondarono la Festa dell’Unità no li avrebbe visti uniti: è un fotogram-
della Quercia: una piccola festa all’a- ma dove i loro volti sorridenti si avvici-
perto sotto l’ombra di una grande quer- nano per darsi un bacio alla festa del
cia, che aggregò tutti i nuovi abitanti loro anniversario per i cinquant’anni
provenienti dalle varie frazioni. del loro matrimonio. Questa immagine
Ma mio padre serbava un sogno che dolce, allegra e passionale è il suggello
aveva un nome: la Ca’, la casa. Il suo della loro unione.
125
AAAA menabò 2015_Menabò 1 - 56 03/11/15 16:10 Pagina 126
È SUCCESSO
A MEDICINA
di CORRADO PELI
Angelo Venturoli
Un’eredità lunga 190 anni
IN OCCASIONE DEI 190 ANNI della
fondazione del Collegio intitolato ad
Angelo Venturoli sono state tantissime
le iniziative in programma a Medicina
e su tutto il territorio bolognese di campagna, chiese, campanili,
dedicate a questa ricorrenza. Mostre, residenze urbane e via via fin agli
convegni, visite guidate, feste a tema, arredi domestici ed ecclesiastici. Alla
un ricco calendario di appuntamenti sua morte, con la scelta di fondare una
che per diversi mesi hanno portato istituzione a suo nome, inaugurata nel
visitatori e appassionati d’arte nella 1825, lasciò un segno ancora più
nostra città. L’architetto Angelo indelebile per la storia locale e non
Venturoli (Medicina, 1749 - Bologna, solo: nel corso di quasi due secoli dal
1821) è stato uno dei protagonisti del Collegio Artistico Venturoli è uscito il
neoclassicismo bolognese, attivo in meglio della pittura, della scultura e
tutti i grandi cantieri dell’epoca, al dell’architettura bolognese, e alcuni dei
servizio delle grandi famiglie patrizie e suoi artisti hanno avuto rinomanza
senatorie, della borghesia mercantile, nazionale, quando non mondiale. A
del Governo municipale, della Curia. testimonianza del grande lavoro che è
Nel corso della sua vita ha chiamato stato fatto per rendere omaggio ad
intorno a sé il meglio della pittura e Angelo Venturoli la mostra, allestita
della scultura felsinea, organizzando nella Pinacoteca “Aldo Borgonzoni”,
volta per volta le squadre che meglio si ha ottenuto la Medaglia del Presidente
adattavano per la realizzazione di ville della Repubblica.
BSRODO
diERPE
I 70 anni dalla Liberazione
“LA MEMORIA: IL CUORE DEL
FUTURO”, è stato intitolato così il
calendario di iniziative organizzate in
occasione del 70esimo anniversario
della Liberazione e nel ricordo dei 100
anni dallo scoppio della Grande
Guerra. Un grande impegno, possibile
grazie alla collaborazione dell’Anpi e di
altre associazioni di volontari, che
hanno contribuito per rendere omaggio
a queste due importanti ricorrenze. Tra
le iniziative organizzate si ricordano
un’operetta dedicata ai bambini, lettu-
re, concerti, commemorazioni, proie-
zioni, incontri nelle scuole, presentazio- da un gruppo di ricerca composto da
ni di libri, una mostra, incontri in studenti del Liceo Scientifico “E. Fermi”
Biblioteca, una performance di arte di Bologna dal titolo “Medicina e il sal-
pubblica, una biciclettata, un raduno di vataggio degli ebrei”. Il lavoro del grup-
veicoli storici, la proiezione di un docu- po, guidato dalla professoressa Antonia
mento audiovisivo inedito, l’inaugura- Grasselli, si è focalizzato sul caso delle
zione di un monumento e il viaggio famiglie medicinesi dei Monterumisi e
della memoria a Mauthausen. E’ stata dei Poli, protagoniste del salvataggio di
inoltre presentata la graphic novel una famiglia ebrea mantovana, i Dalla
“L’inverno di Diego” con l’intervento Volta. Alla presentazione, che si è svol-
dell’autore Roberto Baldazzini, che ha ta in Auditorium, sono intervenuti lo
voluto raccontare la formazione di un storico locale Luciano Trerè, Giuliana
giovane attraverso la Resistenza. Grandi, i discendenti delle famiglie
Da non dimenticare, infine, la presenta- coinvolte e gli studenti del Liceo “G.
zione dell’esito della ricerca storica fatta Bruno” di Medicina.
Grafica e impaginazione
ARMANDO E SIMONA PINCHIORRI
pinchiorri@gmail.com