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Accertamenti sanitari in materia di assenza di

dipendenza o sporadica assunzione di alcol in diverse


categorie lavorative, con specifico riferimento ai
lavoratori addetti a mansioni che comportano
particolari rischi per la sicurezza, l’incolumità e la
salute di terzi.

pag 1
Indice

Introduzione……………………………………………………………………...pag. 3

Il laboratorio nell’intossicazione acuta e nell’abuso cronico di alcol: markers vecchi e


nuovi……………………………………………………………………............. pag. 4

Materiali e metodi……………………………………………………………....pag. 11

Risultati………………………………………………………………………....pag. 12

Conclusioni……………………………………………………………………..pag. 30

Bibliografia……………………………………………………………………..pag. 36

pag 2
Introduzione
L’uso, l’abuso e la dipendenza da sostanze alcoliche è stato sempre più oggetto di
considerazione nelle ultime decadi del secolo scorso. Lo stato di alterazione psico-
fisica derivante dall'influenza dell'alcol rappresenta un elevato fattore di rischio sia
per i soggetti coinvolti che per l'incolumità di terzi, a causa degli effetti indotti, come
la difficoltà di percepire i riferimenti e gli stimoli esterni, l'allungamento dei tempi di
reazione e la difficoltà di coordinazione dei movimenti. Ogni anno l’Istituto
Nazionale assicurazioni e infortuni al lavoro (INAIL) riceve circa 940000 denunce di
infortuni, con una percentuale attribuita al consumo di alcolici compresa tra il 4 e il
20%
Per tale ragione è stato sempre più attenzionato, da parte degli organi di
competenza, l’eventuale abuso di bevande alcoliche, anche in relazione all’ambiente
lavorativo, di soggetti principalmente appartenenti ad alcune categorie lavorative,
potendo essi stessi, più degli altri, mettere in serio pericolo la sicurezza di terzi.
Obiettivo del nostro progetto è stato quello di stimare l'entità di questo fenomeno con
maggiore attenzione a determinate categorie lavorative, di valutare ed accertare non
soltanto un uso sporadico, ma anche un eventuale abuso cronico, al fine di avanzare
nuove misure di intervento nel tentativo di ridurre quanto più possibile il consumo di
etanolo in tutte le categorie lavorative, nella nostra nota I.
Si è proceduto ad approfondire la conoscenza di “vecchi” biomarcatori come la
trasferrina decarboidrata (CDT) in particolare e markers di nuova generazione come
l’etilgucuronide (ETG) urinario, mettendo a confronto i risultati ottenuti dai campioni
d’urina esaminati con le valutazioni effettuate su campioni di sangue nella nostra nota
II. In ultimo, si è cercato di apportare un ulteriore contributo alla conoscenza dei
markers precedentemente trattati, mediante la valutazione di un altro indicatore di
dianosi come l’etilsolfato (ETS) urinario, riprocedendo al confronto dei risultati
ottenuti dai campioni d’urina esaminati con le valutazioni eseguite sui campioni di
sangue, e attenzionando, ove possibile, le effettive sensibilità e specificità
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diagnostiche a confronto con i tradizionali markers di abuso cronico di alcool. Lo
scopo primario della nostra ricerca è stato quello di approfondire la validità di
molecole indicatrici del consumo alcolico. L’attenzione è stata posta in particolare
sull’etil-glucuronato (ETG) e sull’etilsolfato (ETS), markers di nuova generazione.

Il laboratorio nell’intossicazione acuta e nell’ abuso cronico di


alcol: markers vecchi e nuovi

Esistono diversi tipi di marcatori: quelli che individuano la predisposizione genetica a


sviluppare dipendenza da alcol dopo esposizione cronica (biomarcatori di trait) e
quelli che evidenziano il consumo acuto o cronico di alcol o il danno di un organo
organo-indotto (biomarcatori di stato). I primi sono ancora confinati nell’ambito della
ricerca, mentre i secondi sono stati utilizzati con successo in ambito clinico e non
solo per monitorare l’utilizzo di etanolo. Affinchè i clinici possano ogettivamente
valutare l’assunzione a rischio sono stati proposti un largo numero di marcatori di
stato nel sangue e nelle urine basati sulla misura diretta e indiretta degli effetti
derivanti dal consumo di alcolici. Essi rappresentano un modo obiettivo sia per
stimare la quantità e le modalità di consumo sia per valutare l’effetto dannoso
sull’organismo dovuto a un abuso prolungato (danno epatico alcol-indotto).
Si rammenta che un marcatore biochimico è una sostanza presente nei fluidi biologici
(sangue, urina) in grado di dare evidenza della presenza e del progredire di una
condizione patologica. Nella scelta di un biomarcatore occore considerare la sua
sensibilità e la sua specificità dove, nel caso specifico, con sensibilità ci riferiamo alla
capacità del test di identificare quegli individui con un particolre livello e/o durata di
consumo alcolico, mentre con specificità ci riferiamo alla capacità del test di
escludere tutti coloro i quali bevono meno. Un marcatore ideale dovrebbe avere una
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sensibilità e specificità del 100%, ma questa situazione è soltanto teorica. Per tale
ragione gli esami biochimici volti alla riprova di uso, abuso o utilizzo cronico di
etanolo sono molteplici. Tra questi di uso comune o routinari sono quelli che fanno
riferimento ad alcuni enzimi epatici come la aspartato-aminotrasferasi (AST), la
alanina-aminotrasferasi (ALT), l’ acido urico, i trigliceridi e l’ urea (meno sensibili e
meno specifici), la gamma-glutammil trasferasi (Gamma-GT) (più sensibile e meno
specifica), il volume corpuscolare medio dei globuli rossi (MCV) e il rapporto
dell’MCV con la gamma-GT (meno sensibili e più specifici), non routinari
soprattutto rappresentati dalla trasferrina-carboidrato-carente (più utilizzata) e il 5-
HTLO / Beta esosaminidasi / Malonildialdeide / Dolicolo urinario (meno utilizzati).
Questi markers difettano in termini di sensibilità e specificità diagnostiche, essendo
influenzati da vari altri fattori tra cui la variabilità genetica, patologie epatiche di altra
origine, assunzione di farmaci, fattori ormonali. Negli ultimi anni ai biomarcatori
tradizionali si è affiancata la determinazione sia in matrici convenzionali (sangue,
urine), sia alternative (meconio, capelli) di prodotti minori del metabolismo non
ossidativo dell’alcol, quali l’etilglucuronide (EtG), l’etilsolfato (EtS) e gli esteri
etilici degli acidi grassi (FAEE). Tali molecole, in quanto metaboliti diretti dell’alcol,
sono virtualmente dotati di specificità assoluta, e si sono dimostrate promettenti
anche in termini di sensibilità.

Gamma-GT

La Gamma-GT sierica è un enzima che catalizza il trasporto di un g-glutamile da un


g-glutamil-peptide a un altro peptide. Aumenti di attività Gamma-GT sierica possono
essere dovuti a stasi biliare, tumori del fegato, assunzioni di induttori enzimatici
(fenobarbital). In mancanza di altri dati diagnostici l’incremento di tale marcatore
deve far pensare a un sospetto di alcolismo. Ha una sensibilità del 65% e una

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specificità dell’ 85%. La combinazione con altri test come l’MCV, fà aumentare la
sensibilità a scapito della specificità. Ha un’emivita di 2-3 settimane in completa
astensione dall'uso di bevande alcoliche. Risulta utile per individuare i forti assuntori.
I falsi positivi possono perciò dipendere da condizioni patologiche come la
pancreatite, il diabete, l’obesità; da ricordare l’azione enzimo inducente di alcuni
farmaci (barbiturici, antiepilettici, anticoagulanti).

MCV: VOLUME CORPUSCOLARE MEDIO

Ha una specificità del 94%. A causa della sua bassa sensibilità (32%), non può
essere usato come unico test. L'aumento dell’MCV riscontrabile negli etilisti è
secondario sia all'azione tossica diretta dell'acetaldeide sulla replicazione dei
precursori degli eritrociti a livello midollare, sia all'interferenza esercitata dall'etanolo
sull'assorbimento intestinale di acido folico e vit. B12. Ha un’emivita di circa 3 mesi
in completa astensione dall'uso di bevande alcoliche. I falsi positivi possono
dipendere dalla carenza di folati, vit. B12, patologie epatiche non alcol-correlate,
ipotiroidismo, tabagismo.

Gamma-GT + MCV

L'incremento combinato di tali parametri garantisce una maggiore specificità e


sensibilità nell'identificazione del consumo eccessivo di bevande alcoliche
(sensibilità del 17-63 %, specificità del 74-98 %).

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ALCOLEMIA E ALCOLURIA

Hanno una sensibilità dello 0-98% ed una specificità del 98%. L’alcolemia è
l’unico test in grado di stabilire se il soggetto, al momento del prelievo, è sobrio o
meno. Data la rapida metabolizzazione dell'etanolo, tali markers vengono utilizzati
nella verifica di uno stato di assunzione alcolica acuta. L’alcolemia viene dosata con
metodica enzimatica. L’emivita è di 1 g/kg/h in completa astensione dall'uso di
bevande alcoliche. L’alcoluria, che aumenta con due ore di scarto rispetto
all’alcolemia e che ritroviamo positiva per circa 12 h dopo l’assunzione alcolica, è
maggiormente utilizzata per monitorarne l’astinenza.

AST: ASPARTATO AMINOTRANSFERASI


ALT: ALANINA AMINOTRANSFERASI

Tali enzimi catalizzano il trasporto di un gruppo aminico da un aminoacido a un


chetoacido. Sono più indicati per la constatazione di un danno epatico piuttosto che di
un consumo di bevande alcoliche. L’AST ha una sensibilità del 15-69 %. L’ALT ha
una sensibilità del 26-58 %. Entrambi hanno una bassa specificità. Un maggiore
incremento delle AST rispetto alle ALT potrebbe indicare un danno epatico alcol-
correlato. L'isoenzima mitocondriale della AST non è più considerato un marker
specifico in quanto l'attività sierica di tale isoenzima, presente nel 92% dei soggetti
con consumo di bevande alcoliche, può innalzarsi anche nel 48 % dei pazienti con
epatopatie non alcol-correlate. Hanno una emivita di 2-3 settimane in completa
astensione dall'uso di bevande alcoliche. I falsi positivi possono dipendere da
epatopatia non alcolica (incremento AST + ALT), disordini muscolari (incremento
AST), infarto miocardico (incremento AST).

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CDT
Rappresenta uno dei più recenti marcatori biologici di consumo. E’ definita come il
più sensibile e specifico marcatore di abuso cronico di alcol ad oggi disponibile.
CDT è il nome collettivo di un gruppo di isoforme minori di trasferrina sierica. La
trasferrina è la principale proteina sierica che trasporta ferro, composta da 679
amminoacidi con due potenziali siti di glicosilazione usualmente leganti catene di
carboidrati, ciascuna delle quali terminante con un residuo di acido sialico. In
conseguenza di abuso di alcol è stata dimostrata una anormale crescita delle isoforme
asialo-trasferrina, monosialo-trasferrina, e disialo-trasferrina chiamate
collettivamente CDT. L’aumento della CDT è secondario all'inibizione della
glicosilazione proteica indotta dall'etanolo e dall'acetaldeide. I valori della CDT
aumentano dopo almeno 7 giorni di assunzione di etanolo in quantità comprese tra
50-80 g/die e si mantengono elevati per almeno 15-20 giorni. È stato evidenziato che
tale marker possiede una maggiore sensibilità (39%) nell'uomo rispetto alla donna,
nella quale è stata riscontrata una maggiore sensibilità dell'MCV (40%). Nei pazienti
giovani (tra 20 e 40 anni nell'uomo e tra 20 e 30 anni nella donna) la CDT aumenta
più spesso rispetto ai restanti convenzionali markers di consumo alcolico (MCV e
Gamma-GT). Negli alcolisti aumentano le isoforme asialo-trasferrina e disialo-
trasferrina. Negli astemi e nei bevitori moderati la asialotrasferrina (rara, ma
altamente specifica e sensibile) non è rilevabile. Pertanto l’isoforma più sensibile è la
disialo-trasferrina, mentre la più specifica è la asialo-trasferrina. Malattie epatiche
sembrano non interferire con i livelli di trasferrina desialata.
I limiti decisionali della CDT variano con il metodo analitico utilizzato per cui ogni
laboratorio dovrebbe dare i propri.

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ETG
Nel 1901 Neubauer descrisse per la prima volta un meccanismo detossificante di
eliminazione dell’alcol attraverso la coniugazione con acido glucuronico attivato e
nel 1953 fu isolato da Kamil e altri come triacetil-metilestere dalle urine di coniglio.
E’ una molecola non polare stabile formata dalla coniugazione dell’etanolo e
dell’acido glucuronico grazie all’UDP glucuronil-trasferasi. L’ETG è presente nei
vari fluidi biologici (tessuti e capelli). Recentemente è stato trovato anche nel
meconio. Le varianti polimorfiche nei geni che codificano l’UTG contribuirebbero a
spiegare le differenze interindividuali nel livello di EtG dopo consumo alcolico.
L’attività glucuronidasica varia da soggetto a soggetto. La popolazione generale non
ha un comportamento univoco. Il 60% degli indidui è higt responders, il 40% è low
responders.
Negli astemi è assente. E’ presente nelle urine dopo 40-60 h e nel sangue dopo 14 h
dall’assunzione alcolica. Questo intervallo è funzione della quantità di alcol assunta.
La presenza di E.coli nelle urine, l’utilizzo di colluttori e di prodoti igienici per il
lavaggio delle mani contenenti etanolo possono però falsare i risultati. La quantità di
EtG inoltre dipende dalla quantità di acqua assunta. Per tale ragione sarebbe più
conveniente espimerlo come rapporto rispetto alla creatinina. Per quanto concerne il
cut-off non esiste un livello comunemente acettato. La letteratura propone il valore
soglia urinario di 0,5 mg/L. In generale è stato stimato che lo 0,02%-0,06%
dell’etanolo assunto sia trasformato in EtG. Sebbene in atto sia il più studiato, molti
aspetti devono essere ancora chiariti. La sua sensibilità varia da 83.5% a 90.8% e la
sua specificità da 68.3% a 76.5% .
Nel grafico sottostante (Grafico n° 1) è rappresentata la cinetica di tutti i markers
sopra descritti. Procedendo da sinistra verso destra si passa dall’EtG, indice di abuso
recente, alla CDT, indice di abuso cronico agli indici di funzionalità epatica, indici di
abuso pregresso etc.

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ETS
È il risultato di una via metabolica non ossidativa dell’alcol etilico formato dal
trasferimento di un gruppo solforico dalla 3-fosfoadenosina-5-fosfosolfato all’etanolo
dalla famiglia delle solfotrasferasi (SULT), anche esse caratterizzate da un elevato
polimorfismo. Da un punto di vista diagnostico apparirebbe dotato di elevata
specificità. In quanto metabolita minore, ma comunque diretto di etanolo, rappresenta
un indicatore di esposizione ad alcol, rilevabile nel siero sino a sei ore dopo la
scomparsa di etanolo, nelle urine per un tempo fino a cento ore.

Grafico 1.

Allo stato attuale, i controlli concernenti l’assunzione di alcol sono effettuati tramite
il pannello di esami biochimici chiamato EDAC (Early Detection of Alcohol
Consumption) che comprende: Aspartato transaminasi (AST), Alanina transaminasi
(ALT), γ-glutamil transferasi (GGT), Volume globulare medio (MCV), Trigliceridi,
Colesterolo totale, Fosfatasi alcalina (ALP). I parametri indagati in questo pannello
sono indicatori di tipo indiretto, che manifestano un incremento in presenza di un
consumo eccessivo di alcol, ma difettano per sensibilità e specificità diagnostiche,
essendo influenzati da vari altri fattori, tra cui variabilità genetica, patologie epatiche
di altra origine e fattori ormonali. Allo scopo di proporre nuove strategie di diagnosi
precoce è stato proposto un ulteriore approfondimento in ambito diagnostico.

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Materiali e metodi
Inizialmente il nostro studio è stato condotto su un campione di 40 soggetti, tutti di
sesso maschile, tra i 18 e i 58 aa di età, appartenenti a categorie professionali quali
operai edili, conducenti di autoveicoli e lavoratori d’ufficio, dunque mansioni
appartenenti e non alle categorie a rischio per l’integrità di terzi descritte nel
Provvedimento della Conferenza Stato-Regioni. A ciascun individuo sono stati
somministrati diversi questionari (AUDIT, MALT, M.A.S.T, CAGE). Ai riscontri
provenienti dal colloquio clinico abbiamo aggiunto i dati emersi dalle raccolte
anamnestiche, dalla visita medica e dagli esami di laboratorio atti alla valutazione del
volume corpuscolare medio (MCV), delle transaminasi (AST e ALT), della Gamma-
GT e dell’alcolemia. Nell’arco temporale del gennaio-novembre 2010 il campione è
stato incrementato a 60 soggetti, tutti di sesso maschile, tra 24 e i 60 aa di età,
appartenenti alle stesse categorie dell’anno precedente. A ciascun individuo è stato
somministrato un singolo questionario (AUDIT).
Ai riscontri provenienti dal colloquio clinico abbiamo aggiunto i dati emersi dalle
raccolte anamnestiche, dalla visita medica e dagli esami di laboratorio atti alla
valutazione del volume corpuscolare medio (MCV), delle transaminasi (AST e ALT),
della gamma-GT e della trasferrina desialata che questa volta abbiamo preferito
testare al posto dell’alcolemia. In un sottogruppo di 20 lavoratori (estratto a random)
sono stati altresì raccolti i campioni di urine ai fini della valutazione di etilgucuronide
su matrice urinaria.
Nell’arco temporale del gennaio-novembre 2011 il sottogruppo di 20 lavoratori è
stato ulteriormente incrementato a 30 soggetti, aventi le stesse caratteristiche degli
anni precedenti. A ciascuno degli individui è stato somministrato il questionario
AUDIT che ancora una volta ci è apparso come lo strumento più adatto per dare
inizio alla nostra indagine. Ai riscontri provenienti dai colloqui clinici abbiamo
aggiunto i dati emersi dalle raccolte anamnestiche, dalla visita medica e dagli esami
di laboratorio, atti alla valutazione del volume corpuscolare medio (MCV), delle
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transaminasi (AST e ALT), della Gamma-glutamil-transferasi e della trasferrina
desialata(CDT). In particolare sono stati altresì raccolti i campioni di urine ai fini
della valutazione dell’etilgucuronide (ETG) e dell’etilsolfato (ETS) su matrice
urinaria.

Risultati
Ai diversi questionari inizialmente somministrati (AUDIT,MALT,M.A.S.T,CAGE)
ha risposto la totalità dei soggetti intervistati. I risultati emersi dai questionari sono
stati successivamente sintetizzati sommando i punteggi ricavati da ogni singolo
questionario. In nessun caso, la somma dei punteggi corrispondenti alle risposte
fornite ha permesso di raggiungere il cut off necessario per l’individuazione di
alcolisti o bevitori a rischio.
Per ciascun individuo è stato elaborato, come detto, un punteggio equivalente alla
sommatoria dei punteggi ottenuti da ogni singola intervista. Tali valori e,
successivamente, i risultati dei tassi alcolemici sono stati ulteriormente messi in
relazione con l'età, il tipo di attività lavorativa ed il grado di scolarità.
Su un totale di 40 elementi, mentre nel 40% (n. 16) dei casi i punteggi calcolati
sono risultati sopra lo 0, perciò a favore di un riferito “utilizzo”, di bevande alcoliche,
nel restante 60% (n. 24) dei casi i punteggi calcolati sono stati tutti pari a 0, perciò
indicativi di un riferito “non utilizzo” di bevande alcoliche (Grafico 2).

totale soggetti esaminati

Grafico 2

40%
riferito "non uso"
riferito "uso"
60%

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I punteggi calcolati (sommatorie dei punteggi emersi dai singoli questionari) sono
stati messi in relazione all'età (Grafico 3).

valore medio delle sommatorie punteggi questionari


Grafico 3
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
0
18 - 28
29 - 38
39 - 48
49 - 58

Come emerge dal grafico, in base alle risposte forniteci, si evidenzia un progressivo
incremento dei punteggi dalla fascia d’età più bassa fino alla terza (39 - 48) ed un
decremento nella fascia di età più adulta (49 - 58). La fascia d’età più bassa e quella
più alta sembrerebbero le più affini in termine di punteggio, anche se in realtà i più
giovani e i più maturi avrebbero una modalità differente di “bere”. I più giovani
infatti tenderebbero a consumare alcolici principalmente nel fine settimana e in
occasioni mondane, mentre i meno giovani tenderebbero a consumare nel quotidiano,
durante i pasti principali. Diverse sono le motivazioni addotte: il bere disseta,
completa il pasto, anima la compagnia, attenua la depressione.
I punteggi ricavati dalle interviste sono stati messi in relazione al tipo di attività
svolta e, dunque, al livello d’istruzione dei lavoratori esaminati.
Su un totale di 40 soggetti, il 90% è rappresentato da operai edili (stuccatori,
indoratori, muratori) che svolgono lavori in altezza, aventi la licenza di scuola media
inferiore come titolo di studio, mentre il restante 10% è costituito da lavoratori

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d’ufficio (geometri, impiegati, direttori di cantiere), aventi la licenza di scuola media
superiore come titolo di studio.
Nella prima categoria, il 61 % dei soggetti avrebbe riferito un “non uso” di bevande
alcoliche, mentre il restante 39 % ne avrebbe riportato l’ “uso” (Grafico n° 4).
operai edili ed elettricisti che svolgono lavori in altezza

Grafico 4

39%
riferito "non uso"
riferito "uso"
61%

Nell’ambito della seconda categoria il 50% dei soggetti avrebbe riferito un “uso” di
bevande alcoliche, mentre il restante 50 % un “non uso” (Grafico n° 5).

lavoratori d'ufficio Grafico 5

riferito "non uso"


riferito "uso" 50% 50%

Inoltre, analizzando l’insieme dei soggetti risultati “positivi” alla somministrazione


dei questionari descritti, si evidenzia come i punteggi appaiano più elevati nelle
categorie di lavoratori con livello d’istruzione inferiore rispetto a quelle con livello
d’istruzione più elevato (Grafico n° 6).

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valore medio sommatoria punteggi questionari
Grafico 6
10

lavoratori d'ufficio
operai

Su un totale di 40 elementi sottoposti alla valutazione dell’alcolemia, nel 35% dei


casi (n. 14) il tasso alcolemico è risultato pari a 0, nel 65 % dei casi (n. 26) il tasso
alcolemico è risultato essere al di sopra dello 0 (Grafico n° 7).

totale soggetti esaminati


Grafico 7

35%

65%

alcolemia positiva alcolemia negativa

I risultati ottenuti dalle valutazioni dell’alcolemia sono stati messi in relazione al


fattore età (Grafico n° 8).

0,0012

0,001
Grafico 8
0,0008

0,0006

0,0004

0,0002

0
18 - 28
29 - 38
39 - 48 pag 15
49 - 58

alcolemia (g/L) / fasce di età


Il picco di maggiore frequenza si colloca nella seconda fascia d’età (29 - 38),
seguita dalla fascia dei soggetti più maturi (49 - 58), da quella dei soggetti più adulti
(39 - 48) ed, infine, da quella dei soggetti più giovani (18 - 28).
D’altra parte, come avevamo già notato, i più giovani bevono con maggiore
probabilità durante le occasioni conviviali, dunque per lo più nel fine settimana,
mentre i soggetti appartenenti ad una fascia d’età più adulta tenderebbero ad
assumere alcolici ai pasti principali, quotidianamente e, quindi, più frequentemente.
Anche i risultati ottenuti dalle valutazioni dell’alcolemia sono stati messi in
relazione al tipo di attività lavorativa, perciò indirettamente al grado di scolarità dei
lavoratori.
Su un totale di 36 lavoratori (operai edili, elettricisti, autisti etc), nel 30,6 % (n. 10)
le valutazioni dell’alcolemia hanno riportato esiti negativi, mentre nel 69,4 % (n. 25)
tali valutazioni hanno riportato valori, seppur minimi, positivi (Grafico n° 9).
operai edili ed elettricisti che svolgono lavori in altezza

Grafico 9
30,60%

69,40%

alcolemia negativa alcolemia positiva

Nell’ambito dei lavoratori d’ufficio, soltanto nel 33% dei casi la valutazione
dell’alcolemia ha avuto esito positivo (Grafico n° 10).
Grafico 10
lavoratori d'ufficio

33,00%

67,00%

alcolemia negativa alcolemia positiva

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Operai edili, elettricisti e autisti, categorie professionali caratterizzate da un grado
di scolarità inferiore, “assumerebbero” una maggiore quantità alcolica rispetto a
categorie “più istruite” quali impiegati e geometri, probabilmente a causa della
frequente consumazione di pasti veloci fuori casa.
Come emerge dai risultati, esistono delle discordanze tra i risultati dei questionari e
le aspettative alla somministrazione degli stessi. Infatti, su un totale di 40 intervistati,
successivamente sottoposti ad esami ematochimici, nonostante soltanto il 40 %
avesse riferito di avere un seppur minimo rapporto con l’alcol, addirittura nel 65 %
della popolazione è stato riscontrato un valore alcolemico positivo. È, dunque,
verosimile considerare la tendenza comune a voler minimizzare e, quindi,
sottostimare il fenomeno alcol.
La mancanza di soggetti che, insieme a valori di alcolemia positiva avevano anche
un volume corpuscolare medio (MCV) superiore a 100 fl, associato ad aumento di
almeno un altro indice (Gamma-GT, ALT, AST), non ci ha fornito un sospetto di
abuso alcolico tale da indurci a valutare marcatori più specifici quali la CDT sierica,
essendo tali lavoratori considerati bevitori occasionali e sporadici e, pertanto, non a
rischio.
Una volta incrementato il campione, ai questionari (AUDIT) somministrati ha
risposto la totalità dei soggetti intervistati. Per ciascun individuo è stato elaborato un
punteggio. Ancora una volta nessuno dei punteggi corrispondenti alle risposte fornite
ha permesso di raggiungere il cut-off necessario per l’individuazione di alcolisti o
bevitori a rischio.
Tali valori sono stati messi in relazione con l'età e con il tipo di attività lavorativa.
Su un totale di 60 elementi, mentre nel 41,7% (n. 25) dei casi i punteggi calcolati
sono risultati sopra lo 0, perciò a favore di un riferito “utilizzo”, di bevande alcoliche,
nel restante 58,3 (n. 35) dei casi i punteggi calcolati sono stati tutti pari a 0, perciò
indicativi di un riferito “non utilizzo” di bevande alcoliche (Grafico n° 11).

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riferito utilizzo;
42,11

riferito non utilizzo;


57,89

Grafico 11
I punteggi calcolati sono stati messi in relazione all'età (Grafico n° 12).

2,5

1,5

0,5

0
24-32
33-41
42-50
51-60

Come emerge dal grafico, in base alle risposte forniteci, si evidenzia un valore più
elevato nella terza e nella quarta fascia. I soggetti più adulti avrebbero riferito di
essere i maggiori “bevitori”, come già notato in precedenza.
I punteggi ricavati dalle interviste sono stati messi in relazione al tipo di attività
svolta.
Su un totale di 60 soggetti, il 73,33% (n.44) rappresentato da soggetti che svolgono
attività a rischio per incolumità di terzi (operai edili, autisti etc) e il 26,66 % (n.16)
rappresentato da soggetti che svolgono attività non a rischio (giardinieri, braccianti
agricoli), mentre nella seconda categoria i questionari riportano un punteggio pari a
1,5, nella prima categoria viene riportato un punteggio pari a 1.56. La media dei
valori risultati dai questionari quasi combacia nei due sottogruppi lavorativi (Grafico
n° 13).

pag 18
Grafico 13

1,5
1,5

mansioni non a rischio


mansioni a rischio

Nei soggetti esaminati sono stati valutati e osservati il volume corpuscolare medio dei
globuli rossi, la Gamma-glutammil-trasferasi, e le transaminasi. Su un totale di 60
soggetti il volume corpuscolare medio dei globuli rossi supera i 93 fL nel 6,6 % dei
casi. In un singolo caso supera i 100 pg. (Grafico n° 14).

6,6

MCV > 93
MCV < 93

93,4

Grafico 14
In nessun caso è stato rilevato un volume corpuscolare medio (MCV) superiore a 100
fL, associato all’alterazione di almeno un indice di funzionalità epatica.
Sono stati valutati marcatori più specifici come la CDT sierica.
Su un totale di 60 elementi sottoposti alla valutazione della trasferrina desialata, nel
25% (n.15) dei casi è risultata essere uguale o superiore all’ 1%, nel restante 75 %
(n.45) è risultata essere inferiore all’1% (Grafico n° 15).

pag 19
23,68

CDT ≥ 1
CDT < 1

76,32

Grafico 15
Tali evidenze ci hanno consentito di individuare bevitori moderati (CDT>1,34%) o
quasi moderati. I risultati ottenuti dalle valutazioni della trasferrina desialata sono
stati messi in relazione al fattore età (Grafico n° 16).

1,2

0,8

0,6

0,4

0,2

0
24-32 33-41 42-50 51-60

Grafico 16
I valori maggiori si collocano nella prima ed ultima fascia d’età. Come emerge dal
grafico, nonostante non venga superato il cut-off in nessun caso, le valutazioni della
trasferrina desialata ci dimostrano come i soggetti più giovani abbiano falsato le
risposte al questionario somministrato.
Anche i risultati ottenuti dalle valutazioni dalla trasferrina desialata sono stati messi
in relazione al tipo di attività lavorativa.
Su un totale di 60 soggetti il 73,33% (n.44) rappresentato da soggetti che svolgono
attività a rischio per incolumità di terzi (operai edili, autisti etc) e il 26,66 % (n.16)
pag 20
rappresentato da soggetti che svolgono attività non a rischio (giardinieri, braccianti
agricoli), mentre nella prima categoria la media delle valutazioni della CDT è pari a
0,8, nella seconda categoria è pari a 0,7 (Grafico n° 17).

attività a rischio attività non a rischio


Grafico 17

EtG
In un sottogruppo di 20 sogg. sono state effettuate le valutazioni dell’EtG su matrice
urinaria con metodica immunoenzimatica. Nel 30% dei casi l’EtG è risultata essere
superiore ai limiti ( > 1000 ng/ml) (Grafico n° 18).

pag 21
30%

70%

ETG > 1000 ng/ml ETG < 1000 ng/ml


Grafico 18

I valori sono stati rapportati al fattore età. I valori che superano il cut-off sono stati
registrati nella prima e nella seconda fascia d’età.

1200

1000

800

600

400

200

0
24-32 33-41 42-50 51-60
Grafico 19

Nei venti soggetti esaminati il 70% svolgeva mansioni a rischio e il 30% svolgeva
mansioni non a rischio per incolumità di terzi. Mentre nella prima categoria si
rilevava un valore pari a 850,57, nella seconda si rilevava un valore pari a 348,7
(grafico n° 20).

pag 22
900
800
700
600
500
400
300
200
100
0
attività a rischio attività non a rischio

Grafico 20
Nel 30% dei soggetti in cui l’EtG superava i limiti di norma la valutazione del
volume corpuscolare medio dei globuli rossi, della gamma glutamil trasferasi e delle
transaminasi non riportava valori alterati.
Nello stesso 30% la valutazione della CDT metteva in luce l’esistenza di bevitori
moderati. Come già detto, anche questa volta sono state registrate delle discordanze
tra le risposte forniteci dalle prima fascia d’età e gli esiti degli esami di laboratorio. È
dunque sempre verosimile considerare la tendenza comune a voler minimizzare e,
quindi, sottostimare l’assunzione di bevande alcoliche.
Su un totale di 60 soggetti, grazie alla valutazione della trasferrina carboidrato
carente, sono stati individuati esclusivamente bevitori moderati (svolgenti mansioni a
rischio e non) appartenenti alla prima e alla quarta fascia d’età, perciò né bevitori a
rischio né alcolisti, non essendo stato riscontrato peraltro un’alterazione degli indici
di funzionalità epatica. L’utilizzo combinato di EtG in un sottogruppo di 20 soggetti
ha permesso piuttosto di individuare soggetti (svolgenti mansioni a rischio, che
avevano consumato di recente etanolo), appartenenti alla prima e alla seconda fascia
d’età. In altri termini la valutazione di EtG ci ha consentito di scovare tutti coloro i
quali, seppur con frequenza ridotta, sono in grado di bere in maniera più sostenuta

pag 23
(raggiungendo il picco a 30-40 h dall’assunzione). Ne sono prova i valori elevati di
EtG (ad esempio 2484 ng/ml) cui non corrispondono valori elevati di trasferrina
decarboidrata nè tanto meno alterazioni degli indici indiretti.
In ultimo, una volta incrementato il campione del sottogruppo esaminato l’anno
precedente, ai lavoratori che vi appartengono, sono stati somministrati i questionari
(AUDIT) cui ha risposto la totalità dei soggetti intervistati. Per ciascun individuo è
stato elaborato un punteggio. Nessuno dei punteggi corrispondenti alle risposte
fornite ha permesso di raggiungere il cut-off necessario per l’individuazione di
alcolisti o bevitori a rischio.
Tali valori sono stati messi in relazione con l'età e con il tipo di attività lavorativa.
Su un totale di 30 elementi, mentre nel 43,3% (n. 13) dei casi i punteggi calcolati
sono risultati sopra lo 0, perciò a favore di un riferito “utilizzo”, di bevande alcoliche,
nel restante 56,7% (n.17 ) dei casi i punteggi calcolati sono stati tutti pari a 0, perciò
indicativi di un riferito “non utilizzo” di bevande alcoliche (Grafico n° 21).

43%

57%

Grafico 21
I punteggi calcolati sono stati messi in relazione all'età (Grafico n° 22).

pag 24
1,6

1,4

1,2

0,8 Serie1

0,6

0,4

0,2

0
24-32 33-41 42-50 51-60

Grafico 22
Come emerge dal grafico, in base alle risposte forniteci, si evidenzia un valore più
elevato nella terza e nella quarta fascia. Ancora una volta i soggetti più adulti
avrebbero riferito di essere i maggiori “bevitori” e comunque apparirebbero come i
più “sinceri” o comunque più disposti ad ammettere eventuali abitudini voluttuarie. I
punteggi ricavati dalle interviste sono stati messi in relazione al tipo di attività svolta.
Su un totale di 30 soggetti, il 60% (n.18) è rappresentato da soggetti che svolgono
attività a rischio per incolumità di terzi (operai edili, autisti etc) e il 40 % (n.12) è
rappresentato da soggetti che svolgono attività non a rischio (giardinieri, braccianti
agricoli). La media dei valori risultati dai questionari quasi combacia nei due
sottogruppi lavorativi (Grafico n° 23).

pag 25
1,5
1,5

mansioni non a rischio


mansioni a rischio

Grafico 23
Nei soggetti esaminati sono stati valutati e osservati il volume corpuscolare medio dei
globuli rossi, la gamma glutammil trasferasi, e le transaminasi. Su un totale di 30
soggetti in nessun caso è stato rilevato un volume corpuscolare medio (MCV)
superiore a 100 fL, associato all’alterazione di almeno un indice di funzionalità
epatica.
Sono stati valutati marcatori più specifici come la CDT sierica.
Su un totale di 30 elementi sottoposti alla valutazione della trasferrina desialata, nel
36,7% (n.11) dei casi è risultata essere uguale o superiore a (1%), nel restante 63,3%
(n.19) è risultata essere inferiore a 1 (Grafico n° 24).

36,70%

63,30%

Grafico 24

pag 26
Questo ci ha dato la possibilità di individuare ancora una volta la presenza di
bevitori moderati (CDT>1,34% e comunque < 1,6%) o quasi moderati. I risultati
ottenuti dalle valutazioni della trasferrina desialata sono stati messi in relazione al
fattore età (Grafico n° 25).

0,8

0,7

0,6

0,5

0,4

0,3

0,2

0,1

0
24-32 33-41 42-50 51-60

I valori maggiori si collocano nella prima ed ultima fascia d’età. Come emerge dal
grafico, nonostante non venga superato il cut-off in nessun caso, le valutazioni della
trasferrina desialata ci dimostrano, anche in questo caso, come i soggetti più giovani
abbiano falsato le risposte al questionario somministrato.
Anche i risultati ottenuti dalle valutazioni della trasferrina desialata sono stati messi
in relazione al tipo di attività lavorativa.
Su un totale di 30 soggetti mentre nella categoria dei lavoratori a rischio (60%) per
incolumità di terzi la media delle valutazioni della CDT è pari a 0,9, nella categoria
dei lavoratori non a rischio (40%) la stessa media è pari a 0,5 (Grafico n° 26).

0,9
0,8
0,7
0,6
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0
attività a rischio attività non a rischio

ETG
Sono state eseguite le valutazioni dell’EtG su matrice urinaria con metodica
immunoenzimatica. Nel 60% (n.18) dei casi l’EtG è risultato essere positivo e
superiore ai limiti ( > 100 ng/ml) (Grafico n° 27).
pag 27
40%

60%

Grafico 27
I valori sono stati rapportati al fattore età (Grafico n° 28). I valori che superano il cut
off sono stati registrati nella prima e nella seconda fascia d’età.

800

700

600

500

400

300

200

100

0
24-32 33-41 42-50 51-60

Grafico 28
Nel 60% dei soggetti per i quali l’EtG supererebbe i il cut off (100 ng/mL) mentre
nella prima categoria lavorativa dei lavoratori a rischio per incolumità di terzi si
rilevava un valore medio pari a 540,35, nella seconda si rilevava un valore medio pari
a 182,5 (grafico n° 29).

pag 28
600

500

400

300

200

100

0
attività a rischio attività non a rischio
Grafico 29

Nello stesso 60% dei soggetti in cui l’EtG superava i limiti di norma la valutazione
del volume corpuscolare medio dei globuli rossi, della gamma glutamil trasferasi e
delle transaminasi non riportava valori alterati.
Negli stessi trenta campioni d’urina sono stati valutati altresì i valori di EtS.
Nel 33,3% (n.10) dei soggetti l’etilsofato è risultato essere positivo e superiore ai
limiti (Grafico n° 30).

33%

67%

ETS > 100 ng/ml ETS < 100 ng/ml

Grafico 30
I valori sono stati rapportati al fattore età (Grafico n° 31). I valori che superano il cut
off sono stati registrati nella prima e nella seconda fascia d’età.

pag 29
900

800

700

600

500

400

300

200

100

0
24-32 33-41 42-50 51-60

Grafico 31

Nel 33,3% dei soggetti per i quali l’EtS supererebbe i il cut off (25 ng/mL) mentre
nella prima categoria lavorativa dei lavoratori a rischio per incolumità di terzi si
rilevava un valore medio pari a 120 ng/mL nella seconda si rilevava un valore medio
pari a 37,5 ng/mL (Grafico n° 32).

120

100

80

60

40

20

0
attività a rischio attività non a rischio

Grafico 32

Come è emerso, in un certo numero di lavoratori i risultati di etg ed ets avrebbero


dato risultati discordanti in quanto sarebbero stati rilevati valori positivi di EtG e
pag 30
negli stessi soggetti, valori negativi di EtS (grafico n° 33). E’ bene ricordare, a tal
proposito, che la formazione di EtG può essere dovuta anche ad una sintesi operata da
colonie batteriche presenti a livello urinario.

Grafico 33

33%

40%

60% 67%

ETS > 100 ng/ml ETS < 100 ng/ml

CONCLUSIONI
Dalle indagini condotte è emerso che i punteggi ricavati dai questionari riflettono
delle risposte che non sono sempre conformi alla reale situazione del paziente. Ne
sono prova sia i valori ottenuti dalle valutazioni della trasferrina carboidrato carente
sia i valori ottentuti dalle valutazioni e dell’ etilglucuronide e dell’ etilsolfato, ottenuti
rispettivamente dai campioni ematici e dai campioni di urina esaminati. Come
emerge dai risultati ottenuti dalla nostra prima indagine, nonostante nella nostra
popolazione di riferimento non sia stata messa in luce la presenza di lavoratori alcol-
dipendenti, è comunque stata evidenziata l’esistenza di soggetti che, seppur
sporadicamente, devono essere considerati bevitori di sostanze alcoliche; ne sono
dimostrazione i tassi alcolemici registrati (prelievo eseguito nelle prime ore del
mattino) che, a causa del riscontro di irrisoria e talora infinitesimale componente
alcolica, sono comunque indicativi di recente assunzione. Successivamente, l’utlizzo
combinato di CDT ed EtG ci ha dato modo di individuare consumatori moderati, ma
abituali e consumatori sporadici e più occasionali. Rispetto agli altri marcatori, l’etil-
glucuronato presenta ottime qualità diagnostiche in termini di specificità e sensibilità
pag 31
tanto da consentire la copertura della finestra temporale esistente tra marcatori a
breve e a lungo termine.
Nel sottogruppo dei trenta lavoratori esaminati nell’ultimo anno, nell’ambito dei
campioni d’urina, in alcuni soggetti, si è registrata una positività di EtG e negli stessi
una negatività di EtS. D’altra parte l’etilglucuronato può essere sia sintetizzato ex
novo su matrice urinaria, sia degradato del tutto, regalando o dei falsi positivi o dei
falsi negativi nel campione sotto esame. La qual cosa suggerirebbe una maggiore
sensibilità dell’ EtS. Per tale ragione l’ utilizzo crociato di più marcatori, in
particolare, di EtS ed EtG apparirebbe più efficace ai fini del miglioramento di una
sensibilità diagnostica. Infatti l’etilglucuronide e l’etilsolfato sono due metaboliti
minori ma diretti di etanolo, perciò virtualmente dotati di specificità assoluta, e
rappresentano due validi indicatori di esposizione, significativamente e direttamente
correlati all’assunsione di etanolo possedendo tempi di rilevamento più lunghi
rispetto ad altri marcatori (finestra di rilevabilità di 10-20 h nel sangue, 80 gg nelle
urine, 2-3 mesi su matrice pilifera) essendo eliminati più lentamente dal corpo. L’EtG
si è dimostrato marker sensibile e specifico nella diagnosi di abuso cronico avendo
anche caratteristiche fisiche e molecolari alquanto vataggiose. E’ un composto
relativamente stabile, non volatile, solubile in acqua, con una lunga emivita e

soprattutto presente in tutti i fluidi e tessuti biologici. Rispetto agli altri marcatori,
l’etil-glucuronato presenta ottime qualità diagnostiche in termini di specificità e
sensibilità. Ma al contempo l’EtS conferisce un aumento di sensibilità diagnostica ai
markers di uso ed abuso di etanolo presi in esame. Nel complesso, EtS è
probabilmente un indicatore superiore rispetto all’ EtG. Infatti l’EtG è degradato
nelle urine quando sono presenti certe colonie batteriche (rischio di falsi negativi),
mentre EtS non ha dimostrato di essere degradato da batteri. In particolare il rapporto
EtG / EtS rilevato in matrice urinaria è proprio indice altamente specifico di
ingestione di etanolo. Infatti è interessante notare come sia possibile il riscontro di
etanolo nelle urine anche senza assunzione di bevande alcoliche. Tale riscontro è, a
pag 32
quanto pare possibile, grazie alla produzione di etanolo in vitro. L'etanolo in vitro è
spontaneamente prodotto nella vescica o nel contenitore del campione stesso, a causa
della fermentazione dei campioni di urina contenenti zuccheri (nei soggetti diabetici
ad es.) e lieviti o batteri. Chiaramente in questo caso dal momento che l'etanolo così
prodotto non viene metabolizzato dal fegato, non saranno rilevati metaboliti nelle
urine. Pertanto, tenuto conto dei rischi associati ad una falsa identificazione del
consumo di alcol o al riscontro di falsi-negativi EtG (a causa della degradazione
batterica) si raccomanda che la valutazione di EtG sia sempre combinata con i test
EtS, o se è fattibile un solo test, si raccomanderebbe l’esecuzione di EtS perché
sarebbe addirittura superiore.
L’ ETS è forse più sensibile e specifico ed è per questo che potrebbe essere una prova
migliore ai fini di una più accurata eventuale conferma diagnostica di abuso di
etanolo.
E’ stata inoltre dimostrata una correlazione tra i valori degli esami ematochimici
eseguiti e parametri quali l’età e il tipo di attività lavorativa. Facendo riferimento ai
valori della trasferrina carboidrato carente in questo gruppo di trenta soggetti (così
come si era verificato nel campione dell’anno precedente) i maggiori bevitori
“moderati” di bevande alcoliche si sono rivelati i lavoratori appartenenti alla prima e
alla quarta fascia d’età, mentre non è stata trovata alcuna correlazione tra i valori di
trasferrina ottenuti e l’attività lavorativa svolta dagli stessi. I valori ricavati dalle
valutazioni dell’etilglucuronide e dell’etilsolfato sono stati riportati più elevati nei
soggetti più giovani (appartenenti alla prima e alla seconda fascia d’età), che pertanto
apparirebbero più come bevitori “sporadici”. Mentre anche per questi ultimi markers
non è stata rilevata alcuna correlazione con l’attività lavorativa. Anche in questo
caso, il riscontro di certi valori di EtG e nondimeno di EtS, individua la presenza di
bevitori occasionali, ma all’occasione paradossalmente maggiormente a rischio. La
valutazione crociata di EtG ed EtS ci ha consentito di scovare con maggior esattezza
tutti coloro i quali seppur con frequenza ridotta, sono in grado di bere in maniera più

pag 33
sostenuta (raggiungendo il picco a 30-40 h dall’assunzione) e di conoscere il
momento esatto di assunzione di etanolo. Ne sono prova i valori ricavati e
dell’etilglucuronide (come 1584 ng/ml) e dell’etilsolfato cui non corrispondono valori
elevati di trasferrina decarboidrata ne tanto meno alterazioni degli indici indiretti, che
sarebbero indicatori di abuso.
Pertanto mentre, tra i lavoratori più adulti (51-60 aa) ma anche tra alcuni dei
lavoratori più giovani si collocano i bevitori moderati, nella stessa fascia dei meno
anziani (24-41 aa) si colllocano anche dei bevitori probabilmente sporadici e
potenzialmente a volte più pericolosi. E’ stato interessante notare come anche
nell’ambito dei bevitori abituali e moderati, ve ne erano alcuni in grado di assumere
saltuariamente delle quantità più sostenute. Ne sono prova i valori di CDT, EtG e
soprattutto EtS rilevati negli stessi. Pertanto è facile dedurre come l’utilizzo
combinato di questi ultimi ci permetta di individuare diverse categorie di bevitori:
astemi, bevitori moderati, bevitori sporadici e occasionali, bevitori moderati ma al
contempo in grado di bere in maniera più sostenuta in determinate occasioni e
bevitori cronici o alcolisti. E’ pur vero che tali markers sarebbero, estremamente
correlati a una molteplicità di fattori tra cui: la quantità di assunzione di alcol, la
durata del tempo in cui fu consumato l'alcool, il tempo trascorso dopo l'ultima
assunzione, il metabolismo individuale (l’influenza da farmaci che aumentano
l'attività enzimatica, gravidanza, ecc), la quantità di acqua nelle urine e da altri fattori
costituzionali (ad esempio dimensioni corporali, massa muscolare). A causa del
grande numero di variabili è impossibile calcolare la quantità di alcool consumata dai
livelli di GtE o EtS individuati nelle urine. Pertanto un EtG e / o EtS positivo è un
risultato qualitativo (e non quantitativo). Uno dei motivi per testare sia l’EtG che
l’EtS sarebbe piuttosto quello di aumentare la sensibilità (e specificità) di diagnosi di
uso recente di etanolo. L’utilizzo di un cut-off di 100 ng / mL per la EtG e di 25 ng /
mL per il rilevamento EtS è il migliore test a disposizione utile ai fini di un
monitoraggio di soggetti a rischio, nell’intento di fornire programmi di astinenza da

pag 34
alcool con la risposta più clinicamente rilevante o meno di ingestione recente di
etanolo, essendo l'indicatore più sensibile e definitivo di ingestione di etanolo recente
. Il confronto tra CDT ed EtG ha mostrato la maggiore sensibilità di quest’ultimo e
pari specificità. Dunque, come già ribadito nella nota precedente, sembrerebbe più
conveniente coadiuvare le valutazioni di CDT come marcatore rilevabile nel siero e
dell’EtG come marcatore rilevabile nelle urine, ma, visti gli ultimi risultati, anche di
EtS approcciando a dei protocolli adeguati come ad esempio procedere alla
valutazione di EtG e EtS a giorni alterni (perciò almeno due volte a settimana) e CDT
all’inizio e dopo 15 giorni. In realtà valutazioni incrociate di EtG ed EtS (vedi grafico
EtG e EtS) ci aiutano a capire il reale momento di assunzione di alcol. L’EtG sarebbe
particolarmente adatto al monitoraggio continuo di pazienti in trattamento per
alcolismo in soggetti in riabilitazione e in tutti i casi in cui deve essere approvata la
totale astinenza da alcol ad esempio in ambito medico-legale. In caso di
campionamento tardivo, quando cioè il prelievo sia effettuato entro tre giorni
dall’assunzione, per discriminare l’assunzione di bevande alcoliche rispetto ad
un’eventuale contaminazione del campione urinario con etanolo proveniente da fonti
diverse (detergenti, disinfettanti …).
Tali biomarcatori specifici potrebbero rappresentare una metodologia di valutazione
oggettiva del trattamento di cura. Tale pannello biochimico potrebbe essere utile alla
conferma di eventuali assunzioni occasionali, a monitorare l’andamento di terapie per
la riabilitazione da patologie alcol-correlate, a ricercare un possibile valore di cut-off
per l’etil-glucuronato, che discrimini tra astemi, consumatori occasionali e cronici.
Potrebbe essere inoltre interessante il dosaggio di ETG in matrici biologiche
alternative come quella pilifera, come già detto, ma anche nel meconio come
marcatore di esposizione cronica di alcol in utero.
L’EtG su matrice pilifera avrebbe comunque un significato molto diverso da quello
ricercato in matrice urinaria. I capelli sono una matrice repository. EtG su matrice
pilifera non sarebbe probabilmente in grado di rilevare piccole quantità di etanolo

pag 35
ingerito, ma piuttosto un’assunzione realizzatasi nel corso del tempo. L’EtG nel
capello si distinguerebbe da altri marcatori diretti indicativi di un consumo
occasionale (Etanolo nel sangue e urine, EtG nel sangue e nelle urine, EtS nel sangue
e urine), rappresenterebbe un marcatore relativo ad un consumo cronico di bevande
alcoliche che rifletterebbe un’assunzione prolungata nel tempo (come anche la CDT)
(Grafico n° 35). Ad oggi è emerso anche che EtG ed EtS nel meconio appaiono
essere buoni marcatori nella diagnosi di consumo alcolico prenatale. Sarebbe
interessante valutare un possibile cut-off nel meconio nella diagnosi di consumo
alcolico durante la gravidanza.

Grafico n° 35

pag 36
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