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Storia della

Filosofia
Elisabetta Scapparone

Aurora Giorni
STORIA DELLA FILOSOFIA A

Poi che spiegate ho l’ali al bel desio,


Quanto più sotto al piè l’aria mi scorgo,
Più le veloci penne all’aria porgo,
E spregio il mondo e verso il ciel m’invio.
Nè del figliuol di Dedalo il fin rio
Fa che giù pieghi, anzi via più risorgo;
Ch’io cadrò morto a terra, ben m’accorgo;
1
Ma qual vita pareggia al morir mio?
La voce del mio cor per l’aria sento:
Ove mi porti, temerario? China,
Chè raro è senza duol troppo ardimento.
Non temer, rispond’io, l’alta ruina,
Fendi sicur le nubi, e muor contento,
Se il ciel sì illustre morte ne destina.

AURORA GIORNI
STORIA DELLA FILOSOFIA A
Intercenales ....................................................................................29
Sommario
Il naufrago ...................................................................................30
Sommario............................................................................................. 2
Il sogno .........................................................................................30
I Lezione – 20.09.2022 .......................................................................... 4
Lezione XII ...........................................................................................30
Introduzione ..................................................................................... 4
Il defunto......................................................................................31
II Lezione – 21.09.2022 ......................................................................... 5
Il ‘500 ...............................................................................................32
III Lezione – 27.09.2022 ........................................................................ 6
Bruno ............................................................................................32
IV Lezione – 28.09.2022........................................................................ 8
Machiavelli ..................................................................................33
La melancolia in Ficino ..................................................................10
Lezione XIII ..........................................................................................34
Lezione V ............................................................................................10
Guicciardini .................................................................................34
Il meccanismo della profezia in Ficino .........................................13
Erasmo da Rotterdam ...................................................................34
Lezione VI............................................................................................14 2
Lezione XIV..........................................................................................36
Lezione VII ...........................................................................................16
Bruno, il Sileno e Circe.................................................................38
Giovanni Pico della Mirandola – Discorso sulla Dignità dell’Uomo
.........................................................................................................18 Lezione XV ..........................................................................................39

Lezione VIII ..........................................................................................19 Lezione XVI..........................................................................................41

Lezione IX ............................................................................................22 Lezione XVII .........................................................................................41

Leon Battista Alberti .......................................................................23 L’elogio della Follia ........................................................................42

Lezione X .............................................................................................25 Lezione XVIII ........................................................................................43

L’inautenticità dell’uomo e la dissimulazione ..............................26 Lezione XIX ..........................................................................................45

La dissimulazione in Bruno ..........................................................27 Giordano Bruno ..............................................................................46

Lezione XI ............................................................................................28 Lezione XX...........................................................................................47

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Lezione XXI ..........................................................................................51
De la Causa.................................................................................51

De Infinito .....................................................................................53
Lezione XXII .........................................................................................55
La filantropia................................................................................56
Lezione XXIII ........................................................................................57
De Causa, Principio et Uno ........................................................58

De Immenso ................................................................................60
Lezione XXIV .......................................................................................60

De Infinito, Universo e mondi ......................................................61


La Cabala del Cavallo Pegaseo ...............................................62
3
Lezione XXV ........................................................................................63
Sigillus Siggillorum ........................................................................63

Eroici Furori ......................................................................................65


Lezione XXVI .......................................................................................66
Lezione XXVII.......................................................................................68
Lezione XXVIII ......................................................................................70

Michel de Montaigne ....................................................................70


Lezione XXIX ........................................................................................73

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
della mutevolezza e dell’instabilità dell’uomo. Tutto questo non
I Lezione – 20.09.2022 porta alla rinuncia alle possibilità dell’uomo, ma all’utopia.

Introduzione I Rinascimentali, oltre al mito della propria epoca, costruiscono una


Se volessimo definire un arco temporale oggetto del corso, questo filosofia della storia secondo cui epoche di luce si alternerebbero
va dall’Umanesimo, con l’idea dell’uomo come magnum in modo netto ad altre tenebrose. Ma la questione è ancora più
miraculum, (Pico della Mirandola) fino alla grande riflessione, complessa perché questo mito, costruito dagli umanisti in
affidata soprattutto al poema Dopo il terremoto di Lisbona di opposizione ad una storia che li consegnava alla decadenza, è un
Voltaire, sull’uomo come atomo particolare in un universo infinito. qualcosa che non viene consegnato solo al Rinascimento, ma che
In quest’arco temporale il tema della follia si lega a quello della rimane come una sorta di testimone di tutta un’epoca. È così che
dignità dell’uomo e del suo posto nella realtà. Il gioco della sorte è nella prefazione all’Encyclopédie D’Alembert presenterà il
un tema cruciale all’interno dei testi degli autori di questo periodo. Rinascimento come l’aurora della totale liberazione dell’uomo
(Slide 2)L’uso della ragione porta alla comprensione dei propri limiti portata avanti dall’Illuminismo.
o a un’arroganza data dai propri mezzi.
Il Medioevo viene caratterizzato da una barbarie generale, che
4
Oggi si guarda al Rinascimento come a un’epoca tutt’altro che solo una revolutio può superare. Per D’Alembert un passaggio
pacificata. Questo modello di Rinascimento fortemente fondamentale è la caduta dell’Impero Romano d’Oriente:
chiaroscurato ha un grande maestro, Eugenio Garin (maestro di momento ultimo della decadenza e inizio del rinnovamento.
Emanuele Ciliberto), che ha affrontato primo fra molti autori più Quest’episodio rende possibile e definitivo il fenomeno della
cupi (Rinascite e Rivoluzioni). Quando noi leggiamo questi autori migrazione degli studiosi bizantini che portano con sé il dibattito
dobbiamo tenere conto che il mondo che ci restituiscono non è tutto bizantino sui rapporti di forza tra Aristotele e Platone. La fine di
quello limpido e armonioso dell’apparenza, ma uno più cupo, Costantinopoli è l’inizio di un’emigrazione intellettuale che
tormentato, disincantato. Gli umanisti si presentano come il nuovo consegna all’Europa gli ultimi baluardi di quella che potrebbe
rispetto a un Medioevo in qualche modo da essi stessi mitizzato. Il essere identificata come la discussione filosofica greca. Tutto ciò si
modello di Rinascimento come rinascita fa parte della storiografia accentua con un fattore di carattere tecnico: l’invenzione della
degli autori del periodo ed è distante dalla storia di questi secoli. stampa.

Da un lato i temi dell’inquietudine, dell’incapacità dell’uomo di Gli Illuministi nel riconoscere come propri archetipi gli umanisti
ritrovarsi in un modello completo; dall’ altro quello del passaggio, selezionano in qualche modo tutte le questioni che in quei secoli

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erano state dibattute, prosciugando il dibattito culturale e storia della filosofia un significato più ampi, tanto da ospitare il
secolarizzando alcuni temi come quello della rivoluzione storica concetto di follia. Questa ragione pone anche un problema
(rimane invece quello della ciclicità). La loro operazione non è rispetto al luogo dell’uomo: è certo una ragione che non indulge
quindi ingenua e spontanea, ma controllata e organizzata. ad un antropocentrismo di maniera. Una filosofia che ospita per sua
natura la non-uniformità, la dissonanza, la contraddizione e la
La magia Rinascimentale è una magia delle passioni,
fragilità. I due poli sono dunque quello del disincanto, della
antropologica, della persuasione e dell’azione dell’uomo
consapevolezza del limite, e quello dell’utopia, costruzione di
sull’uomo: una sorta di filosofia della natura elevata che tiene
modelli innovativi.
conto delle potenze angeliche e demoniache, che rendono il
cosmo un cosmo animato. Questo aspetto viene rigettato La mania, la follia è vicina all’ira funesta di Achille narrata da
dall’Illuminismo, che tenta invece di emanciparsi, almeno Omero (in greco, hanno la stessa radice menis). Il testo che ha
teoricamente, dalla superstizione. Se il Rinascimento dei moderni, fondato la letteratura greca e in qualche modo quella
almeno fino alla metà dell’800 lavora sulle categorie di armonia, occidentale, si richiama in modo diretto alla pazzia. I termini utilizzati
equilibrio e serenità nell’approccio all’Illuminismo, oggi queste dai greci per indicare la follia non rimandano alla radice menis, ma
vengono considerate superate. alla sfera della stoltezza, della puerilità, della leggerezza. La follia è 5
dunque questo caso incapacità di prevedere le conseguenze dei
Lo sguardo e l’idealizzazione dell’antichità, spinta fino agli esiti più
propri comportamenti: quest’aspetto sarà ripreso in modo
estremi, è per Cacciari il luogo nel quale si esprime la concezione
particolare da Erasmo.
di un limite e la speranza di un ordine nuovo. Una rinascita non
come un recupero puntuale dell’antico, ma come una Secondo una seconda la linea, la follia assume un’accezione
sollecitazione alla re-novatio. positiva: un esempio lo si trova nel Fedro di Platone. Il dialogo del
Fedro ruota attorno all’affidabilità o meno di una persona che
La follia viene ospitata e allo stesso tempo esorcizzata in questo
sperimenti l’amore, e se questa sia più o meno consapevole di una
periodo storico-culturale.
che non ami. Emerge in prima linea che l’amore sia una forma di
sventura: questa passione lo rende infatti influenzabile dall’altra
II Lezione – 21.09.2022 persona, in quanto spossessato di sé. Secondo la prima posizione,
Il ragionamento di ieri ci accompagnava al modo in cui dovremmo dal momento in cui gli stessi innamorati ammettono di essere malati
accostarci al periodo e all’idea che qui accediamo a un concetto e fuori di senno, l’amore rende insensata qualsiasi decisione venga
di ragione che non è quella classica del ‘600, e che acquista nella presa. La seconda posizione rovescia invece i termini del discorso:

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non è che ad un innamorato si debba preferire uno non Oltre alla categorizzazione platonica, esiste un altro aspetto della
innamorato, col pretesto che il primo deliri; infatti non è detto che il follia: quello dell’anticonvenzionalità. La follia è anche il segno di
delirio sia il male, e anzi il delirio amoroso è un dono divino che ci chi è altro rispetto alle posizioni maggioritarie. All’interno del
porta i più grandi doni. concetto di follia come anticonvenzionalità abbiamo un altro
elemento che attiene non solo ad una tradizione filosofica, ma ad
Appare dunque questa linea decisiva: la follia può certamente
una religiosa: quella cristiana. Nel cristianesimo si parla infatti di
essere una patologia, un momento di crisi della ragione; ma esiste
“follia della Croce”, nel senso di una completa alterazione dei
anche una forma alta di follia che ha direttamente a che fare col
valori religiosi della tradizione precedente (Paolo). In quest’ambito
divino. Gli esiti di queste due strade sono i seguenti: da un lato il
la follia della croce diverge rispetto alla sapienza comunemente
pericolo costante di perdere la propria umanità a causa della follia,
intesa, che invece rimane completamente sterile per quanto
e di ricadere così nella bestialità; dall’altro uno slancio e una
riguarda il rapporto con Dio.
tensione che non solo ci eleva, ma che rappresenta un percorso
privilegiato che ci riconduce all’origine, al divino. Un altro testo, di ambito aristotelico, altrettanto cruciale nella
riflessione sulla positività della filosofia: il Problemata, molto
Quando si parla della follia divina si deve tenere conto, secondo
probabilmente di Teofrasto. Qui viene introdotto un concetto 6
Socrate, di 4 categoria:
chiave che è quello della malinconia. Platone aveva collegato il
❖ Follia divina che ha a che fare con la rivelazione profetica tema della vera sapienza con quello di un entusiasmo sapiente;
❖ Follia divina come mania sacerdotale, che permette la non aveva però introdotto la condizione malinconica e la nozione
liberazione dai mali e dalla sofferenza di malinconia. Nel Problemata essa viene interrogata nel suo
❖ Follia divina come mania poetica rapporto con il genio creativo. La malinconia viene qui posta in
❖ Follia divina coma mania amorosa relazione agli umori del corpo.

Dentro questa presentazione c’è molto forte non solo un legame


tra passato e futuro, ma anche tra dimensione individuale e III Lezione – 27.09.2022
contesto sociale: la follia è un dono che va nella direzione di Il Problema XXX è stato definito una vera e propria monografia sulla
fortificare la condizione umana e di incrementare la sua dignità. Vi bile nera. Il punto interessante, su cui si ferma anche Centrone, è
è dunque un rapporto convergente, in positivo, tra la follia e la che guardando ai testi aristotelici non si trovino elementi a sostegno
dignità e le possibilità dell’uomo. di quanto esposto nel Problema XXX. Aristotele si sofferma
prevalentemente sul carattere patologico della malinconia e su

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quanto questo affetti il principio razionale. Le due Etiche e i Parva configurandosi in determinati rapporti, costituiscono tipi caratteriali
Naturalia sono testi che accompagnano la riflessione del De e temperamenti. La bile nera si trova in una configurazione che ha
Anima. L’anima è per Aristotele il principio di tutte le operazioni vitali a che fare con la terra, è in rapporto col secco e col freddo e con
degli esseri animati, ovvero l’accrescimento, la riproduzione, il una stagione della vita che ha a che fare con l’autunno e l’inverno
movimento, la percezione, il pensiero. I Parva Naturalia sono piccoli (maturità e vecchiaia). Quello melancolico è il carattere più
approfondimenti sulle operazioni dell’anima, in modo particolare turbolento, caratterizzato dal punto di vista fisico da febbri violente
nel suo rapporto con il corpo. Da questi trattati possiamo cogliere frequenti, e dal punto di vista psicologico da una spiccata polarità
alcune delle caratteristiche che Aristotele riconosce del degli stati d’animo. La caratteristica del problema XXX è di tenere
malinconico. Nel complesso il quadro del malinconico rimanda alla ben presente questo aspetto, ma di attribuire proprio all’instabilità
patologia, e in particolare alla sovreccitabilità, all’incapacità di dell’umore prestazioni intellettuali straordinarie. Ciò ricorda quanto
autocontrollo, alla cattiva memoria e alla debolezza intrinseca del detto da Platone sul furore nel Fedro: vengono infatti ricondotte al
principio razionale. Proprio nell’Etica Nicomachea, parlando melancolico tre delle quattro manie teorizzate da Platone.
dell’incontinenza Aristotele cita i malinconici per natura, ovvero
Il meccanismo d’azione della bile nera è solitamente associato a
quelli caratterizzati da una configurazione fisica malinconica (il cui
quello del vino. I malinconici sono considerati perennemente ebbri, 7
umore predominante è la bile nera). In questo passo dell’Etica
sia che siano taciturni che temerari: ciò è fatto risalire alla comune
Nicomachea sostiene che gli uomini con questo profilo non sono in
matrice aerea (il vino ha la capacità di produrre aria perché
salute, ma necessitano una terapia che li riporti ad una dimensione
produce schiuma).
di controllo. Troviamo inoltre un collegamento della malinconia
all’immagine e alla capacità immaginativa. Le immagini, i prodotti La bile nera ha un funzionamento diverso rispetto a quelli degli altri
della fantasia, sono per Aristotele ciò che agita di più i melanconici. umori. È caratterizzata da una freddezza che può riscaldarsi molto
I melanconici hanno inoltre dei sogni particolarmente chiari, grazie velocemente. Quando la bile è sovrabbondante e fredda,
alla loro spiccata fantasia, e per questo possiedono capacità l’individuo ha un carattere eremitico, mentre se è abbondante e
divinatorie. Tuttavia queste capacità non rafforzano l’attività calda si hanno individui erotici, eccitabili, loquaci. Poiché questo
razionale, ma la indeboliscono e di conseguenza non possono calore può trovarsi vicino all’intelletto, si hanno come conseguenze
essere considerate veramente positive. la follia e l’invasamento entusiastico: queste non sono patologiche
ma straordinarie. Se la bile ha una giusta temperatura, i melancolici
La tradizione ippocratico-galena lavora sui quattro fluidi che
si distingueranno nelle arti, nella cultura nella politica. In questo
attraversano il corpo umano e sul modo in cui questi,
caso la bile mantiene la sua effervescenza, ma non porterà ad

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estremi di scoramento o esaltazione. La malinconia fredda è più tradizioni di Platone nel 1484. Quella platonica non è solo una
comune nella vecchiaia, mentre quella calda nella gioventù; traduzione compatta e coerente, ma anche di lunga fortuna, in
tuttavia accade che il calore si interrompa rapidamente, come quanto sarà letta fino al 1700. Decisivo è anche il tipo di Platone
alla fine di un rapporto sessuale. che Ficino recupera; Ficino aggiunge infatti anche gli autori della
tradizione neoplatonica (Proclo, Giamblico, Porfirio, Sinesio).
I melancolici sono anomali perché anomala è la modalità di
Questa traduzione platonica è importante perché è l’esito ultimo di
funzionamento del loro umore dominante, che passa rapidamente
tutta la tradizione umanistica. Nel Medioevo i testi platonici
e drasticamente dal caldo al freddo, e perché in una situazione di
conosciuti erano pochissimi (Fedone, Menone, prima parte del
equilibrio possono più degli altri tipi caratteriali accedere a
Timeo). Ficino non fu il primo traduttore: prima Leonardo Bruni e i
dimensioni intellettuali eccezionali.
Decembri avevano tradotto alcune opere.
Il tema della malinconia è trattato incessantemente in tutta la
Ficino accompagna la sua traduzione ad una riflessione filosofica
tradizione medievale, sia dal punto di vista medico e
originale. Nel 1474 pubblica De Christiana Religione, tradotto da lui
farmacologico che teologico: il malinconico è infatti più portato
stesso in volgare per permettere una fruizione maggiore dell’opera.
all’inganno, che sia epistemologico o religioso. Un passaggio di
Nel 1482 pubblica Teologia Platonica, l’opera più importante. Nel 8
paradigma avviene nel Quattrocento, quando quell’insieme di
1489 pubblica De vita, testo di fortuna straordinaria che riguarda il
temi platonici va a contaminare la riflessione aristotelica.
modo attraverso il quale il sapiente filosofo entra in contatto con il
cosmo. La proposta culturale di Ficino su fonda su una serie di testo
IV Lezione – 28.09.2022 ignorati fino ad allora, ovvero quelli platonici. L’idea che è alla base
Ficino fa una sorta di contaminazione tra la tradizione platonica e di questa massiccia proposta culturale è quello di proporre il più
quelle questioni svolte nei Problematiche, cioè tiene insieme la grande filosofo dell’antichità , insieme ad Aristotele. Ficino è
questione della malinconia svolta nel problema 30 accanto a estremamente convinto di star vivendo un’epoca di crisi.
nozioni xi carattere medico e alla prospettiva di carattere Utilizzando il modello dell’età dell’oro, sostiene di vivere nell’età del
platonico. Rimane il nesso malinconia-genialità ma c’è anche ferro. Da questa è possibile tornare all’età dell’oro riformando la
quello platonico. Ficino (1433-1489) è un filosofo di primo piano religione e la filosofia. La religione si è infatti trasformata in
perché si colloca sotto un’etichetta che possiamo definire superstizione a causa dei sacerdoti che non sanno avvicinarsi
platonica e perché è autore di un imponente lavoro di traduzione adeguatamente alla filosofia. La filosofia è stata invece offesa dal
e ripresa della traduzione platonica. Pubblica i commenti e le predominio di una filosofia non cristiana come quella aristotelica.

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Ficino tenta di rompere l’alleanza tra aristotelico, religione e collocato in un tempo lontano. Questa linea esclude alcuni
insegnamento nelle scuole: la tradizione aristotelica non è in grado pensatori, e il recupero dell’antichità, seppur guardando
di portare alla comprensione dell’immortalità dell’anima. quest’ultima con favore, avviene tramite determinate chiavi di
Alessandro d'Afrodisia sostiene il primato del corpo, che sostiene le lettura.
operazioni dell’anima, fino a concludere che in assenza del corpo
La figura chiave, accanto a Platone, in questa tradizione, ha una
l’anima non possa svolgere i suoi compiti. Averroè ipotizza e
consistenza mitologica. Stiamo parlando della figura di Ermete
propone che esista una sorta di intelletto universale del genere
Trismegisto (Tre volte grande). Questo è un uomo di grande
umano, superiore alle singole anime, (intelletto agente) in cui si
Sapienza capace di confrontarsi con il divino e con il potere. Sotto
formano i concetti. È chiaro che se esiste un’unica conoscenza per
il nome di Ermete vanno tutta una serie di testi, compositi, che
tutta l’umanità, lo statuto dell’anima diventa un problema non
presentano una cosmogonia e un rapporto dell’uomo con la
indifferente. Secondo Ficino dentro la teoria di Aristotele non si
struttura di questo mondo. Nei testi ermetici troviamo che l’uomo è
riesce a pensare l’immortalità dell’anima. Se i sacerdoti allora sono
una scintilla del mondo divino, collocata in un corpo, che ha come
ignoranti e rozzi, i filosofi sono irreligiosi. La tradizione platonica non
destino di tornare al luogo di provenienza. Quando questi testi
va allora ad affiancarsi ad Aristotele, ma la supera: qui il tema
tornano nell’orizzonte del mondo occidentale portano con sé una 9
dell’immortalità dell’anima è sostenuta con argomentazioni
serie di questioni. Il corpo ermetico arriva a Firenze nel 1463 e
filosofiche e converge con il messaggio cristiano. Dentro la teologia
vengono subito tradotti su ordine di Cosimo de Medici da Marsilio
platonica è possibile ospitare, secondo Ficino, un discorso su Dio.
Ficino. I punti di affinità o convergenza con il cristianesimo vengono
Nella prospettiva di Ficino, il rapporto tra Aristotele e Platone si
anticipati rispetti alla venuta di Cristo, in quanto Ermete veniva fatto
configura così: la filosofia platonica è compatibile con quella del
risalire al tempo di Mosè. È con questa prospettiva che Ficino
cristianesimo, mentre Aristotele fornisce la possibilità di un percorso
colloca Trismegisto all’origine d questa linea sapienziale. Sia l’opera
filosofico che però si arresta dinnanzi al divino. Platone è stato un
di traduzione che quelle originali sono interamente ispirate da
teologo, mentre Aristotele un filosofo naturale. L’operazione che fa
questa prospettiva.
Ficino non è solo il recupero del platonismo e della sua
conciliazione con il cristianesimo: viene infatti costruita una linea Platone ha quindi anticipato in qualche modo la rivelazione e il
che mostra l’esistenza di una tradizione antichissima filosofica, messaggio di Cristo, che è il vertice di questa linea in quanto la
religiosa e sapienziale che risponde a presupposti ed elementi rende esplicitamente chiara e compiuta nei suoi scopi, nella sua
comuni. Attraverso questa prospettiva vengono riavvicinate la struttura fondamentale, nei suoi ordini.
filosofia e la religione, e il sapere viene così ricompattato e

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L’uomo è configurato per guardare e tendere a Dio: per la natura 2. Cause naturali (dinamiche degli umori)
umana la religione è una dimensione istintuale, che viene
3. Cause umane
esplicitata perfettamente dal messaggio cristiano. La salvezza e la
liberazione dalla materialità sono il destino dell’uomo. Da questo La prima causa, che dipende dalla configurazione del cielo,
punto di vista il cristianesimo è convergente con i testi ermetici, rimanda in modo particolare al pianeta Saturno. Il secondo punto
anche se al prezzo di una massima semplificazione. Il cristianesimo riguarda il meccanismo della conoscenza, che non va dal dentro
viene letto in questa riflessione in chiave etica e pedagogica. al fuori ma è un raccoglimento progressivo.

La linea sapienziale non si è manifestata solo in testi filosofici, ma


anche in espressioni artistiche e poetiche: con Cristo si arriva invece Lezione V
a una forma espressiva comprensibile a tutti, ovvero la Nel libro I del De Vita Ficino ci dice che il corpo per l’intellettuale è
predicazione. Si deve infatti ritornare a questo cristianesimo, punto un suo strumento. Gli spiriti subiscono un cambiamento negativo
di incontro che deve unire e non dividere. quando si ha un eccesso di umore malinconico, ovvero di bile nera,
Il nodo di questa filosofia che tiene insieme tutte le opere di Ficino la quale spesso indebolisce e soffoca l’ingegno. I letterati
sarebbero sani se non fossero disturbati da questo umore e non 10
è che il compito dell’uomo sia superare la sia dimensione
puramente corporea e farsi “quasi dio”. È anche attraverso il fossero indotti da esso a rattristarsi e talvolta a vaneggiare. Nella
passaggio per l’ordine della natura che l’uomo può trovare la sua parte successiva si parla delle cause che portano i letterati a
condizione. In questo ambito trovano una collocazione anche la questa condizione. La terra, il freddo e la bile nera sono dominate
magia e l’alchimia. dal pianeta Saturno. La conoscenza è un movimento che va dal
fuori al dentro, un concentrarsi intenso dentro sé stessi. Per
La melancolia in Ficino approcciarsi alle scienze è necessario che l’animo si raccolga
Sia nel De Vita che nella Teologia Platonica verrà trattato il tema dall’esterno all’interno, e che vi rimanga concentrato. Questo
della malinconia. In apertura al testo, Ficino sostiene che ci sia una movimento dal fuori al dentro è comune anche alla terra e alla bile
connessione diretta tra gli intellettuali e la malinconia. Gli uomini di nera, che tendono a questo tipo di concentrazione verso l’interno.
lettere sono predisposti all’atra bile. Essere preda della malinconia La bile nera stimola l’animo a raccogliersi in questa unità, ed essa
È una prospettiva viziosa. Ci sono tre cause della malinconia: stessa, simile al centro del mondo, spinge ad indagare il centro
delle singole cose e fa comprendere le cose più alte essendo in
1. Cause celesti (rapporti di forza spirituali)
sintonia con Saturno. Dentro questo quadro, c’è una fisiologia ma

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anche una patologia della conoscenza, ed è qui che si innesca il all’attività intellettuale. Democrito, Aristotele e Platone,
meccanismo che ci interessa. La terza causa, quella umana, si concordemente, stabilisco il nesso tra malinconia, furore e
collega con l’elemento patologico della conoscenza. Ficino ci produzione poetica. Per Ficino si deve avere il coraggio di cercare
dice che quando rimaniamo in quella condizione di massima le cause di tale nesso.
concentrazione per lungo tempo, si creano degli aspetti negativi:
La malinconia può essere naturale o surriscaldata. Quest’ultima
questa attività frequente può essiccare il cervello, estinguendone il
nuoce alla capacità di giudizio e alla sapienza. Quando si estingue,
calore fisiologico. Esso diventa secco e freddo. Gli spiriti che
rimane solo una fuliggine che rende balordi e instupiditi: questa
alimentano l’attività cerebrale vengono quindi dissolti, e possono
condizione dell’animo è chiamata demenza e pazzia malinconica.
essere ricostituiti solo dalla parte più sottile del sangue. Se l’attività
Solo la malinconia naturale è vantaggiosa per l’acquisto della
è troppo prolungata, anche il sangue a sua volta diventa freddo,
sapienza. La malinconia tende con forza ai due estremi opposti, per
secco e nero; c’è una sorta di blocco dell’intera fisiologia umana.
la sua natura unitaria: si muove tra il raffreddamento e il
Il sangue può giungere ad abbandonare lo stomaco e il fegato,
surriscaldamento eccessivo. Nel primo caso rende timorosi e timidi,
provocando cattiva digestione e incrementando di conseguenza
mentre nel secondo provoca eccessiva audacia e fierezza. La
la malattia del sangue. Le membra non si muovono e non vengono
malinconia deve quindi essere opportunamente temperata, per 11
espulse le scorie. Il corpo è oppresso quindi da una nube nera che
giovare all’ingegno e alla costituzione del corpo. Un corpo ben
essicca il cervello, ostacola la digestione e lo smaltimento degli
temperato è uno strumento adatto all’esercizio di concentrazione,
umori. Tutto ciò rende l’animo malinconico. In queste condizioni
in cui la mente ha bisogno di essere sostenuta dai suoi spiriti. Il
non si spera niente, e viene a noia guardare la volta del cielo. Il
congiungimento con le cose incorporee è il destino del sapiente e
rischio sempre presente della conoscenza più alta è la deriva verso
l’esercizio di un suo compito cosmico: la ricongiunzione del mondo
una secchezza del corpo in diretta relazione con la follia.
sublunare, mediante l’uomo, alla sua origine metafisica.
Fra tutti gli uomini di lettere sono oppressi dall’atra bile soprattutto i
La malinconia dell’intellettuale deve essere sottile, in rapporto
filosofi, che volgono la propria mente dalle cose corporee a quelle
equilibrata rispetto agli altri umori, e stabile per permettere la
incorporee, abbandonando la cura del corpo. Nel tendere alle
concentrazione prolungata del sapiente. Quando è solida e
cose incorporee i filosofi sono infatti maggiormente sottoposti al
compatta, una volta accesa arde molto a lungo e si riscalda con
pericolo di rendere il proprio corpo esanime e malinconico. Ficino
intensità. Da questo calore prolungato e forte deriva un grande
si richiama per questa dimostrazione a Platone. Nel V capitolo della
splendore. Quando l’umore è denso e stabile gli spiriti funzionano
I parte c’è un riassunto delle posizioni degli antichi rispetto
benissimo, e sono non solo limpidi ma anche agili e impetuosi. Nel

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problema XXX l’impetuosità era legata alla rapidità del movimento, classici. I libri dal sesto al dodicesimo si concentrano sull’immortalità
e Ficino la riprende ma in senso positivo. Tutte le facoltà intellettuali, dell’anima umana. Dal 13 al 14 si occuperanno delle dimostrazioni
inclusa la memoria, sono sostenute dall’equilibrio malinconico. I dell’immortalità dell’anima umana. Gli ultimi si occupano di chiarire
filosofi finiscono per essere singolari, soprattutto quando il loro alcune questioni.
animo si fa sempre più prossimo alle cose incorporee, e appare
La struttura della realtà che Ficino propone è legata alla tradizione
ripieno dall’alto di oracoli, pensa cosa inusitate ed è in grado di
platonica: è una dottrina del movimento che riguarda i diversi gradi
predire il futuro. Si ha una progressione della malinconia non solo
dell’essere, al cui apice si ha Dio che è massimamente essente
con la sapienza ma anche con la profezia (tema ripreso da
(permanenza) e nella sua sovrabbondanza produce le cose al di
Giordano Bruno in contrasto con Ficino).
fuori di sé, con un movimento di processione; tutte le cose al di fuori
A che scopo abbiamo parlato tanto a lungo dell’atra bile? Per di Dio sono chiamate a un terzo movimento, quello del ritorno ad
ricordarci i pericoli della malinconia e che dobbiamo ricercare la esso attraverso un meccanismo di consapevolezza e di
bile nera naturale e fuggire quella surriscaldata, che nella conoscenza, reso possibile dal ruolo mediatore dell’anima. Tutti gli
tradizione araba è collegata direttamente a entità enti sono chiamati a ritornare al proprio principio, in modo
demoniche. particolari le entità spirituali. L’anima, momento centrale della 12
struttura dell’essere, è il luogo fondamentale del dialogo con la
Nella Theologia Platonica è trattato il tema
divinità.
dell’immortalità dell’anima, riprendendo anche
autori neoplatonici come Plotino e Proclo. Il cosmo è Nel tredicesimo libro Ficino spiega il meccanismo d’azione della
strutturato da una parte superiore, una inferiore profezia, ovvero come l’anima faccia a congiungersi con la parte
mediata dall’anima. I due blocchi non sarebbero più alta del cosmo. L’assunto è che l’anima per natura sia regina
comunicanti se non fosse per l’anima, che svolge un del corpo a cui è collegata, e non è assimilabile ad esso e gli è
ruolo fondamentale dunque nell’economia del cosmo, organismo superiore. Quando il desiderio, il piacere e il dolore sono intensi,
vitale dotato di anima. La realtà delle cose è disposta in una scala possono dominare il corpo a cui appartengono. Attraverso
di cinque gradi. L’anima, che chiamiamo la ragione, o terza particolari meccanismi d’azione dell’immaginazione posso invece
essenza. agire sul corpo di altri.

I primi cinque libri della Theologia Platonica forniscono delle I filosofi, i poeti, i sacerdoti, i chiaroveggenti e i profeti (quattro furori
dimostrazioni generali dell’immortalità dell’anima, riprese da autori platonici) sono invece i protagonisti della seconda parte del libro.

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
La poesia ha il compito di stemperare le passioni dell’anima;
Il meccanismo della profezia in Ficino (servirà
l’anima ascende nella giusta direzione fino a liberarsi dai vincoli
quando ci occuperemo di Bruno)
terreni. In quest’ultimo passaggio si dà il rapporto tra profezia e
malinconia. Ficino, appellandosi a Platone, sostiene che il divino Il furore profetico è un passaggio più alto rispetto a quello poetico
amore sia il più degno: gli altri furori non potrebbero agire senza e presuppone una forma di distacco dalla vita sensibile. Ficino ci
essere eccitati da quello amoroso; dal momento che l’amore non dice che la mente del profeta è uno specchio limpido, non corrotto
trasforma solo l’innamorato ma anche l’oggetto amoroso, dai turbamenti dei sensi, e su questo specchio la luce divina si
amando il divino esso sarà coinvolto nella passione amorosa e rispecchia e penetra. In tutto ciò c’è la complessità della natura
facendolo renderà me stesso divino. Il modello della congiunzione dell’anima: essa è il centro dell’ordine del cosmo, ed ha per questo
divina di Paolo di Tarso diventa quello del furore amoroso, il una sua modularità. Essa ha all’interno funzioni e parti diverse che
rapimento e l’ascesa verso l’alto. Conoscere Dio significa essere le permettono di entrare in contatto con ordini diversi della realtà:
conosciuto da Dio, così come guardandoci allo specchio siamo provvidenza, fato e natura. Essa, dentro questo sistema, ha in sé
guardati dalla nostra stessa immagine. Il modo e l’operazione non una duplice caratteristica: appartiene al suo genere anima ma allo
misurano il tempo se non è il tempo stesso a misurarli a sua volta. stesso tempo ha la capacità di guardare verso l’alto oppure verso
13
il basso. Questa complessità dà luogo alla riflessione di Ficino.
Bruno, in diretta polemica con Ficino, sostiene che Tommaso
d’Aquino fu rapito verso il cielo grazie alla forza della sua l’anima può volgersi alle cose superiori senza staccarsi dalle inferiori,
contemplazione: tutte le parti della sua anima lo spinsero al punto per questo rendere la congiunzione dei due livelli. È immobile per
tale che il suo corpo fu sollevato da terra. Questo non è un la contemplazione e mobile per quanto riguarda il movimento.
miracolo, ma è possibile grazie ad una potenza naturale Mentre discende l’anima non si allontana dalle cose sublimi: è la
dell’anima. Il ratto di Paolo invece non è riconducibile a questa parte dell’anima non-discesa. Mentre contempla, l’anima non
contrazione dell’anima, perché egli stesso non ha saputo spiegare abbandona le cose inferiori. Si ha una ricchezza ma anche una
il perché del suo rapimento al terzo cielo. Il primo è arrivato alla complessità del livello gerarchico dell’anima. Essa è necessaria
conoscenza divina grazie ad un esercizio filosofico, mentre Paolo nell’ordine del mondo, perché Dio e l’angelo sono indivisi secondo
no e per questo non può essere il modello di come si arriva a il tempo e lo spazio: è dunque necessario un elemento intermedio
conoscere Dio. immerso nel tempo ma indiviso nello spazio, sebbene presente in
molti corpi. Essa è l’essenza che si introduce nelle realtà mortali, per
quanto non vi affoghi. Vi si introduce integra e indivisa, così come

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
se ne allontana nel momento della morte del corpo. Questo è un imporre vita e ordine al mondo dei corpi. L’immagine dell’anima è
miracolo, perché questa essenza è simultaneamente ogni cosa e una funzione dell’anima non nella sua purezza, ma di quella parte
in ogni cosa (slide 140). dell’anima che si rivolge al corpo. L’anima non è solo rapporto con
l’intelligenza superiore, e fa altrettanto parte della sua natura

Lezione VI essere collegata ai corpi. Tutto questo fa sì che l’anima sia


collegata a tutti e tre questi aspetti: se l’anima è divisa in idolo,
Abbiamo visto che al terzo gradino della scala dell’essere c’è la mente e natura, è collegata a ciascuna di queste parti del cosmo.
follia profetica, che si relazione alla malinconia. Con quest’analisi Gli ordini paralleli della struttura parlano tra loro: l’anima del mondo
del legame tra profezia e malinconia concludiamo la costruzione è in dialogo con la nostra anima, come la natura del mondo è in
del profilo ficiniano che ci servirà per gli autori del ‘500. Nella dialogo con quella della nostra anima. L’anima tripartita è in
profezia il gioco di appartenenza di inclinazione verso gli altri contatto con tutta la dimensione
funziona in modo particolare. Abbiamo parlato della medietà tripartita dell’universo. Abbiamo
dell’anima e del suo essere terza essenza. Unita alle realtà divine la una complicazione, che è quella
mente conosce in modo spirituale e genera la sua conoscenza, ma della ragione. La ragione è un
ha anche il compito di vivificare le cose materiali. L’anima razionale 14
qualcosa che sta in mezzo tra la
occupa la regione intermedia della natura. parte più alta dell’anima e la sua
Ed ecco il primo snodo di una qualche complessità: il modello parte più bassa: è quella a cui
dell’anima è ripreso da Ficino dal neoplatonismo, per cui le cose appartiene la coscienza,
che conosce l’anima sono le idee. La natura generativa è una l’autoconsapevolezza, e le appartiene il discorso argomentativo.
sorta di limite dell’intelligenza: quello che è intellettuale nella parte La ratio è importante perché è un luogo di libertà: essendo
più elevata dell’anima diventa generazione in quella più bassa. autocoscienza, è il luogo a cui Ficino attribuisce la possibilità di
Essa è quindi modulare, strutturata secondo quattro parti: natura, scegliere se collocarsi nel mondo delle menti o occuparsi solo del
idolo, ragione e mente (indiscesa). Quindi secondo Ficino il mondo sensibile. A livello del macrocosmo, questi tre ordini, hanno
compito dell’anima è quello di guardare verso l’alto dando vita al un ruolo nell’ordine delle cose, in ciò che succede. E Ficino chiama
mondo inferiore. Verso il mondo sensibile l’anima emana una sorta l’ordine della natura tutti i corpi; la serie intermedia delle anime ha
di forza vitale che, recuperando il punto della filosofia di Plotino, una linea di articolazione che chiama Provvidenza (attraverso gli
Ficino chiama vis vivifica o idolo. Ficino la definisce anche angeli fa discendere il proprio raggio, che contiene modelli e idee,
un’immagine dell’anima, che è capace in quanto involucro di

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fino alle menti delle anime razionali); l’ordine del Fato riguarda la A volte è capace invece di essere totalmente e completamente
serie delle anime. sé stessa. Il problema dell’anima razionale, perché non potremmo
essere sempre mente ed essere simili agli angeli? Perché la cura del
Ogni vibrazione della macchina del mondo risuona nell’anima,
corpo è qualcosa che non può essere completamente alienato, e
perché essendo collegata all’alto e al basso non può restare
pesa nell’attività della contemplazione. A volta l’anima dimentica
indifferente quando essi risentono di mutazioni. L’anima è collegata
quel collegamento che la lega all’orizzonte del mondo intelligibile.
al mondo così come il feto è collegato, nell’utero, all’intero corpo
Esiste però la possibilità di non recidere, ma sospendere il
della donna. L’immagine dell’anima è dunque quella di un ente
collegamento dell’anima col copro: in queste condizioni l’anima è
sospeso nell’universo congiunto saldamente a tutto quanto
in grado di tornare completamente a sé stessa. È in questa
succede nel corpo che la ospita. L’anima dell’uomo è da
condizione che ha luogo il fenomeno della profezia: Ficino
immaginare come un collettore di informazioni che arrivano da
presenta l’anima come libera, vuota, oziosa, sospesa rispetto alle
tutte le altre parti: subisce l’influsso delle menti, degli e dei corpi. Il
cure del corpo. Quando l’influsso delle menti, degli angeli,
problema è cogliere questi influssi, sintonizzarsi come vuole Ficino su
raggiunge la nostra ragione disposta all’ascolto, le rivela qualcosa
questi influssi. Gli affetti della ragione sono fondamentali per entrare
che riguarda la conoscenza universale delle realtà eterne in modo
in contatto con l’ordine del mondo. Questi affetti sono in grado di 15
che l’anima possa stare all’interno della legge di Dio e conoscere
dominare il corpo, perché la mente è capace di entrare in sintonia
il movimento della vicissitudine, dell’alternarsi di bene e male, luce
con l’orizzonte degli idoli e con quello dei corpi. Per l’anima disporsi
e tenebra… collocarsi là dove le cose sono già presenti. Ma c’è
all’ascolto non è tuttavia immediato: un legame corpo-anima
anche un altro aspetto: quando l’anima è libera conosce questo
quotidiano fa sì che l’anima sia occupata in parte alla gestione del
livello profetico ma può conoscere anche cose in basso nell’ordine
corpo organico. Quando ciò succede essa non può essere
della natura, come la pioggia, il terremoto e cose del genere.
completamente collegata all’ordine più alta dell’universo. L’anima
deve quindi rendersi disponibile a ricevere gli influssi, farsi più mente Per favorire questa disposizione dell’anima è necessario un
e meno ragione, abbandonando l’attività discorsiva e la cura del processo di purificazione della stessa. Questo meccanismo ha un
corpo. La facoltà razionale non è vincolata a un certo moto e nome, e si chiama vacatio, sospensione dell’anima da quel
siamo liberi di concentrarci verso l’alto o verso il basso. Essa a volte legame stretto con il corpo. Che cosa succede nella sospensione
riesce in questa azione di collegamento al mondo superiore, altre dell’anima? Si attenua il collegamento tra anima e corpo reso
invece subisce il Fato, il destino della parte più bassa, in una sorta possibile dagli spiriti. La sospensione dell’attività dello spirito è un
di amore. L’anima cade nel mondo dei corpi per amore dei corpi. indice di purificazione. Il profeta deve avere cura di costruire la

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
propria complessione corporea: una vita sobria, sana, rigorosa, e Il terzo modo di essere liberi è determinato dalla contrazione
una capacità di astrazione dal corpo che è una conquista. Ciò dell’umore malinconico. Contrazione significa in primo luogo
insegna che l’uomo è capace di essere superiore, nell’ordine concentrazione, ma anche il movimento di passaggio dall’esterno
dell’universo, e che esiste un percorso di perfezionamento verso l’interno: proprio su questo termine Bruno rifletterà, giungendo
dell’uomo. a sostituirlo al concetto di vacatio. Questo umore rende l’anima
libera sia quando l’uomo è sveglio che quando è addormentato.
Gli spiriti si muovono all’interno del corpo per metterlo in
Perché? L’immagine è quella di uno strumento: come uno
comunicazione con l’esterno e con sé stesso. Ci sono dei momenti
strumento adatto al suo compito deve essere neutro per poter
anche fisiologici in cui l’attività degli spiriti è rallentata, come
essere utilizzato a seconda della volontà dell’artigiano, così il corpo
durante il sonno. Ficino, nel XIII libro della Theologia Platonica, parla
dell’uomo purificato diventa strumento delle intelligenze divine in
a lungo della vacatio e delle condizioni in cui gli spiriti vengono
quanto neutro e completamente soggetto ad esse. È l’elemento di
rallentati. Le sette condizioni che rendono possibile la vacatio sono:
stabilità che diventa strumento di conoscenza. Ancora una volta
il sonno, lo svenimento, la complessione equilibrata, la solitudine, la
tuttavia l’immagine del malinconico si traduce nel suo contrario. Gli
meraviglia, la castità, l’umore malinconico. Ficino dà una
uomini di lettere devono evitare quindi con estrema attenzione i
spiegazione ad ognuno di questi motivi. Questi sette generi non 16
rischi dell’atra bile.
sono condizioni che possano essere attinte solo all’interno di un
orizzonte teologico, così la profezia si svincola dall’orizzonte Quella che Ficino che intende come una delle sette specie di
cristiano. Sulla base di queste specie di vacatio possiamo libertà non è la castità di un corpo, ma soprattutto quella della
concludere che l’anima umana è talmente superiore rispetto alla mente data dalla separazione dell’anima dal corpo. In questo
materia da vedere molto più chiaramente, ma anche da operare stato la mente diventa il tempio di Dio, e non per un momento
in modo assai più eccellente quando il corpo è soggiogato o determinato, ma per sempre. Raggiunta la castità della mente,
mezzo morto, molto più di quanto accada quando è sveglio, come non si ha più una vacatio temporanea, ma un perdurare della
se l’anima umana non avesse bisogno del corpo per realizzare le separazione anima-mente.
sue opere meravigliose. In questo appare evidente quanto sia forte
la sintonia dell’anima con le entità celesti. Tutte le volte che rientra
in sé stessa l’anima diviene partecipe degli arcani celesti e della
Lezione VII
divina provvidenza. Questo movimento di rientro ci riporta La vacatio non è pura contemplazione, ma ha un rapporto diretto
all’umore malinconico e alla sua concentrazione verso l’interno. con l’operatività dell’uomo, dell’esercizio della sua superiorità.
Abbiamo visto che c’è una forma di vacatio che è quella della

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castità della mente. Ficino ci dice che è possibile una forma di sull’esterno non è unidirezionale, non dipende esclusivamente dalla
abitudine al contatto col divino. La mente che conquista la volontà del medico, ma presuppone un’apertura di colui che
massima purezza diventa il tempio quieto di Dio, non per un tempo riceverà il beneficio. Quest’azione è infatti uno scambio di forze
determinato ma pressoché perenne. Secondo Giovanni Dio bussa collegata alla potenza e alla reciprocità delle anime. La Fides del
alla porta dell’anima, ma una volta entrato ne prende pienamente paziente è in Ficino un punto centrale: il risultato della cura dipende
possesso. Per Ficino, in maniera paradossale, quando l’anima è dalla fiducia accordata dal paziente al proprio medico. Queste
distaccata del proprio corpo, riacquisisce il suo ruolo più generale, sono le anime per mezzo delle quali, come fossero strumenti di Dio,
che la rende capace di dominare tutta la materia, non solo quella vengono operati miracoli. Quando la ragione è tutta dedita a Dio
del proprio corpo. La sua potenza si diffonde su tutta la materia, e si svincola dal legame col proprio corpo e può agire su tutti i corpi
quindi ha la capacità di dominare per comando e per superiorità: che le sono estranei. A questo punto recupera la sua natura di
guarire, indurre la malattia, indurre passaggio e movimento. Ciò dà regina dell’intero orizzonte della corporeità. Platone ha dunque
accesso alla nozione di miracolo. Ficino recupera quindi la implicato qualcosa di fondamentale che un’anima, quando pura,
tradizione di Avicenna dicendo che l’anima pura, grazie può prendersi cura dell’intero universo.
all’immaginazione, diventa uno strumento in grado di mutare il
Nello stesso modo in cui il raggio del sole agisce sui vapori 17
corso naturale delle cose. Il concetto di miracolo non rinvia a
assottigliandoli e attraendoli verso l’alto, Dio si comporta verso gli
qualcosa di estraneo alle possibilità dell’anima: l’anima ha
uomini: non c’è uno scatto nel gradino dell’essere, ma l’uomo
possibilità di accedervi in ragione delle sue stesse caratteristiche.
arriva a toccare la natura angelica forzando tramite l’anima la
Gli uomini le cui anime possiedono la capacità di guarire sono
scala ontologica. Quando l’anima si riconoscerà completamente
evidentemente i medici del genere umano. Esiste in qualche
come mente, e sarà angelica, sarà strumento di Dio per
maniera una disposizione ad avere un corpo equilibrato, che Ficino
l’amministrazione dell’intero universo. In questa situazione emerge
attribuisce ad un’elezione divina. Tuttavia anche un corpo ben
e domina non solo sui corpi degli altri, ma sul corpo dell’universo,
disposto deve essere mantenuto nella sua condizione di equilibrio
divenendo quasi anima del mondo. E non è un problema di
attraverso una vita rigorosa e una continua tensione alla
grandezza: la medesima anima che ha guidato il nostro corpo
purificazione dell’anima.
quando eravamo piccoli ci guida da adulti. L’anima è infatti
Queste figure eccezionali, capaci di agire sul proprio corpo e sugli superiore ad ogni possibile declinazione della massa corporea:
altrui, si fanno medici del genere umano. Conformandosi del tutto fattasi strumento di Dio l’anima sarà quindi in grado di operare sul
a Dio desiderano ciò in quanto pervasi d’amore: l’azione movimento degli stessi elementi. Arrivata a questo livello, l’anima è

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in grado di avvolgere di luce il proprio corpo e addirittura sollevarlo analizzando alcuni passi di questo testo che è il manifesto
in alto. Molti hanno parlato di quest’immagine anche nel testo dell’antropologia per eccellenza di Giovanni Pico.
sacro. Per Ficino è possibile perché ogni luce fa riferimento alla luce
originaria, superiore all’intelletto, e quando l’anima è attratta verso Giovanni Pico della Mirandola – Discorso
l’alto risplende della stessa luminosità di Dio. Per lo splendore di sulla Dignità dell’Uomo
questi raggi si innalza verso l’alto, come nell’immagine che Giovanni Pico della Mirandola è un pensatore, come importanza,
ritroviamo sia nella tradizione platonica che in quella cristiana. assimilabile a Ficino, ma non dal punto di vista della formazione e
Questo è il corpo di luce trasfigurato che noi recupereremo dopo il delle declinazioni dei temi affrontati. Appartiene a una nobile
giudizio universale: il corpo glorificato. Si ha quindi un’anticipazione famiglia padana, lacerata da contrasti e tensioni interne che
dell’esperienza ultraterrena. Quando l’anima arriva a questo livello porteranno molti membri della famiglia a partecipare ad una faida
non compie miracoli come qualcosa di straordinario, ma sta invece familiare. Pico sceglie però la strada che lo porterà ad essere un
perfettamente nell’ordine del mondo, per quanto possa verificarsi intellettuale, sebbene la sua vita sia stata brevissima. Studia diritto
raramente. Questo di Ficino è un modello di eccellenza e dignità a Ferrara e poi a Firenze, che all’epoca era centrale per gli studi
dell’uomo Quattrocentesco. umanistici, e viene in contatto con il circolo ficiniano. Perché non è
18
assimilabile a Ficino? Perché Pico guarda oltre al recupero del
Già nel pieno Quattrocento emerge però il tema della fragilità e
platonismo, e la sua curiosità intellettuale non trascura la tradizione
del limite dell’uomo, insieme alla sua esaltazione. La natura
aristotelica, che è presente e importante nella sua riflessione.
dell’uomo è tanto fragile da condurre manifestazioni tanto diverse
Attraverso Elia il Medico Pico in modo tumultuoso e forsennato si
e poco assimilabili da assomigliare alla vera e propria follia. La
impossessa della filosofia di Aristotele, in particolare dei suoi
domanda che si pongono questi autori è dunque cosa sia l’uomo,
commentatori medievali, che non possono essere esclusi
e in questo contesto la fragilità e il limite dell’uomo vengono subito
dall’orizzonte della sapienza. C’è una celebre lettera del 1485 che
messi a tema.
si intitola “come si esprimono i filosofi”: qui Pico assume una
L’opera di Alberti è stata vista come una confutazione del Discorso posizione anticonformista, asserendo che non è importante
sulla Dignità dell’uomo di Giovanni Pico prima che venisse scritto. l’eleganza e la formalità del testo (battaglia affrontata dai primi
Esso è un manifesto del ruolo determinato e peculiare dell’uomo umanisti contro la durezza del latino medievale), ma che al
sulla scena del mondo, ed Alberti mostra rispetto ad esso un altro contrario ciò che conta è il contenuto. I filosofi tacciati di rozzezza
orizzonte di possibilità. Abbiamo iniziato parlando di Umanesimo hanno quindi svolto comunque un compito fondamentale nei
tragico, e ci avviamo adesso nelle pieghe di questo altro confronti del sapere: la filosofia è profondare dei sentimenti. Lo

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
stesso Averroè non conosceva bene il greco, ma ha capito Il titolo (Orazione sulla
Aristotele più di chiunque altro. Già qui veniamo che Pico non può dignità dell’uomo” non
essere confuso con delle immagini o degli schemi di maniera. è il titolo scelto da Pico,
ma ciò che conta è
Il suo soggiorno a Parigi è importante perché collegato
che questo enorme
strettamente al testo di cui abbiamo detto. Questo testo è una
concilio sarebbe stato
sorta di introduzione a un grande progetto a cui Pico sperava di
preceduto da questa
dar vita. L’idea è di raccogliere il sapere del passato, che proviene
sua dichiarazione. Che rapporto c’è tra questo testo e l’evento che
da un insieme di tradizioni diverse e di schematizzare queste letture
doveva anticipare? Come si accorda quest’esaltazione dell’uomo
in una serie di proposizioni da dibattere (quaestio) tratte dai
con l’eclettismo e l’incontro / confronto professato dalle
commentatori arabi, da quelli tardo-antichi, dal neoplatonismo, e
proposizioni? Com’è stato affermato anche di recente, la
un’altra serie di proposizione che egli stesso aveva tratto dal suo
domanda a cui tenta di risposta è: che cos’è l’uomo?
studio. A differenza di Ficino Pico riporta la sapienza ebraica come
una custode di una sapienza straordinaria, da confrontare con il
resto del sapere teologico Occidentale. L’idea rivoluzionaria è Lezione VIII 19
quella di fare una sorta di grande concilio di dotti, e di convocarli Il testo di Pico costituisce dal punto di vista del suo contrario
nell’epifania del 1487 a Roma per dibattere di queste tesi. un’introduzione ad Alberti. Naturalmente Pico sa bene che la
Quest’idea ha però un problema enorme: la sede. Egli pretende di domanda intorno all’uomo sia la domanda delle domande, per
discutere delle proprie tesi nella sede della cristianità senza essersi quanto le risposte siano state per lui insoddisfacenti, come quella di
sottomesso al papa. Questo concilio infatti non avverrà mai, e anzi Ermete Trismegisto. L’uomo è veramente superiori agli altri esseri, e
alcune tesi saranno condannate. Costretto a fuggire, Pico tornerà perché? C’è una rassegna delle opinioni sull’uomo: alcuni
in Italia dopo essere stato perdonato dal Papa essendosi fatto per ritengono che sia intermediario nella catena dell’essere (Ficino), e
lui garante Lorenzo de Medici. Questa è la seconda fase della vita quindi centrale nel cosmo; altri che sia interprete delle natura
di Pico in cui scrive dei testi di straordinario valore. L’incontro con (grazie ai sensi acuti e la spiccata razionalità, insieme all’intelletto).
Savonarola non fa di Pico un savonaroliano integralista, per quanto Queste sono le definizioni più spendibili, le risposte che più
ci fosse una spiritualità condivisa. È certo che l’ultima fase del suo facilmente ci potrebbero venire in mente. Altri considerano l’uomo
percorso è segnata dall’entusiasmo per una ricongiunzione al come intervallo tra l’immobilità dell’eternità e la mutevolezza del
divino che ha delle note mistiche (morte di Bacio). tempo (citazione criptica e non dichiarata, ma tratta da Ficino).

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Per Pico questi argomenti sono validi ma non esaustivi: è necessario nel collocare l’uomo al termine di questo processo, l’uomo non è
guardare oltre. Se questi fossero gli argomenti allora sarebbe una creatura come le altre: viene prodotto alla fine e ciò ha un suo
implicato qualcosa di superiore ad esso: gli angeli. Tuttavia, dopo senso. Tuttavia non c’era un modello neanche per Dio per creare
aver posto questa domanda e che le risposte non sono sufficienti una tale creatura: egli era infatti esausto al termine della creazione.
(pars destruens), Pico propone una pars costruens. Dio prende una decisione che rimanda, dal punto di vista della
lingua, ad un elemento di vuoto: Dio non ha più nulla, e non c’è
Ciò che rende l’uomo tale è una condizione peculiare, che
nulla di per sé a cui l’uomo possa aspirare. L’uomo si connota come
rispecchia la sua medietà: non solo i bruti guardano all’uomo, ma
qualcosa che ha immediatamente a che fare col nulla. Dio decide
anche gli angeli e le intelligenze celesti. C’è un motivo per cui
che non avendo nulla, l’uomo possa avere qualcosa di ogni cosa
l’uomo può essere considerato un miracolo, una mostruosità. Pico
che era stata assegnata agli altri. L’uomo è quindi un’immagine
si rivolge ai padri cercando di spiegare ai Padri qual è a suo giudizio
indefinita, la cui indefinitezza ha a che fare con il nulla che Dio non
il motivo dell’eccezionalità dell’uomo. Come sempre, quando si
può che assegnargli. A questa nuova creatura Dio fa un discorso in
deve parlare di questioni estreme, la narrazione verte sul modello
cui spiega perché e cosa dovrebbe essere.
mitico. Pico quindi ci porta al momento finale della creazione, in
cui Dio osserva il suo prodotto (per Pico la Bibbia è un testo “Adamo, non [nec] ti ho assegnato una sede 20
fondamentale per la cultura occidentale, ma anche il testo a cui è fissa, né [nec] un aspetto preciso, né [nec]
affidata una verità sapienziale fondamentale in ragione della
alcun dono particolare, proprio perché tu
lingua in cui è stato scritto). Quando Pico ci fa entrare all’interno di
ottenga e possieda secondo il tuo desiderio e
questo racconto, è già successa la massima parte della creazione:
Dio ha già prodotto le sue creature. Nell’orizzonte della creazione la tua volontà qualunque sede, aspetto o
già ultimato c’erano le intelligenze celesti, i pianeti, e tutti i livelli dono tu vorrai scegliere. La natura
della realtà erano riempite di tantissime creature diverse. Tuttavia determinata dagli altri è costretta entro le
mancava ancora qualcosa secondo Dio, che lo porta a rimandare leggi da me prescritte. Tu invece, libero da
il termine della creazione. Il punto è: chi può cogliere la bellezza, qualunque vincolo, stabilirai la tua natura da
l’imponenza, la sapienza, la verità dell’opera di Dio? Alla fine della
te stesso, in base al tuo arbitrio, nelle cui mani
creazione c’è bisogno di chi la comprenda e la interpreti. È per
io ti ho posto”.
questo che la sapienza sia sacra che profana introduce alla fine la
creazione dell’uomo. La filosofia e la religione vanno di pari passo

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L’uomo è libertà, nucleo di desiderio e scelta: nucleo di continua al cambiamento: nel corso di una stessa vita posso essere
riposizionamento libero all’interno di gravi in cui stanno tutte le altre un bruto e poi guardare verso il divino. Ciò è fondato sul libero
creature, compresi gli angeli. L’uomo è al di fuori delle stesse leggi arbitrio accordato da Dio all’uomo.
stabilite da Dio per tutte le creature. L’uomo è l’unico a poter
Pico contestualizza dunque la scelta di Dio nei confronti dell’uomo.
stabilire la propria natura da solo in base al proprio arbitrio.
Dio ha piantato nell’uomo semi di ogni genere: a seconda di quelli
“Ti ho collocato al centro del mondo, perché che coltiverà si stabilirà il suo destino. La natura di ogni uomo
da lì ti fosse più agevole esaminare tutto dipenderà strettamente dalla sua scelta e dalla coltivazione nel
tempo dei semi che ha scelto. Egli potrà quindi condurre una vita
quello che si trova nel mondo circostante.
vegetativa, una razionale, od elevarsi ad angelo. Tuttavia è
Non ti ho generato né celeste né terreno, né
possibile che l’uomo non si senta appagato da nessuna di queste
mortale né immortale, affinché sia tu, sorti, e che voglia rivolgersi direttamente all’origine. Questo
investito dell’onore di decidere liberamente, movimento è nuovamente dall’esterno verso l’interno. In
a configurarti nella forma che preferirai, quest’ultimo caso si porrà allora al di sopra di tutte le cose, anche
quale modellatore e creatore di te stesso. In dello stesso intelletto. 21
base alla decisione del tuo spirito, potrai Anche qui abbiamo la prospettiva di un’unione quasi mistica
abbassarti al livello delle creature inferiori, dell’uomo col divino. L’immagine che Pico utilizza è quella di una
che sono prive di ragione, ma potrai anche creatura massimamente cangiante. L’uomo è associato infatti al
andare incontro a una rinascita tra le entità camaleonte, a Proteo, che continuamente esibisce nuove facce.
superiori, che sono divine”. Gli aggettivi che Pico usa rimandano alla multiformità e al
passaggio: multifurmis e desultorius.
Naturalmente questa possibilità di posizionarsi in qualunque punto
Il modello di eccellenza dell’uomo si distingue da quello di Ficino: il
della catena dell’essere comporta anche dei rischi, come quello di
problema non è assegnare all’uomo una posizione che permetta
abbassarsi alla dimensione di brutalità. L’uomo è sempre esposto
di scovare nell’anima un qualcosa di divino. Il punto è la sua
alla possibilità di abbandonarsi alla brutalità, ma è vero anche il
eccezionalità, e quindi la sua alterità rispetto a tutti gli altri enti, e il
contrario: potrà sempre guardare agli angeli ed elevarsi alla loro
fatto di porsi in tensione direttamente con Dio. Nella sua
natura. Gli altri enti quindi rimangono sé stessi, conservandosi nella
metamorfosi costante, l’uomo rilancia ad ogni passaggio il
loro natura. Per l’uomo ciò non è possibile, perché è apertura

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rapporto con Dio. Il riportarci alla scena della creazione serve (commento di Ebge). Ciò è possibile raccogliersi dentro di sé.
proprio a comprendere che c’è Dio all’origine di questa peculiarità Questo tipo di nozione rimanda a sua volta da alcuni testi della
umana. l’uomo non può dimenticare di essere questo mutamento, mistica ebraica. In quest’opera tradotta all’altezza della scrittura
e che la sua natura riposi in una natura proteiforme e dell’Horatio si parla di un ripiegamento di questo tipo ma riferito a
camaleontica. Ciò avrà delle ricadute nel modo in cui Pico pensa Dio: Dio ha contratto in sé la superficie della sua gloria.
il rapporto con le altre filosofie e religioni, che non sono altro che il Quest’immagine ha colpito Pico sicuramente, in quanto una delle
risultato delle metamorfosi a cui è portato l’uomo per natura. 900 tesi la riguarda direttamente.

La domanda è: quella di Pico è un’esaltazione della libertà Ebge ci invita a leggere un movimento di concentrazione
dell’uomo o no? Qualcuno ha parlato, a proposito di questo testo, all’interno nell’utilizzo delle fonti stesse da parte di Pico.
di “dramma della libertà”. Tutti gli altri enti sanno già cosa sono,
Questo modo di pensare l’uomo e la sua libertà ha una ricaduta
secondo una linea orizzontale, mentre l’uomo è indefinito e si
pubblica. Come viene trattata questa sempre possibile differenza
muove lungo una linea verticale che va dal massimamente basso
tra gli individui? Pico pensa alla sapienza filosofica e religiosa come
al massimamente alto. La posizione dell’uomo è molto complessa.
luogo di soluzione di conflitti che non possono non esserci. Dal
Egli rispecchia e comprende l’intera realtà perché porta dentro di 22
punto di vista filosofico questa visione porta ad una valorizzazione
sé i semi dell’intero universo, e non perché si trovi in medias res nella
delle differenze, e rimanda a una composizione plurale del sapere.
scala dell’universo. L’uomo non può essere tutto nello stesso tempo,
e allo stesso tempo, per mantenersi in una certa condizione, deve
giorno per giorno sceglierla nuovamente e quindi compiere uno Lezione IX
sforzo. L’uomo sta nella vicissitudine: nei mutamenti, cicli, passaggi, Pico cita, per spiegare la scala da bruti a figli di Dio, Maometto:
trasformazioni. L’uomo sta nel movimento. La sua felicità non sta diventa una bestia chi si allontana dalla legge divina. Non è
nella fissità di una forma ma nel costante slancio e tensione verso l’aspetto esteriore a rendere una pianta tale, ma la sua natura
l’alto, che rimanda direttamente alla possibilità di collocarsi sopra vegetativa, né la pelle dura a caratterizzare la bestia da soma ma
le cose. Se l’uomo è sempre mosso da qualcosa di altro, e se l’assenza di razionalità. Quindi il punto non è quello che è definito
tuttavia tutte queste trasformazioni possono essere considerate da una forma, ma la scelta di un destino, cruciale come abbiamo
delle maschere che non possono esprimere la nudità dell’uomo, visto per Pico. Così l’angelo non è definito dall’assenza di corpo,
allora forse la possibilità di conoscere l’uomo sta nel rinunciare alle ma la sua intelligenza celestiale. Un uomo dedito al ventre è quindi
maschere in un cammino progressivo verso il principio, Dio una pianta e non un uomo; uno brancolante tra le illusioni

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dell’immaginazione è una bestia; uno capace di discernere le cose la contrapposizione tra dispute sterili e la linea maestra della verità:
razionalmente, è una creatura celeste; un puro contemplatore la filosofia è qualcosa di molto più complicato e molto meno
ritirato in sé stesso sarà un essere divino del livello più alto avvolto schematico, mai componibile fino in fondo.
nella carne umana. Questa immagine dell’uomo dialoga con la
A quest’idea di uomo si oppone quella di Alberti, elaborata prima
seconda parte di questo testo, che non leggeremo perché si
ancora che questa venisse delineata.
allontana dal punto del nostro discorso. Qui si ha un’applicazione
di questo modello di dignitas nel senso di una comprensione di
Leon Battista Alberti
queste differenze. Per Pico la sapienza non può prescindere da
Alberti propone un’antropologia profondamente diversa. Ci siamo
questo orizzonte di metamorfosi e cambiamento. Quindi la verità
fermati particolarmente su Garin non solo perché è stato un
ha una natura plurale, si esprime attraverso linguaggi plurali e che
interprete eccellente sia di Pico che di Alberti, ma perché è autore
rispondono a una serie di questioni omogenee da porte di accesso
di un lavoro particolare su Alberti. Alberti rovescia quell’immagine
differenti. Un’idea dunque della filosofia come dialogo,
del primo uomo, Adamo, e del rapporto col suo creatore. Adamo
composizione di idee differenti.
diventa una figura rispetto alla quale Alberti sceglie i toni dell’ironia,
Nella seconda parte di questo testo ci dice, difendendo da facendone una caratterizzazione che si gioca sui testi di genere 23
eventuali critiche la sua orazione, che gli antichi approfondivano come la satira, ma in una direzione molto radicale. Nel testo
qualsiasi autore prima di esprimere la propria posizione. Lo stesso Momus, concilio degli Dei, c’è un’entità minore che è l’uomo, dio
Aristotele, che da Platone aveva definito Il Lettore. Chi non sappia della beffa e dello scherzo: qua gli uomini sono invitati non a
stare nella differenza di opinioni non può scegliere correttamente scegliersi un ruolo, ma si scelgono un Momo quindi una maschera,
la propria. Ogni scuola è resa unica dalla propria differenza rispetto un volto posticcio e secondario, non aderente alla propria natura.
alle altre: in ognuno degli autori che elenca c’è qualcosa di Con questa maschera vivono, guardano il mondo e si presentano.
peculiare e interessante, e ciò accade anche per gli Arabi. Il rifiuto L’orizzonte della verità diventa fin dalla nascita mistificato: il destino
pregiudiziale nei confronti delle altre filosofie non fa che nuocere dell’uomo non è la scelta, ma la maschera, una maschera di
alla filosofia. Per questo Pico sceglie di proporre opinioni provenienti fango. Essa definisce nella falsificazione l’orizzonte della vita
da ogni scuola, affinché sorgesse luminoso nelle anime lo splendore dell’uomo. La presentazione pessimista di Alberti da parte di Garin
della verità. Viene meno in questo modello l’egemonia della ha a che fare anche con la tipologia di testi con cui egli si
tradizione platonica. Esiste l’idea di una verità che si vela e traduce confronta, come gli Intercenali.
in modelli diversi, ma non esiste solo quella platonica. Viene meno

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Gli Intercenali erano dei testi brevi, che per Alberti giocano tra cambia il tono, che qui assume una caratteristica di
leggerezza del modello letterario e pesantezza del contenuto incomprensibilità dell’uomo perfino a sé stesso. Questo movimento
trattato. Cos’è Alberti per Garin? Una meditazione morale di tutte le cose permette di capire perché gli uomini siano
dominata da una sfiducia amara e completa sul senso costantemente travolti dalla felicità e della sventura. “Omiccioli
dell’esistenza dell’uomo. L’umo è sostanzialmente malvagio e mortali e infermissimi sopra gli altri animali” questa è la definizione
infelice e deve costantemente confrontarsi con l’orizzonte della dell’uomo: oltre all’instabilità e incomprensibilità si ha anche un
fortuna. Solo la costruzione di un modello di difesa dai rovesci della elemento di fragilità fisica. L’uomo è ombra di un sogno:
fortuna può costruire un argine entro il quale l’uomo può provare a dissolvenza, fragilità alla seconda. Questa metamorfosi inoltre non
dare una risposta agli eventi che lo travolgono. L’unico orizzonte su riguarda un movimento ascensivo, ma solo una peculiare
cui non hanno voce in capitolo neanche gli dei è la morte. debolezza rispetto agli altri animali. L’uomo rispetto agli altri animali
è nato per piangere: piange appena nato, espressione naturale
Il Teogenio è un’opera morale, consolatoria, in occasione della
delle future miserie che lo attendono o di un dolore per la
morte di un membro della famiglia della casata d’Este. La
comparazione di sé rispetto agli altri animali, che sono fisicamente
declinazione che Alberti dà a questo testo è poco consolatoria: gli
superiori. Solo l’umo nasce nudo e rimane nudo, esistenzialmente
uomini non sono mai contenti della loro condizione e sono sempre 24
nudo, e non riesce ad essere in nessuna cosa non inutile e non
sospesi nell’attesa del futuro, sperando di somigliare agli dèi.
pesante a sé stesso. A questa inconsistenza esistenziale si aggiunge
L’uomo è presentato come un essere scontento.
la servitù in cui vive, la sua incapacità di essere indipendente dagli
La consistenza, il rimanere in uno stato, è una condizione transitoria: altri: quindi giustamente piange appena nasce, e non riesce a
le cose dei morali stanno dentro questa vicissitudine e il loro destino ridere se non dopo 40 giorni. E tutta la vita dell’uomo è una lotta
è che sempre siano in movimento. Platone ha infatti parlato del nella ricerca di armi contro una debolezza irrisarcibile. Ogni
ciclo del mondo. Non sappiamo mai dove siamo collocati, se più passaggio della vita dell’uomo si costruisce attraverso tasselli che
vicine all’inizio o alla fine del ciclo. Un esempio di ciò sono le lo vedono non indipendente: non può studiare senza maestro. Il
stagioni, che si alternano continuamente: l’uomo registra questo confronto con l’altro è sempre critico, che ci censura, e dal quale
passaggio in base ai suoi stati d’animo. L’animo dell’uomo è ci proteggiamo attraverso l’uso della maschera. Anche un uomo
sempre in movimento, pieno di sospetti e di perturbazioni. sano, colto, affermato, vive nel timore degli altri animali che vivono
All’interno di un uomo, nell’arco della stessa giornata, si registrano accanto a lui: viene meno l’egemonia dell’uomo su tutte le altre
tutti i movimenti che in natura si esplicano nel corso delle quattro creature. La vita e la salute dell’uomo sono sottoposte a pericoli
stagioni. Il motivo della varietà e del cambiamento resta, ma che vengono da ogni infima creatura della realtà. Mortale non è

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solo il destino dell’uomo, ma la sua condizione: la continua che nessun animale è più irrequieto dell’uomo, così che quando
agitazione e irrequietezza del nostro animo. La stoltezza abita la siamo stabili dovremmo preoccuparci, perché lì è il momento in cui
mente degli uomini, che non sanno accontentarsi di niente: gli il ciclo sta per invertirsi. In Bruno il momento della massima felicità e
animali sono contenti della loro condizione, mentre l’uomo è dell’inizio dell’infelicità non solo sono vicini, ma sono sovrapposti:
incontinente. Qui il punto dell’indagine rispetto al mondo naturale tutto è intrecciato nell’unione dei contrari. Sapendo che questa è
non diventa un elemento di progresso, ma lo specchio della propria la condizione dell’uomo, lo stato d’animo nel quale collocarsi è una
incontinenza: non contento della terra, l’uomo ha preso la strada sfiducia nei confronti della fortuna; sapere che esiste questo
del male per traghettarsi fuori dal mondo. La natura si è premurata impatto inevitabile della fortuna rispetto alle nostre vicende. Le
di nascondere le sue ricchezze: noi, frugoli omiccioli, abbiamo cose della fortuna valgono tanto quanto noi diamo ad esse valore,
rubato i metalli e l’oro alla natura e lo abbiamo messo al primo e l’unico modo di sottrarsi alle molestie della fortuna è di averne
posto tra i nostri usi. consapevolezza e di restituirle il suo, ovvero dare il giusto peso alle
cose. Si deve quindi stimare nulla le cose più fragili. Il protagonista
Agli uomini piace ciò che li induce, come il vino, in brutto furore ed
quindi può scegliere di corazzarsi contro la violenza dell’ingiustizia
intima insania tanto che pare che nulla ci piaccia che quello che
degli altri uomini.
la natura ci nega. Sempre nella ricerca dell’artificio, della cosa 25
costruita al di fuori dell’ordine della natura. Tanto ci dispiace ogni Nel Momo c’è un passaggio altrettanto forte in cui si parla degli dèi
naturale libertà che ci siamo costruiti una servitù propria a noi stessi. e del modo in cui guardano agli uomini. All’interno di quest’opera,
Rispetto a questo sono nati artifici innumerabili, segni ed argomenti dalla struttura complessa, Momo introduce il discorso di un
certissimi della nostra stoltezza. Inoltre l’uomo, proprio scegliendo interlocutore: gli uomini adorano gli dèi nonostante la miseria della
questa strada, non è capace di armonizzare con il resto della loro condizione, per la quale non hanno neanche pietà; essi gli
natura né con sé stesso. L’uomo ha voluto che il suo ventre fosse la hanno donati valori per i quali gli uomini si trovano a lottare;
sepoltura pubblica delle cose che sono in natura. Non c’è nulla che dovremmo allora concludere che gli dèi non amano gli uomini, ma
l’uomo non divori. L’uomo è nemico capitale sia di quello che vede che anzi questi gli sono invisi.
che di quello che non vede, nel suo desiderio di sottomettere a sé
tutte le cose. Animale rabbioso più di qualunque altro,
velenosissimo e irato, incapace di perdonare i suoi simili. Se questa
Lezione X
è la condizione dell’uomo, non dobbiamo meravigliarci della “La poca concordia dell’uomo col resto del creato”: Garin utilizza
sofferenza che attraversa la nostra vita. È il nostro compito capire questo passaggio per evidenziare, in Alberti, la collocazione
dell’uomo su un vero e proprio punto di rottura rispetto a tutto il

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resto. Si costituisce come un elemento di disarmonia ed incapacità
L’inautenticità dell’uomo e la
di coesione. C’è quindi un problema di collocazione dell’uomo
nell’ordine dell’universo. Gli dèi sono lontani in maniera
dissimulazione
Rimane quel passaggio sull’inautenticità dell’uomo. L’uomo è
irrecuperabili: o sono indifferenti agli uomini e al loro destino, o li
strutturalmente doppio: il volto e la maschera che vi si sovrappone
odiano, di conseguenza è inutile adorarli. Gli dèi hanno voluto in
immediatamente. Tutto il mondo si trova pieno di finzioni.
cielo tutte le cose belle, e tra esse non ci sono certo gli uomini:
Nell’Horatio siamo stati portati nella scena della creazione del
odiano chi è solerte ed operoso. L’impegno dell’uomo non ha da
mondo; anche nel Momo troviamo una creazione, ma è una sorta
questo punto di vista nessun riscontro. Comportarci bene sperando
di anti-creazione rispetto a quella pichiana. La figura di Momo è
in una ricompensa è uno sforzo inutile. Che gli dèi non esistano
una divinità alternativa, satirica, incapace di relazionarsi
diviene in questo contesto la migliore delle ipotesi.
correttamente con gli altri dèi, rispetto ai quali ha una collocazione
Non mancano nelle pagine di Alberti luoghi in cui riconosca che gli particolare. La storia di Momo in questo testo è quella di una divinità
uomini siano capaci di produrre opere interessanti, che spesso sono che viene scacciata dal cielo per l’insostenibilità della sua
opere dell’ingegno. Esiste anche una parte in cui Alberti prova a posizione, vive per un certo periodo fra gli uomini dove impara
delineare alcuni aspetti in cui l’uomo debba applicare le sue alcune cose, e viene reimmesso tra gli dèi per poi essere 26
capacità. “Il defunto” è la celebrazione della follia nelle sue severamente punito e nuovamente allontanato. Insieme ai
declinazioni, ma non vi mancano citazioni come queste “chi crede resoconti che Momo fa degli uomini che ha conosciuto, c’è quella
più nell’ingegno naturale che in quello coltivato, non è capace di della creazione di un pittore. Il pittore aveva cercato la materia più
esaltare le virtù dell’uomo ma solo quella della fortuna”. Nemmeno adatta per creare l’uomo; alcuni uomini si ribellano alla forma che
spendere un’intera vita permette di essere esenti dalla condizione gli era stata data, e ad essi viene concesso di mutare la propria
di follia, ma nonostante questo l’uomo possiede la capacità di forma in quella di qualsiasi altro animale piacesse loro. Il creatore
ottenere dei risultati. Bruno nella sua visione della sostanza mostra il proprio palazzo ed invita gli uomini a riappropriarsi del
universale non c’è niente che differenzi un uomo dalle altre palazzo, colmo di beni, attraverso una strada ripida e diritta; il
creature, ma egli possiede una figura corporea in un certo modo creatore avverte gli uomini di stare attenti a non prendere strade
felice, soprattutto grazie alle mani: nel loro fare è racchiusa una diverse da quella principale, che nonostante le apparenze e le
possibilità, un destino se vogliamo. Esse sono il luogo in cui esiste una prime difficoltà avrebbe offerto una degna ricompensa.
possibilità di realizzazione e confronto con le cose del mondo Dopodiché il creatore lascia gli uomini liberi sulla scena del mondo.
rispetto al movimento travolgente in cui l’uomo è immerso. Abbandonati alla scena del mondo, vediamo subito in azione degli

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“omuncoli”. Un giudizio di valore che anticipa ciò che Alberti ci della terra verso il cielo è proprio simulare e dissimulare
dirà. Essi cominciano la salita, ma ben presto emerge la stoltezza, costantemente. Simulare vuol dire mostrare di essere qualcosa di
che dimostrano scegliendo altre forme animali o perdendosi per diverso da ciò che si è; dissimulare significa essere altro da ciò che
vie traverse. Tuttavia, trovandosi bloccati in valloni scoscesi, coloro si è. La dissimulazione finge di non avere ciò che possiede e mostra
che si erano persi provano a ritornare nel consorzio civili; ormai di avere più di ciò che ha.
tramutati in esseri mostruosi provano a tornare sulla via principale,
Momo dice di aver imparato l’arte della dissimulazione tra gli
dove vengono allontanati in ragione della loro mostruosità. Essi
uomini: non dimenticare le offese ricevute e non lasciar trapelare il
recuperano allora del fango e si creano un’identità altra con cui
rancore. Ciò non è comunque un automatismo, ma occorre non
tentare di essere riammessi nella comunità. Provano dunque a
distrarsi un momento, stare sempre di vedetta ed afferrare i pensieri
duplicare l’esperienza di creazione dell’artefice. Il momento in cui
e i ragionamenti di chi abbiamo davanti. Il rapporto con gli altri è
gli uomini definiscono la propria natura comporta l’errore e
dunque faticosissimo. Sempre vigili, sempre allerta, gli uomini
l’artificio. Questo è una sorta di peccato originale della società. La
devono essere sempre pronti a non lasciarsi sfuggire l’occasione e
ricerca dell’autenticità va effettuata osservando dai buchi della
a non avere pietà degli avversari se non quando si vuole colpire più
maschera. Queste maschere sono le finzioni, ed è possibile
forte. Tenere ben coperta l’animosità interiore sotto un’apparenza 27
rimuoverle solo nel momento della morte (sulle acque di
melliflua. Tutto ciò Momo lo sta insegnando agli dèi. Non credere a
Acheronte, le quali sciolgono la maschera). Nessuno è passato
nessuno ma far finta di credere a tutti. Chi si mostrerà corazzato in
sull’altra riva senza perdere la maschera. La morte è un’esperienza
questo modo sarà ben voluto e stimato nel mondo degli uomini.
che gli dèi hanno riservato agli uomini, e sebbene sia il limite
Momo tuttavia non riesce ad essere simulatore fino in fondo, e
dell’uomo è anche l’unico momento in cui esso ritrova la sua
cede ai suoi desideri interiori e verrà evirato e lasciato cadere dal
autenticità. L’uomo è quindi necessariamente e strutturalmente
cielo sulla terra. Questa è una chiave di lettura che ci mostra che
inautentico, mascherato: maschera la sua inadeguatezza,
neanche il massimo grado di dissimulazione abbia un valore
incapacità e mostruosità. L’orizzonte comune degli uomini è
catartico: è più forte il dominio della maschera rispetto a chi dà
dunque un grande teatro, un grande palcoscenico in cui l’uomo
dentro riesce a leggere tale meccanismo.
resta altro rispetto a sé stesso e si pone come altro rispetto ai suoi
simili. La dissimulazione in Bruno Nello Spaccio della bestia
Nel Momo abbiamo l’orizzonte della simulazione e della trionfante si parla degli ostacoli alla nascita di una buona religione.
dissimulazione. E una parte dell’insegnamento che Momo riporta In questo testo il tema della dissimulazione ritorna come punto

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cruciale. Esiste una verità che non si allontana mai dal mondo degli dissimulazione sia presente in cielo, non come una divinità ma
uomini: sono gli uomini che si allontanano dalla verità e divengono come ancella della prudenza e scudo della verità.
incapaci di guardarla, entrando in periodi di decadenza. L’errore
è della filosofia e della religione, e quindi complessivo e collettivo:
l’epoca di Bruno è infatti di massima decadenza. è talmente alta
Lezione XI
questa consapevolezza che Giove, prima che la vicissitudine lo Un altro pensatore fondamentale per quanto riguarda la
travolga, prova a fare una riforma (concilio di Trento). Verità come dissimulazione è Campanella. Nel “Gioco di Dio e degli Angeli” c’è
valore assoluto, semplicità come valore che si accompagna alla l’idea degli uomini nel mondo come attori e giochi nelle mani degli
verità, in quanto criterio che corrisponde a Dio. Nel campo del vero dèi. Le anime si comportano come uno spettacolo messo in scena
e semplice ci sono virtù come gloria, dignità, onore: virtù per gli dèi. Si vestono in maniera alternata di letizia e di martorio,
machiavelliane. Tuttavia a volte, per forza di necessità, queste virtù preordinate a questo da un libro comico e fatale: rispetto a questo
versano nel campo della dissimulazione che diventa in questo ordine divino le anime non possono comportarsi diversamente. Non
momento quasi una virtù. Essa è tale però per accidente, necessità, sanno, non possono e non vogliono fare (tre primalità potere
e non per struttura. Queste sono pagine addirittura sapere volere) niente di diverso da ciò. Ci sarà un momento in cui
le maschere vengono meno? Sì, alla fine dello spettacolo le 28
autobiografiche: il filosofo si confronta con questo orizzonte. A volte
la verità si cela di menzogna, per superare la crisi del tempo. La maschere vengono restituite agli ordini degli elementi. A differenza
semplicità è sempre nel solco della verità, ma a volte la necessità di Alberti, in cui le maschere si sciolgono e diventano materiali di
costringe la semplicità ad allontanarsi dalla sua regina, mutando riciclo, senza valutazione di ciò che ne è stato fatto, qua sì: si
l’orizzonte stesso della verità. Ciò avviene affinché non venga valuterà chi l’ha portata degnamente. Nella morte la
soffocata la verità. Ciò lo dice un pensatore che nonostante la fine dissimulazione viene meno e l’autenticità viene prima recuperata
che ha fatto, ha fatto uso della dissimulazione per provare a e poi giudicata da Dio, ed eventualmente ricompensata con la
difendersi. A volte per portare avanti la strada della verità è vita eterna. La cosa interessante di questi componimenti è un auto
necessario utilizzare la dissimulazione, di cui talvolta si servono commento dell’autore: i corpi sono maschere dell’anima, e
anche gli dèi: a volte per fuggire l’invidia, il biasimo e l’oltraggio, conducono questa sulla scena secondo l’ordine divino. Non
che Bruno sentiva forte su di sé, richiedono la prudenza, che si sempre chi ha una certa maschera corrisponde ad essa: ciò che è
riveste di dissimulazione per nascondere e proteggere la verità. Si non è ciò che appare. Quando avremo reso le maschere agli
parla di “studiosa dissimulazione”. Giove permette quindi che la elementi saremo nudi, privi delle maschere, e vedremo in Dio chi

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
meglio fece. Perciò, nel frattempo, bisogna avere pazienza e pensiero interiore dall’altro. I libertini sono la conseguenza estrema
aspettare la fine della commedia universale. di uno scetticismo estremo che si declina tanto nella filosofia
quanto nella religione. I libertini si sentono eredi di una parte
Ma potremmo anche moltiplicare le citazioni. Paolo Sarpi sostiene
importante della cultura rinascimentale italiana: dentro come ci
che indossa una maschera e che ciò è assolutamente inevitabile in
piace, al di fuori come costume e convenzione. Questa
quel momento in Italia. In un altro documento invita di vivere la
divaricazione è giunta a un punto estremo di presentazione, al
filosofia interiormente, e di vivere esteriormente secondo la ragione
grado massimamente esplicito: il comportamento pubblico deve
comune. “Non prendere mai impresa di voler persuadere tutti nella
seguire il principio dell’obbedienza, mentre il giudizio interiore
tua opinione, perché non succederà mai. E non lasciarti scappare
segue la strada dell’analisi critica, razionale.
una parola contro l’opinione comune, e abbi le parole in tuo
potere, parlando minimamente con gli altri e massimamente con “I portelli delle tue finestre siano nella parte interiore delle stanze” di
te stesso”. Qua la necessità della dissimulazione è un dato di fatto. Cardinal Zaggarino. L’immagine delle finestre corrisponde al luogo
dell’occhio dell’anima: qui si sta parlando di finestre spirituale
C’è un testo che rappresenta la summa di questo sguardo
ovviamente. Chi guarda dall’esterno non deve neanche capire se
disincantato sulla realtà; è un testo del 1641 e si intitola “Della
i vetri siano aperti o chiusi. 29
dissimulazione onesta”. La dissimulazione è una verità che deve
riposarsi, ovvero aspettare per essere rivelata. Ciò è necessario Questa è una lunga vicenda rispetto alla quale i temi albertiani
perché evidentemente i tempi non sono maturi per la verità. vengono esplicitati o solo ripresi.
Soltanto in un giorno non avremo più bisogno della dissimulazione:
quando Dio, che oggi stesso dissimula, alla fine dei tempi, poste le Intercenales
mani al premio e alla penna, sarà lui a mettere fine all’industria Gli argomenti sono abbastanza vari, leggeri ma concentrati su
della dissimulazione. La fine della dissimulazione rimanda anche qui questioni morali. Sono percorsi da un filo strisciante di misoginia. Testi
alla fine dei tempi e della storia, e non c’è altra possibilità per stampanti alla fine dell’800 e poi recuperati da Garin e ristampati
l’autenticità e la limpidezza per le anime umane. con testi inediti. Oggi vengono letti per quanto riguarda il
contributo che hanno dato alle opere di altri autori (Ariosto, viaggio
I prossimi autori che citiamo sono rappresentanti della corrente
sulla Luna da Il Sogno). Un punto che accomuna molte delle
libertina, cruciale nel tema dell’opposizione tra esterno e interno. Il
Intercenali è il punto di vista: è infatti uno sguardo esterno dalla
conformismo politico e la dissociazione dall’impegno dalla realtà
condizione di miseria e follia degli uomini, e consiste nello stare in
civile del proprio Paese da un lato e una radicalità del proprio
una posizione di estraniamento (sogno, acqua, al di là). Il punto di

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
vista esterno permette uno sguardo puntuale e meno coinvolto sul barbaro torna alla fine dell’intercenale una persona tranquilla e
palcoscenico del mondo. posata: ciò è simbolo di ciò che la fortuna può spingerci a fare in
situazioni di completa instabilità, per quanto in accordo con una
Il naufrago predisposizione naturale.
Nella traduzione volgare dello stesso Alberti c’è scritto “imparate
amicissimi miei a non disperare mai, siate felici”. In realtà, proprio la Il sogno
condizione del mare è il luogo sia della possibilità di giudicare Ci sono due interlocutori in questi Intercenale: Lepido e Libripeta.
dall’esterno, sia del massimo cambiamento. Il sentimento è quello Lepido vede uscire il secondo lurido e fangoso da una fogna. La
di un continuo rovesciamento di toni e situazioni. La vita è un immediata affermazione rimanda alla follia: “Sei matto!”. L’altro
alternarsi di situazioni e stati d’animo diversi, e questo testo è una risponde che al contrario era stato la somma saggezza a spingerlo
registrazione di questo passaggio. Il naufragio viene presentato lì. Nella fogna si trova la saggezza di un resoconto onirico di un
come un’ingiuria grave e inaudita attuata dalla fortuna. Sulla nave viaggio in una dimensione altra. Questo mondo del sogno ci parla
stavano viaggiando 300 uomini tranquilli, e una fanciulla attesa al di quello che siamo, che vogliamo essere, che siamo costretti a
porto dal suo promesso sposo. La maggior parte sperava di darsi al mettere in gioco nella vita. Troveremo in questo mondo ciò che gli
cibo e alla pazza gioia appena arrivati. A rompere la fragile uomini hanno perso, ciò che pensano di avere e che invece è nella 30
speranza dei mortali arriva una tempesta violentissima, che dimensione onirica. In questo sogno ci troviamo di fronte a un
distrugge la nave ed uccide molti dei marinai. Al naufragio mondo parallelo che con questo filtro estraniante ci dicono
scampano il protagonista, la fanciulla e un terzo personaggio. Tutta qualcosa sul nostro mondo.
la vicenda si muove in un sali scendi emotivo, che li rende pazzi. Il
modo in cui si reagisce agli eventi totalmente controllati dalla
fortuna è una completa instabilità motiva che versa nella pazzia.
Lezione XII
Accanto a tutto ciò c’è una dimensione di umanità che non si Abbiamo visto ieri Il Sogno, in cui il tema della follia è messo a tema,
perde: in questa situazione particolarissima, i sé provano l’un per in forma abbastanza complesse: non solo rispetto alla dimensione
l’altro una sorta di misericordia. Talvolta questa viene meno dell’alterità del sogno, ma anche dell’inevitabilità della follia. Il
tuttavia: la fame li fa arrivare al punto di preferire la morte alla vita. passaggio attraverso il mondo onirico non è purificatorio. Il
Il terzo però, feroce per natura e di carattere intemperante, va oltre passaggio dal mondo del sogno alla realtà avviene attraverso una
alla misericordia e concepisce una crudeltà: uccidere la fanciulla fogna, da cui il protagonista emerge fangoso, e c’è quindi un
per cibarsene. Dopo questo momento di ipotizzato cannibalismo, il recupero della verità che non è sapienziale e non definitivo.

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Il defunto caratterizzazione di questa follia? Sono varie: o si brucia d’amore o


Nel Defunto ci troviamo in una dimensione ulteriore. Qui ci di odio, da pazzi, attraverso una certa insania, affrontano fatiche
spostiamo da un’alterità temporanea a un estraniamento pericoli e ferite estreme per una acquisizione di sé di carattere
definitivo: si ha a che fare con l’al di là. I protagonisti sono due: puramente esteriore (ricchezze, gloria, desideri). Chi vive fra i
Neofrano, appena morto (appena diventato saggio), ritrova il mortali non è mai tranquillo, ha sempre un motivo per volere e non
conoscente Politropo (uno degli epiteti di Ulisse, sapienza volere qualcosa. L’espediente che utilizza Alberti è quello di
multiforme che rimanda a una certa scaltrezza e consapevolezza). un’anima che si è liberata dall’orizzonte della corporeità, con la
Ciò è paradossale perché la figura più disincantata non è lui, ma capacità di vedere senza essere visto. Neofrano prova infatti a
Neofrano. La morte è liberazione dalla maschera e esperienza di vedere ciò che avviene nella sua casa dopo la sua morte. La
autenticità: Neofrano spera di utilizzare questa esperienza per delusione che prova di fronte a questi meccanismi di liberazione
conoscere qualcosa di più, ma è una vana speranza e lo dice alla dalla sua figura è terribile. Follia e rovesciamento sono strettamente
fine del dialogo. Furono sufficienti un giorno unico, una casa e un collegati in queste pagine. Il primo punto ad essere messo sotto la
giorno (quello del suo funerale) a mostrargli la malvagità e la follia lente della follia è l’amore. La follia amorosa non ha niente a che
degli uomini; egli è colto da malinconia. Alberti non nega che la vedere con quella platonica, e riguarda il rapporto che lega
31
morte sia luogo di libertà, ma pagata a carissimo prezzo. Neofrano Neofrano a sua moglie. Sua moglie è una donna bellissima e
non ha vissuto malissimo, e tuttavia la morte è la liberazione da un pudica ed è da lui amata alla follia di un amore che lo rende
dolore che nessuno in vita può fuggire. Non c’è niente di più ottuso: l’amore rende inerti, svogliati, creduli, lenti, dissennati.
detestabile di quel continuo desiderio e irrequietezza che si chiama Neofrano dopo la sua morte si rende conto che sua moglie lo
vita. Questa è la amarissima conclusione a cui arriva quest’uomo a tradisce con la persona che lui riteneva più vicina. I figli non
cui arriva quest’uomo morto solo da un giorno; paradossalmente è aspettavano altro che la sua morte per recuperare le sue ricchezze.
chi sta agli Inferi da più tempo, a cercare spiegazioni più costruttive. La follia è dolore e miseria di una vita che non è mai esente dalla
Politropo parla infatti del suo desiderio di ritornare al suo corpo, passionalità vuota e sterile. Nulla di tutto ciò che Neofrano pensava
grazie a cui è possibile costruire una prospettiva di gloria e di aver costruito regge allo sguardo dall’al di là: in un giorno
realizzazione. Sullo sfondo c’è una prospettiva di acquisizione del acquisisce una saggezza definitiva. La follia dell’amore e degli
sapere positivo, ma sono molto più vistosi gli argomenti di Neofrano. affetti famigliari non resistono minimamente a questo passaggio.

Vedremo in questo testo un primo catalogo di follie che C’è il riferimento ad un uomo che piange al funerale, ma è uno
caratterizzano il mondo degli uomini. Quali sono le sconosciuto: coloro che dovevano amarlo hanno in realtà finto per

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tutta la vita. La follia della costruzione di una moralità, per la quale Leopardi. Chamant, profondo conoscitore e diffuse di Montaigne,
Neofrano avrebbe dovuto essere apprezzato. Neofrano non è recupera questo testo dedicato alla saggezza. C’è un rapporto di
esente dall’orizzonte della follia. Lui stesso era coinvolto nella Shakespeare con questi temi della cultura italiana.
dimensione della follia, del rovesciamento: ha dato la reputazione
Il Rinascimento si è confrontato in maniera non univoca e non
di onestà a figure scellerate. La virtù è il velo dunque della
banale rispetto alle condizioni di esistenza dell’uomo. Abbiamo
disonestà? Davvero tutti impazziscono in questo mondo perverso?
visto la posizione di Pico e il controcanto di Alberti.
Non solo siamo nell’orizzonte della follia, ma di una vera e propria
malattia: nessuno e niente è immune dal veleno della stoltezza. C’è Il tema della fortuna, l’orizzonte degli eventi che si contrappongono
dunque una declamatoria rispetto alle preoccupazioni della vita al nostro agire sono temi fondamentali degli autori del ‘500. Il
dell’uomo: perfino il sapere viene filtrato attraverso questa lente. mondo degli uomini contrapposto al regno animale. Un mondo
L’uomo è vanità, inconsistenza, disallineamento tra ciò che crede abbandonato dagli dèi, in cui l’apparenza vince sulla sostanza. Un
di essere e ciò che è. mondo che “è fuori dai cardini, ed è un dannato scherzo della sorte
che Amleto pensi di essere nato per riportarlo in sesto”. La possibilità
Una mutevolezza e una variabilità che è in qualche modo opposta
del rovesciamento è molto complessa. La consapevolezza dunque
a quella Pichiana, per cui la mutevolezza è legata direttamente 32
di un momento drammatico per quanto riguarda la condizione
alla scala dell’essere ed è una peculiarità dell’uomo. Questo tema
umana e la storia degli uomini e le risposte che questi autori danno
dell’ombra del sogno, doppia inconsistenza, è la cifra in cui si
sono diverse e diversamente propositive.
concentra quest’insieme di concetti.

Bruno
Il ‘500 Dal punto di vista filosofico ci sono anche dei passaggi importanti
Il tema dell’ombra di un sogno è tratto dalle sentenze di Pindaro.
che rendono pesante questo punto: il tema dell’infinito e della
La pitica è l’ottava, che celebra la vittoria di Aristomane,
pensabilità di un infinito attuale (Bruno). Per Bruno l’infinito significa
presentata così da Pindaro: l’attenzione è spostata sul fatto che si
non solo perdere la centralità geometrica dell’universo, ma
vince e si perde, e gli uomini sono in mano alla fortuna. La gioia dei
perdere le misure di tutto: nell’infinito non c’è proporzione. L’uomo
morali cresce in un attimo ma precipita altrettanto velocemente,
non sta al centro della creazione perché il centro non c’è più.
quando scossa dal volere contrario degli dèi. L’essenza stessa degli
Quando siamo di fronte all’infinito viene meno la proporzionalità, la
uomini è dunque sogno di un’ombra, che per far sì che la vittoria
somiglianza, che siamo abituati ad esercitare nel mondo terreno:
diventi realtà hanno bisogno del contributo degli dèi. Il tema
niente vale più di fronte all’infinito, e quindi un astro un uomo e una
dell’ombra del sogno attraversa tutta la cultura occidentale fino a

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formica sono esattamente identici. In questo contesto esiste divisione. Le anime brute non si estinguono con la loro morte ma
un’unica cosa: la sostanza universale. Qui non c’è la morte, che si continuano a reincarnarsi.
dà invece per le sussistenze particolari che sono sogno di
un’ombra. Rispetto alla sostanza viene meno il concetto stesso di Machiavelli
morte: essa è sempre, al di fuori dei mutamenti e della vicissitudine L’altro elemento del Rinascimento, che fronteggia la volontà
che travolgono le singole concretizzazioni di essa. dell’uomo, portato avanti da Machiavelli e Guicciardini.
Machiavelli scrive a Soderini. Il problema è quello della possibilità di
Onorio, della Cabala del Cavallo pegaseo, non ha bevuto l’acqua ottenere risultati quando le condizioni storico politiche sono diverse.
del Lete dopo la morta e per questo porta con sé le memorie delle Come possono mutare la mia strategia nel mutare delle
sue vite precedenti. Egli è stato un asino, figura per Bruna circostanze? La natura ha reso diversi gli uni dagli altri, e ognuno
sostanzialmente negativa, segno di una passività nociva per agisce secondo la propria natura proponendosi un proprio
l’uomo. L’asino Onorio cadde in un dirupo per mangiare un erba modello. Tuttavia i tempi sono mutevoli. I desideri hanno l’esito
sul crine di esso. In una vita precedente fu Aristotele. La conoscenza auspicato solo quando l’ordine delle cose lo rende possibile: è
di Onorio riguarda anche le caratteristiche della sostanza felice chi trova corrispondenza dell’ordine del tempo con sé stesso,
universale: le anime dei viventi sono tutte uguali, e nel grande mare ed è infelice chi non riesce a modulare il suo modo di essere rispetto 33
dell’essere ritorneranno tutte le cose. Bruno sostiene che un all’ordine delle cose. I contesti sia generali che particolari mutano
individuo particolare ha un corpo non corruttibile secondo la continuamente, mentre gli uomini sono prigionieri del proprio modo
sostanza, ma secondo l’unione di elementi incorruttibili che fa sì che di essere e di comportarsi. Gli uomini hanno dunque fortuna o meno
per quel tempo Giovanni resti Giovanni. Quando muore gli solo sulla base dei mutamenti della storia e del tempo. Chi fosse
elementi che lo componevano ritorneranno alla sostanza: niente capace di capire sempre il tempo e di sapersi sempre modellare
che possiamo dire di sostanza si corrompe o muore, ma muoiono le ad esso, avrebbe sempre fortuna. C’è un’idea della fissità
cose che risultano dalla sostanza. C’è questa immagine dello dell’uomo in sé stesso. C’è il rovesciamento della prospettiva
specchio: lo specchio è una vita da cui provengono diverse Umanistica: il sapiens non domina gli astri perché non sarà mai
configurazioni; ognuna di queste ha una capacità riflettente pari a capace di adattarsi ai mutamenti del tempo. Gli uomini non hanno
quella dello specchio (nel piccolo la sostanza universale reca in sé memoria del passato e non sono in grado di modificarsi.
la traccia infinita della sostanza). Quando quel frammento ha
concluso la sua vicenda ritorna al grande specchio: ogni parte di
specchio è uno specchio in miniatura, e non subisce recessione o

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sorta di brevi considerazioni che sono la summa di quell’esperienza
Lezione XIII personale e del gioco degli attori della politica. Gli uomini non sono
Abbiamo visto a proposito del tema della fortuna come orizzonte in grado né di prevedere né di schivare i colpi della fortuna;
antagonista alle possibilità di affermazione dell’uomo e ci eravamo possono esercitare la loro attenzione nel non lasciarsene
fermati al breve testo inviato da Machiavelli al Soderini. Il punto travolgere, ma l’esercizio della virtù deve essere accompagnato
centrale in Machiavelli tra il riscontro della fortuna con la dalla buona fortuna per avere esito positivo. Tutti coloro che
configurazione della realtà. Fabio Massimo, capace di pretendono di poter leggere le cose che sono al di sopra della
temporeggiare, non sarebbe mai stato capace di un blitz politico. natura, dicono mille pazzie. Gli uomini in effetti sono al buio delle
Il riscontro è la condizione nella quale è giusto temporeggiare: è la cose, non arriveranno mai a penetrare gli ordini più profondi dei
condizione della fortuna in cui egli è in grado di esercitare la sua loro destini. Non diamo dunque dei giudizi sulle fortune e sfortune
virtù. In una condizione in cui è necessaria l’azione rapida, egli dei potenti del tempo, collegandole alla volontà del personaggio:
perderebbe completamente la sua virtù. La natura umana ha la storia è il regno in cui la moralità non è sinonimo di successo e
quella pesantezza e sarà fortunato solo quando le circostanze buona fortuna. Noi non comprendiamo la linea di quella giustizia di
esterne entreranno in rapporto virtuoso con le sue caratteristiche. Dio: i consigli di Dio sono così profondi che noi non siamo in grado
Se gli uomini sapessero adeguarsi alla realtà sarebbero sempre 34
di penetrarli. La morte ci è vicinissima, e il fatto che rimuoviamo
fortunati. Gli uomini hanno una vista corta e ravvicinata sulla storia, quest’idea è dovuto alla natura che per evitarci un’esistenza priva
a causa della brevità della vita, e non hanno nessun controllo sulla di senso ci spinge a non pensarci.
fortuna. Questa teoria viene formulata nel XXV capitolo del
Principe. C’è un’incapacità strutturale, antropologica, che porta gli In questi autori è fortemente a tema la crisi della politica, il limite
uomini a rimanere fissi nella propria natura. Machiavelli è convinto della vicenda dell’uomo nel proprio tempo storico. La crisi è italiana
che sia la fortuna ad avere l’ultima parola nelle vicende degli ma anche europea: interpella il rapporto dell’Europa con i nuovi
uomini. La fortuna cambia a volte in mezzo al procedere dei singoli mondi. Questi autori mettono al centro la crisi del proprio tempo e
uomini, che invece non possono adattarsi ad essa: la fortuna ti le possibili soluzioni.
abbandona dunque nel mezzo del cammino.
Erasmo da Rotterdam
Guicciardini Erasmo sta perfettamente dentro a questo contesto. La sua è una
Il tema della presenza determinante della fortuna domina anche i produzione sterminata, a cavallo di due secoli. La sua opera più
Ricordi di Guicciardini. Al termine di un’attività politica intensa, una famosa a proposito della follia è l’Elogio della Follia. La Galassia
Erasmo è molto complessa, sia per la ricchezza della produzione,

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dei campi in cui si esercita, sia per l’incapacità di dare un giudizio essere sempre oscillante ed eternamente indeciso tra i due
univoco su un uomo che si è mosso a cavallo di tanti cambiamenti. schieramenti. Contrapponendo con forza le degenerazioni della
Si muove a cavallo tra conservazione e rivoluzione; teologo senza religione contemporanea da ogni punto di vista rispetto agli antichi
scegliere di aderire ad alcuna dei movimenti emergenti. Lutero lo teologi (Basilio, Origene, Girolamo). Prima gli oracoli tonanti, ora i
pregherà di rimanere neutro ma alla fine non succederà: si esporrà commentini degli uomini. Gli uomini, guardati da vicino,
confrontandosi con Lutero sul punto del libero arbitrio. Erasmo manifestano la loro inconsistenza. Prima la solidità di una religione
schierato rispetto alla posizione tradizionale per cui l’uomo fondata sulla scrittura, adesso il vuoto costruito sulle sottigliezze dei
conserva il libero arbitrio anche dopo il peccato originale. Il giudizio teologi, puro esercizio di stile. Per non parlare dei costumi degli
di Lutero alla fine sarà estremamente aspro; ne parla sui Discorsi a uomini di chiesa. Follia dunque come deriva dei costumi e della
tavola, appunti presi delle conversazioni fatte a tavola. È un registro religione. La sapienza passa attraverso la ricostituzione della fonte
di conversazioni che si estende dagli anni ’30 fino alla sua morte. della verità: la Bibbia. Si deve ripartire dalla purificazione del testo
Lutero ci consegna di Erasmo un ritratto quasi luciferino. “Erasmo è dalle concrezioni che vi si sono avvicendate nei secoli.
stato uno straordinario stratagemma di Satana, perché ha L’operazione sui testi riguarda anche un’operazione sui concetti, e
ingannato il mondo prendendo a prestito gli abomini del Papa”. La la filologia è uno strumento fondamentale per il rinnovamento. Una
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figura di Erasmo diventa un modello per tutta la sinistra della volta recuperato il testo nella sua nudità, vi si trova il senso più
Riforma, e sarà ripreso su molti punti da diversi autori, censurato in profondo della parola di Dio. Philosophia Christi: risiede nel
altri. Quindi un debito forte e innegabile nei suoi confronti, e tuttavia sentimento, nella spiritualità, ed è un messaggio
anche una critica sprezzante e dura verso la sua ambiguità. fondamentalmente etico. È una prassi, un modello di vita, e non sta
Curione immagina un al di là rigorosamente distinto tra due cieli: il nei sillogismi degli scolastici ma nel sentimento che suscita. È
primo è il paradiso, in cui è asceso Cristo e da cui discenderà; il ispirazione e pratica di vita. La verità è consegnata alla scrittura,
secondo è il paradiso falso, fabbricato dai papi, duplicazione ma il nucleo è di carattere etico. Occorre scegliere la figura di
amplificata degli inganni dei papisti. Pasquino dice di aver assistito Cristo come esempio del nostro comportamento, avendo egli
nel secondo paradiso ad una scena molto strana: in una zona di mostrato il percorso da compiere per riscattarci dal peccato
confine tra i due paradisi c’era un uomo con corna di cervo e una originale. Tanto più inimitabile, archetipo di ogni modello, quanto
borsa di pelle che col suo peso lo muoveva da una parte e contrapposto all’aridità e al tecnicismo dei teologi contemporanei.
dall’altra come un fantoccio. Questa marionetta è Erasmo,
Accanto a questo, un’opera parallela di demistificazione della vita
incapace di prendere una strada univoca tra il paradiso papista e
sociale. In questo caso a condurre alla deriva è proprio
quello autenticamente cristiano. Egli viene infatti accusato di

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quell’inautenticità, quella maschera, di cui abbiamo già parlato. vicino e in profondità risulta ammirabile. Le statuette erano costruite
La follia è dunque l’aspetto culturale e sociale della ridicole per giocare con la bravura dell’artigiano, racchiusa al loro
demistificazione, ed è necessaria nell’operazione di recupero interno. Erasmo si colloca nella direzione del passaggio di Alcibiade
dell’identità dell’essere, come rovesciamento di ciò che adesso è nel Simposio: nessuno avrebbe valutato positivamente Socrate,
altro da come dovrebbe essere. Tutto dentro l’orizzonte della dall’aspetto degradato. In un’età in cui ogni angolo pullulava di
dissimulazione, della maschera, dell’ambiguità. È un contrasto, presunti sapienti, proprio questo buffone fu proclamato sapiente
un’operazione, che in Erasmo si concentra su una figura precisa. È dall’oracolo di Delfi: silenicità. La silenicità è la proprietà naturale
un’immagine che risale a Platone, quella dei sileni: statue rozze e dei valori autentici, che si proteggono e si celano dietro cortecce
brutte esposte nelle botteghe degli scultori, create con flauti in del tutto altre rispetto al contenuto. I valori positivi sono silenici e la
mano, custodenti al loro interno delle bellissime immagini divine. loro pratica è nascondere gelosamente nell’intimo la propria
Sileno come modello di questo necessario rovesciamento tra eccellenza, ostentando la faccia meno gradevole. La verità è
essere e apparire, esterno ed interno. Il Sileno è una figura sempre silenica.
mitologica, non gradevole, corpulenta, collegata al vino e anche
Il Sileno dei Sileni è Cristo.
a una dimensione caprina. Hanno caratteristiche ferine e sono
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dominati da istinti molto basici: sono spesso raffigurati rincorrendo
ninfe, soddisfacendo istinti bassi. Si dà nel tempo una progressiva Lezione XIV
umanizzazione nell’iconografia dell’immagine del sileno, fino a Il passaggio successivo alla definizione della silenicità dal punto di
diventare vecchi, calvi, panciuti e con le labbra tanto grandi da vista tra essere e apparire e l’attribuzione a Socrate della
rimandare alla descrizione di Socrate. C’è un elemento sapienziale dimensione della silenicità, Erasmo porta la questione su un terreno
in queste figure. che gli sta particolarmente a cuore. Il Sileno è rappresentato in
Erasmo recupera con forza il tema del Sileno (lo aveva già fatto maniera ancora più icastica e simbolica dalla figura di Cristo: luogo
Pico della Mirandola). All’interno dei suoi Adagia, commenti a della perfetta contrapposizione tra essere e apparire. Applicando
proverbi e modi di dire, ce n’è uno dedicato proprio ai Sileni di il criterio della silenicità tutto corrisponde perfettamente: egli è
Alcibiade ed ha una sua autonomia tanto da essere talvolta esteriormente nel gradino più basso della società. L’apertura del
pubblicato a parte. I Sileni di Alcibiade sono a sua volta dei modi Sileno Cristo non è automatica, ma occorre aprire il proprio animo
di dire; l’ambito d’applicazione è quello di qualcosa che a questa rivelazione. Tutta la tradizione cristiana manifesta questa
dall’esterno sembra dozzinale e ridicolo, mentre a guardarlo più da dimensione. Le insegne del potere politico sono l’espressione
plastica del rovesciamento della silenicità (opposte al Sileno).

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Anche gli apostoli sono stati Sileni, in quanto sempre denigrati camuffamento: siamo circondati da maschere sileniche a
esteriormente, nonostante la loro potenza. Con la sola ombra del rovescio.
corpo hanno restituito la salute ai malati. Hanno attinto
E fondamentale, dal punto di vista dell’esempio della figura di
direttamente alla sorgente la sapienza, che fa dell’umana
Cristo che vede immediatamente tradursi in Sileni a rovescio coloro
sapienza pura follia. Tutto ciò che ruota intorno alla religione istituita
che dovrebbero essere i portatori del suo messaggio. Sia Nei Sileni
è nella sua matrice più profonda silenica: anche i Sacramenti
che nell’Elogio della Follia la polemica contro gli esponenti della
hanno una natura silenica. Ciò che conta di essi non è la
Chiesa è forte e puntuale. Egli dice di bramare di vedere questi
manifestazione esteriore, ma il significato spirituale che si cela dietro
esponenti ricchi, ma della sapienza silenica. Armati fino ai denti ma
quel gesto. Quello che conta è l’intenzione, lo spirito, il senso del
con le armi della fede. Battaglieri ma contro i vizi della Chiesa. Di
Sacramento. La forza divina che sta in quel rito non la senti e non la
queste guerre dovrebbero farsi portavoce vescovi e pontefici.
vedi, ma se manca tutto il resto è pura illusione. Lo stesso vale per il
testo sacro. Esso ha un’apparenza e una sostanza, con dei punti di Il rovesciamento riguarda e include tutte le categorie sociali, tutti
maggiore limpidezza e luoghi più complessi dal punto di vista gli ordini della realtà, tutti i livelli della sapienza. I Sileni a rovescio
ermeneutico. Lo sono ad esempio tutti i punti in cui sembra che vi sono gli uomini di cultura, quelli del potere. Dentro tutti i sileni a
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sia contenuta la negazione della possibilità di fare uso del libero rovescio troveremo violenza e una forma di tirannia (per Erasmo
arbitrio da parte dell’uomo. Ci sono dei luoghi dunque silenici, che incarnazione politica dell’estremo opposto del cristianesimo). Nella
vanno interpretati. Tutto il sapere vero rimanda necessariamente a realtà contemporanea domina più la maschera che la verità, più il
questa dimensione silenica. trucco che l’atteggiamento naturale. Questo non è un dato di
fatto che rimane incapace di diffondersi: è un qualcosa che cresce
Non solo nella natura e nel sapere soprannaturale, ma anche nel
su sé stesso. C’è un elemento di corruzione anche linguistica: un
campo della conoscenza, la verità autentica rimane velata. C’è
mondo a rovescio parla una lingua altrettanto artificiosa e falsa. Da
un pericolo nel giudicare rispetto all’immediatezza, ed è un errore
qui la polemica contro i grammatici, che parlano una lingua
che fa la gente grossolana, ovvero che impiega l’immediatezza
astrusa e aliena dalla realtà. Il vivere nella maschera produce una
come criterio di valutazione. Questa gente cade in errore
falsificazione complessiva di tutti i livelli della realtà. Il
continuamente nella ricerca della verità, ammirando e pregando
rovesciamento completo quindi non solo nei fatti, ma anche nelle
quelli che sono Sileni alla rovescia. Esso mostra una faccia
parole, nella descrizione, che porta a una definitiva corruzione del
accattivante mentre è vero il contrario. Torna il tema del
concetto. Noi parliamo in maniera rovesciata, definendo umile
cosa è eccelso, comune ciò che è prezioso, morte ciò che è vita.

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Ciò è collegato alla prospettiva cristiana che abbiamo visto. nascosta in un corpo d’uomo? L’incantesimo di Circe è un
Questo vale anche per quanto riguarda la descrizione, la incantesimo al contrario: mostrare quale bestie si celino dietro
narrazione, la presa sulla realtà di un linguaggio che è ormai apparenze umane. Questo succede, un tentativo non semplice: il
totalmente silenico. suo incantesimo fallisce più volte prima di aver successo. Dei tanti
uomini che si potevano vedere, ne sono rimasti tali solo tre o
Nell’analisi della figura del Sileno c’è un insegnamento profondo.
quattro, mentre gli altri sono divenuti bestie.

Bruno, il Sileno e Circe Se noi dunque mettiamo in pratica ciò che Erasmo ha appena
Erasmo è un autore che fa parte della batteria dei testi che Bruno detto, allora il movimento che deve provare a riformare quel
legge, ed è una delle chiavi di volta che ci permettono di mondo rovesciato non può che svelare in prima battura la
comprendere la sua polemica contro la religione e la filosofia bestialità degli uomini, ma serve che Circe faccia il suo incantesimo
dell’epoca. Bruno al suo compagno di cella parlerà della sua al contrario. Silenica anche Circe, sembra malvagia ma in realtà è
prospettiva religiosa al tempo del convento con la prospettiva benefica, essendo riuscita a mostrare quali sono veri uomini e
erasmiana. Quando era giovane rifiutava la ritualità compiendo dunque una demistificazione.
concentrandosi sulla spiritualità, quindi erasmiano, ma entrato in 38
convento si allontanerà anche da essa. Legge le opere proibite, Bruno si presenta come un Sileno egli stesso. Nell’Ombra delle idee
commentate da Erasmo. Bruno si forma dunque in strettissima introduce la figura di Mercurio come messaggero della verità. Gli
connessione ad Erasmo. Egli servirà a declinare ed assumere il tema dèi inviano periodicamente delle figure che aiutano gli uomini a
e gli autori della decadenza (pedanti come grammatici, monaci individuare la svolta possibile per tornare all’orizzonte della verità. Il
anticristiani, asinità). Al di là del tema abbastanza tradizionale dei destino di questi Mercurio è quello di essere isolati e male accolti:
vizi della Chiesa, Bruno sviluppa secondo una direzione autonoma l’immagine che Bruno ha di sé è quello di un portatore di verità che,
proprio il tema del rovesciamento degli ordini del mondo e del nuotando contro corrente, viene costantemente rigettato e
primato della follia. La religione è considerata tale ma è in realtà allontanato. Il Mercurio è un Sileno di cui gli uomini non sono capaci
una follia. Lo fa sviluppando in massimo grado l’elemento della di cogliere il messaggio profondo. Bruno gioca con le immagini
silenicità, più di quanto abbia fatto Erasmo. Un impiego dunque letterarie, e troveremo tantissimi riferimenti a sé stesso nel corso
vago e ad ampio raggio della figura del Sileno. delle sue opere, a partire dalla sua figura esteriore: ometto piccolo,
gesticolante, con un nome più lungo della sua persona. Bruno ci
I Sileni a rovescio contemporanei hanno aspetto d’uomo ma gioca per opporre il suo orizzonte di verità alla scarsa gradevolezza
celano dentro di sé una bestia. È giusto che un’anima bestiale viva del suo contenitore.

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Il De Immenso si conclude con questo autoritratto: non è nell’epoca storica: è il cristianesimo il vero luogo della
corruzione e della decadenza. ritornare al messaggio evangelico
Silenico in sommo grado, non mi presento
non è la soluzione, ma è proprio il luogo del problema:
come un poeta dalle labbra melliflue, non recuperando il modello di Erasmo, Bruno lo porta sul suo terreno. Le
sono elegante ed attraente … sono brusco, due figure attraverso le quali Bruno irride, censura, ridicolizza la
irsuto, aspro. Sarò colui a cui non mancano le figura di Cristo sono Orione e Chirone. Con Chirone, il centauro
castagne e ha abbondanza di formaggio. Il pedagogo, Bruno ridicolizza il dogma della divina umanità di Cristo;

suono della mia zampogna risuona tuttavia in con Orione, il gran cacciatore, attua il completo rovesciamento
degli insegnamenti evangelici.
alto e da lontano e riempie la pianura per un
largo tratto. Io voglio rimanere come sono.

C’è una forte insistenza sul rapporto tra dentro e fuori, che Bruno
Lezione XV
Anticipiamo qui, in un gioco che alterna Bruno ed Erasmo, i temi
rivendica nella sua durezza.
che ritroveremo affrontando Bruno. Il rapporto di Bruno con quella
Oltre alla sua figura, silenica è la sua scrittura, che tanto per Bruno figura centrale nella definizione della religione cristiana, nel 39
che per Erasmo è un problema filosofico e non solo estetico. La rapporto con le altre religioni dell’antichità, si configura come una
scrittura ha a che fare con la dimensione della verità. Nello Spaccio sorta di corpo a corpo. La parte dedicata alla figura di Cristo e alla
ci dice che l’apparenza di quel testo sarà colta dalla moltitudine e dottrina trinitaria è la parte più corposa del processo
di essa si burlerà; tuttavia il testo è silenico, e la moltitudine coglierà dell’Inquisizione, essendo il nucleo fondamentale rispetto al quale
solo la dimensione esteriore, ironica e istrionica, rinunciando al si può rivolgere accusa a Bruno. Da subito possiamo dire che egli è
tesoro della Bontà e della Verità. Ci sono in azione dei Sileni a fortemente antitrinitario, e lo dice subito. Egli ne ha dubitato fin dai
rovescio: il testo e l’operazione di Bruno è il Sileno erasmiano, 18 anni, per motivi più filosofici che religiosi: tra la sostanza divina e
mentre tanti altri lavorano consapevolmente per costruire una infinita e finita e umana non c’è proporzione alcuna. Pensare la
gabbia di ignoranza. Non c’è nel testo di Bruno nessuna parola trinità significa bestemmiare Dio. A questo proposito, i compagni di
oziosa: c’è sempre da cogliere e dissotterrare cose di non mediocre cella di Bruno aggiungeranno variazioni non positive. Questa
importanza, e forse là dove meno appare. Nello Spaccio c’è caratterizzazione di Bruno che dice tante bestemmie è presente
l’annuncio di coloro che sono più pericolosi, e soprattutto Cristo: il anche nella prima denuncia ad opera di Mocenigo. Secondo
grandissimo Sileno a rovescio. La radice profonda della decadenza Bruno non può essere uno e trino, che invece è unico e

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semplicissimo. Se egli non fa parte della natura di Dio, Cristo non La seconda figura è quella del grande cacciatore Orione in cui non
potrà essere altro che un impostore, mago, dissimulatore. Infine, è in discussione la natura di Cristo, ma il suo insegnamento. Qui,
non solo non è figlio di Dio, ma Cristo è anche mediocremente meglio che in Chirone, si dimostra la figura di Cristo come Sileno a
uomo: l’uomo in cui si sono manifestate le peggiori fragilità umane. rovescio. Un uomo vile, un furfante mascherato, si maschera da
Temere per la propria sorte significa da parte di Cristo non aver divinità e procede a danno degli uomini. Mascherato e incognito
compreso nulla del come dobbiamo pensare Dio. Questa figura è ottiene la piazza e viene asceso a livello della divinità, e in seguito
dunque lontanissima al modo in cui la figura di Cristo era stata molti saranno vituperati in nome di lui. Gli uomini sono stati accecati
pensata. In Ficino è il garante dell’elevazione dell’uomo, in Erasmo da questo presunto messaggio. Questo Orione compie dei miracoli,
il simbolo del messaggio della salvezza. Per Bruno è totalmente dei prodigi, dei fenomeni eccezionali, riesce a camminare sopra le
altro. onde del mare senza bagnarsi i piedi, e a partire da questa natura
miracolosa potrà fare tante altre gentilezze. Il concilio sceglie di
Nello Spaccio ci sono due figure, con le quali viene presentato
mandarlo fra gli uomini, per far credere agli uomini tutto ciò che gli
Cristo come il Sileno a rovescio per eccellenza. Nello Spaccio
pare e piace, che ciò che secondo la ragione sembra buono è in
avviene un concilio in cui gli dèi tentano di riformarsi per evitare la
realtà insensato, che la natura è una puttana bagascia. I cristiani
decadenza e lo fanno sistemando le costellazioni. Chirone è una 40
adorano escrementi di un corpo inanimato, un cadavere
figura sapienziale, centauro, introdotto nel concilio da Momo:
circonciso inutile da vivo e ancor più da morto.
viene presentato come un uomo innestato in una bestia. Cosa
dovremmo fare di una figura simile? La discussione su Chirone Bruno chiama la natura primogenita: rifiuta la mediazione della
riguarda l’unione delle due nature: nell’innesto di due figure si crea figura semi umana, e la ritiene il luogo in cui si manifesta
una terza natura; tuttavia questa terza natura è qualcosa di più alto primariamente la potenza divina. Tutti pensano che Dio sia infinita,
rispetto alle singole due. Dove non c’è un uomo intero e perfetto, ma nessuno ha pensato che la sua produzione sia altrettanto
né una bestia intera e perfetta, non si può certo avere una figura infinita, utilizzando il culto della libertà e della potenza di Dio che si
perfetta, come una gamba del pantalone giuntata con una autolimita. Bruno pensa che se noi consideriamo l’universo finito
manica. La contaminazione di nature diverse non produce una questa incapacità di riprodurre l’infinito retroagisce sulla causa,
divinità. Giove approva i l ragionamento, sostenendo che dietro quindi su Dio, che deve dunque essere inteso come non infinito. La
ciò c’è un mistero che non va compreso ma assecondato. Momo natura è dunque lo specchio dell’infinità di Dio senza riserve.
crederà a ciò solo per compiacere Giove. L’universo è l’unica espressione adeguata di Dio e non ha bisogno
di mediazione. Un uso del vocabolario teologico dunque che viene

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completamente stravolto. L’universo non solo è un essere dotato di Spaccio come opera di verità e semplicità che rovescia le cose
anima, ma è l’essere primariamente animato. La natura non è riallineando, attraverso un linguaggio limpido e diretto le cose. Qui
dunque una puttana bagascia ma l’unico luogo possibile dove si le cose saranno dirette; le opere eroiche degli uomini
può trovare il divino, come sapevano benissimo le religioni presunte continueranno a essere tali, non verranno confuse con la vanità. La
idolatriche, capaci di cogliere il divino nella natura. Tutti gli virtù è pubblica e non è privata; la fede senza discernimento non è
insegnamenti di Orione-Cristo sono insegnamenti rovesciati, un sapienza; pervertire la legge naturale non sarà considerata opera
Sileno a rovescio. di religione. Lo Spaccio è un’opera che rimette le cose al loro posto.
Qui Giordano parla per volgare e dà il proprio nome alle cose, e
Una parte notevole di queste affermazioni rovesciate, nota
non dice che ciò che rende la natura degna e operativa è cosa
Ciliberto, sono tratte da Lutero: Orione è dunque un luterano. Il
vergognosa. Chiama pane il pane e vino e il vino. Il rovesciamento
cristianesimo è una religione che nasce decadente e Lutero ne è
viene meno e si stabilisce il corretto collegamento tra una cosa e il
la massima deriva perché valorizza gli aspetti più oziosi, più
modo di dirla, identificarla, pronunciarla.
concentrati sul rapporto interiore tra l’uomo e Dio, mentre Bruno
invita ad operare. Lutero e Paolo sono i luoghi più bassi di una
religione che nasce corrotta. Lezione XVI 41

Con i suoi spettacoli Orione convincerà gli uomini che ogni prassi Incontro su Maschera, dissimulazione, follia con laura Carotti
propria degli uomini non è altro che pazzia. La follia presunta di
coloro che si contrappongono a Orione è invece la follia del
Lezione XVII
Cristianesimo, la follia di far credere che le cose sono esattamente
Lo Spaccio è ad un tempo un testo Silenico, occorre andare al di
contrarie alla verità. Che ogni virtù non sia che un idolo e che la più
sotto di questa superficie per scoprire un orizzonte di verità in cui
bella scienza del mondo sia l’ignoranza: qui ci colleghiamo
vengono rovesciate le cose del tempo. La Riforma, incentrata sul
direttamente all’elogio della follia. L’ignoranza come il luogo di una
rapporto intimo dell’uomo con Dio, è il punto più basso di una
sapienza divina. Per Bruno l’ignoranza è ignoranza e resta tale.
religione per Bruno già decadente. Non è un caso che Lutero, non
Rovesciamento del rovesciamento nella costruzione della dottrina
come figura storica ma come insieme di significati, sia il bersaglio
cristiana: la dottrina di Cristo allontana gli uomini della verità.
principale dello Spaccio della Bestia Trionfante.
Bruno rivendica in questa premessa all’architettura dello Spaccio
di fare un’opera di verità. La verità è sepolta e va dissotterrata.

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STORIA DELLA FILOSOFIA A

L’elogio della Follia l’intera vita rendendola sostenibile, accettabile, attenuando


quanto connesso alla dimensione del dolore.
(Lettura capitoli 5 e 29. Appunti sul libro.)
(Lettura di 11)
Anche l’Elogio della follia è un testo profondamente silenico, che
va letto esattamente secondo questo modello. È un’opera molto C’è una connessione stretta tra la follia e la nascita della vita. Il
costruita, retorica, basata su modelli antichi di elogi di cose strane sesso, la vitalità, l’elemento riproduttivo, ha un tratto di follia. Non
e bizzarre. Una veste elegante e letteraria retta profondamente solo nel generarsi, ma anche nel rendersi legame (il matrimonio) ha
attuale per quanto riguarda i contenuti. Un interlocutore bisogno della follia, intesa come impulso di coraggio nel prendere
fondamentale è Thomas More, al quale Erasmo, giocando sul questa strada. Per vivere dobbiamo avere una consapevolezza
cognome, dedica questo testo. Il testo è molto più succoso delle leggera e folle dei legami e la capacità di non assumere
opere tetre e solenni delle opere di altro livello. Un elogio della follia costantemente la gravità della vita, altrimenti non andremmo
dunque fatto in modo non troppo folle, che mira più a divertire che avanti: potere soprannaturale dell’oblio. Anche la forza dell’amore
a mordere. è vana senza questa dimensione. Dall’orizzonte della follia dunque
dipende chiunque: i filosofi e anche i monaci.
La prima follia (6) è quella degli oratori di utilizzare un linguaggio 42
erudito e retorico, mirato alla meraviglia e non al significato. Questo In queste prime battute i registri si intrecciano ed Erasmo delinea
luogo, apparentemente leggero, è un passaggio fondante non subito i suoi obiettivi polemici.
solo della critica erasmiana della generazione del modello
(Lettura di 12 e 13)
umanistico (modello del pedante e del sapere autoreferenziale)
ma anche per il topos della critica alle degenerazioni. Anche l’atteggiamento di tenerezza e indulgenza nei confronti dei
bambini assume la forma di follia: se essi sono leggeri infatti, nel
La follia regge il mondo degli uomini ma non solo: anche il mondo
mostrar loro amore ci mostriamo attratti dalla follia. Il legame tra
delle divinità. Vedremo la genesi della follia dalla testa di Giove,
giovinezza e follia tende a declinare nel suo contrario, ovvero la
che ha lo statuto di una divinità minore con delle caratteristiche
vecchiaia molesta, odiata dagli altri e da sé stessa. In quanto tale
precise: leggerezza, irrazionalità, divinamente potente. C’è una
sarebbe assolutamente insopportabile perché priva del
presenza operativa della follia nel mondo degli uomini: essa è infatti
collegamento con la dimensione della follia. Invece anche la
all’origine della vita. È un principio divino che ci costituisce e fa
vecchiaia è resa sopportabile dalla follia. Essa infatti la riconduce
parte delle dinamiche stesse per cui la vita si produce: l’attività
all’infanzia. È una forma di oblio, benefica regressione alla
sessuale e l’attrazione rimandano alla follia. Inoltre accompagna

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
dimensione dell’infanzia che è sollievo dal dolore della morte. Il punto su cui chiudiamo tuttavia è meno leggero: quello della
Vecchi e bambini riconoscono questo collegamento, infatti si presenza della sventura nella vita dell’uomo. Proprio a causa di
piacciono reciprocamente. esse si rende necessaria la follia: per chi fosse troppo sapiente, la
vita risulterebbe insostenibile.
I vecchi rifluiscono leggeramente, con infantilità, dalla vita alla
morte: secondo Montaigne ciò è un capolavoro della vita e un
capolavoro della morte, far rifluire la prima nella seconda senza Lezione XVIII
sofferenza. Ciò è assolutamente un dono. È un equilibrio di fattori che dobbiamo tenere sempre presenti, sono
(Lettura di 14) molti i fili che si intrecciano come vediamo da questi paragrafi. Qui
Erasmo tratta della presenza della follia nella vita umana, anche in
Ci sono tanti modi di essere vecchi, oltre alla vecchiaia, ad rapporto alla presenza della sventura. Fin da subito infatti la vita
esempio i filosofi. Essi sono già vecchi da giovani perché la dell’uomo si presenta come dolorosa e pesante. Se è pur vero che
preoccupazione ininterrotta prosciuga il palpito vitale. I matti al gli uomini non hanno colpa della loro sventura, la sapienza non è
contrario sono sani e non avranno problemi nella vecchiaia. La la risposta più giusta per colmare quest’orizzonte di fatica e
follia trattiene la giovinezza e respinge la vecchiaia. Essa può sofferenza. Essa porta infatti quasi necessariamente alla rinuncia 43
restituirla addirittura. Follia è presente nel circuito stesso della vita. alla vita. Grazie alla follia invece aiuta gli uomini a tollerare la
(C’è un altro luogo in cui Erasmo irrobustisce e contempera pesantezza della vita attraverso: ignoranza, avventatezza, oblio,
quest’affermazione: anche non assumere la propria età è una speranza, piacere. Ciò avviene al punto che spesso spiace agli
forma di follia). Ogni passaggio gioca tra una dose di follia uomini lasciare la vita.
necessaria ad una deriva di essa: dalla normalità alla ridicolezza.
La follia rimane comunque inevitabile per l’uomo. La follia come principio di vita ci accompagna per tutta la vita fino
a renderci quasi intollerabile la prospettiva della morte. È facile
(Lettura di 16) vedere infatti vedere vecchi tentare di sentirsi e mostrarsi giovani. Il
Nella vita si ha una maggioranza di passione rispetto alla ritorno positivo della vecchiaia all’infanzia, per mezzo della follia,
razionalità: siamo quantitativamente strutturati per seguire la follia può facilmente estremizzarsi in una forma di ridicolezza. Nella loro
piuttosto che la ragione. ridicolezza tuttavia, i vecchi che cadono in questo rischio, sono
felici, e ciò non è forse poi da condannare. In ogni caso, perfino
(Lettura di 31 e 32) giudicando, i folli rimarrebbero indifferenti. Il punto di riferimento di
questa follia in misura minore quello del giudizio degli altri, ed essa

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diviene liberazione dalla maschera, dalle aspettative che gli altri della vita che va risarcita. L’eleganza nell’operare è il primo punto
ripongono in noi. Gli insulti offendono nel momento in cui sono di ogni opera, e non solo di quelle d’arte. Eleganza significa saper
sentiti, mentre avvolti dalla follia sono del tutto inoffensivi. stare nel proprio ruolo, e per farlo è necessario essere a posto con
sé stessi. Ciò non può comunque darsi senza la collega di Follia
Il controcanto è ovviamente la voce di coloro che sono stati
“Amore di sé”, che sostituisce la prima in ogni circostanza. Le cose
chiamati in causa: i filosofi. Essi dicono che essere vittimi della follia
non sono come sono, ma come questa incompiuta accettazione
è una sventura. Questo è però un’assunzione dell’uomo: perché
di sé le rende: chi è eloquente sembrerà muto, se non piacendosi
dovrebbe essere sventura se non è altro che la condizione
non canterà. Follia è piacersi ma è anche non piacersi e sembrare
dell’uomo. La follia è infatti l’orizzonte della specie, e sarebbe folle
dunque un muto seppur essendo eloquente. Di nuovo si ha la
voler essere ciò che non si è. Se all’uomo fossero necessarie le
doppia faccia della follia, come normalità e come deriva. Anche il
scienze, la natura gliele avrebbe assegnate: esse furono escogitate
patriottismo è una forma di follia. Dove la natura ha scarseggiato
da un genio ostile agli uomini, e sono inutili oltre ad ostacolare la
coi doni, interviene Filautia, ovvero l’amor proprio.
vita dell’uomo. Le scienze si sono infiltrate nella vita umana per
mano di demoni. Si ha dunque un’esaltazione della semplicità, Tutto si sostanzia di quest’elemento di auto-accettazione, follia più
dell’età dell’oro. Indagare cosa ci fosse sopra i cieli era una forma o meno dichiarata. Parliamo adesso dei rapporti personali. 44
di demenza. Ma l’età dell’oro si è conclusa: nelle arti si manifesta
(Lettura di 20 e 21)
una dimensione demonica. Ad esse sono state aggiunte
l’astrologia, la grammatica, che da sola basta per straziare una vita Quanti dissidi si avrebbero in un rapporto se questo non fosse
intera. Lo sguardo non è dunque volto al progresso ma alla costellato di elementi di follia come l’adulazione, la sopportazione,
condizione naturale dell’età dell’oro. lo scherzo, la finzione. Essi sono correttivi, regali della follia, che
rendono possibile la durata del rapporto. È la follia che rende la
(Lettura di 22)
moglie piacevole al marito e viceversa. È una maggior fortuna non
La follia è necessaria anche per l’accettazione di sé. Nessuno può conoscere l’adulterio che fare indagini gelose e rendere tutto una
guardare benevolmente gli altri senza amare sé stesso. La natura tragedia. La follia impasta dunque i rapporti personali e sociali.
ha inoculato nello spirito dei mortali un giudizio severo, di
(Lettura di 37 e 40)
insoddisfazione, nei confronti di sé stessi e l’adirazione con gli altri.
Lo sguardo severo che non assolve sé stessi si tramuta nell’invidia di Alla figura e alla sorte dell’idiota è corrisposta quella del sapiente.
ciò che gli altri hanno e noi no. Ciò è una perversione del senso La scelta della figa della vita è in qualche modo presentata come

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
la scelta della filosofia. Quando il sapiente, sempre tanto vicino alla
morte, muore, poco importa, perché non ha mai vissuto.
Lezione XIX
(59) In questo passo Erasmo contrappone al cristianesimo della sua
Cosa c’è di più folle ma considerato beato di quanti si aspettano epoca con quello che dovrebbe essere.
una beatitudine sterminata recitando i versetti quotidiani? La vera
follia è questa, come quando una regione rivendica per sé un Vediamo adesso l’ultima declinazione della follia. Dopo aver
santo a cui poi viene assegnata una sfera d’azione e un rito parlato della presenza della follia nella vita umana, Erasmo mostra
particolare. diversi tipi di follia contemporanea. Il testo diventa serio, assume un
rigore e una forza che non avevamo ancora trovato. Si intreccia
(45) La condizione dei folli è dunque preferibile rispetto a quella dei puntualmente con una serie di richiami puntuali al testo sacro.
sapienti. Erasmo recupera quei luoghi di Paolo della I lettera ai Corinzi per
(35) Rispetto alla condizione dei folli viene proposto l’attributo contrapporre la follia della sapienza umana, la follia della carne, la
dell’innocenza. In questo caso Erasmo sottrae i folli all’orizzonte follia della mondanità, alla follia del testo sacro. Egli parla di follia
della follia: essi non conoscono le favole dell’al di là. Sono meno della croce: folle perché totalmente eversiva dei valori, in grado di
folli dei folli, non sono straziati dai mali di questa vita. Poiché cambiare la scala delle priorità. Citando Paolo, Erasmo dice che il 45
raggiungono l’incoscienza non possono peccare, come messaggio della croce è follia per coloro che ne sono lontani. I folli
sostengono i teologi. Essi sono un dono della compassione degli dei sono sempre piaciuti a Dio. C’è quindi tutto un blocco del testo che
per rallegrare la durezza della condizione umana. interpreta tutta la vita di Cristo sotto la specie della follia, pur
essendo la sapienza del Padre infinita. Rispetto alla sapienza
➢ (49) Grammatici: specie umana più odiosa se follia non ne mondana, il messaggio evangelico è effettivamente follia.
alleviasse il disagio. Rimangono prigioniero del mondo di
parole, la loro massima esaltazione è trovare una paroletta (65) Anche fra gli animali bruti piacciono a Cristo quelli che sono
strana. più lontani dall’astuzia. Pecora invece, usato per definire i folli e i
➢ (52) Filosofi: pensano di poter accedere ai segreti della tardi, è usato da Cristo per indicare i suoi seguaci, e lui stesso si è
natura mentre questa se ne ride. compiaciuto del titolo di “Agnello di Dio”. La conoscenza è il veleno
➢ (53) Teologi: nuocciono alla dottrina che dovrebbero della felicità: una ignoranza evangelica, positivamente connotata,
interpretare. L’autentico messaggio di Cristo è invece è del tutto contrapposta al sapere del mondo. Allo stesso modo la
considerato follia. ricerca del perdono e della redenzione è una forma di follia, per il
saggio che invece non conosce perdono. Questa forma positiva di

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follia è la chiave, la proposta che Erasmo fa per rimediare alla crisi (67) Nella beatitudine terrena lo spirito assorbirà il corpo, e gli sarà
del suo tempo. Se la Chiesa è un Sileno a rovescio, occorre ristabilire tanto più facile quanto nella vita si sarà abituato a questo percorso;
l’ordine della verità. La pratica che Erasmo invita a fare in e lo spirito sarà infine assorbito dalla Mente suprema. Qui è
quest’ultima parte è diventare contemplatori dell’invisibile, cambiato radicalmente il tono, che va in una direzione
collocarci in una dimensione religiosa tutta spirituale. Occorre estremamente seria. Questo tipo di felicità sarà completa quando
liberarsi dai fardelli inutili. gli spiriti avranno ripreso i corpo e riceveranno il dono
dell’immortalità.
(66) Erasmo ci invita ad abbandonare la cultura. La felicità
ricercata dai cristiani è essa stessa follia: cercare il primato L’esperienza mistica reca con sé un elemento di alienazione e
dell’anima, che è però per sua struttura vincolata al corpo. L’anima mancanza di consapevolezza, ma è qui che sta la beatitudine,
viene detta sana finché usa rettamente gli organi corporei, ma nel descritta sul modello di Paolo. Il testo si chiude dunque con
momento in cui cerca di affermare sé stessa, viene detta pazzia. un’esortazione alla follia della croce.
Qua Erasmo sta giocando sull’alienazione, di chi non si riconosce
(Esempi di altri testi sulla follia: Ortensio Lano, Ariosto. Tema della
nel proprio corpo cercando di innalzarsi. Qua non stiamo parlando
libertà del pazzo)
di una malattia, ma di un percorso. Questo genere di persone arriva 46
esattamente dove vuole arrivare, poiché la mente, libera dal (Lettura di Ortensio Lando, Paradosso V)
corpo, inizia ad esplicare la sua forza naturale. La condizione del
(Cornelio Russo, orazione inaugurale del Concilio di Trento lo
cristiano contemplativo è simile a quello dei moribondi: collocarsi
rende famoso)
sul confine tra la vita e la morte, tra la materia e la pura spiritualità.
Quando ciò accade è una pazzia di genere diverso, ma così simile Giordano Bruno
a quella organica, che spesso viene giudicata univocamente. I
La prima opera di Bruno è una commedia, il Candelaio. Qua
pazzi religiosi sono come gli uomini della caverna platonica, che
comincia ad essere affrontato il tema della follia. La commedia è
ritornando nella realtà cercano di far luce sulla verità ma vengono
interessante anche dal punto di vista filosofico. Si ha un continuo
allontanati come deliranti. Ognuno è folle a giudizio dell’altro.
passaggio da un estremo all’altro: qua emerge infatti per la prima
Il volgo umano ammira le cose quanto più sono materiali, mentre i volta il tema della vicissitudine. Solo in apparenza dunque l’opera
pii si astraggono nella contemplazione dell’invisibile. è leggera e divertente. È dedicato alla Signora Morgana B. questo
testo è un elemento di vendetta contro coloro che avevano
osteggiato la sua filosofia, ma c’è una sorta di risarcimento del

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
tempo: tutto sta nel ritorno del movimento del tempo, che toglie e ➢ Una vicenda amorosa
dà. Ovunque Bruno sia collocato, se è vera la filosofia del ➢ Una vicenda che ha che fare con l’avarizia
mutamento, non è importante dire dove sia: se è nella notte, ➢ Un pedante
basterà aspettare che sia giorno. Tutto prima o poi arriverà, e in
Queste tre storie si intrecciano
questo caso la vendetta che Bruno aspetta.
tra di loro, e l’autore prova a
Nella commedia non c’è un prologo vero e proprio, ma un anti smascherare l’intreccio e a
prologo, un pro prologo ecc.… Il testo viene infatti presentato renderne conto.
come innovativo rispetto al genere. L’autore del testo a cui nessuno
Questo padre Adamo è
vuole fare il prologo viene presentato così:
un’immagine che fa sorridere,
L'autore, di voi lo conoscete, direste ch’ave ma dietro la quale sta
una fisionomia smarrita: par che sempre sii in un’intenzione forte. Il tema della
nudità di questa prospettiva è
contemplazione delle pene dell’inferno, par
ciò che nel sapiente furore
sii stato alla pressa come le barrette: un che 47
viene definito una sorta di
ride sol per far comme fan gli altri: per il più, lo grado zero della corporeità.
vedrete fastidito, restio e bizzarro, non si
contenta di nulla, ritroso come un vecchio
d’ottant’anni, fantastico com’un cane ch’ha
Lezione XX
L’ironico riferimento alle muse dei poeti del tempo che nuotano,
ricevute mille spellicciate, pasciuto di cipolla.
invece che nell’ambrosia, in un brodo grasso. C’è il riferimento
Questo è uno degli autoritratti di Bruno più intenso. Egli si presenta rispetto alla cultura del tempo. È un componimento fortemente
come lontano dalla società, con un’individualità complessa e ironico e satirico, tanto che la nudità di Bruno rispetto alla capacità
profondamente diversa. Egli è un uomo non comune e non di comporre viene rovesciata in un qualcosa d’altro. Questa nudità
desideroso di esserlo. è rivendicata al padre Adamo. La condizione del paradiso terrestre
è di inerzia, ozio, passività, e ciò non potenzia le facoltà dell’uomo,
Bruno parla a riguardo della commedia di tra filoni che si
che diventano tali con l’uscita dal paradiso. Anche in questo
intrecciano:
contesto il riferimento alla nudità di Adamo è utilizzata in maniera

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
polemica e eversiva e allo stesso modo quella nudità non rimanda quindi il lessico e gli esempi di carattere basso e escrementizio non
soltanto a sé stessa. Come ha mostrato Ciliberto, c’è una sono una concessione che Bruno fa al sorriso: hanno un significato
contrapposizione in funzione silenica della cultura del tempo con teorico ben preciso, ovvero quello del denudamento e dello
questa nudità tanto fortemente esibita. Abbiamo visto che Erasmo smascheramento. Giochiamo ancora sull’opposizione tra essere e
ha detto che L’elogio è un testo che va aperto, ed è legittimo apparire.
considerare anche il Candelaio come un testo dello stesso genere.
Ecco vergato in carte, rinchiuso in libri, messo
Un vocabolario dunque molto consapevole che enfatizza la falsità
e la miseria di questa cultura che non ha niente più da dire. avanti gli occhi ed intonato a gli orecchi un
Ciliberto ci invita a leggere la nudità in maniera complessa: i vestiti rumore, un strepito, un fracasso d'insegne,
non sono le braghe, ma gli orpelli di cui la società si imporpora. d'imprese, de motti, d'epistole, de sonetti,
Rispetto agli uomini vestiti del tempo, la nudità è una scelta d'epigrammi, de libri, de prolissi scartafazzi,
alternativa. Montaigne nella prefazione ai suoi saggi dice che de sudori estremi, de vite consumate, con
avrebbe potuto mostrarsi nudo solo se non fosse stato un
strida ch'assordiscon gli astri, lamenti che
gentiluomo francese ma un selvaggio, ma che invece rimarrà in
fanno ribombar gli antri infernali, doglie che 48
mutande. Rimane un passo indietro rispetto ad un’autenticità
completa, che forse solo i contemporanei del Nuovo Mondo fanno stupefar l'anime viventi, suspiri da far
possono permettersi. La cultura è già a un livello di sofisticazione exinanire e compatir gli dei, per quegli occhi,
che non permette più il completo denudamento. Bruno sostiene per quelle guance, per quel busto, per quel
invece che la nudità serve, e diventa demistificazione dei costumi bianco, per quel vermiglio, per quella lingua,
e della cultura del proprio tempo. Questa è dunque una nudità per quel dente, per quel labro, quel crine,
reale, non dell’anima; e quindi il corpo nella sua concretezza e
quella veste, quel manto, quel guanto, quella
anche nella sua volgarità. Gli aspetti più crudi della corporeità sono
scarpetta, quella pianella, quella parsimonia,
un grimaldeido funzionale ad entrare in contrasto con la cultura del
tempo. Le due parti del corpo meno nobili sono radicalmente vitali: quel risetto, quel sdegnosetto, quella vedova
quella dell’evacuazione e quella della riproduzione. Tutto fenestra, quell'eclissato sole, quel martello,
l’immaginario petrarchesco è il segno di un linguaggio totalmente quel schifo, quel puzzo, quel sepolcro, quel
astratto e privo di presa sulla realtà. Quindi cultura pedantesca, cesso, quel mestruo, quella carogna, quella
cultura petrarchesca, da un lato e dall’altro primato della vita. E febre quartana, quella estrema ingiuria e

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
torto di natura, che con una superficie, salda ed occhii in atto di una modesta altiera
un'ombra, un fantasma, un sogno, un Circeo circumspezione.
incantesimo ordinato al serviggio della
La materialità del corpo e dei suoi umori contrapposta all’altezza di
generazione, ne inganna in specie di questa tradizione. Questi autori propongono principi oziosi, tessiture
bellezza. deboli, presupposti falsi e un lessico dell’alienazione e della follia.
Questa apparenza letteraria è una forma di alienazione.
Questo violento rovesciamento di segno ha un suo perché.
Esattamente come in Erasmo un giudizio rispetto alla cultura del
Tanto che io, con servir simil canaglia, ho proprio tempo che insiste su alienazione, turbamento, insensatezza,
tanta de la fame, tanta de la fame, che si come manifestazioni di follia. Nell’amore coltivato dai
me bisognasse vomire, non potrei vomir altro contemporanei di cui reca traccia anche il Candelaio, viene
tradotto in sospiri ma anche in sbadacchiamenti, rizzamenti e un
ch’il spirto; si me fusse forza di cacare, non
cuore arrostito.
potrei cacar altro che l’anima, com’un
appiccato. In conclusione, io voglio andar a Vedrete in una di queste femine sguardi 49
farmi frate; e chi vuol far il prologo, sel faccia. celesti, suspiri infocati, acquosi pensamenti,
terrestri desiri e aerei fottimenti: – co riverenza
Nell’anti prologo vengono presentati i due poli del genere:
de le caste orecchie – è una che sel prende
femminile e maschile. In quest’ultimo vediamo un altro tipo di
polemica: quella anti-pedantesca (Pp. 16-17). con pezza bianca e netta di bucata.

Quanto ben dimostrano che essi son quelli soli Una commedia che ha come oggetto chiave i gloriosi frutti di
pazzia, che si declinano nelle tre facce che abbiamo visto.
a’ quai Saturno ha pisciato il giudizio in testa,
le nove damigelle di Pallade un cornucopia Bruno presenta il pedante grammatico, Manfurio, come vittima di
di vocaboli li han scarcato tra la pia e dura un furto. Egli chiede aiuto con termini eruditi e nessuno comprende
ciò che sta dicendo, non avendo gridato “Al ladro”. Manfurio fa
matre: e però è ben conveniente che sen
l’etimologia della parola ladro e spiega il perché non fosse
vadino con quella sua prosopopeia, con
appropriato: fur corrisponde invece perfettamente a quel tipo di
quell’incesso gravigrado, busto ritto, testa

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
azione. Il volgare è costruito sul latino ed è dunque incomprensibile. I savi vivono per i pazzi, ed i pazzi per i savii. Si
Tutti pensavano che parlasse col ladro piuttosto che con i presenti. tutti fussero signori, non sarebbono signori:
Questa scena, quella più chiara forse di una banalissima azione cossí, se tutti saggi, non sarebbono saggi, e
quotidiana rispetto alla quale Manfurio non è in grado di agire. Una se tutti pazzi, non sarebbono pazzi. Il mondo
lingua sofisticatissima, con riferimento alla dignità e autorevolezza sta bene come sta.
del letterato, che è però del tutto priva di realtà e quindi alienante.
Quest’analisi della follia si rivela tuttavia più complessa di quanto
I tre protagonisti sono tre forme della follia contemporanea, che non lo sia in apparenza. Se noi vediamo tutto il luogo in cui Vittoria
non saranno vittoriose in nessun caso, e quindi una commedia che parla agli spettatori.
scardina il modello tradizionale del lieto fine e della ricomposizione
dell’ordine stravolto. Vittoria ci mostra una
prospettiva disincantata
C’è un personaggio che in qualche modo è fuori scena, quella del della vita, e fortemente
pittore Gioan Bernardo, a cui Bruno affida le proprie riflessioni. autoreferenziale. Il mondo
Queste sono amare, disincantate, e talvolta mostrano come come composizione della 50
giustificate quelle persone che vivono nella pazzia. diversità è in realtà il mondo
Quanto è presente il lessico della follia in questo testo? Potremmo in cui, cinicamente, ospita
moltiplicare facilmente le citazioni. C’è un uso della lingua molto chi inganna e chi si fa
popolare e proverbiale, orizzonte di una sapienza che fa riferimento ingannare. La citazione
a quella corporeità greve ma anche alla saldezza in un mondo precedente dunque,
statico. contestualizzata, ci mostra
che Vittoria non si pone in continuità con l’autore.
L’amore di Bonifacio che si innamora di una prostituta, è una forma
di pazzia. Vittoria, la prostituta, è altrettanto consapevole della La commedia della follia è risolta dai furbi, da chi sa approfittare
pazzia di Bonifacio, che pensa di essere amato per i suoi occhi che delle situazioni. Ciò fa pensare ad un mondo abbandonato a sé
non possano esserci altri motivi per cui lei lo vuole (i soldi). Bonifacio stesso e alla follia.
nella sua pazzia può essere sia buono, che cattivo, che indifferente. Questo è il modo in cui Bruno esordisce rispetto al tema della follia.

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
fare con Machiavelli, ed altre che rimandano ad orizzonti più
Lezione XXI complessi come quello della sapienza egiziana.

De la Causa Per Bruno la Riforma rispecchia la decadenza della decadenza, e


Vediamo come Bruno affronta il tema della pazzia nei Dialoghi dunque un ultimo tentativo di rimediare ad una religione già
Metafisici (distinzione di Benedetto Croce), in cui mette a fuoco i decadente. Lutero costruisce una moralità sbagliata e pericolosa,
nuclei fondamentali della sua filosofia, come il concetto di infinito. anche politicamente, avendo portato alle guerre di religione. Alla
È un Bruno che presenta la sua filosofia in un ambiente di altissimo fine dello Spaccio Bruno recupera il tema evangelico delle
livello: egli infatti pur essendo una figura bizzarra, era assolutamente beatitudini, insieme a quello erasmiano, e si rivolge ad Elisabetta I e
capace di individuare interlocutori politici di rilievo (entra in Carlo di Valois perché accolgano la sua prospettiva di riforma.
contatto con letterati e politici di primissimo livello). Non è capace
in realtà a reggere il confronto con questi, e quindi quasi sempre La Cabala è la manifestazione dell’amarezza per il rifiuto di
rompe e se ne va. A Londra, in questi anni, viene da un lato Elisabetta I alla nuova prospettiva bruniana. Vediamo il primo
illustrando e dall’altro chiarendo se non costruendo i nuclei punto che definisce una cornice attraverso il quale Bruno interpreta
fondamentali della sua filosofia. Scrive la cena delle Ceneri, De la follia.
51
l’infinito (cosmologia), e de la causa, dove spiega la sua adesione La pazzia come pedanteria, complicando la figura erasmiana del
all’eliocentrismo copernicano secondo la sua prospettiva. Essa è pedante, che diventa tale anche di carattere religioso. L’idea di un
proiettata in un infinito realizzato in atto, sia nell’estensione che nel rapporto diretto e immediato del credente con il testo sacro,
numero dei pianeti. dotato di autoevidenza, è un esempio di una pedanteria
Il De la Causa è il luogo in cui fonda il tema della sostanza pericolosa: si perde infatti la capacità di interpretare e cogliere
universale: di cosa è fatto l’universo e in che rapporto questo è con alcune verità contenute in metafore. Resta certamente
la sua causa. Questi testi sono il fondamento della sua riflessione, quest’elemento della pedanteria collegato tuttavia a quello
per quanto nell’ultima produzione ci sia una rinnovata riflessione. dell’ignoranza, intesa anche come rigidità rispetto alle novità.
Un’ignoranza che non è mancata conoscenza ma adesione cieca
Ci sono poi i tre dialoghi morali, lo Spaccio, La cabala e gli Eroici ad una filosofia e ad una religione che ha ormai consumato il suo
Furori. Morale va inteso come etica, percorso della conoscenza, tempo. Bruno si presenta come il protagonista di una nuova filosofia
riflessione religiosa. Lo Spaccio è fondamentale per la critica al e deve combattere contro il nocciolo duro di quest’ignoranza.
cristianesimo e per la prospettiva di riforma. Questa è l’occasione L’Inghilterra da questo punto di vista rappresenta un polo
per Bruno di mostrare le sue virtù, alcune delle quali hanno a che

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importante, in quanto concentrato di quest’atteggiamento di rinasce e va nella direzione antiaristotelica. Egli la chiama antica e
ignoranza. Nel De la causa Bruno parla di come gli inglesi lo vera, ma in realtà compie una selezione della filosofia antica:
giudichino male. Nel I dialogo fa una giustificazione di sé stesso Parmenide, Platone, parte di Epicureismo e Pitagorismo; scarta
dalle accuse rivolte al primo testo (Cena). Il fatto di essere Aristotele e la sua concezione della sostanza e dell’ente. Quindi
napoletano lo rendono privilegiato rispetto alla terra inglese. Nei Bruno portatore dell’antica vera filosofia è il sole che ha conosciuto
dieci mesi che ha soggiornato in Inghilterra molti sono stati gli però un’aurora: Copernico. Egli ha navigato faticosamente
incontri negativi. Bruno definisce i dottori di Oxford asini e cavalli controcorrente. I precursori sono Colombo e Copernico, aurore
diademati. Esso sono sileni rovesciati. La stessa Londra viene dell’antica filosofia per secoli relegata nella dimenticanza. Bruno
presentata come tenebrosa, caliginosa, malfamata e poco sicura. manifesta tuttavia il suo primato rispetto a Colombo: questo non è
I frutti di Inghilterra dal punto di vista intellettuale sono: una terra infatti solo luce, ma anche ombra. I conquistadores infatti vengono
inospitale circondato dell’oceano tormentato e pazzo. sovrapposti agli Argonauti: essi sono figure che hanno trovato il
modo di perturbare la pace degli altri, violarne la religione,
Anche la Cena è un testo da dissotterrare, qui non c’è una parola
confondere ciò che la provvida natura distinse. La natura ha tenuto
oziosa. Questo è un testo letteralmente pervaso da un lessico che
distinti i movimenti di alcuni astri come ha tenuto distinti
rimanda alla follia della cultura e terra inglese, come il rifiuto della 52
determinate aree geografiche: questa contaminazione è invece
teoria copernicana. Bruno prende decisamente posizione a
violenta. Questa somma non è stata la somma di popoli che si son
riguardo, sostenendo che quella di Copernico non è un’ipotesi e
trovati congiunti, ma ha raddoppiato i difetti: ha aggiunto i vizi della
che invece vada interpretata come la reale disposizione dei cieli.
Vecchia Europa agli eventuali vizi del Nuovo Mondo. Il Vecchio
O vi si aderisce o non si sblocca la chiusura, la follia, all’interno del
mondo propaga vecchie follie, che diventano nuove altrove, e
paradigma ormai passata.
pianta inaudite pazzie, giudicando e concludendo che è più
La prima occorrenza di pazzia ci porta in un’altra direzione: la follia saggio chi in realtà è solo più forte. La follia che viene esportata
che coinvolge la decadenza dell’intera Europa rispetto ad un sono nuove studi, nuove forme di violenza, di assassinare e
interlocutore altro e lontano, cioè del Nuovo Mondo. Il primo punto tiranneggiare l’uno sull’altro.
di confronto riguarda la follia che il Vecchio mondo rovescia sul
Una vicenda quindi e una lettura pesantemente negativa, come
Nuovo. Nel I dialogo della Cena troviamo il confronto su cui si
bilancio. Non c’è dubbio che il giudizio sia di questo tipo. Ma c’è
innesta questa posizione tra la novità portata da Colombo con le
anche la constatazione dell’errore fatale che viola ciò che la
sue scoperte e quella portata da Bruno con la sua filosofia. La
natura aveva distinto ma anche la prospettiva collocata nella
filosofia bruniana è presentata come il sole della filosofia che

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ruota del tempo e della vicissitudine. Verrà il tempo in cui quelli vedere la corrispondenza tra l’infinità della causa e quella
avendo imparato la violenza sapranno e potranno restituire dell’effetto. Gli enti sono uguali e reciproci fra sé: sono tutti fatti
all’Europa ciò che hanno a loro spese imparato. della stessa sostanza e tutti posti allo stesso livello. Viene meno il
concetto di migliore e peggiore, per quanto possiamo ragionare
Quindi questo nesso è importante: scoperte astronomiche,
sul simile e dissimile. Non solo comprendiamo, che siamo uguali agli
geografiche e filosofiche. Facendo emergere nel confronto la
altri enti che stanno negli infiniti mondi, ma anche che cosa
positività della sua scoperta: apertura metafisica che non porta
rappresenta la terra per noi: non il centro dell’universo, ma il centro
violenza e sopraffazione, ma è la cura per la pazzia del presente.
della nostra vita, luogo in cui per noi la natura si esplica. Essa ci
Bruno presenta sé stesso come liberatore, come colui che ha
alimenta e nutrisce, e dopo averci prodotti ci riaccoglie nel suo
liberato la conoscenza dal carcere violento dell’ultimo cielo. Egli
grembo. La terra dunque come luogo del movimento della
ha liberato gli uomini dalle chimere di coloro che si sono presentati
sostanza universale.
agli uomini come messaggeri di verità e hanno invece fatto l’esatto
contrario. Gli uomini sono prigionieri di un grande inganno, e questa Esistono le orbite, ma non nel senso usuale: essi sono percorsi vitali
calotta che ha chiuso gli uomini in una bolla di ignoranza, ha dei grandi animali che sono gli astri. Sono luoghi di scambi vitali tra
offuscato una luce che c’era ed era quella che aveva conosciuto di essi. Essi osservano la propria distanza perché partecipano alla 53
l’antica filosofia. Gli egizi non adoravano il coccodrillo, ma lo presenza perpetua della vita. Siamo dunque promossi a scoprire
sfolgorare della verità divina che passava attraverso di esso. Gli l’infinito effetto della causa infinita.
antichi pagani sono accusati di idolatria ma i veri idolatri siamo noi,
La divinità non è lontana da noi, non sta in un cielo in cui non viene
che abbiamo rivolto l’adorazione del divino ad una singola figura,
essere vista né pregata. Essendo noi manifestazioni della sua
mentre loro erano capaci di riconoscerla in qualsiasi luogo si
infinità, noi la possediamo dentro di noi. Abbiamo quindi Dio dentro
manifestasse.
di noi, e allo stesso modo gli abitanti di altri mondi non devono
La gerarchia dei peccati mette in primo piano il peccato pubblico, cercarla in noi, ma la hanno anch’essi dentro di sé.
che ha una rilevanza condivisa, mentre il meno grave è quello
interiore, che non ha un peso politico e civile. De Infinito
Nel prologo al testo Bruno asserisce che non dobbiamo temere che
Bruno ha dato un’interpretazione filosofica e astronomica vera del alcunché si disperda o dissolva nel nulla. Non c’è niente di male
modello eliocentrico: ciò è restituire verità e conoscenza agli che porti il bene, mentre nella mutazione perpetua la sostanza
uomini, pari a tutti gli altri miracoli. Gli occhi dei ciechi possono universale non viene mai meno. (Proemiale epistola al De Infinito)

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Questi son que' dubii e motivi, nella soluzion delli quali essi loro. Eccone, dunque, fuor d'invidia; eccone liberi
consiste tanta dottrina, quanta sola basta a scuoprir da vana ansia e stolta cura di bramar lontano quel
gl'intimi e radicali errori de la filosofia volgare ed il tanto bene che possedemo vicino e gionto. Eccone
pondo e momento de la nostra. Ecco qua la più liberi dal maggior timore che loro caschino sopra di
raggione, per cui non doviam temere che cosa noi, che messi in speranza che noi caschiamo sopra di
alcuna diffluisca, che particolar veruno o si disperda o loro; perché cossì infinito aria sustiene questo globo
veramente inanisca o si diffonda in vacuo che lo come quelli, cossì questo animale libero per il suo
dismembre in adni[c]hilazione. Ecco la raggion della spacio discorre ed ottiene la sua reggione come
mutazion vicissitudinale del tutto, per cui cosa non è di ciascuno di quegli altri per il suo. Il che considerato e
male da cui non s'esca, cosa non è di buono a cui non compreso che arremo, oh a quanto più considerare e
s'incorra, mentre per l'infinito campo, per la perpetua comprendere ne diportaremo! Onde per mezzo di
mutazione, tutta la sustanza persevera medesima ed questa scienza otteneremo certo quel bene, che per
una. Dalla qual contemplazione, se vi sarremo attenti, l'altre vanamente si cerca. Questa è quella filosofia
avverrà che nullo strano accidente ne dismetta per che apre gli sensi, contenta il spirto, magnifica
doglia o timore, e nessuna fortuna per piacere o l'intelletto e riduce l'uomo alla vera beatitudine che 54
speranza ne estoglia: onde aremo la via vera alla vera può aver come uomo, e consistente in questa e tale
moralità, saremo magnanimi, spreggiatori di quel che composizione; perché lo libera dalla sollecita cura di
fanciulleschi pensieri stimano; e verremo certamente piaceri e cieco sentimento di dolori, lo fa godere
più grandi che que' dei che il cieco volgo adora, dell'esser presente, e non più temere che sperare del
perché dovenerremo veri contemplatori dell'istoria de futuro; perché la providenza o fato o sorte, che
la natura, la quale è scritta in noi medesimi, e regolati dispone della vicissitudine del nostro essere
executori delle divine leggi, che nel centro del nostro particolare, non vuole né permette che più sappiamo
core son inscolpite. Conosceremo che non è altro dell'uno che ignoriamo dell'altro, alla prima vista e
volare da qua al cielo che dal cielo qua, non altro primo rancontro rendendoci dubii e perplessi. Ma
ascendere da qua là che da là qua, né è altro mentre consideramo più profondamente l'essere e
descendere da l'uno a l'altro termine. Noi non siamo sustanza di quello in cui siamo inmutabili, trovaremo
più circonferenziali a essi che essi a noi; loro non sono non esser morte, non solo per noi, ma né per veruna
più centro a noi che noi a loro; non altrimente sustanza; mentre nulla sustanzialmente si sminuisce, ma
calcamo la stella e siamo compresi noi dal cielo, che tutto, per infinito spacio discorrendo, cangia il volto.

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filantropica, poiché lega gli uomini in una benevolenza comune
Lezione XXII che non conosce ostacoli. Questa follia non è solo collegata alla
(Risposta alla domanda) Bruno sostiene che ci sia una dimensione violenza, ma anche un errore filosofico: una follia che cancella un
apostolica del cristianesimo originario da recuperare. Nello passaggio importante, l’origine e la natura di questi uomini. Dal
Spaccio c’è una riflessione a proposito della religione come punto di vista più semplice della conversione forzata,
costruzione fantastica che Bruno distingue tra una disutile ed una dell’evangelizzazione, di questi popoli, Bruno è molto aggiornato e
morale. Quella disutile è la luterana, quella morale attiene stabilisce un parallelo tra la violenza commerciale dei colonizzatori
all’essenzialità di un vangelo che si forma sulla reciprocità e il e la violenza disumana degli evangelizzatori. A proposito di questo
rispetto per l’altro. Questa è sì una favola che non esorbita dal suo c’è nel processo un passaggio in cui Bruno fa riferimento alla
orizzonte, ma è una favola morale e perciò può rimanere valida dimensione originario: gli apostoli sono vicini all’origine, meno
almeno per un altro po’. lontani dall’esperienza dell’antica religione, e quindi capace di
In Bruno la prospettiva erasmiana della religione ha sempre un recuperarne il retaggio e le caratteristiche. Mocenigo sostiene che
risvolto di carattere civile-politico. La religione è fortemente Bruno abbia detto che la Chiesa di adesso non è come l’antica,
essenzializzata che assume i caratteri di etica pubblica del che convertivano per mezzo della predicazione, mentre adesso chi
55
cristianesimo, ma che si ferma ad essi. non vuole essere cattolico viene consegnato alla violenza.

Vedremo qualche momento in collegamento con la Cabala di altri Come vedevamo ieri la provvida natura ha tenuto distinte le parti
motivi di polemica che Bruno sviluppa nei riguardi della religione del mondo, per mantenere nel tempo compatta l’identità di un
del suo tempo rispetto alle modalità di accesso al divino. In Bruno gruppo, ma ha anche impedito il sommarsi di vizi. Bruno vede nella
resta un principio di eccedenza, che tuttavia è puramente colonizzazione una metafora fortissima della violazione dell’ordine
metafisica e non colloca Dio tra le nuvole. naturale della vecchia Europa.

*** Un altro testo in cui questi temi sono svolti è tra quelli in latino
francofortesi, De Monade, De Immenso, De Minimo. Qui si torna a
La questione del comportamento dei conquistatori, il tema della parlare dell’espansione e dice:
follia dell’Europa esportata verso il Nuovo Mondo, è il primo
passaggio che incontriamo nella Cena delle Ceneri. C’è un altro Anche se il colonialismo inglese è migliore di quello
spagnolo, gli inglesi provengono da un mondo malato,
punto che si collega meglio al tema della religione, ovvero quello
e arrecheranno danno agli altri popoli.
della filantropia: la religione della mia patria e della mia gente è

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I popoli sono separati così come nel cielo i pianeti sono distinti, così
che non si rechino
problemi. Gli astri stanno
opportunamente distanti
gli uni dagli altri sulla base
del principio di
autoconservazione,
violato invece dagli
uomini per i benefici del
commercio. I difetti
propri dei conquistatori
sono gli stessi difetti che
egli imputa alla
concretizzazione del
56
peggiore cristianesimo e
quindi della religione
riformata: avarizia,
oziosità.

La filantropia
Il movimento per la
spiegazione va fatto in
due direzioni, prendendo
in considerazione due
testi. Il primo va fatto
verso lo Spaccio: il diluvio
universale.

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Al di là della scelta tra i due modelli generativi (spontanea o quando adoravano ogni singolo aspetto della natura. Rispetto a
sessuale), si ha una messa in discussione del primato dell’essere quel trionfo della vita, i cristiani adorano un cadavere circonciso.
unico, del primato della storia che racconta, del bisogno per i
Gli uomini possono rinascere dopo la morte, senza bisogno di un
popoli del nuovo mondo di rientrare in quella vicenda.
padre Noè che dà origine a una generazione. Tuttavia sono
Ancora l’acquario insegni tra queste due vicende qual è la vera e peculiarmente distinti rispetto all’area geografica. Se un
quale la falsa. E poi, qual è venuta prima? Non dica mai che ci è cataclisma distruggesse tutto la natura generatrice creerebbe una
un primato giudaico rispetto ad altre popolazioni, perché gli Ebrei nuova generazione di animali perfetti.
sono considerati escremento dell’Egitto e mai è che abbia potuto
fingere che gli egizi abbiano potuto imparare qualcosa da essi. Noi
greci riconosciamo come nostra origine la grande monarchia delle
Lezione XXIII
lettere e nobiltade egizie. Primato quindi dell’Egitto e non degli Il secondo argomento che viene sviluppato nella cena è quello
Ebrei. Si conclude che non sono naturalmente né mai furono parte della pedanteria come incapacità di accettare la novità. Quella
del mondo: non sono gli uomini del nuovo mondo a non essere di Bruno è una battaglia difficile ma possibile, da vincere utilizzando
parte dell’umana generazione, compatta dopo la vicenda del il regolato sentimento: non solo come passionalità ma come uso 57
diluvio, ma gli stessi ebrei, presunti detentori della vera storia del complesso delle facoltà intellettuali. C’è in Bruno questa
mondo. contrapposizione tra la follia decadente e un intelletto che si colora
di passionalità ma non irrazionale. Il modello del furore è tutt’altro
Il tema della generazione spontanea era dibattuto al tempo di che esaltato, ma è la sublimazione della razionalità.
Bruno: dire che la terra madre è la creatrice di tutte le cose è un
modo di esaltare la potenza generatrice della sostanza universale. Teofilo, portavoce dell’autore, dice che alcuni pazzi perseverano
Le generazioni sono innumerevoli, tutto può nascere ovunque ma nelle tenebre di ciò che hanno conosciuto una volta. Non hanno il
secondo le caratteristiche del luogo. coraggio di evadere dalla gabbia intellettuale della cultura
cristiana e aristotelica. Ci sono invece altri ingegni, felici e ben nati,
Quando d’estate cadono gocce di pioggia sulla terra infuocata che procedono in maniera diversa: non giudicano
nasce repentinamente una rana, tanto da poter credere che tante temerariamente, hanno l’intelletto libero, una vista limpida e sono
rane siano cadute dal cielo. Così nell’immenso spazio ed etere c’è prodotti dal cielo. La dimensione mercuriale è molto forte in Bruno,
una potenza grazie alla quale i mondi si riproducono poiché da il fatto di essere inviato dal cielo. Se questi non sono inventori della
ogni parte è la vita. Questo è ciò che recepivano gli antichi, verità, essi ne sono giudici e testimoni: il Nolano è a loro che si

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rivolge. Il problema non è il ritorno alla filosofia pre-aristotelica. quali Bruno non dà mai un giudizio positivo: essi non sono propositivi
Antico e nuovo non sono criteri stabiliti una volta per tutte: seppur mettendo in crisi tutto il modello della conoscenza
nell’antichità ci sono diverse posizioni, alcune delle quali vanno tradizionale. È dunque un dubbio sterile e pericoloso. Essi vanno
recuperate, mentre altre rifiutate. Lo stesso Aristotele aveva sempre domandando per non trovare mai. Non meno infelici
compreso ciò, parlando della vicissitudine dell’opinione. Il punto ingegni son quelli di coloro che per sembrare dotti non hanno
non è l’antichità quindi di una posizione, ma il punto del ciclo in cui interesse a imparare o insegnare, ma solo difendere la propria
siamo adesso. Noi che abbiamo l’intenzione di rinnovare l’antica posizione.
filosofia: siamo all’alba dunque di una nuova epoca della storia
Ciò che è comune e generale non è prezioso e non deve essere
dell’umanità o l’inizio della decadenza? Per capire dove siamo
stimato tale: la verità è conosciuta da pochi e le cose pregiate
basta giudicare i frutti della filosofia antica e della contemporanea.
sono possedute da pochissime. Il rischio è che la moltitudine
Per Bruno la religione e la filosofia si giudicano dai frutti, ovvero dai
rimanga coinvolta nel vizio. Teofilo ribadisce che è più sicuro
risultati, dai risvolti effettivi e pubblici, dalle conseguenze che hanno
cercare la verità fuori dalla moltitudine. Nonostante l’opera di
nella vita reale. Se noi paragoniamo l’antichità e il presente saremo
presentazione della sua filosofia che sta facendo proprio con la
sicuri di essere alla fine del ciclo. Per Bruno eroico significa umanità
Cena, Bruno rimane convinto che la verità non sia accessibile a 58
che ha pienamente saputo sviluppare le sue potenzialità.
chiunque. Questo è il doppio binario su cui si muove la Cena.
Se la maggior parte degli uomini ritiene che ci sia stata
un’evoluzione rispetto al passato? È normale che coloro che meno De Causa, Principio et Uno
intendono credono di sapere di più: la follia è parte integrante di Anche in questo dialogo metafisico ritroviamo una concentrazione
questo tipo di arroganza e ignoranza. Come ricondurre alla verità di lessico della follia. Il pedante di questo dialogo è Poligno e viene
questi pazzi? Togliergli con le argomentazioni la presunzione di definito come dotato di grande sufficienza, lui solo è tutto, se ride si
essere nel vero, rendendoli uditori; occorre tuttavia che siano chiama Democrito, se duole si chiama Eraclito ecc… egli si occupa
ingegni capaci. Emerge un tratto irriducibile della filosofia bruniana: solo dei condimenti del discorso rendendolo tuttavia insipidissimo.
egli è un filosofo elitario, e rimane nella concezione di una Ci sono forme di bellezza, compiacimento e soddisfazione
moltitudine che si lascia convincere e di una elite di ingegni assolutamente individuali o al massimo alla specie: ognuno ha una
superiori. sua concezione di felicità e di realizzazione. Non si può dunque
togliere ai pedanti la loro pazzia, che tuttavia li rende felici. Con
Esiste una progressività del sapere e anche un’attitudine da sarcasmo Bruno ci dice che si può costruire il proprio posto nel
imparare. C’è un riferimento agli scettici, ripreso nella Cabala, sui mondo anche attraverso la follia. C’è poi un esempio ancora più

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interessante, di Francesco Patrizi da Cherso, filosofo platonico e il comprendere le cose da un punto di vista ontologico-metafisico; è
primo ad avere una cattedra di filosofia platonica alla Sapienza di follia Aristotele ed è follia contrastarlo non filosoficamente. Nel de
Roma, ed è un grande critico di Aristotele. Il punto riguarda però la la causa Bruno fonda la dottrina della sostanza universale,
modalità della sua critica: Bruno lo definisce sterco di pedanti, utilizzando i concetti di causa e principio, mostrandone il loro valore
microfilologo che ha imbrattato tanti fogli con le sue discussioni prima nell’accezione tradizionale e poi nella sua peculiare
peripatetiche (riferimento all’opera di Patrizi). Egli non ha capito (operazione che farà più tardi Spinoza).
Aristotele, ma ha fatto su di esso un’operazione di costante rilettura
Parla Teofilo.
e paragone con altri filosofi. In realtà quest’autore aveva
apportato un contributo importante alla riflessione critica sulla Dunque abbiamo un principio intrinseco formale,
filosofia aristotelica, ma per via filologica e non filosofica. Mostra eterno e subsistente, incomparabilmente megliore di
come molte dei testi aristotelici non possano essere accolti nel quello ch'han finto gli sofisti che versano circa gli
corpus aristotelico; come il mito di Aristotele che attraversa il accidenti, ignoranti della sustanza de le cose, e che
medioevo sia stato costruito dallo stesso Aristotele; che tutte le vengono a ponere le sustanze corrottibili, perché
dottrine di Aristotele fondate possono in realtà essere accusate di quello chiamano massimamente, primamente e
principalmente sustanza, che resulta da la 59
plagio. Nel quarto tomo si considerano i nuclei principali della
composizione; il che non è altro ch'uno accidente,
dottrina aristotelica mostrandone la fallacia. Egli non è stato
che non contiene in sé nulla stabilità e verità, e se
capace di tenere separati i piani della filosofia naturale e della
risolve in nulla.
metafisica. In ciò Bruno è assolutamente d’accordo con Patrizi: la
critica riguarda l’habitus pedantesco. Non è l’accesso filosofico il Questi hanno paura della morte e della dissoluzione perché non
più adeguato ad una filosofia. Le filosofie non si disperdono se hanno capito cosa sia la sostanza. Questa è invece una filosofia di
manca il filologo, ma la si perde coloro che sono capaci di libertà, che ci libera della presenza della morte. Contro questa
immergervisi indipendentemente dalla lingua. Averroè, pazzia di Aristotele grida ad alta voce la natura, chiamandoci a
quantunque arabo e conoscesse poco il greco, è stato il più comprendere lo statuto della sostanza universale. Sia l’anima che il
grande interprete di Aristotele: tutt’altro che filologo ma corpo, dentro la sostanza universale, sono costantissimi.
grandissimo interprete.
Conforme a questo, mi par che dica il sapientissimo
Vediamo questo luogo in cui c’è un uso del termine pazzia che si stimato tra gli Ebrei Salomone: "Quid est quod est?
collega direttamente a cosa abbiamo detto: è follia non Ipsum quod fuit. Quid est quod fuit? Ipsum quod est.
Nihil sub sole novum". — Sí che questa forma, che voi

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ponete, non è inesistente e aderente a la materia mantiene quest’allucinazione collettiva, ebbra, barcollante, non
secondo l'essere, non depende dal corpo e da la solo non accederà a Dio ma sarà disprezzata dal vero Dio e
materia a fine che subsista? trascorrerà così la vita eterna. Anche in questo caso si ha follia,
come incomprensione del rapporto tra Dio e il mondo, tra la causa
Questo è uno dei punti più alti in cui pazzia viene declinata come
e l’effetto. È stoltezza deplorevole quella che ritiene che un Dio
incapacità di accedere alla verità.
infinito possa produrre un mondo finito.
De Immenso
Nel De Immenso questo tema ritorna, insieme a quello del
geocentrismo, collegato tuttavia a un punto ancora più cruciale.
Lezione XXIV
Bruno dice: vengono poste contro natura infinite orbite inutili, se Qual è dunque il modo corretto con cui pensare il divino e porsi in
non per evitare che gli astri precipitano; questa è un’invenzione relazione adesso? Bruno ci dice che dobbiamo considerare questa
stupida. Si pone così la terra al centro di tutto per confermare le presenza nell’universo in due modi: c’è una dimensione assoluta,
trovate dello stolto Aristotele. che non ha a che fare con noi e a cui noi non possiamo accedere;
c’è una dimensione naturale invece, che è la sua pura
L’ottavo libro, molto lucreziano, parla della religione come manifestazione e che è ciò che noi possiamo e dobbiamo 60
duplicazione della realtà. Quella di Aristotele non è solo una conoscere di Dio. C’è un’assoluta riproduzione di Dio nell’ordine
filosofia sbagliata, ma un vero e proprio pericolo e luogo di dell’universo, che non può che essere rappresentante infinito di
mistificazione. Qui si salda la prospettiva cosmologica con quella rappresentato infinito. Rimane tuttavia un qualcosa di metafisico
filosofica e con quella religiosa. Gli alienati si rivolgono a divinità che non si risolve completamente nell’ordine dell’Universo. Bruno
che sono metà fiere e metà uomini, che non sono niente e non non è Spinoza, non c’è la completa adesione dell’onnipotenza
possono niente. Cristo è una delle configurazioni più basse della divina all’universo. Dio è talmente infinito da non poter essere del
natura umana, in quanto caratterizzato da tutti i peggiori vizi tutto schiacciato sulla sua produzione.
dell’umanità (aver disperato del fatto che il padre lo avrebbe
salvato). Gli uomini sono prigionieri di quest’inganno, costruito in Un modo di distinguere Dio dalla sua produzione è quello di
modo che nuovi motivi di guerra sorgessero nella storia degli distinguere tra una potenza assoluta e una potenza ordinata. È un
uomini. La gran moltitudine, eccitata per mezzo di immagini e luogo della filosofia medievale messa in rilievo sia da Bruno che da
speranze dallo spirito maligno, spera in una salvezza dopo la morte Spinoza. La potenza assoluta è ciò che Dio sarebbe in grado di fare
che è pura follia. Questa plebe, malnutrita dal fungo infernale che in quanto onnipotente e infinito; ciò non significa che Dio abbia
creato l’universo mettendo in gioco tutte le sue potenzialità.

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Potenza ordinata significa dunque che Dio sceglie tra le proprie
De Infinito, Universo e mondi
potenzialità creando un mondo particolare. Qui viene esercitata Nel De l’Infinito Bruno ci spiega come funziona il rapporto tra questi
solo una parte della potenza assoluta: ciò non significa tuttavia che attributi e Dio.
quell’universo permanga in balia della volontà divina, poiché
invece possiede delle leggi che una volta stabilite lo regolano. Il Demiurgo platonico restituisce la creazione perfetta del mondo
Dove allora si manifesta quella infinita potenza di Dio, se non delle idee al mondo terreno.
nell’universo? La teologia afferma che quest’infinita riproduzione di Ora, per cominciarla: perché vogliamo o possiamo noi
sé si dà, ma non all’esterno, bensì dentro la vita di Dio: nelle pensare che la divina efficacia sia ociosa? perché
articolazioni della trinità. Noi avremmo un Dio infinito che manifesta vogliamo che la divina bontà la quale si può
la sua potenza infinita nella sua essenza. communicare alle cose infinite e si può infinitamente
diffondere, voglia essere scarsa ed astrengersi in
In un luogo degli eroici furori Bruno dice che le cose create
niente, atteso che ogni cosa finita al riguardo de
possiedono gli attributi pienamente, ma solo per partecipazione.
l'infinito è niente? perché volete quel centro della
Diverso è per la natura divina. Bruno ci dice qui che la divina
divinità, che può infinitamente in una sfera (se cossì si
essenza, per quanto impenetrabile completamente, ci lascia potesse dire) infinita amplificarse, come invidioso,
61
capire alcune cose di sé: è semplicissima, ma una semplicità rimaner più tosto sterile che farsi comunicabile, padre
pienissima di infiniti attributi. Nella semplicità della divina essenza fecondo, ornato e bello? voler più tosto comunicarsi
c’è tutto nelle piene realizzazioni, e non c’è un più o in meno nei diminutamente e, per dir meglio, non comunicarsi, che
suoi attributi (ripresa da circolarità degli attributi di Cusano), che secondo la raggione della gloriosa potenza ed esser
sono tutti ugualmente infiniti e identici a sé stessi. suo?

Negli Eroici Furori Bruno ci dice che ognuno di noi ha un oggetto La residua differenza che rimane tra il primo principio è questa.
d’amore, e tuttavia l’oggetto del nostro amore ci caratterizza,
Io dico l'universo tutto infinito, perché non ha margine,
parla di noi, ci definisce, struttura il nostro destino; e l’oggetto del
termino, né superficie; dico l'universo non essere
furioso è quello più alto, ovvero l’infinità divina. Il furioso spera di
totalmente infinito, perché ciascuna parte che di
cogliere in maniera intelligibile dell’infinità dell’universo e così
quello possiamo prendere, è finita, e de mondi
legarsi alla bellezza più alta avendo in disprezzo e noia ogni altra innumerabili che contiene, ciascuno è finito. Io dico
bellezza. Dio tutto infinito, perché da sé esclude ogni termine ed
ogni suo attributo è uno ed infinito; e dico Dio

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totalmente infinito, perché tutto lui è in tutto il mondo, Un punto decisivo che rimanda a questo disincanto riguarda il
ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al tema della sostanza universale, e del modo in cui si deve
contrario dell'infinità de l'universo, la quale è considerare l’uomo rispetto agli altri animali.
totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur,
referendosi all'infinito, possono esser chiamate parti) Chi muore beve dal fiume Lete, dimentica, e la sua porzione di
che noi possiamo comprendere in quello. anima è pronta ad assumere una nuova forma di esistenza. l’asino
Onorio vive diverse vite ma non beve l’acqua e quindi conserva
Questo è un motivo della presenza della continua vicissitudine memorie delle sue vite precedenti: con quest’espediente Bruno
dell’universo: c’è una sorta di accelerazione che spinge la materia, mostra da un lato quali siano le dinamiche vitali all’interno della
la sostanza universale, a realizzarsi infinitamente per adeguarsi a sostanza universale, e dall’altro polemizza contro tutte quelle che
Dio, infinità totalmente sviluppata. egli ritiene forme di ignoranza e di follia.
*** (Lettura pp. 133, 134, 135, 138, 139, 140, 141, 142)
Questa è la filosofia a cui si accede attraverso la Nolana Filosofia. In questo luogo Bruno ci ricorda in che modo dobbiamo
considerare l’umanità e il suo rapporto con le bestie: 62
La Cabala del Cavallo Pegaseo rovesciamento del primato umanistico dell’uomo e della sua
Pubblicata nel 1585. Dopo la grande proposta della riforma,
centralità nell’universo. È attraverso questo riconoscimento del
sostituzione ai vizi delle nuove virtù a Elisabetta I e il suo rifiuto Bruno
limite dell’uomo e della sua presunzione di tipo ontologico che ci
si trova messo in disparte. La Cabala è un testo disincantato quindi,
viene ricordato che non possiamo pretendere di essere qualcosa
dove domina il tema della follia e dell’asinità. È un testo anomalo
di diverso da ciò che siamo.
nella sua struttura: mentre gli altri dialoghi hanno una struttura
robusta, poiché preceduti da una lettera che illustra il cuore della
Primato dell’asinità. Onorio ha vissuto nel tempo di Filippo
questione con chiarezza, qui la struttura si scioglie e diviene più
di Macedonia, ed è stato Aristotele.
disarticolata. Si apre con una declamazione, tre dialoghi e
l’aggiunta di una parte propriamente dedicata all’asinità. Bruno (Lettura pp. 158, 159, 160, 161, 162, 163, 164)
presenta l’opera come uno scartafaccio.
L’ignoranza di Aristotele viene poi declinata in un senso religioso,
colpendo l’altro obiettivo polemico di Bruno.

(Lettura pp. 166, 167)

AURORA GIORNI
STORIA DELLA FILOSOFIA A
Bruno, a partire dal Sigillum sigillorum porta avanti una polemica Bruno recupera il tema della vacatio, ma lo fa utilizzando il termine
anti-malinconica a partire da Paolo. contractio, che è nella sostanza lo stesso meccanismo ficiniano
della vacatio. La contractio in Bruno è capace di manifestare degli
effetti straordinari. Quando l’anima si raccoglie in unità è in grado
Lezione XXV di produrre degli effetti eccezionali. Una di queste contrazioni ha
un carattere autobiografico: quando era piccolo si avvicinò alla
Sigillus Siggillorum
Onorio ci dice quali sono le caratteristiche della decadenza sua culla e lui seppur non parlando riuscì a metterlo in fuga, segno
religiosa del tempo: di un futuro pregno di azioni importanti. Altre contrazioni riguardano
la capacità di non sentire il dolore in eventi come la tortura, la
siamo dovenuti a tale ch’ogni satiro, fauno, capacità di recuperare la vista o la parola. In Bruno, a differenza di
malenconico, imbreaco et infetto d’atra bile, in Ficino, non tutte le contrazioni sono positive per quanto eccezionali.
contar sogni et dir de pappolate senza Non è solo e soltanto una linea di accesso al divino, come mostrava
costruzzione e senso alcuno, ne vogliono render Ficino, e tantomeno c’è un collegamento tra questa libertà
suspetti de profezia grande, de recondito dell’anima e vita pura.
63
misterio, de alti secreti et arcani divini da risuscitar
La prima specie di contrazione è collegata alla solitudine, ed è
morti, da pietre filosofali et altre poltronarie da
vicina alla posizione ficiniana. Le vicende che accadono volta
donar volta a quei ch’han poco cervello a farli
volta hanno una connessione importante con il luogo: esistono
dovenir al tutto pazzi con giocarsi il tempo,
delle proprietà specifiche dei luoghi. La solitudine dà origine così
l’intelletto, la fama e la robba, e spendere sì ad esiti diversi: non c’è un automatismo tra solitudine e
misera et ignobilmente il corso di sua vita. concentrazione dell’anima. C’è un potere del luogo in ragione del
Il riferimento alla dimensione malinconica, all’atra bile che quale chi si è ritirato in solitudine è riuscito a produrre effetti positivi:
abbiamo visto all’inizio del corso, molto sviluppato nel corso del da soli si pensa meglio e ci si concentra meglio. Questi hanno
Rinascimento, sono molto presenti a Bruno. Sono presenti anche prodotto scienze, virtù e religioni: Pitagora, Zoroastro e altre figure.
nella rilettura che ne fa Ficino, e in questo senso prese di mira da Mosè è stato in grado di superare i limiti del Faraone, e in questo
Bruno nel corso della critica a quelle che definisce le religioni caso è stata positiva anche la solitudine di Cristo. C’è
malinconiche. Abbiamo visto già il rapporto di Bruno, soprattutto oggettivamente una solitudine positiva. Fin qui siamo abbastanza
nel Sigillus sigillorum (Libro dell’Apocalisse), con Ficino. Nel Sigillus nella linea ficiniana. Tra questi, non tutti si sono allontanati dalla

AURORA GIORNI
STORIA DELLA FILOSOFIA A
comunità per concentrarsi: c’è una solitudine che dà esiti perversi. Un altro tipo di vacatio è quella del sogno, e in particolare con i
Molti si allontanano per fuggire l’occupazione e la fatica, che per sogni “umani”: Bruno prende quel passaggio di Ficino sulla vacatio
Bruno invece istituisce la comunità. Questi oziosi disutili stanno soli nel sonno e la applica a quella che chiama una specie miserabile
per non contribuire alla costruzione della civiltà. Esiste una di contractio, di carattere religioso. Questa ha a che fare con il
configurazione di una solitudine assolutamente negativa. Chi sono carattere malinconico e consiste in una estrema manifestazione
i protagonisti? Questi oziosi distruggono la comunità e la sua pace sessuale. Alcuni modificano la propria complessione attraverso la
e sono i maestri di coloro che invitano a confidare in sordide dieta, la notte, il freddo, la solitudine, per attivare la malinconia e
fantasie. Essi sostengono che guardano meno alle opere buone procurarsi turpi piaceri venerei. A questi si aggiungono poi vane
che alla superstizione. Questi ultimi sono i riformati. L’idea che il rivelazioni da pecore, prodotte dal turbamento delle loro fantasie
rapporto tra Dio e il credente sia solo interiore e che la da porci. (La pecora rimanda al cristianesimo). La ricerca di
predestinazione sia indipendente dal comportamento pubblico profezie costruita attraverso una modificazione della propria
del credente rende le virtù pubbliche del tutto inutili. Per Bruno è il complessione. Si ha la descrizione di questa forma malinconica,
crollo della civiltà. Questo tipo di religione rende gli uomini bestiali che è una perdita di umanità volta alla ricerca del contatto col
anziché legati al divino, e li distoglie dalla buona legge, che deve divino. È un piacere sessuale artificiale. E mentre succede questo
64
tenere insieme la dimensione politica e quella religiosa, tema c’è una forma di meditazione tutt’altro che casta: Bruno si pone
cruciale in Bruno. dunque in questo caso in netta contrapposizione rispetto a Ficino.
Sono fondamentali due facoltà: quella immaginativa e quella
È talmente violenta questa presa di posizione che il registro
cogitativa, attraverso le quali l’errore può penetrare nella nostra
apocalittico che avevamo trovato all’inizio si estremizza fino a una
conoscenza. Dopo questa lunga pratica sessuale, al risveglio, non
sorta di minaccia. Ciò accade con lo stesso lessico del testo sacro.
c’è nessuno in grado di convincerli che non sia successo niente e
Se è vero che c’è questo versante antiriformato Bruno in questo che non ci sia stata alcuna pratica sessuale effettiva.
caso dà un colpo ad entrambe le maggiori configurazioni religiose
In questi due ordini di contrazioni Bruno svolge un ragionamento più
dell’Europa del tempo. La religione cattolica infatti non è da meno,
complesso. Non è solo questa sensualità crassa a renderle
e Bruno svolge questo tema concentrandosi sul tentativo degli uni
immondo. Coloro che ne fanno esperienza infatti, durante le
e degli altri di entrare in contatto col divino, attraverso la
pratiche, cercano un contatto col demoniaco. Questa immagine
contractio, che però apre la strada a manifestazioni e contatti col
torna nelle ultimissime opere di Bruno, De Vinculis. Per la natura del
soprannaturale tutt’altro che felici. Sono modificazioni violente
loro temperamento i malinconici possono essere vincolati in
della propria dimensione corporea e intellettuale.

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
maniera maggiore o minore ai piaceri sensuali. I malinconici aprano all’inganno demoniaco non è una novità al tempo di
dunque sono più impressionabili: ciò che interessa loro nei piaceri Bruno. (Il lessico del testo riporta al ratto al terzo cielo di Paolo).
amorosi è il loro appagamento e costruiscono delle figure
Se dunque Ficino aveva parlato della profezia come momento di
immaginarie.
più alta elevazione dell’anima, Bruno si allontana totalmente dalla
Nella contrazione successiva Bruno fa un passaggio ulteriore: in prospettiva. La buona contrazione profetica ha infatti a che vedere
fondo, queste figure depravate, sono pericolose perché con l’intelletto. Quella cattiva non deriva dalla materia di una
costruiscono delle esperienze parallele, ma hanno ricadute solo su malinconia ben temperata, naturale, al servizio dei migliori ingegni:
sé stesse. Ce ne sono altre invece pericolose perché si fanno questa non fa elevare ma lascia che questi uomini sprofondino
modelli tra gli altri: sono i “nostri apocalittici”. Essi invocano la fine nella bestialità.
dei tempi, la rivelazione prossima, alimentando la turpissima follia
Un punto interessante è che questa malinconia ben temperata per
degli altri, ignoranti e asini mostrandosi a costoro profeti e rivelatori
Bruno rimane a un livello ancora inferiore rispetto alla potenza
di pietà. La malinconia viziosamente costruita è alla base di quelle
dell’intelletto. La modificazione artificiosa del corpo non
esperienze sessuali, ma c’è una variante molto pericolosa che è la
permetterà il contatto col divino. Cercare Dio non comporta la
vera e propria follia, quella che pretende di essere a fondamento 65
modifica della struttura corporea, ma la potenza dell’intelletto non
di predizioni future. E come funziona questo tipo di pseudo-
circoscritta entro i confini del corpo. È talmente chiaro questo nesso
profezia? Attraverso una forma di macerazione del corpo,
per Bruno che nella prima parte del terzo dialogo degli eroici furori,
asciugamento, a forza di disprezzare il nutrimento più elementare.
egli ci dice cosa sia questa furia eroica, tentativo ultimo e disperato
Qui domina non tanto l’esuberanza sessuale quanto la tristezza. È
di conoscere Dio, e la costruisce puntualmente in opposizione alla
un’immagine collegata a Saturno anche nell’ultima opera De
caratterizzazione della malinconia.
Imagine. La tristezza tormenta la mente agitata e turba il riposo,
affligge l’animo con spettri orrendi. L’unica forma di piacere La perdita della verità nella Cabala, il tentativo di raggiungere la
concessa è il pianto. L’animo tenta di aggiungere tristezza a verità negli Eroici Furori.
tristezza e in questa libidine il corpo si produce un fremito di altro
genere: un appagamento di carattere religioso e non sessuale, ma Eroici Furori
molto più pericoloso. Questi infatti non si congiungono certo a Dio, Prima di parlare di furore dobbiamo però parlare dell’altro modello
ma a spiriti immondi. Che l’immaginazione e la fantasia turbata di conoscenza, ovvero la sapienza. Per comprenderla dobbiamo
sapere che il modello della realtà è un rapporto tra contrari e tutte
le cose sono in misura diversa il risultato di una composizione tra

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
contrari. Non c’è bisogno di insistere tanto per provare quello che
si vede tanto chiaramente. La contrarietà è la tessitura delle cose
Lezione XXVI
stesse. I successi dei nostri affetti, per la composizione che è nelle Teniamo in considerazione che Bruno ha già introdotto il tema della
cose, non hanno mai gioia alcuna senza un tratto di amarezza conoscenza attiva, il tema dei contrari, il fatto che ci si muove
(p.113). Qui l’interlocutore chiave è Tansillo, autore secondo la all’interno del concetto di infinito. La cosa desiderata si porge
finzione dei sonetti commentati. Non c’è gioia senza contrarietà. come studio infinito, esattamente perché non deve saziare mai: è
L’esser convinti di aver raggiunto il massimo del compimento è una sempre una direzione infinita. La ricerca dell’infinito è uno studio
forma di follia (p. 114). Peccare è conoscere, capire che la che non si compie mai, in quanto non si sazia mai. Gli dèi hanno la
dimensione della realtà è quello della contrarietà: mangiare del sazietà in movimento e in apprensione, e non si compie mai (p.
bene e del male è entrare nella realtà, entrare nella contrarietà. 323).
Alcuni teologi avevano presentato che mangiare del frutto proibito (P. 115, 116) L’amore eroico non gode del presente ma del futuro,
aveva significato l’ingresso della contrarietà nella realtà: per Bruno e di ciò a cui rinvia. Il sapiente, né triste né felice, sembra tale per
realtà e contraddittorietà si sovrappongono. Il percorso del furioso la virtù di essere meno contento e meno triste: questi sono anzi una
è infatti doloroso, anche fisicamente, e tanto difficile che non basta medesima virtù. La viziosità si pone infatti agli estremi, mentre la virtù 66
la poesia, ma serve la filosofia. Bruno ci dice che ciò che amiamo sta in posizione mediana.
ci caratterizza, ci rende quello che siamo: l’oggetto del nostro
amore retroagisce su di noi definendoci. Bruno ci dice che la sapienza è esattamente quel temperamento
dei contrari. L’indifferenza è positiva in questo caso. Il sapiente
La volontà nei furori ha un ruolo importantissimo insieme conosce benissimo la vicissitudine dei contrari, l’alternanza di bene
all’intelletto. La volontà come tensione affettiva, possibilità di e male; sa che questi consistono in moto, mutazione e vicissitudine,
conoscere qualcosa che l’intelletto può solo possedere. Lo slancio in quanto la fine di un estremo è l’inizio dell’altro. Temperanza
amoroso, la tensione della volontà, accompagna, integra e significa sapere esattamente questo. Egli non acquisisce
sostiene l’intelletto (il cane veloce e il cane forte). pienamente il piacere, perché mentre lo gode vede già la sua fine:
L’estrema felicità, come l’estrema tristezza, non sono poli positivi per egli è una sorta di spettatore della realtà e non si lascia coinvolgere
Bruno, e comportano entrambi due forme di follie. Il sapiente è colui dagli eccessi. Anche la pena dunque, come il piacere, non è mai
che non è né contento né triste, sapendosi muovere tra i due poli veramente tale.
(p. 115). Il sapiente non è l’antitesi del furioso, ma una figura forte a cui Bruno
indica e guarda: accanto a questa consapevolezza stoica, c’è poi

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
il tentativo di superarla, di mirare all’origine dei contrari. Bruno ci ha eroico: il percorso che non segue la linea tradizionale tra uomo e
appena detto che stare all’estremo del contrario è una forma di animale, ma una sorta di scarto. Ha a che fare con il legame che
vizio; il furioso tuttavia si colloca proprio là dove sta la viziosità. Egli l’uomo sente col proprio principio. Non è un percorso definitivo, e
infatti, volendo raggiungere la verità, cerca di posizionarsi dove la quindi ci saranno battute d’arresto. I furori non sono oblio ma sono
realtà si manifesta più intensamente, e dove ugualmente si elide se memoria, non sono annullamento di sé, ma amore e desiderio del
vogliamo, coincidendo gli opposti nei loro estremi. Egli sta bello e buono. Non è un rapimento, non va verso il basso, ma è un
nell’eccesso, non si limita alla contemplazione: vuole confrontarsi impeto razionale, che segue il tentativo di conoscenza. La
con l’inconfrontabile. La sua anima è dunque discordevole, non conoscenza intellettuale non solo non viene meno, ma è anzi il
equilibrata, e se trema nella speranza gelata, brucia nei desideri motore del furore. Non è una conoscenza malinconica, non è un
cocenti. Il furioso è morto e vivo insieme. furore derivato dalla bile nera. Non c’è niente di dissennato e
furibondo. Questo porta l’esagitazione corporale: lo squilibrio degli
(Pp. 131, 132, 133)
umori è devastante.
Furore che tende al ferino insensato, e quindi negativo.
L’esperienza di metamorfosi del furiosa non è né quella di Circe né
➢ Furore che ha a che fare col contatto con il divino. quella di Proteo: non è un cambiamento vorticoso nella 67
▪ Uomini poveri di spirito abitati da divinità, luoghi in cui vicissitudine. È un’esperienza drammatica e mortale, e l’unico
essa si manifesta. Tuttavia essi non intendono la motivo per essere fatta è il desiderio di conoscere la contrarietà,
ragione delle cose mirabili che la divinità produce ricercare l’armonia degli opposti, ma essendo un percorso
attraverso di essi. totalmente innaturale e per questo violento.
▪ Uomini degnissimi, con un innato spirito lucido e
Il rapporto tra follia e furore viene richiamato anche nel quarto
intellettuale. Rispetto ai primi, non sono strumenti, ma
dialogo della prima parte.
artefici ed efficienti del loro percorso.
(Lettura pp. 164, 345)
Tra gli ultimi due, i primi possiedono maggiore dignità, potenza ed
efficacia, in quanto totalmente pieni di Dio. I secondi tuttavia sono Certo, nessuno ama il vero e buono che non
essi stessi più degni, potenti ed efficaci, e sono divini. La divinità dei sia iracondo contra la moltitudine: come
primi è derivata, mentre i secondi sono una cosa sacra. Il percorso
nessuno volgarmente ama che non sia
del furore è un percorso di eccellenza, elitario, tentativo
geloso e timido per la cosa amata.
drammatico di individuare il principio divino. Questo è il senso di

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
Il furioso non è coinvolto nella stessa specie di pazzia che rende La seconda occorrenza è più elaborata. La storia della filosofia
gelosi verso il proprio oggetto d’amore volgare. La follia, l’insania, come percorso nella selva è una metafora cruciale che Bruno
viene comunque presentata come devianza dal comune, che si riprende da Cusano.
può dirigere in basso come in alto.
(Pp. 298, 299, 300, 301, 302)
Atteone è la figura che incarna, in due passaggi del testo, il
Bruno ci presenta tutta la difficoltà di questa impresa e il mancato
percorso e l’esito del furioso, sotto la metafora del suo personaggio.
compimento di questa ricerca da parte di alcuni autori (Pitagora,
Atteone è un cacciatore che si trova a passeggiare con i suoi cani
Anassagora, Empedocle, Platone). Platone ha capito il rapporto
in una selva, di cui Bruno farà un uso metaforico importante. In
che si dà tra superiore e inferiore, e con una serie di definizioni ha
modo improvviso accede a una radura in cui Diana si bagna nuda
messo dei paletti, avendo compreso che la verità si dà in alto e in
con le sue ancelle, e per questo deve essere punito. Egli viene
basso. Il modello platonico è centrale nella riflessione bruniana.
trasformato in un cervo, e i suoi cani non riconoscendolo lo
sbranano. I cani sono il contenuto della ricerca del furioso, e la sua Ciò avviene anche nella teologia: alcuni teologi riescono a vedere
metamorfosi consiste nel diventare da predatore preda e di essere nelle singole cose l’essenza eterna. Se il percorso è questo questa
metamorfizzato dalla sua stessa ricerca. verità è difficilissima da cogliere. Un oggetto inobiettato e 68
incomprensibile rispetto ai nostri mezzi. L’universale Apollo è un
punto di arrivo a cui deve rinunciare anche il furioso: egli dovrà
Lezione XXVII limitarsi alla luce nell’opacità della materia, all’ombra dell’infinito,
L’ultimo passaggio riguarda il nodo della visione di Atteone. La sua a Diana. Atteone non vede Apollo dunque ma Diana, esattamente
figura ritorna nel quarto dialogo della prima parte e nel secondo come è successo nella selva. Diana tuttavia la vedono solo coloro
della seconda. che giungono al termine del percorso del furioso. Atteone, fatto
(P. 159) cervio incola del deserto, non vede più Diana, ma avendo gettato
giù le muraglie, si fa tutto occhio all’aspetto di tutto l’orizzonte.
L’esperienza di Atteone è del tutto solitaria, e dai luoghi desideri Dunque vede, alla fine: la luce non si vede più attraverso dei buchi,
cerca di arrivare alla verità, tentando di trasformarsi in un individuo ma completamente. Si trasforma in una sorta di occhio immenso:
raro ed eroico. I suoi cani, ovvero i pensieri, che sono molti e grandi, riesce a vedere tutto in un’unità: Diana è tutta la natura
gli danno morte: morte rispetto al mondo volgare e comune. Inizia concentrata in sé stessa, tutto l’universo nella sua unità totale. Non
dunque a vivere intellettualmente, divinamente. la vede più secondo i singoli aspetti di quella realtà naturale, ma

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
vede l’Anfitrite (università della presenza del divino nella natura). La O sant’asinità, sant’ignoranza,
Nella Cabala
conquista di Atteone tuttavia non è definitiva, altrimenti questi Santa stolticia e pia divozione, dobbiamo prendere
sarebbe entrato nell’infinito. È stata invece un’illuminazione Qual sola puoi far l’anime sì buone, in considerazione altri
Ch’uman ingegno e studio non l’avanza;
momentanea, che si perde in un attimo. Una capacità d’accesso due tipi di follia, uno
Non gionge faticosa vigilanza
rarissima dunque, ma una conquista che non è mai definitiva. D’arte qualunque sia, o ‘nvenzione, dei quali è lo
Né de sofossi contemplazione scetticismo antico e
Colleghiamo adesso la miseria dell’uomo alla Cabala, segno della Al ciel dove t’edifichi la stanza.
l’altro l’asinità santa.
presentazione degli aspetti di massima decadenza, e una forma Che vi val, curiosi, il studïare,
Voler saper quel che fa la natura,
peculiare della dignità dell’uomo nei Furori. Una sorta di L’asinità santa è il
Se gli astri son pur terra, fuoco e mare?
presentazione a due facce dunque delle possibilità dell’uomo. La santa asinità di ciò non cura; prodotto
Ma con man gionte e ‘n ginocchion vuol stare, dell’ignoranza e di
Ancora una volta sapienza e furore, forma di conoscenza in cui Aspettando da Dio la sua ventura.
quell’atteggiamento
l’intelletto ha un ruolo fondamentale. L’amore è ciò che muove e Nessuna cosa dura,
Eccetto il frutto de l’eterna requie, passivo e ozioso. Si
spinge l’intelletto muovendolo come una lanterna. Bruno ritiene
La qual ne done Dio dopo l’essequie. trova nella Cabala un
che la scrittura poetica e l’uso di immagini aiutino a muoversi nel
sonetto in lode 69
percorso verso l’infinito, così come la passione amorosa. L’amore
dell’asino.
eroico va in a una direzione del tutto altra dall’amore quotidiano.
L’amore si dice infatti irrazionale. Questo tema è svolto in particolare nella Declamazione al lettore,
in cui Meroi ha individuato una struttura e un lessico tipico della
predicazione. Bruno sostiene qui che sia lo stesso testo sacro ad
invitarci ad essere pecore e asini. Tutta la vicenda giudaico-
cristiana è asinina (p. 89). Dove non c’è la differenza, dove c’è
l’uguaglianza, si ha bestialità: la repubblica in senso politico nasce
proprio dalla necessità di valorizzare le differenze. Gli uomini
all’origine dell’umanità non conoscevano la differenza e ciò che
potevano fare con le mani e quindi erano ignoranti: anche nel
Paradiso terrestre. Bruno azzera così non solo il modello del paradiso
terrestre, ma qualsiasi altro di età dell’oro. La conoscenza al
contrario produce moralità e necessità di mettersi in gioco. Non ci

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
sarà un giudizio di Dio sulla storia, perché sono scansioni che è Dio Bruno con lo scetticismo ha innanzitutto un rapporto di carattere
a porre indipendentemente dall’azione dell’uomo: quelle cristiane autobiografico. Francisco Sanchez dedica infatti il proprio libro
sono favole, pure fantasie. Paolo si configura come l’iniziatore della scettico proprio a Bruno. Per Bruno tuttavia quello scettico è un
dimensione asinina del cristianesimo, forse ancora più dello stesso atteggiamento ozioso e rinunciatario: rinuncia a cercare un sapere
Cristo. Quanti considerano rinunciare alla sapienza, convinti di che sia definitivo.
compiere un atto eroico, è in realtà avvolto nella dimensione della
Nella Cabala questo tema è a fuoco. Tutta la terza parte del
follia e dell’ignoranza.
secondo dialogo è un’illustrazione puntuale e netta della
condizione in cui l’atteggiamento scettico nelle sue varie scuole
Lezione XXVIII mortifica il desiderio di conoscenza dell’uomo e ne esalta
La terza forma di asinità nella Cabala ha a che fare con la l’ignoranza.
tradizione dello scetticismo, e con quella ripresa forte che è una (Lettura pp. 177, 178, 179, 180, 182, 183)
conseguenza della rinascita Umanistica. C’era stata una
circolazione già Quattrocentesca dello scetticismo, quella della La rilettura della filosofia classica viene riassunta così: ci sono i
Vita dei Filosofi di Laerzio. Ritornano i testi scettici di Cicerone e dogmatici che pensano di sapere troppo, e gli scettici che 70
quelli di Pirrone e Sesto Empirico, che vengono riproposti agli sbagliando il metodo arrivano a celebrare l’asinità assoluta. Su
intellettuali del Rinascimento. Sesto Empirico propone un’immensa questo punto Bruno si allontana dall’altro filosofo che invece
articolazione polemica contro ogni filosofia dogmatica, dalla sarebbe avvicinabile a lui per altri aspetti.
quale emerge una forte relativizzazione dei valori. È tanto forte
quest’elemento di critica e corrosione del sapere filosofico
Michel de Montaigne
Michel de Montaigne è una figura della piccola nobiltà francese,
tradizionale che uno dei promotori del ritorno dello scetticismo è
vive una vita di incarichi pubblichi. Un autore importante non solo
proprio Girolamo Savonarola. Secondo quanto scrive Giovan
per la modernità ma anche per le letture e riletture che altri filosofi
Francesco Pico Savonarola suggeriva come introduzione a un
ne hanno fatto. Nietzsche afferma che da quando lo conosce, non
approccio fideistico alla filosofia classica proprio le opere scettiche
gli è mai capitato di gettarvi uno sguardo senza che gli crescesse
di Sesto Empirico. Un progetto che non andrà a termine, e tuttavia
una gamba o un’ala: la serenità di un pensatore non pedante,
Savonarola aveva intuito la possibilità di usare gli argomenti scettici
vigoroso e vincitore. Un riconoscimento decisivo e chi conosce
in opposizione alla filosofia contemporanea. Lo scetticismo avrà un
Montaigne capisce bene il riferimento del commento di Nietzsche.
successo tutto francese.
Un classico quindi del pensiero moderno, ma di quello critico e

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
riflessivo su di sé. Tra i temi messi a punto da Montaigne ne filosofia che programmaticamente vuole far rifluire la morte dentro
ritroviamo alcuni di forte interesse per noi, come ad esempio quello la vita. Il De L’esperienza è la descrizione di come nella vita si impari
sul nuovo mondo rispetto a ciò che accade in Europa. Molti temi, a stringere la mano alla morte e a ricondurla all’interno della vita
attraversati da un atteggiamento critico rispetto alla ragione stessa. L’idea in cui la nostra morte sia la possibilità dell’emergere
classica (metafisica, dogmatismo); una riflessione sulla complessità della vita di altri. C’è poi il tema fortissimo della dialettica tra
della natura umana con uno sguardo sull’alterità. Qual è il posto contrari: egli si definisce un ossimoro vivente. Vicinissimo dunque a
dell’uomo nell’universo rispetto agli ordini su cui pensa di Bruno.
signoreggiare?
Non lo è invece nella valutazione che hanno dell’attitudine
L’opera principale di Montaigne si chiama Saggi. Sono un testo scettica e del rapporto che essa instaura con la follia e con il furore.
inaugurale, di un modo di fare filosofia e di scrivere filosofia. E
un’autonomia rispetto agli autori con cui si confronta, che sono dei
con-filosofi, compagni di discussione. Un metodo quindi critico, di
liberazione del pensiero, che ha una forte veste autobiografico, e
che viene concepito nella biblioteca del suo castello. Egli vi si ritira 71
a partire dal 1571, dichiarando che molto tediato dalle cariche
pubbliche ma ancora abbastanza giovane, vuole tentare ancora
di fare qualcosa di significativo. Queste sono le date degli Essais:
prima edizione 1580, edizione aumentata di un libro nel 1582,
edizione definitiva nel 1588. Ne è stata trovata un’ultima su cui
Montaigne aveva continuato a lavorare. Un vero e proprio libro- Quello di Montaigne è uno scetticismo che ha dato adito a diverse

manoscritto che aumenta di un terzo di aggiunte e cambiamenti etichette: morbido, complesso, non disperato. Se dovessimo

autografe. scegliere un testo chiave per il modo in cui egli si confronta con lo
scetticismo è l’Apologia di Raymond Sebond. Oggi questo nome ci
I Saggi cominciano con una dedica al lettore (p. 3). dice poco, ma all’epoca era un autore catalano e il suo testo,
Tra la filosofia di Montaigne e quella di Bruno sono molti gli elementi Teologia naturale, era stato donato al padre di Montaigne, il quale
di convergenza: il tema del circuito continuo, di emergere dalla aveva voluto che il figlio lo traducesse. Il testo era la trascrizione

vita ed essere già pronti per la morte. Quella di Montaigne è una delle sue lezioni ed avrà problemi con l’Inquisizione: si ritiene che
aveva svalutato la rivelazione volendo dimostrare tutte le verità

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STORIA DELLA FILOSOFIA A
cristiane attraverso la ragione e un approccio alternativo al testo fondamenta su cui si costruiscono queste false opinioni. Finché gli
sacro, considerato il secondo libro dopo il libro della natura. uomini si sopravvaluteranno, non riconosceranno mai quanto
Montaigne lo traduce con molte variazioni, ma il punto è il rapporto devono a Dio. Mettersi in camicia quindi, nell’introduzione, significa
ragione-fede. Dentro questa apologia Montaigne impiega tutta mettere a nudo non solo sé stesso, ma anche l’uomo nella sua
una serie di argomenti scettici per mettere in discussione il forte condizione.
razionalismo di Sebond. Montaigne ritiene infatti la pretesa di
L’esercizio proposto da Montaigne è tutt’altro che sterile e
Sebond fuor di luogo. Tutto il confronto con il mondo degli animali
egocentrico: è in grado invece di restituire una riflessione sulla
va nella direzione di una rinuncia alla presunzione dell’uomo di
condizione umana. anche in Montaigne c’è infatti una polemica
avere un ruolo e una condizione di primo piano nell’universo.
contro la pedanteria libresca. La nostra anima è capace di
Anche Montaigne si interroga sul dogmatismo della filosofia.
introspezione, di ripiegarsi su sé stessa, come abbiamo visto in Bruno
C’è una declinazione dello scetticismo che preferisce: non negare e Ficino. Con l’anima concentrata su sé stessa si combatte, si
la possibilità di conoscere la verità, ma dichiarare di essere ancora comprende. In questa solitudine non si muore né di ozio né di noia.
in cerca della verità. Nel rifiuto della verità c’è altrettanto Come esemplare della condizione umana c’è lo stesso Montaigne,
dogmatismo che in una filosofia definitiva. L’ignoranza che si che si presenta in tutte le condizioni e aspetti di una quotidianità 72
giudica e si condanna non è un’ignoranza totale. Rispetto a Bruno anche minuta. Egli si studia più di ogni altro soggetto: è la sua
Montaigne vede nell’ignoranza una sfumatura grigia. I pirroniani metafisica e la sua fisica. Esse stanno infatti concentrate dentro
ondeggiano e mantengono in equilibrio il giudizio d’assenso. questo tipo di ricerca personale in quanto a oggetto e collettiva in
Montaigne concepisce la condizione umana esattamente come quanto a soggetto. La struttura di questo testo è completamente
un ondeggiare. Il risultato dei pirroniani è una pura intera perfetta aderente a questa posizione. Questa scelta di scrittura è
sospensione di giudizio, senza rinunciare all’uso della ragione. intrinsecamente filosofica. Prima di lui la parola Essai non aveva
questo tipo di pregnanza, e la porta sul percorso dell’esercizio e
Il punto è dove cercare la tranquillità dell’anima e del corpo: di
della prova. La scelta di una scrittura frammentata, di natura e
nostro non abbiamo che vento, quindi inconsistenza. L’uomo, a
misura diversa, non è affatto insignificante rispetto alla posizione
differenza degli dèi, possiede il limite per essenza e tutti i beni per
che Montaigne tiene e all’oggetto da indagare: la condizione
immaginazione. Quando gli uomini parlano di sé si definiscono
umana, ondeggiante e passeggiera. Il Saggio non riesce a vedere
come se fossero dèi. Tuttavia la loro è un’immaginazione, una
tutto, ma un aspetto o poco più del tutto. Montaigne descrive
fantasia, rispetto alla propria condizione. Bisogna calpestare
l’uomo, senza pretese di verità, e la fedeltà è fedeltà alla
questa sciocca vanità, scuotere violentemente le ridicole

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variazione, riconoscimento che da un momento all’altro siamo riflessione personale e interiore che mette al centro la propria
persone diverse e identificazione di questi mutamenti. Questo è il interiorità e su questa base propone un’analisi politica e civile,
ritmo del mondo e non solo dell’individuo. Montaigne fa chiaramente una scelta. Sceglie la seconda. Negli
Essais, nell’Apologia soprattutto, la capacità di fare la fisica sulla

Lezione XXIX base del rapporto di dio con l’universo, sono presenti solo in
negativo: la ragione umana è zoppa, e accediamo alla verità solo
Montaigne si definisce come composto di tutti gli opposti. se la consideriamo tale. Gli uomini conoscono i fondamenti della
Ciascuno può parlare di sé e contemporaneamente anche degli realtà solo per rivelazione divina, tutto il resto non è che sogno e
altri: chiunque troverà in sé questa discordanza. Non c’è nulla in noi fumo. L’uomo non è compatriota di Dio. I caratteri della divinità
una volta e per sempre. Occorre dunque adattare la descrizione di sono infatti forgiati dall’uomo in base a sé stesso, poiché egli non
sé al passaggio e al cambiamento. La scrittura autobiografica è la può conoscerli. Ci rendiamo poi vittime delle nostre stesse
registrazione di eventi diversi e anche contrari. In questo orizzonte è invenzioni. Se dobbiamo quindi parlare di religione, la conclusione
normale contraddirsi, per quanto non si debba invece mai a cui si arriva, nel modo più corretto, è un modo di pensare Dio
contraddire la verità. La verità del soggetto è esattamente questa: come qualcosa che nel suo nucleo rimane del tutto
il continuo mutamento della verità. Se si potesse cogliersi una volta 73
incomprensibile, inimmaginabile, indicibile. L’essere con la E non si
per tutte non ci sarebbe bisogno di saggiarsi né di risolversi, nel svela, non si comunica, e tantomeno si può pensare di comunicare
senso di re-solutio. L’anima deve essere invece sempre in tirocinio e faccia a faccia con Dio.
in prova. La nostra anima conosce dei passaggi e degli stati
d’animo diversi. Montaigne scrive che sperava di trovare In Bruno noi abbiamo visto che a causa infinita corrisponde
immediatamente, una volta uscito dalla vita politica, sé stesso; necessariamente effetto infinito: Dio non sarebbe nulla senza
invece non è così, essendo un percorso molto più complesso di l’universo. Montaigne cambia la radice di questo nodo: le cose
quanto pensasse. L’anima infatti, quando si concentra su sé stessa, naturali riproducono meno della metà della potenza della causa,
non si risolve immediatamente: è un esercizio e un lavoro la ricerca che è al di sopra dell’ordine di natura.
del sé. Montaigne ci parla allora anche dei pericoli di questo Non è attraverso di noi che si arriva a Dio, noi non siamo più vicini
percorso: talvolta imprimiamo all’anima degli slanci che la portano al cielo su una montagna piuttosto che in un abisso.
molto al di là della sua condizione usuale. Superato questi turbini,
l’anima ritorna come prima. Rispetto alle direzioni dei maggiori Nel quinto dialogo Bruno ci invita a ricordare che quando parliamo
pensatori del rinascimento, che vanno verso l’esterno, il tipo di di infinito ogni misurazione e proporzione viene meno. Un uomo e

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una formica sono la stessa cosa di fronte all’infinito: salta la tra la follia e le elevazioni ardite di uno spirito libero, per quanto
reciprocità dell’ordine e della misura. Anche Bruno ha molto chiaro effetti di una virtù straordinaria. Tra la follia e la pienezza della
questo concetto dunque, ma per lui il tentativo e la possibilità di razionalità, tra i due opposti, c’è una distanza minima. Quest’ansia
accedere all’infinito è permesso. di elevarsi è vicinissima alla perdita di ragione. La più sottile follia
nasce dalla più sottile saggezza, in questo gioco di contrari
Alla fine dell’Apologia di Sebond troviamo infatti questo tipo di
costante. A questo proposito Montaigne cita i malinconici,
riflessione. Se una cosa non è unica e sempre identica a sé stessa,
nell’accezione di Platone: essi sono più portati alla conoscenza ma
neppure è: la nostra esistenza dunque, dal punto di vista metafisica,
anche più esposti alla follia. L’incontro con Tasso diventa
è un’ombra, estremamente fragile. Cosa è veramente? Solo ciò
l’incarnazione di questo vicinissimo giro di giostra tra l’altezza dello
che è eterno, che non ha avuto nascita e non avrà fine, e per
spirito e la sua follia. Qual è il salto che ha fatto un uomo di valore
questo sta fuori dal tempo. Esso è tale non secondo le nostre
assoluto nella poesia italiana? La sua follia non è il contrario, ma
categorie, ma secondo un’eternità diversa da quella temporale
riposa sulla sua vivacità intellettuale: una chiarezza che acceca,
che noi possiamo pensare: Dio con un solo ora riempie il per
non in senso bruniano, ma definitivamente. Sopravvivere a sé stesso
sempre. Se Dio vuole che un uomo si innalzi a lui, questo lo farà, ma
e essere in grado di riconoscersi nel proprio libro è per Montaigne è
rinunciando ai suoi mezzi e lasciandosi sollevare dai mezzi celesti. 74
fondamentale. In uno stato pietoso Tasso sopravvive a sé stesso,
Non possiamo dunque neanche provare a immaginare quale
dopo aver perso sé e la sua opera, pubblicata senza che potesse
potrebbe essere la futura vita ultraterrena. Non possiamo
correggere le bozze.
degnamente concepire quelle alte e divine promesse. La vera
sapienza è godere lealmente di ciò che siamo. Noi ci inventiamo Montaigne ci dice che se la condizione umana ci mette a
compatrioti di Dio perché non comprendiamo a pieno le nostre confronto con la stupidità, è meglio essere stupidi che fingere di
caratteristiche e non le sfruttiamo in quanto tali (Leggere De essere saggi senza esserlo. Scetticismo, follia, furore sono due poli
esperienza). La scienza più legittima è vivere bene consapevoli rispetto ai quali Bruno e Montaigne si confrontano.
della propria natura.

Il porco non è un esempio scurrile e volgare, ma l’esempio della Lezione XXX


naturalità: sicuro affronta la tempesta senza spavento, mentre Per Montaigne è meglio tener sospeso il giudizio piuttosto che
l’uomo utilizza scienza e conoscenza talvolta per crearsi dei mali costruire fantasie fallaci.
fittizi. Incapaci di accettare la nostra condizione ci creiamo idee a
riguardo che sono pure fantasie. C’è una distanza impercettibile

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La via cartesiana sarà un’altra forma di rinuncia a questo valore dubbi tradizionali per individuare motivi sempre più radicali di
conoscitivo e veritativo della follia. dubbio. C’è proprio una dimostrazione di come si ricerchi la verità
dei fondamenti della conoscenza. C’è un peso che Cartesio
René Descartes ribadisce: noi siamo abituati a dare per scontato alcune cose, e ciò
L’inizio della modernità con Cartesio e con la dottrina del soggetto è rilevante ed occorre ricordarlo ogni volta. C’è bisogno di
che pensa è solo un tipo di modello della modernità. Il moderno è estendere il dubbio rispetto al peso che le abitudini e gli
determinato comunque da questo sguardo più lontano sulla realtà, automatismi hanno sulla conoscenza. Landucci parla di “bagno di
sebbene quello di Cartesio è senza dubbio molto netto. Rispetto scetticismo”: è uno scetticismo che permea ogni passaggio e deve
all’approdo scettico di Montaigne, ci troviamo sicuramente in una bilanciare sia il dogmatismo culturale che quello naturale. Una
dimensione radicalmente diversa. costruzione letteraria dunque potente e di rara bellezza che è un
modo per controbilanciare il modo in cui siamo fatti, ovvero portati
Cartesio introduce un modello, quello della meditazione, che è di
a dare per scontato cose che non lo sono. Cartesio rispondendo
carattere religioso: una scansione molto precisa, una riflessione che
all’accusa sul senso del dubbio risponde: i dubbi non volevano
reca con sé quasi una seconda voce, e che invita il lettore a
presentarsi come nuovi, ma servivano per preparare l’animo del
ripercorrere leggendo lo stesso percorso di messa in crisi delle nostre 75
lettore a nuove verità. Il dubbio come disciplina e capacità di
verità ripercorrendo con Cartesio i motivi di dubbio e gli snodi
scuotere dal torpore e dall’inerzia.
attraverso i quali essi si risolvono in una forma di certezza
indubitabile. Metodologicamente, alla fine di ogni meditazione e Il primo dubbio riguarda i sensi. L’argomento riguarda dunque la
all’inizio della successiva si riepiloga quanto detto. Sei meditazioni nostra conoscenza delle cose sensibili. Perché si comincia da questi
dunque che sono sei passaggi verso la verità. dubbi? perché sono classici e perché i due obiettivi polemici hanno
profondamente a che fare con una verifica che coinvolga i sensi.
La prima meditazione, che svolge la funzione di introduzione,
La tradizione aristotelica infatti dava per certa la validità dei sensi.
comincia così: p.27. A differenza del dubbio scettico, perenne,
La distruzione del fondamento sensibile della fisica aristotelica apre
dell’atteggiamento oscillante, qui il dubbio svolge un’operazione
la strada ad un modello di fisica diverso.
fondativa: una volta trovata la garanzia, tramite il dubbio, diventa
certissima. Un’impresa complessa, rimandata da Cartesio all’età Nella modernità la follia viene esclusa dalla città filosofica: la
matura. Il dubbio è radicale e investe anche ciò che in minima certezza di essere una cosa che pensa, supera questo dubbio e lo
parte potrebbe risultare falso. Il dubbio non è sistematico e parte esclude, e così facendo esclude la follia viene marginalizzata
dalle grandi fondamenta per investire il resto. Il metodo parte da nell’ingresso nella modernità. Il dubbio di Cartesio scaccia la follia,

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poiché colui che pensa non può non pensare e quindi non essere: l’evoluzione di un certo tipo di ragione, ma porta con sé un prezzo
i singoli possono essere folli e in luoghi dove possono condividere la da pagare: Cartesio voleva che fosse chiaro che i folli non sono
loro condizione di esclusi, ma il pensiero come esercizio di sovranità ammessi nel percorso della conoscenza. Con questo movimento
non può essere insensato. Si ha quindi uno scarto rispetto al esplicito la sragione è inabissata sparendo dalla ragione moderna,
Rinascimento. ma continuando in qualche modo a fermentare nella società.

Questo essere fatti di vetro e la dimensione della malinconia sono i


due parametri che Cartesio utilizza per mostrare una dimensione
della follia anche malinconici. Questi due termini sono molti
dibattuti nel ‘600 → El Licenciado Vidriera di Cervantes.

Non è quella della follia la strada da percorrere. L’argomento del


sogno è molto forte, ma che nesso si dà rispetto alla follia? Cosa
rimane fuori dall’argomento del sogno?

Secondo Foucault Descartes incontra la follia prima dell’ipotesi del 76


sogno. Essa non ha a che fare col corpo, è un’altra questione risolta
in un altro modo. Alla follia non è riservato qui lo stesso trattamento
che agli altri motivi di dubbio. Colui che pensa non può essere folle:
la follia è l’altro rispetto al pensiero. Si ha qui un’alienazione
definitiva di ciò che non può essere ricondotto all’interno della
“normalità”, e lo stesso atto fondativo del soggetto pensante si
costituisce proprio sulla base di questa iniziale esclusione, che
altrimenti avrebbe richiesto un dubbio ulteriore per essere risolta. La
ragione è presentata dunque come piena di sé stessa, che rischia
di incontrare l’inganno ma non il diverso di sé, non la sragione.

Nel 1500 si rimaneva esposti nel percorso di conoscenza alla


sragione, mentre in Cartesio, a partire dalla fondazione del
soggetto, essa non è più contemplata. Questa storia non è solo

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