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‫الفن االسالمي‬

ARTE ISLAMICA
“Dove c’è ordine e bellezza, non può
non esserci Allah”
(Corano)
PREMESSA
Linguaggio
Nel VII secolo d.C. la civiltà islamica inizia matematico odierno di
la sua espansione dalla penisola arabica: derivazione islamica
nell’arco di un secolo essa giungerà a
Al-Jabr >>Algebra
Occidente fino alla Sicilia e alla Spagna e, Al-Khwarizmi>>Algoritmo
a Oriente fino all’India, occupando territori Sifr >>Cifra
persiani e bizantini.
Questo processo determina una grande
diffusione della cultura e della religione
islamica, i cui precetti sono scritti nel testo
sacro, il Corano.
Durante l’epoca d’oro islamica, tra l’VIII e
il XIII secolo gli scienziati musulmani
raggiunsero importanti risultati nel campo
scientifico in particolar modo nella
matematica.
ARTE ISLAMICA
Dallo studio della geometria, branca della
matematica, e delle forme e misure i
matematici cercarono di individuare la
forma geometrica primordiale, generatrice
di tutte le cose, trovando risposta nel
concetto di Punto.
Punto come entità finita che muta
costantemente dal cui movimento si
creano tutte le figure geometriche.
L’incontro delle forme è alla base dell’arte
islamica. Partendo da una figura semplice
di base, un cerchio solitamente, e
seguendo il suo sviluppo nascono tutte le
composizioni.

ARTE ISLAMICA
“Dove c’è ordine e bellezza, non può non esserci Allah”

PUNTO ALLAH
ê ê
generatore di tutte le forme Dio generatore di ogni cosa

Geometria determina l’ordine del mondo

• Come rappresentare ciò che non conosciamo?


La dimensione oltre la forma fisica.
• Come rappresentare Dio?

Da queste domande nasce l’arte islamica, fondata


sull’astrazione delle forme geometriche come mezzo per la
contemplazione del divino.
Da questo tipo di astrazione geometrica nascono infiniti motivi
che prendono il nome di arabeschi , ornamentazioni
caratterizzate dalla minuzia dei motivi, prevalentemente
geometrici o vegetali stilizzati, svolgentisi in disegni ripetuti e
serrati, caratteristica dell’arte islamica.
L’architettura islamica basa la propria composizione sull’incontro
delle forme e il bilanciamento delle masse attraverso la materia
matematica, ben conosciuta nel mondo arabo.
ARCHITETTURA
La particolarità del pensiero
architettonico islamico è la
sconnessione tra forma e funzione
tipica dell’architettura europea.
I modelli compositivi seguono
regole semplici, a cui vengono
adattate le funzioni degli spazi,
definendo così usi sempre differenti
che rispecchiano le epoche e i
diversi secoli. Il modello principale
è quello detto “a corte” dove gli
ambienti si affacciano su un cortile
interno siano essi abitazioni, palazzi,
mausolei o moschee.
La moschea è oggetto simbolo
dell’arte araba. Il termine deriva da
masjid: luogo in cui ci si prostra,
centro di dottrina ed istruzione legata
alla cultura e alla religione islamica.
Le moschee sono grandi costruzioni
ermetiche al cui interno mostrano
ambienti e segreti meravigliosi.
Un’architettura che diventa quasi
scultorea, che basa la cura dei propri
rapporti sulla geometria e
proporzioni.
Elemento di riconoscimento è il
portale, la porta d’accesso alla
costruzione, sulla quale, tramite
epigrafi e simboli, vengono esplicate
le regole da seguire e i metodi di
purificazione che permettono
l’ingresso. E’ come un filtro tra due
mondi: quello pubblico e quello
privato.
La moschea è organizzata attorno
a un grande cortile porticato, da
qui si accede a una sala interna
ospitante il mihrab, una nicchia
orientata verso La Mecca, la città
santa dell’Islam.
Nelle moschee sono sempre
presenti il minareto e la cupola.
Dal minareto (dall’arabo manar,
che significa “faro”, “torre”) il
muezzin invita i fedeli alla
preghiera; la cupola, invece,
rappresenta la tensione dello
spirito verso Dio.
Altro elemento caratteristico dell’architettura islamica è il
giardino simbolo del paradiso. E’ considerato un luogo ideale
per la contemplazione perché sollecita i cinque sensi
dell’uomo: offre alla vista la varietà dei suoi colori; all’olfatto il
profumo dei suoi fiori; al tatto la fresca brezza che si crea
all’ombra degli alberi; al gusto la bontà dei frutti; all’udito
l’acqua col suo gorgoglio che rappresenta la voce del giardino
e quella di Dio.
Cupola della Roccia,
Gerusalemme,
ISRAELE/PALESTINA VII sec.
Moschea Qayrawan, Kairouan,
TUNISIA, VII sec.
Moschea/cattedrale
Cordova, SPAGNA
VIII sec.
Bibi-Khanym Mosque,
Samarcanda, UZBEKISTAN,
XIV sec

Mosque-Madrassa di Sultan Hassan,


Cairo, EGITTO, XIV sec.
Moschea/Mausoleo Shah
Cheragh, Shiraz, IRAN, XIV sec.
Moschea dello Shah, Esfahan, IRAN, XVII sec.
Sultanahmet camii (Moschea Blu),
Istanbul, TURCHIA, XVII sec.
Mausoleo Taj Mahal, Agra, INDIA, XVII sec.
Moschea di Nasir ol Molk,
Shiraz, IRAN, XIX sec.
ICONOCLASTIA

Nel Corano non esiste alcun esplicito


divieto di rappresentare Maometto, ma
negli hadith, i “racconti” della vita del
profeta, esiste il divieto di raffigurare
qualsiasi creatura vivente
Questi divieti avevano probabilmente
origine nella necessità dei primi musulmani
di cancellare i culti pagani.
Il Corano proibisce categoricamente
l’idolatria.
Per via di questo divieto, l’arte islamica si
specializzò nei disegni geometrici ed
astratti e nella calligrafia.
In nessuna moschea antica o moderna
esistono raffigurazioni di esseri viventi.
ARTE ISLAMICA
Tuttavia nel corso della storia sono state
date diverse interpretazioni alla proibizione
di raffigurare creature viventi.
Già nei primi secoli della storia islamica,
alcuni artisti scolpivano per i palazzi dei
regnanti arabi bassorilievi su cui erano
raffigurate piante, animali e creature mitiche.
I divieti presenti negli hadith vennero però
interpretati dai vari teologi come
particolarmente stringenti nei confronti delle
rappresentazioni di Dio, di Maometto e dei
suoi familiari. Il perché è abbastanza
evidente: nella religione musulmana
Maometto non è una creatura divina, ma
soltanto il profeta di Dio. Rappresentarlo
figurativamente, secondo i teologi, metteva
i fedeli doppiamente a rischio di adorare
qualcuno che non fosse Dio. ARTE ISLAMICA
Le rappresentazioni di Maometto sono
completamente assenti da moschee e
altri luoghi di culto pubblici. Ma anche
questo divieto, un tempo, era piuttosto
flessibile.
Una delle prime rappresentazioni di
Maometto giunte fino a noi appartiene a
un manoscritto persiano del tredicesimo
secolo. Si tratta di un oggetto di lusso
probabilmente riservato alla lettura
privata di qualche principe. Nei secoli
successivi vennero realizzati molti altri
oggetti per uso privato in cui era ritratto
il profeta Maometto, come piccole
icone, ma soprattutto splendidi codici
miniati. Spesso si trattava di libri a
soggetto religioso, come ad esempio
raccolte di hadith.
I maestri di questa arte erano quasi tutti
turchi e persiani, due popolazioni che si
convertirono tardi all’islam e che,
secondo molti storici, per diversi secoli
praticarono una versione meno severa e
ortodossa della religione musulmana.
Questa tradizione, in qualche misura,
persiste ancora oggi. In particolare per
gli sciiti, una delle due principali
denominazioni in cui è diviso l’islam,
rappresentare Maometto non è affatto
un problema, purché sia fatto in modo
rispettoso.
A partire dal Diciannovesimo secolo
questa libertà è quasi completamente
scomparsa in tutto il mondo musulmano
sunnita. Scuole di pensiero più
ortodosse e rigide, nate in Egitto e in
Arabia Saudita, hanno infatti diffuso
un’interpretazione molto più severa
della religione islamica rispetto a quella
del passato.

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