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La tipologia del tempio in antis


nell’architettura sacra della Siria e del Levante
nel III millennio a.C.: da Tell Chuera ad Al-
Rawda

Chapter · January 2010

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Maura - Sala
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Quale Oriente?
Omaggio a un Maestro.
Studi di Arte e Archeologia del Vicino Oriente in memoria di Anton Moortgat
a trenta anni dalla sua scomparsa

a cura di Rita Dolce


Comitato scientifico: Paolo Matthiae, Rita Dolce

Redazione: Maria Gabriella Micale, Davide Nadali


Anton Moortgat (1897-1977)
Quale Oriente?
Omaggio a un Maestro.
Studi di Arte e Archeologia del Vicino Oriente in memoria di Anton Moortgat
a trenta anni dalla sua scomparsa

Premessa (R. Dolce) p. 1

Nota (M.G. Micale e D. Nadali) p. 3

Introduzione (R. Dolce) p. 5

I. Su Anton Moortgat

M. Salvini
Naukràtis. Anton Moortgat nella Berlino anni ’60 p. 9

R. Dolce
Tempo e tempi nella lezione di Anton Moortgat p. 21

II. La concezione dello Spazio


Dallo Spazio costruito allo Spazio rappresentato

M. Sala
La tipologia del tempio in antis nella architettura sacra
della Siria e del Levante nel III Millennio a.C.: da Tell Chuera ad Al-Rawda p. 53

F. Baffi
Di qua e di là dal muro. Note e riflessioni su alcuni problemi
inerenti i circuiti urbani di Siria durante il Bronzo Medio p. 77

S. Mazzoni
Riflessioni sul Tempel-Palast di Tell Halaf p. 91

M.G. Micale
Architettura e potere nella glittica medio-assira:
dallo spazio urbano allo spazio figurato p. 111

G. Spreafico
Alcuni esempi di adozione di modelli planimetrici neoassiri
nell’architettura sacra della Palestina e della Transgiordania del Ferro IIC p. 127

III. La concezione del Tempo


Dal Tempo percepito al Tempo narrato

N. Marchetti
Il tema del banchetto come überzeitlicher Bildgedanke p. 159

D. Nadali
L’immagine del re e la retorica della geometria.
Riflessioni sulla Bildgliederung dei rilievi della Sala del Trono di Assurnasirpal II p. 171

i
IV. L’arte figurativa come riflesso del potere

E. Ascalone
A est di Accad. Nuove formulazioni e maturità artistiche
nella glittica del periodo Accadico a est del Tigri p. 193

A. Di Ludovico
La glittica della fine del Terzo Millennio
come strumento di controllo e di consolidamento del potere in Mesopotamia p. 235

S. Di Paolo
Continuità e discontinuità tra Ur III e paleobabilonese iniziale. Un contributo
sulla cronologia dallo studio delle Udienze Reali sui sigilli dei “servi del re” p. 251

A. Polcaro
Fertilità e morte, il simulacro della dea degli inferi:
significato simbolico del “rilievo Burney” p. 279

M. Rossi
Note sulla decorazione parietale mesopotamica a moduli invetriati p. 299

V. La circolazione nello Spazio e nel Tempo

M. Ramazzotti
La Rivoluzione Urbana in Siria e Mesopotamia.
Iconologie del potere e differenze dell’economia p. 329

L. Peyronel
Politica e commercio interregionale in Mesopotamia.
Uno sguardo dalla Diyala agli inizi del II millennio p. 365

S.M. Cecchini
I portakohl di Tell Afis.Originale esempio di artigianato siro-ittita p. 401

Appendice (a cura di M. Salvini) p. 421

ii
LA TIPOLOGIA DEL TEMPIO IN ANTIS NELL’ARCHITETTURA SACRA
DELLA SIRIA E DEL LEVANTE NEL III MILLENNIO A.C.:
DA TELL CHUERA AD AL-RAWDA

Maura Sala∗

Introduzione

Come molti dei maggiori archeologi del secolo scorso, anche A. Moortgat ha legato il suo nome alle
attività archeologiche condotte in un sito principe dell’archeologia vicino-orientale, il sito di Tell
Chuera. Gli scavi ivi condotti negli anni 1958-19761 rappresentarono il primo momento
significativo di una rinnovata ricerca archeologica sul campo, che avrebbe contribuito in modo
rilevante ad aprire nuove prospettive di ricerca e a promuovere le indagini e la conoscenza di una
regione del Vicino Oriente antico, la Jezirah siriana del III millennio a.C., fino ad allora ancora
poco nota, esattamente come, pochi anni più tardi, gli scavi inaugurati nel 1964 da P. Matthiae nel
sito di Tell Mardikh/Ebla avrebbero aperto nuovi orizzonti e prospettive di ricerca nella Siria
interna nord-occidentale, palesando l’esistenza di culture coeve e contigue, ma allo stesso tempo
autonome e originali dalla cultura che nel III millennio a.C. fiorì nelle città della Mesopotamia
protodinastica2. Nel progredire generale della ricerca archeologica avvenuto nel secondo
dopoguerra nelle regioni liminari e periferiche all’alluvio mesopotamico, gli scavi di Tell Chuera
rivestirono un ruolo centrale. Per la sua stessa posizione geografica, nell’area centro-settentrionale
della Jezirah siriana, non distante, da un lato, da altri importanti centri nord-siriani del III millennio
a.C. situati più a est nel bacino superiore del Khabur (Tell Beydar, Tell Mozan, Tell Brak, Tell
Leilan), e, dunque, più direttamente influenzati dagli sviluppi delle città dell’Alta Mesopotamia,
dall’altro, non lontano dall’Eufrate e dai centri che sorsero lungo il suo corso e ad ovest di esso
nella Siria interna nord-occidentale, l’insediamento del Bronzo Antico di Tell Chuera si configura
come un osservatorio privilegiato nello studio e nella valutazione delle interazioni socio-
economiche e culturali che si svilupparono nei centri della Siria intorno alla metà del III millennio
a.C., quando la regione visse la prima compiuta adozione del modello urbano3. Proprio intorno alla
metà del III millennio a.C., in concomitanza con l’avvento della prima società urbana, la cultura
siriana vede anche più segnatamente affermarsi alcuni caratteri ed alcune specificità distintive dai
coevi sviluppi della Mesopotamia protodinastica. L’architettura templare, nella fattispecie, di cui gli
scavi a Tell Chuera restituirono per questa fase le prime fondamentali attestazioni, documenta gli
sviluppi autonomi e originali della cultura urbana proto-siriana della metà del III millennio a.C. con
l’introduzione e l’affermazione di una tipologia templare nuova e sconosciuta al coevo mondo
mesopotamico: la tipologia del tempio in antis con accesso diretto4, che nel sito di Tell Chuera
trova sino ad oggi la sua più ampia, nonché la più orientale delle sue attestazioni5.

L’architettura religiosa di Tell Chuera e l’affermazione della tipologia del tempio in antis

Nonostante l’evidenza di un’occupazione del sito a partire dai primi secoli del III millennio a.C.,
Tell Chuera raggiunse lo status pienamente urbano e la sua massima estensione poco prima della
metà del millennio6, nel periodo denominato Chuera IC nella periodizzazione del sito (2600-2450
a.C.), e pressoché contemporaneo all’avvento del Periodo Protodinastico IIIa in Mesopotamia7.
Tra le acquisizioni della fioritura urbana della metà del III millennio a.C. a Tell Chuera, vi è
l’affermazione e l’elaborazione di un’architettura religiosa pubblica di tradizione locale, che si
codifica nell’adozione della tipologia del tempio in antis nelle fabbriche sacre della città proto-
siriana. Proprio negli scavi di A. Moortgat a Tell Chuera la tipologia del tempio in antis con accesso
diretto fu identificata per la prima volta nell’architettura templare siriana del III millennio a.C.,
restituendo i prodromi di una tradizione ben conosciuta e diffusa nell’architettura sacra siro-
palestinese del Bronzo Medio e Tardo.

53
A Tell Chuera il tempio in antis rappresenta il tipo classico delle fabbriche sacre erette dalla
metà del III millennio a.C.8. La maggior parte dei templi in antis finora identificati nel sito si situa
nella città alta; solamente uno di essi (l’Aussenbau Nord) è stato scavato all’esterno
dell’insediamento del Bronzo Antico, in prossimità della cosiddetta Stelenstrasse, un allineamento
di grandi monoliti verticalmente infissi nel terreno e con tutta probabilità in associazione cultuale
con l’edificio templare9.
L’Aussenbau Nord, situato a sud-est dell’insediamento (Area L), fu eretto, come di norma
avviene a Tell Chuera per questa tipologia di edifici pubblici monumentali, su una terrazza10, in
questo caso realizzata in mattoni crudi e delimitata da un muro in pietra11. Il tempio, lungo 26,1 m e
largo 13,3 m all’esterno, aveva una cella Langraum di 17,80 × 8,80 m con un ingresso assiale sul
lato breve orientale12, cui dava accesso un vestibolo in antis di circa 4 m profondità. L’edificio era
forse inserito in un temenos di recinzione (parzialmente scavato sul lato occidentale), mentre alcuni
filari di pietre messi in luce ad est hanno suggerito l’esistenza di un portale d’accesso all’area
dell’edificio sacro (Fig. 1).
Una parte dei monumentali edifici in pietra su terrazze di Tell Chuera (per questo denominati
Steinbauen negli scavi tedeschi), identificati come templi in antis, è stata scavata nel settore sud-
orientale dell’Acropoli, in un’area della cittadella in apparenza appositamente enucleata per le
fabbriche sacre. Tra questi edifici va annoverata, innanzi tutto, la fabbrica che doveva
originariamente sorgere sulla monumentale terrazza in pietra (di 27 × 14,5 m circa), preservata fino
a 7 m di altezza, scavata nell’Area A: lo Steinbau I13. Di questo edificio non rimane che una minima
porzione delle fondazioni, mentre la maggior parte dei blocchi che ne costituivano i muri
perimetrali, come pure i muri perimetrali della sottostante terrazza, sembra essere progressivamente
collassata verso l’interno della struttura. L’edificio, che doveva essere realizzato in mattoni crudi
nell’alzato, è stato interpretato e ricostruito come un monumentale tempio in antis (Fig. 2)14.
Quest’ultimo era accessibile da est attraverso una scalinata costruita sul lato orientale dell’alta
terrazza. La sua monumentalità era accresciuta, inoltre, dalla presenza di terrazze laterali addossate
(probabilmente per motivi statici) alla terrazza principale su cui si ergeva il tempio, che veniva così
a trovarsi in una posizione decisamente sopraelevata e isolata (a ovest, a sud e a est, dov’era
preceduto da uno spazio aperto pavimentato in ciottoli) rispetto agli edifici circostanti. La presenza
di un contrafforte aggettante all’esterno sul retro dell’edificio appare ora suffragata
dall’identificazione di un nuovo tempio in antis nello Steinbau 6, al centro della città15, come pure
dal confronto con l’Edificio I di Tell Halawa A, i quali presentano entrambi la medesima
caratteristica architettonica. L’area entro cui si innalzava la terrazza dello Steinbau I venne
delimitata a sud e a ovest da un temenos di recinzione, cui dava accesso da est un portale
monumentale recentemente identificato nello Steinbau II16.
Nel medesimo settore in cui sorse lo Steinbau I, le più recenti indagini hanno identificato un
secondo presumibile tempio in antis nello Steinbau IV, indagato a partire dal 1995 nell’Area B, a
sud-est dello Steinbau I; di esso è apparsa preservata un’enorme terrazza con massicce fondazioni in
pietra (di circa 70 m di lunghezza), in modo analogo a quanto riscontrato per lo Steinbau I. Questo
settore dell’Acropoli avrebbe, dunque, ospitato un’articolata area sacra, con una successione di
monumentali edifici templari, cui si accedeva da est attraverso una sorta di propileo rappresentato
dallo Steinbau III17.
Un ulteriore tempio in antis fu edificato alla periferia settentrionale della città alta (Area N): il
Nordtempel18. Il tempio (un edificio di 15,50 m di lunghezza e 8,80 m di larghezza) aveva una cella
longitudinale di 9,70 × 5,50 m19 con ingresso sul lato breve orientale20 e un vestibolo in antis di
2,30 m di profondità, al quale si accedeva da est attraverso una sorta di rampa o scala (di cui restano
tracce al centro del fronte orientale). L’edificio fu eretto come di consuetudine su un basamento (di
16,50 × 10,90 m), in questo caso realizzato in mattoni crudi (con l’eccezione di un solo contrafforte
in pietra addossato all’angolo nord-orientale). Come nell’Aussenbau Nord, anche del Nordtempel si
sono preservate solamente le fondazioni costruite in blocchi calcarei. La presenza di una nicchia nel

54
muro di fondo della cella, ipotizzata da Moortgat21, rimane dubbia, mentre a circa 3 m ad est, di
fronte all’edificio, fu scavata una lastra, che lo stesso Moortgat interpretò come un possibile altare.
Pressoché al centro della città alta (Area K) fu, invece, scavato da A. Moortgat l’edificio
denominato a suo tempo Kleiner Antentempel per la sua aderenza alla tipologia del tempio in antis,
ma per le sue dimensioni ridotte (6,80 × 4,70 m) rispetto ai monumentali Steinbauen sopra
descritti22. Nella sue più antiche fasi architettoniche (strati 4-5), forse databili già alla fine del
Periodo Protodinastico II (agli inizi della fase Chuera IC)23, il Kleiner Antentempel mostra una
planimetria piuttosto irregolare, con una cella di dimensioni molto ridotte (4 × 3 m circa),
circondata a sud e a est da una serie di ambienti ausiliari aggiunti, e un altare con due recipienti
incassati addossato alla parete occidentale24. La planimetria dell’edificio cambia in modo
significativo nel passaggio dallo strato 4 allo strato 3, quando viene adottata la tipologia del tempio
in antis25. Il Kleiner Antentempel si configura, dunque, come un edificio interamente realizzato in
mattoni crudi con una cella Langraum di 4,50 × 3,80 m, cui dà accesso da est un vestibolo in antis
di 1,50 m di profondità, occupato da una scala e due rampe laterali che introducevano al livello
sopraelevato della soglia del tempio. All’interno della cella, in asse con l’ingresso, è stato scavato
un altare (di 2,20 × 1 m) con un basamento a gradini, fiancheggiato da due nicchie, in uso dallo
strato 3; mentre nel corso dello strato 2, un secondo podio venne addossato al muro meridionale
della cella. Come le altre fabbriche sacre di Tell Chuera, anche il Kleiner Antentempel
rappresentava un edificio autonomo e raggiungibile direttamente dalla strada, benché affiancato da
un certo numero di dipendenze. Sebbene non situato su una terrazza come gli altri edifici templari,
fin dall’inizio il tempietto in antis fu direttamente posto con i suoi muri di fondazione ad un livello
più alto, così da sovrastare il complesso di stanze che lo circondava e che era a sua volta circondato
da un muro di recinzione; inoltre, almeno nella sua ultima fase architettonica, il tempio dovette
sorgere su una sorta di terrazza creata dal livellamento degli edifici delle fasi precedenti.
Si può citare in conclusione la più recente identificazione di un tempio in antis nello Steinbau 6,
indagato a partire dal 1998 nell’Area S, anch’essa situata pressoché al centro della città alta accanto
all’Area K26.
I templi in antis di Tell Chuera furono eretti a partire dalla fase Chuera IC (2600-2450 BC)27,
ovvero nel corso della prima fioritura urbana dell’insediamento del Bronzo Antico, e furono in uso
per tutta la fase Chuera ID (2450-2300 a.C.)28. A Tell Chuera, dunque, il tempio in antis costituì
l’edificio di culto dominante del centro urbano fortificato della seconda metà del III millennio a.C.
In questo stesso periodo, la tipologia in antis sembra essersi affermata come tipo canonico
dell’architettura templare siriana, dalla Jerizah alla Siria centro-occidentale, a Tell Halawa, Qara
Quzaq, Tell Mardikh/Ebla e Al-Rawda, codificando una tradizione che rimarrà distintiva
dell’architettura religiosa siriana per tutto il millennio successivo.

La tipologia del tempio in antis: diffusione e attestazioni dalla Siria al Levante nella seconda metà
del III millennio a.C.

Con l’avvento del II millennio a.C. la tipologia dell’Antentempel, monocellulare, a sviluppo


longitudinale ed ingresso assiale, che trova i suoi prodromi nei templi in antis di Tell Chuera,
diviene la tipologia canonica dell’architettura templare siriana del Bronzo Medio, quando si afferma
in modo preminente nei templi di Tell Mardikh/Ebla29 e Tuttul/Tell Bi′a30, e viene mutuata nel
contempo dalla coeva architettura sacra palestinese31. Il progredire degli scavi negli ultimi decenni
ha, tuttavia, mostrato che già nel corso della seconda metà del III millennio a.C. il tempio in antis
andò a costituire la tipologia dominante nell’architettura sacra della Siria centro-settentrionale,
rappresentando l’elaborazione locale di una tradizione di architettura religiosa ufficiale32.
Nella seconda metà del III millennio a.C., un tempio della classica tipologia in antis fu eretto a
Tell Halawa, Tell A. L’Edificio I dello strato III (Area L) rappresenta, infatti, un tempio Langraum
di 20 × 13 m di morfologia analoga agli Antentempel edificati a Tell Chuera, con cella a sviluppo
longitudinale (di 11 × 7 m) e ingresso assiale, preceduta da un vestibolo in antis di ridotta

55
profondità (3,5 m)33. All’interno della cella, dinnanzi alla parete di fondo, è stato messo in luce un
podio in mattoni crudi intonacato, di fronte al quale sono stati rinvenuti una tavola in mattoni, una
base in arenaria e un bacino in calcare. Anche in questo caso, come nei temenoi dello Steinbau I e
dell’Aussenbau a Tell Chuera, un portale dava accesso da est all’area sacra. Il perimetro
dell’edificio era caratterizzato, infine, dalla presenza di un contrafforte aggettante posteriore, in asse
con il podio all’interno della cella, esattamente come riscontrato nello Steinbau I e nello Steinbau 6
di Tell Chuera.
Intorno alla metà del III millennio a.C., un piccolo tempio in antis fu eretto anche a Qara Quzaq
(strato IV; Bronzo Antico III, 2600-2350 a.C.)34. Si tratta di un edificio isolato di 7 × 5 m circa, con
muri dello spessore di 1 m ed ingresso sul lato breve meridionale, preceduto da una corte lastricata e
situato ad una quota più alta rispetto alle abitazioni coeve, dalle quali era, peraltro, separato da un
passaggio che correva nord-sud35. Il tempietto in antis fu ricostruito e ampliato nello strato III
(Bronzo Antico IV, 2300-2100 a.C.), quando si configura come un edificio a sviluppo longitudinale
di 16 × 8,5 m e muri dello spessore di 1,2 m, isolato e separato dalle coeve abitazioni da una
strada36.
Due ulteriori edifici di carattere pubblico, interpretati come possibili templi in antis della
seconda metà del III millennio a.C.37, sono stati identificati rispettivamente a Tell Kabir38, sul corso
del Medio Eufrate vicino a Tell Banat, e a Tell Matin39, nell’area tra Eufrate e Balikh.
Le più interessanti attestazioni relative alla diffusione e all’affermazione della tipologia in antis
come tipo classico dell’architettura templare siriana nel corso del Bronzo Antico provengono,
tuttavia, dagli scavi condotti negli anni più recenti in alcuni siti della Siria centro-occidentale: il sito
di Al-Rawda, a circa a 70 km a nord-est di Qatna, e il sito di Tell Mardikh/Ebla.
Ad Al-Rawda40, gli scavi condotti dalla missione congiunta franco-siriana a partire dal 2002
hanno messo in luce nel settore nord-orientale del sito (settore 1) un recinto sacro con una sequenza
di templi in antis eretti nel corso del Bronzo Antico IV e in uso fino alla fine del III millennio a.C.
(Fig. 3): il tempio superiore, e più estesamente indagato, datato al Bronzo Antico IVB della
cronologia siriana, fu costruito, infatti, al di sopra di due precedenti edifici templari41, di cui quello
intermedio ugualmente identificabile come un tempio in antis, mentre l’edificio più antico, edificato
direttamente sulla roccia vergine, è stato finora indagato in sondaggi troppo limitati per chiarirne la
tipologia.
Il tempio più recente era inserito in un ampio temenos di recinzione, con una corte di circa 35 m
di larghezza e 68 m di lunghezza. Al suo interno, a circa 38,5 m di distanza dal tempio, è stato
scavato un edificio approssimativamente quadrato di 4 × 3,5 m, addossato al lato meridionale della
recinzione e chiuso da una porta ad un solo battente: la presenza di grandi giare da conservazione ed
installazioni in ciottoli sembra indicare che si trattasse di un magazzino42. Nell’angolo settentrionale
del temenos sono stati scavati due ulteriori edifici: la natura delle installazioni ad essi associate (tra
cui, nella fattispecie, alcuni bacini e un betilo di 3,20 m rinvenuto in situ in una base circolare) ne
hanno suggerito, invece, una destinazione cultuale43.
Il tempio in antis (Fig. 3)44, ben conservato nelle sue fondazioni in pietra, era un edificio
rettangolare orientato sud-ovest/nord-est, con un vestibolo colonnato45 delimitato da due ante
emergenti, e una cella di morfologia Breitraum approssimativamente quadrata (e non longitudinale
come nelle attestazioni nord-siriane di questa stessa tipologia), di circa 9,90 m di larghezza e 8,50 m
di profondità46; una lastra di pietra messa in luce nella cella, in asse con uno dei suoi due
contrafforti interni, sembrerebbe suggerire l’originaria presenza di una coppia di pilastri lignei atti a
sorreggerne il soffitto. La cella era, a sua volta, corredata della presenza di un sacello (una sorta di
sancta sanctorum di 3,80 × 3,60 m), addossato alla parete di fondo e delimitato da due contrafforti
costruiti contro il muro occidentale del tempio, da cui si prolungavano due muretti in mattoni crudi
dello spessore di circa 0,40 m. Il sacello era presumibilmente chiuso da una porta in legno ad un
unico battente, leggermente disassata a nord-ovest rispetto all’ingresso del tempio, ed ospitava un
podio in mattoni crudi.

56
Nella sua ultima fase architettonica il tempio in antis principale fu, inoltre, affiancato a nord da
un secondo edificio47. Benché assai malamente conservata, anche questa struttura è stata interpretata
dagli scavatori come un edificio di culto, ovvero come un sacello o un tempio secondario (benché
apparentemente non della tipologia in antis): la giustapposizione dei due edifici cultuali e la loro
collocazione all’interno del medesimo recinto sacro ha suggerito che il Tempio Nord fosse dedicato
alla paredra della divinità titolare del tempio principale; una situazione analoga, con due edifici di
culto affiancati, è stata riscontrata a Tell Mardikh/Ebla nella campagna dell’anno 2006 nel
complesso cultuale della fase finale del Bronzo Antico IVB scavato nell’Area HH48. Anche nel
tempio secondario è stata identificata, invero, una più antica fase architettonica, che potrebbe,
pertanto, essere associata alle precedenti fasi del tempio in antis maggiore.
La recente scoperta del tempio in antis di Al-Rawda ha rappresentato un contributo
fondamentale nella pressoché totale assenza di documentazione sull’architettura templare nella Siria
interna centro-occidentale del III millennio a.C. La rilevanza di questa recente scoperta risiede anzi
tutto nella tipologia templare ivi attestata: da un lato, infatti, la presenza di un tempio in antis
certifica la diffusione e la generale adesione a questa tipologia nell’architettura templare siriana già
a partire dalla seconda metà del III millennio a.C.; dall’altro, la versione Breitraum della tipologia
in antis restituita dal tempio di Al-Rawda si discosta nelle proporzioni dagli esempi nord-siriani
della medesima tipologia, in primis gli Antentempel di Tell Chuera, laddove la cella della fabbrica
sacra ha sempre uno sviluppo longitudinale e sembra piuttosto accostarsi nella scelta di una
morfologia latitudinale ai coevi sviluppi dell’architettura sacra levantina e palestinese.
Le scoperte di Al-Rawda hanno, infine, trovato il più ragguardevole elemento di confronto nei
più recenti scavi effettuati nelle campagne del 2004-2006 a Tell Mardikh/Ebla. A partire dall’anno
2004, nell’Area HH, aperta nel settore sud-orientale della città bassa poco all’interno del perimetro
delle fortificazioni a terrapieno che cinsero la città paleo-siriana nel Bronzo Medio, e non lontano
dalla porta urbica sud-orientale (la cosiddetta Porta della Steppa)49, gli scavi hanno
progressivamente portato alla luce un monumentale edificio templare (Tempio HH1) eretto nel
Bronzo Antico IVA della cronologia siriana (2400-2300 a.C.) e denominato “Tempio della Roccia”,
poiché direttamente fondato sulla roccia naturale del tell50. L’edificio di 28,20 m di lunghezza e
21,80 m di larghezza, orientato verso est, con muri perimetrali dello spessore di circa 6 m,
rappresenta un monumentale tempio in antis con ingresso assiale (largo 1,40 m) sul lato breve
orientale. Questo tempio in antis esibiva, tuttavia, la particolarità di avere una cella e un’antecella di
identiche dimensioni ed entrambe di tipologia Breitraum (circa 10 m di larghezza e 8,30 m di
profondità): un profondo vestibolo dava, dunque, accesso ad una cella a sviluppo latitudinale51,
seppur non particolarmente accentuato.
Come nel tempio in antis di Al-Rawda, dunque, anche nel Tempio della Roccia di Ebla la
tradizione nord-siriana dell’Antentempel trova una differente elaborazione, forse peculiare
dell’architettura religiosa della Siria interna centro-occidentale rispetto alle contemporanee
realizzazioni della Siria nord-orientale, e, almeno in apparenza, non scevra di rapporti con le coeve
tradizioni architettoniche del Levante52. Ad ogni modo, la morfologia Breitraum della cella
templare ad Ebla fu abbandonata già alla fine del III millennio a.C. in favore della cella
Langraum53, che sarebbe divenuta caratteristica dell’architettura sacra siriana, e finanche
palestinese54, nel successivo Bronzo Medio.
Un ulteriore esempio di tempio in antis con cella a sviluppo latitudinale nella Siria interna è offerto
dal tempio nel temenos del livello 1 a Tell Halawa, Tell B: l’Edificio I55, ascrivibile ad una fase
avanzata del Bronzo Antico III. In questo caso, tuttavia, la versione del tempio in antis risulta
affatto particolare: il vestibolo del tempio presenta, infatti, una larghezza inferiore a quella della
cella, mentre il perimetro esterno dell’edificio appare caratterizzato da un’articolazione a
contrafforti.
Un caso differente (e particolare) è quello di Mari, nel III millennio a.C. decisamente inserita
nella sfera d’influenza della cultura mesopotamica, benché non scevra di alcuni elementi di novità e
originalità che indicano i suoi legami col coevo mondo semitico-occidentale. A Mari la tipologia

57
del tempio in antis appare, in effetti, attestata nella seconda metà del III millennio a.C. nelle
fabbriche sacre della Ville II (2500-2250 a.C.), accanto alla canonica tipologia mesopotamica del
Knickachstempel, nel cosiddetto Temple-Tour, il tempio associato alla terrazza Massif Rouge56: in
questo caso, tuttavia, il vestibolo in antis presenta una larghezza inferiore a quella della cella, che
aderisce alla tipologia Breitraum (7 × 11 m), in modo analogo, nella morfologia e nelle proporzioni,
al circa coevo Edificio I di Tell Halawa B, situato più a nord lungo il corso dell’Eufrate. Nella
successiva epoca degli Shakkanakku (Ville III), nell’ultimo quarto del III millennio a.C., la
tipologia in antis appare, invece, attestata a Mari nel Tempio di Ninhursag (anch’esso di morfologia
Breitraum e con un vestibolo in antis di larghezza ridotta, ricostruito come un vero e proprio
“tempio-torre”)57, e nel cosiddetto Tempio dei Leoni, eretto accanto alla Haute Terrasse58, laddove
fu adottata la cella Langraum con ingresso assiale caratteristica dell’architettura templare della Siria
interna nel successivo Bronzo Medio.
Intorno alla metà del III millennio a.C., la tipologia in antis è documentata anche al di fuori
dell’architettura templare siriana, a ovest e a sud, in alcune fabbriche sacre del Levante: nei santuari
di Biblo e nei templi di Tell el-Mutesellim e Khirbet ez-Zeraqon in Palestina settentrionale.
A Biblo, un’articolata area di culto si sviluppa nel corso del Bronzo Antico II-III attorno al pozzo
sacro situato al centro dell’antico insediamento, con una varietà di fabbriche sacre che costituiscono
una delle espressioni più fiorenti e originali dell’architettura religiosa del Levante nel III millennio
a.C.59: dal santuario della Baalat-Gebal al complesso templare denominato da M. Dunand come
Temple en L (situato al di sotto del successivo Tempio degli Obelischi del Bronzo Medio), dalla
Chapelle Orientale alle strutture del Champ des Offrandes e dell’Enceinte Sacrée60. Tra gli edifici
di culto eretti a Biblo nel Bronzo Antico, la tradizione architettonica del tempio in antis appare
attestata in primis nel cosiddetto complesso del Temple en L (Fig. 4)61. Il nucleo di questa articolata
fabbrica sacra appare, infatti, rappresentato da un temenos all’incirca quadrangolare al centro del
quale si ergono tre piccole celle giustapposte, ciascuna preceduta da un vestibolo in antis, forse
colonnato; una quarta cappella in antis sarebbe stata eretta, in un secondo momento, nell’angolo
nord-occidentale dello stesso temenos. Dei tre tempietti in antis nel complesso del Temple en L,
l’edificio centrale aveva una cella longitudinale di 4 × 3,5 m circa, mentre i due tempietti laterali
avevano uno sviluppo latitudinale con una cella rispettivamente di 2,3 × 4,1 m circa nel tempietto
meridionale e una cella di 2,5 × 3,7 m circa nel tempietto settentrionale. I due tempietti laterali
presentavano, inoltre, una morfologia complessiva (comprensiva di cella e vestibolo) all’incirca
quadrata62, mentre il tempio centrale emergeva e si differenziava per il suo sviluppo longitudinale
(di 6,6 × 5,2 m circa).
La tipologia in antis fu adottata a Biblo anche in un altro edificio sacro del III millennio a.C.: la
Chapelle Orientale, eretta su una piattaforma all’incirca quadrata situata a sud-est del complesso del
Temple en L63. Similmente ai due tempietti laterali nel complesso del Temple en L, la Chapelle
Orientale aveva una morfologia complessiva (comprensiva di cella e vestibolo)
approssimativamente quadrata (di 10,2 × 9,5 m circa), con una cella Breitraum di 5,4 × 7,5 m circa.
Sia i tempietti laterali nel complesso del Temple en L sia la Chapelle Orientale presentano, dunque,
nella versione locale della tipologia nord-siriana dell’Antentempel, significativi elementi di affinità
con i templi in antis recentemente messi in luce nella Siria interna centro-occidentale, in particolare
ad Al-Rawda, palesando, in apparenza, l’appartenenza ad una condivisa tradizione architettonica
che sembra prediligere intorno alla metà del III millennio a.C. lo sviluppo latitudinale della cella
negli edifici di culto.
Il metodo di scavo adottato da Dunand rende a tutt’oggi difficile l’attribuzione stratigrafica e la
datazione degli edifici gubliti. Dunand sembrerebbe attribuire l’erezione del temenos del Temple en
L, come pure l’originaria erezione della Chapelle Orientale64, alla fase della sua Installation VI,
intorno alla metà del III millennio a.C.65. Più recentemente M. Saghieh, in una revisione
stratigrafica complessiva delle strutture gublite del III millennio a.C., ha proposto una differente
datazione per il complesso dei tre tempietti in antis, assegnandoli all’ultimo quarto del III millennio
a.C. (2250-2000 a.C.)66, mentre la Chapelle Orientale sarebbe stata eretta già agli inizi del Bronzo

58
Antico III e avrebbe assunto la caratteristica planimetria di tempio in antis intorno alla metà del III
millennio a.C.67. A fronte della sensibile similarità planimetrica e tipologica, Kempinski propose,
invece, di assegnare l’erezione dei tre tempietti in antis di Biblo allo stesso periodo in cui sarebbero
stati eretti i tre templi in antis dell’area sacra dello strato XV/livello J-7 a Tell el-Mutesellim,
databili al Bronzo Antico IIIB della cronologia palestinese (2450-2300 a.C.)68. L’attribuzione
stratigrafia e la datazione delle strutture gublite non è questione che s’intende affrontare in questa
sede; nondimeno, una data intorno alla metà del III millennio a.C., sicuramente per l’erezione della
Chapelle Orientale, e presumibilmente anche per quella del limitrofo complesso del Temple en L,
sembra ragionevole. Nella seconda metà del III millennio a.C., dunque, la tipologia in antis fu
adottata anche nell’elaborata architettura sacra gublita, accanto a forme in apparenza più
tipicamente locali, come quelle dell’articolato santuario della Baalat-Gebal.

Intorno alla metà del III millennio a.C. la tipologia del tempio in antis appare, infine, introdotta
nell’architettura sacra palestinese. Se ne ha al momento attestazione in due soli siti, entrambi (e
forse non casualmente) localizzati nella Palestina settentrionale: il sito di Tell el-Mutesellim,
laddove l’individuazione dei tre templi in antis del Bronzo Antico IIIB nell’Area BB avvenne già
negli anni ’30 del secolo scorso durante gli scavi dell’Oriental Institute di Chicago69; e il sito di
Khirbet ez-Zeraqon, dove gli scavi condotti negli anni 1984-1994 dalla missione congiunta
dell’Università di Tübingen e dell’Università giordana dello Yarmouk70 hanno portato alla luce
un’estesa e articolata area sacra nella città alta del sito71. Con l’erezione dei templi 4040, 5192 e
5269 dello strato XV/livello J-7 a Tell el-Mutesellim e dei templi B0.4 e B0.5 a Khirbet ez-Zeraqon
(Fig. 5), la tipologia in antis appare adottata anche nelle fabbriche sacre dei centri urbani palestinesi
del Bronzo Antico III. D’altro canto, i templi in antis di Tell el-Mutesellim e Khirbet ez-Zeraqon
rappresentano una versione originale di questa tipologia di apparente ascendenza settentrionale,
coniugata con la tradizione locale dell’architettura templare palestinese del Bronzo Antico: quella
del tempio Breitraum monocellulare, con accesso diretto su uno dei lati maggiori (sovente ma non
necessariamente assiale), i cui prodromi possono essere rintracciati già nel Periodo Tardo-
Calcolitico nei recinti templari di En-Gedi e Tuleilat el-Ghassul72.
I tre i templi in antis di Tell el-Mutesellim (Fig. 5) dello strato XV/livello J-7 (secondo la nuova
sequenza stratigrafica di Finkelstein e Ussishkin)73 constano, infatti, di una cella a sviluppo
latitudinale, seppur non particolarmente accentuato, con un ingresso assiale sul fronte nord-
orientale74. Le misure interne della cella sono rispettivamente di 13,70-13,75 × 9,00-9,10 m nei
templi 5192 e 5269, e di 13,70 × 9,60 m nel tempio 4040, e il soffitto di ciascuno edificio era
sorretto da una coppia di colonne su basi circolari in calcare bianco, allineate pressoché al centro di
ogni cella lungo l’asse maggiore75. Contro la parete di fondo dei templi 4040 e 5192 sono stati
rinvenuti, inoltre, i resti di un podio, realizzato in pietra nel tempio 4040 e in mattoni crudi nel
tempio 5192. Ciascuna cella era preceduta da un vestibolo in antis, anch’esso colonnato76. Le basi
di pilastro nel vestibolo erano situate all’incirca in asse con quelle all’interno della cella e costituite
da larghe pietre irregolari di varie dimensioni (in basalto nel portico del tempio 4040)77. La cella di
ciascun tempio era, inoltre, presumibilmente affiancata da un vano laterale ausiliario (conservato in
modo estremamente frammentario nei templi 4040 e 5192, ma senza tracce di un possibile accesso
dalla cella templare); mentre i due adiacenti templi 5192 e 5269 sarebbero stati circondati e
racchiusi posteriormente da una comune recinzione, costituita da uno spesso muro che si sviluppava
parallelamente ai muri posteriori dei templi delimitando un passaggio della larghezza di circa 2 m. I
templi di Tell el-Mutesellim avevano dimensioni esterne, comprensive di cella e di vestibolo, di
17,60/17,80 × 18,50/18,60 m nel tempio 4040, e di 17,45/17,70 × 17,60 m nei templi 5192 e 5269,
sicché i tre edifici assumevano una morfologia complessiva pressoché quadrata. In termini di
proporzioni, il parallelo più stretto per i templi in antis di Tell el-Mutesellim viene così ad essere
rappresentato dalla Chapelle Orientale e dai due tempietti laterali nel complesso del Temple en L di
Biblo, anch’essi caratterizzati da morfologia complessiva all’incirca quadrata. Proprio i tre tempietti
in antis nel complesso del Temple en L costituiscono in proposito un’interessante attestazione,

59
giacché le due celle laterali presentano uno sviluppo latitudinale affine a quello dei templi
palestinesi, mentre la cella centrale ha uno sviluppo longitudinale, coniugando, apparentemente, in
un unico complesso entrambe le versioni attestate.
I templi in antis 4040, 5192 e 5269 di Tell el-Mutesellim furono ascritti da G. Loud allo strato
XV. Nella loro revisione stratigrafica dell’Area BB, I. Dunayevsky e A. Kempinski attribuirono la
costruzione del tempio 4040 allo strato XVI (se non addirittura allo strato XVII, poco dopo
l’erezione dell’altare 4017)78. I risultati dei recenti scavi condotti dall’Università di Tel Aviv
sembrerebbero, tuttavia, confermare l’originaria sequenza stratigrafica di G. Loud, e l’attribuzione
di tutti e tre templi in antis allo strato XV79: al di sotto del tempio 4040, come pure al di sotto del
tempio 5192, gli scavi dell’Università di Tel Aviv hanno, infatti, messo in luce i resti di modeste
strutture ascrivibili agli strati XVII-XVI/livelli J-5 e J-6, sicché l’erezione del tempio 4040, come
quella dei templi 5192 e 5269, non sembrerebbe essere avvenuta prima dello strato XV/livello J-780,
e daterebbe al Bronzo Antico IIIB della cronologia palestinese.
I templi B0.4 e B0.5 nella città alta di Khirbet ez-Zeraqon sono templi in antis di una tipologia
analoga a quella attestata nei templi 4040, 5192 e 5269 di Tell el-Mutesellim, benché meno
monumentale (Fig. 5): constano di una cella Breitraum, ipostila, con due basi di pilastro centrali e
un ingresso assiale, preceduta da un vestibolo in antis della medesima larghezza, ma di ridotta
profondità81. A differenza dei templi di Tell el-Mutesellim, tuttavia, nei templi di Khirbet ez-
Zeraqon le estremità delle ante curvano di 90 gradi verso l’interno, formando così un vestibolo
chiuso. Nel tempio B0.5 anche il vestibolo appare colonnato, con due basi di pilastro pressoché in
asse con le due basi all’interno della cella. Entrambi i templi hanno uno sviluppo latitudinale non
particolarmente accentuato: il tempio B0.4 ha dimensioni interne di 7,2 × 4,5 m e dimensioni
esterne (comprensive di ante) di 8,9 × 8,3 m, mentre il tempio B0.5 ha dimensioni interne di 8,5 ×
4,5 m e dimensioni esterne di 10,4 × 10,2 m circa, sicché i due edifici mostrano una morfologia
complessiva all’incirca quadrata (similmente ai templi in antis di Tell el-Mutesellim e di Biblo).
Alla parete di fondo di entrambi i templi è apparso addossato una sorta di stretto podio o bancone,
situato di fronte all’ingresso, che nel tempio B0.4 occupa solo la parte centrale, mentre nel tempio
B0.5 si estendeva lungo tutta la metà orientale della parete di fondo; nella cella del tempio B0.4
un’ulteriore banchetta è stata individuata lungo il muro occidentale della cella, a sud dell’ingresso.
Sia i templi in antis 4040, 5192 e 5269 di Tell el-Mutesellim, sia i templi in antis B0.4 e B0.5
nella città alta di Khirbet ez-Zeraqon presentano, dunque, una cella a sviluppo latitudinale,
conforme alla radicata tradizione architettonica che appare distintiva dell’architettura templare
palestinese del Bronzo Antico; lo sviluppo latitudinale degli edifici risulta, nondimeno,
significativamente meno accentuato rispetto ai templi eretti nel Calcolitico e nel Bronzo Antico I-II.
La cella templare ha un ingresso assiale, è sempre ipostila, con due basi di pilastro disposte
pressoché al centro lungo l’asse maggiore, e presenta in tutti gli edifici (ad eccezione del tempio
5269 di Tell el-Mutesellim, laddove presumibilmente non si è conservato) i resti di un podio o di un
bancone addossato alla parete di fondo di fronte all’ingresso. Il vestibolo in antis ha la medesima
larghezza della cella (non essendo le ante altro che una prosecuzione dei suoi muri perimetrali), ma
ha una ridotta profondità, ed è corredato anch’esso (con la sola eccezione del vestibolo del tempio
B0.4 di Khirbet ez-Zeraqon) dalla presenza di due basi di pilastro allineate con le basi all’interno
della cella. Infine, benché i templi di Tell el-Mutesellim abbiano uno sviluppo latitudinale meno
accentuato, nelle dimensioni esterne (comprensive di cella e vestibolo) sia i templi di Tell el-
Mutesellim che quelli di Khirbet ez-Zeraqon assumono una morfologia all’incirca quadrata, come
significativamente attestato nelle menzionate versioni gublite di questa stessa tipologia templare.
Tra i templi in antis nord-siriani e quelli palestinesi del III millennio a.C. intercorre, dunque, una
differenza fondamentale: mentre gli Antentempel attestati nella Siria settentrionale sono
contraddistinti da una cella a sviluppo longitudinale, i templi in antis palestinesi conservano lo
sviluppo latitudinale della cella peculiare della tradizione localmente elaborata nell’architettura
sacra fin dall’età tardo-calcolitica. Nonostante la similarità tipologica, permane una basilare
differenza nelle proporzioni, la quale costituisce, per l’appunto, la specificità della versione

60
palestinese codificata nella seconda metà del III millennio a.C. rispetto ai templi nord-siriani. È
difficile stabilire se, in effetti, i templi in antis palestinesi del Bronzo Antico III rappresentino un
adattamento locale di una tipologia d’ascendenza settentrionale. Si può notare, nondimeno, che
nella tipologia in antis lo sviluppo latitudinale della cella nei templi palestinesi appare decisamente
meno accentuato che nei templi della locale tipologia Breitraum monocellulare.

Conclusioni

Pur nel permanere di una ben definita differenziazione di province ceramiche regionali82, e di alcuni
sviluppi della cultura materiale legati a tradizioni segnatamente locali, con l’avvento del Bronzo
Antico III una progressiva standardizzazione delle produzioni artigianali e una crescente
unificazione degli orizzonti regionali sembra interessare la regione siro-palestinese, dalla costa del
Levante al bacino del Balikh fino a Tell Chuera83 (più a est permane la forte adesione all’influenza
mesopotamica), dalla regione dell’Amuq al confine settentrionale del deserto del Negev, seppur con
diversi gradi di diffusione e omogeneità man mano che ci si spinge da ovest a est e da nord a sud
verso le periferie di questo bacino geografico e culturale. Questa più estesa e condivisa continuità
culturale si manifesta in primis nella diffusione di alcune comuni tipologie e produzioni ceramiche
(per esempio, la ceramica di Khirbet Kerak)84, ma anche nell’apparente condivisione di alcune
tradizioni architettoniche, sebbene, in questo ambito, la scarsa evidenza restituita dalla zona costiera
e dalla Siria meridionale consenta, al momento, solo alcune considerazioni preliminari.
In una fase matura del Bronzo Antico III, l’architettura templare siro-palestinese, nella
fattispecie, appare contraddistinta dalla diffusione di una comune tipologia architettonica: la
tipologia del tempio in antis. Dagli Antentempel di Tell Chuera, attraverso la Siria settentrionale (a
Tell Halawa, Qara Quzaq, Tel Kabir e Tell Matin) e centro-occidentale, con le recenti scoperte di
Al-Rawda e Tell Mardikh/Ebla, fino alla costa del Levante nel cosiddetto Temple en L e nella
Chapelle Orientale a Biblo e a sud nelle aree sacre di Tell el-Mutesellim e Khirbet ez-Zeraqon nella
Palestina settentrionale, la tipologia del tempio in antis sembra essere stata diffusamente adottata
come tipo classico dell’architettura religiosa, seppur in una varietà di realizzazioni che si coniugano
talvolta con tradizioni locali preesistenti. La versione nord-siriana, ampiamente documentata nelle
fabbriche sacre di Tell Chuera, e nell’area compresa tra i corsi di Balikh e Eufrate, adotta una cella
Langraum con ingresso assiale, segnando i prodromi di una tradizione che diverrà caratteristica
dell’architettura templare siriana nel Bronzo Medio e Tardo. Diversamente, e conformemente alla
tradizione locale di architettura templare elaborata dalla seconda metà del IV millennio a.C., la
versione palestinese dei templi in antis adotta una cella Breitraum, ipostila, e preceduta da un
vestibolo anch’esso quasi sempre colonnato. A Biblo, entrambe le versioni di tempio in antis
appaiono attestate nella Chapelle Orientale e nel limitrofo complesso del Temple en L, dove, nella
fattispecie, una struttura in antis a sviluppo longitudinale risulta affiancata da due cellette a sviluppo
latitudinale. In questo orizzonte hanno assunto una particolare rilevanza le strutture templari
recentemente scavate nella Siria interna centro-occidentale ad Al-Rawda e Tell Mardikh/Ebla: qui,
infatti, la versione nord-siriana dell’Antentempel appare localmente adottata prediligendo lo
sviluppo Breitraum della cella caratteristico dell’architettura templare levantina (seppur in una
realizzazione non particolarmente marcata). A Ebla, tuttavia, cella e vestibolo vengono a presentare
singolarmente la stessa profondità, sicché l’edificio mantiene complessivamente uno sviluppo
longitudinale (di 28,20 × 21,80 m); diversamente, ad Al-Rawda, il tempio con una cella latitudinale
e un vestibolo di profondità ridotta presenta una morfologia complessiva quasi quadrata e
proporzioni significativamente affini a quelle dei templi in antis di Tell el-Mutesellim e Khirbet ez-
Zeraqon, nonché un vestibolo (come forse anche la cella) corredato da una coppia di colonne,
esattamente come nelle versioni più meridionali di questa tipologia.

61
Summary

In the Mid-Third Millennium BC a new temple type is attested in the sacred architecture of the Syro-
Palestinian region: the temple in antis. First identified by A. Moortgat in the Antentempel of Tell Chuera, the
temple in antis becomes the classic temple type in the Syrian architecture of the second half of the 3rd
Millennium BC, when Syria experienced the earliest full-fledged adoption of urban society. The recent
discoveries at Al-Rawda and Tell Mardikh/Ebla in North-Western Central Syria now testify the broader
Syrian diffusion of this type during the advanced phase of the Early Bronze Age, when the same type is
attested in the Levant also beyond the Syrian borders: at Byblos, on the Levantine coast, at Tell el-
Mutesellim/Megiddo and at Khirbet ez-Zeraqon in Northern Palestine. Future researches in Southern Syria
could fill this gap now existing in the documentation. Nevertheless, if the North-Syrian temples excavated so
far show the Langraum cella with central entrance, which will be characteristic of the Syro-Palestinian
religious architecture in the 2nd Millennium BC, the Al-Rawda and Ebla temples adopt an almost squared
Breitraum cella. The broad-room version is employed also in the nearly contemporary temples in antis
erected at Byblos and in Palestine, where the Breitraum cella represents the classic Early Bronze Age type.
The ongoing investigations in the Syro-Palestinian region show therefore the existence of a shared tradition
of sacred architecture already in the second half of the 3rd Millennium BC, when the presumably north-
derived temple-in-antis-type is largely adopted in different versions according to the exiting local
architectural traditions.

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67
Lista delle immagini

Fig. 1 Tell Chuera. Pianta dettagliata dell’Aussenbau Nord (da Moortgat 1960a: fig. 9).
Fig. 2 Tell Chuera. Pianta schematica dell’area degli Steinbauen I e II, nel settore sud-orientale della città
alta (rielaborazione da Orthmann 1990a: fig. 9 e Orthmann et al. 1995: fig. 32).
Fig. 3 Al-Rawda. Pianta schematica della fase finale del tempio in antis del Bronzo Antico IVB e del
limitrofo sacello (da Castel et al. 2005: fig. 6a).
Fig. 4 Biblo. Pianta schematica della Chapelle Orientale e dei tempietti in antis nel complesso del Temple
en L (rielaborazione schematica da Dunand 1950-1958: fig. 1007).
Fig. 5 Rielaborazione schematica dei templi in antis di Tell el-Mutesellim e Khirbet ez-Zeraqon in
Palestina settentrionale (da Loud 1948: fig. 394 e Genz 2002: fig. 2).

68
Fig. 1

Fig. 2

69
Fig. 3

Fig. 4

70
Fig. 5

71

Desidero ringraziare la Prof.ssa Rita Dolce per l’invito a partecipare a questa raccolta di studi in onore di A. Moortgat.
Sentitamente ringrazio il Prof. Paolo Matthiae per la possibilità di citare nel testo alcuni dei risultati delle recenti
campagne di scavo condotte nel sito di Tell Mardikh/Ebla negli anni 2004-2006 (Matthiae 2006; 2007), nel corso delle
quali, sotto la sua supervisione scientifica, un’importante area sacra della seconda metà del III e della prima metà del II
millennio a.C è stata scavata nel settore sud-orientale della città bassa di Ebla (Area HH), rivelando l’esistenza di una
sequenza pressoché ininterrotta di edifici templari della città proto- e paleo-siriana, dal 2400 al 1600 circa a.C.
1
Gli scavi sono successivamente proseguiti sotto la direzione di U. Moortgat-Correns negli anni 1982-1985, sotto
quella di W. Orthmann negli anni 1986-1996 e sotto quella di Jan-Waalke Meyer dal 1997.
2
Come illustrato, segnatamente, proprio dagli sviluppi della cultura proto-siriana e paleo-siriana della città di Ebla
(Matthiae 1995: 299-327, 340-344).
3
Weiss 1986; 1990; Mazzoni 1991; Akkermans - Schwartz 2003: 233-277.
4
Di contro, nella prima metà del III millennio a.C., gli edifici religiosi finora identificati nella Siria settentrionale,
dall’alto bacino del Khabur al corso dell’Eufrate (mancano ancora dati relativi alla Siria centro-occidentale e
meridionale), presentano pressoché tutti uniformemente la classica tipologia mesopotamica protodinastica del tempio
longitudinale con ingresso ad asse spezzato (Knickachstempel; Delougaz - Lloyd 1942; Heinrich 1982: 55-60, 93-97,
99-136), come attestato dai templi scavati nella Jezirah a Tell Brak (trincea HS4, fase 5; Matthews 1996: 71-75), Raqa’i
(livello 3; Schwartz 2000: 167-170, figg. 2-7) e Kashkashuk (livello III; Bounni 1988: 373); diversamente, il possibile
tempio, o forse più propriamente sacello, scavato da Mallowan a Chagar Bazar, una struttura rettangolare di 5,2 × 4 m
circa, inserita tra gli edifici circostanti, presenta una pianta longitudinale ma l’ingresso, non assiale, sul lato breve
orientale, precludendo così una sua stretta identificazione con la categoria del Knickachstempel; Mallowan 1936: 15,
fig. 4), e dai templi scavati lungo la sponda orientale del Medio Eufrate a Qara Quzaq (livello V; Olávarri - Valdés
1996: 46, fig. 1) e a Tell Halawa, Tell B (Edificio II, livello 2), seppur in questo caso l’edificio templare fosse preceduto
anche da un vestibolo in antis (Lüth 1989: 91-97, fig. 59, pianta 13; Werner 1994: tavv. 1,2-2,1). Gli ultimi due esempi
risultano degni di una nota particolare, poiché in entrambi i siti i successivi templi eretti dalla metà del III millennio a.C.
abbandonano la tipologia mesopotamica del Knickachstempel e adottano la tipologia nord-siriana del tempio in antis,
ampiamente documentata nello stesso periodo a Tell Chuera (vd. di seguito).
5
Diversamente, più a est, nell’alto bacino del Khabur (a Tell Beydar, Tell Brak, Tell Mozan) e in Alta Mesopotamia (a
Tell Taya e Assur; Heinrich 1982: 126-128, figg. 190-194), nella seconda metà del III millennio a.C. continua ad essere
impiegata la tipologia del Knickachstempel.
6
Orthmann 1986.
7
Matthews 1997: 116-117; Pruss 2000; Marchetti 2006: 107; Meyer 2006. Per un inquadramento generale sulla
correlazione cronologica tra la Jezirah siriana del III millennio a.C. e la Mesopotamia protodinastica si vedano
Marchetti 1996: 99-101; 1998: 115-117, tab. 1; Akkermans - Schwartz 2003: fig. 8.2.
8
Per una sintesi generale sull’architettura religiosa di Tell Chuera del III millennio a.C. (anche se non aggiornata alle
ultime scoperte) si veda Orthmann 1990a; 1990b. Per una pianta più aggiornata delle aree di scavo del sito si veda
Orthmann et al. 1995: tavv. 1-2.
9
Moortgat 1960a: 9-22.
10
La consuetudine di erigere gli edifici templari su terrazze sopraelevate, costruite in pietra o mattoni, il cui perimetro
corrisponde generalmente al perimetro esterno dell’edificio stesso, o è di poco più ampio, è attestata per tutti i templi in
antis di Tell Chuera, con la sola eccezione del Kleiner Antentempel, laddove, tuttavia, le fondazioni stesse dei muri
perimetrali erano così alte da elevare l’edificio al di sopra delle strutture circostanti.
11
Moortgat 1960a: 13-22, fig. 9.
12
La presenza di due sporgenze sulle pareti settentrionale e meridionale della cella potrebbe indicare la possibilità di
un’ulteriore suddivisione dello spazio interno (Orthmann 1990a: 4).
13
Moortgat 1960a: 22-32, fig. 23a; 1960b: 12-20, figg. 19-22; 1962: 22-38; 1965: 6-9; Orthmann et al. 1995: tav. 4.
14
I recenti scavi hanno chiarito, in particolare, la struttura della terrazza su cui era eretto il tempio, la quale era costituita
da una massiccia fodera in grandi blocchi calcarei all’esterno e gettate di riempimento all’interno (di terra e pietre ad est
sotto il vestibolo; prevalentemente di terra ad ovest sotto la cella). L’interno della terrazza era a sua volta suddiviso da
un muro, che dovette fungere da fondazione per il muro che separava il vestibolo dalla cella del tempio, così come i
muri perimetrali della terrazza servivano da sostegno per i muri perimetrali dell’edificio.
15
Orthmann 2002.
16
Vd. di seguito nota 17.
17
L’iniziale identificazione degli Steinbauen II (Area B; Moortgat 1960a: 22-25, fig. 22) e III (Area D; Moortgat 1965:
9-11, pianta IV; 1967: 4-8, figg. 1-2, pianta II; Moortgat - Moortgat-Correns 1975: 36-37, fig. 18) come templi in antis
(Orthmann 1990a: 12-14) è stata rivista. Lo Steinbau II avrebbe, infatti, costituito il portale d’ingresso al temenos del
tempio eretto sullo Steinbau I (Orthmann et al. 1995: 73-78, fig. 32, tav. 14), mentre lo Steinbau III è stato interpretato
come un possibile propileo d’accesso monumentale all’intera area sacra enucleata nel settore sud-orientale della città
alta.
18
Moortgat 1962: 9-17, piante II, IV.

72
19
Come nell’Aussenbau Nord, anche in questo edificio gli scavatori ipotizzarono che la parte più interna della cella
fosse separata dal resto da un muro trasversale: nel basamento in mattoni su cui sorge il tempio, gli scavatori distinsero,
infatti, all’interno della cella un settore più regolare, trasversale, che venne interpretato come il possibile basamento di
un muro divisorio interno (Orthmann 1990a: 6).
20
La soglia dell’ingresso non è stata individuata; pertanto, anche se del tutto verosimile, non è possibile affermare se
esso fosse assiale.
21
Moortgat 1962: 10.
22
Moortgat 1965: 11-12, piante V-VI; 1967: 8-38, figg. 7, 17.
23
Moortgat-Correns 1989: 46; Orthmann 1990a: 11. A questa fase più antica sarebbe databile un’altra struttura templare
di Tell Chuera di tipologia differente da quella dei successivi canonici templi in antis: il cosiddetto West-Tempel, così
denominato perché eretto sul limitare occidentale della città alta di Tell Chuera (Moortgat-Correns 1988: 17-28, piante
II-V).
24
Moortgat - Moortgat-Correns 1975: 8-15, fig. 4, piante. II-III.
25
Moortgat-Correns 1989: 55.
26
Orthmann 2002. Lo Steinbau 6 è apparso sinora il tempio in antis di Tell Chuera nel miglior stato di conservazione:
di esso si sono preservati la terrazza in massicci blocchi calcarei (di 17,5 × 11,5 m, alta circa 2 m), le fondazioni in
pietra dell’edificio e parte della sua sovrastruttura in mattoni crudi fino ad un’altezza di 1 m circa. Il tempio Langraum
misurava 16,8 × 10 m, con una cella longitudinale di 11 × 7,8 m e un vestibolo in antis di 3,3 m di profondità, cui dava
accesso da est una scalinata in pietra larga 4 m. La terrazza del tempio era a volta preceduta da un’area acciottolata, in
modo analogo alla corte dello Steinbau I. Al muro posteriore della cella, di fronte all’ingresso, fu addossato un podio in
mattoni crudi (di 1,90 × 1,50 m), al quale corrispondeva all’esterno un contrafforte aggettante (di 1,60 × 0,80 m) sul
retro dell’edificio (un elemento architettonico attestato anche nello Steinbau I e nell’Edificio I di Tell Halawa A; vd. di
seguito). Al centro della sala, in asse con l’ingresso, è stata messa in luce, inoltre, una lastra di pietra, di probabile
benché incerta funzione cultuale; mentre al lato settentrionale si addossavano una banchetta ad est (larga 0,50 m e alta
0,30 m) e un bancone al centro (largo 2,40 m e alto 1,50 m), con due sostegni posizionati di fronte alla sua base.
27
In questa fase furono eretti gli Steinbauen I, II e III, l’Aussenbau Nord e la più antica realizzazione in antis del
Kleiner Antentempel.
28
In questa fase furono in uso tutti i templi in antis scavati a Tell Chuera. Sulla periodizzazione di Tell Chuera e delle
sue strutture si veda da ultimo Meyer 2006.
29
Tempio D sull’Acropoli; Templi N, P2, B1, HH2 e HH3 nella città bassa (Matthiae 1995: 148-160; 2000: 182-183;
2006; 2007).
30
Tempio C (Miglus - Strommenger 2002: 102-113, tavv. 26, 121:1, 122, 124, piante 23-24) e Tempio F (Ibid.: 113-
114, tavv. 133:4-5, 134).
31
Nell’architettura sacra palestinese del Bronzo Medio la tipologia del tempio in antis con cella Langraum è attestata
nei templi di Tell el-Mutesellim/Megiddo (strato X; Loud 1948: 102-105; Dunayevsky - Kempinski 1973: 180-184),
Tell el-Balatah/Shechem (strati Ia – b; Campbell 2002: 145-151; Wright 2002: figg. III:61-62, III:64), Tell Qedah el-
Gul/Hazor (Area A; Ben-Tor et al. 1997: 51-71, 85-101), Tabaqat Fahl/Pella (Bourke 1999), Tell Musa (strato IV;
Eisenberg 1977: 78-80), Tell el-Hayyat (fase 2; Falconer - Magness-Gardiner 1989: 258-259, fig. 3b) e Tel Haror (Oren
1997: 474-475), tutti all’incirca databili al Bronzo Medio III. Con l’avvento del II millennio a.C., la Palestina si
inserisce, infatti, in un più ampio milieu storico-culturale, che abbraccia l’intera regione siro-palestinese (Matthiae
1990; Nigro 1996) e che nell’architettura sacra palestinese del Bronzo Medio si manifesta segnatamente
nell’introduzione della nuova tipologia di ascendenza settentrionale del tempio Langraum, monocellulare, con ingresso
assiale, mutuata dall’architettura templare siriana.
32
Sembra così potersi accantonare la tesi di un’origine straniera (si veda sinteticamente Hrouda 1970) della tipologia
dei templi in antis attestati in Siria e Palestina nel III e II millennio a.C. Al momento della loro scoperta, infatti, i primi
edifici in antis siro-palestinesi furono diffusamente considerati una tipologia d’importazione e associati alla tradizione
dell’architettura a megaron documentata nel III millennio a.C. nell’Anatolia occidentale, per esempio nei megara di
Troia (Troia I e II; Blegen et al. 1950: piante 417-419, 426, 451), o a Beycesultan nei “templi gemelli” degli strati XVI-
XIV (Lloyd - Mellaart 1962: 36-55, figg. 10, 13, 17) e nei successivi megara degli strati XIII-VIII (Lloyd - Mellaart
1962: 56-63, figg. 21-22). L’intensificarsi dell’indagine archeologica nella Siria centro-settentrionale a partire dal
secondo dopoguerra ha progressivamente incrementato le attestazioni siriane di questa tipologia, dal Bronzo Antico al
Bronzo Tardo, disvelandone l’elaborazione, la tradizione e il carattere precipuamente locale, già a partire dalla metà del
III millennio a.C.
33
Orthmann (ed.) 1989: 63-66, fig. 15, pianta 10.
34
Non a caso, a Qara Quzaq il passaggio dallo strato V allo strato IV appare segnato da un cambiamento piuttosto
brusco, che introduce, in effetti, un differente orizzonte culturale, laddove risulta notevolmente ridotta l’influenza
culturale mesopotamica rispetto alla fase precedente (Olávarri 1995: 10-11; Olávarri - Valdés 1996: 47).
35
Olávarri 1995: 9-10, fig. 5; Olávarri - Valdés 1996: 47-48.
36
Olávarri - Valdés 1996: 48-49. Come altrove documentato in Siria (e Palestina), a Qara Quzaq la tipologia del tempio
in antis rimane caratteristica con l’avvento del II millennio a.C., quando un nuovo tempio in antis viene eretto
sull’acropoli dell’insediamento (Bronzo Medio I, 1900-1800 a.C., livello II-2; Olávarri et al. 1994: 17-18).

73
37
Werner 1994: 42.
38
Porter 1991: 721.
39
Einwag 1993: 35, tav. 3:d.
40
Il sito, identificato nel 1996, rappresenta un insediamento circolare fortificato, di circa 12 ettari, datato al Bronzo
Antico IVB della cronologia siriana (Castel et al. 2004; 2005).
41
Castel - Awad 2006: 8.
42
Castel et al. 2005: 67, fig. 6b.
43
Castel - Awad 2006: 8.
44
Castel et al. 2005: 62-67, fig. 6a-b.
45
Le colonne del vestibolo sarebbero state aggiunte, tuttavia, in un secondo momento, nel corso di una ristrutturazione
del medesimo edificio (Castel et al. 2005: 65). In una fase ancora successiva il vestibolo sarebbe stato completamente
chiuso con l’aggiunta di un muro anteriore (Castel et al. 2005: 66).
46
Nelle proporzioni, dunque, il tempio in antis di Al-Rawda mostra una significativa affinità con le attestazioni
levantine di questa tipologia templare, documentate a Biblo e in Palestina a Tell el-Mutesellim e Khirbet ez-Zeraqon, a
differenza della versione con cella rigorosamente Langraum documentata a Tell Chuera e negli altri siti della Siria
settentrionale.
47
Castel et al. 2004: 45; Castel - Awad 2006: 8, fig. 3.
48
Vd. di seguito nota 53.
49
L’apertura di un’area di scavo nell’anno 2004 in questo settore “periferico” della città bassa (Matthiae 2006: fig. 1) è
stata suggerita dalla presenza di un’anomalia rivelata dalla prospezione geo-fisica condotta sul sito, che sembrava
indicare la presenza di una monumentale struttura in pietra calcarea a poca distanza dalla superficie (Matthiae 2006: fig.
9; Ramazzotti 2008).
50
Matthiae 2006: 458-479; 2007.
51
Matthiae 2006: figg. 14-15, 17-19.
52
Manca, purtroppo, ancora una documentazione relativa alla Siria meridionale, laddove il continuum culturale con il
Levante e la Palestina potrebbe essere stato più marcato e decisivo.
53
Il Tempio della Roccia fu abbandonato intorno al 2300 a.C., ma l’area mantenne la sua destinazione religiosa anche
nei successivi periodi proto-siriano tardo e paleo-siriano, fino al definitivo abbandono della città intorno al 1600 a.C.
(Matthiae 2006; 2007). In una fase avanzata del Bronzo Antico IVB, nella medesima area, in seguito occupata da due
sovrapposti templi in antis tripartiti di tipologia Langraum del Bronzo Medio I e II, l’ultima campagna di scavo
dell’anno 2006 ha messo in luce, in particolare, un tempio (Tempio HH4) e un sacello (Sacello HH5) giustapposti
(Matthiae 2007), riproponendo una situazione più o meno contemporaneamente attestata nell’area sacra (secteur I) del
sito di Al-Rawda (Castel - Awad 2006: 8-9, fig. 3). Anche l’edificio templare del Bronzo Antico IVB (Tempio HH4),
seppur di dimensioni ridotte (circa 17,50 m di lunghezza e 11,00 m di larghezza), aderisce alla tipologia del tempio in
antis, ma presenta in questa più recente versione della fine del III millennio a.C. una cella a sviluppo longitudinale (di
8,10 × 6,50 m) e un vestibolo della medesima larghezza, ma di ridotta profondità (5,20 m), come sarà poi segnatamente
caratteristico dell’architettura templare siriana del Bronzo Medio (Matthiae 1995: 148-160; 2000: 182-183; 2007).
54
Vd. sopra nota 31.
55
Orthmann (ed.) 1989: fig. 63, piante 14-16; Werner 1994: tavv.48-49.
56
Margueron 2004: 237-238, 264, figg. 221, 223.
57
Margueron 2004: 238, 378-380, fig. 369.
58
Margueron 2004: 380-384, fig. 371.
59
Jidejian 1968: 17-21; Dunand 1982.
60
La più antica fase costruttiva dell’Enceinte Sacrée risale addirittura alla seconda metà del IV millennio a.C., alla fine
del cosiddetto Énéolithique Récent della periodizzazione gublita elaborata da M. Dunand, corrispondente al Tardo
Calcolitico di Siria e al Bronzo Antico I della cronologia palestinese (3300-3000 a.C. circa); esso rappresenta, pertanto,
e forse proprio in virtù della sua stretta associazione con la sorgente del pozzo sacro, il più antico santuario di Biblo
(Dunand 1973: 235-241, fig. 143, tav. J,c; 1982: 195).
61
Dunand 1950-1958: 895-898, fig. 1007, tav. XXXVII; Saghieh 1983: 14-18, 22-24, tavv. II, III:1.
62
Rispettivamente di 5,3 × 4,9 m e 5,1 × 4,6 m circa.
63
Dunand 1950-1958: 898-899, tavv. XLIV-XLV; Saghieh 1983: 69-71, 74-75, fig. 39, tavv. XXII-XXIV.
64
Nel rapporto di scavo di Dunand (Dunand 1950-1958: 895-899), l’originaria erezione del Temple en L e della
Chapelle Orientale appaiono ascritte alla medesima fase architettonica, quella che Dunand comprende tra la quota
24.00 e la quota 23.00 (secondo la stratigrafia orizzontale per livelli arbitrari adottata dallo scavatore).
65
Dunand utilizza il termine installation per indicare le successive fasi occupazionali distinte nell’insediamento gublita,
a partire dal periodo neolitico (Installation I). Nella periodizzazione da lui elaborata, l’Installation VI corrisponde alla
fase matura dell’insediamento fortificato del III millennio a.C., databile dal Bronzo Antico III agli inizi del Bronzo
Antico IV, all’incirca tra il 2650 e il 2250 a. C. (Dunand 1950).
66
Le fasi J I-II della sequenza stratigrafica da lei elaborata, Saghieh 1983: 23-24. Solo l’unità nord-orientale del Temple
en L (il cosiddetto Bâtiment XIII) è stata ascritta dalla Saghieh alla fase precedente (K IV; 2500-2250 a. C.) e avrebbe
rappresentato il tempio più antico, in seguito incorporato nel complesso del Temple en L (1983: 15-16, 23).

74
67
Saghieh 1983: 74-75.
68
Kempinski 1989: 177.
69
Loud 1948: 78-84, figg. 180-181, 394.
70
Mittmann 1994.
71
Genz 2002: 94-96, fig. 2; Ibrahim - Douglas 2004: 371-373, fig. 4.
72
Sala 2005. Gli edifici di culto palestinesi del Bronzo Antico appaiono caratterizzati da una basilare omogeneità ed
originalità di forme rispetto alle coeve tradizioni architettoniche delle altre regioni del Vicino Oriente antico, indicando
l’elaborazione locale di un’architettura templare, che viene progressivamente canonizzata nel corso del periodo (dal
Bronzo Antico IB, nei templi di Tell el-Mutesellim e er-Rujm, fino alla fine del Bronzo Antico III, nei templi di ‛Ai,
Khirbet Yarmouk e Bab edh-Dhra‛; Kempinski 1992; de Miroschedji 1993; Sala 2007) e definisce un tipo classico,
quello del tempio Breitraum con accesso diretto, che resterà radicato nell’architettura religiosa palestinese anche tra i
più diversificati sviluppi del millennio successivo (Zwickel 1994).
73
Finkelstein - Ussishkin - Peersmann 2006: tab. 3.1.
74
Loud 1948: 78-84, figg. 180-181, 394; Dunayevsky - Kempinski 1973: 169-172, fig. 9; Kempinski 1989: 30, 176, fig.
14.
75
Le basi erano collocate, a loro volta, su una fondazione realizzata in piccole pietre (Loud 1948: figg. 182-185).
76
La presenza di colonne/pilastri nel vestibolo in antis è un elemento che non si ritrova, di contro, nella versione nord-
siriana di questa tipologia templare, ma che è attestata, per esempio, nel tempio in antis del Bronzo Antico IVB ad Al-
Rawda (vd. sopra).
77
Anche in questo caso supportate da una fondazione realizzata in piccole pietre.
78
Dunayevsky - Kempinski 1973: 162-167; seguiti da Esse (Esse 1991: 89), e più recentemente anche da de
Miroschedji (2001: 483).
79
Finkelstein - Ussishkin 2000b: 589-590.
80
Finkelstein - Ussishkin 2000a: 68-71; 2003: 29; concordemente, peraltro, a Kenyon 1958: 55*-58*. In secondo luogo,
gli scavi dell’Università di Tel Aviv non avrebbero trovato alcuna connessione fisica tra l’angolo sud-occidentale del
tempio 4040 e il “Muro A”, individuato da Dunayevsky e Kempinski a sud-ovest del tempio e coperto dal muro sud-
orientale del tempio 5192 (connessione che costituiva l’elemento fondante della loro argomentazione sull’anteriorità del
tempio 4040; Dunayevsky - Kempinski 1973: 165-166). Si può notare, nondimeno, che se i templi 5192 e 5269 sono
perfettamente identici nella planimetria, nelle proporzioni e, infine, nelle stesse dimensioni, sicché ne appare indubbia
un’unitaria progettazione e realizzazione (tanto più che i templi in questione sarebbero stati circondati da un comune
temenos posteriore), diversamente il tempio 4040, situato a nord-est della coppia dei “templi gemelli”, nonostante
l’evidente uniformità tipologica e planimetrica e la medesima larghezza della cella (che misura 13,70-13,75 m in tutte e
tre le strutture), ha proporzioni leggermente differenti e un differente orientamento (forse determinato anche dalla
preesistenza dell’altare 4017). Pur affiancandosi ai templi 5192 e 5269 almeno in una sua fase d’uso nello strato
XV/livello J-7, l’edificio potrebbe, dunque, essere stato costruito in un momento differente e secondo differenti
parametri progettuali (Milson 1988: 78; de Miroschedji 2001: 482-483).
81
Genz 2002: 94-96, fig. 2; Ibrahim - Douglas 2004: 371-373, fig. 4.
82
Mazzoni 1985.
83
Può essere interessante segnalare in proposito che Tell Chuera rappresenta anche il sito più orientale dove è apparsa
sinora documentata la ceramica di Khirbet Kerak (Kühne 1976: 105-106), una produzione distintiva nel Bronzo Antico
III della regione siro-palestinese (Mazzoni 1985: 9-11; 2002: 73-74).
84
Mazzoni 1985: 9-11; 2002: 73-74.

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