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DIDATTICA INCLUSIVA • Lezioni SEZIONE I – Gli inizi.

Dall’alba dell’uomo alle civiltà del Vicino Oriente

Lezione 4 Analisi schematica di un’opera d’arte

Attività raccolta di dati, sintesi, schematizzazione dei nessi logici.


Collegamenti interdisciplinari italiano.

Per alcune opere fondamentali presenti nei capitoli della Sezione 1, viene proposta le realizzazione di
una mappa concettuale, come quella riportata in seguito.
Questo tipo di attività richiede una lettura attenta del libro di testo e l’eventuale ricerca di altre
informazioni in rete, quindi una selezione e una sintesi delle nozioni raccolte, per poi trasformarle in
parole chiave da inserire in una schematizzazione grafica chiara ed efficace dal punto di vista della
comunicazione.
Per aiutarsi nella sintesi dei dati si possono creare, per ogni opera, delle schede approfondite di
analisi come quella a pagina seguente.
Le opere da analizzare sono le seguenti:
 Venere di Willendorf (Capitolo 1)
 Stonehenge (Capitolo 1)
 Stendardo di Ur (Capitolo 2)
 Piramide di Cheope (Capitolo 2)
 Busto di Nefertiti (Capitolo 2)

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Cricco, Di Teodoro Itinerario nell’arte Quarta edizione © Zanichelli 2016 dell’utilizzo nell’attività didattica degli alunni delle classi che
hanno adottato il testo
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BISONTE

OGGETTO ICONOGRAFIA ICONOLOGIA

DATAZIONE DIMENSIONI SOGGETTO Funzione dei dipinti


ca 15.000 a.C. ca 100×145 cm Bisonte in movimento di tipo propiziatorio
visto di fianco legata alla caccia

LUOGO DI CONSERVAZIONE
Grotte di Lascaux
Francia sud-occidentale

TECNICA LINGUAGGIO

Immagine sullo Profilo tracciato con una linea


sfondo vuoto che costituisce sia il corpo sia il
PITTURA RUPESTRE PIGMENTI della roccia contorno
Pigmenti minerali stesi Nero da
direttamente sulla roccia con carbone vegetale
pennelli di pelliccia animale o rosso da
fibre vegetali ossido di ferro Rappresentazione sintetica ma L’animale appare in movimento
naturalistica, il modello deve come suggerito dalla posizione
essere stato un animale reale delle zampe anteriori

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Cricco, Di Teodoro Itinerario nell’arte Quarta edizione © Zanichelli 2016 dell’utilizzo nell’attività didattica degli alunni delle classi che
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BISONTE DELLA GROTTA DI LASCAUX

Tipologia di manufatto Pittura murale


Autore Ignoto
Denominazione Bisonte (particolare)
Datazione ca 15 000 a.C.
Dimensioni ca 100×145 cm.

Luogo di conservazione Grotte di Lascaux, Francia Sud-occidentale, regione della


Dordogna. La scelta del sito non è certamente casuale: com’è stato
confermato di recente, il 21 giugno, nel giorno del solstizio d’estate,
al tramonto i raggi del sole penetrano nella grotta illuminando i
dipinti della Sala dei Tori. La grotta può essere dunque considerata
uno spazio sacro, o comunque un luogo carico di potere magico.
Tecnica Pittura rupestre, pigmenti minerali stesi direttamente sulla roccia
con pennelli di pelliccia animale o fibre vegetali, tamponi e
soprattutto con le mani. Alcune parti di campitura potrebbero essere
state realizzate a spruzzo con una cannuccia.
Materiali Il colore nero è derivato dal carbone vegetale (nerofumo) mentre le
tonalità rossicce e ocra sono ottenute con ossidi di ferro e
manganese. I colori, finemente macinati, sono stati direttamente
applicati sulla superficie rocciosa, la quale – essendo costituita da
uno strato sottile di carbonato di calcio – ha contribuito a fissare il
pigmento alla parete, reagendo secondo lo stesso principio di
carbonatazione (fenomeno chimico di evaporazione e
cristallizzazione di carbonati) che ha assicurato, nelle epoche
storiche, la sopravvivenza delle decorazioni ad affresco. Tuttavia,
non essendo presenti strati preparatori di intonaco, è improprio
definire «affreschi questi dipinti».
Ritrovamento Le grotte furono scoperte per caso, il 12 settembre 1940, da quattro
ragazzi francesi, che cercavano invece un leggendario passaggio
segreto che unisse il castello di Montignac al Maniero di Lascaux,
passando sotto il fiume Vézère.
Iconografia Rappresentazione di un bisonte visto lateralmente. Si tratta di uno
degli oltre seicento animali (tra i quali anche cavalli, vacche,
stambecchi, uri e orsi) rappresentati sulle volte di quella che viene
definita la «Cappella Sistina della preistoria».
Stile e linguaggio L’immagine si staglia su un fondo vuoto, corrispondente alla roccia.
Il profilo è tracciato con una linea che costituisce sia il corpo sia il
contorno. La rappresentazione dell’animale è abbastanza

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naturalistica: probabilmente l’artista deve aver preso a modello un


animale vero. Tuttavia il disegno appare sintetico e privo di elementi
accessori. Non è dato sapere se l’autore abbia potuto prendere
spunto da raffigurazioni precedenti dello stesso soggetto. L’animale
apparirebbe in movimento, come suggerisce la posizione delle
zampe anteriori, se non addirittura in fuga.
Iconologia La funzione del dipinto è probabilmente propiziatoria ed è legata al
mondo dell’uomo paleolitico, la cui sussistenza si basava sulla
caccia e sulla raccolta di bacche e piante spontanee. Tracciando il
profilo degli animali sulla roccia, gli uomini cercavano di
impossessarsi dell’anima di ogni singolo animale, affinché potesse
diventare una vera preda nella realtà. L’uomo preistorico credeva,
infatti, che le immagini avessero il potere di influenzare la vita
stessa degli esseri umani.

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