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Naufragio migranti, domani Mattarella a Crotone

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà domani a Crotone per rendere omaggio
alle vittime del naufragio dell'imbarcazione su cui viaggiava un gruppo di migranti.

Il naufragio ha provocato la morte accertata, al momento, di 67 persone ed un numero ancora


imprecisato di dispersi.

Della visita del presidente Mattarella, di cui mancano al momento i particolari, si è appreso da
fonti locali. Il Capo dello Stato, secondo quanto si è appreso, si dovrebbe recare al Palasport,
dove sono allineate le bare delle vittime del naufragio.

Il naufragio avvenuto in Calabria, è "una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che
pervenivano". Lo ha detto il portavoce della Guardia Costiera Cosimo Nicastro a '5 minuti' di
Bruno Vespa. "Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza - ha
aggiunto - non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti.
Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari. E allo stesso tempo la
barca, partita 4 giorni prima dalla Turchia, non aveva riportato alcuna informazione alle altre
omologhe organizzazioni di guardia costiera che ha attraversato".
Il gip del Tribunale di Crotone ha convalidato il fermo di due scafisti della barca che si è
schiantata sulla costa di Cutro causando la morte di 67 persone. I due, un turco di 50 anni e un
un pakistano di 25 anni, sono stati fermati nella giornata di lunedì insieme ad un giovane di 17
anni, per il quale procede il Tribunale dei minorenni di Catanzaro che ha fissato l'udienza di
convalida domani. Il gip Michele Ciociola ha disposto la misura cautelare in carcere per i due
che sono indagati di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, naufragio colposo e
lesioni. Un quarto scafista risulta indagato ma al momento è irreperibile.
Sale a 67 il numero delle vittime del naufragio del barcone carico di migranti nelle acque di
Steccato di Cutro. Il ritrovamento è avvenuto in mattinata. L'ultimo corpo, in ordine di tempo,
ad essere stato recuperato dai soccorritori che stanno operando nella zona della tragedia, è
quello di una bambina.

Sono 2 carabinieri del radiomobile della Compagnia di Crotone i primi ad intervenire, alle 4.30,
dopo il naufragio del barcone carico di migranti. I militari hanno salvato due persone e
recuperato 17 corpi. "Ci siamo avvicinati, immergendoci in acqua, notando la presenza di due
corpi privi di conoscenza, sotto l'imbarcazione ed in pericolo di essere schiacciati...Una donna
era già deceduta, mentre un uomo era in sofferenza respiratoria" si legge nella relazione agli
atti dell'inchiesta. Solo dopo sono arrivati alcuni pescatori, e, successivamente, 118, Gdf, Polizia,
Guardia Costiera e personale del Centro di accoglienza.
"Perché non siamo usciti? Non è così il discorso. Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci
sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto
complessa non da fare per articoli di stampa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su
come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali
a che poi debbano essere scortati o accolti: le operazioni le conduce la Gdf finchè non
diventano Sar. In questo caso la dinamica è da verificare". Così il comandante il Comandante
della capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi.
"A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4 ma motovedette più grandi avrebbero potuto
navigare anche con mare forza 8. A noi non è giunto nessun allarme? Ripeto, adesso c'è un
intricato discorso di ricostruzione dei fatti del quale non posso e non mi posso permettere di
anticipare le conclusioni perché non ci siamo nemmeno arrivati. Stiamo rifacendo tutto il
percorso dei fatti e poi riferiremo all'autorità giudiziaria". A dirlo il comandante della
Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi.
"Crediamo di avere operato anche in questo caso secondo le nostre regole d'ingaggio. Ci dispiace
soltanto leggere sui giornali che non abbiamo fatto il soccorso. Comprendiamo che ne puoi salvare
100 mila ma poi è quell'unico ragazzino o bambino o famiglia che non riesci a salvare che fa
sembrare inutile il tuo lavoro. Non si tratta di burocrazia e di qualunque esperienza si può fare
tesoro. Vedremo alla fine delle indagini che non sono solo penali ma anche interne e
amministrative. Sono provato umanamente ma professionalmente sono a posto". Così il
comandante della Capitaneria di Crotone Vittorio Aloi.
"Sarebbe troppo lungo specificare quali sono le nostre regole di ingaggio e non si possono fare in
sintesi anche perché sono spesso regole che non promanano dal ministero a cui appartengo,
promanano da quello dell'interno. E' una ricostruzione molto complessa". Così il comandante
della capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi.
La camera ardente al Palamilone, il palazzetto dello sport di Crotone, che accoglie le bare delle
vittime del naufragio di Steccato di Cutro, è stata aperta in un'atmosfera di grande commozione e
cordoglio dalla preghiera interreligiosa guidata dall'iman della moschea di Cutro, Mustafa
Achik, e dal vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta. C'è già tanta gente che è arrivata
da tutta la Calabria per rendere omaggio alle bare poste sul parquet della struttura. Presenti
tutti i 27 sindaci del crotonese e gli amministratori locali. Due signore crotonesi sono state le
prime ad entrare per rendere omaggio alle vittime. "Speriamo sia l'ultima - ha detto una di loro
tra le lacrime - dal governo devono vedere cosa fare". "Siamo qui - ha aggiunto l'altra - perché
è una tragedia immane che non può non colpirci. Siamo stati fortunati a nascere qui". Tanta è
la commozione tra quelle bare, molte delle quali bianche.
La mail con cui Frontex - alle 23.03 di sabato sera - comunicava l'avvistamento del barcone
carico di migranti poi naufragato a 100 metri dalla spiaggia di Cutro, non indicava il numero di
presenze a bordo sottolineando solo che vi potessero essere "possibili altre persone sotto
coperta". Nel messaggio, inoltre, Frontex indicava una "buona galleggiabilità"
dell'imbarcazione.

Il Comitato 3 ottobre, organizzazione nata dopo la tragedia del 2013 di Lampedusa, impegnata
da anni nell'identificazione delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo, ha chiesto al capo
dipartimento per le Libertà civili e immigrazione, al commissario straordinario per le persone
scomparse e alla prefetta di Crotone di procedere all'identificazione delle vittime del naufragio
avvenuto a Steccato di Cutro prima della loro inumazione. "Così come è avvenuto in altri tragici
naufragi, in virtù del protocollo di Lampedusa e grazie al fattivo e instancabile lavoro
dell'Istituto Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell'università di
Milano), l'identificazione dei cadaveri dei naufragi è possibile - spiegano i promotori del
comitato- . E' indispensabile che prima della sepoltura vengano massimizzate le informazioni in
previsione di una futura identificazione tramite "match" tra i dati post mortem e ante mortem.
Chiediamo a tutte le autorità di applicare, in assenza di un protocollo specifico, il protocollo Dvi
(DisasterVictimIdentification) di Interpol, che, prevede: rilievi fotografici, repertazione
indumenti ed effetti personali ed esame autoptico e odontologico". "Anche le famiglie delle
persone decedute o disperse dovrebbero essere considerate vittime dei medesimi naufragi e
dovrebbero essere coinvolte il più possibile dalle autorità nel processo di identificazione e di
inumazione - ha detto Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre - . Non vorremmo che,
anche in questo caso, queste persone rimanessero dei numeri e delle vittime senza nome. Questo
ennesimo naufragio ci fa tornare con la memoria ai naufragi del 3 e 11 ottobre 2013. Naufragi
che scossero le coscienze del nostro continente, mettendo a nudo le conseguenze
dell'assenza di una reale politica migratoria. Purtroppo a distanza di dieci anni si continua a
morire nel Mediterraneo perché, ancora una volta, si preferisce proteggere i confini e non le
persone".

Ansa.it

Nel naufragio di Crotone sono morte 67 persone migranti, tra cui 14 bambini. La barca
naufragata era partita la notte del 21 febbraio in Turchia. Una richiesta di aiuto era arrivata già
23 ore prima del naufragio, come dimostra un messaggio della Guardia costiera di Roma
lanciato alle 5.57 di sabato 25 febbraio. Nel messaggio si allertavano le navi in transito nel
mare Ionio che avrebbero potuto incontrare un'imbarcazione in difficoltà. Non c'erano
coordinate più precise, ma è una prassi piuttosto comune: comunicazioni di questo tipo
servono soprattutto per raccogliere ulteriori informazioni grazie alle navi presenti.

Da quel momento, però, e nonostante una successiva segnalazione dell'agenzia europea


Frontex, la Guardia costiera non è stata attivata in operazioni di ricerca attive nel mar Ionio
fino a dopo il naufragio, attorno alle 4 del mattino di domenica 26 febbraio. Secondo quanto
emerso dalle ricostruzioni finora, questo è avvenuto a causa della separazione tra le
operazioni di salvataggio (Sar, o Search and rescue) e le azioni di polizia, che sono condotte
invece dalla Guardia di finanza. In questo articolo, tramite verbali e dichiarazioni ufficiali,
ripercorriamo quei momenti ora per ora, cercando di spiegare cosa è successo, perché il
naufragio non è stato evitato e cosa, forse, si sarebbe potuto fare.

Fanpage.it

Per quanto riguarda la tragedia dei migranti a largo delle coste crotonesi «non ci sono
arrivate indicazioni di emergenza da Frontex (l’Agenzia europea che si occupa della
vigilanza sulle frontiere e sulle coste, ndr). Lo ha messo in evidenza la premier Giorgia
Meloni, in occasione del punto stampa che si è svolto al termine della missione a Abu
Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti. «Valuto di tenere il prossimo Cdm
sull’immigrazione a Cutro», ha aggiunto il presidente del Consiglio. «Nonostante
continuiamo a lavorare per fermare i flussi di immigrazione illegale anche per impedire
che la gente muoia - ha continuato -, noi dall’inizio di questo governo abbiamo continuato
a salvare tutte le persone che potevamo salvare quando siamo stati consapevoli del fatto
che erano a rischio. Questa è la storia, se qualcuno ne vuole raccontare un’altra lo deve fare
in coscienza perché io davvero non credo ci siano materie sulle quali si può esagerare così,
nel tentativo di criticare o colpire quello che si considera un avversario».

Il pressing sul ministro dell’Interno Piantedosi affinché si dimetta? «L’opposizione che


chiede dimissioni non fa notizia - è la risposta della leader di FdI -. Occorre fermare le
partenze illegali per evitare che la gente muoia».
Sul dossier Cina: «Via della Seta ancora in via di
valutazione»
Sul futuro dell’intesa sulla via della Seta con la Cina Meloni ha posto l’accento sul fatto che
«sono due materie diverse, non necessariamente collegate tra loro. Volevamo rafforzare i
nostri rapporti con l’India. Il tema della Cina è ancora oggetto di valutazione». Quanto alla
crisi ucraina, «credo che il tentativo di Pechino di inserirsi sul piano diplomatico possa
essere visto con interesse».

Sulla tragedia dei migranti: «Nessuna comunicazione di


emergenza da Frontex»
Per quanto riguarda la tragedia dei migranti nel crotonese, in una lettera inviata a Meloni,
il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, ha spiegato che «questo popolo aspettava una
testimonianza della presenza dello Stato, che è arrivata altissima dal Capo dello Stato. Ma
qui è mancato il Governo, è mancata lei presidente. Abbiamo aspettato una settimana. La
comunità crotonese, colpita da un dolore enorme, ha aspettato un suo messaggio, una sua
telefonata, un suo cenno, che non sono arrivati». «La lettera del sindaco di Crotone non
l’ho letta tutta - è stato il commento della premier -. Posso solo dire che io sono rimasta
colpita dalle ricostruzioni di questi giorni. Ma davvero, in coscienza, c’è qualcuno che
ritiene che il governo abbia volutamente fatto morire 60 persone? Vi chiedo se qualcuno
pensa che se si fosse potuto salvare 60 persone, non lo avremmo fatto. Vi prego, siamo un
minimo seri. La situazione è semplice nella sua drammaticità: non ci sono arrivate
indicazioni di emergenza da Frontex - ha sottolineato Meloni -. La rotta, inoltre, non è
coperta dalle organizzazioni non governative e nulla dunque hanno a che fare con le
politiche del governo. Nonostante noi lavoriamo per fermare i flussi illegali, abbiamo
continuato a salvare tutte le persone. Questa è la storia. Io davvero non credo ci siano
materie su cui esagerare così per colpire ciò che si considera un proprio avversario. Se
qualcuno ne vuole raccontare un’altra, lo deve fare in coscienza».

«Valuto di tenere prossimo Cdm a Cutro su immigrazione»


«Sono rimasta colpita da ricostruzioni su Crotone - ha concluso Meloni -. A Cutro è andato
il presidente della Repubblica, che rappresenta tutti gli italiani. È andato il ministro
dell’Interno Piantedosi. Ho valutato di effettuare lì il prossimo consiglio dei ministri».

Sole24ore.it

CROTONE. Salgono a 68 le vittime del naufragio dei


migranti sulla spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone): almeno 180 le
persone che erano a bordo della barca che si è disintegrata. Le salme
identificate al momento sono una minoranza: 28, di cui 25 afghani, 1
pakistano, un palestinese e un siriano. La camera ardente è stata aperta
in un'atmosfera di grande commozione e cordoglio dalla preghiera
interreligiosa guidata dall'iman della moschea di Cutro, Mustafa Achik, e
dal vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta. C'è già tanta gente
che è arrivata da tutta la Calabria. Presenti tutti i 27 sindaci del crotonese e
gli amministratori locali. Domani anche il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella e la neo segretaria del Pd Elly
Schlein saranno a Crotone.

Sulla tragedia in mare, interviene la premier Giorgia Meloni: «È


fondamentale e urgente adottare da subito iniziative concrete, forti e
innovative per contrastare e disincentivare le partenze illegali, ricorrendo
anche a urgenti stanziamenti finanziari straordinari per i Paesi di origine e
transito affinché collaborino attivamente. Non punto ad annullare la
migrazione, ma a stroncare la tratta illegale».

Intanto non si fermano le polemiche sul ministro Matteo Piantedosi,


le cui parole sui migranti «sono di un cinismo incredibile»,
accusa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «Se non
ci fossero stati più governi che hanno additato le Ong come i tassisti del
mare in combutta con i criminali, magari qualche nave delle Ong lì nello
Jonio ci sarebbe stata e queste persone sarebbero state salvate».

Sui soccorsi, «nessuno ha mai dichiarato un evento Sar per questo


barcone e quindi non è mai partita un'operazione di ricerca e soccorso»,
dice procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia. «Non vedo emergere
un'ipotesi di reato di questo genere, però mi sento di dire che il ruolo di
Frontex andrebbe proprio ripensato». Secondo il ministro dell’Interno
Frontex «non aveva segnalato situazioni pericolose evidenziando una sola
persona sopra coperta e altre sotto coperta e una buona galleggiabilità».

20.45 – Guardia Costiera: non c'era situazione di pericolo


Il naufragio avvenuto in Calabria, è «una tragedia non prevedibile alla luce
delle informazioni che pervenivano». Lo ha detto il portavoce della Guardia
Costiera Cosimo Nicastro a 5 minuti di Bruno Vespa. Contriaramente a
quanto dichiarato dal capitano della Guardia Costiera di Crotone («C’erano
le condizioni per salvarli»), Nicastro ha spiegato: «Gli elementi di cui
eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza - ha aggiunto - non
facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli
occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai
familiari. E allo stesso tempo la barca, partita 4 giorni prima dalla Turchia,
non aveva riportato alcuna informazione alle altre omologhe
organizzazioni di guardia costiera che ha attraversato».
19.40 – Sindacato Fsp Polizia: delegazione con fiori alla camera
ardente
Una delegazione del Sindacato Fsp Polizia di Stato, con il Segretario
Nazionale Giuseppe Brugnano e il componente dell'osservatorio nazionale
immigrazione Vincenzo Albanese, si è recata al Pala Milone a Crotone,
dove è stata allestita la camera ardente, per esprimere cordoglio per le
vittime di Steccato di Cutro (Crotone). «Indescrivibile commozione -
dicono Brugnano e Albanese - provata davanti alle salme allineate in quella
improvvisata camera ardente. Sono questi i momenti in cui, aldilà di ogni
ruolo istituzionale, vengono fuori i sentimenti di solidarietà umana e pietà
cristiana nei confronti di queste vittime innocenti».

19.30 – Anche la capitana della nazionale pakistana di hockey


tra le vittime
Tra le vittime del naufragio dei migranti davanti alla costa crotonese c'è
anche Shahida Raza, giovane calciatrice ma anche capitano della nazionale
femminile di hockey su prato del Pakistan. Shahida Raza, detta Chintoo, 27
anni, di etnia hazara, era anche una calciatrice e rappresentava da otto
stagioni il Balochistan United nel calcio femminile, squadra della città di
Quetta famosa per il tentativo di tenere assieme giocatrici di varie etnie in
nome dell'integrazione.

19.20 – Avvistato un altro cadavere ma buio e mare agitato


impediscono il recupero
Avvistato un altro cadavere nel mare di Steccato di Cutro (Crotone) ma il
mare agitato e il buio non permettono il recupero del corpo. Sembra che si
tratti di un bambino. Salgono così a 69 le vittime, anche se per l'ufficialità
si attende il recupero del corpicino.

18.10 – Domani Mattarella a Crotone: il Presidente renderà


omaggio alle vittime
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà domani a Crotone
per rendere omaggio alle vittime del naufragio dell'imbarcazione su cui
viaggiava un gruppo di migranti. Il naufragio ha provocato la morte
accertata, al momento, di 67 persone ed un numero ancora imprecisato di
dispersi. Della visita del presidente Mattarella, di cui mancano al momento
i particolari, si è appreso da fonti locali. Il Capo dello Stato, secondo quanto
si è appreso, si dovrebbe recare al Palasport, dove sono allineate le bare
delle vittime del naufragio.

17.40 – Montaruli (FdI): Meloni pone il tema migranti al centro


dell’agenda Ue
«Il presidente Meloni lavora al tema dell'immigrazione e questo è un fatto.
Lo dimostra di ultimo la lettera all'Ue che pone centrale il problema
nell'agenda europea solo per merito del governo italiano: la migliore
risposta concreta che si potesse dare alla tragedia di questi giorni.
L'opposizione se fosse responsabile in questo momento dovrebbe sostenere
l'iniziativa invece di fare polemiche». Così la deputata di Fratelli d'Italia
Augusta Montaruli a margine dell'audizione del ministro Piantedosi in
commissione Affari costituzionali.

Ore 15,44 – Tra le vittime una giovane calciatrice e giocatrice


pachistana di hockey
Tra le vittime, 67 finora quelle accertate, del naufragio dei migranti davanti
alla costa crotonese c'è anche Shahida Raza, giovane calciatrice e capitano
della nazionale femminile di Hockey del Pakistan, che viaggiava sul
barcone insieme agli altri profughi. Shahida Raza era anche una calciatrice
e rappresentava il Balochistan United nel calcio femminile. Era madre di
una bambina, ma a quanto pare la figlia non era con lei sull'imbarcazione.
La morte della giocatrice è stata confermata dalla Pakistan Hockey
Federation. Shahida aveva deciso di affrontare i rischi della traversata dalla
Turchia pur di scappare via dalle persecuzioni del suo Paese.

Ore 15,41 – Carcere per due scafisti


Il gip del Tribunale di Crotone ha convalidato il fermo di due scafisti della
barca che si è schiantata sulla costa di Cutro causando la morte di 67
persone. I due, un turco di 50 anni e un un pakistano di 25 anni, sono stati
fermati nella giornata di lunedì insieme ad un giovane di 17 anni, per il
quale procede il Tribunale dei minorenni di Catanzaro che ha fissato
l'udienza di convalida domani. Il gip Michele Ciociola ha disposto la misura
cautelare in carcere per i due che sono indagati di favoreggiamento
all'immigrazione clandestina, naufragio colposo e lesioni. Un quarto
scafista risulta indagato ma al momento è irreperibile.

Ore 15,08 – “C’era il mare forza 4, potevamo uscire anche con


forza 8”
«A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4 ma motovedette più
grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8. A noi non è
giunto nessun allarme? Ripeto, adesso c'è un intricato discorso di
ricostruzione dei fatti del quale non posso e non mi posso permettere di
anticipare le conclusioni perché non ci siamo nemmeno arrivati. Stiamo
rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all'autorità giudiziaria».
A dirlo il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi.

Ore 13,50 – I carabinieri primi a soccorrere


Sono 2 carabinieri del radiomobile della Compagnia di Crotone i primi ad
intervenire, alle 4.30, dopo il naufragio del barcone carico di migranti. I
militari hanno salvato 2 persone e recuperato 17 corpi. «Ci siamo
avvicinati, immergendoci in acqua, notando la presenza di due corpi privi
di conoscenza, sotto l'imbarcazione ed in pericolo di essere schiacciati...una
donna era già deceduta, mentre un uomo era in sofferenza respiratoria» si
legge nella relazione agli atti dell'inchiesta. Solo dopo sono arrivati alcuni
pescatori, e, successivamente, 118, Gdf, Polizia, Guardia Costiera e
personale del Centro di accoglienza.

Ore 12,50- Il dolore dei parenti delle vittime


C'è chi arriva dalla Germania, chi dal Nord Italia. Sono accompagnati dai
volontari delle associazioni alle bare che contengono i resti dei propri cari.
Qualcuno si accascia a terra e inizia a urlare dal dolore, a piangere
disperatamente. Sono scene strazianti quelle che si vedono alla camera
ardente, dove è arrivato anche il procuratore Giuseppe Capoccia.

Ore 10,04 – "Identificare i morti prima della loro inumazione”


Il Comitato 3 ottobre, organizzazione nata dopo la tragedia del 2013 di
Lampedusa, impegnata da anni nell'identificazione delle vittime dei
naufragi nel Mediterraneo, ha chiesto al capo dipartimento per le Libertà
civili e immigrazione, al commissario straordinario per le persone
scomparse e alla prefetta di Crotone di procedere all'identificazione delle
vittime del naufragio prima della loro inumazione. "Così come è avvenuto
in altri tragici naufragi, l'identificazione dei cadaveri dei naufragi è
possibile. Anche le famiglie delle persone decedute o disperse dovrebbero
essere considerate vittime e dovrebbero essere coinvolte il più possibile
dalle autorità nel processo di identificazione e di inumazione. Non
vorremmo che, anche in questo caso, queste persone rimangano dei
numeri e delle vittime senza nome”.

Ore 9,53 – Il comandante della Capitaneria: “Potevamo


intervenire anche con mare forza 8"
In merito alle polemiche sull’invio dei primi soccorsi, il comandante della
Capitaneria, Vittorio Aloi, dice che “le motovedette avrebbero potuto
navigare anche con mare forza 8” e che “quel giorno c'era mare forza
quattro, non sei o sette". Con queste parole l'ufficiale lascia intendere che
l'invio di mezzi di soccorso al barcone che si trovava a 40 miglia dalla costa
crotonese sarebbe stato possibile anche con quelle condizioni meteo
marine. L'ufficiale – che si dice “molto provato umanamente e anche molto
amareggiato” – ha poi confermato la circostanza, riportata in una nota
ufficiale della Capitaneria di Porto italiana, secondo cui la prima
segnalazione di allarme per la barca di migranti è giunta alla Guardia
costiera alle 4,30 del mattino di domenica scorsa, a naufragio già avvenuto.

Ore 9,35 – Le grida disperate dei parenti nella camera ardente


Arrivano alla spicciolata i parenti delle vittime del naufragio e vengono
accompagnati dai volontari nel palasport di Crotone dove è aperta la
camera ardente. Piangono e si disperano per la perdita dei propri cari. Ci
sono molti parenti arrivati dalla Germania, dove c'è una grossa comunità di
afghani.

LaStampa.it

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