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Crisi Italia /India - Vicenda della petroliera Enrica Lexie Analisi tecnica

Nonostante la mole dell'informazione relativa ai fatti del 15/2/2012 davanti le coste dell'India meridionale i dati frammentati, da fonti diverse, e non verificabili, rendono assai difficile realizzare una perizia di valenza giudiziaria. E' evidente che il tecnico, sia esso di parte civile o lavori per il Magistrato, deve avere accesso a tutti i documenti e ai reperti. Nel processo giudiziario italiano alle analisi tecniche partecipano sia i periti del Giudice sia quelli nominati dalle parti, offesa e inquisita, proprio perch l'analisi tecnica pu assumere valenza probatoria, e quindi indicare con certezza lo svolgersi e la natura degli eventi. In questa vicenda la decisione della magistratura indiana di non ammettere nemmeno gli esperti balistici italiani (sono stati ammessi come osservatori, e quindi non hanno voce sull'indagine stessa) lede il principio del diritto alla difesa. Quindi ritengo sia utile fare una analisi tecnica degli eventi basata sulla somma dei dati disponibili e provenienti da notizie di stampa, pur nella consapevolezza che alcuni elementi potrebbero essere stati riportati sbagliati o distorti. Ma l'impianto analitico resta comunque valido, per cui qualora si avesse accesso a numeri ed evidenze diversi da quelli qui riportati, provenienti da fonti

certe e verificabili, sar possibile sostituirli a quelli utilizzati e rifare analisi e verifiche senza cambiare l'impianto metodologico del presente lavoro. Una indagine tecnica ha un metodo consolidato che qui andremo a seguire, in rapporto alla natura dei fatti e i luoghi dove si sono svolti.

Ing. Luigi Di Stefano info@seeninside.net Perito di parte civile nell'inchiesta sulla Strage di Ustica (1995/1999) Perito giudiziario per la Procura di Ancona (avvistamento di un presunto missile da parte di passeggeri di un volo di linea Il Cairo Bologna, sull'Adriatico (2005) Perito di parte civile nella riapertura di un processo per un incidente aereo avvenuto nel golfo di Genova (2008)

I fatti Il giorno 15/2/2012, fra le ore 16 e le 17 locali, la petroliera italiana Enrica Lexie, che viaggiava a circa 30 miglia dalla costa, direzione 345^, velocit 14 nodi, veniva avvicinata da una imbarcazione con modalit giudicate aggressive. Detta imbarcazione veniva avvistata dal radar di bordo gi a 2,8 NM (miglia nautiche) dalla Enrica Lexie, veniva dato l'allarme, si aumentava la velocit, ma stante il prosieguo dell'avvicinamento interveniva il personale militare che sparando alcuni colpi in acqua (a 500 metri, 300 e 100 metri), dissuadeva le persone a bordo dell'imbarcazione a proseguire l'avvicinamento. L'imbarcazione si allontanava, e dalle testimonianze dei militari, che descrivevano il natante come di colore blu e lungo circa 12 metri, nessuno era stato colpito. Il comandate della Enrica Lexie avvertiva il responsabile della societ armatrice a Napoli che provvedeva ad informare la magistratura italiana, secondo le regole internazionali viaggiando la Enrica Lexie in acque internazionali (il cui limite a 12 miglia dalla costa) Circa alle 18:20 locali la Enrica Lexie veniva contattata dal comando della Guardia Costiera indiana a Mumbaym che dichiarava di aver avuto notizia di una aggressione, e di aver arrestato dei pescatori armati, e quindi richiesta di rientrare nel porto di Kochi, a motivo di identificare gli autori dell'aggressione. Dopo essersi consultata con i responsabili italiani (Min. Della Difesa e degli Esteri), su decisione dell'armatore, la Enrica Lexie alle ore 19:15 locali invertiva la rotta e giungeva nel porto di Kochi alle ore 23 circa. Successivamente i due militari italiani che avevano aperto il fuoco venivano arrestati con l'accusa di omicidio nei confronti di due marinai del peschereccio indiano St. Antony

L'indagine Poich i fatti coinvolgono due Stati la regola sarebbe la formazione di una commissione di inchiesta italo-indiana che accertasse i fatti. Una commissione di inchiesta mista non lede i diritti e i poteri di nessuna magistratura, non ha potere di sentenza e fornisce identica versione dei fatti alle rispettive magistrature. Quindi sarebbe stata la soluzione per risolvere la controversia anche nel riguardo delle reciproche Ragion di Stato ed esigenza di non ledere le rispettive sovranit. L'Italia fece cos per accertare la dinamica dell'incidente occorso al Mig 23 libico precipitato sulla Sila, in Calabria, nel 1980. Ma da parte indiana si deciso di avocare a se ogni diritto di giudizio, escludendo platealmente il diritto da parte italiana.

Le testimonianze dell'accusa Alle 18.20 ora locale, ricevuto l' allarme dei pescatori rientrati precipitosamente in porto con i corpi dei due colleghi uccisi, la guardia costiera indiana rileva nell' area la presenza di 4 imbarcazioni in movimento compatibili con il racconto dei superstiti. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/02/21/indiamaro-non-furono-soli-sparare-vicino.html In realt le navi sono cinque: Enrica Lexie, Kamome Victoria, Don Giovanni, Ocean Breeze e Olympic Flair. Vengono chiamate tutte tranne la Olympic Flair, nessuna delle navi chiamate risponde alla radio tranne la Enrica Lexie. Il 16 febbraio (giorno successivo al fatto) i pescatori superstiti sostenevano che nessuno aveva visto cosa stesse succedendo e capito da dove venissero i colpi, tantomeno quanti ne fossero stati esplosi, poich a parte i due loro colleghi uccisi mentre stavano nella cabina del timone gli altri nove stavano dormendo. Aggiunsero poi di non aver notato navi nelle vicinanze. Il 22 febbraio i pescatori cambiano completamente versione. Un certo Freddy, presentatosi come proprietario del St. Antony, ricorda improvvisamente che il peschereccio stato colpito da una pioggia di colpi per almeno due minuti. Raffiche provenienti da gente armata su una nave nera e rossa secondo Freddy, che evidentemente ha fatto in tempo a salire in coperta e notare nave e uomini armati. Cambiata anche la posizione di uno dei due morti, colpito al petto mentre si trovava a poppa.

Evidenze Delle cinque navi in zona ben quattro (Enrica Lexie, Kamome Victoria, MSC Don Giovanni e Olympic Flair) sono identiche sia come colore che come struttura. Una, la Ocean Breeze, completamente diversa e inconfondibile con le altre. Si rileva che la testimonianza di Freddy viene 7 giorni dopo che la Enrica Lexie ancorata nella rada del porto di Kochi.

Potreste riconoscere fra queste la Enrica Lexie? In queste condizioni qualsiasi tribunale giudicherebbe ininfluente l'indicazione relativa alla nave nera e rossa per l'identificazione della nave da cui stato colpito il St. Antony. E' la stessa Guardia Costiera indiana a indicare le navi che per posizione erano compatibili con quanto denunciato dai pescatori superstiti.

Analisi geografica In ogni indagine fondamentale ricostruire orari, movimenti, velocit, eventi etc. tentando di dare il quadro contestuale degli aventi. Come ricostruire un puzzle rimettendo a posto ogni tessera. Solo le tessere giuste potranno andare a posto, mentre per quelle sbagliate sar impossibile.

Questa che vedete la posizione e il moto delle navi ottenuto con il programma Google Hearth. Oltre i vantaggi evidenti quello fondamentale che verificabile: ognuno dal proprio computer di casa potr inserire i dati e verificare quanto andremo a indicare.

Nave Enrica Lexie Con in segnalibri giallo e la riga rossa abbiamo posizioni, tempi e rotta della petroliera Enrica Lexie, a partire dalle ore 16:00L (locali) a cui comincia il fatto. Della petroliera conosciamo i dati di moto (velocit 14kts, o nodi, corrispondenti a 14NM/ora) e direzione di 345^ (gradi, andava verso l'Egitto) Conosciamo l'ora in cui vira per andare a Kochi (ore 19:15L circa) e l'ora in cui ci arriva (ore 23:00L circa). Sappiamo che al momento dell'avvistamento dell'imbarcazione pirata si data tutta potenza ai motori (dai dati risulta appena 1kts in pi), e non conosciamo il tempo necessario alla virata, due elementi che che inseriscono un fattore di indeterminazione.

Ma la distanza indicata dalla linea rossa con la velocit di 14kts finisce appunto circa alle 23 nella rada di Kochi. E quindi possiamo dire che la testimonianza del Capitano e del primo Ufficiale, le indicazioni della societ armatrice circa gli orari delle telefonate, ritornano con velocit e distanze percorse. In questo caso le tessere del puzzle vanno a posto. Per quanto riguarda la posizione della Enrica Lexie si pu verificare che al momento dello scontro si trova a oltre 20NM dalla costa (*), Quindi tutto si svolge in acque internazionali.
(*) Dato aggiornato 22-3-2012)

Peschereccio St. Antony Assumendo che l'imbarcazione vicina alla Enrica Lexie sia il peschereccio St. Antony come sostenuto dall'accusa, esso si trova a poche centinaia di metri dalla petroliera quando, colpito, si dirige verso il porto di Kochi in cui arriva, secondo la Guardia Costiera indiana, alle 18:20L. La rotta pi breve (rappresentata dalla linea azzurra) e lunga 40NM, che viene percorsa in circa 2 ore (16:30-18:20), e quindi a una velocit di 20kts, 20 nodi.

Evidenze

E' in grado il St. Antony di tenere i 20kts per 2 ore? Un NM = a 1,852km, quindi si tratta di una velocit di 37 km/h. Baster fare una verifica per avere il riscontro e rendere compatibile le velocit del St. Antony con le posizioni, la distanza e l'orario di approdo indicato dalla Guardia Costiera indiana. Avremmo piazzato altre tessere nel puzzle, ma va verificato percorrendo con il St. Antony 40 miglia a 20kts in analoghe condizioni di mare, di vento e di correnti (o supportando matematicamente le differenze dovute a diverse condizioni) Sicuramente la magistratura indiana far questa verifica, ovviamente con il contributo degli inquirenti italiani. Nel frattempo per possiamo fare alcune considerazioni oggettive. La Guardia Costiera indiana dichiara che il peschereccio St. Antony era in porto alle 18:20L (alle 18.20 ora locale, ricevuto l' allarme dei pescatori rientrati precipitosamente in porto con i corpi dei due colleghi uccisi) A Kochi il 15 febbraio 2012 il sole tramontato circa alle 18:35L, mentre i crepuscolo si prolungato fino alle 19:47L circa. Appare evidente che al momento in cui il St. Antony arriva in porto (dove era atteso, probabilmente aveva avvertito per radio), non giorno come avrebbe dovuto essere alle 18:20L, ma gi notte fonda, e quindi approdato dopo le 19:47L. Si vede benissimo dall'immagine prelevata dal filmato di youtube che riguarda l'approdo e il recupero dei corpi delle vittime. http://www.youtube.com/watch?v=HPdvQ0q5oXk

Anche questa immagine, il momento in cui il St. Antony entra in vista del molo, conferma che era notte fonda. Alcune fonti giornalistiche danno l'approdo alle 22:30L circa.

Ma, se fosse vero che arriva in porto alle 22:30L non avrebbe viaggiato per 40NM a 20kts come un motoscafo, ma ad appena 6,5kts, come una lumaca. Inspiegabile, perch se l'imbarcazione che si accosta alla Enrica Lexie fosse il St. Antony doveva tenere oltre 14kts (la velocit della petroliera) altrimenti nemmeno poteva tentare di avvicinarsi. E perch se pu tenere oltre 14kts dopo lo scontro, con un morto e un ferito a bordo, viaggia verso Kochi a passo di lumaca e arriva solo a notte fonda? E' evidente che: l'orario di approdo indicato dalla Guardia Costiera indiana (18:20L) non pu essere quello vero, perch alle 18:20L era giorno mentre il St. Antony approda a notte fonda. Se il St. Antony poteva tenere i 20kts sarebbe arrivato a Kochi di giorno. Ma se la sua velocit era cos bassa (6,5kts) da arrivare di notte neanche poteva tentare di avvicinarsi alla Enrica Lexie, tenuto conto che quando stato rilevato dal radar della petroliera era a ben 2,8NM di distanza (oltre 5 km) La domanda che occore porsi : era il St. Antony l'imbarcazione dello scontro con l'Enrica Lexie? Secondo le testimoniane dei militari italiani no. Essi descrivono una imbarcazione blu, mentre il St. Antony bianco con la tolda celeste, e dopo averlo visto i militari italiani hanno confermato non essere il St. Antony l'imbarcazione che hanno allontanato. La versione data dalla Guardia Costiera indiana sicuramente sbagliata, i tempi per il ritorno a Kochi non ritornano e le tessere del puzzle non vanno a posto. E' necessario, oltre che a fare le necessarie verifiche sulla velocit del St. Antony, anche acquisire agli atti le registrazioni radar della Guardia Costiera e possibilmente delle navi in zona, e le foto satellitari della stessa. Solo in questo modo, seguendo il percorso e i movimenti di tutte le imbarcazioni sar possibile definire chi era e dove si diretta l'imbarcazione del tentato abbordaggio.

La petroliera greca Olympic Flair Incredibilmente poche ore dopo il tentato abbordaggio della Enrica Lexie (16:00-16:30L) viene tentato l'abbordaggio della petroliera greca Olympic Flair (21:50L), ferma in rada del porto di Kochi. In realt la Olympic Flair dopo il tentativo di abbordaggio toglie le ancore e si dilegua senza denunciare il fatto alle autorit indiane (bench si trovasse in acque territoriali indiane) e la circostanza viene denunciata da fonti italiane - Fonti italiane rivelano che in zona era presente una petroliera greca, che era stata oggetto di attacco pirata. - Il 21 febbraio la marina mercantile greca dichiara che nessuna nave greca stata attaccata dai pirati nel sud dell'India nei giorni recenti - lo ICC (Commercial Crime Service) smentice la marina mercantile greca: la petroliera Olimpyc Fair ha denunciato un attacco subito il giorno 15 febbraio alle ore 16.50 UTC (e quindi alle ore 21,50 locali), nella posizione 09:57N076:02E (circa 2,5 miglia a sud del porto di Kochi) Lo ICC pubblica la cartina relativa da cui si conoscono le circostanze dell'episodio.

Circa 20 briganti su due imbarcazioni si avvicinavano all'ancoraggio della Olympic Flair e tentavano di salire a bordo. Il personale delle petroliera dava l'allarme e i briganti desistevano sia per l'allarme sia per la partenza della petroliera. Sar utile vedere la rada del porto di Kochi, che una sorta di mare interno a cui si accede da una insenatura aperta sull'oceano. Nell'immagine di vedono chiaramente i marcatori di navi in rada sia all'interno dell'insenatura sia all'esterno, dove stazionano a distanza di circa 1-1,5NM dalla insenatura.

C' da notare che: la Guardia Costiera indiana non risulta aver chiamato per radio o preso provvedimenti contro la Olympi Flair, bench l'episodio avvenga in acque territoriali indiane. La direzione della marina mercantile greca nega l'episodio ma viene smentita dallo ICC. L'attacco contro la Olympic Flair avviene di notte, compiuto da due distinte imbarcazioni. La Olympic Flair e la Enrica Lexie sono identiche come colori e struttura.

(immagini tratte dal settimanale on line Libero Reporter)

Evidenze

Osservando la cartina possiamo verificare che la Olympic Flair, vista la posizione indicata dallo ICC (e che deriva dalla denuncia fatta dalla petroliera greca) non affatto a 2,5NM dalla costa, bens a 12NM; o sono false le coordinate geografiche o falsa la posizione indicata a 2,5NM dalla costa. Ma a questo punto potrebbe essere falso tutto: coordinate geografiche, posizione, orario, falso il fatto che dalla nave reca non si sia sparato, e cos via. Tutto da verificare, per il semplice motivo che troviamo dati in contraddizione.

Si pu anche facilmente verificare che alle 21:50L (ora dell'aggressione alla Olympic Flair) la Enrica Lexie che si dirige al porto di Kochi si trova molto vicino alla petroliera greca (circa 5NM) proprio nel momento dell'aggressione. A detta della Guardia Costiera indiana la Enrica Lexie fu raggiunta da due unit navali militari indiane e da un aereo da pattugliamento marittimo, invitata al porto di Kochi, e scortata fino in rada. Per cui l'aggressione pirata alla Olympic Flair sarebbe avvenuta mentre in prossimit navigavano la petroliera Enrica Lexie, i cacciatorpediniere Samar e Lakshimi Bhai e un aereo da ricognizione marittima Do-228 della Guardia Costiera indiana. Non solo navigavano in vista della Olympic Flair e delle imbarcazioni pirata, ma erano tutti dotati di radar, le tre navi e l'aereo. Senza che nessuno si sia accorto di niente. Incredibile! Ma proprio per dire che non credibile

In questa estrema confusione (il contrario di chiarezza) trovano sede altri elementi a rafforzare un dubbio gi espresso: era il St. Antony l'imbarcazione che ha tentato l'abbordaggio alla Enrica Lexie ? O piuttosto il St. Antony rimasto coinvolto nel tentativo di abbordaggio alla Olympic Flair, visto anche che gli orari sono compatibili con il suo approdo a notte fonda (circa le 22:30L) come testimoniato dalle immagini?

Radar e Satelliti Per aver chiarezza su questa serie di evidenze basterebbe avere a disposizione i nastri radar della Capitaneria di Porto di Kochi, e incrociarli con i nastri radar delle navi mercantili recuperabili, con quelli delle navi militari e con le immagini satellitari. Si potrebbero verificare le posizioni e le rotte di tutti gli attori della complessa vicenda senza possibilit di smentita. Verificare gli attacchi sia alla Enrica Lexie che alla Olympic Flair e vedere dopo gli attacchi come tutti si sono mossi e dove sono andati. Anni fa, nel corso dell'indagine sull'avvistamento di un presunto missile da parte dei passeggeri di un aereo civile in volo sull'Adriatico, chiesi di acquisire agli atti tutte le registrazioni dei radar militari e civili (fino all'aereoporto di Ciampino) e dei radar delle Capitanerie di porto da Vieste ad Ancona. Il fatto era avvenuto quattro giorni dopo l'attentato terroristico di Sharm el Shiek in cui persero la vita alcuni italiani, e l'aereo civile riportava da Il Cairo a Bologna turisti italiani. Dovevo verificare che non ci fosse in mare, piazzata sotto l'aereovia, qualche imbarcazione sospetta da cui fosse possibile lanciare un missile terra-aria di tipo spalleggiabile. E' vero che questo tipo di missili non riescono in genere a raggiungere le quote di volo degli aerei di linea, ma alcuni ci riescono. C'era stato tempo prima un agguato proprio di questo tipo ai danni di un aereo militare italiano G222, abbattuto con la perdita di tutto l'equipaggio. Per cui con i tracciati radar delle Capitanerie di Porto si sono esaminate le posizioni e i movimenti di tutte le imbarcazioni presenti in mare da Vieste ad Ancona. Nel caso Ustica l'esame dei tracciati radar che consente di ricostruire posizioni, velocit e direzione dei velivoli coinvolti. Ma questo non eccezionale, bens la norma in ogni indagine che si voglia dir tale.

Insomma, i mezzi tecnici esistono e se si vuole fare una indagine questi elementi tecnici sono i primi ad entrarci, mentre in questo caso, a fronte della assoluta certezza della colpevolezza dei militari italiani, neppure se ne parla. Se fosse stata costituita una commissione di inchiesta mista italo-indiana i tecnici italiani, purtroppo esperti in questo genere di indagini, avrebbero indicato subito cosa cercare e acquisire per ricostruire i fatti nella loro oggettiva evidenza. Ed chiaro che una indagine, da chiunque fatta, senza l'acquisizione degli elementi tecnici sarebbe inattendibile se non fuorviante, magari arriverebbe a condannare innocenti e lasciar impuniti i colpevoli.

La Balistica Pessima impressione ha fatto la decisione della magistratura indiana di non ammettere nell'indagine i due ufficiali dei Carabinieri esperti balistici inviati dal governo italiano. (Sembra siano ammessi come osservatori, quindi senza poter chiedere analisi o firmare le carte, in sostanza spettatori delle decisioni altrui) L'analisi balistica fondamentale per stabilire se i colpi che hanno raggiunto i St. Antony e le due vittime sono partiti dalle armi dei due militari italiani o meno. In situazioni come questa i risultati non lascerebbero dubbi stante la specificit dell'armamento dei militari italiani, invece come vedremo i primi risultati indicati dai periti balistici indiani sono del tutto inattendibili dal punto di vista tecnico, e comunque avrebbero gi dovuto scagionare, in istruttoria, i due nostri militari. Il sottoscritto possiede un minimo di esperienza in materia, sia per aver prodotto per anni (1984/90) periscopi per carri armati e visori balistici per autoblindo per conto dell'Esercito Italiano, sia per aver partecipato a inchieste giudiziarie dove era presente questa materia, per cui tenter una analisi pur con i pochi elementi filtrati attraverso l'utilissimo lavoro dei giornalisti. In questo caso stiamo parlando di balistica terminale, quindi di quella scienza che studia i fenomeni connessi agli impatti dei proiettili sui bersagli, che si pu dividere concettualmente in due branche: impatti hard, su corpi duri (metalli, corazze, muri etc) impatti soft, su corpi molli (esseri umani, animali) Dalle autorit indiane sono venute delle indicazioni ufficiali in quanto espresse da funzionari governativi e riportate dalla stampa col nome di questi, e relative al calibro dei proiettili repertati nei corpi delle vittime. La materia praticamente infinita, ma si pu dire che generalmente un proiettile ritenuto in un corpo umano permette all'esperto balistico di risalire al calibro, alla cartuccia e al tipo di arma che lo ha sparato. Nel nostro caso i militari italiani erano armati di fucile Beretta70/90, in calibro 5,56 NATO. Quindi nei corpi delle vittime e sul St. Antony dovranno essere ritrovati proiettili sparati da questa arma, o significative signature da questi lasciate. Concettualmente si pu indicare che dalle guerre napoleoniche in poi il calibro dei fucili militari si sempre andato riducendo sia per evoluzione tecnologica che per dottrina operativa. Se ai primi dell'800 potevamo trovare proiettili di calibro 12 o 13mm oggi si arrivati appunto al 5,56mm, e nel mezzo ci sono una infinit di misure diverse. Il calibro il diametro nominale della pallottola e pu essere espresso in mm (millimetri) secondo la consuetudine europea continentale, o in pollici secondo la consuetudine anglosassone. Dire calibro .22 significa un diametro di 22 centesimi di pollice, ove 1 pollice (Inch) pari a 25,4mm.

Le cartucce: cal. 5,56x45 e 7,62x39 Da considerazioni fatte sulla stampa sembrerebbe che il ritrovamento di un proiettile calibro 5,56 nel corpo delle vittime sarebbe sicura prova della colpevolezza dei militari italiani. Non affatto cos. Infatti, mentre ritrovando un proiettile diverso dal 5,56 essi sarebbero completamente scagionati dobbiamo considerare che la cartuccia 5,56x45 viene usata da una delle armi pi diffuse sul pianeta, il fucile americano M16 (nell'immagine quello in alto)

L'utilizzo di queste due armi e la loro diffusione viene indicata in queste immagini tratte da: http://en.wikipedia.org/wiki/Comparison_of_the_AK-47_and_M16 Come si pu verificare esse sono ampiamente ed entrambe utilizzate in India e nel vicino Sri Lanka (con il quale esiste un contenzioso circa le zone di pesca che ha dato vita a scontri ed aggressioni contro i pescatori indiani da parte delle forze armate dello Sri Lanka (l'ultima il 13 marzo scorso con 16 feriti) e che secondo articoli della stampa indiana hanno causato nel tempo circa 530 morti fra i pescatori indiani, che vanno abitualmente a pescare tonni nello stretto di Palk. E il peschereccio St. Antony era uscito in mare il 7 febbraio proprio per andare a pescare tonni, e rientrava il 15 febbraio dopo una battuta di pesca di una settimana.

In alto la diffusione del fucile ex sovietico AK47 che utilizza la cartuccia 7,62x39 (costruito su licenza in diversi paesi)

In alto la diffusione nel fucile M16, che utilizza la cartuccia 5,56x45. (costruito su licenza in diversi paesi)

Quindi anche ritrovando nei corpi delle vittime un proiettile calibro 5,56mm solo una analisi scientifica del proiettile potrebbe determinare il nome del produttore, il lotto di produzione, l'arma che lo ha sparato e infine verificare che lo stesso proiettile era in dotazione alle Forze Armate italiane. Questa analisi scientifica sul proiettile la norma in un caso giudiziario, e tiene conto di tutti i fattori (fisici, chimici, geometrici, rigature etc) che permettono di identificare gli elementi desiderati. E poich come abbiamo visto il St. Antony era andato a pescare proprio in una zona dove innumerevoli sono le aggressioni da parte delle forze armate dello Sri Lanka, e che queste utilizzano armi in calibro 5,56mm (che viene comunque utilizzato anche in India) ovvio che non basta semplicemente

misurare col calibro il diametro del proiettile per avere la prova della colpevolezza italiana. Questo se si vuole fare una indagine. Nell'immagine possiamo vedere la zona dove sono avvenuti i fatti e lo stretto di Palk

La prima indicazione indiana, il calibro .54 Riporto da corsera del 24/02/2012, pag. 17, Esteri Ieri il Corriere ha pubblicato la risposta ottenuta (e ricontrollata diverse volte) davanti al Tribunale di Kollam, dall'assistente commissario di polizia Shajadan Firoz, Val la pena ricordarne l'estratto fondamentale: nei corpi dei pescatori abbiamo recuperato due pallottole calibro 0,54 pollici (.54 nel linguaggio tecnico ndr) compatibili con diverse armi http://www.corriere.it/esteri/12_febbraio_24/india-maro-arrestati_4036beee5ebd-11e1-9f4b-893d7a56e4a4.shtml http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigat or.aspx?d=25-02-2012&pdfIndex=9 Oppure a conferma su Repubblica http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigat or.aspx?d=25-02-2012&pdfIndex=10

Vediamo cosa pu fare l'esperto balistico con questa informazione. Il "calibro .54" corrisponde a 13,7 mm e non esiste come calibro NATO. Il calibro .54 si pu ritrovare ancora oggi nelle repliche dei fucili storici ad avancarica (repliche delle armi dell'800).

Escluso che i Mar del San Marco siano equipaggiati con l'archibugio del bisnonno garibaldino, possiamo proseguire.

Il calibro .54 indicato dall'assistente commissario di polizia Shajadan Firoz pu essere assimilato al calibro .55 (13,9mm) (un centesimo di Inch di differenza, due decimi di millimetro), che esiste.

Un solo fucile al mondo pu sparare questa cartuccia, il Boys MK1 AT Rifle, in servizio durante la II Guerra mondiale nell'esercito britannico e di cui cessata la produzione nel 1940 e ritirato dal servizio nel 1943. Si tratta di un fucilone controcarro e il proiettile, mantellato e con il nucleo in metallo duro (credo di carburo di tungsteno) in grado di perforare a 100mt una lastra di acciaio spessa oltre 20mm. http://en.wikipedia.org/wiki/Rifle,_Anti-Tank,_.55_in,_Boys

Si tratta quindi di un'arma residuato bellico inglese, che per vie ovvie pu essere venuta in mano ad organizzazioni criminali nel mercato nero dei residuati bellici, e che la si potrebbe usare in atti di pirateria (buca senz'altro le lamiere delle navi, se sparata a distanza operativa) Trattandosi di una cartuccia molto potente, perforante, per poter essere ritenuto il proiettile da un corpo umano si deve concludere che sia stata sparata da molto lontano, al limite della gittata (diciamo 1km, forse pi, e considerando che si tratta di un'arma concepita per colpire un carro armato a 100mt il tiratore che riuscisse a colpire un uomo a 1km potrebbe fare le olimpiadi di tiro a segno) Chi volesse approfondire su questa arma e relativa cartuccia pu vedere qui. http://www.rifleman.org.uk/Enfield_Boys_Anti-Tank_Rifle.htm Comunque, se pure fosse questo il proiettile,di nuovo possiamo escludere che sia stato sparato dai nostri militari, che se non hanno in dotazione l'archibugio del bisnonno garibaldino tantomeno hanno il fucilone controcarro inglese della II guerra mondiale.

La seconda indicazione indiana, la circonferenza 24

Riporto il brano da un articolo del Corriere della Sera del 4 marzo 2012, relativo all'autopsia di una delle vittime e alla repertazione del proiettile ritenuto. Anche la lettura diretta dell' autopsia eseguita il 16 febbraio sul cadavere di Valentine lascia perplessi. Il documento (consultato grazie a una fonte indiana) contiene due passaggi interessanti, ma che sembrano difficilmente conciliabili tra loro. Primo punto: si legge che i proiettili hanno seguito una traiettoria dall' alto verso il basso (e questo potrebbe essere compatibile con un tiro a distanza dalla monumentale Lexie verso il peschereccio di nove metri). Secondo: il referto, firmato da K. Sasikala, professore di Medicina e Chirurgia legale a Trivandrum, sostiene che il proiettile metallico a punta ritrovato nel cranio del pescatore misura 3,1 centimetri di lunghezza, due centimetri di circonferenza sulla punta e 2,4 sopra la base. Secondo esperti balistici consultati in Italia, queste dimensioni farebbero pensare a un calibro pi grande rispetto al 5,56 usato dalla Nato (e quindi dai mar). Ma gli stessi tecnici avvertono che un proiettile del genere avrebbe avuto effetti molto pi devastanti sulla testa di Valentine rispetto a quelli riscontrati dall' autopsia, a meno che il colpo non fosse partito a una distanza di 1.000-1.500 metri (ipotesi per ora non considerata dalle indagini). Come si vede, per quanti sforzi si possano fare, senza la prova balistica non se ne esce. http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/04/Maro_doppia_verita_anche_da ll_co_8_120304026.shtml A prima vista sembra che il Prof. Sasikala ci stia indicando una enorme proiettile calibro 20mm, a sinistra nella foto e confrontato ad un calibro 12,7mm (che gi un proiettile da mitragliatrice contraerea!)

Nella immagine seguente possiamo apprezzare meglio la differenza di dimensioni.

A sinistra il 5,56 NATO in dotazione ai nostri militari, a destra il potentissimo calibro 20mm, ma che gi considerato munizione di artiglieria. Un cannone! Impensabile che possa essere stato ritenuto nella testa della povera vittima. Quindi le repertazioni del Prof. Sasikala devono essere considerate inattendibili? E' necessario valutarle meglio.

Evidenze Il Prof. Sasikala che esegue l'autopsia ovviamente un anatomopatologo, non un esperto balistico, e usa parametri di misura che gli sono propri. Ma poich stiamo indagando dovremo prendere in considerazione tutti i possibili spunti investigativi (la prima dote dell'investigatore la pazienza) Rileggiamo: - il referto, firmato da K. Sasikala, professore di Medicina e Chirurgia legale a Trivandrum, sostiene che il proiettile metallico a punta ritrovato nel cranio del pescatore misura 3,1 centimetri di lunghezza, due centimetri di circonferenza sulla punta e 2,4 sopra la base La circonferenza, non il diametro. In sostanza il Prof. Sasikala ci sta descrivendo una classica pallottola di fucile. Partendo dalla circonferenza (24mm) C facile calcolare il raggio R, con la formula R=C/2 , e quindi il diametro del nostro proiettile sar: - 7,64mm Che pu identificarsi facilmente con un calibro nominale(+) di 7,62mm, un classico calibro che esiste sia in versione occidentale (NATO) che orientale (ex URSS, tipico lo AK47) Quindi il calibro del proiettile esce dall'autopsia fatta dall'anatomopatologo Prof. Sasikala incaricato dalla magistratura indiana. E questo scagiona completamente i nostri militari.

Il 7,62mm non pu essere confuso con il 5,56mm in dotazione ai nostri militari, basta guardare le due cartucce a confronto.

(+) La modestissima differenza fra la misura rilevata (7,64mm) e il calibro nominale (7,62mm) di appena 2 centesimi di millimetro si pu spiegare facilmente con A) un errore di misura, B) minima deformazione del proiettile all'impatto (soft target), C) misura effettiva del proiettile superiore a quella nominale, etc. (*) A questo punto, individuato il calibro (7,62mm) e data la lunghezza del proiettile recuperato (31mm) possiamo ipotizzare la cartuccia 7,62x54R Questo proiettile ha una lunghezza nominale di 32mm, con una differenza di solo 1mm con quanto misurato. Per cui possiamo ipotizzare un errore di misura o una minima deformazione all'impatto. L'immagine riporta 3 cartucce in calibro 7,62mm ex sovietiche

Da sinistra, 7,62x54R; 7,62x39; 7,62x25;

Le armi che possono sparare il 7,62x54R sono il Dragunov (ex URSS)

E la mitragliatrice PK (ex URSS, ma che costruita su licenza in altri paesi)

(*) Aggiornamento del 22/3/2012)

Un'ultima osservazione a conforto della soluzione evidenziata possiamo farla con un esame visivo di uno dei corpi delle vittime, dove in un filmato presente su youtube, durante lo sbarco (la salma ha ancora addosso la coperta che lo ricopriva sull'imbarcazione) per un momento si vede il foro d'entrata lasciato dal proiettile. E' evidente che non si tratta di un forellino da calibro 5,56mm, ma quello di un proiettile molto pi grosso. http://www.youtube.com/watch?v=HPdvQ0q5oXk

Sembra evidente che i militari italiani, armati con fucile Beretta AR 70/90 e mitragliatrice FN Minimi, entrambe in calibro 5,56x45 (possono usare la stessa cartuccia), non sono i responsabili della morte dei due pescatori.

Conclusioni Il Primo Ministro del Kerala, Chandy, ha parlato di prove inoppugnabili nei confronti dei mar e che nessuna clemenza verr manifestata per gli imputati. Le nostre prove ha spiegato sono nella denuncia formulata dalla Guardia Costiera, ma non possiamo dire di pi perch linchiesta ancora aperta.

Questa sicurezza di avere prove inoppugnabili sulla responsabilit dei due militari italiani direi che totalmente campata in aria. Infatti le autorit indiane sapevano fin dal giorno 16 febbraio (giorno successivo ai fatti e giorno dell'autopsia sui cadaveri) che il calibro della pallottola repertata non era quello delle armi italiane, per cui non si capisce quale sia il supporto a queste roboanti dichiarazioni, ma soprattutto il supporto ai provvedimenti di arresto eseguiti successivamente al 16 febbraio ai danni dei militari italiani e al fermo della nave Enrica Lexie. Gli unici elementi che ritornano e reggono alle opportune verifiche la rotta della nave Enrica Lexie che congrua per spazi, tempi e velocit con quanto dichiarato dalla parte italiana. E le dichiarazioni dei due militari italiani che affermano di non aver colpito nessuna imbarcazione, tantomeno il peschereccio St. Antony. Tutto il resto abbiamo visto che si sbriciola non appena si fanno un minimo di verifiche secondo le pi elementari metodologie di una indagine tecnica di tipo giudiziario. Il calibro del proiettile incompatibile con le armi in dotazione ai nostri militari e non fa che confermare quanto sopra. E gli autori dell'omicidio dei due pescatori vanno ricercati altrove piuttosto che nel personale imbarcato sulla Enrica Lexie. Credo di poter dire che esaminando i tracciati radar non potranno venire che nuove conferme. Roma, 18/03/2012 Luigi Di Stefano

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