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CAPITOLO 3
ESEMPIO DI APPLICAZIONE
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Nell’esempio del DT2 il peso totale dell’edificio (W) è di 3440.6 kN; non essendo
evidenziata alcuna distinzione tra carico permanente ed accidentale, il solaio
contribuisce nel suo complesso con 5 kN/m2 mentre la copertura con 4 kN/m2 (Fig.
3.2). Inoltre per ogni parete sono riportate le caratteristiche geometriche e
meccaniche, nonché le tensioni normali verticali σ0i, relative alla base della parete al
piano terra (Tab. 3.1). In questo modo si fa riferimento ad un’unica condizione di
carico.
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Per quanto riguarda l’azione sismica, che la struttura deve poter sopportare, nel DT2
è assunto un coefficiente sismico pari a 0.3, con il coefficiente di risposta meccanica
e idrogeologica del terreno C1 = 1.2 e quello di struttura morfotettonica e di
ubicazione del sito C2 = 1.25:
Definiti i termini del problema in un primo tempo è stata condotta l’analisi statica
non lineare del piano terra con il metodo Por, per mezzo del programma s PC.M.
2005.01 (Fig. 3.3), mentre, in un secondo momento, si è proceduto con l’analisi Push
Over e l’analisi cinematica, utilizzando i programmi PC.E. 2005.01 ed ESP di PC.M.
2005.01.
8 9 10
2 3
1
5 6 7
Per rendere confrontabile l’esempio svolto nel DT2 e l’analisi sismica sviluppata con
i programmi di calcolo, è stato necessario adottare alcuni accorgimenti che
permettessero di ottenere risultati omogenei.
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A questo punto si possono confrontare i risultati dell’esempio svolto nel DT2 e quelli
ottenuti dal programma. Le forze reattive ed i coefficienti di sicurezza, relativi agli
stati limite elastico e ultimo, sono calcolati con il metodo Por sia secondo il DT2 e
sia con la Circ. Min. LL.PP. n.21745 del 30/7/81. La forza sismica richiesta in
entrambi i casi è H = 1032.15 kN .
I risultati, ottenuti con il programma secondo la Circolare del 1981, corrispondono a
quelli dell’esempio svolto nel DT2.
Nel caso in cui si attui il confronto con la forza sismica richiesta dal D.M. del
16/01/96 ( H = 1380.68kN ) e dall’Ordinanza 3431 ( H = 1048.70kN ), considerando
sempre tutti i carichi come permanenti, si ottengono dei coefficienti di sicurezza
diversi. Infatti se il coefficiente sismico secondo il DT2 è pari a 0.3, secondo il D.M.
’96 e l’Ordinanza assume il valore di 0.400 e di 0.304 rispettivamente. Con il metodo
Por, l’edificio risulta verificato ad eccezione del caso in cui la forza sismica richiesta
venga calcolata secondo il D.M. del 16/01/96.
Nelle tabelle successive sono riportati i risultati della verifica effettuata con il
metodo Por, dove con H si intende la forza reattiva, CSism il coefficiente sismico
corrispondente e CSic il coefficiente di sicurezza, dato dal rapporto tra la forza
reattiva e la forza sismica ottenuta dalla normativa.
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Tabella 3.2: risultati del metodo Por, riportati nell’esempio di applicazione svolto
nel Documento Tecnico DT2 del maggio 1980
Tabella 3.3: risultati del metodo Por (in PC.M. 2005.01), con coefficiente di
sicurezza calcolato tenendo conto della forza sismica richiesta dalla
Circ. Min. LL.PP. n.21745 del 30/7/81
Tabella 3.4: risultati del metodo Por (in PC.M. 2005.01), con coefficiente di
sicurezza calcolato tenendo conto della forza sismica richiesta dal
D.M. 16/01/96
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Tabella 3.5: risultati del metodo Por (in PC.M. 2005.01), con coefficiente di
sicurezza calcolato tenendo conto della forza sismica richiesta
dall’Ordinanza 3431 del 3/5/05
Di seguito si riportano gli schemi delle forze orizzontali (in rosa quella sismica da
normativa e in blu quella reattiva) e gli andamenti dei diagrammi forza-spostamento
(in verde la fase elastica e in rosso quella plastica fino allo stato limite di rottura),
relativi all’analisi sviluppata con PC.M. sul modello ad un piano (metodo Por),
secondo la Circ. Min. LL.PP. n.21745 del 30/7/81. In riferimento alla numerazione
delle pareti di figura 3.1, collassa per primo il pannello 9, per azione sismica in
direzione X, e quello 2, per azione sismica in direzione Y. Nelle piantine di figura
3.6 e 3.7 sono indicati in rosso tutti i pannelli che superano il limite elastico, prima di
giungere allo stato di collasso.
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Figura 3.4: schema delle forze agenti nella direzione X per il metodo Por (piano
terra in PC.M. 2005.01)
Figura 3.5: schema delle forze agenti nella direzione Y per il metodo Por (piano
terra in PC.M. 2005.01)
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Secondo l’OPCM 3431 del 3/5/05, “per edifici fino a due piani in muratura è
ammesso analizzare separatamente ciascun interpiano”, mentre “per edifici con
numero di piani superiore a due, il modello dovrà tenere conto degli effetti connessi
alla variazione delle forze verticali dovuta all'azione sismica e dovrà garantire gli
equilibri locali e globali” (par. 8.1.5.4).
È quindi evidente che l’edificio in esame, avendo tre piani, non può essere studiato in
maniera efficace con il metodo Por, ma risulta necessario compiere un’analisi
globale di tipo Push Over.
L’analisi globale viene condotta per mezzo del programma PC.E., ma si rivela più
pratico modellare prima il fabbricato in PC.M., rappresentando l’edificio a tre piani
nella sua interezza. Per definire la geometria, le caratteristiche dei materiali e i
carichi della struttura, si procede stabilendo dapprima un modello completo con le
fasce di piano (poste sopra le aperture ad un’altezza di 2 metri dal livello di ciascun
impalcato), che in seguito si mostreranno necessarie per effettuare l’analisi Push
Over. Per ottenere le stesse tensioni normali presenti nel DT2 si è scelto di assegnare
alle fasce di piano una massa quasi nulla (peso specifico pari a 0.01 kN/m3).
L’assegnazione del peso specifico alle murature, indispensabile per definire i pesi
propri a tutte le quote, viene condotta cercando di non discostarsi dai dati forniti nella
Tabella dei Materiali (per il pietrame iniettato 22.0 kN/m3 e per i forati doppio UNI
con malta cementizia 9.0 kN/m3). Per garantire approssimativamente le stesse
tensioni normali verticali σ0i, relative alla base della parete del primo piano (Tab.
3.1), il peso specifico per la muratura esistente è pari a 18.5 kN/m3, mentre per quella
nuova è di 10.0 kN/m3. Inoltre nelle combinazioni di carico si considerano tutti i
carichi di solaio (5 kN/m2) e copertura (4 kN/m2) come permanenti, per evitare di
operare con riferimenti normativi disomogenei.
Per garantire omogeneità nel confronto fra le diverse analisi, condotte sull’edificio, si
applica nuovamente il metodo Por al modello con assegnati i pesi specifici e i carichi
d’impalcato, verificando che i risultati siano i medesimi di quelli ottenuti con il
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modello presente nel DT2 (con le σ0i alla base). Infatti si osserva che al piano terra la
forza orizzontale reattiva in direzione X si discosta da quella originaria dello 0.42%,
mentre in direzione Y dello 0.25%. Chiaramente anche la forza sismica ottenuta dalla
normativa, avendo aumentato leggermente la massa in gioco, subisce un incremento
e precisamente dello 0.32%.
Si può affermare che le approssimazioni, effettuate nell’assegnazione dei pesi
specifici alle murature, sono trascurabili ai fini dell’analisi sismica, come si osserva
dai coefficienti di sicurezza ottenuti, applicando il metodo Por al piano terra del
nuovo modello a tre piani.
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Tabella 3.7: risultati del metodo Por al piano terra (in PC.M. 2005.01), con
coefficiente di sicurezza calcolato tenendo conto della forza sismica
richiesta dalla Circ. Min. LL.PP. n.21745 del 30/7/81
Tabella 3.8: risultati del metodo Por al primo piano (in PC.M. 2005.01), con
coefficiente di sicurezza calcolato tenendo conto della forza sismica
richiesta dalla Circ. Min. LL.PP. n.21745 del 30/7/81
Tabella 3.9: risultati del metodo Por al secondo piano (in PC.M. 2005.01), con
coefficiente di sicurezza calcolato tenendo conto della forza sismica
richiesta dalla Circ. Min. LL.PP. n.21745 del 30/7/81
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Figura 3.9: schema delle forze agenti nella direzione X per il metodo Por
(modello a tre piani in PC.M. 2005.01)
Figura 3.10: schema delle forze agenti nella direzione Y per il metodo Por
(modello a tre piani in PC.M. 2005.01)
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Figura 3.13: rappresentazione grafica 3D del modello a tre piani del fabbricato di
esempio in PC.E. 2005.01
Per quanto riguarda i carichi sismici, “devono essere applicate all’edificio almeno
due distinte distribuzioni di forze orizzontali, applicate ai baricentri delle masse a
ciascun piano” (par. 4.5.4.2).
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F * = Fb Γ (3.2)
d * = dc Γ (3.3)
Γ=
∑m Φi i
= 1.376 (3.4)
∑m Φ
i
2
i
dove Φ è “il vettore rappresentativo del primo modo di vibrazione della struttura di
interesse per la direzione considerata dell’azione sismica, normalizzato al valore
unitario della componente relativa al punto di controllo” (par. 4.5.4.3).
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Nel caso specifico, l’analisi modale fornisce un primo modo di vibrare in direzione
Y, il cui vettore rappresentativo Φ assume i seguenti valori, partendo dal primo piano
fino alla copertura:
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anelastico Fy*, si può eguagliare le aree sottese dai due grafici rappresentati in figura
3.15.a:
*
d max
µ= (3.9)
d *y
ed il fattore q* è pari a:
FE* d E*
q* = = (3.10)
Fy* d *y
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q * d *y d *y 1
= µ − (3.11)
2 q∗ 2
q * = 2µ − 1 (3.12)
In normativa, per T*≤TC, è assunta una variazione di q* lineare con T*, del tipo:
T*
q * = 1 + (µ − 1) (3.13)
TC
Esplicitando rispetto alla duttilità µ:
*
q * d max
*
µ = 1 + (q * − 1)
TC d max
= = (3.14)
T* d *y d E*
e poi rispetto allo spostamento massimo dmax* del sistema anelastico, si ottiene:
d E*
*
d max =
q*
( )
TC
1 + q − 1 T *
*
(3.15)
Per quanto riguarda il principio di ugual spostamento (Fig. 3.15.b), è invece evidente
che lo spostamento massimo del sistema anelastico coincide con lo spostamento
massimo del sistema elastico:
*
d max = d E* (3.16)
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Per cui “la risposta in spostamento del sistema anelastico è assunta uguale a quella
di un sistema elastico di pari periodo” (par. 4.5.4.4.) per T*≥TC (Fig. 3.16):
*
d max ( )
= S De T * = 0.001168 g = 0.01146 m per T*≥TC (3.8)
=
( ) 1 + (q
S De T *
−1)TT
per T*≤TC
= 0.01714 m
* * C
d max (3.9)
q*
*
m* 187.20
T * = 2π = 2π = 0.214 secondi (3.10)
k *
175⋅ 283.90
q* =
( )
S e T * m*
= 1.527 (3.11)
Fy*
m * = ∑ mi Φ i = 187.20 kN (3.12)
*
d max ( )
= S De T * se q*≤ 1 (3.13)
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0.03
SDe/g
0.025
0.02
0.015
0.01
0.005
0.00116
0
0
1.9
3.8
0.19
0.38
0.57
0.76
0.95
1.14
1.33
1.52
1.71
2.09
2.28
2.47
2.66
2.85
3.04
3.23
3.42
3.61
3.99
T* = 0.214 TC = 0.5 TD = 2.0 periodo T (sec)
Nel caso considerato, poiché il periodo elastico è inferiore a TC (TC = 0.5 per
un’accelerazione al suolo ag = 0.350 g e un fattore di suolo S = 1.25) e q* ≥ 1, si
*
ottiene d max = 17.14 mm .
δ D = Γd max
*
= 23.57 mm (3.14)
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131529
d y* = δC = = dmax* = δD
In figura 3.16 sono riportati in ascissa gli spostamenti e in ordinata il taglio alla base.
La scala a destra, invece, fornisce i coefficienti sismici relativi alle forze della scala a
sinistra. La curva di capacità della struttura è tracciata in blu, mentre la curva
caratteristica del sistema anelastico equivalente in nero. Sotto la scala delle ascisse
sono riportati gli spostamenti δC (in blu), δD (in rosso), d*max e d*y (in nero).
Per completare la verifica allo Stato Limite di Danno, si deve calcolare gli
spostamenti d’interpiano (δR) e accertare che siano inferiori a 0.003 h, con h l’altezza
d’interpiano (par. 4.11.2).
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Di seguito si presentano i risultati dell’Analisi Push Over, ottenuti per due diverse
modellazioni. Nella prima si assumono le caratteristiche meccaniche utilizzate
nell’esempio di applicazione del DT2, mentre nella seconda si assegnano quelle
previste nell’Ordinanza 3431 (Allegato 11.D).
Nel caso in cui si assumano le caratteristiche meccaniche (Tab. 3.10) presenti nel
DT2, sia le verifiche allo Stato Limite Ultimo che quelle allo Stato Limite di Danno,
condotte per le tre distribuzioni di forze orizzontali, non sono soddisfatte.
Materiale E G fk fvk0
[kN/m2] [kN/m2] [kN/m2] [kN/m2]
Pietrame iniettato 605000 121000 3000 110
Forato doppio UNI 1320000 264000 5000 240
Tabella 3.10: caratteristiche meccaniche dei materiali secondo l’esempio del DT2
Le cause della mancata verifica sono da ricercare tra le differenze che intercorrono
tra il metodo Por e l’analisi Push Over. In particolare il metodo Por è caratterizzato
dalla sola crisi a taglio per fessurazione diagonale e dalla definizione dello
spostamento ultimo in funzione della duttilità. L’analisi Push Over, invece, oltre a
definire lo spostamento ultimo di ogni maschio in funzione dell’altezza, sfrutta la
possibilità di rottura anche per scorrimento o per presso flessione.
Nel fabbricato di esempio, tratto dal DT2, eccetto che per la distribuzione di forze
proporzionali alle masse (A) in direzione X, si verifica la crisi a taglio per
scorrimento.
Nelle pagine seguenti si riportano le tabelle con i risultati delle verifiche allo Stato
Limite Ultimo e di Danno, relativi alle tre distribuzioni di forze orizzontali e per le
due direzioni ortogonali di applicazione X e Y.
Inoltre ciascuna tabella è seguita dai rispettivi grafici, in cui sono riportati in ascissa
gli spostamenti ed in ordinata il taglio alla base. La scala a destra, invece, fornisce i
coefficienti sismici relativi alle forze della scala a sinistra.
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
H (kN) δC (mm) δD (mm) CSic δC ≥ δD Rottura
delle forze
a taglio per
X SLU 1490 13.23 24.40 0.54 non verificato fessurazione
diagonale
a taglio per
Y SLU 1510 13.67 25.59 0.53 non verificato
scorrimento
Tabella 3.11: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali alle masse (A)
δD =
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
H (kN) δC (mm) δD (mm) CSic δC ≥ δD Rottura
delle forze
a taglio per
X SLU 1490 17.26 20.93 0.82 non verificato
scorrimento
a taglio per
Y SLU 1420 14.58 23.57 0.62 non verificato
scorrimento
Tabella3.12: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali a quelle da utilizzarsi per l’analisi
statica lineare (B)
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
H (kN) δC (mm) δD (mm) CSic δC ≥ δD Rottura
delle forze
a taglio per
X SLU 1490 14.67 23.72 0.56 non verificato
scorrimento
a taglio per
Y SLU 1500 16.34 25.42 0.64 non verificato
scorrimento
Tabella 3.13: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali al prodotto delle masse per la
deformata corrispondente al primo modo di vibrazione (C)
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
h (m) δr (mm) 0.003 h δr ≤ 0.003 h
delle forze
X piano 1 3 9.995 9 non verificato
piano 2 3 2.235 9
Tabella 3.14: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite di Danno, relativi
alla distribuzione di forze proporzionali alle masse (A)
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
h (m) δr (mm) 0.003 h δr ≤ 0.003 h
delle forze
X piano 1 3 9.995 9 non verificato
piano 2 3 5.555 9
piano 3 3.7 1.710 11.1
Y piano 1 3 5.692 9 verificato
piano 2 3 6.638 9
piano 3 3.7 2.250 11.1
Tabella 3.15: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali a quelle da utilizzarsi per l’analisi
statica lineare (B)
Direzione
h (m) δr (mm) 0.003 h δr ≤ 0.003 h
delle forze
X piano 1 3 9.995 9 non verificato
piano 2 3 3.355 9
piano 3 3.7 1.320 11.1
Y piano 1 3 8.246 9 verificato
piano 2 3 6.594 9
piano 3 3.7 1.500 11.1
Tabella 3.16: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali al prodotto delle masse per la
deformata corrispondente al primo modo di vibrazione (C)
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Materiale E G fk fvk0
[kN/m2] [kN/m2] [kN/m2] [kN/m2]
Pietrame iniettato 2610000 435000 2625 68
Forato doppio UNI 3200000 640000 4400 196
Il solo aumento dei moduli di elasticità normale e tangenziale causa una lieve
diminuzione delle forze reattive ed uno maggiore degli spostamenti, che si attestano
in prossimità dei valori, ottenuti considerando le caratteristiche meccaniche
dell’Allegato 11.D. Al contrario il calo della resistenza provoca una leggera
diminuzione degli spostamenti ed una più evidente delle forze reattive.
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
H (kN) δC (mm) δD (mm) CSic δC ≥ δD Rottura
delle forze
a taglio per
X SLU 1230 2.64 10.29 0.26 non verificato fessurazione
diagonale
a taglio per
Y SLU 1260 3.29 12.41 0.26 non verificato fessurazione
diagonale
Tabella 3.18: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali alle masse (A) e alle
caratteristiche meccaniche dei materiali secondo l’Ordinanza 3431
121
CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
H (kN) δC (mm) δD (mm) CSic δC ≥ δD Rottura
delle forze
a taglio per
X SLU 1210 3.44 6.88 0.50 non verificato fessurazione
diagonale
a taglio per
Y SLU 1210 3.76 9.04 0.42 non verificato
scorrimento
Tabella 3.19: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali a quelle da utilizzarsi per l’analisi
statica lineare (B) e alle caratteristiche meccaniche dei materiali
secondo l’Ordinanza 3431
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
H (kN) δC (mm) δD (mm) CSic δC ≥ δD Rottura
delle forze
a taglio per
X SLU 1230 3.23 8.93 0.36 non verificato fessurazione
diagonale
a taglio per
Y SLU 1260 3.98 13.99 0.28 non verificato fessurazione
diagonale
Tabella 3.20: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali al prodotto delle masse per la
deformata corrispondente al primo modo di vibrazione (C) e alle
caratteristiche meccaniche dei materiali secondo l’Ordinanza 3431
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
h (m) δr (mm) 0.003 h δr ≤ 0.003 h
delle forze
X piano 1 3 1.927 9 non verificato
piano 2 3 0.502 9
piano 3 3.7 0.210 11.1
Y piano 1 3 2.346 9 non verificato
piano 2 3 0.670 9
piano 3 3.7 0.270 11.1
Tabella 3.21: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite di Danno, relativi
alla distribuzione di forze proporzionali alle masse (A) e alle
caratteristiche meccaniche dei materiali secondo l’Ordinanza 3431
125
CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Direzione
h (m) δr (mm) 0.003 h δr ≤ 0.003 h
delle forze
X piano 1 3 1.653 9 non verificato
piano 2 3 1.451 9
piano 3 3.7 0.331 11.1
Y piano 1 3 1.628 9 verificato
piano 2 3 1.584 9
piano 3 3.7 0.550 11.1
Tabella 3.22: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali a quelle da utilizzarsi per l’analisi
statica lineare (B) e alle caratteristiche meccaniche dei materiali
secondo l’Ordinanza 3431
Direzione
h (m) δr (mm) 0.003 h δr ≤ 0.003 h
delle forze
X piano 1 3 1.927 9 non verificato
piano 2 3 0.995 9
piano 3 3.7 0.303 11.1
Y piano 1 3 2.346 9 verificato
piano 2 3 1.249 9
piano 3 3.7 0.382 11.1
Tabella 3.23: risultati dell’analisi Push Over allo Stato Limite Ultimo, relativi alla
distribuzione di forze proporzionali al prodotto delle masse per la
deformata corrispondente al primo modo di vibrazione (C) e alle
caratteristiche meccaniche dei materiali secondo l’Ordinanza 3431
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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127
CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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a) b)
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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129
CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Nelle pagine seguenti si riportano le tabelle con le verifiche allo SLU per ogni parete
ad ogni piano e per ciascuno dei quattro cinematismi.
Con α0 si intende il moltiplicatore di collasso del cinematismo, a0* l’accelerazione
sismica spettrale di attivazione del meccanismo, aSLU* l’accelerazione sismica
spettrale richiesta per lo Stato Limite Ultimo, aSLD* l’accelerazione sismica spettrale
richiesta per lo Stato Limite di Danno e CSic il coefficiente di sicurezza relativo alla
verifica per lo SLU.
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 1
Tabella 3.24: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 1 del piano terra
Tabella 3.25: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 1 del primo piano
Tabella 3.26: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 1 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 2
Tabella 3.27: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 2 del piano terra
Tabella 3.28: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 2 del primo piano
Tabella 3.29: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 2 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 3
Tabella 3.30: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 3 del piano terra
Tabella 3.31: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 3 del primo piano
Tabella 3.32: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 3 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 4
Tabella 3.33: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 4 del piano terra
Tabella 3.34: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 4 del primo piano
Tabella 3.35: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 4 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 5
Tabella 3.36: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 5 del piano terra
Tabella 3.37: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 5 del primo piano
Tabella 3.38: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 5 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 6
Tabella 3.39: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 6 del piano terra
Tabella 3.40: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 6 del primo piano
Tabella 3.41: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 6 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 7
Tabella 3.42: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 7 del piano terra
Tabella 3.43: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 7 del primo piano
Tabella 3.44: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 7 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 8
Tabella 3.45: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 8 del piano terra
Tabella 3.46: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 8 del primo piano
Tabella 3.47: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 8 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 9
Tabella 3.48: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 9 del piano terra
Tabella 3.49: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 9 del primo piano
Tabella 3.50: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 9 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Parete 10
Tabella 3.51: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 10 del piano terra
Tabella 3.52: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 10 del primo piano
Tabella 3.53: risultati dell’analisi cinematica relativi alla parete 10 del secondo
piano
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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Si può notare come sia la verifica al ribaltamento semplice (cin. 1) che per quello
composto (cin. 2) della parete monopiano non risultino mai soddisfatte. Quindi è
importante che tali cinematismi siano esclusi dai meccanismi di collasso possibili,
per azioni fuori piano. In realtà l’unico cinematismo di primo modo attivabile è
quello di parete vincolata in sommità (cin. 3), per la presenza della cordolatura ad
ogni impalcato. Infatti i solai sono realizzati in latero cemento e presuppongono
l’esistenza di almeno un cordolo perimetrale.
Nel caso in cui sia garantita una buona solidarizzazione tra muratura e cordolo, è
corretto quindi ammettere, che gli unici meccanismi possibili siano il terzo
(cinematismo fuori piano di parete vincolata ai bordi) e il quarto (cinematismo nel
piano di parete singola).
L’analisi limite della parete vincolata ai bordi (Fig. 3.32) risulta sempre soddisfatta
ad esclusione dei pannelli all’ultimo piano, posti sui due lati corti (1, 3 e 4).
Questo fatto è da imputare sia alla scarsa entità dei carichi stabilizzanti, provenienti
dalla sola copertura, sia all’incremento dell’accelerazione sismica richiesta, essendo
la quota alla base del pannello dalle fondazioni (zb) pari a 6 metri. Anche la
dimensione stessa delle pareti di testa, che all’ultimo piano hanno un’altezza media
superiore a quella propria degli altri livelli (per la presenza dei timpani), influisce
sulla probabilità d’innesco del cinematismo.
Per quanto riguarda il cinematismo nel piano di parete singola (Fig. 3.33), i pannelli
non verificati sono quelli sul lato corto con l’apertura (3 e 4) e quelli più snelli sui
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CAPITOLO 3 ESEMPIO DI APPPLICAZIONE
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lati lunghi (5, 7, 8 e 10). Inoltre la situazione si aggrava salendo di livello, soprattutto
per la diminuzione dei carichi stabilizzanti. Infatti, l’influenza dell’aumento di
altezza delle pareti all’ultimo piano coinvolge solamente quelle sul lato corto, mentre
l’incremento dell’accelerazione sismica richiesta non è apprezzabile, diminuendo
addirittura all’ultimo piano. Questo fatto è da imputare alla diminuzione dell’altezza
zR, dalla base del singolo pannello al punto d’applicazione del peso totale R, causata
dalla riduzione dei carichi gravanti sulla parete.
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