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Università degli Studi di Milano

Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali


Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 1 (4 ore)

Unità di misura e calcolo dimensionale

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Schema del corso
Lezioni: 12 settimane, in ognuna delle quali si tengono due ore di lezione e
due ore di esercizi (parte integrante delle lezioni, con la finalità non solo di
preparare allo scritto d’esame ma di formare al “problem solving”).
Argomenti delle 12 unità (ogni settimana un argomento con esempi):
Unità di misura e calcolo dimensionale.
Sistemi di coordinate, vettori e calcolo vettoriale.
Cinematica in una dimensione, 1D.
Leggi di Newton - Piano inclinato - Attrito.
Moti in due dimensioni, 2D - Quantità di moto e impulso.
Lavoro ed energia (cinetica, potenziale gravitazionale ed elastica).
Statica e dinamica dei fluidi.
Termologia, calorimetria e 1° principio della termodinamica.
Trasformazioni, legge dei gas perfetti e teoria cinetica
Forze elettriche, campi e potenziale elettrostatico.
Capacità, resistenza, legge di Ohm e circuiti RC.
Campo magnetico e forza di Lorentz - Induzione elettromagnetica.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Orario, testi di riferimento, esame
I due corsi diurni vanno, per quanto possibile, in parallelo.
Lunedì 10.30-12.30 e mercoledì 8.30-10.30.
Tutoraggio: supporto alla soluzione dei problemi con diretta
partecipazione degli studenti: venerdì 8:30-10:30

David Halliday, Robert Resnick, Jearl Walker. Fondamenti di Fisica


(Casa Editrice Ambrosiana).
Jewett & Serway. Fondamenti di Fisica. Vol. I (EdiSES).
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway,
John W. Jewett Jr. Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione
(EdiSES).

Modalità di esame: Prova scritta + breve orale di verifica (facoltativa)


Prova scritta: 5 esercizi in 2 ore. Le due prove in itinere durante il corso
sono sostitutive della prova scritta

Sito web: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani/teaching

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Che cos’è la Fisica ?

È il tentativo dell’essere umano di descrivere in


maniera quantitativa i fenomeni che osserviamo
– L’osservazione inizia attraverso i sensi e da essi è limitata.
– La fisica ci ha dato strumenti per estendere le osservazioni al di là
dei nostri sensi, dal quark (10-19 m), all’universo (1026 m).

La Fisica non può affrontare il problema ontologico


– Significato della fisica quantistica: “zitto e calcola”
(Richard Feynman / D. Mermin).

Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Metodo Scientifico e sue Basi

Metodo scientifico:
– Acquisire i dati necessari a descrivere un sistema oggetto di studio.
– Costruire un modello matematico del sistema in esame.
– Utilizzare il modello per predire il comportamento del sistema.
– Verificare la correttezza delle previsioni (nuovo esperimento).

Conoscenze necessarie
– Capacità di utilizzare strumentazione complessa per l’acquisizione
dei dati.
– Conoscere gli strumenti matematici necessari per la costruzione del
modello e per la predizione di nuovi comportamenti.
– Conoscenze tecnologiche per progettare e costruire l’esperimento.
– Conoscere la fisica ...

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


La fisica NON coincide con la matematica
La fisica parte da osservabili alle quali associa grandezze reali
(massa, lunghezza, velocità, temperatura, ecc.) che è possibile
misurare. Il procedimento operativo per la misura è parte della
definizione della grandezza !
La matematica è il linguaggio attraverso il quale la fisica può
esprimere le sue leggi e calcolare altre grandezze collegate a quelle
definite.
F

x<0 x>0

Fisica Matematica
F=-kx F=-kx
x ⇒ allungamento della molla x ⇒ variabile indipendente ∊ ℛ
k ⇒ costante elastica della molla k ⇒ costante ∊ ℛ
F ⇒ forza esercitata dalla molla F ⇒ variabile dipendente ∊ ℛ

Nota: La forza esercitata da una molla è direttamente proporzionale al suo allungamento.


Il coefficiente di proporzionalità, k, si dice costante elastica
Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Definizione di una Grandezza Fisica

È necessario che ciò che osserviamo possa venire


rappresentato in modo quantitativo

Osservazione Grandezza Fisica

La definizione di una grandezza fisica deve essere operativa, essa


deve cioè descrivere le operazioni da compiere per misurare la
grandezza in esame.
Queste operazioni devono consentire di associare alla grandezza un
numero [oppure un vettore: modulo(=numero) + direzione + verso],
secondo operazioni fissate da regole ben precise.
Il numero esprime il rapporto tra la grandezza ed un’altra grandezza
omogenea usata come unità di misura.
10 chilometri 27 mele 100 watt 50 barili 75 chilogrammi

Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Relazioni tra grandezze fisiche
Le grandezze fisiche e le loro relazioni comunicano un’informazione.
– L’informazione deve essere “strutturata”.
• Unità di Misura: fondamentali e derivate.
• Sistemi di unità di misura: es. Sistema Internazionale (S.I.).
– Si deve fornire esattamente l’attendibilità di questa informazione.
• Cifre significative !
– L’informazione deve essere coerente.
• Calcolo dimensionale.
– L’informazione deve essere completa.

massa = 57.3 kg = 573 hg = 57.3 ·103 g ……

v
velocità = 72 km/ora = 20 m/s = ……

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Unità di Misura: Sistema Internazionale (SI)
Il SI è un insieme minimo di grandezze di riferimento (7) dalle quali tutte
le altre possono essere derivate attraverso relazioni coerenti.
Granzezza Unità di riferimento Simbolo SI
– lunghezza metro m
– massa (∝ al peso se c’è gravità) chilogrammo kg
– tempo secondo s
– intensità di corrente elettrica ampere A
– temperatura kelvin K
– quantità di sostanza mole mol
– intensità luminosa candela cd

Tutte le altre grandezze fisiche possono essere espresse attraverso le


grandezze fondamentali del Sistema Internazionale.
Se si usa un altro sistema di grandezze di riferimento congruente le
formule possono essere diverse.
Se si mischiano i sistemi di riferimento il risultato che si ottiene è
semplicemente sbagliato !
http://physics.nist.gov/cuu/Units/units.html

Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Grandezze fisiche derivate
Le grandezze fisiche sono molte e la loro unità di misura (SI) ha, in
molti casi, associato un nome specifico: watt, joule, volt, newton, ecc.
Poiché il sistema SI è coerente, tutte possono comunque essere
espresse attraverso le grandezze di riferimento: m, kg, s, A, K, mol, cd.
Attenzione: in tutte le relazioni tra grandezze fisiche (equazioni):
– Si possono sommare o sottrarre solo grandezze omogenee.
– In un’esponenziale, l’esponente deve sempre essere adimensionale, così
come gli argomenti dei logaritmi e delle funzioni trigonometriche*.
– Moltiplicando e dividendo tra loro grandezze fisiche differenti si ottengono
altre grandezze fisiche, derivate da quelle che le hanno originate.
Esempi di grandezze fisiche derivate:
Velocità m/s = m s-1
Accelerazione m/s2 = m s-2
Volume m3
Forza N (newton) kg m s-2
Energia J (joule) kg m2 s-2
Potenza W (watt) kg m2 s-3
Tensione V (volt) kg m2 s-3 A-1
Nota: l’angolo è sempre espresso in radianti: rad [m/m] = adimensionale.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Il Radiante
Si rammenta la definizione: data una circonferenza di raggio r, l’angolo che
sottende un arco lungo l misura l/r radianti (vedi figura).

Conversione:
αrad : αdeg = 2π : 360º

 αrad = (αdeg / 180º) π

Un angolo di 90º, 180º e 360º


corrisponde rispettivamente a
π/2, π e 2π radianti.

1 radiante = 57,29578º = 57º 17´ 44,8''

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Prefissi SI ed esempi di lunghezze

Prefissi delle unità SI Lunghezze, ordini di grandezza


Fattore Prefisso Simbolo Esempio
1018 exa- E Quark 10-19 m
1015 peta- P petawatt = 1015 W
1012 tera- T terawatt = 1012 W Elettrone 10-18 m
109 giga- G gigawatt = 109 W Protone/Neutrone 10-15 m = 1 fm
106 mega- M megajoule = 106 J
Atomo 10-10 m = 1 Å
103 kilo- k kilometro = 103 m
102 etto- h ettolitro = 102 litri Cellula 10-8 - 10-3 m
101 deca- D decametro = 101 m
Essere umano 100 m
10-1 deci- d decimetro = 10-1 m
10-2 centi- c centimetro = 10-2 m Terra 107 m
10-3 milli- m millimetro = 10-3 m Sole 109 m = 1 Gm
10-6 micro-  micrometro = 10-6 m
10-9 nano- n nanosecondo = 10-9 s Sistema solare 1013 m = 10 Tm
10-12 pico- p picosecondo = 10-12 s Via lattea 1021 m
10-15 femto- f femtosecondo = 10-15 s
10-18 atto- a attosecondo = 10-15 s
Universo 1026 m

Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Unità di misura del tempo, s

Per misurare un tempo è necessario un orologio, cioè un oggetto che conta


qualcosa (es.: le oscillazioni di un fenomeno periodico)
Strumento Errore di misura
– Pendolo (un secondo per anno)
– Rotazione della terra (1 ms ogni giorno)
– Oscillatore a quarzo (1 s ogni 10 anni)

Orologio atomico Cs (1 s ogni 300̇000 anni)


– 1 secondo ≡ 9192631770 vibrazioni della radiazione emessa dal cesio

Limiti sperimentali:
– Direttamente è possibile misurare intervalli di tempo fino a qualche ps (10-13 e 10-14 s
raggiunti recentemente)
– In fisica entrano in gioco circa 40 ordini di grandezza

Fenomeni nucleari 10-22 s


Vibrazioni dei solidi 10-13 s
Un anno 3 107 s
Vita dell’Universo 5 1017 s = 15 miliardi di anni (Big bang)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Unità di misura della lunghezza, m
Per misurare una lunghezza è necessario un metro campione
Esempi storici:
– Il metro è la 1/40̇000̇000 parte della circonferenza della terra all’Equatore
– Il metro è la lunghezza di una barra di Platino-Iridio conservata a Parigi
• La barra di Parigi non è un campione sufficientemente preciso (~10-7)
• Le copie hanno un errore maggiore (~10-6)

Definizione attuale:
1 m ≡ Lunghezza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo
pari a 1/299792458 di secondo (c ≡ 299792458 m s-1 → valore esatto)
Limiti sperimentali:
– Direttamente è possibile misurare lunghezze fino a qualche nm
– In fisica entrano in gioco più di 40 ordini di grandezza

10-19 m Dimensione di un quark


10-15 m Dimensione di un nucleone (protone). 1 fm
10-10 m Dimensione atomica. 10 nm, 1 Angstrom
6.4 106 m Raggio medio della terra. 6.4 Mm
9.5 1015 m Un anno luce
2 1026 m Distanza tra la Terra e la Quasar più lontana
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Unità di misura della massa, kg
Per misurare una massa è necessaria una massa campione
Esempi storici:
– 1 kg = la massa di un dm3 di acqua
– 1 kg ≡ la massa del cilindro di Platino-Iridio conservato a Parigi
• Il cilindro di Parigi è un campione unico
• Le copie hanno un errore che porta ad una precisione insufficiente (~10-8)

Una definizione sostitutiva e soddisfacente non c’è ancora


In fisica nucleare/particelle si usa l’unità di massa atomica “u”
u ≡ 1/12 della massa di un atomo di 12C
– La definizione di kg come un certo numero di “u” sarebbe ottima (vedi “s “e “m”)
Il problema è che “u” è noto con solo 4 cifre significative: u = 1.661‧10-27 kg

Nota: in Fisica le masse sono 2: inerziale e gravitazionale


– La massa inerziale ha una definizione dinamica
– La massa gravitazionale ha una definizione gravitazionale
  m1, gr m2, gr
F  min a F G
r2
– La teoria della relatività generale ha come ipotesi di partenza che la massa inerziale “min” e quella
gravitazionale “mgr” siano esattamente la stessa cosa
Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Precisione e Cifre significative - 1
In fisica è sempre necessario fornire l’ ‘errore’, cioè una stima
ragionata dell’incertezza della misura che è stata effettuata (spesso è
legata alla sensibilità dello strumento (righello, cronometro,
termometro, ecc.)
Il risultato di una misura NON consiste SOLO nel valore fornito
dallo strumento, ma anche di un errore e di una unità di misura (la
mancanza di uno di questi termini rende gli altri inutili)
Esprimere il risultato con più cifre di quelle che conosciamo con
certezza non ne migliora la qualità. E’ solo sbagliato !
Le cifre che utilizziamo per esprimere un risultato devono essere
limitate a quelle di cui abbiamo certezza: cifre significative
Esempi:
Misura di una massa con una bilancia con precisione di 1 g
Massa = 874 ± 1 [g] = 8.74 ± 0.01 [hg] = 0.874 ± 0.001 [kg]
Misura di un tavolo con un metro a nastro (precisione del millimetro)
Lunghezza = 181 ± 0.1 [cm] = 1810 ± 1 [mm] = 1.81 ± 0.001 [m]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Precisione e Cifre significative - 2
Il numero (dimensionale) associato a una misura è una informazione
E’ necessario conoscere la precisione e l’accuratezza dell’informazione.
La precisione di una misura è contenuta nel numero di cifre significative
fornite o, se presente, nell’errore di misura.
Il numero di cifre significative, o l’errore, forniscono le potenzialità ed i limiti
dell’informazione a disposizione. Non deve dipendere dalle unità di misura
scelte, o dalla notazione scelta (ad esempio, esponenziale).
Una manipolazione numerica non può né aumentare né diminuire la
precisione di una informazione: è una grave scorrettezza
• Il numero di cifre significative si calcola contando le cifre, a partire dalla prima
cifra non nulla, da sinistra verso destra.
Esempi 187.3=1.873 102 4 cifre significative
10.0000 6 cifre significative
10.0101 6 cifre significative
1 1 cifra significativa
1234.584 7 cifre significative
0.00001 1 cifra significativa

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Precisione e Cifre significative - 3
Un semplice esempio per capire

Problema:
Faccio una torta con questi ingredienti
310 g di farina 310 ±1g
5 uova (1 uovo pesa 75 ± 5 g) 375 ± 25 g
150 g di zucchero 150 ±1g
15 grammi di lievito 15 ±1g
TOTALE 850 ± 28 g
La divido in 6 fette: quanto pesa una fetta ?
– La torta non perde peso in cottura, è un cilindro perfetto e io la taglio con
una macchina perfetta
• (850 ± 28) [g] / 6 = 141.66666 ± 4.66666 [g] = 142 ± 5 g
– In un caso più realistico, tagliando la torta con cura
• (850 ± 28) / 6 ± 5÷10 % = 140 ± 10 g già la 2° cifra è poco significaiva
– Nel caso più realistico avremo che la fetta peserà 130÷150 g
In tutti i casi definire il peso con la precisione del grammo è sbagliato
Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Coerenza dimensionale
Ogni Equazione DEVE essere dimensionalmente coerente
– I metri si possono sommare solo ai metri
– Non posso sommare due grandezze dimensionalmente incoerenti
– Gli argomenti delle funzioni trascendenti* devono essere adimensionali
(numeri puri)
* funzione esponenziale e logaritmo, funzioni trigonometriche

Esempio: Legge di Newton ( Lunghezza [m] Massa [kg] Tempo [s] )

F = ma Forza (F ) = massa (m) x accelerazione (a )

F [N] , m [kg] , a [m s-2] , [N] = [kg m s-2 ] F [N] = m [kg] a [m s-2]


posso sommare e uguagliare soltanto grandezze dimensinalmente coerenti
prima di fare i conti devo convertire le grandezze che non lo sono:
– 1 litro = 1 dm3 = 10-3 [m3 ]
– 1 ora = 60 minuti = 3.6 103 [s]
– 1 pollice ≡ 25.4 mm = 2.54 10-2 [m]
– 100 km/ora = 105 [m] / 3.6 103 [s] = 27.8 [m/s] = 27.8 [m s-1]
– 50 °C = 50 + 273.15 [K] = 323.15 [K]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Equazioni dimensionali
Supponiamo che io non conosca una legge fisica, ma che immagini per semplicità che
una quantità ignota sia esprimibile come un monomio formato con quantità note (elevate
ad opportuna potenza).
Esempio: il pendolo
Le uniche quantità che possono intervenire sono: m, l, g m [kg] , l [m] , g [m s-2]
La formula monomia è:
g x l y m z = periodo del pendolo = T [s]
Nota: Le dimensioni a destra e sinistra devono essere coerenti !
Quindi, per la coerenza dimensionale: l

(m s-2) x m y kg z = s = m 0 s 1 kg 0
m x+y s -2x kg z = m 0 s 1 kg 0 m
Soluzione: x + y = 0, - 2x = 1, z = 0 

 x = -1/2, y = 1/2, z = 0  T = (l/g)1/2 mg


Nota: quella ottenuta è una relazione di proporzionalità, l’analisi dimensionale
non può determinare le eventuali costanti, e vedremo che T = 2π (l/g)1/2.
La costante adimensionale si può determinare sperimentalmente

Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Obiettivi esercizi Lezione 1

– Capire come in fisica spesso si possa costruire un modello


relativamente semplice, schematizzando in modo opportuno la
realtà.

– Capire con quante cifre significative rappresentare una misura


fisica, e con quante cifre rappresentare il risultato di un’operazione
tra grandezze fisiche.

– Saper gestire cambiamenti di unità di misura (per esempio da m a


cm, da kg a g, ecc.).

– Saper utilizzare elementi di calcolo dimensionale (per esempio:


ricavare le dimensioni di una costante o verificare la correttezza
dimensionale di una relazione tra grandezze fisiche.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12


Esescizi Lezione 1
1. Un cubo molto preciso ha il lato pari ha 5.35 cm e la massa m = 856 g. Determinare la
densità del cubo in unità SI. [5.59·103 kg/m3]
Nota: la densità  è la massa per unità di volume. Nel sistema SI  [kg/m3]

2. Determinare quanti secondi ci sono in un giorno, in un anno normale e in un anno


bisestile. [86400 s, 31536000 s, 31622400 s]
3. Un'unità astronomica (UA) vale 150 milioni di Km, un anno luce è la distanza percorsa
dalla luce in un anno. Quanti anni luce vale 1 UA ? Cifre significative e stime. [1.59·10-5]
4. Determinare la massa della terra sapendo che il suo diametro e la sua densità sono
rispettivamente: D = 12.75·103 km,  = 5.515 kg/dm3. [5.99·1024 kg]
5. Determinare nelle unità di misura del sistema SI le seguenti velocità:
130 km/ora [36.1 m/s o anche 36 m/s]
20 miglia/minuto (1 ml = 1.609 km = 1609 m) [536 m/s non 536.33 m/s]
1.5 105 pollici/ora (1 in ≡ 2.54 cm = 2.54·10-2 m) [1.1 m/s non 1.058 m/s]

6. Determinare nell’unità di misura [miglia/ora] le seguenti velocità:


130 km/ora (1 m = 1/1609 ml = 6.214·10-4 ml) [80.8 ml/h o anche 81 ml/h]
20 miglia/minuto [1.2·103 ml/h]
1.5 105 pollici/ora (1 m = 1/0.0254 in = 39.37 in) [2.37 ml/h o meglio 2.4 ml/h]

7. Determinare nell’unità di misura [iarde/s] le seguenti velocità:


Nota: 1 miglio ≡ 1760 iarde, 1 iarda ≡ 3 piedi, 1 piede ≡ 12 pollici, 1 pollice ≡ 25.4 mm
130 km/ora (1 m = 0.9144 ya) [39.5 ya/s o anche 40 ya/s o anche 39 ya/s]
20 miglia/minuto (1 ml = 1760 ya) [587 ya/s o meglio 590 ya/s
1.5 105 pollici/ora (1 in = 1/36 ya = 0.0278 ya) [1.16 ya/s o meglio 1.2 ya/s]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Esescizi Lezione 1 - continua
8. Sapendo che F [N] = m [kg] · a [m/s2], cioè che la forza è uguale alla massa moltiplicata
per l’accelerazione, si determini quale forza si deve applicare ad un corpo di massa pari
a 10 kg perché subisca un’accelerazione pari a 5 g. [490 N = 490 kg m s-2]
Nota: g è l’accelerazione di gravità sulla superficie della terra e vale: g = 9.83 m/s2

9. Sapendo che la legge di gravitazione universale è la seguente:


m1m2
F G determinare le unità di misura della costante G [G] = [N m2 kg-2]
r2 [G] = [m3 kg-1 s-2]
Nota: F è la forza gravitazionale con cui le due masse m1 e m2 si attraggono, r è la loro distanza

10. Utilizzando il risultato dell’esercizio 4. e la legge di gravitazione, in cui G = 6.67·10-11 [N


m2 kg-2], determinare il valore della forza e dell’accelerazione a cui è sottoposto un corpo
di massa m = 103 kg che si trovi a 104 km dal centro della terra. [F =4.00·103 N ; a = 4.00 m/s2]

11. Discutere brevemente i risultati degli esercizi precedenti sulla base delle cifre
significative dei dati.
Nota: di ogni dato si suppone che tutte le cifre indicate siano significative. In generale, se non è indicato
esplicitamente l’errore, si suppone che l’ultima cifra sia stata approssimata alla cifra più vicina al vero, per eccesso o
per difetto (1.3454 1.345, 372.8 373)

12. Ripetere l’esercizio 4. usando come dati del diametro della terra e della sua densità i
valori: D = 13·103 km,  = 5.5 kg/dm3. Confrontare i risultati e discutere il significato delle
cifre significative [6.327·1024 kg 6.3·1024 kg o anche 6·1024 kg]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 23 Fisica x Informatica – Lez. 1 - 2011-12
Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 2 (4 ore)

Sistemi di Coordinate, Vettori e Calcolo Vettoriale

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Posizione di un Punto - 1
Per descrivere la posizione di un punto nello spazio, è necessario
disporre di un sistema di coordinate rispetto al quale la posizione del
punto è definita
Lo spazio in cui un problema è descritto può essere a 1, 2 o 3
dimensioni: 1-D, 2-D, 3-D
Il sistema di coordinate più comune e intuitivo è quello cartesiano

Sistema di coordinate cartesiane: 1-D

O xog > 0 Oggetto


x
Origine delle Coordinate
(posizione dell’osservatore)
xog

Oggetto
xog < 0 O x

xog Origine delle Coordinate


(posizione dell’osservatore)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Posizione di un Punto - 2
Sistemi di coordinate 2-D

Cartesiane Polari
y y

xP P (x ,y ) P (r ,)
yP • P P yP •

r
yP

x  x
O O
xP xP

Relazioni tra coordinate cartesiane e polari

P(xP ,yP) = P(x,y) = P(r,)


x = r cos  r = x2 + y2
y = r sin  = arctan (y/x)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Posizione di un Punto - 3
Sistemi di coordinate 3-D

z
Cartesiane z Polari Sferiche
xP
P(xP,yP,zP) P(r,)
yP

zP  r
zP
yP y y
0 0
xP r sin()

x x

P(xP ,yP ,zP) = P(x,y,z) = P(r)


– x = r sin (cos() r = x2 + y2 +z2
– y = r sin(sin()  = arccos (z/r)
– z = r cos()  = arctan (y/x)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Posizione di un Punto - 4
Sistemi di coordinate 3-D

z
Cartesiane z Polari Cilindriche
xP
P(xP,yP,zP) P(r,θ,z)
yP

zP
zP
yP y y
0 0
xP
r
θ
x x

P(xP ,yP ,zP) = P(x,y,z) = P(r,θ,z)


– x = r cos(θ) r = x2 + y2
– y = r sin(θ) z=z
– z=z θ = arctan (y/x)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Grandezze Scalari e Vettoriali
Per caratterizzare completamente una grandezza fisica, a volte è
sufficiente dare soltanto un numero (scalare), mentre altre volte questo
non è sufficiente, serve anche una direzione e un verso (vettoriale)
– Massa, lunghezza, temperatura: grandezze scalari
– Spostamento, velocità, accelerazione: grandezze vettoriali
• Quanto è veloce ? Modulo (lunghezza del segmento)
• In quale direzione si muove ? Direzione (retta su cui giace)
• Con quale verso ? Verso (orientamento)

Una grandezza vettoriale è caratterizzata SEMPRE da un valore


numerico (modulo), da una direzione e da un verso

Notazione vettoriale
erso
v
V • vettore: V , V , V
ne odu
lo V
• modulo: |V| , |V | , V
z io m
d ire
V
Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Rappresentazione grandezze vettoriali
Così come le “informazioni fornite” da una grandezza scalare possono
venire rappresentate mediante un punto su una retta, le “informazioni
fornite” da una grandezza vettoriale possono venire rappresentate
mediante un punto nello spazio z

0 P V
x y
0

I vettori, rappresentazione matematica di una grandezza vettoriale,


sono segmenti orientati (dall’origine del sistema al punto)
Secondo la natura del problema possono essere a 2 dimensioni (2D) o
a 3 dimensioni (3D)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Vettori in 2D e loro somma
Esempio: lo spostamento di un punto su un piano
– Spostamenti da A a B e poi da B a C: vettore a e vettore b
– Somma = spostamento da A a C: vettore a + vettore b = vettore s

Regola del
parallelogramma

Lo spostamento non dipende dalla traiettoria


La somma vettoriale gode delle proprietà della somma algebrica

a+b=b+a a + b + c = a + (b + c) = b + (a + c) = c + (a + b)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Vettore 2D sul piano
Un vettore 2D si può definire attraverso le sue componenti, che
dipendono dal sistema di coordinate (cartesiane o polari) e dal loro
orientamento ma non dalla posizione dell’origine

ax e ay sono le componenti di a in coordinate cartesiane


| a | e sono le sue coordinate polari

Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Coordinate cartesiane e polari
Poiché le componenti di un vettore non dipendono dal punto di
applicazione, si determinano posizionando il vettore all’origine del
sistema di coordinate scelto
y
Componenti di un vettore in coordinate
cartesiane e polari
– Coordinate cartesiane
ax , ay a(ax,ay)
– Coordinate polari
|a| ,  a(|a|,) x

Le equazioni sono le stesse di quelle viste per la posizione !


ax = |a| cos  |a|2 = ax2 +ay2 |a| = ax2 +ay2
ay = |a| sin  = arctan (ay / ax )
Nota: |a| si ottiene applicando il teorema di Pitagora
si ottiene dividendo ay per ax
Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Riassunto per il caso 3D
E’ tutto uguale ma le componenti del vettore sono 3
La posizione di un punto P è definita da 3 coordinate
I sistemi di coordinate sono a 3 dimensioni
I 3 sistemi di coordinate più importanti
z
Cartesiane: x, y, z Vz P (x,y,z)
P
x = distanza dal piano yz
y = distanza dal piano xz V V (Vx,Vy,Vz)
z = distanza dal piano xy Vy y
0
Vx
Polari Sferiche: r,  x
x = r sin() cos () P (r,,)
y = r sin() sin ()
V (|V|,)
z = r cos()

Polari Cilindriche: r, , z
P (r,,z)
x = r cos() V
y = r sin() V (|V|,Vz)
z=z

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Significato di “sferiche” e “cilindriche”

P (r,,)
V (|V|,) P (r,, z)
V (|V|,Vz)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Alcune considerazioni
Le componenti di un vettore dipendono dall’orientamento del sistema di
coordinate, ma la grandezza espressa da un vettore non cambia

La somma di vettori si può fare graficamente o analiticamente,


applicando le semplici relazioni trigonometriche dei triangoli rettangoli.
– Disegnati i vettori uno di seguito all’altro si chiude il poligono, stando attenti
al verso del vettore risultante
– Si sommano le componenti x e le componenti y tra loro, ottenendo la
componente x e la componente y del vettore somma (attenti ai segni)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Operazioni con i vettori
Con i vettori sono possibili operazioni di somma e moltiplicazione
– La matematica chiama questo capitolo algebra vettoriale

Somma: ne esiste un solo tipo possibile: somma algebrica:


vettore + vettore → Risultato: vettore

Prodotto: ne esistono 4 tipi possibili:


1) Vettore per un numero puro:
scalare per vettore → Risultato: vettore
2) Prodotto Scalare
vettore • vettore → Risultato: scalare
3) Prodotto Vettoriale
vettore x vettore → Risultato: vettore
4) Prodotto Tensoriale
vettore  vettore → Risultato: tensore

Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Esempi di somma di vettori
Esempio di costruzione geometrica

b
a c
a
a+b+c=s c
b s

Esempio di calcolo del vettore somma, usando vettori diversi e dati in


coordinate cilindriche: a (|a|, ) , b (|b|, ) , c (|c|, )
y Partendo dai moduli e dagli angoli si ha:
ax = |a| cos > 0 ay = |a| sin > 0
b  a bx = |b| cos  <0 by = |b| sin  >0
 x cx = |c | cos  >0 cy = |c| sin  <0

 sx = ax + bx + cx
c
sy = ay + by + cy
Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Prodotto di un vettore per un numero

Ha come risultato un vettore

Si ottiene moltiplicando le componenti cartesiane del vettore per il


numero k
B (Bx ,By) = k A (Ax ,Ay) Bx= k Ax By= k Ay
Se si hanno le coordinate polari: si moltiplica il modulo per il numero
(NON l’angolo)
B (|B|,) = k A (|A|,) |B| = k |A|  = 
Le operazioni di somma vettoriale e di prodotto di un vettore per un
numero ci permettono di introdurre una nuova rappresentazione dei
vettori, usando i versori

I versori sono vettori unitari (modulo = 1) con direzione e verso conformi


agli assi del sistema di coordinate cartesiane di riferimento

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Rappresentazione con i versori
In un sistema 3-D i versori sono 3, hanno modulo unitario, sono diretti
secondo gli assi cartesiani e si indicano con la seguente notazione

B i ≡ i
A j ≡ j
Ay j
Ax i k ≡ k

A (Ax , Ay , Ay) = Ax i + Ay j + Az k
B (Bx , By , By) = Bx i + By j + Bz k

In un sistema 2-D i versori sono solo 2: i e j


Nota: Ovviamente esistono versori anche nella rappresentazione polare…

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Versori associati alle coordinate polari : ei

P (r,,)
V (|V|,) P (r,, z)
V (r,Vz)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Prodotto Scalare - 1
Il Prodotto Scalare di due vettori, A e B, ha come risultato uno scalare.
E’ il prodotto tra i moduli dei due vettori per il coseno dell’angolo
compreso, OVVERO il prodotto della proiezione del primo vettore sulla
direzione del secondo per il modulo del secondo (o viceversa).

A
A (Ax ,Ay) B (Bx ,By) 
B
A • B ≡ |A| |B| cos  |A| (|B| cos |A| cos  |B| B • 
Ma vale anche:
A • B = (Ax Bx) + (Ay By) = C = scalare
(dimostriamo questa affermazione nella prossima trasparenza).

Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Prodotto Scalare - 2
A (Ax ,Ay) • B (Bx ,By)
(Ax Bx) + (Ay By) =
= [|A| cos(θA) |B| cos(θB)] + [|A| sin(θA) |B| sin(θB)] =
= |A| |B| [cos(θA) cos(θB) + sin(θA) sin(θB)] =
= |A| |B| cos(θA-θB) = |A| |B| cos(θB-θA)

A B
L’equivalenza è dimostrata 
Le due formule sono ambedue utili 

Conseguenze:
Il Prodotto scalare tra due vettori ortogonali è nullo !
Il Prodotto scalare tra due vettori paralleli è il prodotto dei loro moduli

Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Prodotto Vettoriale (o Vettore)

Il risultato del Prodotto Vettoriale tra 2 vettori, A e B, è un vettore, C,


ortogonale al piano formato dai vettori A e B.

AXB=AΛB=C
 modulo: |C| = |A| |B| sin 
 B
 direzione: ⊥ al piano dei vettori A C
 verso: regola della mano destra,
o anche: verso uscente se per portare il
primo sul secondo devo ruotare in
senso antiorario

Note
• Il prodotto vettoriale tra due vettori paralleli è nullo
• |C| è massimo per  = ± /2
• AxB=-BxA (non è commutativo !)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


P. V. in Coordinate Cartesiane

AXB=AΛB=C
A (Ax ,Ay , Az) B (Bx , By , Bz) C (Cx ,Cy , Cz)
A = Ax i + Ay j +Az k B = Bx i + By j +Bz k C = Cx i + Cy j +Cz k

Cx = (Ay Bz – Az By) i j k
Cy = (Az Bx – Ax Bz) Ax Ay Az
Cz = (Ax By – Ay Bx) Bx By Bz

C = (Ay Bz – Az By) i + (Az Bx – Ax Bz) j + (Ax By – Ay Bx) k


z
Esempio
A C
A (1,1,1) B (2,2,0) y
C (0-2,0-2,2-2) = C (-2,2,0)
B
C = -2 i + 2 j +0 k = -2 i + 2 j x
Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Obiettivi esercizi Cap. 3 (RHW)

Cap. 3
– Saper passare da un vettore (modulo e direzione) alle sue
componenti e dalle componenti al vettore.
– Saper compiere le operazioni fondamentali con i vettori (somma,
prodotto per un numero, prodotto scalare e prodotto vettore).

Carlo Pagani & Flavia Groppi 23 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Esescizi Lezione 2
1. Dati i vettori a = 4.2 i - 1.5 j , b = -1.6 i + 2.9 j e c = -3.7 j , trovare il vettore somma
a+b, il vettore a+b+c, e il vettore a+b-c. Fare le operazioni sia con il metodo algebrico,
che con il metodo grafico dopo averli disegnati su un piano cartesiano. Scrivere modulo,
direzione e verso (coordinate polari) dei vettori che si sono trovati.
[ a+b = 2.6 i + 1.4 j , a+b+c = 2.6 i -2.3 j , a+b-c = 2.6 i + 5.1 j , a+b (3.0 , 28.3 deg) , a+b+c (3.5 ,
- 41.5 deg) , a+b-c (5.7 , 63 deg) ]
y

-c

b x
a

2. La squadra che nel 1972 trovò la connessione nel sistema di grotte Mammut-Flint
percorse, dall'ingresso di Austin del sistema di grotte Flint-Ridge fino all'Echo River della
caverna del Mammut una distanza netta di 2.6 km verso ovest, 3.9 km verso sud e 25 m
verso l'alto. Definire i 3 spostamenti come vettori e calcolare lo spostamento
complessivo (modulo, direzione e verso).
[ Ov[km] = 2.6 i + 0 j +0 k ; Su[km] = 0 i + 3.9 j +0 k ; Al[km] = 0 i + 0 j + 2.5·10-2 k ; S=Ov+Su+Al ;
S[km] = 2.6 i + 3.9 j + 2.5·10-2 k ; S (4.69 , 56.3 deg , 2.5·10-2 ) ]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 24 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12
Esescizi Lezione 2 - continua

3. Dati i vettori:
a = 2 i + 3 j [m]
b (| b | ,  b ) , con | b | = 4 m e  b = 65 gradi ⇒ b =
c=-4i-6j
d (| d | ,  d ) , con | d | = 5 m e  d = 235 gradi ⇒ d =
calcolare: a + b ; c + d ; a + b + c + d ; b • d ; (a + b) • (c + d)
[ a + b = 3.69 i + 6.63 j [m] ; c + d = - 6.87 i – 10.1 j [m]; a + b + c + d = - 3.18 i - 3.47 j [m] ; y
1
b • d = - 19.7 m2 ; (a + b) • (c + d) = - 92.3 m2 ]
II I
4. Disegnare nel piano cartesiano un quadrato con centro a
nell'origine e lati di 2 m. Definire le componenti dei vettori
c 0 1 x

2m
a = dal centro al vertice del quadrato nel 1° quadrante
b = dal centro al vertice del quadrato nel 4° quadrante b
c = dal centro al punto medio del lato che attraversa il 2° III IV
e il 3° quadrante. Calcolare a + b + c, e a • b.
[ a = 0.707 i + 0.707 j ; b = 0.707 i - 0.707 j ; c = - i + 0 j ; a + b + c = 0.41 i + 0 j ; a • b = 0 ]

5. Il vettore a giace nel piano xy. Il suo modulo è 18 e la sua direzione è 250 gradi rispetto
all'asse x. Il vettore b ha modulo 12 ed è diretto lungo l'asse z (concorde con il verso di
z). Calcolare il prodotto vettore c = a x b.
[ a = - 6.16 i – 16.91 j ; b = 12 k c = a x b = - 203 i + 73.9 j ⇒ c (216, 160 deg)

6. Se a = 3 i – 4 j e b = - 2 i + 3 k, quanto vale c = a x b ?
[ c = - 12 i -9 j - 8 k ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 25 Fisica x Informatica – Lez. 2 - 2011-12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 3 (4 ore)

Cinematica in una dimensione, 1D

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Meccanica
La Meccanica è la branca della Fisica che studia il moto dei corpi in sè
(Cinematica), il moto in relazione alle forze che lo fanno variare (Dinamica),
e le condizioni di equilibrio delle forze che mantengono un corpo in quiete
(Statica)
– La Cinematica descrive il moto dei corpi senza fare riferimento esplicito alle
forze che agiscono su di essi
– La Dinamica è lo studio della relazione esplicita tra le forze ed il loro effetto sul
moto
– La Statica studia le condizioni che mantengono un corpo in quiete
Per descrivere un moto è necessario specificare la posizione del corpo in
ogni istante. E’ quindi necessario definire un sistema di coordinate (vedi
lezione precedente…)

O xog > 0 Oggetto


x
Origine delle Coordinate
(posizione dell’osservatore)
xog

Oggetto
xog < 0 O x

xog Origine delle Coordinate


(posizione dell’osservatore)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Cinematica
Per descrivere il moto di un corpo è necessario fornire, in ogni istante di
tempo, la sua posizione, la sua velocità e la sua accelerazione
Per poterlo fare è necessario fissare un sistema di coordinate e un
istante di tempo, t0 , da cui facciamo partire la nostra descrizione del
moto
Il punto P(x,y,z) si muoverà in funzione del tempo t e sarà quindi più
propriamente descritto dalla notazione P(x(t),y(t),z(t))
Così come le coordinate, (x(t), y(t), z(t)), sono misurate rispetto
all’origine del sistema di coordinate scelto, anche il tempo t sarà
misurato a partire da t0
La velocità e l’accelerazione sono grandezze vettoriali poiché è
necessario conoscerne, oltre al valore, anche la direzione ed il verso
I vettori velocità, v, e accelerazione, a, sono applicati nel punto P
Sappiamo inoltre che anche alla posizione del punto possiamo dare
una descrizione vettoriale: r = (rx i , ry j , rz k) = (x i , yj , zk)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Moto di un punto in un piano e traiettoria
i = 0, 1, 2, 3, …. y
P = P (x , y , z )
v3
Traiettoria
r = r (x i , y j , z k) a3
P3
x = x (t )
y = y (t ) v2
z = z (t )
Pi = P (xi , yi , zi ) a2
r3
ri = r (xi i, yi j , zi k) P2
r2
xi = x (ti )
yi = y (ti )
zi = z (ti )
v1
v = v (t ) = v ( P(t) ) r1 P1
P0
a1 r0 a0
v i = v ( P(ti ) ) x
a = a (t ) = a ( P(t) ) 0 v0
ai = a ( P(ti ) ) Nota: la direzione di v è sempre tangente alla traiettoria !
Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Spostamento di un punto e velocità media
Come è naturale fare, si definisce spostamento s di un punto P dalla
posizione P1 alla posizione P2 (più propriamente s12) il vettore che
congiunge r1 a r2, con verso da r1 a r2
Si vede subito che tra i vettori
r1 , r2 e s valgono le relazioni: y
r1 + s12 = r2
s12 = r2 – r1 s12 ≡ r2 – r1
La velocità è definita come lo
spostamento eseguito nell’unità P2
di tempo r2
s12
La velocità media da P1 a P2 è: r1 P1
< v > = ( r2 – r1 ) / (t2 - t1 ) = s12 / t x
ed ha la direzione e il verso di s12 0
La velocità istantanea nel punto P1 , all’istante t1 , si ottiene come
caso limite quando lo spostamento tra i punti P1 e P2 tende a zero

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Velocità istantanea
La velocità istantanea di un oggetto, rappresentato dal punto
P (x (t) , y (t) , z (t) ), all’istante generico t, è la velocità che il punto ha
esattamente all’istante t. Cioè è la velocità media tra due punti
infinitamente vicini, o tra due istanti di tempo infinitamente prossimi
Se chiamiamo s12 lo spostamento tra i punti P1 e P2 si ha:

 
r2  r1
ds

ds ds ds ds
ds

Nota: per P2 che tende a P1 e s12 che tende


a ds, la direzione di ds tende esattamente alla
tangente alla traiettoria nel punto P1

Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Spostamento infinitesimo e traiettoria
A mano a mano che si considerano due posizioni sempre più vicine nel tempo il
vettore spostamento diventa sempre più simile ad un segmento della traiettoria
Portando questo ragionamento al limite è possibile definire il vettore
spostamento infinitesimo ds che descrive lo spostamento tra due
posizioni infinitamente vicine
Il vettore spostamento infinitesimo è quindi un segmentino della
traiettoria, che giace sulla tangente alla traiettoria in P
La traiettoria, che è il percorso del corpo nel piano (2-D) o nello spazio (3-D),
risulta essere la somma di tutti i vettori spostamento infinitesimo ds,
percorsi in intervalli di tempo infinitesimi
Se invece i punti P1 ( P1= P) e P2 non sono infinitamente vicini, lo spostamento
s = s12 = ( r2 - r1 ) non giace sulla traiettoria, e non è quindi tangente ad essa
ds

ds ds ds ds
ds
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Velocità come derivata dello spostamento

La velocità (istantanea) nel punto generico P, all’istante t, è il rapporto finito


tra due infinitesimi, ds e dt, detto derivata di s(t) rispetto a t

Il rapporto incrementale è proprio la velocità media e in quest’esempio si può


visualizzare il limite di tale rapporto, che dà la velocità istantanea
Significato geometrico della derivata: coeff. angolare della
retta tangente
x
dx θ

θ
t
Carlo Pagani & Flavia Groppi dt 8 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Legge (equazione) oraria
Il disegno appena visto è un esempio NON di traiettoria ma di legge oraria !
Nella traiettoria, t è un parametro e si mostra il moto nello spazio reale
La legge oraria è l’equazione che descrive la posizione del punto P in
funzione del tempo
Nel Sistema cartesiano … … o polare:
P = P (x(t) , y(t) , z(t) ) P = P (r(t) , (t) , (t) )
r = r (x(t) , y(t) , z(t) ) r = r (|r(t)| , (t) , (t) )
sono esempi di leggi orarie
Ogni moto ha una specifica legge oraria esplicita che lo descrive
Esempi monodimensionali:

x(t) = A t2+C, x(t) = A cos (t+), x(t) = A t + C

Nota: A, C,  e  sono costanti che dipendono sia dai dati del problema, sia
dalla posizione e dalla velocità del punto all’istante t = 0

Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Moto Rettilineo (monodimensionale)
I moti rettilinei sono moti monodimensionali
esprimibili nella forma
P(t)=x(t) (ovvero P(t)=y(t), ovvero P(t)=z(t))
Partendo dalla posizione all’istante t=0, il moto
può essere rappresentato graficamente sugli Armadillo fermo: diagramma orario
assi cartesiani t [s] e x [m]
Ad ogni istante di tempo t (rappresentato
normalmente sull’asse orizzontale) si associa il
valore della posizione del corpo
(rappresentandolo sull’asse verticale)
Collegando tra loro i punti in cui abbiamo
effettuato la misurazione, si ottiene l’espressione
grafica della legge oraria del moto a partire
dall’istante t=0.
A lato c’è la rappresentazione grafica
(diagramma orario) di un armadillo:
– fermo nella posizione x = -2m (figura in alto)
– che si muove a partire dalla posizione x = -5m
(figura in basso)
Armadillo in moto: diagramma orario
Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Velocità in un moto rettilineo
La velocità è una grandezza vettoriale: oltre al suo valore (medio o
istantaneo) si deve conoscerne la direzione e il verso
Ne caso monodimensionale, tuttavia, la velocità (che ha la direzione e il
verso dello spostamento) giace sempre sull’asse x
In questo caso la notazione vettoriale è ridondante e si può evitare
Il verso della velocità, espressa dal segno + o -, indica se il punto si
muove rispettivamente verso le x positive o negative
Anche della velocità si può tracciare il diagramma orario: v = v (t)
Esempio dell’ascensore:

Nell’esempio si nota che:


• dopo la chiusura delle porte, l’ascensore
comincia a salire (grafico sopra) e la velocità
aumenta
• Arrivata ad una valore massimo, la velocità
rimane costante
• All’avvicinarsi del piano la velocità comincia
decrescere fino ad annullarsi

s ds ds (t )
v  vist  v  vist (t )  v(t) 
t dt dt
Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Accelerazione in un moto rettilineo
Laccelerazione è la variazione della velocità nell’unità di tempo
L’accelerazione è una grandezza vettoriale: oltre al suo valore (medio o
istantaneo) si deve conoscerne la direzione e il verso
Ne caso monodimensionale (moto rettilineo) l’accelerazione ha la direzione
della velocità e dello spostamento e giace quindi sempre sull’asse x.
In questo caso la notazione vettoriale è ridondante e si può evitare
Il verso dell’accelerazione, espressa dal segno + o -, indica se nel punto la
velocità cresce (+) o decresce (-)
Anche dell’accelerazione si può tracciare il diagramma orario: a = a (t)
Esempio dell’ascensore:
Nell’esempio si nota che
• Nel tratto in cui la velocità aumenta, l’accelerazione è
diversa da zero e positiva
• Quando la velocità rimane costante l’accelerazione è
nulla
• Nel tratto in cui la velocità diminuisce, l’accelerazione è
diversa da zero e negativa

v dv(t ) d dx(t ) d 2 x
a  aist (t )  a(t )    2
t dt dt dt dt
Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Formule riepilogative

 
Spostamento da P1 a P2 r2  r1

P1 = P

Velocità media tra P1 a P2

Velocità in P1 = P

Spostamento da P1 a P2

Accelerazione media tra P1 a P2

Accelerazione in P1 = P

Velocità da P1 a P2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Moto rettilineo uniforme
L’accelerazione è nulla. Questa è la definizione !

a(t )  0

La velocità è costante. E’ uguale al valore all’istante iniziale t=0 (ovvero v0):


t
v(t )  v (0)   a (t ) dt  v(0)  v0
0

Lo spostamento è dato da una semplice formula, in cui s0 è lo spostamento a


t=0:
t
s (t )  s (0)   v (t ) dt  s0  v0t
0

E’ un caso particolare delle formule precedenti. Disegnare le leggi orarie !

Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Moto uniformemente accelerato: leggi orarie

L’accelerazione è costante

a (t )  a0  a

Velocità:
t
v (t )  v0   a (t ) dt  v0  a t
0

Spostamento:
t
1
s (t )  s0   v (t ) dt  s0  v0 t  a t 2
0
2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Esempio numerico
Una Ferrari arriva da ferma alla velocità di 100 km/ora in 3 secondi.
Supponendo che l’accelerazione sia costante, determinare:
– Il valore dell’accelerazione
– La velocità raggiunta dopo 2 secondi
Svolgimento:
– Se a=cost= <a> =ao si ha:


a (t ) ms 2
 

dv (t ) ms 1  2
  a ms  
v ms 1
    
 ao ms  2  v(t ) ms 1  ao ms  2  t    
dt s  t s 

verifica : a (t ) ms  2
 

dv(t ) ms 1

d
  
(ao ms  2  t s )  ao ms  2 
dt s  dt s 

– Sappiamo che v (3 s) = 100 km/ora = 105 [m] /3600 [s] = 27.8 m/s
– Quindi ao = cost = v (3 s) [ms-1] / 3 [s] = 27.8/3 [ms-2] = 9.27 [ms-2] ao = 9.27 [ms-2]
– La velocità dopo 2 secondi è:
v(2s) = ao t = cost t = 9.27[ms-2] 2[s] = 18.5 [m/s] = 18.5(3600/103) [km/ora] →
v(2s) ≃ 68 km/ora
v(2s) = 18.5 [ms-1] = 68 [km/h]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Moto circolare uniforme - 1
Il moto circolare è un modo in due dimensioni che, se trattato in
coordinate polari, appare come un moto in una dimensione,   t,
poiché l’altra coordinata, r, è costante. E’ detto uniforme se la frequenza
angolare d(t)/dt= (t)= 0 = costante. 0 è detta pulsazione
y
 = (t) = o t
r = r(t) = ro v(t)
P(t)
In coordinate cartesiane si ha invece:
x = x(t) = ro cos(o t) r a (t)
y = y(t) = ro sin(o t) c
s
Definizioni:  x
t = spostamento angolare
(t) = d(t)/dt = o = velocità angolare
’(t) = d(t)/dt = 0 accelerazione angolare
Ma anche, rispetto alla coordinata curvilinea s
v(t) = ds/dt = ro d/dt = ro o = velocità tangenziale
a(t) = d2s/dt2 = ro d2/dt2 = 0 = acc. tangenziale
E rispetto alle coordinate cartesiane x(t) e y(t) accelerazione centripeta
vx(t) = dx(t)/dt = ro d(cos(o t)/dt = - ro o sin(0 t) ax(t) = dvx(t)/dt = - ro ocos(0 t)
vy(t) = dy(t)/dt = ro d(sin(o t)/dt = ro o cos(o t) ay(t) = dvy(t)/dt = - ro osin(0 t)
Nota: l’accelerazione a = ac = ax i + ay j è diretta verso il centro ed è detta centripeta
Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Moto circolare uniforme - 2
Alcune considerazioni sul moto circolare uniforme
Se lo esprimiamo in coordinate polari (o con la coordinata curvilinea s)
otteniamo una legge del moto, ma in termini scalari e ci manca
l’informazione vettoriale Definizioni importanti
y

v(t)
(t) = o t o = pulsazione P(t)

r(t) = ro  =o/2 = frequenza r ac(t)


v (t) = ro o T = 1/ = periodo 
s
x
at(t) = (accelerazione tangenziale)

Se lo esprimiamo in coordinate cartesiane


l’informazione è completa e scopriamo che
l’accelerazione c’è, ma è ortogonale a v
r(t) = x(t) i + y(t) j = ro cos(o t) i + ro sin(o t) j |r(t)| = x2 + y2 = r0
v (t) = vx(t) i + vy(t) j = - ro o sin(o t) i + ro o cos(o t) j |v(t)| = vx2 + vy2 = ro o
a(t) = ax(t) i + ay(t) j = - ro 2o cos(o t) i - ro 2o sin(o t) j |a(t)| = ax2 + ay2 = ro 2o

|r(t)| = ro = cost v(t) r(t)


|v (t)| = ro o = cost e anche
v(t) a(t) r(t)
|a(t)| = |ac(t)| = ro 2o = cost
Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Riepilogo della Cinematica
Con la cinematica descriviamo il moto dei corpi attraverso una
equazione del moto, detta anche legge, o equazione, oraria
Cartesiano Polare
P = P (x(t) , y(t) , z(t) ) P = P (r(t) , (t) , (t) )
r = r (x(t) , y(t) , z(t) ) r = r (|r(t)| , (t) , (t) )
Nota la legge oraria, la matematica ci permette di ricavare la traiettoria
del moto e le altre grandezze caratteristiche: velocità e accelerazione
– L’equazione che descrive la traiettoria si ricava, se possibile, dalla legge
oraria eliminando, per sostituzione, la variabile t
– La velocità, istantanea, in ogni punto P(t) = r (x(t), y(t), z(t)) = r (t) è data dalla
derivata della legge oraria nel punto stesso: v = d/dt r(t) [m s-1]
– L’accelerazione, istantanea, in ogni punto P(t) = r (x(t), y(t), z(t)) = r (t) è data
dalla derivata della velocità nel punto stesso: a = d/dt v(t) = d2/dt2 r(t) [m s-2]
Analogamente, attraverso l’integrazione, che è l’operazione inversa
della derivazione, note la velocità o l’accelerazione, in funzione del
tempo possiamo ricavare la legge oraria, e quindi la traiettoria:
r(t) =∫v(t) dt +ro v(t) =∫a(t) dt + vo r(t) =∬a(t) dt + vo t + ro
Nota: in questo caso è però necessario che venga fornita la posizione del
corpo e la sua velocità all’istante iniziale t = 0 (ovvero t = to )
Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Riassunto su derivate e integrali
La derivata di una funzione x=x(t) rispetto alla variabile di cui è funzione è il
passaggio al limite del rapporto x/t per t che tende a 0
x(t )  x ' (t )  x(t ) dx  lim
x ' x
( x ' (t )  x(t )) t  t '  t dx  lim
t 't
(t '  t )
dx(t ) d Δx(t ) Δx(t ) d d d d
 x(t )  lim  lim C 0 (C t )  C (C t 2 )  2C t (C t 3 )  3C t 2
dt dt dt dt
dt dt x ' x
t t 't
t
Derivate più comuni d d d d
sin (α(t))  cos(α(t)) α(t) cos(α(t))   sin (α(t)) α(t)
dt dt dt dt
L’integrale, che ne è l’operazione inversa, è la somma finita di quantità
infinitesime. L’integrale tra t=0 e t della funzione v(t) lo possiamo pensate come
l’ “area” sottesa dalla funzione v(t) tra t=0 e il punto generico t
t t t t

 v (t ) dt  
x
dx(t )
dt   dx(t )  x(t )  x(0)  x(t )  x0  x(t )   vx (t ) dt  x0 Nel caso unidimensionale
dt
se a(t) = cost = a
0 0 0 0

dvx (t )
t t t t

 a (t ) dt   dt   dvx (t )  vx (t )  vx (0)  vx (t )  v0, x  vx (t )   a x (t ) dt  v0, x  se a x (t )  a x  cos t vx (t )  a x t  v0, x


v(t) = a t + v0
x
0 0
dt 0 0
t t t t

 dx  x(t )  x   v (t ) dt   ( a (t ) dt  v
0 x x 0, x ) dt se a x (t )  a x  cos t  vx (t )  a x t  v0, x 

x(t) = ½ a t2 + vot + x0
0 0 0 0
t t
1 1
 x(t )  x0   a x (t ) dt   (a x t  v0, x )dt  a x t 2  v0, x t o anche x(t )  a x t 2  v0, x t  x0
2 2 t t t
0 0
t 2 t02 k
 k dt  k t  k t0  k ( t  t0 )
t0
 kt dt  k  t dt  k (
t0 t0
 )  (t 2 -t02 )
2 2 2
t t
Integrali più comuni k
se t0  0  k dt  k t  kt dt  2 t k  cost
2
si ha : e
0 0
t t t t
1 1
 cos(α t ) dt 
t0
α t0
sin(α t ) dt  C  sin(α t ) dt  
t0
α t0
cos(α t ) dt  C

Nota: le costanti, dette di integrazione e indicate genericamente tutte con C, sono necessarie perché l’
”area” dipende dal valore della funzione x(t) a t = t0. Questo valore va fornito separatamente, come
condizione iniziale, non essendo l’informazione contenuta nella derivata
Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Obiettivi esercizi Cap. 2 (RHW)

Saper ricavare velocità ed accelerazione, nota la legge


oraria.
Saper svolgere problemi su: moto rettilineo uniforme,
uniformemente accelerato, circolare

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Esescizi Lezione 3
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W. Jewett
Jr. Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).
2-1: Una particella si muove lungo l’asse delle x, e la sua
posizione in funzione del tempo è riportata in figura. Sulla
base dei dati trovare la velocità media della particella negli
intervalli di tempo: a) da 0 a 2 s, b) da 0 a 4 s, c) da 2 s a 4 s,
d) da 4 s a 7 s, e) da 0 a 8 s.
[ a) 5 m/s, b) 1.25 m/s, c) -2.5 m/s, d) -3.3 m/s, e) 0 m/s ]

2-5: Un’aereo atterra alla velocità di 100 m/s e, per fermarsi, può accelerare al massimo
di - 5 m/s2. Determinare: a) dal momento che tocca il suolo l’intervallo di tempo minimo
necessario per fermarsi, b) La lunghezza minima della pista necessaria per fermarsi.
[ a) 20 s, b) 1000 m ]

2-6: Nel primato di velocità su terra del 1954, una slitta a razzi ha raggiunto la velocità di
632 miglia/h e successivamente è stata fermata in modo sicuro in 1,40 s. Determinare:
a) l’accelerazione che è stata applicata per fermare la slitta e b) lo spazio percorso
durante la frenata. [ a) -202 m/s2, b) 198 m ]
2-7: Una studentessa lancia un mazzo di chiavi ad un’amica affacciata alla finestra. La
mano dell’amica che afferra le chiavi è ad un’altezza 4 m superiore rispetto alla mano al
momento del lancio. Sapendo che le chiavi vengono afferrate dopo 1.5 s dal lancio
determinare la componente verticale della velocità: a) al momento del lancio, b) quando
le chiavi vengono afferrate. Spiegare perché la velocità orizzontale non entra in gioco.
[ a) 10 m/s, b) -4.68 m/s ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12


Esescizi Lezione 3 - continua
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway,
John W. Jewett Jr. Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione
(EdiSES).
7-9: Un’acrobata, seduta su un ramo, si lascia cadere sulla sella di un
cavallo che sopraggiunge al galoppo, alla velocità di 36 km/h.
Sapendo che la distanza in verticale tra il ramo e la sella è di 3 m,
determinare: a) la distanza in orizzontale alla quale deve trovarsi il
cavallo al momento in cui l’acrobata l’ascia il ramo, b) il tempo in cui
resta in aria prima di raggiungere la sella. [ b) 0.782 s, a) 7.82 m ]
In assenza di gravità, una massa M = 1 kg è attaccata a una fune
(massa trascurabile) di lunghezza L=1m e compie un moto circolare
uniforme con velocità v = 10 m/s. Determinare il valore delle seguenti
altre grandezze caratteristiche del moto: raggio dell’orbita, velocità
angolare, accelerazione angolare, accelerazione centripeta, forza
centripeta, tensione a cui è soggetto il filo, periodo, frequenza. [R = 1 m,
 = 10 s-1, ’ = 10 s-1, ac = 100 m/s-2, Fc = 100 N, Te = 100 N, T = 0.628 s,  = 1.59
Hz ]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 23 Fisica x Informatica – Lez. 3 - 2011-12
Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 4 (4 ore)

Leggi di Newton - Piano inclinato - Attrito

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Introduzione alla Dinamica
Con la cinematica descriviamo il moto dei corpi attraverso una
equazione del moto, detta anche legge, o equazione, oraria
Cartesiano Polare
P = P (x(t) , y(t) , z(t) ) P = P (r(t) , (t) , (t) )
r = r (x(t) , y(t) , z(t) ) r = r (|r(t)| , (t) , (t) )
Nota la legge oraria, la matematica ci permette di ricavare la traiettoria
del moto e le altre grandezze caratteristiche: velocità e accelerazione

La Dinamica descrive il perché un corpo si muove,


collegandone il movimento alle grandezze che lo
producono, e cioè le forze ad esso applicate

La Dinamica classica si basa sui 3 principi di Newton


(più il principio di relatività di Galileo)
– 1° - Principio di inerzia
– 2° - Principio della conservazione della quantità di moto
– 3° - Principio di azione e reazione

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


I principi della Dinamica
Principio di relatività galileiana
Le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali,
cioè in moto tra loro di moto rettilineo uniforme

1° Principio o principio di Inerzia


Se un corpo è fermo o si muove di moto rettilineo uniforme, vuol dire che non è
soggetto a forze oppure che la risultante delle forze che agiscono su di esso è
nulla. Viceversa, se la risultante delle forze applicate a un corpo è nulla, esso è
fermo o si muove di moto rettilineo uniforme

2° Principio o principio della conservazione della quantità di moto


In ogni istante l'accelerazione di un corpo è determinata dalla forza che agisce
su di esso: l'accelerazione ha la stessa direzione e lo stesso verso della forza, il
suo modulo è proporzionale alla forza e inversamente proporzionale alla massa
del corpo

3° Principio o principio di azione e reazione


Se su un corpo agisce una forza, allora esiste un altro corpo che provoca tale
forza e su cui agisce una forza uguale e contraria

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Relatività e Principio di Inerzia
Principio di relatività galileiana
Le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali,
cioè in moto tra loro di moto rettilineo uniforme.
1° Principio della dinamica o principio di Inerzia
Se un corpo è fermo o si muove di moto rettilineo uniforme, vuol dire che non è
soggetto a forze oppure che la risultante delle forze che agiscono su di esso è
nulla. Viceversa, se la risultante delle forze applicate a un corpo è nulla, esso è
fermo o si muove di moto rettilineo uniforme.

L’insieme di questi due principi ci dice che lo stato naturale di un corpo, non
soggetto a forze, ovvero soggetto a forze la cui somma vettoriale (risultante)
sia nulla, è quello di muoversi di moto rettilineo uniforme
Il fatto di essere in quiete o in moto dipende soltanto dal sistema di
riferimento che adottiamo, visto che le leggi della fisica non cambiano rispetto
a due sistemi di riferimento in moto tra loro di moto rettilineo uniforme
Un passeggero che si trovi su un treno o un’automobile che viaggiano su
un rettilineo a velocità costante (moto rettilineo uniforme) non percepisce in
alcun modo il movimento. Nessuna delle cose che può fare risentono del
fatto che sia in moto. Se fa un esperimento di fisica (lascia per esempio cadere
un oggetto), può fare misure o previsioni teoriche senza che i risultati ne siano
affetti
Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Secondo Principio della Dinamica
2° Principio della dinamica o della conservazione della quantità di moto
In ogni istante l'accelerazione di un corpo è determinata dalla forza (“non equilibrata”)
che agisce su di esso: l'accelerazione ha la stessa direzione e lo stesso verso
della forza, il suo modulo è proporzionale alla forza e inversamente proporzionale
alla massa del corpo.

Possiamo allora dire che se un corpo è soggetto ad “azioni” che ne alterano lo “stato
naturale” questo si manifesta con una accelerazione. Le “azioni” che alterano lo stato di
quiete o di moto rettilineo uniforme sono le “forze”.
Le forze, nei nostri esempi di spinta o trazione, sono grandezze vettoriali in quanto per
essere definite è necessario fornire il valore della loro intensità (modulo), ma anche la
direzione e il verso.
Come possono essere misurate le forze in meccanica ?
– La risposta sta proprio nel modo in cui è definita la forza attraverso il secondo principio della
dinamica. La forza è una azione in grado di modificare lo stato naturale di moto dei corpi.
La forza ed è pertanto misurabile proprio a partire da come il moto di un corpo si discosta dal
moto rettilineo uniforme, variando la sua velocità, cioè accelerando.
Attenzione: tra la forza e l’accelerazione, che hanno dimensioni diverse, c’è di mezzo
una costante, la massa, che è la proprietà del corpo che “risponde” alla forza

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Equazione di Newton

F=ma
Questa equazione è l’espressione matematica del 2° principio:
In ogni istante l’accelerazione di un corpo è proporzionale alla forza che agisce su di esso
Il coefficiente di proporzionalità tra le due grandezze vettoriali è l’inverso di una
grandezza scalare, che è una proprietà del corpo e che chiamiamo massa

Alcune conseguenze importanti


l'accelerazione ha la stessa direzione e lo stesso verso della forza, ma non le stesse
dimensioni: a [ms-2] , m [kg] , F [kg m s-2 ] ⇒ [N] = [kg m s-2 ]
La massa è la costante di proporzionalità tra la forza e l’accelerazione da essa prodotta
La massa viene quindi definita attraverso questa sua proprietà
def
def
m = F/a
Maggiore è la massa di un corpo, maggiore dovrà essere la forza necessaria per dare al
corpo una data accelerazione
La forza è sempre intesa come la risultante di tutte le forze applicate: F = Fi ⇒
F = Fx i + Fy j + Fy k =  (Fi,x) i +  (Fi,y) j +  (Fi,z) k
ed essendo l’accelerazione proporzionale alla forza attraverso uno scalare si ha:
a= ax i + ay j + ay k = (1/m)  (Fi,x) i + (1/m)  (Fi,y) j + (1/m)  (Fi,z) k
Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Composizione delle forze
La forza che produce l’accelerazione è sempre la risultante delle
forze applicate al corpo, cioè la loro somma vettoriale
Nella composizione delle forze si dovrà anche tener conto della
eventuale forza resistente che si oppone al movimento del corpo (ad
esempio l’attrito sulla superficie sulla quale avviene il movimento)

In questo esempio la forza applicata, Fap ,è pari a (275+395) N e quella resistente, Fres , è pari a 560 N
Fap = Fap,x i + Fap,y j + Fap,z k = 275 i + 395 i = 570 i [N] Fres = Fres,x i = - 560 i
F = Fi = 10 i F = 10 N

Altri esempi

Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Digressione sulle forze in natura
In natura esistono quattro forze fondamentali, con cui è possibile
descrivere tutti i fenomeni naturali noti

Forza Gravitazionale
è la forza responsabile di tutti i fenomeni astronomici, è la forza che ci tiene con
“i piedi per terra”, che fa cadere gli oggetti e ci fa percepire la massa attraverso
la forza peso ⇒ Legge di gravitazione universale di Newton

Forza Elettromagnetica
è la forza che lega gli elettroni al nucleo ed è responsabile di tutti i fenomeni
elettrici e magnetici ⇒ Equazioni di Maxwell

Forza Nucleare forte


è la forza che lega i mattoni più elementari della materia. Mantiene unite le
particelle, ed impedisce ai nuclei di disintegrarsi per la reciproca repulsione fra
protoni, tutti carichi positivamente

Forza Nucleare debole


è responsabile, tra l’altro, dei decadimenti radioattivi

Qualsiasi forza è riconducibile a queste quattro

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Gravità ⇒ Massa e Peso - 1
A causa della forza gravitazionale, Fg, due oggetti qualunque, siano
essi particelle, pianeti o galassie, si attraggono reciprocamente con una
forza proporzionale al prodotto delle loro masse

Fg  G
M1 M 2
  
Fg kg m s  2  G kg 1 m 3 s  2  M kg
1  M kg 
r m 
2 2
2

r2
dove
– G [kg-1 m3 s-2] è la costante di gravitazione che vedremo in seguito
– M1 e M2 sono le masse degli oggetti
– r è la distanza tra gli oggetti (o meglio tra i loro centri di massa)
La forza è diretta come r, cioè secondo la congiungente i centri di massa
Conseguenza: sulla superficie terrestre ogni oggetto ha un “peso”
Definizione: il peso PM di un corpo di massa M è il modulo della forza di
attrazione gravitazionale della terra che agisce su di esso (a livello del mare).
detti: RT il raggio della terra, MT la sua massa, M la massa dell’oggetto, PM il suo peso,si ha:
M terra M 11  m
3
 5.97 10 24  kg  m 
PM N   G          M kg  M  g N 
2
Rterra
6.67 10 
 kg s 2
 (6.37 10 ) m
6 2 2
 
M kg g  s 2

g = 9.81 ms-2
Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Gravità ⇒ Massa e Peso - 2
Alcune considerazioni
Il peso è l’effetto su una massa dell’attrazione gravitazionale terrestre
Il peso è il modulo di una forza (vettore), con modulo, direzione e verso
La direzione e il verso di Fg sono quelli dell’ accelerazione di gravità g

Fg = g m Il valore esatto di |g| dipende dalla


posizione sulla superficie terrestre
L’accelerazione di gravità g è definita dalla relazione vettoriale:
g = -|g| j
nell’ipotesi che si usi un sistema di coordinate cartesiano con l’asse y diretto
verso l’alto. Il peso P di un oggetto e: P = m g
Esercizio: calcolare la massa della terra sapendo che G = 6.67 10-11 [N m2 kg-2] e
che il raggio della terra, rT , è: rT = 6.37 103 km
Poiché conosciamo i valori delle grandezze G e rT, e abbiamo misurato g, possiamo
scrivere:
gG
MT
  
   

   
gr 2 9.81 ms 2  (6.37 106 ) 2 m 2 9.81 ms 2  (6.37 106 ) 2 m 2
  24 
m 3 s 2 6.0 10 24 kg 
rT
2
M T
G 11
6.67 10 Nm kg 
2 2
 11
6.67 10 kgms m kg
2 2 2
 6. 0 10
 1 3  2
kg m s 
la massa della terra è quindi: M = 6.0 1024 kg e parlare di peso della terra non ha senso
T

Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Misura del peso
Il peso P è una grandezza scalare e positiva, in quanto definito come il modulo
della forza Fg. La sua misura si effettua misurando la forza di gravità che agisce
sull’oggetto

Nel primo caso si misura il peso di un oggetto confrontandolo con dei pesi noti. Quando la
bilancia è in equilibrio i due pesi sono uguali
Nel secondo caso si misura l’allungamento di una molla prodotto dalla forza peso,
sapendo che l’allungamento è proporzionale alla forza applicata. Graduando la scala si
legge il peso
Nota: non è corretto esprimere il peso in kg. Il peso è il modulo di una forza e si
esprime in newton [N]. Il peso di una massa di 1 kg è uguale a 9.81 N.
Si suole definire il chilogrammo peso, kgw ≡ 1 kg · g , da cui la confusione
1 kgw = 9.81 [N] = 9.81 [kg m s-2] ≠ 1 kg [kg] anche se hanno lo stesso valore
Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Terzo Principio della Dinamica
3° Principio della dinamica o principio di azione e reazione
Se su un corpo agisce una forza, allora esiste un altro corpo su cui agisce
una forza uguale e contraria

F F

Nota: Le due forze sono identiche ma vengono esercitate su corpi diversi,


con masse differenti. Quindi l’effetto indotto da queste due forze identiche
può essere sensibilmente differente

Esempio

36
F = 36 N aastronave   0.0033 m / s 2
11000
mastronave = 11000 kg
 36
muomo = 92 kg auomo   0.39 m / s 2
92

Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Altri tipi di forze: Forza normale
La “forza normale” è la forza di reazione alla forza di gravità prodotta
dall’appoggio su cui è posato un corpo di massa m. Essa è la forza
esercitata dall’appoggio, deformandosi, per sostenere il corpo appoggiato
La forza normale è una conseguenza del
3° principio della dinamica
La forza Normale è sempre perpendicolare alla
superficie e si indica con la lettera N
Se il corpo è in equilibrio la risultante delle
Forze ad esso applicate è nulla
Se la risultante delle forze è diversa da 0,
essa produrrà movimento
FN
Nota: la forza normale FN è la reazione dell’
appoggio ed è quindi sempre normale alla
superficie. Se la superficie non è orizzontale
Il suo modulo |FN| è minore di P = |Fg|
Fg

Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Altri tipi di forze: Forza di attrito
La forza di attrito è la forza che si oppone al movimento di un
corpo sul suo piano di appoggio. Essa è dovuta all’interazione
tra le asperità delle superfici (attrito statico), ovvero alla
dissipazione di energia dovuta allo sfregamento tra le due
superfici quando sono in movimento (attrito dinamico)

Al crescere della forza applicata, la forza di reazione prodotta


dall’attrito statico cresce fino ad un valore massimo, fs
Superato il valore fs il corpo comincia a muoversi e la forza di
reazione prodotta dall’attrito, detto ora dinamico, si stabilizza
ad un valore più basso, fk
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Ancora sulla forza di attrito dinamico
Le forze di attrito fs e fk
– sono proporzionali alla forza normale FN attraverso i coefficienti di attrito
detti: s e k . Nota: i coefficienti di attrito s e k dipendono dai materiali e dallo
stato delle loro superfici
– si oppongono al moto
– sono ortogonali a FN , e quindi paralleli alla superficie di scorrimento

|fs| = fs ≤ s FN |fk| = fk = k FN
FN FN FN

fs fk fk
Fg sin Fg sin Fg sin

Fg Fg Fg
  

fs = Fg sin ≤ s FN fk = k FN = Fg sin fk = k FN < Fg sin


Il corpo resta fermo (in quiete) Il corpo si muove di moto Il corpo si muove di moto
rettilineo uniforme uniformemente accelerato
Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Altri tipi di forze: Resistenza del mezzo
Se un oggetto si muove in un mezzo che non sia il vuoto, il fluido (aria, acqua,
ecc.) in cui si muove esercita una forza, detta forza di resistenza del mezzo (o
coefficiente di resistenza aerodinamica), che si oppone al movimento
Poiché il movimento è prodotto dalla risultante di tutte le forze che agiscono sul
corpo, spesso questa forza non può essere trascurata
La forza che si oppone al movimento ha, in ogni punto, la direzione di v (P), ma
ha verso opposto. In sintesi ha la direzione e il verso di – v(P).
Il modulo di questa forza, indicata comunemente con D, è solitamente dato da
un’espressione empirica del tipo:
D = ½ C A v2 ∝ A v2
Dove:
– C è il coefficiente aerodinamico (C = 0.1÷ 0.4)
– A è l’area massima del corpo in movimento (perpendicolare al moto)
– v è il modulo della velocità del corpo
–  è la densità (massa volumica) del mezzo in cui si muove
I calcoli diventano normalmente parecchio complicati poiché la forza risultante,
proporzionale all’accelerazione, dipende dal quadrato della velocità

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Altri tipi di forze: Tensione
Quando un filo è fissato ad un corpo soggetto ad una forza, il filo è sotto
tensione
Il filo esercita sul corpo una forza di trazione T applicata al punto di
fissaggio del filo e diretta lungo il filo
La tensione T della corda è il modulo di tale forza
Se il sistema è in equilibrio, ogni
elemento della corda è in equilibrio,
cioè soggetto ad un sistema di forze
a risultante nulla
Se in moto accelerato, ogni
elemento della corda è accelerato,
cioè soggetto ad un sistema di forze
a risultante ≠0
In generale le corde, o funi,
trasferiscono una forza da un punto
ad un altro
Usando anche le carrucole possiamo
trasferire una forza cambiandone
anche la direzione e il verso

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Altri tipi di forze: Forza elastica
La forza elastica è la forza che si oppone
alla deformazione di un corpo quando è
soggetto ad una forza che, a causa di un
vincolo non può produrre accelerazione
Una deformazione è elastica quando,
soppressa la forza che l’ha prodotta, il corpo
ritorna nella forma o posizione di riposo
Tutti i corpi sono in grado di rispondere
elasticamente ad una sollecitazione,
superata la quale la deformazione diventa
permanente: regime plastico
L’esempio tipico è la molla che, se tirata o
compressa, reagisce con una forza F che è
proporzionale allo spostamento, ma con
verso opposto (si oppone allo spostamento)
Detta k [N / m] la costante elastica della
molla, nell’esempio della figura la forza F
generata dalla molla è:
F=-kd=-kxi
Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Altri tipi di forze: Forza centripeta
La forza centripeta è una forza diretta verso il centro di curvatura di una
traiettoria. Essa si ha quando l’oggetto compie una curva
Così come una forza (risultante di tutte le forze) che agisce su una massa produce
un’accelerazione, e quindi una variazione di velocità, e quindi un moto, se un corpo è
soggetto ad una accelerazione è necessario che ci sia una forza che l’ha generata
Facendo calcoli del moto circolare uniforme, dal punto di vista cinematico,
abbiamo trovato che l’accelerazione aveva solo una componente ortogonale al
moto e diretta verso il centro. Questa accelerazione, responsabile del cambio di
direzione della velocità (costante in modulo) l’abbiamo chiamata centripeta
La forza centripeta è la forza che genera l’accelerazione centripeta secondo
la solita legge di Newton: F = m a y

Riscrivendo quanto visto in cinematica per il moto circolare uniforme: v(t)


P(t)

r
r(t) = x(t) i + y(t) j = ro cos(o t) i + ro sin(o t) j |r(t)| = x2 + y2 = r0 a(t)
s

v(t) = vx(t) i + vy(t) j = - ro o sin(o t) i + ro o cos(o t) j |v(t)| = vx2 + vy2 = ro o x

a(t) = ax(t) i + ay(t) j = - ro 2o cos(o t) i - ro 2o sin(o t) j |a(t)| = ax2 + ay2 = ro 2o

|r(t)| = ro = cost
|v(t)| = ro o = cost Fcentripeta (t) = m acentripeta (t)
|a(t)| = |ac(t)| = ro 2o = cost

Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Alcune note
Forza centrifuga
La forza centrifuga è una forza “apparente” che percepiamo quando ci troviamo
in un sistema di riferimento non inerziale (cioè che subisce un’accelerazione)
Se siamo su una moto in curva, noi e la moto, per curvare, avremo applicata una
forza centripeta, che sarà in equilibrio (3° principio) con la reazione vincolare, della
strada e del sellino. Poiché noi siamo sulla moto e siamo collegati, in ogni istante,
al sistema che genera la reazione vincolare, quello che percepiamo non è la forza
centripeta ma la reazione vincolare ad essa, cioè la forza centrifuga
La forza centrifuga (apparente perché non esiste nel sistema inerziale in cui
descriviamo il moto) è, come ogni reazione vincolare, uguale ed opposta alla forza
(centripeta) che la genera

Caduta di un corpo e resistenza del mezzo


Il campo gravitazionale terrestre applica ad ogni corpo
la stessa accelerazione g = cost, a prescindere dalla
sua massa e dalla sua forma. Il fatto che una piuma e
Un sasso non presentino la stessa legge del moto se
fatti cadere dalla torre di Pisa è solo una conseguenza
della resistenza dell’aria (che dipende da: A, v e C)
Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12
Obiettivi esercizi Cap. 5 e Cap. 6 (RHW)

Saper trovare la risultante di più forze che agiscono su un


corpo

Saper applicare i principi della dinamica in vari contesti

Saper ricavare la legge del moto dato un sistema di forze


agenti su un corpo

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Esescizi Lezione 4
1. Una massa di 0.2 kg si trova su un piano orizzontale. Una forza F1 agisce verso destra e
un’altra forza F2 agisce verso sinistra, e i valori delle due forze sono rispettivamente 4 N
e 2 N.
a) Trovare forza e accelerazione risultanti. [Fris.= 2 N , aris = 10 m s-2 ]
Un’ulteriore forza F3 del valore di 1 N si aggiunge: essa agisce lungo una direzione di 30
gradi verso il basso rispetto all’orizzontale da sinistra a destra.
b) Trovare i nuovi valori di forza e accelerazione ? [ F = 2.87 N, a = 14.35 m s-2 ]
2. Un elettrone di massa 9.11 10-31 kg ha una velocità iniziale di 3 105 m/s. Esso viaggia
in linea retta e la sua velocità aumenta fino ad essere 7·105 m/s in una distanza di 5 cm.
Assumendo che la sua accelerazione sia costante,
a) determinare la forza sull’elettrone [ 3.64·10-18 N ]
b) confrontare questa forza con il peso dell’elettrone, che avevamo trascurato. [ 8.93 ·10-30 N ] -
Eserciziario Serway, 4.2
3. Un blocco su un piano inclinato liscio con inclinazione di 20 gradi possiede una velocità
iniziale di 5 m/s. Di quanto scivola in salita il blocco prima si arrestarsi? [3.73 m] -
Eserciziario Serway, 4.5

4. Una moneta è appoggiata su un libro che è stato inclinato di un angolo  rispetto al piano
orizzontale. Per successive approssimazioni si trova che, quando  raggiunge i 13°, la
moneta è sul punto di scivolare lungo il libro (ovvero un piccolissimo incremento
dell’angolo la farebbe scivolare). Qual è il coefficiente d’attrito statico μs tra moneta e
libro. - Esercizio Halliday, 6.3. [μs=0.23]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Esescizi Lezione 4 - continua

5. Un blocco di massa m=15 kg è trattenuto da una fune su un piano liscio inclinato di 27


gradi. (a) Quanto valgono la forza normale e la tensione della fune ? (b) Ora tagliamo la
corda: quanto vale l’accelerazione del blocco verso il basso ? - Esercizio Halliday 5.7. [ (a)
FN=130 N, T=67 N. (b) a = -4.4 m/s2]

6. Una slitta si trova sulla neve, su un piano inclinato di 30º. La slitta ha una massa M = 5
kg, e un ragazzo la tiene ferma con una fune sottile di massa trascurabile. Se il
coefficiente di attrito statico è μs = 0.10, qual è la forza T che il ragazzo deve esercitare
per tenere ferma la slitta [T=20.26 N ] ? Dopo un certo tempo, il ragazzo lascia libera la
slitta, senza spingerla (dunque con velocità iniziale nulla). Se la slitta scivola per 10 m
lungo il pendio, che velocità finale v raggiunge [v=9.19 m/s] ? Si assuma che il coefficiente
di attrito dinamico d sia ugale a 0.08. - Tema d’esame gennaio 2008
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W. Jewett Jr. Esercizi di
Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).
4-1: Due forze, F1 e F2, agiscono su un corpo di massa
M = 5.00 kg. Se F1 = 20.0 N e F2 = 15.0 N, si trovi  
l’accelerazione nei due casi in figura [ (4.00i + 3.00j) m/s2 ;
(5.50i + 2.60j) m/s2 ]
4-4: Un corpo di massa 1.00 kg si muove, sotto l’azione di due forze, con un’accelerazione di 10.0 m/s2 in
una direzione che forma un angolo di 30.0° rispetto all’orizzontale. Una delle due forze è verticale,
diretta verso l’alto, e ha modulo pari a 5.00 N. Determinare la seconda forza che agisce sul corpo,
esprimendola in forma cartesiana e polare. [ F = (8.66 i ) N ; F = 8.66 N,  = 0° ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 23 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Esescizi Lezione 4 - continua

4-6: Nel sistema mostrato in figura una forza orizzontale di modulo


Fx agisce su un oggetto di massa 8.00 kg al quale è appesa, attraverso
una fune e una carrucola, una massa di 2 .00 kg. Trascurando tutti gli
attriti determinare:
a) i valori di Fx per i quali l’oggetto appeso accelera verso l’alto [Fx > 19.6 N]
b) i valori di Fx per i quali la tensione sulla fune è nulla [Fx < - 78.4 N]
c) Disegnare il diagramma dell’accelerazione dell’oggetto da 8 kg
in funzione della forza Fx che varia da -100 N a 100 N.
5-1: Un blocco di 3.00 kg parte da fermo dalla sommità di un piano inclinato di 30° e scivola
percorrendo una distanza di 2.00 m in 1.50 s. Determinare: a) l’accelerazione del blocco [a=1.78 m/s2],
b) il coefficiente di attrito dinamico tra il blocco e il piano [ d = 0.368 ], c) la forza di attrito che agisce sul
blocco [f = 9.37 N], d) la velocità del blocco dopo aver percorso i 2.00 m [vf = 2.67 m/s].
5-9: Consideriamo il caso di una meteora che si trovi a transitare ad una distanza dalla superficie
terrestre pari a 3.00 volte il raggio della terra (Rterra = 6.37·103 km). Determinare l’accelerazione di
caduta libera della meteora dovuta alla forza di gravità che agisce su di essa. [ g = 0.613 m/s2 ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 24 Fisica x Informatica – Lez. 4 - 2011-12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 5 (4 ore)

Moti in due dimensioni, 2D


Quantità di moto, conservazione, impulso
Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)
Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Equazione di Newton in 2D e 3D

F=ma
Questa equazione può essere proiettata sulle tre
direzioni indipendenti x, y e z
La forza è
F = Fx i + Fy j + Fy k =  (Fi,x) i +  (Fi,y) j +  (Fi,z) k
e dunque si ha:
Fx = max
Fy = may
Fz = maz

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Caduta libera e moto parabolico
Sono questi due moti dovuti all’accelerazione di gravità, g, prodotta
dalla forza di gravità, Fg y

Come si procede:
1. Si sceglie il sistema di coordinate
2. Si ricava l’accelerazione dalle forze
3. Si ricava l’equazione del moto dall’accelerazione
4. Si applicano le condizioni iniziali

Esempio del grattacielo: 


        Fg 
Fg  m g   Fg j  m g j   m g j  a g  g j
0

m
1 2
v y (t )   g t  v0 y e y (t )   g t  v0 y t  y0
2
Esempio del proiettile: -gm

-gm -gm
Fx  0  a x  0 ; x(0)  x0 , y (0)  y0 ; vx (0)  v0 x , v y (0)  v0 y
1
vx (t )  a x t  v0 x  v0 x  x(t )  a x t 2  vx 0 t  x0  v0 x t  x0
2
-gm
1 1 -gm
v y (t )  a y t  v0 y   g t  v0 y  y (t )  a y t 2  v0 y t  y0   g t 2  v0 y t  y0
g
2 2

Nota: i risultati non dipendono dalla massa m -gm

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Moto parabolico (seguito)

Se P(0)=0, le equazioni del moto sono:


-gm

-gm -gm

La traiettoria si ottiene eliminando il tempo: -gm


-gm
g

-gm

Altra formula specifica: gittata R (punto di


ritorno alla quota si partenza)

Altra formula specifica: coordinata x del punto


più alto della traiettoria:

Attenzione: le formule della traiettoria, della gittata e del punto più alto
non sono formule generali, valgono solo nelle condizioni indicate sopra:
in particolare esse presuppongono che: P(0)=0 e che yfinale = y(0) = 0
Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Esercizio sul moto parabolico
In figura è rappresentato un proiettile lanciato verso un terrapieno di altezza h con velocità
iniziale v0 = 42.0 m/s e angolo di lancio 0 = 60° sopra il piano orizzontale. Il proiettile cade nel
punto A, 5 s dopo il lancio. Calcolare: a) l’altezza del terrapieno, b) la velocità del proiettile
all’impatto, c) la massima altezza, H, che esso ha raggiunto sopra il livello del terreno. Si
trascuri la resistenza dell’aria.
I dati del problema sono: y
 x0 = y0 = 0 tf = 5 s 0 = 60°
 v0.x= 42.0 cos(0) = 21.0 m/s v
 v0.y= 42.0 sin(0) = 36.4 m/s
x
 y(tf )= h ?
Utilizzando le equazioni di pagina precedente, calcolo i valori di x(t) e y(t) all’istante t = tf
vx (t f )  v0, x  x(t f )  v0, x t f  21 5m  105 m
1 9.83 2
v y (t f )  a y t f  v0, y   g t f  v0, y  y (t f )   g t f 2  v0, y t f  h    5  36.4  5  59.1 m
2 2
Per calcolare il valore di H notiamo che il proiettile raggiunge la quota massima quando la
sua velocità verticale si annulla per passare da ascendente (vy > 0) a discendente (vy < 0).
Calcolo quindi il valore di tH al quale vy = 0 e poi sostituisco il valore trovato nella y (t) poiché H
= y (tH) v0, y 36.4m s -1 
v y (t H )   g t H  v0, y  0  t H  
g    3.70 s 
9.83 m s -2
1
2
1
2

H  y (t H )   gt 2f  v0, y t f    9.83 ms  2  3.7 s  36.4ms  3.7s  67.4 m
2 2 1

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Il moto armonico
Le oscillazioni sono onnipresenti nella vita quotidiana, dalle vibrazioni alla
musica. Il moto oscillatorio fondamentale è il moto armonico semplice.

Ad esempio, il moto associato ad una forza elastica, cioè proporzionale


allo spostamento con segno opposto, genera un moto armonico!

L’andamento della coordinata di spostamento (x) nel tempo è


rappresentato da una funzione caratteristica, detta sinusoide.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Legge oraria del moto armonico
L’equazione caratteristica di un moto periodico o armonico ed i suoi
parametri principali sono:

Grandezza Unità SI Simbolo / Relazione


Frequenza hertz, Hz 1 Hz = 1 oscillazione al secondo 
Periodo s Tempo per un’oscillazione completa T1

Escursione massima dalla posizione
Ampiezza xm
di equilibrio
2
Pulsazione radianti/s   2
T
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Dinamica del moto armonico
Nota la legge oraria possiamo ricavare le espressioni di velocità ed
accelerazione del moto armonico:

vt    xm cos t      xm sin  t    at   dv   2 xm cos t   


dx d
dt dt dt
E con queste, applicare il II principio della dinamica:

 
F  m a   m 2 x   k x ; k  m 2
Dunque il classico sistema massa-molla è caratterizzato da un moto
armonico semplice e lineare per cui vale:
k
– Pulsazione 
m
m
– Periodo T  2
k

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Il pendolo semplice
L’oscillatore lineare è un valido modello per un grande numero di
sistemi fisici in cui è presente un’oscillazione, ad esempio il pendolo

La scomposizione delle forze per un generico angolo  permette


di ricavare l’espressione della forza di richiamo:

Fosc   Fg sin    mg sin  


Non si tratta dunque di una forza di richiamo lineare!
Ma per piccoli angoli vale sempre che:
sin    
E dunque, solo per piccoli scostamenti, possiamo scrivere:

Fosc   Fg sin     m g sin     m g    k  ; k  mg


Otteniamo infatti una legge di moto armonico per la variabile :

 g  2
   0 sin t    0 sin t  ; T 
L
 2
 L   g
Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Gravitazione
Newton per primo mise in relazione la forza che attira gli oggetti alla superficie
terrestre con la forza che vincola i corpi celesti e formulò qualitativamente la legge
di gravitazione universale:

Ogni corpo dotato di massa esercita una forza attrattiva gravitazionale su


ogni altro oggetto massivo, e a sua volta subisce la stessa attrazione

La legge di gravitazione può essere espressa così:


m1 ed m2 sono le masse dei corpi, r è la distanza tra loro e
m1m2
F G 2 G, la costante di gravitazione universale, ha valore pari a:
r G  6,67 10 11 N  m 2 / kg 2

E’ proprio un classico esempio di azione e reazione


secondo la III legge della dinamica

Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Gravitazione - 2
La legge della gravitazione può essere espressa in forma vettoriale nel
seguente modo:
 
m1 m2 r m1 m2 
F G 2 G 2 r
r r r
– L’elemento r̂ è detto versore, è un vettore di modulo unitario diretto lungo la
congiungente le due particelle
Una sfera di materiale uniforme da un punto di vista gravitazionale attira
una particella posta al suo esterno come se tutta la massa fosse
concentrata nel suo centro
Se un corpo interagisce per gravitazione con n altri corpi, vale
il principio di sovrapposizione: la forza risultante è data dalla somma
dei singoli effetti  n 
F1   F1i
i 2
– Questo si applica anche ad un corpo esteso, usando gli integrali

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Le leggi di Keplero ed il moto dei pianeti
Johannes Kepler, astronomo tedesco (1571-1601), arrivò a formulare tre leggi
empiriche che governano i moti dei pianeti. In seguito Newton dimostrò come si
possano tutte derivare dalla legge della gravitazione
• 1° legge o legge delle orbite:
Tutti i pianeti si muovono su orbite ellittiche,
di cui il sole occupa uno dei due fuochi

•2° legge o legge delle aree:


Il segmento che collega un
pianeta al sole descrive
aree uguali in tempi uguali

•3° legge o legge dei periodi:


Il quadrato del periodo di un
pianeta è proporzionale al cubo
del semiasse maggiore della sua orbita
Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
3° legge di Keplero per i pianeti
Orbita circolare ⇒ Orbita ellittica
Moto Circolare Uniforme
 4  2
 3
T r 2 3
T a
2 3
T  
2
 a
 G M Sole 

E le cose si fanno molto più complicate


Attraverso il II principio della dinamica e
le leggi del moto circolare possiamo
esprimere la terza legge di Keplero come:

 4  2
 3
T  
2
 r
 G M Sole 
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Il centro di massa - 1
Il centro di massa di un corpo o di un sistema di corpi è il punto che
si muove come se vi fosse concentrata tutta la massa e vi agissero
tutte le forze esterne

Per un sistema costituito da n masse concentrate


mi e dalla massa totale peri a M in uno spazio a tre
dimensioni il centro di massa ha coordinate:
n n n
1 1 1
xcdm 
M
m x
i 1
i i ; ycdm 
M
m y
i 1
i i ; zcdm 
M
m z
i 1
i i

n
M   mi
i 1

Le tre equazioni scalari possono essere sostituite


da un’unica equazione vettoriale
    1 n 
rcdm  xcdm i  ycdm j  zcdm k   mi ri
M i 1
1 n  1  n  n  n 

M i 1
mi ri   
M  i 1
mi xi i   mi yi j   mi zi k 
i 1 i 1 
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Il centro di massa - 2
Le coordinate del centro di massa di un sistema di masse concentrate,
dipendono dal sistema di riferimento (ma questo non è vero per la sua
posizione rispetto alle masse stesse)
m1= 1 kg ; m2= 3 kg
d=4m

x1= 0 ; x2= d = 4 m x1= 1.5 ; x2= x1 + d = 5.5 m


n
M   mi  1 kg  3 kg  4 kg
n
M   mi  1 kg  3 kg  4 kg
i 1 i 1
n
1 1
m x
n
1 1
xcdm 
M

i 1
mi xi 
4 kg
(1  0  3  4)[kg m]  3 m xcdm 
M i 1
i i 
4 kg
(11.5  3  5.5)[kg m]  4.5 m

m1= 1 kg ; m2= 1.5 kg ; m3= 2 kg ; M = 4.5 kg ; a = 150 cm

 1 n      a  3  
rcdm   ii
M i 1
m r r1  0 i  0 j r2  a i  0 j
r1  i 
2 2
aj

   150 m2  75 m3  130 m3   
rcdm  xcdm i  ycdm j i j  83.3 i  57.7 j cm
M M

Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


La quantità di moto
Definiamo la quantità di moto o momento lineare di un corpo puntiforme
il vettore:
 
p  mv
m = massa del corpo
v = velocità del corpo

La formulazione originale del II principio della dinamica è data proprio in funzione


della quantità di moto! Vale infatti l’equazione: 
 dp
F
dt
Che non è altro che un’enunciazione perfettamente equivalente della già vista:
 dp d 
 dv 
F  (m v )  m  ma
dt dt dt
“La rapidità di variazione del momento di una particella
è proporzionale alla forza netta che agisce sulla
particella e ha la stessa direzione di quella forza”

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Conservazione della quantità di moto
Nel caso di un sistema di più corpi dalla massa totale M definiamo la
quantità di moto totale del sistema come:
 
P  M vcdm vcdm è le velocità del centro di massa del sistema

Dalla definizione stessa di quantità di moto segue che, per un sistema di


più particelle che:
• sia isolato: la risultante di tutte le forze esterne è nulla

• sia chiuso: nessuna particella entra o esce dal sistema

vale che: 
dP
Frisult .  0  0 
dt

P = costante => Piniziale = Pfinale


E’ il principio di conservazione della quantità di moto.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Conservazione quantità di moto - 2
Esempio: Un’astronave che procede alla velocità di 2100 km/h espelle uno stadio esaurito
di massa pari al 20% della massa totale e alla velocità relativa vr = 500 km/h. Determinare
la velocità finale dell’astronave dopo l’espulsione.

Il sistema è chiuso e vale la conservazione


della quantità di moto => Pf = Pi

Pi = M vi = Pf = M [0.8 vf + 0.2 (vf – vr)] =>


=> vf = vi + 0.2 vr = (2100 + 100) = 2200 km/h

Esempio: Un disco esplode al centro in tre pezzi che si muovono senza attrito su un
piano. Determinare la velocità di un pezzo note le direzioni delle velocità, la suddivisione
della massa e una delle velocità delle parti
Dati: MA=0.5M MB=0.2M MC=0.3M vC = 5 m/s vB ? vA ?
Il sistema è chiuso e vale la conservazione della quantità di
moto => Pf = Pi = 0.
Px = - MA vA + MC vC cos(80°) + MB vB cos(50°) = 0
Py = 0 + MC vC sin(80°) - MB vB sin(50°) = 0 =>
MB vB = MC vC sin(80°)/sin(50°) => vB = 1.5 vC sin(80°)/sin(50°) =

vB = 9.94 m/s vA = MC vC cos(80°) + MB vB cos(50°) = 3 m/s


Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Impulso
La quantità di moto rappresenta un potente mezzo per la risoluzione
di problemi legati alla collisione tra due o più corpi.
Durante l’urto una forza rapidamente variabile F(t) agisce per un tempo breve, da
t1 a t2, inducendo una variazione della quantità di moto p di un corpo. Possiamo
scrivere:
variazione di quantità di moto

   2 
p2 t

dp  F t  dt   dp   F t  dt

p1 t1

 t2 
J   F t  dt definizione di impulso
t1
    teorema dell’impulso
p  p 2  p1  J

forza media che agisce


J  p  F t
nell’intervallo di tempo t
Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Esercizi Lezione 5
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W. Jewett Jr.
Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).

3-3 : In un bar, un avventore lancia lungo il banco un boccale di birra vuoto perché sia
riempito. IL barista non lo intercetta e il boccale cade alla distanza di 1.40 m dal banco.
Sapendo che l’altezza del banco è h=0.860 calcolare: a) la velocità vettoriale del boccale
al momento del distacco, b) la velocità vettoriale del bicchiere appena prima dell’impatto.
[ vo=(3.34 i + 0 j) m/s ; vf =(3.34 i – 4.11 j) m/s ]
3-4 : Un calciatore calcia il pallone ad una distanza di 36.0 m dalla porta, la cui traversa è
alta 3.05 m. Il pallone lascia il suolo con un angolo di 53.0° rispetto all’orizzontale e
velocità di 20 m/s. Sulla base dei dati si determini: a) a che distanza il pallone passa
sopra o sotto la traversa [ + 0.89 m, sopra ]; b) se il passaggio in prossimità della traversa
avviene in fase ascendente o discendente [in fase discendente] .
3-12 : Uno sciatore lascia la rampa di salto con una velocità di 10.0 m/s a 15° al di sopra
dell’orizzontale. Sapendo che dopo il salto la pista procede con inclinazione pari a -50°
rispetto all’orizzontale e trascurando l’attrito dell’aria calcolare: a) la distanza alla quale
atterra il saltatore sulla discesa [ vo=(9.66 i + 2.59 j) m/s ; df =43.2 m] , b) la velocità vettoriale
al momento dell’impatto [ tf = 2.88 s ; vf =(9.66 i – 25.6 j) m/s ],
8-2 : Una palla d’acciaio di 3.00 kg colpisce un muro verticale d’acciaio con una velocità
di 10.0 m/s che forma un angolo di 60° rispetto al piano del muro. Supponendo l’urto sia
perfettamente elastico e che il tempo in cui la palla resta in contatto con la superficie sia
di 0.200 s, determinare, in forma vettoriale, la forza media che la parete esercita sulla
palla nel periodo in cui le fornisce l’impulso. [ F = -260 i N ]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12
Esercizi Lezione 5 - continua

8-3 : Una lunga tavola di massa pari a 300 kg è ferma su una superficie ghiacciata sulla quale può
muoversi senza attrito. Sopra la tavola una ragazza di 45 kg inizia a camminare con velocità costante
pari a 1.5 m/s. Determinare la velocità relativa alla superficie del ghiaccio: a) della ragazza, b) della
tavola. [ vr = 1.15 i m/s, vt = - 0.346 i m/s ]
Un corpo di massa M = 1 kg viene lanciato all’inizio di un piano L= 6 m
inclinato di lunghezza L = 6 m che forma un angolo  = 30° con
il piano orizzontale. Sapendo che l’attrito dinamico d = 0.2 e M = 1 kg

 = 30°
che l’energia cinetica iniziale del corpo è Ek = 50 J, determinare:
a) la velocità del corpo al momento in cui abbandona il piano
inclinato [ 4.56 m/s ], b) il tempo trascorso da quando il corpo abbandona il piano inclinato al suo
impatto col suolo [1.048 s ], c) la distanza dal piano inclinato a cui cade il corpo [ 4.14 m] .
Un satellite artificiale terrestre percorre, a una quota di 105 m rispetto alla superficie terrestre, un’orbita
circolare di periodo uguale a 94 minuti e 32 secondi. Sapendo che il raggio medio terrestre è 6.38·106
m, si determinino: il raggio dell’orbita del satellite [R=6.48·106 m], la sua velocità tangenziale
[v=7.18·103 m/s], la sua velocità angolare [=1.11·10-3 rad/s], e l’accelerazione centripeta [ac=8.0 ms-2].

Un corpo di massa m =1000 g si trova alla base di un piano inclinato di 30° rispetto al piano orizzontale
e lungo 30 m. Il corpo parte con velocità iniziale v0 = 20 m/s, diretta lungo il piano e verso l’alto. Se il
piano è senza attrito, che velocità ha il corpo alla fine della sua corsa [vf =10.3 m/s] ? Se a tale
estremità si trova una molla di costante elastica k=15000 N/m, di quanto si comprime tale molla
[xm=8.4 cm] ? Ripetere l’esercizio supponendo che tra il piano e il corpo si eserciti una forza di attrito
dinamico caratterizzata da un coefficiente d = 0.1 [v’f =7.4 m/s , x’m=6.1 cm] .

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 5 - 2011-12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 6 (4 ore)

Lavoro ed energia (cinetica e potenziale)

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
L’energia

La definizione di energia non è univoca ! Da un punto di vista


squisitamente tecnico l’energia è una grandezza fisica scalare
associata allo stato o condizione di uno o più corpi.

A patto di definire in modo corretto:


– Il valore da attribuire alla grandezza energia per un dato sistema
– Le regole con cui essa si trasferisce

la quantità di energia complessiva del sistema rimane sempre


invariata: principio di conservazione dell’energia !

L’unità di misura SI dell’energia è il joule (J),


dal nome del fisico inglese James P. Joule (1818-1889).

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Energia cinetica
L’energia associata allo stato di moto di un corpo è l’energia cinetica.

Un corpo di massa m e velocità v (finché v è molto inferiore alla velocità


della luce, ovvero v << c ) possiede un’energia cinetica pari a:

K = ½ m v2
2
Dunque: [ J ]  [ kg m 2 ]
s
Alcuni esempi:
piccione in volo: m  1,0 kg ; v  2.0 m / s ; K  2 kg m 2 s 2  2 J
locomotiva: m  100 t  105 kg ; v  100 km / h  27,8 m / s ; K  3.9 107 kg m 2 s 2  3.9 107 J

protone di LHC: ≃ 1 10-6 J

fascio di protoni di LHC: ≃ 350 106 J !!
Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Lavoro
L’energia trasferita ad un corpo da una forza oppure da un altro corpo
tramite una forza è il lavoro L

Il lavoro è in effetti un trasferimento di energia, dunque è una


grandezza scalare e si misura anch’esso in joule (J)

Intuitivamente il lavoro incarna il familiare concetto di “fatica”, ma


attenzione:
– il lavoro è proporzionale sia allo spostamento effettuato sia alla forza
impiegata
– Una forza che accresca l’energia del corpo effettua un lavoro positivo, una
che lo riduca effettua un lavoro negativo
– la componente della forza che “lavora” è quella che induce direttamente lo
spostamento, cioè quella parallela alla spostamento
– senza variazione di energia non vi è lavoro: sostenere un peso fermo non
comporta lo svolgimento di lavoro !

Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Definizione di lavoro
Possiamo mettere in relazione le formule viste finora per un caso
semplice: corpo in moto monodimensionale, senza attrito.
 
F  ma ; Fx  max
v 2  v 2  2a x d
0
(moto unif . acc.) *
1 2 1 2
mv  mv 0  Fx d
2 2
L  Fx d

Quindi con un espressione di valore generale, nel caso di forza costante


applicata ad una massa puntiforme:
 
L  F  d  F d cos  
Ovvero il lavoro è il prodotto scalare dei vettori forza e spostamento
Dunque il lavoro è positivo se la forza ha una componente nella direzione dello
spostamento (lavoro motore), ed è negativo se la forza ha una componente
opposta allo spostamento (lavoro resistente)
v  v0 1 2 v0 v  v0  1 v  v0  v 2  v02
2
* v  v0  at  t  d  x  x0  v0t  at   
a 2 a 2 a 2a
Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Teorema dell’energia cinetica
L’equazione appena ricavata contiene un risultato dal valore ancor più
generale, e noto come il teorema dell’energia cinetica:
1 1
m v 2  m v0  K  K 0  Fx d  L
2

2 2
K  K  K 0  L
Ovvero:

Variazione di energia Lavoro totale svolto sulla


=
cinetica di una particella particella

1
dK  m d ( v 2 )  m v dv  m ( v dt )(dv / dt )  m a dx  F dx  dL
2
• Il teorema è valido per un corpo puntiforme (appunto, particella), oppure
per un corpo esteso ma rigido.
• Il lavoro totale è la somma algebrica dei lavori svolti singolarmente da
ciascuna forza.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Lavoro nel caso generale
Nel caso più generale in cui ad una particella è applicata una
forza non costante, dunque variabile in modulo o direzione,
Il lavoro è espresso da un integrale di linea.

• Caso monodimensionale:
L j  F j x ; F j valore medio di F nel j  esimo x
xf


L  lim( x0)  F j x   F ( x) dx
xi

• Caso bidimensionale:
– I vettori forza e spostamento variano entrambi
lungo una traiettoria l
l B
 
L   F  ds
l ( A ,B ) A

Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Lavoro delle forze gravitazionale ed elastica

Lavoro Lg della forza gravitazionale:


Fg  mg
Lg  mg (h2  h1 ) cos( )  mgd cos( )
Lg  mgd cos(180)  mgd - in salita
Lg  mgd cos(0)  mgd - in discesa
x

Lavoro Le della forza elastica:


– Conosciamo l’espressione della forza di richiamo
elastica, la legge di Hooke, quindi applichiamo K
quanto appena visto:
xf xf
 1 
 
Le   F dx   (kx) dx    k  x 2
xf
xi
 1 

   k  x 2f  xi2 
xi xi  2   2 
1 2 1 2
Le  k xi  k x f
2 2 m

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Potenza
La potenza è legata alla rapidità con cui viene sviluppata una certa
quantità di lavoro.

L
Potenza media: P
t

dL  
Potenza istantanea: P  F v
dt

L’unità SI della potenza è il watt (W):

W    J 
s
Attenzione, in questo ambito sono citate spesso anche altre grandezze:
• cavallo-vapore (CV): 1 CV = 735.5 W
• wattora (Wh): 1 Wh = (1 W) (3600 s) = 3.6 103 J
Il wattora è una misura di energia!
Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
L’energia potenziale

Abbiamo già visto come associare un valore di energia, l’energia


cinetica, allo stato di moto di un corpo.
Il suo valore dipende dalla velocità.
Un corpo può però possedere anche altri stati, relativi ad altre forze in
gioco e dipendenti da altre grandezze fisiche:

– Pensiamo alla forza gravitazionale: l’energia associata allo


stato di separazione di due corpi legati da tale forza è
detta energia potenziale gravitazionale Ug.
• Il suo valore dipende dalla distanza tra i due corpi

– Consideriamo ora la forza elastica: l’energia associata allo


stato di separazione di due corpi legati da tale forza è
detta energia potenziale elastica Ue.
• Il suo valore dipende dalla estensione dell’elemento elastico
rispetto al suo punto neutro

Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Energia potenziale e forze conservative
Dunque:
• per le forze elastica e gravitazionale è possibile associare ad ogni punto
dello spazio una funzione scalare detta energia potenziale.
• l’energia potenziale di un corpo in un punto P è definita come l’opposto
del lavoro necessario alla forza in esame per portare il corpo stesso
da un punto di riferimento a cui si associa energia potenziale nulla,
fino al punto P.
U   L
• Le forze elastica e gravitazionale
hP P
appartengono ad una categoria di forze
dette conservative.
hrif rif
Se il lavoro compiuto da una forza su un corpo da
un punto A ad un punto B è indipendente dalla
traiettoria percorsa e dipendente esclusivamente
dai punti A e B, la forza è conservativa.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Forze conservative, e non
La prima conseguenza della stessa definizione di forza conservativa è
relativa al comportamento del lavoro svolto lungo un percorso chiuso:
– Il lavoro complessivo netto svolto da una forza conservativa su una
particella che si muove lungo un percorso chiuso è zero.

Lab ,1  Lab , 2 ; Lab ,1   Lba ,1 ; Laba  0

La forza peso, la forza gravitazionale, la forza elastica e la forza


elettrostatica sono tutte forze conservative.
Se nel sistema agiscono solo forze conservative, i problemi relativi al
movimento dei corpi sono molto semplificati.
Forze come quelle d’attrito, di resistenza del mezzo e forza
magnetostatica sono non conservative.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Espressioni dell’energia potenziale
Ora siamo in possesso della relazione necessaria a determinare
l’espressione dell’energia potenziale per le forze note:
xf

 L  U    F ( x)dx
xi

• Energia potenziale gravitazionale: (asse y diretto verso l’alto)

yf

U     mg  dy  mg y 2   yf
yi  mg y
yi E’ sempre possibile (e necessario)
U  y   mgy fissare una configurazione di
riferimento per il calcolo del potenziale:
• Energia potenziale elastica: ad essa poniamo Ui = 0
ed yi = 0 o xi = 0

  
xf

U    (  kx ) dx  1 k x 2
xf
 1 k x 2f  1 k xi2
2 xi 2 2
xi

U  x   1 kx 2
2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Conservazione dell’energia
L’energia meccanica di un sistema è data dalla somma dell’energia
potenziale U e dell’energia cinetica K di tutti i corpi che lo compongono:

Emecc  K  U
Ora, se è verificato che:
– Il sistema si può assumere come isolato, cioè non viene considerata alcuna
forza esterna al sistema
– Nel sistema agiscono solo forza conservative
vale il principio di conservazione dell’energia meccanica:
Mentre l’energia cinetica e potenziale, singolarmente,
possono variare la loro somma rimane invariata!

dK  F dx  dL  dU  dK  dU  dE  0
Dati due istanti qualsiasi del moto nel sistema in esame, 1 e 2, vale che:
Emecc,1  K1  U1  Emecc, 2  K 2  U 2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Conservazione dell’energia - 2
Esempio 1: il moto di un pendolo
• “travaso” ciclico dell’energia potenziale
U in energia cinetica K!

Esempio 2: la caduta libera


• Trasformazione dell’iniziale energia
potenziale in energia cinetica!

Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Conservazione dell’energia - 3
Abbiamo anticipato che in sistemi conservativi lo studio del moto dei corpi
risulta notevolmente semplificato … valutiamo questo esempio:

Conoscendo v0, y0 e y, come


determinare la velocità v ?
Agisce solo la forza di gravità e
non vi è attrito.

Applicando “ciecamente” il 2° principio della dinamica dovremmo


conoscere l’espressione esatta della curvatura della pista !!
La conservazione dell’energia ci offre una semplice via d’uscita:

Emecc  1 mv 2  mgy  Emecc, 0  1 mv02  mgy0 Neppure la massa


2 2 del corpo è
v  v ( y )  v02  2 g  y0  y  necessaria alla
soluzione!
Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Esercizio: conservazione dell’energia
I dati del problema sono:
PTarzan  688 N ; L  18m ; h  3.2m ; Tmax  950 N
Se la liana ha una tensione di rottura Tmax = 950 N,
arriverà Tarzan da Jane o la liana si romperà ?
Valutiamo Il bilancio delle forze ponendoci nel sistema di
riferimento non inerziale solidale con Tarzan:
L
T
L’equilibrio sulla liana:
PT sin
mT v 2
T  PT cos   Tarzan
Fc L
PT
v è sempre tangente all’arco percorso h
(= perpendicolare alla liana).

Per la conservazione dell’energia meccanica,


assumendo U=0 nel punto più basso:
1 2h
E0  U 0  PT h  E1  mT v 2 Quindi: Tmax  PT  PT  932 N  950 N
2 L
Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Curve di potenziale
Lo studio del grafico della funzione energia potenziale è particolarmente
significativo. Assumiamo un caso unidimensionale, vale che:
U ( x)   L   F ( x)x
dU ( x)
F ( x)   (in forma differenziale)
dx
La forza associata ad una funzione di energia
potenziale è data graficamente dall’inverso della
pendenza della funzione stessa !

In particolare:
• la condizione di energia cinetica nulla
identifica il punto di inversione del moto
• un minimo nella curva di potenziale
(derivata prima nulla) identifica un
possibile punto di equilibrio del moto

Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Curve di potenziale - 2

Potenziale gravitazionale: nessun possibile punto di equilibrio


6 0

5 0
Forza Peso
4 0
m = 1 kg
Energia Potenziale

3 0

2 0
g = 9.8 m/s2 U ( h )  mgh
1 0

-1 0

-2 0

-3 0
-4 -2 0 2 4 6
A lt e z z a

Potenziale elastico: esiste una condizione di equilibrio


50
45
Forza Elastica 1
U (x) 
40
35 K = 3.5 N/m k x2
Energia Potenziale

30 2
25
20
15
10
5
0
-5
-4 -2 0 2 4 6
A llu n g a m e n t o

Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Energia potenziale gravitazionale
La forza gravitazionale è conservativa, dunque ammette un potenziale.
Per il calcolo dell’energia potenziale gravitazionale:
– Diversamente dal caso della forza peso, scelgo che la configurazione di riferimento
caratterizzata da potenziale nullo U=0 sia quella in cui i due corpi siano separati da
una distanza infinita.
– Calcolo il potenziale di un corpo di massa m a distanza R dalla terra (massa M)
assumendo che il corpo raggiunga tale punto (punto P) muovendosi dall’infinito
sempre in direzione radiale (posso scegliere qualsiasi traiettoria!)
– Faccio uso della definizione stessa di energia potenziale:
R   R 
U  U finale  U iniziale  U P  U    L     F r   dr      F r  dr cos    = 180°)
   
R
 G M m
R
1 GM m
 U P  U   G M m  2 dr      0 
U

r  r  R
GM m
U P  U ( R)  
R

U r   
– E quindi per la funzione GM m
potenziale:
r
Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Indipendenza del cammino
Essendo il Lavoro dato dal prodotto scalare,
 

L   F (r )  dr
0

Il risultato è indipendente dal cammino di integrazione


Nei tratti del tipo B-C , D-E e F-G la forza è perpendicolare
allo spostamento e il prodotto scalare è nullo.

Nota: siccome il campo gravitazionale è conservativo, esso


è descritto da un campo scalare, Potenziale. U = U(r).
La forza gravitazionale si ottiene dal Potenziale attraverso
la relazione:

 dU (r )  d  GM m  GM m 
F (r )   r     r  r
dr dr  r  r2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Velocità di Fuga
La velocità di fuga è la velocità minima che deve avere un corpo per
sfuggire al campo gravitazionale di un oggetto di massa molto più
grande: è il caso tipico di un missile che deve sfuggire al campo
gravitazionale terrestre per poter esplorare altri pianeti.
Poiché l’energia potenziale del campo gravitazionale è data da:
GM m
U (r )  
R
Per poter sfuggire il missile deve avere un’energia cinetica minima uguale
all’energia potenziale che lo trattiene quando è sulla superficie del
pianeta. Quindi, detta M la massa del pianeta e R il suo raggio, si ha:

1 2 GM m
Etotale  K  U  mv fuga  0
2 R
2G M
v fuga 
R

Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Energia del moto armonico
Applicando le espressioni dell’energia cinetica e dell’energia potenziale
elastica all’oscillatore armonico si ottiene:

– L’ energia potenziale:

U t   k x  k xm cos 2 t   
1 2 1 2
2 2
– L’energia cinetica:

K t  m v  m  2 xm2 sin 2 t    


  1 2 1
2 2
k xm sin 2 t   
1 2
poiché m 2  k
2
– L’energia meccanica è dunque costante:

E t   U t   K t  
1 2 1 1
k xm  m vm2  m  2 xm2
2 2 2

basta ricordare che : cos 2 (t   )  sin 2 (t   )  1


Carlo Pagani & Flavia Groppi 23 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12
Esescizi Lezione 6
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W. Jewett Jr.
Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).
6-3: Una forza F = (6 i - 2 j) N agisce su una particella che compie uno spostamento r =
(3 i + j) m. Trovare: a) il lavoro svolto dalla forza sulla particella, b) l’angolo tra F e r. [ a)
16 J, b)  = 36.9° = 0.644 rad ]

6-6: Una cassa di 40.0 kg inizialmente ferma viene spinta per 5.00 m lungo un pavimento
orizzontale scabro con una forza costante orizzontale di 130 N. Se il coefficiente di attrito
dinamico tra cassa e pavimento è d=0.300, determinare: a) il lavoro compiuto dalla forza
applicata, b) l’energia dissipata per attrito. c) il lavoro compiuto dalla forza normale, d) il
lavoro compiuto dalla gravità, e) la variazione dell’energia cinetica della cassa e f) la
velocità finale della cassa. [ a) 650 J, b) 588 J, c) 0, d) 0, e) 62 J, f) 1.76 m/s ]
7-1 (modificato): Una sferetta di massa M = 10.0 g scivola senza
attrito lungo la guida mostrata in figura. Se la sferetta viene
lasciata andare da un’altezza h = 50 cm, si determini la sua h
A
velocità nella posizione A. [ vA = 3.13 m/s ]
7-6: Un blocco di 5.00 kg viene fatto salire lungo un piano inclinato
(vedi figura) con una velocità iniziale vi = 8.00 m/s. Il blocco si ferma 3m
dopo aver percorso 3.00 m lungo il piano. Determinare: a) la varia-
vi
zione di K, b) la variazione di U, c) la forza di attrito, considerata
costante, d) il coefficiente di attrito dinamico d. [ a) K = - 160 J,
b) U = 73.5 J, c) Fd = 28.8 N, d) d = 0.679 ] 30.0 °

Carlo Pagani & Flavia Groppi 24 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Esescizi Lezione 6 - continua
7-10: Un blocco di 10 kg è lasciato libero nel punto A della pista mostrata in figura. La
pista è priva di attrito, fatta eccezione per il tratto orizzontale BC lungo 6 m. Il blocco
scende lungo la guida e colpisce una molla di costante elastica k = 2250 N/m,
determinandone una compressione di 0.300 m rispetto alla lunghezza iniziale di riposo.
Sulla base dei dadi determinale il coefficiente di attrito dinamico d presente nel tratto BC.
[ d = 0.328 ]

A
h= 3m

x=0.300 m

B BC = 3 m C

Carlo Pagani & Flavia Groppi 25 Fisica x Informatica – Lez. 6 - 2011-12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 7 (4 ore)

Statica e dinamica dei fluidi

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Meccanica dei Fluidi

Secondo il tipo e le condizioni ambientali la materia può


trovarsi in uno dei tre stati: solido, liquido, gassoso.
• un solido ha una forma ed un volume definiti,
• un liquido ha una volume definito ma non una forma
• un gas libero non ha né forma né volume definiti.
Ci sono sostanze che possono essere solide, liquide o
gassose (oppure una combinazione di queste) in funzione
della temperatura e della pressione.
Un fluido è un insieme di molecole che sono sistemate in
modo casuale e vengono tenute insieme da deboli forze di
coesione e da forze esercitate dalle pareti del contenitore.
Fluidi sono sia i liquidi sia i gas.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
La pressione
Il solo tipo di forza che può esercitare un fluido è quella perpendicolare ad
una superficie con cui è in contatto. Ad es. la forza esercitata da un fluido
su di un oggetto è sempre perpendicolare alle superfici dell’oggetto. Tale
forza ha origine dall’urto delle molecole del fluido con la superficie.
Ciascuna collisione dà luogo ad una inversione del vettore velocità della
molecola perpendicolare alla superficie.
Dal teorema dell’impulso e dalla terza legge di Newton,
ciascuna collisione produce una forza perpendicolare alla
superficie. Dal punto di vista macroscopico la somma di
queste forze si distribuisce su tutta l’area della superficie
ed è in relazione con la grandezza detta pressione.

F
p
A

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Unità di misura della pressione

La pressione p è la componente normale alla superficie della


forza per unità di superficie. Nel SI si misura in N·m-2 = Pa
(pascal) le cui dimensioni sono [m-1 · kg · s-2]

1 Pa = 1 N m-2 = 1 kg m-1 s-2

L’atmosfera esercita una pressione sulla superficie terrestre


dovuta alla forza di gravità esercitata dalla terra sulla massa
d’aria che agisce su 1 m2 di suolo; si misurava in atmosfere
1 atm ≈ 1.013 ·105 Pa
Un multiplo del pascal ampiamente utilizzato perché di valore simile all’
atmosfere è il bar.
1 bar ≝ 1·105 Pa

Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Legge di Stevino: p = p(h)

Prendiamo un liquido di densità  a riposo e scegliamo un campione del


liquido contenuto in un immaginario cilindro di base A che si estende dalla
distanza generica d dalla superficie del liquido sino alla profondità (d+h).
Dato che il campione è fermo per la seconda legge di Newton la forza
risultante sul campione deve essere nulla.
F y  0  p A  p0 A  m g  0 m  V   Ah

pA  p0 A   g A h p  p0   g h
Dove p è la pressione esercitata dal fluido, p0 la
pressione atmosferica esercitata sul cilindro se d = 0.
La pressione in un liquido aumenta linearmente con la
profondità h dentro il liquido. La pressione è la stessa in
tutti i punti che hanno la stessa profondità e questo
risultato è indipendentemente dalla forma del
contenitore: Legge di Stevino
Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Legge di Pascal
Sulla base del risultato ottenuto, si può enunciare la legge di Pascal: ogni
variazione di pressione applicata ad un fluido chiuso è trasmessa
integralmente in ogni punto del fluido e alle pareti del contenitore.
Un’importante applicazione della legge di Pascal è la pressa idraulica..

Una forza F1 viene applicata ad un


piccolo pistone di area A1. La
pressione viene trasmessa attraverso
il fluido ad un grande pistone di area
A2 e viene esercitata una forza F2 sul
secondo pistone.
F1 F2 A2
p   F2  F1
A1 A2 A1
Attenzione: l’energia si conserva in quanto:
A1
F1 x1  F2 x2 essendo x2  x1
A2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Misure di pressione
Lo strumento per misurare la pressione atmosferica è il barometro
inventato da Torricelli (1608-1647). Un lungo tubo chiuso ad un’estremità
viene riempito con mercurio (Hg) e poi rovesciato in un recipiente pieno di
mercurio.
All’estremità chiusa del tubo si forma un vuoto totale e la
pressione è zero. In A la pressione dovuta alla colonna di
mercurio deve essere uguale alla pressione nel punto B
dovuta alla pressione atmosferica.
p0  Hg g h
Quando varia la pressione atmosferica varia l’altezza h
della colonna di mercurio. L’altezza della colonna di
mercurio per una pressione pari a 1 atm = 1.013 105 Pa è:
p0 1.013105 Pa
h   0.760 m
Hg g (13.6 10 kg m ) (9.80 m s )
3 -3 -2

Il manometro a tubo aperto serve a misurare la pressione


di un gas contenuto in un recipiente.
p  p0   g h
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Il Principio di Archimede
La forza di galleggiamento è una forza (spinta) verso l’alto che si esercita su
di un oggetto circondato da un liquido (fluido). Il Principio di Archimede
afferma che: Ogni oggetto immerso totalmente o parzialmente in un fluido
subisce una spinta verso l’alto la cui intensità è uguale al peso del fluido
spostato dall’oggetto. (E’ una conseguenza della legge di Stevino)

Ai lati del cubo le forze che si esercitano sono uguali e


contrarie e la risultante delle forze orizzontali è zero. La
forza sulla superficie superiore del cubetto esercitata dal
fluido è minore di quella esercitata sulla superficie
inferiore. La forza verticale di spinta, B, esercitata dal
fluido sull’oggetto di volume Vog = Vfl è quindi (Stevino):
B  Ffluido  Fbasso  Falto  pbasso A  palto A 
 ( fl g (h  d )   fl g d ) A   fl g h A   fl g Vog   fl Vfl g  M fl g
Notiamo che fl Vfl = Mfl è la massa del fluido spostato
dalla presenza del cubetto, mentre la spinta B = Mfl g è
proprio uguale al peso del fluido spostato.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Il Principio di Archimede - 2

Oggetto completamente immerso: Un oggetto di volume Vog


completamente immerso in un fluido di densità fl è sottoposto ad una
spinta di Archimede pari a: B = fl g Vog = fl g Vfl . Poiché l’oggetto è
totalmente immerso Vog = Vfl (volume del fluido spostato). Se l’oggetto ha
densità og, il suo peso è Mog g = og Vog g. La forza risultante su di esso è:

F  B  M og g  ( fl  og ) Vog g
Se l’oggetto ha densità minore di
quella del liquido la forza risultante è
positiva e l’oggetto accelera verso
l’alto, se l’oggetto ha densità maggiore
del fluido la forza risultante è negativa
e l’oggetto affonda.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Il Principio di Archimede - 3

Corpo galleggiante: Un oggetto di volume Vog in equilibrio statico che


galleggia sulla superficie di un fluido. Il volume Vfl del fluido spostato
dall’oggetto è solo una frazione del volume totale Vog dell’oggetto. Il
volume del fluido spostato dall’oggetto corrisponde a quel volume
dell’oggetto al di sotto della superficie del fluido. Poiché l’oggetto è in
equilibrio, la spinta di Archimede è equilibrata dalla forza di gravità diretta
verso il basso che si esercita sull’oggetto.

F  0 B  Mog g  fl Vfl g  og Vog g

og Vfl

 fl Vog

Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Dinamica dei fluidi

In un fluido si possono caratterizzare due tipi principali di


flusso: flusso stazionario o laminare quando i cammini
seguiti da ciascuna particella del fluido sono scorrevoli e non
si intersecano tra loro. In condizione di flusso stazionario, la
velocità del fluido in ogni punto rimane costante nel tempo.
Per velocità superiori ad un certo valore critico, il flusso
diventa turbolento.
Il termine viscosità viene usato per definire il grado di attrito
interno nel flusso di un fluido. L’attrito interno è associato alla
resistenza tra due strati adiacenti di liquido in moto relativo.
La viscosità rappresenta una forza di tipo non conservativo,
parte dell’energia cinetica viene convertita in energia interna
(termica) quando strati di fluido slittano reciprocamente.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Dinamica dei fluidi - 2

Per studiare in modo semplice il moto dei fluidi facciamo le


seguenti semplificazioni:
• Fluido non viscoso: l’attrito interno viene trascurato. Un oggetto
in moto in esso non è soggetto a forze d’attrito viscose.
• Fluido incompressibile: la densità del fluido rimane costante
nel tempo, indipendente dalla pressione nel fluido;
• Fluido stazionario: la velocità in ogni punto del fluido non varia
nel tempo;
• Fluido irrotazionale: il momento angolare del fluido in ogni
punto è nullo (non ci sono vortici).
Le prime due assunzioni sono le proprietà del fluido ideale, le
seconde due sono legate alla descrizione delle modalità di fluire
dei fluidi.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Equazione di continuità
Il cammino seguito da una particella di un fluido che si muove in regime di
flusso stazionario è detto linea di corrente. La velocità di ogni particella
del flusso risulta tangente in ogni punto alla sua linea di corrente. Un
insieme di linee di corrente formano un tubo di flusso.
Il volume di un fluido incompres-
sibile è una grandezza che si
conserva:

A1 x1  A2 x2
A1 v1  A2 v2  Q
A1 x1 A2 x2

t t
Equazione di continuità dei
fluidi: il prodotto dell’area e della
velocità del fluido, in tutti i punti
di un tubo è costante. Tale
prodotto è detto portata, Q
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Teorema di Bernoulli

Quando un fluido si muove in una regione in cui la sua velocità e/o la sua
altezza al di sopra della superficie terrestre cambia, la pressione cambia.
Il teorema di Bernoulli mostra esplicitamente la dipendenza della
pressione dalla velocità e dall’altezza. Consideriamo il flusso di un fluido
ideale attraverso un tubo di sezione variabile in un intervallo di tempo t.
Viene svolto del lavoro sul sistema da parte del
fluido esterno che si trova in contatto con le due
estremità del fluido del sistema e quindi l’energia
cinetica e potenziale variano di conseguenza.
L’equazione di continuità dell’energia è:

 K  U  W
Tra lo stato iniziale e finale varia solo x1 e x2
1 1
 K  ( m) v2  ( m) v12
2
U  ( m) g y2  ( m)g y1
2 2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Teorema di Bernoulli - 2
W  F1 x1  F2 x2  p1 A1 x1  p2 A2 x2  p1 V  p2 V
 K  U  W
1 1
(m) v2  (m) v12  (m) g y2  (m) g y1  p1 V  p2 V
2

2 2
1 m 2 1 m 2 m m
( ) v2  ( ) v1  ( ) g y2  ( ) g y1  p1  p2
2 V 2 V V V
1 1
p1   v1   g y1  p2   v22   g y2
2

2 2
1 2
p   v   g y  cost
2
Teorema di Bernoulli applicato ad un fluido ideale
dice che la somma della pressione, dell’energia
cinetica per unità di volume e dell’energia potenziale
gravitazionale per unità di volume è costante per tutti
i punti di una linea di corrente:
Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Teorema di Bernoulli - 3
1 2 p v2
p   v   g y  cost    y  cost  hp  ha  hg  cost
2  g 2g
L’ultima relazione esprime la seconda avendo dato dei nomi ai suoi 3
termini che hanno le dimensioni di y, cioè di una lunghezza. In particolare
hp  p  g  altezza piezometrica, indica quanto deve essere alta una
colonna del fluido in oggetto per produrre la pressione p sul fondo;
ha  v 2 g  altezza d’arresto, ovvero l’altezza cui giunge un corpo lanciato
2

verso l’alto con velocità v


hg  y  altezza geometrica.
v12 v22
Per un condotto orizzontale essendo y1 = y2 si ha: p1   p2 
2g 2g
Se il condotto ha sezione (area) costante si ricava che deve essere
costante anche la velocità. Ne consegue che la pressione è costante in
tutto il condotto. Se invece l’area della sezione diminuisce, per mantenere
costante la portata deve aumentare la velocità e ciò comporta una
diminuzione della pressione.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Teorema di Bernoulli - 4
Si può calcolare la variazione di pressione in funzione de raggio r del
condotto:
 v  2
2
 v S r 2
p2  p1  (v12  v22 )  v1 1 22  v1 S1  v2 S2  Q  2  1  12
2 2  v1  v1 S2 r2

 2  r1  2 4
p2  p1  v1 1  2  
2   r2  
 
Se r2 è minore di r1, data la dipendenza dalla quarta potenza del rapporto
tra i raggi, bastano piccole variazioni di r2 per produrre forti sbalzi di
pressione: addirittura p2 può diventare minore della pressione atmosferica
creando così l’effetto di aspirazione.

Nota: se il fluido non è in movimento, cioè se v = 0, la legge


di Bernoulli coincide con quella di Stevino
Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Viscosità

Strati adiacenti di un fluido sottoposto ad un carico di scorrimento sono


posti in moto relativo. Consideriamo due superfici piane e parallele una
fissa ed una in moto verso destra sotto l’azione di una forza F. A causa di
questo moto una parte del liquido ABCD viene spostata in AEFD dopo un
breve intervallo di tempo e il liquido ha subito una deformazione dovuta
allo scorrimento. La superficie superiore si muove con velocità v.
x x / l v
deformazione relativa  
l t l
Questa equazione dice che la velocità di
deformazione relativa è v /l. Il coefficiente di viscosità
 per il fluido è definito come: F / A Fl
 
v / l Av
Nel sistema SI la viscosità  si misura in N · s · m-2 ,
cioè  ha le dimensioni [lunghezza-1 · massa · tempo-1]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12
Moto turbolento

A velocità sufficientemente alte il moto del fluido cambia da laminare a


moto irregolare e causale, che viene detto turbolento. La velocità a cui
inizia il moto turbolento dipende dalla geometria del mezzo che contiene il
fluido e dalla viscosità del fluido.
Sperimentalmente si è trovato che il passaggio a moto turbolento è
caratterizzato da un parametro adimensionale detto
numero di Reynolds RN dato da:

 vd
RN 

Alcuni esperimenti mostrano che se RN è minore di 2000 il moto di un


fluido in un tubo è laminare; la turbolenza avviene se RN > 3000

Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Esercizi Lezione 7
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W. Jewett Jr.
Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).

15-2: Una donna di 50.0 kg sta in equilibrio su un tacco di una coppia di tacchi a spillo. Sapendo che il
tacco è circolare e ha raggio R = 0.500 cm, determinare la pressione che esercita sul pavimento, in
Pa e in atm. [ p=6,24 MPa = 61.6 atm]
15-3: Una molla di un misuratore di pressione relativa ha una costante elastica di 104 N/m e il pistone
sul quale si esercita la pressione da misurare ha il diametro D=2.00 cm. Determinare la profondità in
acqua alla quale va immerso il misuratore perché la molla risulti compressa di 5.00 mm. [ h=16.2 m ]
15.4: Calcolare l’area minima di contatto di una ventosa circolare completamente svuotata d’aria in
grado di sostenere il peso di una persona di 80 kg. [ A=77.4 cm2 ]
15-5: Pascal fece una copia del barometro di Torricelli utilizzando vino rosso di Bordeaux (b=984
kg/m3) al posto del mercurio (Hg=13.6 103 kg/m3). Determinare l’altezza della colonna di vino che fu
necessaria per equilibrare la pressione atmosferica. [ h=10.5 m ]
15-6: Una pallina da ping-pong ha un diametro di 3.80 cm e una densità media di 8.40·10-2 g/cm3.
Deteminate la forza necessaria per tenerla completamente immersa nell’acqua. [ F=0.258 N ]
15-7: Un cubo di legno di 20.0 cm di lato con una densità di 0.65 kg/dm3 galleggia sull’acqua.
Determinare a) la distanza tra la faccia superiore del cubo e il pelo dell’acqua, b) il volume di ferro
(Fe=7.8·103 kg/m3) che bisogna appoggiare sopra il cubo affinché la sua faccia superiore sia a livello
dell’acqua. [ h=7.00 cm , VFe=3.6·10-4 m3]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Esercizi Lezione 7 - continua
15-8: Determinare la quantità di elio (in metri cubi) necessaria per sollevare un pallone fino all’altezza
di 8 000 m, con un carico di 400 kg (He=180 g/m3) Si consideri che il volume del pallone rimanga
costante e che la densità dell’aria diminuisca con l’altezza z secondo la relazione  ( z )   0 e
 z / 8000

con 0=1.25 kg/m3. [ V=1.43·103 m3]


15-9: Una sfera di plastica galleggia in acqua con il 50% del suo volume immerso. Quasta stessa sfera
galleggia in olio con il 40% del volume immerso. Determinare la densità dell’olio e della sfera. [olio=
1.25·103 kg/m3, sfera=500 kg/m3]
15-10: Un largo serbatoio di raccolta acqua è riempito fino all’altezza h0=10 m. Nel serbatoio viene
aperto un foro all’altezza h=2m dal fondo. Utilizzando il teorema di Bernoulli determinare, prima in
forma generale e quindi numerica, la velocità di uscita dell’acqua e la distanza dal serbatoio alla quale
arriva il getto. [ v  2 g (h0  h) x(h)  4 h (h0  h) , x = 8 m ]
Un recipiente contiene dell’acqua di densità 1.00 g/cm3 sulla quale galleggia uno strato d’olio di densità
pari a 0.92 g/cm3. All’interfaccia tra l’acqua e l’olio è presente un corpo immobile. Sapendo che 1/3 del
volume di tale corpo è circondato da olio, si determini la densità del corpo. [ co=973 kg/m3 ]
Tre ragazzi, tutti di ugual massa pari a 37,4 kg, costruiscono una zattera con tronchi del diametro di 32
cm e lunghezza di 1.77 m. Sapendo che la densità del legno utilizzato è le=758 kg/m3, determinare il
numero di tronchi necessario per tenere a galla i tre ragazzi. [ 3.26 ⇒ 4 tronchi ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica - Lez 7 - 2011/12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 8 (4 ore)
Termologia, calorimetria e
1° principio della termodinamica
Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)
Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Termodinamica: introduzione
Abbiamo visto che, in presenza di sole forze conservative, si ha la
conservazione dell’energia meccanica:
K + U = Costante.
Nella realtà però si hanno quasi sempre anche forze non conservative (p.
es. attriti). Quindi, se si vuole mantenere un corpo in movimento, si deve
compiere del lavoro. Per esempio fornire energia con un motore per
mantenere la velocità costante.

Come possiamo ottenere questo lavoro?


Quanta è l’energia dissipata per attrito ?

Calore
Combustibile Lavoro
(fluido caldo)

Reazione Chimica Macchina Termica

La termodinamica è nata proprio per studiare questi problemi.


Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12
La Temperatura - 1
La Temperatura è una delle 7 grandezze fondamentali del sistema SI.
La Temperatura è la conseguenza dell’energia cinetica con cui si muovono gli
atomi e le molecole che costituiscono la materia: solida, liquida o gassosa.

Gassosa Liquida Solida

La temperatura si misura in gradi Kelvin [K]. La scala dei gradi Kelvin parte da 0
in corrispondenza di quello che è chiamato lo zero assoluto.
Lo zero assoluto è la temperatura alla quale l’energia cinetica associata al
movimento degli atomi (molecole) è nulla.
La scala delle temperature in gradi Kelvin è definita prendendo come valore zero
lo zero assoluto, ed assegnando il valore 273.15 K alla temperatura del punto
triplo dell’acqua (coesistenza in equilibrio degli stati solido liquido e gassoso), che
rappresenta lo zero della scala dei gradi centigradi (Celsius).

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


La Temperatura - 2

PRINCIPIO ZERO della Termodinamica: equilibrio


termico.
Se due corpi isolati sono messi in contatto tra di loro, dopo un sufficiente
tempo, assumeranno la stessa temperatura, detta temperatura di
equilibrio termico.

Corollario: se due corpi A e B si trovano in equilibrio termico con un terzo


corpo T, allora essi sono in equilibrio termico tra di loro.

Questa legge zero, che appare ovvia, è la conseguenza dello scambio


di energia cinetica tra le molecole dei due corpi che entrano in
contatto. Gli urti sono di tipo elastico e si ha quindi trasferimento di
quantità di moto tra le molecole del corpo più caldo verso quelle del corpo
più freddo. L’energia così assorbita viene poi, nello stesso modo,
ridistribuita tra le molecole del corpo più freddo che ha ricevuto energia da
quello più caldo. L’opposto succede al corpo che ha ceduto energia.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Temperatura - 3
Le relazioni tra le temperature misurate con diverse scale di misura sono
le seguenti:
TK [K] = TC [°C] + 273.15 ovvero TC [°C] = TK [K] - 273.15
K = gradi Kelvin °C = gradi Celsius (centigradi)
La relazione tra i gradi Celsius e i gradi Fahrenheit è più complicata
perché quest’ ultima non usa come riferimento il punto triplo dell’acqua:
TC [°C] = (5 / 9) ‧ (TF [°F] – 32) ovvero TF [°F] = (9 / 5) ‧ (TC [°C]) + 32
La temperatura si misura con i termometri che utilizzano uno degli effetti
che la temperatura ha sulla materia, per esempio quella di dilatarla.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Temperatura e calore
Il calore è una forma di energia, quindi si misura in joule [J].

Il calore è l’energia che viane trasferita tra un sistema ed un’altro, per


esempio tra uno di noi e l’ambiente circostante, a causa della differenza
di temperatura esistente tra di essi.

Il calore è l’energia trasferita da un sistema ad un’altro che si trova a


a temperatura più bassa: il calore va dalla temperatura più alta a quella più
bassa.

Usando il sistema SI, il calore va espresso in joule, come ogni altra forma di
energia. Una unità di misura molto diffusa del calore è la caloria [cal].
1 cal = la quantità di calore (energia) necessaria per innalzare la temperatura di 1 g di
acqua pura da 14.5 °C a 15.5 °C. Molto usata la chilocaloria: 1 Cal = 1000 cal

1 cal = 4,186 J 1 Cal = 1 kcal = 4186 J


Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12
Dilatazione Termica nei solidi – 1
Quasi tutti i corpi se riscaldati si dilatano e se raffreddati riducono il loro
volume. Questo è il fenomeno della dilatazione termica.

Nei solidi si descrive il fenomeno attraverso il coefficiente di dilatazione


termica (lineare). Il coefficiente di dilatazione termica, indicato con , è in
genere debolmente dipendente dalla temperatura.

Presa una barra di un qualunque materiale, la sua lunghezza L dipenderà


dalla temperatura T cui si trova al momento della misura (attenzione che
questo vale anche per il metro che si usa per misurarla):

L(T) = L(To) +  L(To) (T-To) ⇒ L/L = T

Nel caso del volume, per i materiali “isotropi” (cioè che hanno le stessa
proprietà indipendentemente dalla direzione), si ha una legge analoga e il
coefficiente di dilatazione volumica  = 3 (poiché  << 1)
V/V = T
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12
Dilatazione termica nei solidi - 2

I valori di  sono molto piccoli ma possono produrre effetti disastrosi.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Calore specifico di solidi e liquidi
La capacità termica C di un oggetto è la
costante di proporzionalità tra la quantità di
calore e la variazione di temperatura che
essa produce:
Q = C T = C ( Tf – Ti )
Il calore specifico cs è la capacità termica
per unità di massa. Non è più riferito
all’oggetto ma alla massa unitaria della
sostanza che lo compone:
Q = cs m T = cs m ( Tf – Ti )

I calori specifici delle sostanze in tabella hanno valori molto differenti. Se guardiamo invece l’ultima
colonna, che riporta i calori specifici molari, i valori sono molto simili.
Da un punto di vista termodinamico, statistico, il comportamento di sistema non dipende tanto dalla
sua massa ma piuttosto dal numero di componenti elementari (atomi o molecole) di cui il sistema è
composto. Questa unità di misura è detta mole [ mol ]. La mole è una delle 7 unità di misura fondamentali
del sistema internazionale SI.
1 mol = l’insieme di “costituenti elementari” (building blocks) pari al numero degli atomi di 12C

(carbonio 12) contenuti in 12 g.


mole è l’abbreviazione di “grammo-molecola”. Una mole di sostanza data sono tanti grammi quanto è il
valore del suo peso molecolare.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12
La mole e il numero di Avogadro
Il numero di costituenti elementari che definiscono 1 mol (una mole) è
detto Numero di Avogadro, NA.

NA = 6.022 x 1023 [mol-1]


Ogni sostanza pura ha una massa molecolare A [g mol-1]. A è circa dato
dalla somma delle masse dei costituenti (vedi dopo).

La massa M [kg] di n [mol] moli di una sostanza è quindi data da:


M [kg] = n [mol] · A [g·mol-1] · 10-3

Analogamente il numero di moli n [mol] di una sostanza di massa M [kg] è:


n [mol] = 103 · M [kg] / A [g·mol-1]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Peso atomico e peso molecolare

Nella Tavola periodica gli elementi sono ordinati secondo il numero atomico Z. Il
numero di massa A (neutroni+protoni nel nucleo) è una prima stima del peso
atomico. Per l’idrogeno è circa 1. Per parecchi elementi leggeri è circa il doppio
del numero atomico. Il carbonio ha Z=6, e A=12.

6 x 12 + 1 x 14 = 86 !

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Calore latente
Il calore latente, di fusione e di evaporazione, è la quantità di calore, per unità
di massa, necessario per passare dallo stato solido allo stato liquido e dallo stato
liquido allo stato gassoso. La quantità di calore è misurata a temperatura costante,
rispettivamente temperatura di fusione e di evaporazione. Il calore latente è detto
anche calore di trasformazione.
I calore latenti di fusione ed evaporazione sono indicati rispettivamente:
Lv = calore (latente) di evaporazione
LF = calore (latente) di fusione

Nota: durante il passaggio di stato, la temperatura del sistema rimane costante in quanto l’apporto di
calore è assorbito dal calore latente, alla temperatura di equilibrio.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Densità
La densità  di una sostanza è definita come il rapporto tra la massa m
[kg] della sostanza e il suo volume V [m3]. E’ più propriamente chiamata
massa volumica.  [kg m-3]
m

V
Volumi uguali di sostanze differenti hanno masse diverse e, conseguentemente,
diverse densità. Le densità dei gas sono inferiori rispetto a quelli dei solidi e dei
liquidi in quanto le molecole di un gas sono relativamente distanti tra loro. Un
volume di gas contiene una frazione relativamente grande di spazio vuoto.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Pressione
Se si immette aria in un pneumatico, si aumenta il numero di molecole di gas
all’interno del pneumatico stesso e la forza complessiva che queste esercitano
contro le sue pareti aumenta.
La molecole di aria all’interno del pneumatico sono libere di migrare in tutto il suo
volume. Tuttavia non possono uscirne. Gli urti che si producono continuamente tra
le molecole del gas e le pareti del pneumatico permettono al gas di esercitare una
forza contro ogni parte della superficie delle pareti (principio di Pascal).

La pressione è il modulo della forza agente


perpendicolarmente ad una superficie, diviso per
l’area A della superficie stessa
La pressione è una grandezza scalare

P  N 2  Kg   Pa  105 bar 


F
P
A m s2 m
L’unità di misura della pressione è il pascal [Pa].

Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Riassunto delle Definizioni
Termodinamica
La termodinamica è la branca della fisica che studia le modalità con cui i corpi si scambiano
calore e come questo possa essere trasformato in lavoro.

Sistema
Si definisce sistema l’insieme dei corpi che si sta studiando.

Ambiente
Si definisce ambiente tutto ciò che non appartiene al sistema.

Stato del sistema


Si definisce stato del sistema l’insieme delle condizioni fisiche del sistema stesso specificate
dalle osservabili fisiche come: pressione,volume e temperatura.

Funzione di stato
Si definisce funzione di stato del sistema una osservabile il cui valore dipende solo dallo
stato in cui si trova il sistema e non dalle modalità con cui è stato raggiunto.

Equilibrio Termico
Due sistemi sono detti in equilibrio termico se, quando sono portati a contatto termico, è
nulla la quantità totale di energia termica che si trasmette (→ Legge zero)

Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


1° Principio della Termodinamica
Quando un sistema assorbe una quantità di calore Q e compie una
quantità di lavoro L, l’energia interna del sistema Eint varia di una quantità
Eint. La relazione tra le grandezze è la seguente:
Eint  Eint, f  Eint,i  Q  L dEint  dQ  dL
Il primo principio della termodinamica è un principio di conservazione
dell’energia. L’equivalente del principio di conservazione dell’energia
meccanica.
Il lavoro ha segno positivo se è fatto dal sistema, è negativo se fatto sul
sistema.
Il calore è positivo se è assorbito dal sistema, negativo se è ceduto dal
sistema.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Lavoro compiuto dal sistema
Considerando il sistema rappresentato
in figura, al quale viene fornita una
quantità di calore (energia), a causa
dell’aumento di temperatura del gas, il
sistema si espande e compie lavoro.
 
dL  F  ds  ( pA)(ds )  ( p)( Ads )  p dV
Vf
L   dL   p dV
Vi

Il lavoro è compiuto dal sistema (il suo


volume aumenta) e quindi è positivo.
Dalla relazione del 1° Principio

Eint  Eint, f  Eint,i  Q  L


notiamo che la variazione dell’energia
interna del sistema (da cui deriva tra l’
altro la sua variazione di temperatura)
è minore del calore fornito

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Esercizi Lezione 8
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W.
Jewett Jr. Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).
16-2: L’azoto liquido ha il punto di ebollizione a -195,81 °C, alla pressione atmosferica.
Esprimere questa temperatura in: a) gradi Fahrenheit, b) gradi kelvin. [ a) -320 °F, b) 77.3 K ]
Convertire nelle altre 2 unità di misura (K, °C, °F) le seguenti temperature: 451 °F, 0 K,
100 °C, 310 K, 86 °F, -40 °C. [451°F=238°C=506K; 0K=-273.15°C=524°F; 100°C=212°F=373K;
310K=36.85°C=98.3°F; 86°F=30°C=303K; -40°C=233K=-40°F]
17-1: Un ferro di cavallo di 1.5 kg inizialmente a 600 °C è lasciato cadere in un secchio
contenente 20.0 kg di acqua a 25 °C. Sapendo che il calore specifico del ferro è cFe = 448
J kg-1 K-1, determinare la temperatura finale del sistema. (Nota: trascurare il calore
specifico del recipiente e assumere che soltanto una trascurabile quantità di acqua
vaporizzi). [ T = 29.6 °C = 302.8 K ]
T.E. - In un bicchiere grande si mettono 100 g di ghiaccio alla temperatura di 0 C° e poi si
versa una lattina di CocaCola da 0.5 litri, alla temperatura ambiente di 25 °C.
Supponendo che non ci sia scambio di calore con il mondo esterno e che la CocaCola si
comporti come l’acqua, determinare:
a) di equilibrio alla quale si porta il sistema nel caso in cui il calore trovato al punto il
calore massimo che la CocaCola potrebbe cedere se si portasse a 0 °C [ Qmax = 52.3 kJ
= 12.5 kcal ]
b) la temperatura precedente sia sufficiente a scogliere tutto il ghiaccio (il calore latente
di fusione dell’acqua è: LF = 0.333 MJ/kg.). [ Tf = 7.6 °C = 280.7 K ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Esercizi Lezione 8 - continua
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W.
Jewett Jr. Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).
17-3: In un recipiente isolato si aggiungono 250 g di ghiaccio a 0 °C a 600 g di acqua a 18
°C. Determinare : a) la temperatura finale del sistema, b) la quantità rimanente di
ghiaccio. [ a) 0°C, b) 114 g ]
17-2: Un proiettile di piombo di massa 3.00 g alla temperatura di 30.0 °C e alla velocità di
240 m/s colpisce un blocco di ghiaccio a 0 °C rimanendovi conficcato. Determinala la
quantità di ghiaccio che fonde ( cPb = 128 J kg-1 K-1 , LF = 333 kJ/kg). [ mg = 0.294 g ]
17-5: Un sistema termodinamico subisce una trasformazione durante la quale la sua
energia interna diminuisce di 500 J. Sapendo che durante la trasformazione si compie sul
sistema un lavoro pari a 220 J, determinare l’energia trasferita al sistema, o fornita dal
sistema, sotto forma di calore. [ Q= -720 J ]
16-3: L’elemento attivo di un certo laser è costituito da una sbarretta di vetro lunga 30.0
cm con un diametro di 1.50 cm. Sapendo che la temperatura della sbarretta aumenta di
65.0 °C e che il suo coefficiente di dilatazione lineare è  = 9.00 x 10-6 K-1, trovare
l’aumento: a) della lunghezza, b) del diametro, c) del volume [ a) L= 1.76 x 10-4 m, b)
=8.78 x 10-6 m, c) V= 93.0 x 10-9 m3 ]
Determinare il numero di moli ed il numero di molecole contenute in una bottiglia di acqua
minerale da 1.5 litri. (Aacqua = 18 g/mol) [ n = 83.3 mol; N = 5.02·1025 ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 8 - 2011/12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 9 (4 ore)
Trasformazioni termodinamiche,
legge dei gas perfetti e teoria cinetica

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Trasformazioni Termodinamiche
Limitandoci a considerare un sistema gassoso, in cui tipo e quantità di
gas non cambiano (sistema chiuso), notiamo che:
lo stato del sistema è determinato dalla conoscenza delle grandezze
pressione, volume e temperatura.
Queste grandezze: p, V e T sono dette variabili di stato.
Una trasformazione termodinamica rappresenta l’evoluzione del
sistema da uno stato iniziale ad uno stato finale, attraverso il passaggio
da infiniti stati intermedi contigui. Vari sono i modi di passare da uno
stato iniziale ad uno stato finale

Come in meccanica abbiamo definito il Diagramma Orario per mettere


in forma di grafico le caratteristiche principali del moto di un corpo,
così in termodinamica si usa generalmente il Diagramma pV - con il
volume del sistema, V, in ascisse (asse delle x) e la pressione, p, in ordinate (asse
delle y) - per mettere in forma grafica una trasformazione termodinamica,
cioè l’evoluzione degli stati da cui passa un sistema da uno stato iniziale a
uno stato finale
Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Esempi di trasformazioni
Alcuni esempi di trasformazioni sono riportati qui sotto sul diagramma pV,
con l’indicazione del lavoro compiuto dal sistema.
 
dL  F  ds  ( pA)(ds)  ( p)(Ads)  p dV  L   dL   p dV
Vf

i V

Nota: si suppone che le trasformazioni avvengano molto lentamente,


passando per stati di equilibrio.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Trasformazioni particolari
Trasformazione adiabatica: il sistema è completamente isolato e non
si verifica nessun trasferimento di calore con l’ambiente esterno.
Eint   L
Trasformazione a volume costante o isocora: durante la
trasformazione il volume del sistema non cambia.
Eint  Q
Trasformazione isoterma: durante la trasformazione la temperatura
del sistema non cambia. Per trattarla non basta il 1° Principio.

Trasformazione ciclica: sono trasformazioni nelle quali, dopo alcuni


scambi di calore e lavoro si ripristina lo stato iniziale del sistema.
QL
Trasformazione di espansione libera: è l’espansione di un gas da un recipiente a un
ambiente in cui ci sia il vuoto. E’ anomala perché non passa da stati di equilibrio però
possiamo scrivere.
QL0  ΔEint  0  T  0
Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Espansione libera
L’espansione libera è un processo irreversibile, che non passa per stati di
equilibrio. Risulta anche molto difficile da realizzare perché come il gas
entra nella seconda camera la condizione di vuoto non è più rispettata.
Questo processo ideale risulta però molto utile concettualmente perché,
non cambiando la temperatura, le variabili termodinamiche che
definiscono il sistema nel suo stato finale sono facilmente calcolabili.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12


Legge dei gas perfetti (ideali)
In tutti i gas, monoatomici o molecolari, le variabili di stato sono legate
tra di loro da una legge fondamentale che, nel caso dei gas ideali, è:
pV = nRT [J].
Questa legge, Legge dei gas perfetti, vale in ottima approssimazione se
le densità non sono troppo elevate e si è lontani dalla transizione di fase.
– p [Pa] è la pressione – [Pa] = [N m-2] = [kg m s-2] [m-2] = [kg m-1 s-2] = [J m-3]
– V [m3] è il suo volume
– n [mol] è il numero di moli di cui è composto
– R [J mol-1 K-1] è la costante dei gas – R = 8.31 [J mol-1 K-1]
– T [K] è la temperatura di equilibrio del sistema
p [J m-3] ·V [m3] = n [mol] ·R [J mol-1 K-1] ·T [K]
La costante dei gas R deriva da due costanti molto importanti nella fisica:

R = k NA
NA = numero di Avogadro = 6.02 · 1023 [mol-1]
k = costante di Boltzmann = 1.38 · 10-23 [J/K]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Note sulla legge dei gas perfetti
Si può esprimere utilizzando k e N= n·NA (N è quindi il numero di
molecole di cui è composto il sistema termodinamico in oggetto) e si ottiene
pV=NkT
In una trasformazione isoterma (T = costante) si ha, quindi:
p V = n R T = cost ⇒ p V = cost
Notiamo che in una trasformazione isoterma
è necessario uno scambio di energia con l’ambiente
esterno. Infatti se il sistema si espande da Vi a
Vf > Vi , esso compie un lavoro che, a T = cost,
deve essere compensato da un apporto
esterno di energia: Eint = 0 = Q – L
In una trasformazione isocora (V = costante) si ha
V = (n R T)/p = cost ⇒ (n R T)/p = cost
In una trasformazione isobara (p = costante) si ha
p = (n R T)/V = cost ⇒ (n R T)/V = cost
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Esercizio: Lavoro isoterma
Una mole di ossigeno O2 (supposto gas ideale) si espande a temperatura
ambiente di 310 K da un volume Vi di 12 litri a un volume Vf di 19 litri. Determinare
il lavoro svolto dal gas e la quantità di energia termica che l’ambiente deve fornire
al sistema perché la trasformazione risulti isoterma. Ricordiamo che la trasformazione
deve essere sufficientemente lenta !
Il lavoro si ottiene integrando la pressione rispetto
al volume del gas:
Vf
L   p dV ma p V  n R T  costante 
Vi

1 1 pi = 21.5 bar
p  n RT  costante 
V V pf = 13.6 bar
Vf 1 V f dV
L   (nRT ) dV  nRT  
Vi V Vi V

Vf 
L  nRT ln V  Vif  nRT ln   
V

 Vi 

   19 
 1mol  8.31 J mol 1 K 1 310K  ln   1180 J
 12 
Nella Figura la linea verde rappresenta nel diagramma pV la
trasformazione isoterma. Il lavoro compiuto dal gas durante
l’espansione è rappresentato dall’area colorata sottesa
dall’isoterma tra i punti Vi e Vf:
Il calore apportato dal mondo esterno al sistema durante la
trasformazione deve compensare il lavoro svolto.
Eint = 0 = Q – L ⇒ Q = L = 1180 J = 0.28 kcal = 0.28 Cal
Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Teoria cinetica dei gas - I
Supponiamo che un gas ideale sia confinato entro un
recipiente cubico di lato L.
Dato il gran numero di molecole possiamo supporre che il loro
comportamento sia puramente statistico. La velocità media v è data dalla
relazione: v  vx  v y  vz e i valori medi delle componenti della velocità
2 2 2 2

nelle 3 direzioni sono uguali: vx  v y  vz e anche vx2  v 2y  vz2  v 2 / 3


Consideriamo ora una molecola in moto lungo l’asse x con velocità media vx.
Se la molecola parte a t=0 da una parete, urta quella opposta dopo un tempo
L/vx e ritorna alla partenza dopo Δt = 2L/vx

Supponiamo l’urto elastico. L’impulso ceduto è Jx = px = (-mvx) - (mvx) =


- 2mvx
La forza esercitata dalla parete sulla molecola è
J x  p x  2m v x mvx2
Fi    
t t 2 L / vx L
Quella sulla parete è uguale e opposta !
Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Teoria cinetica dei gas - II
La forza che ogni molecola esercita sulla parete in questione è quindi:
m v x2
Fi  Velocità quadratica media
L
m vx2 
Mentre la forza totale esercitata dalle N
molecole per il moto lungo l’asse x, è data da: Ftot , x N
Passando alla pressione si ha: L
1 m v 2 
Ftot , x N m v  2 2
2
2N Energia cinetica
p   N  K media
L2 3 L 3
3 V 3V
N
• Usando la legge dei gas p V  n R T  k N AT  N k T si trova:
NA
2 3
p V  n R T  N k T  N  K  dove  K   k T
3 2
Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
P e T dalla teoria cinetica
Abbiamo quindi visto che la temperatura è una variabile termodinamica
(statistica) legata all’energia cinetica media delle molecole del sistema, cioè in
ultima analisi alla loro velocità quadratica media.
Anche la pressione di un gas è una variabile termodinamica conseguenza della
velocità media delle molecole in quanto è determinata dalle forze impulsive sulle
pareti.
Abbiamo infine capito il significato dell’importantissima costante di Boltzmann, k
[J/K] che rappresenta proprio un’unità elementare di energia per grado di
temperatura dato che l’energia cinetica media delle molecole è:

3
K   kT Questa è, nel caso del gas ideale, l’energia interna per
2 molecola monoatomica!

Le relazioni che abbiamo ottenuto permettono di stimare la velocità quadratica


media, nota la temperatura T
1 3 3RT vqm = velocità quadratica media
m vqm  k T  M vqm  3 R T  vqm 
2 2

2 2 M M = massa molare (massa di 1 mol)

Basta ricordare che: M  NA m e R  k NA

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12


Esempio

L’aria è una miscela di azoto (N2’ (M(N2) = 28.0 u)) ossigeno (O2, (M(O2) =
32.0 u)) ed argon (Ar, (M(Ar) = 39.9 u)). Alla temperatura di 20 °C (293 K)
la velocità quadratica media di ciascun gas sarà:

3kT 3kT 3  1.38 1023  293


vqm   vqm (O2 )    478 m / s
m m 32  1.66 10 27

3kT 3  1.38 10 23  293


vqm ( N 2 )    27
 511 m / s
m 28  1.66 10

3kT 3  1.38 10 23  293


 vqm ( Ar )    27
 428 m / s
m 39.9  1.66 10

Ci vogliono argomenti più sofisticati per mostrare che la distribuzione di


velocità è la cosiddetta distribuzione di Maxwell

Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12


Calori specifici molari dei gas - 1
Per quello che abbiamo visto risulta chiaro che, nel caso dei gas, il calore
specifico si definirà per mole invece che per unità di massa. Da cui il nome di
calore specifico molare.
Un’altra cosa che succede con i gas è che il calore specifico molare, cioè la
quantità di calore necessaria per far aumentare la temperatura di una mole di gas
di un grado kelvin, dipende dalle condizioni in cui facciamo variare la temperatura:
a volume costante o a pressione costante.
Ricordando che l’espressione dell’energia cinetica media delle molecole è
proporzionale alla temperatura e che l’energia interna è la somma delle
energie cinetiche medie delle molecole che lo compongono, possiamo scrivere:
K  32 k T  Eint  n N A  K  n N A   3
2

k T  32 n R T gas mono-atomico
Fornendo calore al sistema a volume costante, il sistema non compie lavoro:
Eint  Q  L  Q  Eint  n CV T 
Q Eint
CV   ma Eint  32 n R T  CV  32 R  12.5 [J/(mol K)]
n T n T
Il CV ottenuto è il calore specifico molare a volume costante di un gas
monoatomico. Nel caso dei gas biatomici (N2, O2, H2, aria. Ecc.) si ha:
Eint  52 n R T  CV  52 R  20.8 [J/(mol K)] gas bi-atomico
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Calori specifici molari dei gas - 2

In tabella sono riportati i calori


specifici molari a volume costante
di alcuni gas, monoatomici,
biatomici e poliatomici. Si noti come
per i gas monoatomici reali il valore
sia molto simile a quello ottenuto per i
gas ideali. Lo stesso vale per i
biatomici.

Per quanto riguarda il calore specifico molare a pressione costante, Cp,


notiamo che, se si mantiene la pressione costante al variare della temperatura, il
volume del sistema deve variare, poiché pV ∝ T e p = costante.
Ne consegue che il lavoro compiuto dal sistema è diverso da zero: L ≠ 0. In
sostanza, dalla solita formula si ha: Q= Eint +L. Dalle formule già ricavate:

Q  n C p T Eint  Q  L L  p V  n R T gas mono- e poli-atomici

Eint  32 n R T CV  32 R Eint  n CV T
C p  CV  R
CV  C p  R  C p  CV  R

Nota: questa previsione teorica concorda molto bene con i dati sperimentali
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Trasformazioni adiabatiche - I
Grazie alla legge del gas ideale possiamo rappresentare le principali
trasformazioni subite dal gas sul piano p-V:
• Trasformazione isoterma: pV = costante, iperbole

• Trasformazione isobara: p = costante, tratto orizzontale

• Trasformazione isocora: V = costante, tratto verticale

Possiamo rappresentare sul piano p-V anche le trasformazioni


adiabatiche, ovvero quelle caratterizzate da uno scambio nullo di energia
con l’esterno: Q = 0. Questo è tipicamente verificato nel caso di
trasformazioni sufficientemente rapide (propagazione delle onde sonore)
oppure eseguite in un ambiente ben isolato.

Per le trasformazioni adiabatiche vale che:

pV   costante
  Cp
piVi  p f V f ; 
CV
Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12
Trasformazioni adiabatiche - II
Il fatto che nelle trasformazioni adiabatiche valga la relazione:

 Cp
pV  costante  CV
 5/3 = 1.67 per gas mono-atomico
7/5 = 1.40 per gas bi-atomico

si dimostra facilmente dalla proprietà dQ = 0 e dall’espressione che


abbiamo ricavato per la variazione dell’Energia interna. Infatti si ha:
dV
dQ  0  dEint   dL   p dV   p (V ) dV   n R T
V
3 Cp 5
gas mono - atomico (He, Ar...) dEint  dEint  n R dT      1.67
2 CV 3
5 Cp 7
gas bi - atomico (H 2 , O2 , N 2 , aria...) dEint  dEint  n R dT      1.40
2 CV 5
dT 2 dV 5 dV dV dT 2 dV 7 dV dV
  (1  )  (1   ) ovvero   (1  )  (1   )
T 3 V 3 V V T 5 V 5 V V
quindi in entrambi i casi abbiamo :
ln T  (1   ) ln V  cost.  T V  1  cost.  p V   costante

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12


Esercizi Lezione 9
Un bollitore viene riempito con un litro d’acqua a 20 °C. Supponendo che non ci sia
scambio termico con l’ambiente esterno, sapendo che la resistenza R che riscalda
l’acqua consuma 1200 W e che la tensione fornita dalla rete elettrica è 220 V,
determinare: a) il valore della resistenza R, b) il tempo necessario per portare l’acqua alla
temperatura di ebollizione, c) il tempo che sarebbe necessario per far evaporare tutta
l’acqua contenuta nel bollitore, una volta raggiunta la temperatura di ebollizione,
lasciando accesa la resistenza riscaldante. LV = 2256 kJ/kg. [ a) R = 40.3 , b) tebol. = 279 s, c)
tevap. = 1880 s ]
In un bicchiere viene versata una lattina di CocaCola (330 cc) alla temperatura ambiente
di 27 °C. Determinare la temperatura alla quale si porta la bibita se vengono versati nel
bicchiere 100 g di cubetti di giaccio a 0° C. [ Tfin = 2.2 °C ]
17-8: Un sistema formato da una mole di gas idrogeno è riscaldato a pressione costante
da 300 K a 420 K. Calcolare: a) l’energia trasferita al gas come calore, b) l’incremento
dell’energia interna del gas, c) il lavoro svolto sul gas. [a) Q = n Cp T = 3.5 kJ, b) Eint = n
CV T = 2.5 kJ, c) Lsul gas = - Ldal gas = Eint – Q = - 1.0 kJ ]
17-7: Due moli di elio gassoso, inizialmente alla temperatura di 300 K e alla pressione di
0.400 atm, subiscono una compressione isoterma fino alla pressione di 1.2 atm.
Assumendo che il gas si comporti come un gas ideale, determinare: a) il volume finale del
gas, b) il lavoro compiuto dal gas, c) la variazione dell’energia interna del gas, d) il calore
che il gas riceve dall’ambiente. 1 atm = 1.013 x 105 Pa. [ a) 0.0410 m3, b) L = -5.48 kJ, c) Eint =
0, d) Q = -5.58 kJ ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12


Esercizi Lezione 9 - continua
17-4: Un gas ideale si espande al doppio del suo volume iniziale di 1.00 m3, seguendo
una trasformazione quasi-statica data dalla relazione p =  V2, dove  = 5.00 atm/m6.
Determinare il lavoro che il gas compie durante la trasformazione. [ L = 1.18 x 106 J ]

16-8: Dato un sistema termodinamico formato dal gas elio contenuto in un pallone del
diametro di 30.0 cm, alla temperatura di 20 °C e alla pressione di 1 atm, determinare: a)
da quante moli di gas elio è composto il sistema, b) da quanti atomi, c) la massa dell’elio,
d) la massa di un atomo di elio, e) il valore dell’energia cinetica media degli atomi. f) il
valore della velocità quadratica media degli atomi. Il valore della massa atomica dell’elio è
M = 4.00 g/mol. [ V = 1.41 x 10-2 m3, a) n = 0.588 mol, b) N = 3.54 x 1023, c) 2.35 g, d) 6.65 x 10-27
kg, e) 6.07 x 10-21 J, f) 1.35 x 103 m/s ]

17-6: Un gas ideale inizialmente a 300 K è sottoposto a una trasformazione isobara alla
pressione di 2.50 kPa. Se durante la trasformazione il gas aumenta il suo volume da 1.00
m3 a 3.00 m3 e riceve una quantità di calore Q=12.5 kJ, determinare: a) la variazione
dell’energia interna, b) la temperatura finale del gas [ Eint = 7500 J, Tf = 900 K ]

17-9: Un campione di 2.00 moli di gas perfetto biatomico si espande lentamente e


adiabaticamente da una pressione di 5 atm e un volume di 12 litri a un volume di 30.0 litri.
Determinare: a) la pressione finale del gas, b) le temperature iniziale e finale, c) le tre
grandezze che compaiono nel primo principio della termodinamica. [ 1.39 atm=1.4·105 Pa, Ti
= 366 K e Tf = 253 K, Eint = -4.7 kJ, Q = 0, L = 4.7 kJ ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica - Lez. 9 - 2011/12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 10 (4 ore)

Forze elettriche, campi e potenziale elettrostatico

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
La carica elettrica
E’ esperienza comune che la materia può contenere della
carica elettrica e molti dei fenomeni associati ad essa sono già noti:
fulmini, scariche, attrazione elettrostatica ecc.
La materia ordinaria contiene enormi quantità di carica elettrica anche
se risulta normalmente nascosta: infatti contiene un numero identico di
cariche positive e negative, risultando così elettricamente neutra.
E’ pero possibile, ad esempio per sfregamento, generare in un corpo un
eccesso di carica di un dato segno, tale corpo avrà allora una carica
netta.
Esiste in natura una forza sensibile allo stato di carica di un corpo:
cariche elettriche dello stesso segno si respingono, cariche di
segno opposto si attraggono.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Materia, conduttori ed isolanti
La struttura stessa degli atomi è responsabile della natura elettrica della
materia:
– Protoni con carica positiva e neutroni, privi di carica,
formano un nucleo centrale
– Elettroni carichi negativamente orbitano intorno al nucleo
– L’atomo ha una struttura complessivamente neutra, ma
può perdere o acquisire carica per ionizzazione
E’ possibile classificare le sostanze in funzione della facilità che hanno
le cariche elettriche a muoversi attraverso di esse:
– Conduttori: le cariche si muovono abbastanza liberamente, come nel rame
o nei metalli in genere
– Non conduttori o isolanti: le cariche non si muovono affatto, come la
gomma, la plastica o il vetro.
– Semiconduttori: sostanze dal comportamento intermedio, come il silicio o il
germanio utilizzati nei circuiti integrati.
– Superconduttori: sostanze perfettamente conduttrici in cui le cariche si
spostano senza ostacolo alcuno, come il niobio al di sotto della temperatura
di 9 K che viene utilizzato negli acceleratori di particelle.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
La legge di Coulomb
Due particelle con cariche elettriche di modulo q1 e q2, poste ad una
distanza r, subiscono una forza elettrostatica data dalla
legge di Coulomb:
 q1 q2
F k 2 C.A. Coulomb,
1785
r
Ciascuna delle cariche esercita una forza F sull’altra, si tratta di una
coppia di azione-reazione.
La forza è sempre diretta lungo la direttrice tra le due particelle, nel verso
di allontanamento se si respingono e nel verso di avvicinamento se si
attraggono.
E’ evidente l’analogia con la forza di gravitazione universale di Newton, k
è detta costante elettrostatica.
L’unità di misura SI per la carica è il coulomb (C) e la costante k è pari a:

k
1
 8.99 10
9 N  m2
con N   kg  m  s 2 
4  0 C2
Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Concetti e formule fondamentali
Alcune concetti fondamentali:
La quantità di carica elettrica Q in transito nell’intervallo di tempo  t è
detta corrente elettrica. L’unità SI della corrente è l’ampere [A].
dQ Q [C ]
i  lim [ A]  1 C  1 A  1 s 
dt t 0 t [ s]
La costante elettrostatica è determinata dall’espressione:
1 C2
k  0  8.85 10 12
 costante dielettrica del vuoto
4 0 N m 2

Diversamente da Coulomb o Franklin oggi sappiamo che la carica


elettrica è quantizzata, ovvero che essa è sempre e solo multiplo di
una carica elementare detta e. Per qualsiasi q vale che:
q  ne ; n  1,  2, ... ; e  1.602 10 19 C

Ad ogni livello dell’indagine fisica, da quello atomico a quello


macroscopico, è sempre verificato il principio di conservazione della
carica elettrica formulato da B. Franklin.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Tavola Periodica degli elementi
Nella Tavola periodica gli elementi sono ordinati secondo il numero di cariche
elementari positive (protoni) che sono contenute nei rispettivi nuclei. Intorno ai
nuclei “ruotano” altrettante cariche elementari negative (elettroni) in modo che
l’atomo sia elettricamente neutro.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Campo elettrico e linee di forza
L’azione a distanza caratteristica della forza elettrostatica viene spiegata in fisica
grazie al concetto di campo elettrico:
– Il campo elettrico è vettoriale, consiste in una distribuzione di vettori nello spazio intorno
ad una particella carica.
– Supponiamo di esplorare tale spazio tramite una particella con carica positiva di prova
q0. Se F è la forza a cui la particella è soggetta in un dato punto P(x,y,z), il campo
elettrico in P vale:
Analogia con il campo gravitazionale
 
 Fel  Fg
E con q0  1  C ag  con m0  1  kg
q0 m0
E = forza per unità di carica ag = forza per unità di massa
Il campo elettrico in un certo spazio può essere visualizzato attraverso le sue
linee di forza:
– In ogni punto la tangente alla linea indica la direzione del campo elettrico
– La densità di linee per unità di superficie normale è proporzionale alla intensità del
campo elettrico: le linee si addensano dove il campo è più intenso
– Si consideri che la particella di prova è sempre positiva: le linee escono dalle cariche
positive ed entrano in quelle negative
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Campo elettrico e linee di forza - 2
Le linee di forza tracciano sempre traiettorie chiuse; nel caso di cariche
di un solo segno si suppongono chiuse su cariche lontane (all’infinito).
Ecco qualche esempio di linee di forza e di vettore campo elettrico
corrispondente per semplici distribuzioni di carica:

Coppia di cariche di
Singola carica Coppia di cariche segno opposto:
negativa. positive dipolo elettrico

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Campo di una carica puntiforme
Utilizziamo la carica di prova positiva q0 per descrivere il campo elettrico
di una singola carica puntiforme q in funzione della distanza r:
– L’intensità della forza è data dalla legge di Coulomb:
 1 q q0
F 
4 0 r 2
– L’intensità del vettore campo elettrico è allora data da:

 F 1 q
E  
q0 4 0 r 2
– Vale il principio di sovrapposizione, dunque è possibile calcolare allo
stesso modo il campo generato da più cariche puntiformi qi come:
  
   F1 F2  1 qi  q0   r
E  E1  E2  ...    ... con Fi  r e r 
q0 q0 4 0 r 2
r
– Ciascun contributo Ei corrisponde al campo elettrico che sarebbe generato se
la carica q i fosse l’unica presente!

Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Esempio: Campo di un dipolo elettrico
Utilizziamo il principio di sovrapposizione per esprimere il campo elettrico
generato da un dipolo elettrico lungo il suo asse (asse z):
1 q 1 q 1 q 1 q
E  E   E     
4 0 r 2 4 0 r 2 4 0  d
2
4 0  d
2

z  z 
 2  2
Che può essere riscritta come:
 q d 
2
 d  
2

E 2 
1    1   
4 0 z  2 z   2 z  

Quando ci troviamo a grandi distanze dal dipolo


possiamo approssimare il risultato considerando
che z >> d. L’espressione risultante è:
q 2d 1 qd 1 p
E   ; p  qd
4 0 z 2 z 2 0 z 3 2 0 z 3

p = qd è il momento di dipolo elettrico, contiene


le due grandezze intrinseche del dipolo.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Moto di una carica in campo elettrico

Per descrivere il moto di una particella carica q in un campo


elettrico E(x,y,z) è sufficiente considerare che in ogni punto
P la forza sulla particella è data da:
 
F qE
Considerazioni importanti:

– Il campo è un campo esterno: esso non è quello generato dalla


particella che in esso si muove. Corollario: un corpo carico non
risente del proprio campo elettrico !

– Il campo elettrico ha lo stesso verso della forza se la particella ha


carica positiva, ha il verso opposto se ha carica negativa.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Flusso del campo elettrico
Se in una data porzione di spazio è presente un campo vettoriale, ogni
superficie arbitraria dà luogo ad un flusso di campo determinato dalle
linee di campo che la superficie intercetta.
Introduciamo il vettore areale, il cui
modulo è pari all’area della superficie A
e la cui direzione è normale al piano
dell’area. In un campo elettrico costante
 
Il flusso è definito come:  E  E  A
Se consideriamo una superficie chiusa, possiamo
sommare il contributo di tutti i piccoli piani di area
 A che la compongono:
– Il campo E può essere ritenuto costante su aree
così piccole
– Facendo tendere a zero l’area dei piani  A:
 
 E   E  dA
Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Legge di Gauss
La legge di Gauss mette in relazione il flusso netto di campo elettrico
attraverso una superficie chiusa (detta anche superficie gaussiana) con la
carica netta qint che è racchiusa all’interno della superficie. Vale che:
 
qint   0  E   0  E  dA Legge di Gauss

– Se la carica netta è positiva il flusso è uscente,


se è negativa il flusso è entrante.
– Forma e posizione delle cariche non hanno
importanza!
– Cariche esterne alla superficie danno un flusso
netto pari a zero: tutte le linee di forza entrano
ed escono.
Ad esempio si considerino le superfici in figura:
– S1: carica netta positiva, flusso positivo
– S2: carica netta negativa, flusso negativo
– S3: niente carica, flusso netto nullo
– S4: carica netta nulla, flusso nullo
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Applicazione della legge di Gauss ai conduttori

Campo elettrico all’interno dei conduttori:


– In un conduttore le cariche in eccesso sono libere di muoversi e la repulsione
elettrostatica le spinge tutte a disporsi sulla superficie esterna
– Applicando la legge di Gauss ad una superficie chiusa
tutta interna al conduttore osserviamo che essa
non racchiude alcuna carica:
• il campo elettrico è nullo all’interno dei conduttori!

Campo elettrico sulla superficie dei conduttori:


– Consideriamo una piccola superficie cilindrica “a cavallo”
dello strato più esterno
– Sia  [C/m2] la densità superficiale di carica:
– Non c’è flusso nella superficie interna poiché E = 0
– Non c’è flusso in quella laterale perché il campo è
ortogonale al vettore areale
– Il solo contributo al flusso è dato dalla faccia esterna

qint   0 E A   A  E 
0
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Ancora sui conduttori …
Alcune considerazioni ulteriori sui conduttori:
– Su oggetti asimmetrici la carica elettrica in eccesso non si distribuisce
necessariamente in modo omogeneo, la densità superficiale tende ad essere
maggiore laddove il raggio di curvatura è minore (punte, spigoli etc.).
• Il campo sulla superficie è sensibile alla sola densità superficiale di carica, ne
segue quindi che il campo elettrico ha valori più alti in prossimità di spigoli vivi: è
l’effetto punta.
– Le cariche sui conduttori si dispongono sempre in modo da determinare
campo elettrico nullo all’interno, anche se il conduttore non presenta cariche
in eccesso.
• Le linee di forza si arrestano alla superficie e sono ad essa perpendicolari
– Si consideri il caso di un conduttore con una
cavità che racchiuda una carica - q:
• Sulle superfici interna ed esterna del conduttore
cavo si formano delle cariche –q e +q tali che
il campo all’interno del conduttore (in azzuzzo nella
figura) sia nullo e il conduttore rimanga neutro.
• Tali cariche sono dette cariche immagine.
• La configurazione interna della carica è insondabile
dall’esterno, così come la carica interna non risente
in alcun modo di quelle esterne.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Energia potenziale elettrica
La forza elettrostatica è conservativa, possiamo allora definire per essa
un’energia potenziale elettrica  U tale che:
 U  U f  U i  Lapp   L
Dove L è il lavoro compiuto dal campo elettrico nel passare da i a f, mentre
Lapp= - L è il lavoro compiuto da una forza esterna per passare dalla
configurazione iniziale a quella finale
La configurazione di riferimento per un sistema di particelle cariche è
quella in cui esse siano infinitamente distanti, a tale configurazione
assegniamo una energia potenziale nulla.
Se indichiamo con L∞ il lavoro compiuto dal campo elettrico per portare una
carica dall’infinito alla configurazione finale, l’energia Uf = U sarà pari a:
U   L
In perfetta analogia con la gravitazione, il lavoro compiuto non dipende
dal percorso effettuato ma solo dalla scelta delle configurazioni iniziale e
finale.


Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Il potenziale elettrico
L’energia potenziale di una carica dipende dal valore della carica stessa,
invece l’energia potenziale per unità di carica ne è indipendente. Essa
viene chiamata potenziale elettrico ed è dunque data da:
U Uf U i U L
V e  V  V f  Vi    
q q q q q
1 J 
– Il potenziale V(x,y,z) è un campo scalare, la sua unità di misura 1 V  
SI è il volt [V] = [J]/[C] = [J]/[A·s], ricordando che 1C=1A·1s 1 C 

– Il campo elettrico E può dunque essere anche E   N   J / m  V 


misurato in V/m: C  C  m
Il luogo dei punti nello spazio aventi il medesimo potenziale è chiamato
superficie equipotenziale:
– Le linee di forza sono sempre ortogonali
alle superfici equipotenziali
– Un percorso i cui punti iniziale e finale
giacciano su una superficie equipotenziale
compie lavoro nullo.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Calcolo del potenziale elettrico
Ricaviamo un espressione per il calcolo del potenziale elettrico

– dalla definizione stessa di lavoro


e di campo elettrico:
   
dL  F  ds  q0 E  ds
– integrando lungo la traiettoria scelta:
f
 
L  q0  E  ds
i

– e dalla definizione di potenziale:


f
 
V  V f  Vi    E  ds
i
Il risultato è l’integrale di linea della grandezza E·ds lungo la traiettoria
Se come punto iniziale assumiamo il punto di riferimento a cui associamo
potenziale nullo, Vi = 0, si ha: f
 
V    E  ds
i

Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Potenziale di carica puntiforme
Utilizziamo l’espressione appena ricavata per calcolare il potenziale elettrico nello
spazio intorno ad una carica puntiforme, rispetto al potenziale nullo.
Dato che la traiettoria scelta non influenza il risultato, scegliamo quella più semplice,
lungo la direzione radiale.
Per la traiettoria scelta, con q>0, si ha :
 
E  ds  E ds cos   E ds
inoltre ds diventa dr e i limiti di integrazione sono ri = ∞
ed rf = R. Dunque:
R 
1 q
V  V f  Vi  VR  V    E dr   dr 
 R
4 0 r 2

 
q 1 q  1 1 q
 
4 0 R r 2
dr   
4 0  r 

4 0 R
R

1
q
Quindi, in generale: V (r ) 
4 0 r
E, per un insieme di n cariche puntiformi:
n n
1 qi
V (r )   Vi  
i 1 4 0 i 1 ri
Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12
Calcolo del campo elettrico dato il potenziale
Percorrere il cammino inverso, ovvero determinare il campo elettrico E noto il
potenziale V(x,y,z) nello spazio, richiede una derivazione.
Vale sempre che il campo elettrico è perpendicolare alla superficie equipotenziale
passante per P(x0,y0,z0).

Dalle definizioni stesse di lavoro e potenziale:


dL  dU   q0 dV  q0 Eds cos   q0 E cos  ds
dV
E cos   Es  
ds

Es è proprio la componente di E lungo la direzione di ds.

Dunque, in generale la componente di E in qualsiasi direzione è la derivata


del potenziale elettrico, cambiata di segno, lungo quella direzione.
Rispetto agli assi x, y e z:
V ( x, y, z ) V ( x, y, z ) V ( x, y, z )  
Ex   ; Ey   ; Ez    E  V
x y z

Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Appendice: analogia con la forza gravitazionale

Elettrostatica Gravitazione

Grandezza Espressione Unità Grandezza Espressione Unità

q1 q2 kg m m1m2 kg m
Forza F k N Forza F G N
r2 s2 r2 s2
N m2 11 N m2
Costante k  8.99 10 9
Costante G  6.67 10
C2 kg 2
   
F qE F ma

N m 2 kg m 3 s 2 1
[k ]    kg m 3 4
s A 2
k  0  8.854 10 12
C2 ( A s) 2 4  0
C2 ( A s) 2
[ 0 ]    kg 1
m 3
s 4
A 2

N m 2 kg m 3 s  2

Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Esescizi Lezione 10
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W.
Jewett Jr. Esercizi di Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).
19.1: Verificare l’esattezza della seguente affermazione di R. Feynman: due persone di
70 kg distanti un metro che avessero un numero di elettroni maggiore dell’1% rispetto al
numero di protoni, si respingerebbero con una forza pari alla forza peso associabile alla
massa della terra. Si ricordi che l’unità di massa atomica u=1.66·10-27 kg. [70 kg ≈ 4·1028 u ⇒ Q ≈ 2
·1026 e ≈ 3·107 C ⇒ F ≈ 1026 N ≈ Mt ·g = 6·1024 ·9.8]
19.2: Tre cariche puntiformi sono poste ai vertici di un triangolo equilatero di lato L = 0.500
m, e valgono rispettivamente: QA = 2  C, QB = -4  C, QC = 7  C. Determinare la forza
agente sulla carica QC generata dai campi prodotti dalle cariche QA e QB.
[ F1 = (0.252i + 0.436j) N ; F2 = (0.503 i - 0.872j) N ; F=F1+F2=(0.755i - 0.436j) N ; |F |=0.872 N, =-30°]
19.10: Due piccole sfere di massa M sono sospese a delle funicelle di lunghezza L
collegate in un punto. Una sfera ha carica Q e l’altra 2 Q, mentre la loro distanza è r<<L.
Assumendo che gli angoli siano piccoli in modo che si possa scrivere sin = tan =  (in
radianti) si dimostri: a) che 1 = 2 = r/(2L), b) che r = [(4kQ2L)/(Mg)]1/3
19.11: Una sfera isolante di raggio a ha una densità di carica uniforme  e una carica
totale Q. La sfera è concentrica ad una sfera cava conduttrice che la contiene e ha raggi
interno e esterno rispettivamente b e c. Sapendo che la sfera esterna conduttrice non è
carica, si determini: a) l’intensità del campo elettrico nelle regioni: r<a, a<r<b, b<r<c, r>c;
b) la densità di carica indotta sulla superfici interna ed esterna della sfera cava. [ a) Er<a=
(r)/(30), Ea<r<b= Q/(40 r2), Eb<r<c= 0, Er>c= Q/(40 r2), b) int=-Q/(4b2), ext=Q/(4c2) ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Esescizi Lezione 10 - continua

20.4: Dimostrare che la quantità di lavoro L necessario per mettere insieme quattro
cariche puntiformi identiche di grandezza Q ai vertici di un quadrato di lato a è dato da:
L = 5.41·k·Q2 / a. Calcolare il lavoro necessario nel caso in cui sia Q=1C e a=1m
[ 4.9 · 10-2 J ]
Date 2 cariche puntiformi Q1=1C e Q2 =-1C giacciono su un piano nelle posizioni P1
(1,2) e P2 (-1,-2). Sapendo che tutte le coordinate sono espresse in metri, calcolare: a) il
vettore campo elettrico, b) il potenziale, prodotti dalle 2 cariche nel punto P(1,0).
[E (1,0) = - (0.80 i + 3.05 j ) V/m ; V (1,0) = 1.30 ·103 V ]
In una certa regione di spazio il potenziale elettrico è dato da V = 5x – 3x2y + 2yz2.
Determinare: a) le espressioni delle componenti del campo elettrico E, in funzione di x, y,
z, b) il modulo di E nel punto P(1, 0, -2). [ a) E = -V, Ex = -5 + 6xy, Ey = 3x2 – 2z2, Ez = -4yz ; b)
E(1,0,-2) = 7.07 N/C ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 23 Fisica x Informatica - Lez. 10 - 2011-12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 11 (4 ore)

Capacità, resistenza, legge di Ohm e circuiti RC

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
La capacità elettrica
Una coppia di conduttori di forma arbitraria ed affacciati formano un
condensatore:
– La forma più usuale è però quella del condensatore piano: due piastre
conduttrici parallele di area A (dette armature) e separate da una distanza d.
(anche il simbolo del condensatore ricorda un condensatore piano)
– Il condensatore è detto “carico” di una carica q se i suoi piatti posseggono
una carica uguale ma di segno opposto, +q e –q. Attenzione: anche “carico”
un condensatore è complessivamente neutro!

– La carica q e la differenza di potenziale tra i piatti V (attenzione: non


useremo più  V ! ) sono tra loro proporzionali. Vale dunque la relazione:
coulomb
La costante di proporzionalità C
q  CV C
q
C   F  farad
C
è detta Capacità Elettrica e si
capacità V capacità V misura in farad
volt
Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Il condensatore piano
Il valore di capacità di ogni condensatore è funzione della sola geometria
e del materiale racchiuso tra le armature. Nel caso del condensatore
piano:
– Scegliamo di trascurare l’effetto bordo: ipotizziamo
che il campo E sia costante e normale all’area per
tutta la superficie del condensatore.
– Grazie alla legge di Gauss possiamo calcolare il
campo elettrico E data la carica q secondo lo
schema indicato in figura:
  q q
 E  d A 
0
 E 
0 A
– La differenza di potenziale (che qui chiameremo
solo “potenziale”) è ottenuta integrando
dall’armatura negativa (“-”) a quella positiva (“+”).
Ottengo:

def .
0 A 0 A
V  V  V   E ds  E d  q V  C

d d

Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Altri condensatori: cilindrico, sferico
E’ possibile procedere allo stesso modo per condensatori di forma
arbitraria. Il risultato si semplifica nel caso di condensatori dalla
geometria definita.

Condensatore cilindrico:
– Cilindro di lunghezza L costituito da due
cilindri coassiali di raggio a e b:
L
C  2 0
ln b a 
Condensatore sferico:
– Due gusci sferici concentrici di raggio a e b, uno
dentro l’altro:
ab
C  4 0
ba
Sfera isolata:
– Di raggio R, si assume che il piatto mancante sia all’infinito: C  4 0 R

Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Condensatori in serie ed in parallelo
E’ utile poter sostituire una data combinazione di condensatori con un
unico condensatore equivalente Ceq:
Condensatori in parallelo:
– Ciascun condensatore ha la stessa differenza di potenziale V
– La carica totale q è la somma delle cariche di ciascuno

n
q  q1  q2  q3  C1  C2  C3 V  Ceq   C j
j 1
Condensatori in serie:
– Ciascun condensatore ha la stessa carica q
– La differenza di potenziale totale V è la somma
 1 1 1 
V  V1  V2  V3  q    
 C1 C2 C3 
n
1 1
 
Ceq j 1 C j
Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Esempio: carica, scarica, energia
La carica di un condensatore richiede del lavoro:
Un condensatore C scarico una volta connesso ad
una batteria vede il suo potenziale crescere fino
al valore della batteria V. Allora il trasferimento
della carica q sulle armature sarà completo.
In queste condizioni il condensatore possiede
un’energia accumulata, ovvero un’energia potenziale, pari a:
q
2 dL  Vdq  dq
q 1 C
U  CV 2 q q2
2C 2 L   dL   dq 
C 2C
Si assume che il condensatore mantenga invariata indefinitamente nel
tempo sia la sua energia che il suo potenziale fino a che non venga
connesso ad un circuito di scarica.

Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


La corrente elettrica
Passiamo dall’elettrostatica, in cui le cariche sono considerate in quiete,
allo studio delle cariche in moto, cioè della corrente elettrica.
Attenzione:
– In un conduttore equipotenziale le cariche sono libere (sono gli elettroni di
conduzione) e si spostano ad altissima velocità ed in modo casuale, in maniera che il
loro numero per unità di volume sia approssimativamente costante (1022-1023 cm-3)
– Un immaginario piano che divida il conduttore vedrebbe passare le cariche
ugualmente in entrambi i sensi: il trasporto netto di carica è nullo !
– Quando però applichiamo una differenza di potenziale (es. batteria) questo moto
casuale è leggermente influenzato e si genera un debole sbilanciamento della
corrente netta.
– Se in un lasso di tempo dt una carica dq netta varca il piano immaginario, si ha una
corrente elettrica pari a:

; i   A  ampere
dq C
i
dt s
La corrente è una quantità scalare anche se ad essa si assegna un verso di
scorrimento: si tratta della direzione nella quale si muoverebbero delle cariche
positive sottoposte alla stessa differenza di potenziale:
– Fisicamente nei conduttori le cariche mobili sono negative e dunque esse si muovono
in effetti in verso contrario alla corrente !
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Densità di corrente, velocità di deriva
Dato un conduttore
 di sezione trasversale S, definiamo il modulo della densità
di corrente j come: i
j
A
 j 
S m2
Microscopicamente possiamo immaginare che all’interno di un tratto di
conduttore, di lunghezza L ed area S, n cariche (convenzionalmente positive)
per unità di volume scorrano con una velocità vd .
– vd è molto minore della reale velocità con cui si spostano le cariche nel loro moto
casuale (10-4 contro 106 m/s!).
– vd è detta velocità di deriva o di migrazione.
Possiamo quindi ricavare:
– Carica totale: q  n S L  e
– Tempo di transito: tL
vd S
– Corrente: i  q  n S e vd
t
– Quindi il vettore densità di carica ha la
direzione della velocità vd ed è dato da:
 i vd 
j  n e  vd
S vd
Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Resistenza e resistività
Applicando la medesima differenza di potenziale V a campioni geometricamente
simili di materiale differente, otteniamo correnti i diverse
Un semplice modello di questo comportamento è dato in funzione della resistenza
elettrica. Essa è definita come: def .
V V
R ; [ R]     ohm
i A
Un elemento conduttore la cui funzione sia quella di fornire un dato valore di
resistenza elettrica è detto resistore ed è rappresentato con un simbolo circuitale:

Le dimensioni del conduttore, sezione S e lunghezza L come in figura, sono


spesso scorporate dal calcolo della resistenza. Vale infatti che:
L
R la costante di proporzionalità  è detta resistività: non dipende dalle
S dimensioni del resistore ma solo dal materiale di cui è composto.
– La resistività di ogni materiale varie al variare della temperatura. Per quasi tutti i metalli si
assume una dipendenza lineare del tipo:     T  T 
0 0

  coeff . termico di resistività


Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Legge di Ohm
Un resistore ideale è realizzato in un materiale che appartiene alla categoria dei
conduttori ohmici. Tale categoria, che include tutti i metalli più comuni, è
costituita dai materiali che soddisfano una legge, detta legge di Ohm:
– La legge di Ohm asserisce che: “la corrente che scorre attraverso un dispositivo è
sempre direttamente proporzionale alla differenza di potenziale applicata”.
– Essa implica anche che “la sua resistenza è indipendente dal valore e dalla polarità
della differenza di potenziale applicata”
Attenzione: non tutti i dispositivi elettronici ed i materiali soddisfano tale legge:
– Si confrontino a titolo di esempio le relazioni V- i per un tipico conduttore ohmico
(sinistra) ed per una generica giunzione p-n realizzata attraverso due tipi di materiale
semiconduttore (destra).

Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Potenza
Finora abbiamo sempre fatto riferimento ad una ipotetica batteria
capace di mantenere costante una differenza di potenziale V nel tempo
e simultaneamente sostenere una corrente i (ad esempio per lo studio
dei resistori …) : questo avviene al costo di una potenza elettrica!
Il modo più generale di dedurne l’espressione è:
– Dalla definizione stessa di energia potenziale:
dU
U  qV  dU  dq V  i dt V   P  iV
dt
[ P ]  V  A  volt  ampere  W  watt

– Il prodotto i V è detto potenza trasferita.

Nel caso specifico di un resistore caratterizzato da una resistenza R,


vale che: Legge di Ohm 2
V
V  Ri  Pi R2

R
– Quest’ultima relazione definisce invece la potenza resistiva

Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


I circuiti elettrici
Combinazioni arbitrarie degli elementi visti finora (batterie, resistori, capacitori)
vengono danno luogo a circuiti elettrici:
– Considereremo solo i circuiti detti DC (“Direct Current”) o in continua, sono quelli in cui
la corrente elettrica è costante in intensità e verso.
La più generale “pompa di cariche” di un circuito è il generatore di forza elettro-
motrice o f.e.m.. La f.e.m. corrisponde ad una differenza di potenziale e si
misura in V (volt).
Rientrano in questa categoria molti familiari dispositivi:
– Batterie
– Generatore di corrente
– Cella fotovoltaica f .e.m. E  V V 
– Cella a combustibile
– Termopile
La risoluzione di un circuito implica la determinazione della corrente i che vi
circola, una volta assegnata la f.e.m. ed i dispositivi connessi (R,C etc.).
– La corrente scorre da un potenziale alto ad uno basso, i portatori di carica negativi
fanno il contrario.
– Spesso si impone il potenziale pari a zero in un dato punto di un circuito tramite la
“messa a terra” e l’utilizzo del simbolo:

Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Composizione di resistori
Come per i condensatori, è utile poter sostituire una data combinazione di
resistori con un resistore equivalente dalla resistenza pari a Req:
Resistori in serie:
– Ciascun resistore vede la medesima corrente i
– La differenza di potenziale è la somma delle differenze

V  V1  V2  V3  R1  R2  R3  i
n
 Req   R j
j 1

Resistori in parallelo:
– Ciascun resistore vede la medesima differenza di potenziale E
– La corrente è data dalla somma delle correnti
1 1 1 

i  i1  i2  i3  E    
 R1 R2 R3 
n
1 1
 
Req j 1 R j
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Circuiti a più maglie
Due semplici leggi, dette leggi di Kirchhoff, semplificano la risoluzione
di ogni circuito elettrico sia esso composto da una o più maglie:
I - Legge dei nodi: la somma delle correnti che entrano in un nodo deve
essere pari alla somma delle correnti che escono dal nodo stesso.
– è fondamentale mantenere sempre la stessa convenzione di segno
tra correnti entranti ed uscenti dal nodo
– Ad esempio, il circuito in figura:
• è costituito da 3 maglie (badb,bcdb,badcb), 3 rami (bad,bcd,bd)
e 2 nodi (b,d)
• Vale che: 
nodo
ij  0
b(d )
; i1  i 3  i 2

II - Legge delle maglie: la somma algebrica delle differenze di potenziale


rilevate su di un circuito chiuso in un giro completo è nulla.
– I fili rappresentano elementi equipotenziali:  Vfili = 0
– In tutti gli elementi “passivi” (R,C) la differenza di
potenziale è si segno opposto al verso della corrente.
– Già conosciamo i valori di differenza di potenziale per
gli elementi principali:
Q
Vbatteria  E ; Vresistore   i R ; Vcapacitore  
C
;  V  0
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12
Appendice
Valori di resistività e del relativo coefficiente di temperatura per alcuni
materiali comuni:

Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Esercizi Lezione 11
Due lampadine, che consumano 10 W ciascuna quando sono collegate in seria ad una
pila da 20 V, vengono collegate in parallelo ad una pila da 5 V. Quanto vale la resistenza
di ciascuna lampadina? Quanto consuma ciascuna lampadina nel secondo caso?
[R = 10 , P = 2.5 W].

Un filo conduttore ha un diametro di 2.0 mm , una lunghezza di 3.0 m e una resistenza di


50 m. Qual’è la resistività del materiale? [ = 5.2·10-8 ]

Dato il circuito in figura con: R1 = 4 , R2 = 2 


R3 = 4 I = 3 A, determinare le correnti I2 e I3 e
la differenza di potenziale VAB . [I2 = 2 A, I3 = 1 A, VAB = 16 V ]

Dato il circuito in figura con: R1 = R2 = R6 = 4 


R3 = 8 , R4 = R5 = 2 V = 24 V, determinare
la resistenza equivalente dell’intero circuito e la
corrente che la percorre [ Req = 12 I = 2 A ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Esercizi Lezione 11 - continua

Dato il circuito in figura determinare la


corrente I fornita dalla batteria [ 4.5 A ]

Due resistenze R1 e R2, rispettivamente di 6  e 12 , vengono collegate in parallelo ad


una batteria da 18 V, avente una resistenza interna di 2 . Calcolare il valore della
corrente che fluisce in ciascuna delle due resistenze e la potenza in esse dissipata
[ I1 = 2 A, I2 = 1 A, P1 = 24 W, P2 = 12 W]

Un filo con resistenza pari a 5  viene stirato uniformemente fino a raggiungere una
lungezza doppia di quella iniziale. Determinare la nuova resistenza del filo ipotizzando
che la resistività e la densità del materiale restino inalterate [ R = 20 ]

Dato il circuito in figura con: C1 = 1 F, C2 = 2 F


C3 = 3 F e V = 12 V, determinare:
a) il valore delle capacità equivalenti C12 e C123
b) il valore della tensione ai capi di C3
[ C12 = 3 FC123 = 1.5 F, VAB = 6 V ]

Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica - Lez. 11 - 2011-12


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corsi di Laurea in: Informatica ed Informatica per le Telecomunicazioni
Anno accademico 2011/12, Laurea Triennale, Edizione diurna

FISICA
Lezione n. 12 (4 ore)
Campo magnetico e forza di Lorentz
Induzione elettromagnetica

Carlo Pagani (A-G) & Flavia Maria Groppi (H-Z)


Dipartimento di Fisica – Laboratorio LASA
Via F.lli Cervi 201, 20090 Segrate (Milano)
web page: http://wwwsrf.mi.infn.it/Members/pagani
e-mail: flavia.groppi@unimi.it & carlo.pagani@unimi.it
Forza magnetica
Come la forza gravitazionale, che fa attrarre le masse, e quella
elettrostatica, che fa attrarre o respingere tra loro le cariche elettriche,
osserviamo che vi è un’altra forza che fa sì che alcune sostanze come
la magnetite si attraggano o respingano tra loro. Questa è la forza
magnetica
Può essere attrattiva…
Un metallo (la magnetite) attira a sé la limatura
di ferro, acciaio e di altri (particolari) metalli

… ma anche repulsiva
Gli estremi di due pezzi di
magnetite si attraggono o si
respingono

Può indurre una rotazione


Un elemento di magnetite fa cambiare
orientamento ad una sottile lamina di magnetite in
equilibrio su una punta o sospesa con un filo

Carlo Pagani & Flavia Groppi 2 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Un magnete si presenta come dipolo

Per ottenere due magneti da un pezzo di


magnete è sufficiente spezzarlo in due pezzi

Frantumando, non importa quanto finemente,


un magnete ottengo tanti piccoli magneti

Non è possibile costruire un magnete che sia solo attratto o solo respinto da un
altro magnete: nonostante lo si ricerchi tuttora, il monopolo magnetico non
esiste
L’elemento più semplice che genera un campo magnetico è quindi una sbarretta
di dimensioni infinitesime (o in prima approssimazione un ago magnetizzato)

Dipolo Magnetico
Si definisce dipolo magnetico la sorgente più semplice di campo magnetico. Il
dipolo magnetico è l’equivalente del dipolo elettrico
-
Dipolo Dipolo
+ Elettrico Magnetico
Carlo Pagani & Flavia Groppi 3 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Campo Magnetico, B
In analogia a quello che si è fatto nel caso gravitazionale ed elettrostatico, si
ipotizza quindi la presenza di un campo magnetico generato dalla terra o da
una calamita responsabile delle forze e/o rotazioni osservate sperimentalmente
Nota: diversamente che nel caso elettrico o gravitazionale, non partiamo
neanche più dalla forza, ma direttamente dal campo. A partire dal campo verrà
trovata la forza

– Per misurare la presenza di un campo magnetico si utilizza un ago magnetizzato (una


piccola bussola) con attrito trascurabile
– La direzione del campo magnetico sarà quella in cui si orienta la bussola sonda.
Ponendo la bussola in punti differenti sono in grado di disegnare le linee di campo
magnetico

Carlo Pagani & Flavia Groppi 4 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Campo magnetico generato da corrente
• Un filo percorso da corrente fa cambiare
orientamento ad una sottile lamina di
magnetite in equilibrio su una punta o
sospesa con un filo

• Un pezzo di magnetite fa cambiare


orientamento ad un circuito percorso di
corrente

• Due fili percorsi da corrente subiscono


una forza attrattiva o repulsiva in
dipendenza dalla direzione della corrente
che vi circola
Campo di un filo rettilineo
Campo di un filo circolare
percorso da corrente
percorso da corrente

Dipolo Magnetico

Carlo Pagani & Flavia Groppi 5 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Il campo B è prodotto da cariche in moto
Il campo creato da una sbarretta infinitesima o da un circuito di dimensioni
infinitesime si dice campo di dipolo magnetico
dipolo magnetico e dipolo elettrico

campo elettrico e curve equipotenziali

 Il campo magnetico B è sempre generato da cariche in movimento


 Le cariche in movimento sono soggette alle forze generate dal campo B

Nei magneti permanenti la somma di tutte


le correnti elettriche dovute al moto
degli elettroni non risulta nulla (come
invece capita negli altri materiali). Queste
correnti generano un campo magnetico
Carlo Pagani & Flavia Groppi 6 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Forza magnetica e campo B
Il campo del vettore B, detto vettore di induzione magnetica, si
definisce attraverso la forza F che genera su una carica q in movimento,
con velocità v. Questa forza è detta Forza di Lorentz e si ha:
  
F  q vB
   F
 F  q v B sin  ovvero F  q v B sin   B 
q v sin 
Note importanti:
– la forza magnetica F è sempre ortogonale al piano formato dai vettori v e B
– l’angolo  è l’angolo formato, nell’ordine, dai vettori v e B
– la direzione di F è conforme alla regola della mano destra propria del prodotto vettore:
ponendo il pollice nella direzione di v e l’indice in quella di B, il medio sarà diretto nella
direzione di F
Dalle regole del calcolo vettoriale abbiamo le seguenti ovvie relazioni:
 
i j k


 

F  q v  B  q vx vy    

v z  q v y Bz  v z B y  i  v z Bx  v x Bz  j  v x B y  v y Bx  k 
Bx
B y Bz
   
F  Fx i  Fy j  Fz k con Fx  q v y Bz  v z B y  Fy  q v z Bx  v x Bz  Fz  q v x B y  v y Bx 
Carlo Pagani & Flavia Groppi 7 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Unità di misura del vettore B
L’unità di misura di B, nel sistema SI, è detta “tesla” e si indica con [T]

F N 
 
   
F N   q C   v m s 1  B T   sin  B T   
 
q C   v m s 1  sin

1 N  1 N 
1 T  

1 C  1 m s 1

 
1  A s  1 m s 
1

 T   N m 1 A1  

T   N m 1 A1   kg m s 2  m 1  A1   kg s 2 A1 

Considerazioni importanti:
• La forza è ortogonale sia al filo (che determina la direzione della velocità di deriva,
vd, delle cariche) che al campo B
• Il verso della forza segue la regola della mano destra, essendo il risultato di
un prodotto vettore
• Il campo B non compie lavoro sulle particelle cariche che portano la corrente
in quanto la forza da esso prodotta è sempre perpendicolare alla loro velocità

Carlo Pagani & Flavia Groppi 8 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Esempi di campi magnetici in natura

• Sulla superficie di un nucleo 1012 T


• Sulla superficie di una Pulsar 108 T
• In un Laboratorio Scientifico (per tempi brevi) 103 T
• In un Laboratorio Scientifico (costante in piccoli volumi) 30 T
• In LHC (acceleratore di particelle al CERN) 7T
• In una macchia solare 2T
• In prossimità di un magnete 10-2 T
• In prossimità dell’impianto elettrico di casa 10-4 T
• Sulla Terra (campo magnetico terrestre) 10-5 T
• Nello spazio intergalattico 10-10 T
• In una camera antimagnetica schermata 10-14 T

Carlo Pagani & Flavia Groppi 9 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Carica in moto circolare uniforme - 1
Dalla meccanica (moto circolare uniforme) sappiamo che: se una
particella si muove su un’orbita circolare a velocità costante (in
modulo), vuol dire che è soggetta ad una accelerazione centripeta
costante (in modulo), diretta verso il centro dell’orbita. Velocità e
accelerazione sono sempre ortogonali tra loro, lungo tutta l’orbita
y
Definizioni importanti
v(t)  = t = t x = x(t) = r cos( t)
P(t)
 = pulsazione
r r = r(t) = cost y = y(t) = r sin( t)
ac(t)
f = / 2 = frequenza
t x v(t) =  r = cost ac(t) =   r = cost T = 1/ f = periodo

L’accelerazione è prodotta da una forza, secondo la legge di


Newton: F = m a . I vettori F e a hanno la stessa direzione e verso

• La forza di Lorentz prodotta da un campo costante B ha tutte le caratteristiche


necessarie per generare, su una particella carica in moto (v≠ 0)e dotata di
massa, l’accelerazione centripeta che determina un moto circolare uniforme
• La forza di Lorentz prodotta dal campo B sulla particella sarà
perpendicolare al piano formato da v e B,
• Il piano formato da F e v sarà il piano dell’orbita circolare
Carlo Pagani & Flavia Groppi 10 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Carica in moto circolare uniforme - 2
La legge del moto si ottiene imponendo che l’accelerazione prodotta dalla
forza di Lorentz sia uguale all’accelerazione centripeta che determina il
moto circolare della particella che ha velocità v
Gli acceleratori di particelle usano la forza di Lorentz per mantenere le
particelle su un orbita circolare
Poiché, data un particella e una velocità, il valore della accelerazione centripeta
dipende solo dalla componente del campo magnetico perpendicolare al piano
dell’orbita (B sin), il campo magnetico utilizzato è fatto ortogonale all’orbita
della particella. Il verso dell’accelerazione dipende dal segno della carica q
Valgono le seguenti ovvie relazioni:
 
se B  v  sin θ  1 
 mv
F  q v B sin  r
Lorentz qB
 v2 1 2 2  r 2  m v 2  m
F  m r  m
2
Tc     
centripeta r fc  v qBv qB
FLorentz  Fcentripeta  1 qB
fc    frequenza di ciclotrone
Tc 2  m
  v2
q v B sin   m qB
r ωc 
m
Carlo Pagani & Flavia Groppi 11 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Ciclotrone e sincrotrone
Finché le particelle accelerate non sono molto relativistiche (velocità << della
velocità della lice), all’aumentare della loro energia la massa rimane costante
ed aumenta la loro velocità. Si ha quindi il ciclotrone, retto dalle relazioni:

s
e
qB
c   cost B  cost
m
mv v
r  v Ciclotrone
q B c

Quando la velocità delle particelle si approssima alla velocità della luce, che
non può essere superata, l’aumento della loro energia avviene attraverso
l’aumento della loro massa. Poiché l’energia è molto grande, e di conseguenza
r deve essere molto grande, si utilizza il sincrotrone in cui le particelle sono
mantenute a raggio costante e, all’aumentare della loro energia, si aumenta il
valore del campo di guida B in modo che sia sempre proporzionale alla quantità
di moto. Le relazioni di riferimento sono:
mv
r  cost  B  m v Sincrotrone
qB
Carlo Pagani & Flavia Groppi 12 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Forza su un filo percorso da corrente
Se un filo percorso da corrente è immerso in un campo B ortogonale al filo, il
filo è soggetto ad una forza di Lorentz che è diretta ortogonalmente al filo e al
campo B. Il passaggio di corrente è schematizzato da n cariche elementari per
unità di volume (positive e di carica e) che si muovono con velocità di deriva vd ,
nella direzione del filo. Le relazioni per un filo lungo L sono:
 i vd 

vd  
J  n e  vd  i  J A  A n e  vd
A vd vd
 
q  n e A L  q vd  J  ( A L)
    
F  ( A L) J  B  i  L  B  F  i B sin   L
Considerazioni:
• L’angolo  è, come sempre, l’angolo tra la velocità e il campo
magnetico.
• La direzione di vd è data dal filo, il suo verso è conforme con la
corrente, supposta come sempre prodotta da cariche positive.
Gli elettroni si muovono nel verso opposto.
• La forza è proporzionale alla lunghezza del filo. Se un filo
rettilineo (infinito) è percorso da una corrente di 1 ampere ed è
posto in un campo di induzione magnetica B di 1 tesla, ad esso
perpendicolare, ogni metro di filo è soggetto ad una forza di 1
newton. B ortogonale al foglio e uscente
• La figura indica l’effetto al variare della direzione della corrente i.
Carlo Pagani & Flavia Groppi 13 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Forza su una spira rettangolare
Si verifica facilmente che ogni lato di una spira rettangolare rigida
percorsa da corrente, quando la spira è immersa in un campo
magnetico costante è soggetta a delle forze. Consideriamo due casi:

Piano della spira parallelo alle linee di forza


del campo B: due lati non sono soggetti a
forze ed gli altri due sono soggetti a forze
uguali e contrarie che formano una coppia.
Il modulo delle due forze in figura vale:
F=iBL

Piano della spira perpendicolare alle linee


di forza del campo B: tutti e 4 i lati sono
soggetti a forze dirette verso l’esterno della
spira. Se la spira può ruotare si orienterà in
modo da essere perpendicolare a B

Nota: il verso di tutte le forze è conforme alla regola della mano destra
Tutte le forze sono date dalla relazione F = i L x B
Carlo Pagani & Flavia Groppi 14 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Induzione elettromagnetica
Finora abbiamo visto come una corrente produca un campo magnetico
Una nuova legge, quella di Faraday, mostra come un campo magnetico
sotto date condizioni possa creare (o meglio, indurre) una corrente

Un campo magnetico produce una corrente in un filo se sono verificate


due condizioni:
– Il filo forma una spira (o molte spire sovrapposte a formare un solenoide)
– Il campo magnetico varia nel tempo

La variazione del flusso del campo magnetico attraverso la spira genera


una forza elettromotrice (misurata in volt) che fa girare una corrente,
proporzionale alla forza elettromotrice. Poiché il flusso deve essere
variabile, anche la corrente sarà in generale variabile. Questo è
espresso attraverso la legge di Faraday-Neumann-Lenz, che si
scrive:
d    
f .e.m.   con    B  dA   ( B  n ) dA
dt spira spira

Carlo Pagani & Flavia Groppi 15 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Esempi di flusso del campo magnetico
Nelle figure mostriamo casi semplici:

n    
 (B )  (B n) A   A B

  
 (B )  (B n ) A  0
n
B

n   
 (B )  (B n ) A
 B  
 ( B )  A B cos  

Carlo Pagani & Flavia Groppi 16 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Unità di misura di  e B

Induzione magnetica, B, unità di misura “tesla”, [T]



F N 
 
   
F N   q C   v m s  B T   sin
1
 B T   
 
q C   v m s 1  sin

1 N  1 N 
1 T  
 

1 C  1 m s 1 1 A 1 m
 T   N m 
1 1
A  

T   N m 1 A1   kg m s 2  m 1  A1   kg s 2 A1 

Flusso magnetico, , unità di misura “weber”, [Wb]

   
 N   2  N 
Wb   B    d A m  1 Wb   1    1 m 2

spira  A m  A m
 N m
Wb     kg m 2 s 2 A1  
 A 
Carlo Pagani & Flavia Groppi 17 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Esempi di flusso attraverso una spira
Tirando la spira in figura con velocità costante v,
il flusso di B varia in modo lineare. Trascurando
il segno meno che sistemiamo poi, si ha:
d d
  BA  BLx  f .e.m.   ( BLx)  BLv
dt dt
Se R è la resistenza del filo, la forza F1, la
corrente che circola nella spira e la potenza
dissipata saranno date rispettivamente da:
BLv B 2 L2 v 2
i  Pel  i R 
2

R R
  B 2 L2 v B 2 L2 v 2
F1  i L  B  i L B   Pmec  F1 v   Pel
R R
La potenza meccanica utilizzata per muovere la spira è pari alla potenza elettrica
dissipata, come potenza termica, nel circuito elettrico formato dalla spira
La variazione del flusso genera una corrente che dissipa potenza. La potenza che
viene dissipata dalla spira è uguale alla potenza necessaria per muovere la spira
Se muoviamo la spira avanti e indietro alternativamente, nella spira scorrerà una
corrente che cambia alternativamente il verso: corrente alternata

Carlo Pagani & Flavia Groppi 18 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Generatori e motori
Il verso della corrente è determinato dalla legge di Faraday-Neumann. In
particolare abbiamo i casi indicati in figura

Ci sono molti modi per variare il flusso di B e generare una corrente:


– Variare l’intensità del campo B, per esempio ciclicamente
– Ruotare una spira in un campo costante
– Variare ciclicamente l’area della bobina che vede il flusso
Nell’esempio visto per generare una corrente abbiamo dovuto fornire una potenza
meccanica. Questo è il caso dei generatori che sono tipicamente alternati
Possiamo in modo analogo far variare la corrente in una bobina e trasferire della
potenza meccanica ad un magnete (o a un’altra bobina). Questa considerazione è
alla base del funzionamento dei motori elettrici
Carlo Pagani & Flavia Groppi 19 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
Esempio
( B)   B  n da  A B cos   A B cos
Sup
0  t 

d d
f .e.m.    ( B)   A B cos 0  t 
dt dt
f .e.m.  A B  sin  0  t 

Nella figura di sinistra si mostra una possibile generazione di corrente


alternata, ottenuta facendo ruotare una spira in un campo magnetico
costante. La corrente ha il grafico mostrato nella figura di destra

Carlo Pagani & Flavia Groppi 20 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12


Esercizi Lezione 12
Esercizi da: John R. Gordon, Ralph V. McGrew, Raymond A. Serway, John W. Jewett Jr. Esercizi di
Fisica. Guida ragionata alla soluzione (EdiSES).

22-11 - Una carica positiva q = 3.2 x 10-19 C si muove con velocità v = (2 i + 3 j – k) m/s attraverso una
regione dove esistono sia un campo magnetico uniforme B = (2 i + 4 j + k) T, che un campo elettrico
uniforme E = (4 i – j – 2 k) V/m. Determinare: a) la forza totale che agisce sulla carica in moto; b)
l’angolo che forma il vettore forza con l’asse x positivo. [ a): F = (3.52 i – 1.6 j) x 10-18 N , b): F • i = F cos =
Fx ⇒  = 24.4° ].

In un certo istante di tempo una particella con carica Q = 10-10 C e massa M = 1 g, si muove con
velocità v sotto l’azione di un campo magnetico B. Sapendo che v = (4 i + 3 j) m/s e B = (2 i + 1.5 j +
2.5 k ) T, determinate in forma vettoriale:
– a) la forza che agisce sulla particella; [ 10-10 ( 7.5 i – 10 j ) N ]
– b) l’accelerazione alla quale è soggetta la particella. [ 10-7 ( 7.5 i – 10 j ) m s-2 ]
– c) dalle proprietà del prodotto vettore ricavare l’angolo tra i due vettori [ 45°]

Scrivere, in forma vettoriale, l’equazione che definisce la forza magnetica in funzione della carica e
della velocità di una particella, oltre che del campo magnetico B in cui essa è immersa. Se ne deduca
una definizione delle unità di misura di B (Tesla) in funzione delle altre unità del sistema internazionale
[T = kg s-2 A-1] . Se Weber (Wb) è l’unità del flusso del campo magnetico, qual è la relazione fra Tesla
e Weber [Wb = T m2 = kg m2 s-2 A-1] ? E qual è l’equazione dimensionale che lega Tesla e Volt
[T = m-2 s V ; V = m2 s-1 T] ?
23-2 – Dati due cavi paralleli, distanti 1.20 m, collegati perpendicolarmente da una resistenza R=6.00
 e immersi in un campo magnetico B = 2.50 T perpendicolare alla spira, calcolare la forza da
applicare ad una barretta conduttrice che li collega perché si muova ad una velocità costante v = 2.00
m/s. Calcolare inoltre la potenza dissipata dalla resistenza [ F = 3 N, P = 6 W]
Carlo Pagani & Flavia Groppi 21 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12
23-4 - Un avvolgimento (bobina) di area 0.100 m2 ruota a 60 giri/s con l’asse di rotazione
perpendicolare a un campo magnetico uniforme di 0.200 T. Sapendo che la bobina ha 1000 spire si
determini: a) la tensione (f.e.m.) massima che viene indotta nell’avvolgimento, b) l’orientammento
dell’avvolgimento rispetto al campo magnetico nel momento in cui la f.e.m. indotta ha il valore
massimo. [a) f.e.m. = 7540 V, b) il piano della bobina è parallelo a B ]

Una bobina quadrata di lato l = 10 cm ruota a 50 giri/s con l’asse di rotazione centrato su due lati
opposti e perpendicolare a un campo magnetico uniforme di 0.200 T. Sapendo che la bobina ha 1000
spire e che la sua resistenza è R = 100 , si determini: a) la forza elettromotrice (f.e.m.) che viene
indotta nell’avvolgimento, b) la potenza meccanica di picco (cioè il valore massimo) necessaria per far
ruotare la bobila, trascurando gli attriti. [a) f.e.m. = 628 sin t V,  = 314 s-1 , b) Pmec = Pel = 3.94 kW ]

Un filo percorso dalla corrente i = 10 A, è immerso in un campo magnetico uniforme B = (1.2 j) T per la
lunghezza l = 1.5 m. Sapendo che la corrente è diretta come l’asse x determinare, in forma vettoriale
la forza che agisce sul filo percorso da corrente. [ F = (18 k) N] .

Un filo percorso dalla corrente i = 10 A, è immerso in un campo magnetico uniforme B = (-0.5 i + 1.2 j)
T per la lunghezza L = 1.5 m. Sapendo che la corrente è diretta come l’asse x determinare, in forma
vettoriale la forza che agisce sul filo percorso da corrente. [ F = (18 k) N] .

Carlo Pagani & Flavia Groppi 22 Fisica x Informatica – Lez. 12 - 2011-12

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