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Questa dispensa di fisica generale - giunta alla quarta revisione - è rivolta a tutti gli studenti
che iniziano lo studio di questa bellissima materia, ma è bene precisare fin da ora che
possedere e studiare questa dispensa non è condizione né necessaria né sufficiente per il
superamento del test di fisica.
La dispensa non sostituisce le lezioni svolte in aula ma è solo di supporto a tutti coloro che
vogliano approfondire la loro preparazione oltre il libro di testo suggerito dal docente.
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che vorranno segnalarmi eventuali errori presenti
nella dispensa e darmi utili suggerimenti per migliorare il mio lavoro.
Albert Einstein
Associazione culturale “Dictatum Discere” - Corso di Fisica - Anno 2017
1. GRANDEZZE FISICHE
1.1. Generalità
La fisica studia i fenomeni che avvengono in natura e cerca di descriverli con il linguaggio
della matematica, ossia con delle formule. Supponiamo per esempio di voler misurare la
profondità di un pozzo e di non aver nessuno strumento a portata di mano.
Il metodo più semplice che posso utilizzare é quello di prendere un sasso, lasciarlo cadere nel
pozzo e misurare con un cronometro quando tempo impiega a toccare l’acqua.
H = ½ g t2
Supponiamo che il sasso impieghi 2 secondi a toccare l’acqua.. La profondità del pozzo
sostituendo i valori appropriati è:
La fisica usa quindi la matematica come suo linguaggio per esprimersi, tuttavia c’è una
differenza fondamentale.
Il matematico può isolarsi in una stanza ed elaborare i suoi calcoli senza preoccuparsi di
quello che accade fuori; per questo si dice che la matematica è una scienza astratta.
Il fisico, invece, elabora delle formule che pretendono di descrivere fenomeni naturali e per
questo risulta del tutto evidente che egli non può ignorare ciò che accade fuori.
In altri termini il fisico elabora le sue formule a tavolino, ma poi deve necessariamente
verificare con l’esperimento che queste formule descrivano effettivamente il fenomeno. Ecco
perché si dice che la fisica è una scienza sperimentale.
Si definisce grandezza fisica tutto ciò che è misurabile con uno strumento opportuno o, in
altri termini, una quantità definita in modo rigoroso e misurabile.
Per esempio sono grandezze fisiche l’altezza dell’aula dove ci troviamo, la temperatura
dell’aria, il nostro peso corporeo etc.
Per contro NON è una grandezza fisica la bellezza in quanto non esiste un metodo oggettivo,
e quindi uno strumento, per misurarla.
Dobbiamo precisare fin da ora che in fisica ogni volta che si scrive un numero questo deve
essere immediatamente seguito dall’unità di misura in cui si vuole esprimere, altrimenti si
stanno scrivendo delle cose che non hanno un senso compiuto.
Per esempio se io dico: “Via Roma a Cagliari è lunga 5” la frase non ha un senso compiuto,
cioè non posso dire se è vera o falsa. Il punto è che lo potrò fare soltanto una volta che sarà
specificata l’unità di misura.
Misurare una grandezza fisica significa confrontarla con una misura campione e associarle
un valore numerico.
Per esempio posso dire che la lunghezza (L) del lato maggiore della lavagna è uguale a:
L = 1,40 m.
luogo a luogo (ad esempio, nei paesi anglosassoni si usano ancora unità di lunghezza come il
“pollice”, il “piede”, il “miglio”, che non vengono più usate in Italia).
Nell’ambito della fisica è nata perciò l’esigenza di “mettere ordine” e razionalizzare le unità
di misura usate. Sono nati così i cosiddetti sistemi di unità di misura:
“un sistema di misura è un insieme razionale di unità di misura: ossia, in ogni sistema di
misura vengono scelte le unità di misura delle grandezze fondamentali, mentre quelle delle
grandezze derivate rimangono definite di conseguenza”.
Un altro sistema di misura molto usato è il sistema CGS. Questo sistema di misura utilizza le
seguenti unità per le grandezze fondamentali:
Trascurando l'aggiustamento degli anni bisestili, consideriamo un anno formato da 365 giorni:
1 anno = 365 x 24 x 3 600 s = 31 536 000 s.
Il problema principale si risolve allora moltiplicando la velocità della luce c per il numero di
secondi appena ricavato:
1 anno luce = 31 536 000 s • 3 108 m/s
1 anno luce = 9 460 800 000 000 000 m.
Provate a leggere il numero che risulta! Esso è scomodo da usare e da ricordare, come tutti i
numeri troppo più grandi o troppo più piccoli dell'unità. E' più agevole, per chi parla e per chi
ascolta, utilizzare le potenze del 10.
Ogni cifra di un numero ha un valore che dipende dalla sua posizione, per esempio:
9 9 unità (9 x 100)
In molte situazioni non è importante ricordarsi tutte le cifre di un numero quanto l'ordine di
grandezza, cioè la potenza del 10 più vicina al numero.
Non è mai un buon sistema quello di scrivere numeri illeggibili in cui compaiono troppi zeri
prima o dopo la virgola!
Il modo più corretto di scrivere i numeri è la notazione scientifica in cui si utilizzano le
potenze del 10.
Ad esempio:
Attenzione: nella notazione scientifica, prima della potenza del 10, c'è un numero compreso
tra 1 e 10!
Nel Sistema Internazionale esistono dei prefissi da premettere al simbolo dell'unità di misura
per indicare le unità multiple e sottomultiple del fattore 10:
Fattore di
Prefisso Simbolo Valore
moltiplicazione
10 24 yotta Y 1 000 000 000 000 000 000 000 000
10 21
zetta Z 1 000 000 000 000 000 000 000
10 18 exa E 1 000 000 000 000 000 000
10 15 peta P 1 000 000 000 000 000
10 12
tera T 1 000 000 000 000
10 9
giga G 1 000 000 000
10 6
mega M 1 000 000
10 3
chilo k 1 000
10 2
etto h 100
10 1
deca da 10
10 -1
deci d 0,1
10 -2 centi c 0,01
10 -3 milli m 0,001
10 -6 micro µ 0,000 001
10 -9 nano n 0,000 000 001
10 -12
pico p 0,000 000 000 001
10 -15
femto f 0,000 000 000 000 001
10 -18
atto a 0,000 000 000 000 000 001
10 -21
zepto z 0,000 000 000 000 000 000 001
10 -24
yocto y 0,000 000 000 000 000 000 000 001
2.1. Generalità
In fisica esistono due tipi di grandezze: le grandezze scalari e le grandezze vettoriali.
Ciò si deduce osservando direttamente la realtà. Vediamo ora di chiarire il perché di questa
distinzione..
- Grandezze scalari.
- Grandezze vettoriali.
Se dicessi che mi sono spostato di un chilometro, ciò non sarebbe sufficiente per indicare
dove esattamente sono andato. In questo caso dovrei aggiungere anche l'informazione della
direzione su cui mi sono mosso e del verso che ho seguito.
Le grandezze vettoriali, allora, sono definite da una direzione, un verso ed una intensità.
Le grandezze vettoriali possono essere rappresentate geometricamente come segmenti
orientati:
Verso
Direzione
Punto di a
applicazione modulo a
La direzione è la retta su cui la grandezza si esplica, il verso è uno dei due possibili versi che
una retta può avere, e l'intensità (si dice anche modulo o valore assoluto) è il valore numerico,
rispetto ad una unità di misura, che esprime il valore di quella grandezza.
Esempi di grandezze vettoriali sono lo spostamento, la forza, la velocità etc. Tutte queste
grandezze non possono essere semplici grandezze scalari perché necessitano, per essere
completamente determinate, anche di una specificazione di direzione e verso.
Simbolicamente un vettore si indica con una lettera minuscola dell'alfabeto su cui si pone una
piccola freccia verso destra, oppure con una lettera minuscola scritta in grassetto.
-a a
ax x
Il modulo del vettore può essere calcolato con il teorema di Pitagora. Infatti, il vettore e le sue
componenti formano un triangolo rettangolo. Le lunghezze dei cateti sono uguali alle
componenti sugli assi, e l'ipotenusa è uguale al modulo del vettore:
a a x2 a 2y
che si legge: (u scalare v = prodotto del modulo di u per il modulo di v per il coseno
dell’angolo θ compreso tra i due vettori).
Riferiamoci ora alla seguente costruzione vettoriale:
Dove:
u cos componente del vettore u nella direzione di v
Dunque u cos non è altro che la componente del vettore u nella direzione di v, quindi il
prodotto scalare tra due vettori risulta il prodotto tra il modulo di un vettore e la componente
dell’altro vettore nella direzione nel primo:
u v uv cos av v
Il prodotto vettoriale è:
associativo: (a + b) x c = a x c + b x c;
anticommutativo: v x u = - u x v;
è nullo se uno dei due vettori è il vettore nullo oppure se i vettori sono tra loro paralleli.
3. CINEMATICA
3.1. Generalità
La cinematica si occupa del moto dei corpi, a prescindere dalle cause del moto. In cinematica
le dimensioni dell’oggetto che si sta studiando vanno considerate puntiformi. In tal senso, una
macchina in movimento sulla strada, un aereo in volo, un satellite in orbita attorno alla Terra,
la stessa Terra nel suo moto attorno al Sole devono essere pensati come punti materiali, cioè
privi di dimensione e di estensione propria. Il guadagno di una tale approssimazione é in una
maggiore semplicità nella trattazione matematica del moto.
Un corpo si dice in moto quando la sua posizione in un sistema di riferimento varia nel
tempo.
Per localizzare un
elicottero o un aereo
che sorvola una città,
oltre al valore della
sua ascissa e della sua
ordinata è necessario
tuttavia conoscere
una terza coordinata,
l'altitudine.
Lo spazio così
definito è uno spazio
a tre dimensioni.
La traiettoria è la linea che unisce i punti occupati dal punto materiale in istanti di tempo
successivi.
Esempi di traiettorie sono le seguenti equazioni:
y = x (retta);
y = 2 x2 + 5x –1 (parabola);
x2 + y2 = 9 (circonferenza).
Nella figura seguente il punto P si muove su un piano cartesiano. Il moto è descritto dalle due
funzioni:
X = x(t);
Y = y(t).
Il vettore r(t1) indica la posizione nel piano del punto P nell’istante t=1:
y
P (t1)
y1
P (t2)
y2
r (t1)
r (t2)
o x1 x2 x
Il vettore spostamento Δr è la differenza tra i vettori posizione r(t2) e r(t1); Δr non coincide
con il percorso del punto ma dipende solo dalle posizioni iniziale e finale.
y
P (t1)
Δr
P (t2)
r (t1)
r (t2)
o x
Ad esempio un aereo per andare da Cagliari ad Olbia impiega un tempo molto minore di
un'auto di media cilindrata. Possiamo perciò affermare che l'aereo è più veloce dell'auto.
La relazione tra spazio percorso (ovvero una lunghezza) e tempo impiegato ci porta a
introdurre una nuova grandezza, che prende il nome di velocità media.
La velocità vettoriale media in un certo intervallo di tempo è il vettore definito come rapporto
tra lo spostamento e il tempo impiegato.
y
P (t1)
vm
Δr
P (t2)
r (t1)
r (t2)
r
In formula: vm
t
La velocità è una grandezza derivata, perché si ottiene dal rapporto di due grandezze
fondamentali: la lunghezza (che nel S.I. si misura in metri) e l'intervallo di tempo (che si
misura in secondi).
Essa ha quindi le dimensioni di una lunghezza [L] divisa per un tempo [t]; la sua equazione
dimensionale è pertanto [L]/[t] e la sua unità di misura è il m/s (metro al secondo).
Soprattutto nel gergo automobilistico, una unità di misura pratica è il kilometro all'ora, in
simbolo km/h. Per passare da un'unità di misura all'altra è sufficiente ricordare che:
1 km = 1000 m e 1 h = 3600 s.
La velocità istantanea è calcolata per intervalli di tempo sempre più piccoli, tendenti a 0.
r r (t2 ) r (t1 )
In formula: vi lim
t 0 t t2 t1
Il vettore velocità è in ogni istante di tempo tangente nel punto alla traiettoria.
vi
P (t1)
r (t1) Δr P (t2)
r (t2)
In tal caso:
per comodità possiamo prendere come direzione di moto uno degli assi cartesiani;
il modulo della velocità media e della velocità istantanea coincidono in ogni istante.
PARTENZA
Si definisce legge oraria (o legge del moto) una relazione in grado di fornire ad ogni istante t
la posizione s assunta da un corpo in moto.
Nel caso del moto rettilineo uniforme in genere si prende come istante d’inizio quello in cui il
cronometro segna tiniziale = 0 e si preferisce identificare lo spazio finale con la sola lettera s (ad
indicare che l’equazione è valida per una qualunque situazione finale, cioè qualunque sia lo
spazio percorso ad un generico istante t).
Ricordando poi che la velocità in ogni istante è uguale alla velocità media, essendo il moto
uniforme, la legge oraria diventa semplicemente:
s s0 v t
Se poi la posizione iniziale dell’oggetto studiato dovesse essere so = 0 (cioè il corpo parte
dall’origine del sistema di riferimento prescelto), la legge oraria si semplifica ancora di più
diventando:
s v t
Diamo ora una rappresentazione grafica del moto ponendo la variabile tempo sull’asse delle
ascisse e lo spazio sull’asse delle ordinate.
La curva che si ottiene è quella di una retta che parte dal punto y = so (dove so sta per siniziale)
oppure dall’origine degli assi se lo spazio iniziale è nullo, so = 0.
In modo analogo, mettendo sull’asse delle ordinate il valore della velocità (costante) in
funzione del tempo, si ottiene una retta orizzontale che rappresenta il grafico velocità-tempo.
E’ importante notare come l’analisi dei grafici orari ci permetta di ricavare alcune importanti
informazioni sul moto (senza usare direttamente la legge oraria):
3.5. Accelerazione
La necessità di definire il concetto di velocità istantanea nasce dalla constatazione che, tranne
alcuni casi specifici, durante il moto di un oggetto il vettore velocità non rimane costante nel
tempo, e questo cambiamento può riguardare il modulo (una macchina che accelera o frena
lungo una strada rettilinea), oppure anche solo la direzione o solo il verso del vettore velocità.
Questo è il caso in cui un’auto
percorre alla velocità costante di
100 km/h una curva circolare; il
modulo non varia, ma la direzione del
vettore velocità cambia in ogni
istante, pur mantenendosi sempre
tangente alla traiettoria.
Per meglio studiare queste situazioni
di moto, si introduce il concetto di
accelerazione, la cui espressione è la
seguente:
v
am
t
L’accelerazione media in un
intervallo di tempo è il rapporto tra
la variazione di velocità e il tempo di
riferimento.
In particolare:
in un moto rettilineo l’accelerazione ha la stessa direzione della velocità e quindi della
traiettoria.
in un moto curvilineo la velocità è tangente alla traiettoria e l’accelerazione è il risultato
di una componente tangente alla traiettoria e di una componente normale alla traiettoria.
1
s (t ) s0 v0 t a t 2
2
1
s ( t ) s0 v 0 t a t 2
2
L'equazione che esprime come varia la velocità è:
v (t ) v0 a t
Ad esempio si studi il moto uniformemente accelerato lungo una retta di legge oraria:
Si deduce:
Che un punto materiale è partito dalla posizione iniziale x0 = 5 m dove aveva una
velocità diretta nel verso scelto come positivo e con intensità: v0 = 3,5 m/s.
Che la velocità varia, aumentando l’intensità di 8,4 m/s ogni secondo che passa; essa
inoltre aumenta in modo uniforme e questo può essere scritto sinteticamente tramite la
legge della velocità: v(t) = 5 + 8,4t.
Fu sempre Galileo a scoprire che tutti i corpi, indipendentemente dalla loro massa, forma e
dimensione, cadono con la stessa accelerazione: g = 9,81 m/s2.
Questa affermazione, di importanza cruciale, porta alla conclusione che oggetti
fondamentalmente diversi, come un sasso o una piuma, se lasciati cadere dalla stessa quota di
partenza e con la stessa velocità iniziale, giungono a terra nello stesso istante.
Ora, l’esperienza di ogni giorno sembrerebbe dimostrare proprio il contrario, ma, afferma
Galileo, ciò succede perché l’attrito offerto dalla resistenza dell’aria agisce in modo diverso
su oggetti dalla forma e dalla massa differente, alterando il loro moto. Se si potesse eseguire
l’esperimento, prosegue lo scienziato pisano, in assenza d’aria si arriverebbe al risultato che
l’accelerazione di gravità g è la stessa per tutti i corpi.
a = g = 9,81 m/s2
SUPERFICIE TERRESTRE
Il valore di 9,81 m/s2 non è costante in tutti i punti del globo: all’equatore, per via del
rigonfiamento della forma della Terra che allontana la superficie dal centro della Terra, è
leggermente minore ed ammonta a 9,789 m/s2, mentre ai Poli risulta essere di 9,823 m/s2. Alla
latitudine di Milano (45° Nord) il valore è circa pari a 9,806 m/s2.
Inoltre, delle piccolissime variazioni possono avvenire localmente su piccola scala per colpa
della conformazione geologica del sottosuolo, più denso in certe zone e meno denso in altre,
per le diverse concentrazioni nel sottosuolo di graniti, basalti, sabbie, rocce vulcaniche ed
altro...
L’accelerazione di gravità dipende anche dalla massa e dalle dimensioni del pianeta su cui ci
si trova: sulla Luna, ad esempio, essa è 1/6 di quella terrestre e si ha gLuna = 1,6 m/s2. Su Marte,
più grande della Luna ma di dimensioni minori di quelle del nostro pianeta, essa vale
gMarte = 3,6 m/s2, mentre su Giove, il maggiore dei pianeti del Sistema Solare, la gravità
vale gGiove = 23,12 m/s2.
Nell’affrontare i problemi relativi al moto dei gravi bisogna infine tenere presente che, mentre
la scelta della direzione positiva di moto è assolutamente arbitraria, il verso dell’accelerazione
di gravità è fissato a priori, essendo g un vettore parallelo alla verticale e sempre diretto
verso il basso. La legge oraria che si ottiene è quella di un normalissimo moto rettilineo
uniformemente accelerato con accelerazione a = g:
1
x(t ) x0 v0 t g t2
2
Ad esempio; se un oggetto viene lanciato dal basso verso l’alto con velocità iniziale definita
positiva, l’accelerazione, essendo diretta verso il basso, assume segno negativo.
I due segni algebrici contrari determinano quindi una “decelerazione” del corpo in moto, che è
quello che si verifica nella realtà quando esso sale di quota e, rallentando, arriva ad un punto
in cui si ferma per poi iniziare a ricadere verso il basso.
V0
0
1
x(t) x0 v0t gt2 Equazione oraria
2
2
v
H max (t ) 0 Altezza massima raggiunta
2g
Nella seconda fase del moto, quella di ricaduta, il verso della velocità e dell’accelerazione
sono concordi (entrambi diretti verso il basso) quindi si ha una vera e propria “accelerazione”
con un aumento del modulo della velocità (ora di segno negativo, perché diretta verso il
basso).
1
x(t) x0 v0t gt2 Equazione oraria
2
2h
t Tempo di caduta
g
Il proiettile lascia la canna all’istante t =0 con una certa velocità vo e da questo momento in
poi, se si trascura la resistenza dell’aria (è il caso di proiettili “lenti”, come le frecce scoccate
dall’arco o dalla balestra, o, ancora, i proiettili lanciati dalla fionda o da una catapulta: armi da
tiro tutte queste - usate in guerra, dalle antiche civiltà, prima dell’invenzione della polvere da
sparo), agisce su esso solo la forza peso diretta come l’asse y e nessuna forza diretta come
l’asse x.
1 x2
y g
2 v 20
Si trova che la curva ottenuta è una parabola (più propriamente un arco di parabola) con
vertice in O, ed è molto facile farne una costruzione grafica per punti.
Esaminiamo, adesso, il caso più generale, cioè il moto di un proiettile con velocità iniziale vo
formante un angolo con la direzione orizzontale. Per far ciò scegliamo il sistema di assi
mostrato in figura e scomponiamo la velocità in due componenti e studiamo il moto nelle due
direzioni:
2 v02
R sin cos
g
Vogliamo ora introdurre due grandezze che sono fondamentali per la descrizione del moto
circolare uniforme:
Dalla definizione segue che il periodo T e la frequenza f non sono due grandezze
indipendenti. Se il corpo impiega T = 3 s a percorrere una circonferenza vuol dire che
percorre 1/3 di circonferenza al secondo, se impiega T = 4 s a percorrere una circonferenza
vuol dire che percorre 1/4 di circonferenza al secondo etc.
Da queste considerazioni discende che la frequenza è l'inverso del periodo: f = 1/T. Dal
momento che la frequenza è l'inverso del periodo, la sua unità di misura nel Sistema
Internazionale sarà l'inverso del secondo. Questa unità di misura prende il nome di hertz
(simbolo Hz): 1 Hz = 1 s-1. Diremo che la frequenza di un corpo è pari a 1 Hz quando esso
percorre 1 giro al secondo.
Prima di procedere con la fisica del moto circolare uniforme dobbiamo introdurre un'unità di
misura importante per gli angoli: il radiante. Possiamo creare una corrispondenza biunivoca
tra la lunghezza dell'arco sotteso e il corrispondente angolo al centro.
Ad esempio, se l'angolo al centro è un angolo giro pari a 360° la lunghezza dell'arco sotteso
coincide con quella dell'intera circonferenza ovvero l = 2πR. Ad un angolo di 90°
corrisponderà un arco di lunghezza πR / 2 etc.
Il radiante (rad) è quell'angolo che sottende un arco di circonferenza di lunghezza uguale al
raggio della circonferenza R.
Se un angolo misura α radianti, vuol dire che l'arco sotteso è lungo α · R.
Ad esempio 360° = 2π rad = 6,28 rad da cui possiamo ricavare che 1 rad = 360°/6,28 =
57,30°.
Il radiante è importante nella descrizione del moto circolare uniforme perché entra come unità
di misura nella velocità angolare media.
Definiremo velocità angolare media (simbolo: ω, omega minuscola) l'angolo al centro Δα che
viene percorso (misurato in radianti) diviso per l'intervallo di tempo Δt impiegato a
percorrerlo: ω = Δα/Δt.
L'unità di misura della velocità angolare è il radiante al secondo (rad/s).
Accanto alla velocità angolare in un moto circolare uniforme possiamo anche introdurre la
velocità tangenziale. Nel moto circolare uniforme la velocità istantanea in un punto risulta
perpendicolare al raggio della circonferenza passante per quel punto.
Poichè il punto Q percorre tratti diversi in tempi uguali (a differenza di P che percorre archi di
circonferenza uguali in tempi uguali), ne segue che il suo moto non è uniforme; inoltre la
velocità di Q è uguale a zero negli estremi di oscillazione, punti in cui Q si ferma per invertire
il moto, ed è massima nel centro di oscillazione e pari a:
vmax = ω · r
a = -ω2 · s
4. DINAMICA
4.1. Generalità
La dinamica ha come obiettivo lo studio delle cause che producono il movimento di un corpo.
In questo contesto diventano fondamentali i concetti di forza e di massa.
Gran parte della conoscenza riguardo alle forze ed alle loro applicazioni è frutto del lavoro del
fisico Isaac Newton che durante la sua attività ebbe modo di approfondire, sperimentalmente,
il comportamento degli oggetti sottoposti all'azione delle forze.
Le tre leggi di Newton, o leggi della Meccanica Classica, spiegano in modo efficace il
movimento dei corpi, lo stato di quiete e le modificazioni del loro moto nel momento in cui
viene ad essi applicata una forza.
4.2. Forze
Le forze sono rappresentabili tramite vettori in cui:
L’unità di misura della forza nel S.I. è il Newton (N), ovvero la forza che imprime alla massa
di 1 kg l’accelerazione di 1 metro al secondo ogni secondo (1 m/s2).
Nel sistema cgs l’unità di misura della forza è il dyne (dyn), ovvero la forza che imprime alla
massa di 1 g l’accelerazione di 1 cm/s2.
In simboli:
dove R = F1 + F2 + F3 + … e dove, nel caso di quiete, il valore “costante” della velocità può
anche essere nullo (v = 0).
Si noti che se un sistema di riferimento è Inerziale, anche un altro sistema di riferimento che
si muove di moto rettilineo uniforme rispetto ad esso è Inerziale.
Lo stesso atto del camminare è reso possibile dal terzo principio della dinamica: il nostro
piede esercita una forza all’indietro sul terreno, e questo, grazie questa volta alla presenza
dell’attrito (senza il quale si scivolerebbe semplicemente), applica sul piede una forza uguale
e contraria, cioè diretta in avanti: è questa la forza che ci permette di muoverci camminando.
Anche nell’urto tra due corpi vale questo principio: le due forze in gioco durante il brevissimo
istante dell’urto, che possiamo chiamare azione e reazione (è indifferente dire quale delle due
sia l’azione e quale la reazione), sono sempre uguali e contrarie.
Quindi, chiamati in generale A e B due corpi qualunque, vale il seguente principio:
"la forza che un corpo A esercita sul corpo B è uguale e contraria a quella che il corpo B
esercita sul corpo A"
Per la 2° legge della dinamica, il corpo subisce una forza proporzionale all’accelerazione la
cui intensità è data dalla seguente espressione:
v2
Fc ma m m 2r
r
Si noti che in un sistema non inerziale (per esempio solidale con il corpo in movimento) un
oggetto all’interno del sistema subisce una forza centrifuga con verso contrario alla forza
centripeta.
Dopo aver letto attentamente il testo del problema, è consigliabile seguire questa procedura:
E’ un’ovvia conseguenza dell’arbitrarietà della scelta del segno per la direzione positiva di
moto, che studenti diversi potrebbero arrivare a risultati opposti di segno nella risoluzione
dello stesso problema.
A prescindere da eventuali errori di calcolo, i due risultati potrebbero essere considerati
ugualmente corretti in quanto esprimono la stessa realtà fisica.
Ad esempio: un corpo è appoggiato ad un piano orizzontale ed è sottoposto ad un sistema di
forze che lo mette in moto verso sinistra. Il primo studente sceglie come direzione positiva
quella verso destra: la risultante delle forze applicate al corpo avrà per lui segno negativo. Un
secondo studente decide che la direzione positiva è quella verso sinistra: la risultante di forze
avrà per lui segno positivo.
Anche se i due risultati sono diversi (opposti per segno algebrico) essi sono entrambi corretti
perché esprimono “la stessa realtà fisica”: per entrambi l’oggetto è sottoposto ad un insieme
di forze.
m1m2
F G
d2
dove m1 e m2 sono le masse dei corpi, mentre d è la distanza tra le due masse.
La forza è centrale, ovvero agisce lungo la congiungente i baricentri delle masse interagenti e
dipende dalla distanza dei baricentri. Inoltre si noti che:
la forza è solamente attrattiva.
se una delle due masse raddoppia, triplica, etc… la forza raddoppia, triplica, etc…
se la distanza tra le masse raddoppia, triplica, etc… la forza diminuisce di 1/4, 1/9, etc…
se la distanza tra le masse dimezza, si riduce di un terzo, etc… la forza diventa più
intensa di 4 volte, 9 volte, etc…
4.12. Lavoro
In meccanica classica il lavoro di una forza costante lungo un percorso rettilineo è definito
come il prodotto scalare del vettore forza per il vettore spostamento:
L F d Fd cos
Le dimensioni del lavoro e dell’energia sono: [E]=[FL]=[ML2t -2]
Nel S.I. l’unità di misura del lavoro è il joule (J). 1 J è il lavoro compiuto da una forza di 1 N
quando sposta il suo punto di applicazione di 1 m nella stessa direzione della forza.
Nel sistema cgs l’unità di misura del lavoro è l’erg (erg). L’erg è definito come il lavoro
eseguito da una forza di un dyne che da luogo allo spostamento di un centimetro.
In una regione di spazio si ha un campo di forze se un oggetto posto in tale regione è soggetto
a una forza.
Quando il lavoro che compie una forza (o un campo di forze) non dipende dal cammino ma
solo dai punti di partenza e di arrivo, questa forza (o il campo) è conservativa.
Ad esempio il campo gravitazionale e il campo elettrico sono conservativi.
4.13. Potenza
La potenza di un sistema fisico che compie un certo lavoro è il rapporto fra il lavoro e
l’intervallo di tempo impiegato a compierlo:
L
W
t
4.14. Energia
Si definisce energia il lavoro che un sistema è in grado di compiere. Esistono tantissimi tipi di
energia:
energia cinetica;
energia potenziale;
energia termica;
energia chimica;
energia nucleare;
energia elettromagnetica (radiazione);
energia interna;
…
L’energia cinetica di un corpo di massa m in moto con velocità di modulo v è definita come:
1 2
Ek mv
2
Per cui un corpo in movimento possiede energia, che è uguale al lavoro compiuto per
spingere il corpo a quella velocità, o, in alternativa, alla quantità di lavoro che può compiere.
Il Teorema dell’energia cinetica afferma che dato un corpo soggetto a una forza F, il lavoro
compiuto da F quando il corpo si sposta da un punto A ad un punto B è uguale alla variazione
dell’energia cinetica ΔEk del corpo.
L’energia potenziale di un corpo di massa m sospeso ad una altezza h dalla superficie terrestre
e definita da:
U g mgh
x(t ) A sen(t )
dove:
4.18. Leve
Una leva è una macchina semplice, un dispositivo costruito dall'uomo per vincere mediante
una forza detta motrice (FM), un'altra forza detta resistente (FR).
Lo scopo delle leve primordiali era quello di amplificare la forza umana permettendo di
svolgere lavori non consentiti dal semplice impiego della forza muscolare.
Se la somma dei momenti delle forze è pari a zero allora avremo soddisfatta la condizione di
equilibrio alla rotazione: FR • bR = FM • bM
bR bM
FR FM
fulcro
Una leva è di primo tipo o di prima specie se il fulcro si trova tra la forza motrice e la forza
resistente. A sua volta la leva di primo tipo può essere vantaggiosa se la forza motrice è più
distante dal fulcro della forza resistente oppure, nel caso contrario, svantaggiosa.
Anche i muscoli del nostro corpo, inseriti sulle ossa, sono dal punto di vista fisico delle leve.
In figura è rappresentata la flessione dell'avambraccio ad opera del muscolo bicipite brachiale:
Questo è un classico esempio di leva di terzo tipo, che come abbiamo detto è sempre
svantaggiosa.
Essendo più corto il braccio di leva, la forza sviluppata dal muscolo bicipite deve essere di
gran lunga superiore rispetto alla forza peso della palla che si tiene sulla mano. Questo tipo di
leva, permette però una grande ampiezza e rapidità di movimento.
Automaticamente uno svantaggio statico (leva svantaggiosa) permette una maggiore velocità
e ampiezza di movimento, cioè un vantaggio dinamico.
5.1. Generalità
Siamo immersi in una grande massa di fluido, l'atmosfera terrestre; l'acqua degli oceani, dei
mari e dei fiumi, ricopre più della metà della superficie terrestre. Sia in termini biologici che
in termini economici, la nostra vita è legata indissolubilmente all'esistenza dei fluidi.
SOLIDO
LIQUIDO
AERIFORME (GASSOSO)
L’aggettivo fluido designa ogni sostanza che si trovi allo stato liquido o a quello di aeriforme.
I solidi sono quasi incomprimibili ed hanno forze intermolecolari molto forti in quanto gli
atomi o molecole sono legati tra di loro rigidamente (reticolo cristallino) e possono solo
oscillare (di pochissimo) attorno ad una posizione di equilibrio.
un volume proprio;
una forma determinata dal recipiente che lo contiene.
Atomi o molecole sono legate tra loro debolmente, per cui sono caratterizzate da una elevata
mobilità potendo scorrere le une sulle altre. I liquidi sono inoltre quasi incomprimibili
(risentono sempre dei legami delle molecole vicine).
Nello stato aeriforme il fluido riempie completamente il recipiente che lo contiene e si hanno
particelle in moto continuo, veloce e disordinato.
Le particelle si trovano mediamente distanti tra loro. Gli urti, o collisioni dipendono dalla
pressione, ovvero dalla concentrazione delle molecole gassose.
A pressione non troppo elevata, (per esempio a pressione atmosferica) le interazioni
intermolecolari sono piuttosto deboli.
5.3. Densità
La densità di un corpo è data dal rapporto tra la sua massa e il suo volume:
d
m
V
M L 3
La densità non dipende dal particolare oggetto considerato, ma solo dalla sostanza di cui è
composto.
In generale la densità assoluta dei solidi è maggiore della densità dei liquidi che a sua volta è
maggiore della densità dei gas, ma esiste un'importante eccezione, l'acqua: il ghiaccio (solido)
galleggia sull'acqua (liquida) perché la sua densità è minore di quella dell'acqua.
La densità assoluta dell'acqua distillata a 4°C viene spesso usata come valore di riferimento
per le densità delle altre sostanze.
Possiamo ricavare facilmente la densità dell'acqua ricordando che a un volume di un litro
d'acqua corrisponde una massa di un kilogrammo. Poiché 1 l = 1 dm3 abbiamo la seguente
densità assoluta per l'acqua: da = 1 kg / 1 dm3 = 1 kg / 0,001 m3 = 1000 kg / m3.
Prendendo come densità di riferimento la densità assoluta dell'acqua, possiamo introdurre il
concetto di densità relativa dr.
La densità relativa di un corpo si definisce come il rapporto tra la sua massa e la massa di un
ugual volume di acqua distillata a 4°C.
P mg
Ps g
V V
Nel S.I. l’unità di misura del peso specifico è il N/m3.
Si ricava facilmente che l'equazione dimensionale del peso specifico è: [M L-2 t-2].
5.5. Pressione
La pressione P di una forza F che agisce su una superficie di area S è il rapporto tra la
componente della forza perpendicolare alla superficie e l’area stessa.
F Fn
S P
S
F
Le dimensioni sono: [ p] [ ] [ ML1t 2 ]
S
Nel S.I. l’unità di misura della pressione è il pascal (Pa). 1 pascal è la pressione
esercitata da una forza di 1 newton perpendicolarmente a una superficie di 1m2.
Nel sistema cgs l’unità di misura della pressione è la barye (Ba), equivalente a un dyne
al centimetro quadro (dyn/cm2).
In pratica vengono utilizzate anche altre unità di misura quali l’atmosfera, il bar e il torr
(o mmHg):
1’atmosfera (atm) è equivalente alla pressione atmosferica media al livello del mare
ovvero 101325 Pa;
1 bar corrisponde a 105 Pa, usato spesso in meteorologia, in realtà è molto più facile
incontrare il suo sottomultiplo mbar, equivalente a 102 Pa;
1 mmHg è pari alla pressione esercitata da una colonna di 1mm di mercurio; 760 mmHg
sono pari a 1 atm, equivalente a 1 torr.
Nota: la pressione è una grandezza scalare. Possiamo riportare in una tabella riassuntiva i
diversi fattori di conversione tra le varie unità di misura della pressione:
La legge di Pascal vale anche per i gas e può essere enunciata in modo più generale:
"la pressione esercitata sulla superficie di un fluido si trasmette inalterata su tutte le superfici
a contatto con il fluido".
Ph Po gh
Di conseguenza la pressione idrostatica è la stessa in tutti i punti che si trovano alla stessa
profondità e cresce linearmente con la profondità.
"un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l'alto d’intensità pari al
peso del volume di fluido spostato"
Se la densità del corpo (c) è maggiore di quella del fluido (f), allora il corpo andrà a fondo:
FA
FA
pO =1V1g
po = cVc g
Nel caso in cui le due densità fossero uguali il corpo immerso raggiungerebbe uno stato di
quiete nel fluido:
FA
po = cVc g
Se invece la densità del corpo (c) è minore di quella del fluido (f), allora esso galleggerà:
FA
F
poA= cVc g
pO =1V1g
"la velocità di un fluido in uscita da un recipiente aperto è pari alla radice quadrata del
doppio prodotto dell'accelerazione di gravità e della distanza h fra il pelo libero del fluido e
il centro del foro che è stato praticato"
P1 P0
v1 0
y1 h
h
v2
y2 0
P2 P0
v 2 gh
In pratica la velocità è uguale a quella che avrebbe il fluido durante il moto di caduta libera
dall'altezza h.
la velocità delle particelle non dipende dal tempo ma soltanto dalla posizione da esse
occupata.
In formule:
V
Q
t
Q A v cost.
In cui:
Q è la portata;
A è la sezione del condotto;
v è la velocità del fluido.
Se la sezione del condotto non è costante anche la velocità del fluido non sarà costante, in
particolare sezione e velocità sono inversamente proporzionali.
Considerando due sezioni differenti di uno stesso condotto l'equazione di continuità si può
generalizzare in questo moto:
A1v1 A2 v2
p è la pressione;
ρ è la densità del fluido;
v è la velocità del fluido;
g è l’accelerazione di gravità;
h è la quota.
6. TERMODINAMICA
6.1. Generalità
“Ognuno sa che il calore può essere la causa del movimento e che possiede una grande forza
motrice: proprio le macchine a vapore che oggi sono così diffuse, ne sono una prova evidente
per tutti. Al calore sono dovuti i grandi movimenti che i nostri occhi vedono con meraviglia
sulla Terra. Esso è la causa delle agitazioni dell'atmosfera, dell'ascensione delle nuvole, della
caduta delle piogge e delle altre meteore, delle correnti d'acqua che solcano la superficie del
globo e che l'uomo finora ha impiegato solo in piccola parte; e infine i terremoti e le eruzioni
vulcaniche sono conseguenze del calore... (Sadi Carnot 1824).
La termodinamica è quella branca della Fisica che studia l’evoluzione dei sistemi
fisico-chimici tenendo conto degli scambi di energia in tutte le forme che possono verificarsi
fra sistema ed ambiente esterno.
La termodinamica fornisce un bilancio energetico dei fenomeni termici e ne indica il senso di
evoluzione.
Termo dinamica
Therme = Calore Dynamis = Potenza
Questa parola inizialmente coniata per sintetizzare gli sforzi tecnico-scientifici di capire e
gestire le trasformazioni di calore in potenza, oggi compendia tutte le forme dell’energia e le
sue trasformazioni; fanno parte dell’indagine: produzione di potenza, refrigerazione,
cambiamenti di stato della materia, reazioni chimiche, etc.
6.2. Temperatura
Potremmo definire la temperatura come la proprietà fisica di un sistema legata al concetto
comune di “caldo” e “freddo”.
Tuttavia il concetto di caldo/freddo è un concetto “ingannevole”: infatti solitamente il
materiale a temperatura più alta è più caldo al tatto, ma ci sono casi in cui ciò non vale.
Ad esempio una porta di legno e una maniglia metallica sono alla stessa temperatura ma
generano sensazioni diverse.
Formalmente la temperatura è la proprietà che regola il trasferimento di energia termica, o
calore, da un sistema ad un altro.
La temperatura è un indice dello stato termico di un corpo ed è legata all’agitazione termica
delle molecole che lo costituiscono. Operativamente viene misurata in modo indiretto, dalla
dipendenza di altre grandezze dalla temperatura (es: resistenza, dilatazione termica...).
Quando due sistemi sono alla stessa temperatura, sono in equilibrio termico, cioè non avviene
alcun trasferimento di calore.
Se esiste una differenza di temperatura, il calore tenderà a muoversi dal sistema a temperatura
più alta verso quello a temperatura più bassa, fino al raggiungimento dell’equilibrio termico.
La temperatura è una proprietà intensiva del sistema, cioè non dipende dalle dimensioni o
dalla quantità di materia (come pressione e densità).
Al contrario altre proprietà, ad esempio la massa e volume, sono grandezze estensive.
“se due corpi A e B sono in equilibrio termico (non scambiano calore) con un terzo corpo C,
allora sono in equilibrio termico tra di loro”.
Quindi, per definizione, i tre corpi sono alla stessa temperatura T.
Nel 1742 Celsius (°C) propone una scala con altri due punti fissi:
9
t F 32 tC
5
In ambito scientifico si utilizza la scala Kelvin. Lo zero Kelvin corrisponde a una temperatura
teoricamente irraggiungibile (zero assoluto).
Per trasformare una temperatura espressa in gradi Celsius in Kelvin e viceversa si ricorre alle
seguenti equazioni:
TK = TC + 273,15 TC = TK - 273,15.
Ad esempio:
20 °C = 20 + 273,15 = 293,15 K
300 K = 300 - 273,15 = 26,85 °C.
l l T
dove λ è il coefficiente di dilatazione lineare ed l è la lunghezza iniziale della sbarra.
Un corpo di volume V che subisce uno sbalzo termico Δt, avrà una variazione di volume:
V V T
dove α è il coefficiente di dilatazione cubica e V è il volume iniziale del corpo.
Quanto appena detto è valido per tutti i materiali, ma è più evidente nei metalli. Si noti che α
(coefficiente di dilatazione cubica) è pari con buona approssimazione a 3 λ.
Nel S.I. il calore si misura in Joule (J) tuttavia una unità di misura ancora utilizzata è la
caloria. Essa è definita come la quantità di calore necessario per innalzare la temperatura di
1 g di acqua da 14,5 °C a 15,5 °C.
Nota:
1 cal = 4,186 J;
1 CAL = 1kcal = 4186 J.
Q mcT
In pratica la capacità termica ed il calore specifico sono legati dalla relazione:
C mc
Si definisce capacità termica molare quella per mole di sostanza:
C Q
cm
n nT
Per i solidi nella maggior parte delle sostanze è circa 6 cal/mol·K = 24,9 J/mol·K.
per conduzione;
per convezione;
per irraggiamento.
- Conduzione.
La conduzione termica è il processo che si
attua in un mezzo solido, liquido o aeriforme
nel momento in cui, a causa di una differenza
di temperatura, viene provocato un
trasferimento di energia cinetica da una
molecola a quella adiacente che possiede una
velocità di vibrazione minore, essendo la
velocità di vibrazione delle particelle indice
della temperatura del corpo.
Si ha in questo modo un trasferimento di energia, sotto l’influenza del gradiente di
temperatura (variazione della temperatura lungo una direzione), senza uno spostamento di
particelle.
- Convezione.
La convezione termica avviene solamente in
presenza di un fluido, ad esempio aria o acqua.
Tale fluido, a contatto con un corpo la cui
temperatura è maggiore di quella dell’ambiente che
lo circonda, si riscalda e, per l’aumento di
temperatura subito, si espande (nella maggior parte
dei casi). A causa della spinta di Archimede, questo
fluido sale, essendo meno denso del fluido
circostante che è più freddo.
Contemporaneamente, il fluido più freddo scende e
prende il posto di quello più caldo che sale; in questo
modo si instaura una circolazione convettiva.
- Irraggiamento.
Irraggiamento o radiazione termica è il termine usato per indicare la radiazione
elettromagnetica emessa dalla superficie di un corpo che si trova ad una certa temperatura.
Tutti gli oggetti emettono radiazioni elettromagnetiche, che sono frutto dell’eccitazione
termica della superficie del corpo, legata alla condizione energetica dei suoi atomi
(l’irraggiamento è tanto più intenso quanto maggiore è la temperatura dell’oggetto stesso), e
viene emessa in tutte le direzioni; quando il mezzo trasmissivo risulta essere sufficientemente
trasparente a tale radiazione, nel momento in cui essa colpisce un altro corpo, parte viene
riflessa e parte assorbita. Tra i due corpi si stabilirà un continuo scambio di energia, con uno
scambio netto di calore dal corpo più caldo al corpo più freddo.
Da notare è che può anche non esservi un mezzo di trasmissione, in quanto l’irraggiamento è
l’unica modalità di scambio termico che avviene anche nel vuoto. Basti pensare alla
radiazione solare, esempio più evidente di tale trasmissione.
temperatura;
volume;
pressione.
Un sistema si dice:
aperto: se avviene uno scambio sia di energia che di materia con l’ambiente;
chiuso: se avviene uno scambio di energia ma NON di materia con l’ambiente;
isolato: se non avviene nessuno scambio con l’ambiente.
- Legge di Boyle.
La relazione che lega la pressione al volume di una data massa di gas mantenuto a
temperatura costante è nota come la legge di Boyle e può essere così espressa:
“a temperatura costante, il volume di una massa di gas è inversamente proporzionale alla
sua pressione”.
PV = costante
Essa determina la relazione tra volume e temperatura nel caso in cui il gas sia mantenuto a
pressione costante:
In formula:
V V0 1 t
dove:
V0 è il volume del gas alla temperatura di 0 °C;
t è la temperatura in °C.
1
In condizioni di pressione non elevate si ha: C 1
273,15
V V0 T
Un gas mantenuto a volume costante, varia la sua pressione P al variare della temperatura t
(°C) secondo la legge:
P P0 (1 t )
dove:
P0 è la pressione del gas alla temperatura di 0 °C;
t è la temperatura in °C.
1
In condizioni di pressione non elevate si ha: C 1
273,15
P P0 T
Le leggi dei gas che abbiamo finora considerato rappresentano delle trasformazioni
termodinamiche che coinvolgono due variabili alla volta: la terza, a rotazione, rimane
costante.
Se questa impostazione rappresenta sicuramente un approccio semplificato al problema, è
anche vero che molte situazioni reali coinvolgono tutte e tre la variabili di stato
contemporaneamente. Abbiamo quindi la necessità di dedurre una espressione di carattere più
generale.
Possiamo allora scrivere la relazione che prende il nome di equazione di stato dei gas perfetti:
PV nRT
Per determinare numericamente R ragioniamo in questo modo: il suo valore deve essere
costante per ogni valore delle tre variabili P, V e T.
Se consideriamo ora n = 1 mole di un qualunque gas in condizioni “normali”, il suo volume è
sempre V = 22,4 litri. Quindi, in questa situazione:
J
R 8,3143
mol K
A volte risulta più comodo esprimere R in unità di misura che non appartengono al Sistema
Internazionale perché capita frequentemente di trovare problemi in cui il volume di un gas è
misurato in litri e la pressione in atmosfere. In tal caso, eseguite le opportune equivalenze, si
ha: R = 0,0821 litri•atm / mol•K.
Nel caso in cui si parli di un gas reale e non ideale in luogo dell’equazione di stato dei gas
perfetti si utilizzerà l’equazione di Van Der Waals:
an 2
P 2 (V nb) nRT
V
Ne consegue che la pressione totale di una miscela di gas è data dalla somma delle pressioni
parziali dei gas che compongono la miscela:
3
EK kB T
2
Dove:
EK è l’energia cinetica media;
KB = R/NA = 1,38 · 10-23 J/K è la costante di Boltzmann;
T è la temperatura assoluta.
Per un gas perfetto monoatomico l’energia interna è costituita dal prodotto dell’energia
cinetica media delle molecole per il numero delle stesse N:
3
U EK N kB T N
2
Nel caso in cui il gas sia formato da molecole biatomiche (es: O2, H2, CO…) le formule
precedenti si modificano nella loro costante di proporzionalità:
5
EK kB T
2
5
U EK N kB T N
2
Quindi:
La temperatura di un gas dipende solo dall’energia cinetica media delle sue molecole e
non dal numero di queste, il che significa che la temperatura è una grandezza intensiva!
Il calore assorbito Q dipende non solo dall’energia cinetica delle molecole ma anche dal
numero x di queste e pertanto il calore è una grandezza estensiva!
Chiamiamo energia interna di un corpo l’energia cinetica complessiva delle sue molecole.
La solidificazione è il passaggio dallo stato liquido allo stato solido. Raffreddando un liquido
l'energia delle sue particelle (atomi, ioni, molecole) diminuisce e queste si muovono più
lentamente. Arrivando alla temperatura alla quale l'energia delle particelle è uguale a quella
dei legami che le tengono unite nel solido, il liquido si solidifica.
La fusione e il passaggio inverso dallo stato solido a quello liquido. In un solido le particelle
oscillano intorno a punti fissi. Fornendo energia, fino ad arrivare alla temperatura di fusione,
l'energia delle particelle uguaglia l'energia dei legami, questi si rompono e abbiamo il liquido.
La temperatura di fusione è uguale a quella di solidificazione (passaggio inverso) ed è molto
diversa da sostanza a sostanza.
La sublimazione è il
passaggio diretto dallo
stato solido allo stato
aeriforme. Il passaggio
inverso si chiama
brinamento.
Ciò succede perché la pressione di vapore (pressione esercitata da un vapore in equilibrio con
il suo liquido) di queste sostanze eguaglia la pressione atmosferica prima che esse fondano.
Si definisce infine calore latente (di fusione, di solidificazione, etc. ) quel calore che viene
fornito ad un corpo che effettua un passaggio di stato e che non si manifesta con
l'innalzamento di temperatura essendo la quantità di energia necessaria a far passare
completamente l’unità di massa di quella sostanza da uno stato a un altro.
U Q L
Si noti che:
- Trasformazioni isobare.
L P V
Il lavoro risulta positivo (+)
in quanto è compiuto dal
gas che muove il pistone
nella sua fase di espansione,
ossia è compiuto dal
sistema.
- Trasformazioni isocore.
Si tratta di una trasformazione che avviene a volume costante. Il lavoro è nullo perché il
volume del gas, rimanendo costante, non determina alcun movimento del pistone.
Quindi da un punto di
vista matematico:
L F x 0
Nota: la variazione di
energia interna è pari al
calore scambiato:
U Q
- Trasformazioni isoterme.
U 0 QL
- Trasformazioni adiabatiche.
U L
Un gas che si espande senza assorbire calore spende la sua energia interna e quindi si
raffredda.
Il rendimento ideale ( ) di una macchina termica è definito come il rapporto tra il lavoro
prodotto e l’energia assorbita da essa durante il ciclo:
L Q2 Q1 Q
1 1
Q2 Q2 Q2
Dove:
L è il lavoro compiuto;
Q2 è il calore assorbito (positivo);
Q1 è il calore ceduto (negativo).
Nel caso ideale in cui una macchina termica possa funzionare operando su un fluido
trasformazioni reversibili tra due temperature T1 e T2, esiste un limite massimo al suo
rendimento. Esso non dipende né dalla natura del fluido utilizzato, né dall’ampiezza del ciclo
descritto, ma unicamente dalle temperature T1 e T2 alle quali avvengono gli scambi di calore
e vale:
T1
ideale 1
T2
Qualsiasi macchina reale, operando con trasformazioni non reversibili, ma solo quasi
reversibili, a causa delle inevitabili differenze di pressione e di densità del gas all’interno del
cilindro, avrà rendimento inferiore a quello termodinamico:
T1
reale 1
T2
Un’espansione isoterma A-B in cui posto a contatto con una sorgente calore Q2, il gas si
espande assorbendo calore alla temperatura TC.
Una compressione isoterma C-D in cui mentre viene compresso il gas cede calore Q1
all’esterno per mantenere così costante la sua temperatura.
Una compressione adiabatica D-A in cui non potendo cedere calore verso l’esterno il gas
aumenta la sua temperatura fino a Tc.
“il calore passa spontaneamente solo da un corpo a temperatura più alta ad un altro a
temperatura più bassa”.
Termostato
Q2
Macchina
termica Lavoro
Sulla base di ciò Kelvin formulò il secondo principio della termodinamica in questi termini:
”è impossibile che l’unico risultato di una trasformazione sia quello di convertire in lavoro
il calore sottratto ad una sola sorgente termica”.
6.18. Entropia
L’entropia è un indice della diminuita capacità del sistema di compiere lavoro, essendo
legata al calore degradato che il sistema disperde in ogni trasformazione:
Q
S
T
Dove:
∆S è la variazione di entropia;
∆Q è la quantità di calore scambiato;
T è la temperatura a cui avviene la trasformazione termodinamica.
L’entropia S è definita per T costante, quindi è valida solo per trasformazioni isoterme; essa si
misura nel S. I. in Joule/kelvin.
7. ELETTROMAGNETISMO
7.1. Generalità
I fenomeni legati all’elettricità ed al magnetismo erano noti anche ai popoli della Grecia che
già conoscevano la resina fossile, detta ambra e la magnetite. Per arrivare ad una prima
conoscenza dei fenomeni magnetici come li intendiamo oggi bisogna attendere il libro
dell’inglese William Gilbert, del 1600. In esso si parla del magnetismo terrestre e
dell’orientamento degli aghi magnetici, nonché dell’elettricità per strofinio. La nascita
dell’elettricità moderna si fonda, in ogni caso, sui lavori del francese Charles Augustin
Coulomb (1736 - 1806).
La storia dell’elettricità e del magnetismo, come tutte le storie relative al progresso della
conoscenza umana, non è mai il contributo di pochi ed è difficile compendiare gli sforzi dei
molti che ci hanno consegnato i loro risultati. In particolare, vogliamo rilevare che la storia
dell’elettricità e del magnetismo si è mescolata con la storia della costituzione della materia e
con la storia della natura della luce.
In questo capitolo conosceremo alcuni dei protagonisti ed il lavoro da essi svolto tuttavia non
procederemo in maniera storica, perché un tale approccio non spetta a questo corso, ma
partiremo quasi dalla fine, ovvero dalla costituzione della materia, in una forma semplificata.
qe = −1, 6 × 10−19C;
dove C sta per Coulomb, ed è l’unità di misura della carica elettrica, nel Sistema
Internazionale.
Un corpo è carico quando vi è un eccesso di cariche positive o negative. Tutti i corpi carichi
risultano avere una carica che è un multiplo intero della carica fondamentale.
La parola elettricità deriva dal greco èlectron (ἐλέκτρον), che significa ambra (C4H6O4);
tuttavia la proprietà che essa acquista, ovvero l’attrazione per strofinio è comune anche ad
altre sostanze come il vetro, l’ebanite, il polietilene, etc.
I corpi si dividono in conduttori e isolanti. Un conduttore è una sostanza in cui una carica può
scorrere facilmente. I metalli, oro e argento in particolare, sono buoni conduttori perché i loro
atomi hanno elettroni liberi di muoversi, che trasferiscono facilmente l'energia. Un isolante è
una sostanza in cui una carica elettrica non scorre facilmente. La plastica e la gomma sono
buoni isolanti perché gli elettroni nei loro atomi hanno poca libertà, perciò non si
trasferiscono con facilità da un atomo all'altro. Alcuni di questi materiali sono impiegati per
isolare i fili conduttori o le macchine elettriche.
L’elettrizzazione di un corpo può avvenire:
per strofinio;
per contatto;
per induzione.
Nel caso del contatto di un corpo neutro con un corpo carico positivamente, il trasferimento di
elettroni avverrà dal corpo neutro al corpo carico (per attrazione), col risultato che il corpo
neutro si caricherà anch'esso positivamente.
Negli isolanti non esistono elettroni di conduzione, ma esistono i dipoli ovvero sistemi formati
da cariche opposte molto vicine tra loro.
Tutti gli esperimenti, fino ad ora, hanno confermato la validità di questa legge, che deve
essere considerata una delle leggi fondamentali della fisica.
Q1Q2 1 Q1Q2
F k0
r2 4 0 r 2
dove Q1 e Q2 sono le cariche possedute dai corpi e k0 è una costante, detta costante di
Coulomb, che nel Sistema Internazionale vale circa: 9 · 109 N·m2/C2.
La direzione della forza F è lungo la congiungente i due corpi e risulta attrattiva, se le due
cariche sono di segno opposto, o repulsiva, se sono dello stesso segno.
Nel Sistema Internazionale si usa riscrivere la costante k0 nel modo seguente:
1
k0
4 0
dove 0 è una costante, detta costante dielettrica del vuoto, (o permettività assoluta del
vuoto). Il suo valore, nel Sistema Internazionale è circa: 8, 9 × 10−12 C2/N·m2.
Posta in un punto P un’altra carica q molto piccola in modo da non alterare con la sua
presenza la distribuzione di cariche che generano il campo, definiamo campo elettrico nel
punto P il vettore:
F
E
q
Nel S.I. l’unità di misura è il newton/coulomb oppure il volt/metro.
F Qq 1 Q
E k 2 k 2
q r q r
Il campo elettrico non dipende quindi dalla carica esploratrice q, ma solo dalla carica
generatrice Q, dalla distanza r del punto dalla carica Q e dal mezzo tramite il fattore k.
Per visualizzare il campo si usa introdurre le linee di forza del campo. Una tale descrizione,
precisiamo subito, è solo approssimativa e serve solo ad avere un aiuto "visivo" alla nostra
rappresentazione del campo. Una linea di forza di un campo elettrico è una linea che ha per
tangente in ogni suo punto un vettore che coincide con il campo nel punto considerato.
Le linee di forza di cariche puntiformi positive e negative sono mostrate sotto. Esse sono
sempre dirette dalle cariche positive (da cui "escono") a quelle negative (in cui "entrano").
Il verso delle linee di forza si comprende immaginando nei vari punti la carica di prova. Si
può immaginare che il numero di linee di forza sia proporzionale all’intensità del campo e
quindi si può visualizzare una maggiore o minore intensità del campo, in una certa regione,
aumentando o diminuendo, rispetto ad un’altra regione il numero di linee di forza.
In analogia all’espressione della portata, definiamo flusso del campo elettrico attraverso una
superficie l’espressione:
( E ) E A
α
E
E A
Nel caso in cui il vettore E vari da punto a punto e la superficie A sia curva, il flusso è la
somma dei flussi parziali attraverso gli elementini di superficie individuati in modo tale che il
vettore E possa considerarsi costante in ogni elemento di superficie.
Nel caso si abbia un campo elettrico generato da una carica Q attraverso una superficie
sferica:
1 Q Q
4r 2
4 0 r 2
0
Q i
0
Il Teorema di Gauss è utile per il calcolo dei campi elettrici di distribuzioni di cariche con
particolari simmetrie. Basta individuare il tipo di simmetria e la corrispondente superficie
gaussiana attraverso cui calcolare il flusso del campo.
Dal teorema di Gauss deriva che se la somma delle cariche interne alla superficie è pari a
zero il flusso è nullo.
Qq 1 1
L
4 rA rB
Possiamo introdurre la grandezza U, funzione delle coordinate posizionali e delle cariche, tale
che la differenza UA-UB esprime il lavoro compiuto dalla forza del campo quando la carica
esploratrice q si sposta da un punto A ad un punto B lungo qualsiasi percorso.
L U A UB L U
Se si attribuisce valore zero all’energia potenziale all’infinito, si può dire che l’energia
potenziale elettrica di una carica q in un punto posto a distanza r da Q è il lavoro necessario
per portare la carica q dall’infinito a quel punto.
7.10. Elettronvolt
L'elettronvolt è l'unità di misura dell’energia usata (con i suoi multipli) in fisica delle
particelle per descrivere fenomeni su scala atomica e corrisponde all’energia potenziale di
un elettrone sottoposto alla d.d.p. di 1 volt: 1 eV = 1,6·10-19 J.
Pertanto il lavoro compiuto dalla forza del campo elettrico agente su una carica esploratrice
q che descrive una traiettoria chiusa è nullo.
Ciò si può esprimere affermando che la circuitazione del campo elettrico lungo qualsiasi
cammino chiuso è nulla.
U [V ] [l 2mt 2 q 1 ]
V
q
Considerati due punti qualsiasi A e B di un campo elettrico e indicando con VA il potenziale
in A e con VB il potenziale in B, si ha:
U A UB L
VA VB VA VB
q q
L’unità di misura nel S.I. è il volt: 1volt = 1joule/1coulomb.
L’unità di misura nel sistema cgs è lo statvolt: 1 statV = 300 V.
In un campo elettrico uniforme le superfici equipotenziali sono superfici piane parallele alle
piastre che generano il campo:
E
0
Q
C
V
L’unità di misura è il Farad (F): un conduttore ha la capacità di un farad se, caricato con 1C,
assume il potenziale di 1V. Il termine capacità si usa per qualificare i conduttori; un
conduttore può immagazzinare una carica Q tanto più grande quanto maggiore è la sua
capacità.
C 4 0 R
Cioè la capacità elettrica di un conduttore sferico è direttamente proporzionale al raggio del
conduttore e più in generale per un conduttore generico la capacità dipende in ogni caso
dalla sua forma geometrica.
7.16. Condensatori
Un condensatore è formato da due conduttori, chiamati “armature” o "piastre", di diverse
forme, poste molto vicine tra loro e cariche una positivamente e l’altra negativamente.
A seconda della forma delle armature (piane, sferiche, cilindriche, etc.) si hanno quindi i
condensatori piani, sferici, cilindrici, etc.
Il campo elettrico al loro interno è dato dalla somma dei vettori del campi elettrici generati,
mentre esternamente è nullo.
L’obiettivo del condensatore è far sì che le cariche circolino costantemente senza picchi,
quindi un condensatore, regola il flusso degli elettroni; può inoltre accumulare le cariche e
regolare la frequenza delle onde elettromagnetiche.
Nel caso di un condensatore piano si hanno due lamine metalliche parallele a piccola distanza
l’una dall’altra:
La capacità di un condensatore non dipende dalla carica sulle armature, ma solo dalla
geometria del condensatore e dal dielettrico interposto tra le armature:
A
C 0 r
d
La capacità del condensatore nel caso in cui sia interposto un dielettrico tra le due armature
aumenta in proporzione alla costante dielettrica del mezzo.
Bisogna fare attenzione a non diminuire eccessivamente d o si rischia che tra le due piastre
inizi a passare elettricità, annullando le proprietà del dielettrico.
Cequivalente C1 C2 ...
La capacità equivalente, ossia quella capacità del condensatore che può sostituire tutti i
condensatori collegati in serie è uguale alla somma dei reciproci delle capacità dei singoli
condensatori:
1 1 1
...
Cequivalente C1 C2
1 1 Q2 1
L Q V CV 2
2 2 C 2
Alla corrente elettrica si dà lo stesso verso del campo elettrico, tuttavia il flusso di elettroni ha
verso opposto:
Q
i
t
ovvero la quantità di carica che attraversa una sezione qualsiasi del conduttore nel tempo t
ed il tempo stesso.
1 ampère = 1coulomb/1secondo.
Una corrente la cui intensità e verso non varia nel tempo è definita continua. In pratica per
poter realizzare questa situazione è necessario che la d.d.p. rimanga costante nel tempo, e ciò
si ottiene con un generatore di tensione: pila o batteria.
Ogni batteria ha due terminali detti poli: quello positivo ha potenziale più elevato (simbolo +)
e quello negativo (simbolo -) ha potenziale più basso.
Un voltmetro misura invece la d.d.p. tra i suoi morsetti. Analogamente a quanto avviene
nell’amperometro, nelle misure in corrente continua i due morsetti individuati dai segni + e –
vanno collegati rispettivamente ai punti a maggiore e minore potenziale.
V
R
i
Tutti i circuiti che soddisfano questa legge sono detti circuiti ohmici.
l
R
S
La resistività dipende dalla temperatura: aumentandola aumenta la resistenza, e vi è quindi un
maggior ostacolo per il passaggio degli elettroni.
1
La resistenza equivalente di due o più resistenze collegate in serie è uguale alla somma delle
singole resistenze:
Requivalente R1 R2 ...
Due o più resistori sono collegati in parallelo se la d.d.p. ai loro estremi assume lo stesso
valore per entrambi.
La resistenza equivalente di due o più resistenze collegate in parallelo è uguale alla somma
dei reciproci delle singole resistenze:
1 1 1
...
Requivalent e R1 R2
L Vq
Se il trasporto della carica q avviene in un tempo t per mezzo di una corrente continua
d’intensità i (essendo per definizione q = it) il lavoro compiuto dal generatore può anche
essere scritto nella forma:
L Vit
La potenza P fornita dal generatore, cioè l’energia per unità di tempo, è il rapporto tra L e t.
Si ha perciò:
P Vi
In cui, esprimendo V in volt ed i in ampère, P risulta essere espresso in watt.
Q Vit
In particolare ricordando la prima legge di Ohm si ha:
Q Ri 2t
e di conseguenza: P Ri 2
Nota:
i liquidi non sono conduttori ohmici e non seguono le leggi di Ohm. Sia le cariche positive
(anioni) che quelle negative (cationi) fanno da portatori di carica.
Anche i gas non sono conduttori ohmici e non seguono le leggi di Ohm. Come nei liquidi, in
un gas sia gli ioni positivi che quelli negativi possono condurre elettricità, ed affinché ci possa
essere passaggio di corrente il gas deve essere ionizzato.
Per un fissato campo magnetico, si trova che il modulo della forza F è direttamente
proporzionale alla lunghezza l del conduttore e all’intensità i di corrente, nonché all’angolo
formato dalla corrente e dal campo.
F Bil sin
F Bil
Il campo magnetico viene descritto (in direzione, modulo e verso) tramite il vettore B detto
induzione magnetica e talvolta campo magnetico.
Il vettore B ha:
direzione di un ago magnetico (libero di ruotare) nella posizione di equilibrio assunta in
quel punto;
modulo pari a:
F
B
il
Consideriamo ora due fili percorsi da una corrente elettrica. Dette i1 ed i2 le intensità di
corrente in due conduttori rettilinei paralleli di lunghezza l posti ad una distanza d si esercita
una forza attrattiva per correnti concordi e repulsiva per correnti discordi.
Sperimentalmente la forza F d’interazione (detta K una costante di proporzionalità) è:
i1i2
F K l
d
Ovvero:
0 i1i2
F l
2 d
Al termine 0 si da il nome di permeabilità magnetica il cui valore è: 4π·10-7 N/A2.
Si può dimostrare che tra due fili paralleli percorsi da una corrente di 1 A posti ad una
distanza di 1 m, si esercita una forza di 2·10-7 N.
0 i
B
2 r
0i
B
2R
0 Ni
B
l
In termini più generali le sostanze, da un punto di vista delle loro proprietà magnetiche si
possono classificare in:
Diamagnetiche: sostanze che provocano una leggera diminuzione del modulo del
vettore campo magnetico: B = μr B0 dove μr è leggermente minore dell’unità.
(Ex: argento, rame, acqua, etc.).
Paramagnetiche: sostanze che provocano un leggero aumento del modulo del vettore
campo magnetico: B = μr B0 dove μr è leggermente maggiore dell’unità.
(Ex: platino, aria, alluminio, etc.).
Ferromagnetiche: sostanze che provocano un forte aumento del modulo del vettore
campo magnetico: B = μr B0 dove μr molto maggiore dell’unità.
(Ex: ferro, nichel, cobalto, etc.).
F qvB sin
Se una carica elettrica attraversa un campo magnetico costante con velocità uniforme in
modulo ossia taglia perpendicolarmente le linee di campo magnetico, risente della forza di
Lorentz, centripeta qvB=mv2/r, che costringe la carica a muoversi di moto circolare
uniforme descrivendo una circonferenza di raggio: r = mv/qB.
1. GRANDEZZE FISICHE………………………………………………………………1
1.1. Generalità................................................................................................................1
1.2. Grandezze fisiche....................................................................................................2
1.3. Sistemi di unità di misura .......................................................................................2
1.4. Notazione scientifica...............................................................................................3
2. GRANDEZZE SCALARI E VETTORIALI…………………………………………..6
2.1. Generalità................................................................................................................6
2.2. Somma e proprietà della somma vettoriale.............................................................7
2.3. Prodotto di un vettore per uno scalare ....................................................................7
2.4. Vettori e piano cartesiano .......................................................................................8
2.5. Prodotto scalare.......................................................................................................8
2.6. Prodotto vettoriale...................................................................................................9
3. CINEMATICA……………………………………………………………………….10
3.1. Generalità..............................................................................................................10
3.2. Velocità media e velocità istantanea.....................................................................12
3.3. Tipologia di moto rettilineo ..................................................................................14
3.4. Moto rettilineo uniforme.......................................................................................14
3.5. Accelerazione........................................................................................................16
3.6. Moto uniformemente accelerato ...........................................................................17
3.7. Caduta libera di un grave ......................................................................................18
3.8. Gittata di un proiettile ...........................................................................................21
3.9. Moto circolare uniforme .......................................................................................23
3.10. Moto armonico......................................................................................................26
4. DINAMICA…………………………………………………………………………..27
4.1. Generalità..............................................................................................................27
4.2. Forze .....................................................................................................................27
4.3. 1° principio della dinamica o principio d'inerzia..................................................28
4.4. Sistemi di riferimento Inerziali e non Inerziali.....................................................28
4.5. 2° principio della dinamica ...................................................................................28
4.6. Azione e reazione: la terza legge della dinamica..................................................29
4.7. La forza peso.........................................................................................................30
4.8. Forza centripeta e forza centrifuga .......................................................................30
4.9. Un metodo per risolvere i problemi ......................................................................31
4.10. Legge di gravitazione universale ..........................................................................32
4.11. Leggi di Keplero ...................................................................................................33
4.12. Lavoro...................................................................................................................33
4.13. Potenza..................................................................................................................34
4.14. Energia ..................................................................................................................34
4.15. Molla in oscillazione attorno ad un punto di equilibrio........................................35
4.16. Quantità di moto ...................................................................................................36
4.17. Momento di una forza...........................................................................................36
4.18. Leve ......................................................................................................................37
5. MECCANICA DEI FLUIDI………………………………………………………….41
5.1. Generalità..............................................................................................................41
5.2. Stati di aggregazione della materia.......................................................................41
5.3. Densità ..................................................................................................................42
5.4. Peso specifico .......................................................................................................42