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Avvertenza Iniziale

1. Questi appunti potrebbero contenere errori, per favore se trovate affermazioni,


formule o conti errati avvisate il docente.
2. Questi appunti NON sostituiscono il libro di testo, che deve essere studiato.
3. L’ordine degli argomenti discussi in questi appunti a volte è differente da quello
seguito dal libro di testo. Sicuramente questi lucidi sono più sintetici.
4. Non limitatevi a fare solo gli esercizi consigliati. Prendete spunto dalle
esperienze che farete e risolvete i temi di esame che trovate sul sito web del
corso.

5. La complessità e la densità degli argomenti trattati a lezione crescerà con il


progredire del corso
Misura:
“Insieme di operazioni sperimentali e/o numeriche che assegnano un numero ad una osservabile fisica
attraverso confronto di questa con un'altra grandezza a lei omogenea detta unità di misura “

La misura di una osservabile fisica implica anche una definizione operativa che descriva la
procedura sperimentale necessaria per ottenere il valore numerico della misura della osservabile
stessa (il profumo non è una grandezza fisica a meno di non avere una accurata definizione
operativa sulla procedura sperimentale per la sua misura).
L’operazione di misura non deve (per quanto possibile) perturbare il sistema fisico e deve dare un
valore (entro una incertezza che deve essere accuratamente valutata) riproducibile e indipendente
dallo sperimentatore.
 Se uno di voi effettua la misura della lunghezza della cattedra con un metro a nastro, la misura
deve dare un valore numerico e una incertezza tale per cui chiunque altro che effettui la stessa
misura con qualunque strumentazione ottenga un valore ‘uguale’ (diremo in seguito ‘compatibile’)
 Il risultato di una misura è un numero che dovrà essere sempre seguito dal simbolo dell’unità di
misura adottata.
 In aggiunta al risultato di una misura è necessario fornire una incertezza, l’intervallo cioè entro
il quale la strumentazione non è in grado di misurare una differenza
 Tutte le grandezze che possono essere misurate con la medesima procedura (descritta dalla
definizione operativa) sono dette grandezze fisiche omogenee.
Operazione di Misura:
1) sia stata definita una unità di misura (con eventuali multipli o sottomultipli).
2) Ad ogni misura della grandezza fisica possa essere attribuito un valore numerico.
3) Tra due grandezze omogenee sia possibile stabilire quale è la maggiore o la minore.
4) Tra grandezze omogenee possa essere eseguita l’operazione di somma o differenza.
Ricordatevi che è necessario avere una definizione operativa della grandezza fisica.
Esempio:
• Supponete di misurare un tavolo con un metro a nastro con tacche da 1 mm.
• Supponete che il risultato della misura sia L = 2.452 ± 0.001 m.
• Questo significa che avete stimato che la lunghezza del tavolo sia compresa tra i
valori di 2.451 e 2.453 m e che chiunque altro facesse la stessa misura otterrebbe lo
stesso risultato.
• Non ha senso fornire ulteriori cifre significative poiché inferiori all’incertezza.
La valutazione corretta dell’incertezza ed il significato statistico da dare all’incertezza
stessa è l’obiettivo di questo corso.

Nota:
A volte può capitare che non venga riportata una incertezza, in questo caso è
convenzione che essa mezza unità dell’ultima cifra significativa.
Misura ed errore sperimentale:
Misura ed errore sperimentale:
• A priori non si conosce il valore di ciò che si misura, ma sicuramente si dovrà avere una idea del suo
ordine di grandezza o si avrà una stima ‘teorica’ dell’osservabile.
• Il valore vero di una grandezza non potrà mai essere conosciuto (in fisica classica) e quindi anche il
valore dell’errore non potrà essere noto.
• L’incertezza di una misura, che possiamo chiamare “s”, può essere considerata una buona
stima dell’errore.
• Se la misura è fatta correttamente, il valore vero della grandezza fisica deve essere con alta
probabilità nell’intervallo xmis - s < xvero < xmis + s
• D’ora in avanti i termini incertezza ed errore (anche se in italiano hanno significati differenti)
saranno considerati sinonimi (e’ una semplificazione)
• Nessuna misura, per quanto fatta con cura, può essere completamente libera da incertezze.
• E’ di importanza fondamentale essere capaci di calcolare/estrarre/ricavare queste incertezze e di
pianificare un esperimento in grado di ridurle al minimo.
• Ogni qualvolta si effettua una misura è quindi necessario/obbligatorio fornire un errore o una
incertezza della misura stessa.

• Errore/incertezza non vuol dire uno sbaglio o un comportamento/procedura non corretta


• Gli errori/incertezze non si possono eliminare
• Il concetto di errore/incertezza è insito nel concetto di misura
Il risultato di una misura NON consiste SOLO nel valore fornito dallo strumento, ma anche di
un errore e di una unità di misura (la mancanza di uno di questi termini rende gli altri inutili).
Una misura DEVE dare una informazione COMPLETA.

Esempio:
Massa = (0.23 ± 0.01) 10-5 kg
E’ una notazione compatta che esprime il risultato della misura, cioè

0.22  10 5 kg  Massa  0.24  10 5 kg


Vedremo successivamente quale è il significato in termini probabilistici di una tale
notazione
L’incertezza o errore deve avere la stessa precisione della misura (ne minore ne
maggiore) a cui è associata. In generale dovrà avere uno o (in generale meglio) due
cifre significative. Le altre cifre si tagliano arrotondando
Ad esempio invece che X = 12.34541 ± 0.190865 kg bisogna scrivere X = 12.35 ± 0.19

Non ha il minimo senso scrivere il valore di una osservabile con la precisione di circa un
milionesimo quando l’incertezza e’ dell’ordine del centesimo
Cifre Significative

Saranno utili
Definizione – Può essere utile – Spesso entreranno nel discorso

Cifre Significative:
Il numero di cifre significative si calcola contando le cifre, a partire dalla prima cifra non nulla,
da sinistra verso destra.

Lo zero non è significativo se è l’ultima cifra alla sinistra (p.es. 0.0012)

Lo zero è significativo se è in mezzo a due cifre non zero oppure se si trova a destra.

2.30 104  3 cifre significative


0.23 104  2 cifre significative
0.02 104  1 cifre significative
2.301 104  4 cifre significative
Cifre Significative
Quando si moltiplicano o si dividono due numeri il risultato non può avere più cifre
significative del fattore meno preciso.
Esempio: 2.30 * 0.02 = 0.046  0.05
E’ un prodotto tra due numeri con cifre significative differenti. Il primo termine ha 3 cifre significative, il secondo
termine ha una cifra significativa. Il risultato dovrà avere solo una cifra significativa

Nelle addizioni e sottrazioni l’ultima cifra significativa del risultato occupa la stessa
posizione relativa dell’ultima cifra significativa degli addendi.
• Non e’ quindi importante il numero di cifre significative ma la loro posizione decimale
Esempio: 187.3+ 1234.584 = 1421.884  1421.9 187.3 +
E’ una somma tra due numeri. Il primo termine ha 4 cifre significative, il secondo ha 1234.584 =
sette cifre significative. Il risultato non potrà essere più preciso del decimo.
1421.9
ATTENZIONE
Le regole sul calcolo delle cifre significative ora viste valgono solo quanto si sommano, sottraggono,
moltiplicano o dividono due numeri. Non valgono nel caso di altre operazioni:

Esempio: Sen (85°) = 0.996194698 ma Arsen (0.99) = 81.9 °


Arsen (1.0) = 90°
Arsen (0.9962) = 85 °

Il medesimo ragionamento vale per tutte le funzioni trigonometriche, i logaritmi, gli esponenziali
.....
Unità di Misura

Informazioni Varie
Unità di misura
MISURE DIRETTE

La misura di una grandezza fisica è diretta se può essere eseguita per confronto con l’unità di
misura. L’esempio dei lucidi precedenti tratta di una misura diretta.

MISURE INDIRETTE

Talvolta non e’ possibile misurare direttamente una grandezza fisica (Velocità, Pressione,
Forza….) ma e’ possibile misurare direttamente grandezze ad esso collegate mediante una
formula definita ( v = Dl/Dt).

In questo caso l’operazione di misura e’ un’operazione algebrica:


si sostituisce nella formula alle grandezze fondamentali la loro misura e si calcola il numero
reale che costituisce una misura indiretta della grandezza fisica in osservazione. Questa è detta
anche grandezza derivata.

L’unità di misura della grandezza derivata si ottiene allo stesso modo della misura diretta
sostituendo, nella formula, alle grandezze fondamentali le rispettive unita’ di misura e definendo
così, algebricamente, l’unita’ di misura della grandezza derivata.

L’incertezza si può ricavare dalla relazione di propagazione degli errori che sarà presentata più
avanti nel corso
Grandezze Derivate
Fissato un determinato sistema di unità di misura e quindi delle grandezze che diremo
fondamentali (ad esempio il sistema MKS o SI) allora è possibile definire le grandezze
derivate.

Nota che la scelta delle grandezze fondamentali è arbitrario e per convenzione si segue la scelta fatta dalla metrologia
per la meccanica (lunghezza, tempo, massa)

Esempio:

Velocità = DL / DT [v] = [L][t-1]

Nella relazione algebrica che definisce la grandezza fisica in esame si pongono, per
convenzione, i simboli delle grandezze fondamentali, misurate direttamente, tra parentesi
quadra [ ] e si ignorano eventuali coefficienti numerici.

La relazione cosi ottenuta si chiama equazione dimensionale

Più in generale, nel sistema MKS semplice (dove la misura di lunghezza, massa e tempo sono
le grandezze fondamentali) una grandezza fisica derivata può essere espressa come :

[G] = [La][Mb][tg]
Grandezze adimensionali e numeri puri

E’ possibile che una grandezza derivata risulti non avere unità di misura. Queste grandezze sono in
generale definite come rapporti tra grandezze omogenee (i.e. la densità relativa) .
Questo tipo di grandezze sono dette grandezze adimensionali o numeri puri e ovviamente il loro valore
non dipende dall’unità di misura usata.
Nota:
• Il p è un numero puro in quanto definito come il rapporto tra la lunghezza della semicirconferenza ed
il raggio del cerchio.
• Alcune grandezze fisiche possono essere adimensionali solo in certi sistemi di unità di misura.
• Ad esempio la costante di accoppiamento della forza elettrostatica nel sistema CGS è un numero
puro, nel sistema internazionale (SI) assume le dimensioni di [F][Q]-2[L]2
• Le funzioni sen(a),cos(a), tg(a), ea, senh(a), … ed i loro argomenti sono , per definizione, numeri puri.
• Il seno o la tangente sono un rapporto di lunghezze  devono essere numeri puri.
• Se sviluppo in serie una esponenziale ottengo una serie di potenze  l’esponenziale ed il suo
argomento devono essere numeri puri.

e  1  t  t   t   .....


t 1 2 1 3

2 6
Angoli

Gli angoli misurati in gradi non sono un numero puro e non devono essere usati.

Gli angoli misurati in radianti sono numeri puri, infatti sono definiti come il rapporto tra due
lunghezze (l’arco di circonferenza ed il raggio della circonferenza). In questo corso e in
generale sono da usare solamente gli angoli misurati in radianti.

Definizione (da Wikipedia): Il radiante (generalmente indicato rad quando necessario),


è l'unità di misura dell'ampiezza degli angoli del Sistema Internazionale di unità di
misura. Tale misura rappresenta il rapporto tra la lunghezza dell'arco di circonferenza
tracciato dall'angolo e la lunghezza del raggio di tale circonferenza; essendo il
rapporto tra due grandezze omogenee è un numero puro.

 l/r
l  lunghezza dell' arco di circonferenza sotteso dall' angolo
r  raggio della circonferenza
2pr
Nota : angolo Giro   2p rad
r
Nel 2018 sono ‘cambiate’ gli standard di misura

Invece che usare ‘campioni’, come ad esempio per il kg, vengono usate le costanti
fondamentali della fisica come

- Velocità della luce


- Costante di Plank
- Costante di Boltzmann
- Costante di Avogadro
- ……………
Prima del 2018 Dopo il 2018

Vedi lucido successivo


Prima del 2018 Dopo il 2018
https://en.wikipedia.org/wiki/Proposed_redefinition_of_SI_base_units
Inevitabilità dell’incertezza
Immaginiamo di misurare la larghezza dell’aula:

• Contiamo le piastrelle, sapendo le dimensioni delle piastrelle, otteniamo una misura


della larghezza dell’aula
• Sorgenti di errore che possono influenzare la misura (non sono tutte):
1. Le distanza tra le piastrelle non sarà sempre la stessa
2. Le piastrelle non saranno sempre di dimensioni esattamente uguali
3. L’ultima piastrella sarà certamente tagliata

• Errore: probabilmente qualche centimetro o di più


• una certa frazione delle dimensioni della piastrella

• Usiamo un metro a nastro


• Sorgenti di Errore che possono influenzare la misura (non sono tutte):
1. la sensibilità del metro (legata alla minima suddivisione apprezzabile sullo strumento)
2. Il metro a nastro è steso perpendicolarmente alle pareti ?
• Errore: probabilmente qualche millimetro o di più
• una certa percentuale della sensibilità strumentale
• Notate che è presente un ‘errore’ intrinseco allo strumento usato (il metro a nastro) ed un
‘errore’ legato alla procedura di misura (la perpendicolarità alla parete)
• Usiamo un sistema laser
• Sorgenti di Errore che possono influenzare la misura (non sono tutte):

1. La precisione con cui conosco la velocità della luce


• Umidità, pressione, inquinamento, valore dell’indice di rifrazione dell’aria, …
2. La rugosità delle pareti
3. Perpendicolarità del raggio laser rispetto alla parete. I due muri hanno sempre la stessa
distanza tra loro ? Il risultato quindi può dipendere da dove viene fatta la misura.

Ecco la necessità di avere un protocollo di misura perché senza di questo potrei avere, senza
saperlo, una misura che in pratica è meno precisa di quella fatta con un metro a nastro.

Altre sorgenti di errore (possono essere tantissime):


Riassumendo, ogni metodo e/o strumento di misura può risentire di incertezze che bisogna
quantificare:

 Errore casuale (fenomeni fuori dal controllo dello sperimentatore)

 Errore sistematico (errato procedimento di misura, errato valore usato, …)

- Ad esempio errato valore della velocità della luce


Errore Casuale
In fisica classica nessuna quantità può essere misurata con una infinita precisione.

Indipendentemente dallo strumento che usiamo per effettuare la misura di una osservabile
fisica, esistono sempre una vasta gamma di fenomeni (detti fenomeni casuali perché al di
fuori del controllo dello sperimentatore) che ne possono modificare il valore.
• ad esempio il gradiente termico prodotto dall’osservatore nell’aria;
• ad esempio il campo elettrostatico generato dal maglione di lana di un osservatore;
• ad esempio la variazione di umidità prodotta dal respiro umano o animale.
L’errore casuale determina una distribuzione delle misure attorno al valore ‘vero’ della
grandezza fisica. Si vedrà che, aumentando il numero di misure, si riduce l’incertezza nella
determinazione del valore vero (fino però ad un certo limite).
La presenza di un errore casuale, una volta sicuri che il protocollo di misura sia corretto, è
indice del fatto che si stanno usando degli strumenti di sensibilità appropriata.
Se si adoperasse uno strumento di scarsa sensibilità i valori numerici delle misure ripetute
sarebbero tutti coincidenti. Questo non è indice di assenza di errore ma del fatto che
l’incertezza insita nel metodo di misura è inferiore alla precisione fornita dalla
strumentazione usata. In altre parole lo strumento usato è probabilmente inadeguato per
effettuare quella specifica misura.
Esiste un altro tipo di errore, molto più difficile da riconoscere e da correggere, esso è
definito come Errore Sistematico.

E’ difficile dare una definizione generale di “Errore Sistematico”.

In generale, questo deriva da uno strumento difettoso o mal calibrato, da un’ipotesi errata
o da un’approssimazione eccessiva nel nostro modello di lavoro.
La sua caratteristica principale è quella di influenzare tutte le misure allo stesso modo (per
esempio sempre in eccesso o sempre in difetto; non è detto però che si sappia in che
verso).
Al contrario degli errori casuali, gli errori sistematici non si riducono aumentando il
numero di misure.
In presenza di errori sistematici non è possibile misurare il valore ‘vero’ di una osservabile
indipendentemente dal numero di misure effettuate.

La presenza di errori sistematici (non corretti) sostanzialmente invalida la teoria statistica


che presenteremo a lezione. E’ quindi necessario identificare la possibile presenza di
errori sistematici e, nel caso, quantificarli e correggere il valore sperimentale misurato.
Esempio:

1. Supponiamo di dover pesare un determinato corpo, ma di avere una bilancia mal calibrata, in cui
cioè il risultato è sempre il 2% maggiore di quello reale.

• Se non pesiamo il corpo con una strumentazione differente non saremo mai in grado di
riconoscere questo tipo di errore nella misura
• Se ricalibriamo lo strumento potremmo correggere anche le misure già effettuate

2. Supponiamo di dover confrontare la velocità del suono nota dalla pressione e temperatura dell’aria
v=(g po/ro)0.5 con quella ottenuta con la misura delle frequenze delle onde stazionarie in un
tubo di Kundt (v=ln.
• Per estrarre questo valore li eggerà la pressione da un sensore nella stanza si userà la densità dell’aria
che si trova su opportune tabelle o su internet. Tuttavia l’aria all’interno dello strumento
non necessariamente ha la densità presente in tabella e sicuramente i valori della
pressione nel tubo e nel laboratorio saranno differenti e non rimarranno costanti nel
tempo.

3. Eccessiva semplificazione del modello adottato: una molla ad esempio è supposta essere lineare su
un ampio intervallo di allungamenti, ma non necessariamente lo e’ nella realtà. Se, per esempio,
per pesi elevati la molla subisce allungamenti minori di quelli previsti dalla legge di Hooke, le
misure di peso verranno sistematicamente sottostimate.
Esempio:

4. Si misura g attraverso la misura del periodo del pendolo T, si fa oscillare il pendolo con un angolo
massimo di 30◦ e si calcola g con la formula T2 = 4π2 (ℓ/g). Questa formula è però valida
solo per “piccole oscillazioni”, quindi l’approssimazione usata potrebbe essere eccessiva e
quindi la formula non corretta.

5. La misura è affetta da condizioni sperimentali sfavorevoli. Per esempio, vogliamo misurare


l’allungamento di una molla mediante una scala graduata in millimetri. Questa, per motivi
di montaggio dell’esperimento, si trova ad una certa distanza dalla molla stessa. In tal caso,
come mostrato dalla figura, l’incertezza della lettura è affetta dalla posizione dell’occhio,
cosicché l’errore di misura risulta essere ben più della distanza fra le tacche (1 mm).
Esso andrà quindi valutato dallo sperimentatore.
Morale:

L'errore sistematico e` per sua natura molto difficile da individuare, perché ha cause
in linea di principio ignote. In generale l’errore sistematico è sempre presente ma si
ignora l’effettivo suo peso in una misura.

Quand'anche si riescano a considerare tutte le possibili fonti di incertezza, la


valutazione quantitativa del loro impatto spesso implica una qualche discrezionalità
dello sperimentatore - anche per questo non possiamo attribuirgli un significato di
deviazione standard o di intervallo di confidenza.

Spesso aiuta ripetere la stessa misura con due tecniche sperimentali


completamente diverse ed indipendenti tra loro. Per esempio misurare la k della
molla con un metodo statico (allungamenti) e uno dinamico (periodi).

La presenza di discrepanze significative dai valori attesi suggerisce che ci siano


possano essere degli errori sistematici.
In presenza di un errore sistematico accertato
Valore dell’osservabile = xbest ± scasuale ± ssistematico (unità di misura)
g = 9.70 ± 0.02 ± 0.08 m/s2

Esistono quindi due espressioni per l’incertezza, quella casuale e quella sistematica (se
presente e quantificata)

Nota: la formulazione sopra scritta è solo simbolica, non indica una operazione di
convoluzione o una azione di somma tra gli errori.

Nota:
L’operazione di convoluzione non e’ stata al momento definita e non verrà usata durante
L’insegnamento.
Cosa fare in presenza sia di errore sistematico che di casuale ?

- Se l’errore sistematico è maggiore dell’errore casuale è assolutamente inutile fare più


misure, infatti l’incertezza nella misura è caratterizzata dall’errore sistematico che
non si riduce con il numero di misure.

- Nel caso dovessi devo confrontare una misura sperimentale (con errore sistematico e
casuale) con una previsione teorica o con una altra misura allora si potrebbe
sommare in quadratura i due errori anche se il risultato non ha le proprietà
statistiche della deviazione standard o di quelle della media (che saranno definite
nelle prossime lezioni).

- Non è vero ad esempio che esiste il 68% di probabilità che la misura vera sia
entro una deviazioni standard o della media

- Invece che un punto e una barra di errore allora sarebbe meglio mettere semplicemente
una barra (dipende pero dalla ‘prassi’ usata in quell’ambito della fisica).
Esiste un terzo tipo di errore, è chiamato Errore grossolano

Come si può dedurre dal nome è un errore unicamente dovuto allo sperimentatore. E’
facilmente riconoscibile ripetendo i conti e/o una misura. Esso può essere generato da:

• Una lettura non corretta dello strumento

• Una sbagliata unità di misura

• Una non corretta procedura di misura

• Note scritte male

• Errori nelle formule applicate ( ad esempio usare il diametro invece che il raggio
per calcolare il volume di una sfera)

• ………….

Ovviamente in queste lezioni considereremo sempre assenti gli errori grossolani


Stima dell’incertezza casuale
Supponete che l’errore sistematico sostanzialmente non porti alcun contributo
All’incertezza di misura e che non sia presente un errore grossolano.
Immaginate tre casi generali:

1) Si usa uno strumento inadatto, cioè uno strumento con una sensibilità bassa
rispetto all’errore casuale
E’ inutile fare tante misure (darebbero tutte lo stesso risultato)
Si ha un errore di sensibilità pari alla sensibilità dello strumento
definito come la più piccola frazione di unità di misura che lo strumento è
in grado di misurare (un righello ad esempio avrà una sensibilità
compresa tra 0.5 e 0.25 mm)

Attenzione che l’accuratezza e la sensibilità sono due osservabili


differenti. L’accuratezza è legata all’errore sistematico mentre la
sensibilità è legata all’errore casuale
Stima dell’incertezza casuale nell’ipotesi di avere una
strumentazione adeguata

2) Si usa uno strumento adatto, cioè uno strumento con una sensibilità buona
rispetto a quella richiesta dalla misura ma è possibile fare solo poche misure

- La statistica fornisce strumenti per dare una stima dell’incertezza (ad


esempio la ‘t’ di Student)

- Una sovrastima grossolana (questo però deve essere esplicitamente


indicato) per l’incertezza è quella di usare la semi-dispersione massima
definita come la metà tra la differenza tra il valore massimo e minimo
della misura

X max  X min
Dx 
2
Stima dell’incertezza casuale nell’ipotesi di avere una
strumentazione adeguata

3) Si usa uno strumento adatto, cioè uno strumento con una sensibilità buona
rispetto a quella richiesta dalla misura ed è possibile fare un buon numero
di misure (N > 10-30)

- la semidispersione massima non può essere usata come stima


dell’incertezza poiché è una sua sovrastima.

- E’ necessario trovare una osservabile in grado di quantificare in


maniera corretta questa incertezza.

- La differenza dal caso precedente è che, in questo caso, si ha a


disposizione un elevato numero di misure e quindi questo
permette una più accurata valutazione (magari con delle
ipotesi) della incertezza delle misure.
Come rappresentare l’incertezza
Come rappresentare l’incertezza
Da un punto di vista sperimentale/statistico, è molto differente scrivere:

12. mm 120000 mm
12.0 mm 1.2 105 mm
12.00 mm 12 104 mm
12.000 mm 120 103 mm

Il «Non scrivere» una cifra o un decimale nel riportare il valore di una data misura indica
implicitamente l’impossibilità di conoscere il valore della cifra non scritta, e viceversa.

indica un valore non noto


La scrittura 12.0 indica: 12.0
ma non per questo nullo

Il numero di decimali usati per una misura fornisce di per se stesso una stima dell’incertezza
presente.

E’ un errore GRAVE mettere un numero errato di decimali nelle relazioni/schede/scritti


Attenzione:
Quando viene fatto un conto, utilizzando un calcolatore, NON bisogna MAI copiare senza
riflettere sul risultato:

Esempio:

Pesiamo insieme tre masse uguali e otteniamo 4.0 grammi. Vogliamo sapere quanto pesa
una massa. Effettuando la divisione 4:3 con la calcolatrice si ottiene 1.333333.

E’ un GRAVE errore copiare senza riflettere il risultato di 1.333333 grammi.


Un lettore sarà autorizzato ad assumere che la precisione della vostra misura è del
milionesimo di grammo (cosa che presumibilmente non e’ vera).

Il numero di decimali usati per una misura fornisce di per se stesso una stima
dell’incertezza presente, tuttavia non sempre è una rappresentazione soddisfacente della
incertezza di una misura. Vedremo, ad esempio, il metodo della propagazione degli errori
per quantificare in modo più preciso l’incertezza.
Attenzione:
Quando viene fatto un conto, utilizzando delle costanti (come ad esempio p, bisogna
sempre usare un numero ‘sufficiente’ di decimali.
Esempio:
Misuriamo il diametro di un tavolo e vogliamo calcolare la sua superficie. Il tavolo ha un
diametro di 123.31 cm (siamo sicuri del diametro fino al decimo di millimetro).
S = R2 p
L’uso di un numero troppo basso di decimali in
costanti note, puo’ distruggere la precisione della
misura.
Quando usate delle costanti nei vostri conti usate
quanti piu decimali possibile.

𝜎𝑆 = 2𝜋𝑅𝜎𝑅 = 246.31𝜋𝜎
123.31 𝑅 Da propagazione errori

Se l’incertezza sul diametro fosse 0.1 mm = 0.01 cm

𝜎𝑆 = 2𝜋𝑅𝜎𝑅 = 2𝜋𝑅 ∗ 0.01 = 𝜋𝑑 ∗ 0.01 = 1.2331𝜋 = 3.9 𝑐𝑚2

Allora se usassi meno di 5 cifre significative per p si peggiorerebbe la precisione


Nota: Non ha senso scrivere

X = 12.345689 ± 0.1
X = 12.3 ± 0.137845
X = 12.345689 ± 0.190865

Attenzione ai decimali ogni cifra scritta in una misura ha un preciso significato.


Le misure precedenti si scriveranno come:

X = 12.3 ± 0.1
X = 12.3 ± 0.1
X = 12.35 ± 0.19

L’ultima cifra significativa, in qualunque risultato, dovrebbe essere dello stesso ordine di
grandezza (nella stessa posizione decimale) dell’incertezza.

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