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*** 29 DOMENICA T.O.

ANNO A lì 22/10/23 ***


** Is. 45,1.4-6 ** Salmo 95 ** Ia Tes. 1,1-5b ** Mt. 22,15-21 **
< Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio >
* Romano diacono 335 7439038 *
PREFAZIONE: La provocazione di questo Vangelo è di mettere un po' in crisi il nostro modo di
ragionare e giudicare per evidenze. Se è così facile riconoscere l'immagine e l'iscrizione di una
moneta coniata, non è altrettanto facile istituire e riconoscere le modalità di rapporto che ci sono tra
l'immagine e colui che usa di questa immagine. Il profeta deutero-Isaia non esita a fare menzione di
un re pagano, Ciro il persiano, come strumento di salvezza. In tal modo una seconda provocazione è
offerta, come chiarimento, infatti la rivelazione e la salvezza si danno nella storia concreta, in cui
Dio accetta di giocare la sua volontà di comunione con l'umanità, riportandoci gradualmente ad
essere a sua esclusiva immagine e somiglianza. Dal testo di Matteo si evince, che già nella
composizione della delegazione promiscua, di farisei ed erodiani, si nasconde il trabocchetto e il
complotto contro Gesù, studiato e messo in atto dalla delegazione dei farisei, nazionalisti e degli
erodiani, collaborazionisti dei romani. Gesù manda all'aria il loro perfido piano con una risposta,
che taglia il nodo e pone il problema a un livello più profondo e universale, infatti non più o Cesare
o Dio, bensì l'uno e l'altro, ognuno sul suo piano e valenza intrinseca. Con la consegna della
moneta, tirata fuori dalla tasca di uno di loro, Gesù li costringe ad ammettere che anch'essi usano la
moneta romana come mezzo di pagamento e scambio avvantaggiandosi perciò di qualcosa che
viene dal potere imperiale, per altro, presente all'interno del Tempio in cui non era ammessa perchè
sacrilega. Questa diatriba è l'inizio della separazione tra religione e politica, fino ad allora
inscindibili presso tutti i popoli, dove anche gli ebrei erano abituati a concepire un Regno di Dio,
instaurato dal Messia, come una teocrazia, che invece Gesù sfata, affermando, che il Regno di Dio è
in questo mondo, ma non di questo mondo, per una distinta coesistenza con qualsiasi altro regime
sia sacrale che laico. La sovranità spirituale, che costituisce il Regno di Dio è direttamente
esplicitata in Cristo, mentre la sovranità temporale indirettamente è guidata da Dio in quanto
affidata alla libera scelta delle persone e al gioco delle cause seconde da discernere alla luce del
Vangelo e non degli effimeri interessi personali. Il cristiano è libero di obbedire allo stato sovrano,
ma anche di resistergli, poiché Cesare e Dio non sono sullo stesso piano, in quanto anche Cesare
dipende da Dio e deve tendere e rendere conto a LUI. Prima che agli uomini di potere, occorre
infatti obbedire a Dio e alla propria coscienza cristica, infatti non si può dare a Cesare
l'anima=cuore, che sono di Dio. L'evasione fiscale, oggi praticata su larga scala, quando raggiunge
certe proporzioni, sia come imposta erariale che di aliquota applicata è violazione della
carità=peccato contro l'amore, in quanto è pari ad un furto fatto non allo Stato, cioè a nessuno, ma
alla comunità, cioè a tutti e viceversa riservata per l'elite. Per una vera pace fiscale= tasse giuste ed
eque, è necessario, che il cristiano riscopra di essere il sale della terra e il lievito del mondo,
contribuendo a costruire una società giusta e pacificata, soprattutto nei valori della famiglia, della
difesa della vita= anziani e bambini, della solidarietà verso gli immigrati e i disoccupati e lotta
contro la sperequazione nei confronti dei ceti più poveri. Non si è credenti credibili se non si
aderisce al Vangelo, sospendendo le proprie relazioni con l'ambiente civile e sociale, a cui si
appartiene, infatti l'armonia fra le due cittadinanze non sempre è facile e immediata, tuttavia è in
tale contesto che si diventa cristiani, comprendendo le vicende umane non da cronisti ma da profeti.
E' Dio che guida la storia e che chiama dentro un suo piano provvidenziale anche i grandi della
terra, autori semplicemente di episodi di cronaca storica, ma nella finalità del progetto divino,
includente anche ognuno di noi nell'operosità della fede, nella fatica della carità e nella fermezza
della speranza ultima. Nel racconto di Matteo vengono da Gesù e gli pongono una domanda
capziosa, di quelle che scatenano odi, rancori e creano nemici, circa un problema di pagare o
rifiutare il pagamento del contributo ai romani. Chi pone la questione è un commisto di partigiani di
Erode, mezzosangue idumeo e re fantoccio di Roma e i farisei coloro che si ritenevano i puri di
cuore e sognavano una teocrazia sotto la legge di Mosè e di certo non sotto il dominio dell'invasore
romano. Non si sopportano tra loro, ma in quest'occasione si alleano contro Gesù, di cui temono le
idee e di cui vogliono stroncare la carriera di predicatore e rabbì. Gesù risponde con un doppio
cambio di prospettiva, infatti sostituisce il verbo pagare con restituire, dove restituire, coniugato
all'imperativo, vuole significare di ridare indietro, ben più del valore della moneta, ma tutto ciò che
da forma all'intera vita, cioè a Cesare e a Dio, alla società e alla famiglia, agli altri e alla casa
comune, qualcosa di te stesso, in cambio di ciò che abbiamo ricevuto. Noi tutti siamo impigliati in
un tessuto di doni, dove il debito di esistere si paga solo restituendo molto alla vita, dove lo Stato, il
potere politico, economico e militare, con il pantheon di facce molto note e poco amate, indica tutto
questo. E' doveroso pensare che il vero nome di Cesare oggi, cioè la mia controparte, sia non solo la
società, ma il bene comune, dove tutti siamo imbarcati e non c'è un'altra riserva, dove a tutto quello
ricevuto e ancora utilizzato deve corrispondere un non depredare, un non avvelenare ma un
prendersene cura, per dare futuro alla continuità del ciclo di vita naturale e generazionale. Cesare
non è Dio, Gesù toglie a Cesare la pretesa divina, restituendo a Dio quello che è di Dio, cioè la
creatura più amata da LUI l'uomo,fatto a sua immagine e somiglianza. Su ogni forma di potere
istituzionale si estende il comando di non mettere le mani sull'uomo, che è il limite invalicabile,
infatti non gli appartiene perchè ha il creatore nel sangue e nel respiro, pari a un dono di luce eterno
avvolto in bende di luce. VANGELO: La risposta di Gesù alla malizia dei notabili corrotti del
popolo è un invito a non cedere, ne alla soluzione della fuga dalla storia, ne a quella di una passiva e
remissiva identificazione con i suoi meccanismi perversi. La chiarezza cristallina del principio
enunciato da Gesù non ci esime dalla fatica quotidiana dell'incertezza, che non vuole essere
confusione, ma attitudine al discernimento, non solo dei piani di competenze, ma del modo di
essere, quale segno convincente e mai costringente. Nell'unico pronunciamento politico esplicito di
Gesù, causato dalla questione tributaria all'impero, si apre un processo, dove i capi di Gerusalemme
provocano il maestro di Nazaret per giudicarlo con il fine di eliminarlo e Cristo che replica celando
nella sua risposta un giudizio inappellabile al discernimento e coerenza di vita dell'uomo, per una
quiescente e pacifica responsabilità, che ci investe tutti. Se si scopre la signoria primaria di Dio
sulla storia, nasce anche il coraggio di affrontare situazioni, che a prima vista suscitano ilarità,
incomprensione e remissività. Certamente Gesù riconosce una reale consistenza al potere dello
Stato, a cui non contesta una sfera di autonomia, ma ne precisa limiti invalicabili, in quanto
l'immagine dell'imperatore, coniata sulla moneta non può cancellare l'immagine di Dio impressa
nell'uomo, poiché nessuno può dirsi padrone dell'uomo, in quanto egli possiede in se il sigillo di
Dio,cioè la sua somiglianza, nella giustizia e nella libertà e non per uno status quo terreno.
L'impegno umano espresso dalle tre virtù teologali determinano la presenza divina, quale sigillo
della donazione umana, che precede l'elezione futura, testimoniata dalla potenza dello Spirito Santo,
per un dibattito tra fede e politica, che si mantenga in una sfera di corresponsabile visione alla luce
del Vangelo per il bene comune, senza compromessi ma, compromettendosi in risultati positivi per
la società. Il monito di Cristo è diretto e concreto nella scelta di pagare le tasse come dovere umano
e civile e quindi morale, ben distinguendo semmai l'immoralità e le pretese imposte dal fisco,
poiché il Cesare divinizzato e l'interferenza del religioso nel compromesso politico sono contro la
proposta evangelica, specialmente in coloro che nella fedeltà e nella scelta di vita religiosa si
prodigano contro il male, per migliorare e garantire così una sana laicità della prassi politica.
L'impegno nella fede, l'operosità della carità e la costanza nella speranza ultima, divengono per il
credente credibile il fermento della storia, espressione di quell'adesione alla Parola con la bocca,
nella verità del cuore e nell'opera con i fatti, senza interessi e fini privati o utilitaristici. Il brano del
Vangelo di oggi è il primo di una lunga serie di attacchi, con i quali i capi religiosi tenteranno di
screditare Gesù, con il fine di diffamarlo di fronte alla gente per convenienza e interesse di potere,
tendendogli una serie di trappole, le quali di per se si ritorceranno sugli accusatori. Nonostante il
palese detestarsi dei rispettivi gruppi di provenienza, ma avendo in comune la stessa idea di
combutta, per eliminare Gesù, farisei ed erodiani si rivolgono a Lui con un linguaggio curiale, usato
per addolcire la tendenziosa domanda interlocutoria, chiamandolo Maestro, elogiandone di seguire
la via di Dio secondo verità, non guardando in faccia a nessuno. Il contraltare è che, invece Gesù, li
ha accusati che tutto quello che fanno è per essere ammirati, per una profonda differenza tra loro e
Gesù, che non fa niente per sua convenienza, ma per la convenienza del bene dell'uomo. Di seguito
l'insidia, formulata all'imperativo con la richiesta del suo parere, circa il tributo da pagare a Cesare,
che era una tassazione per tutti, uomini e donne dai 12 ai 65 anni di età, alla cui imposizione molti
erano contrari e, in qualche occasione ribellatisi con la violenza, mette Gesù in una posizione che
come risponde si danneggia, sia che si dica favorevole,sia che si esprima contrario al pagamento di
questa tassa, imposta dall'impero romano, invasore d'Israele. Gesù a bruciapelo chiede che gli venga
mostrata una moneta del tributo, consegnatali prontamente, addirittura nel Tempio, luogo nel quale
non deve trovarsi nessuna effige profana, che come l'evangelista evidenzia rivela che il denaro è il
vero dio di questi interlocutori saccenti. Alla contro domanda di Gesù gli accusatori risposero
affermando a chi appartenesse realmente la moneta consegnatali dalle loro tasche, con l'immagine
di Tiberio e la scritta Cesare figlio del divino Augusto, pontefice massimo e sul retro, l'immagine
della madre, rappresentata come la dea della pace, in netto contrasto ed elusione con quanto scritto
nel Deuteronomio, che proibisce di portare monete pagane nel luogo santo di Gerusalemme. Gesù
non risponde se sia lecito o no pagare, Lui usa un altro verbo che è rendere, cioè restituire, con il
quale mostra, che se non volete la sua dominazione non dovete usare i suoi benefici fin dentro il
Tempio, ma rendetelo per quanto concerne il legittimo uso, ma soprattutto rendete a Dio quello che
è di Dio, infatti bisogna disconoscere da una parte la signoria di Cesare e restituire a Dio ciò che i
vari gruppi del potere religioso hanno usurpato nella commistione politico religiosa. La vera novità
del detto di Gesù sta in ciò su cui non era stato interrogato al tempo, per un problema di cui ancora
oggi ne risentiamo le conseguenze, dimenticando di essere ad immagine e somiglianza di Dio, a cui
l'uomo nella relazioni terrene non deve nulla, quindi dimenticando la lettura profetica della storia
umana, che va oltre le narrazioni tecniche della cronaca mondana. La politica non è tema centrale
nella Rivelazione, essa non proclama una dottrina politica ma una lealtà verso le istituzioni, che
impegna l'agire cristiano con una partecipazione cordiale alla condizione comune tra i cittadini in
una casa comune, nella quale siamo chiamati ad abitare insieme,vista e testimoniata nell'ottica del
Regno di Dio, quale evento di salvezza, che appartiene a entrambi. A fondamento di ogni comunità
civile vi è l'etica della convivenza nel vincolo di solidarietà e lealtà reciproca, custodendo e
promuovendo la pace contro il vulnus=offesa, inferta a ogni azione di bene. Nessuna autorità
politica, per quanto legittima, può pretendere di assurgere ad assoluto, a surrogato della divinità,
scalzando il primato di Dio, infatti un antidoto contro l'idolatria dei totalitarismi di ogni colore e
tendenza sono l'evangelizzazione e la civilizzazione dei popoli, promossa dagli uomini di buona
volontà, amati dal Signore, contro le derive opposte dei confessionalismi fondamentalisti e dei
laicismi esasperati, degenerazione estrema di un Dio contraffatto dagli uomini, che veste i panni di
un Cesare, accecato dalla volontà di potenza e dominio. Nella riflessione spirituale cristiana, Gesù è
l'essere umano nella sua piena realizzazione, infatti lasciarci trasformare in Cristo è anche un
cammino di umanizzazione e di piena realizzazione dell'essere creato a immagine e somiglianza di
Dio, a cui è richiesta l'eroicità di mantenersi fedele a Gesù e al Vangelo. Rendere a Dio quello che è
di Dio significa: riconoscere che veniamo da Dio e siamo da LUI amati, che siamo cristiani se
preghiamo, adoriamo e viviamo il Vangelo secondo la volontà di Dio, che ci sentiamo perdonati per
perdonare a sua volta il male ricevuto con la stessa misericordia ricevuta e infine se coltiviamo il
desiderio e la speranza ultima della comunione eterna con Dio.
*** SI PUO' RICERCARE LA FEDE SOLO COME MODO PER TROVARE NOI STESSI, MA
LA VERA FEDE E' QUANDO TI ACCORGI CHE C'E' QUALCOSA DI PIU' INTERESSANTE
DI TE STESSO, CIOE' DIO *** PIU' DIO EQUIVALE E MENO EGOISMO E PIU' UMANITA',
INFATTI NON CI INTERESSA UN DIVINO CHE NON FACCIA FIORIRE L'UMANO ***
BEATI COLORO CHE DOPO DIO CONSIDERANO TUTTI GLI UOMINI COME DIO. ***CHI
ADORA DIO AMA ANCHE I SUOI FRATELLI. ***CHI RISPETTA DIO RISPETTA LA
DIGNITA' DI OGNI PERSONA*** NON CI SONO ATEI O CREDENTI MA PENSANTI E NON
PENSANTI, INFATTI CONFRONTARSI CON LA PAROLA DIVIENE L'ATTEGGIAMENTO
ESPOSITIVO DOVE IL CREDENTE PENSA E SI RELAZIONA CON DIO, L'ATEO PENSA E
SI RELAZIONE CON SE STESSO E L'ALTERITA' CREDENDOCI O NON CREDENDO SE
UNO NON PENSA E' UNO CHE NE SI CONVERTE NE COMPRENDERA' MAI IL VALORE
DELLA VITA QUALE VOCAZIONE ALLA VITA E A VIVERE*** SEGLIETE SDE VOLETE
DI AMARE, SAPENDOVI AMATI PER AMARE***

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