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INTRODUZIONE ALL’EPISTOLA DI GIUDA

Questa epistola è definita (come alcune altre lettere) generica e universale perché non si
riferisce direttamente a nessuna persona, famiglia, o chiesa singole, ma si rivolge a tutta
la comunità cristiana di quel periodo convertita da poco alla fede in Cristo dall’ebraismo o
dal paganesimo. Questa lettera è e sarà di un’utilità salda, durevole e speciale per la
Chiesa finché ci sarà il Cristianesimo, cioè finché ci sarà il tempo. Lo scopo generale di
questa epistola è all’incirca lo stesso di quello del secondo capitolo della seconda epistola
di Pietro, e poiché è già stato spiegato, riguardo alla presente lettera basterà dire di meno.
È intesa per metterci in guardia dai seduttori e dalle loro seduzioni, e per suscitare in noi
un caldo amore e un interessamento sincero per la verità (la verità evidente e importante),
la verità in stretta connessione con la santità, di cui la carità, o l’amore fraterno sincero ed
equo, è una caratteristica essenziale e un aspetto inscindibile. La verità a cui ci viene detto
di attenerci, cercando di farla conoscere agli altri e di non lasciarveli allontanare, ha due
caratteristiche speciali: è la verità che è in Gesù, Ef 4:21 ed è la verità che è secondo (o
conforme alla) pietà. Tt 1:1 L’Evangelo è l’Evangelo di Cristo. È lui che ce lo ha rivelato, e
lui ne è il protagonista. Di conseguenza, è nostro dovere imprescindibile apprendere
dall’Evangelo tutto il possibile riguardo alla sua persona, alle sue nature e ai suoi uffici.
L’indifferenza a queste cose da parte di chiunque si definisce Cristiano è inscusabile, e noi
sappiamo da quale fonte dobbiamo attingere totalmente e unicamente tutto il
discernimento necessario per la salvezza. Inoltre, è anche una dottrina di santità. Qualsiasi
dottrina che assecondi le concupiscenze corrotte delle anime umane, malgrado tutti i suoi
appelli e le sue pretese, non può venire da Dio. Gli errori pericolosi per le anime degli
uomini si diffondono presto nella Chiesa. Mentre gli uomini dormivano, venne il nemico e
seminò delle zizzanie. Tuttavia, la sapienza e la benevolenza della Provvidenza furono tali
che gli errori cominciarono ad apparire e a manifestarsi mentre almeno qualche apostolo
era ancora vivo per confutarli e per mettere in guardia gli altri. Noi tendiamo a pensare
che se avessimo vissuto ai loro tempi saremmo stati ben protetti dagli agguati e dagli
stratagemmi dei seduttori. Abbiamo però la loro testimonianza e i loro avvertimenti, che

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sono sufficienti, e se non vogliamo credere a ciò che hanno scritto, neanche se avessimo
vissuto ai loro tempi e se avessimo discusso personalmente con loro avremmo creduto o
considerato le loro parole.

Giuda 1

Qui abbiamo:

I. Una descrizione dell’autore dell’epistola e una descrizione della Chiesa, insieme alle
benedizioni e ai privilegi di questa comunità beata. Gd 1:1,2

II. La ragione per cui l’epistola fu scritta. Gd 1:3

III. Una descrizione di uomini malvagi e perversi, che si erano già infiltrati nella Chiesa
primordiale e che in futuro sarebbero stati succeduti da altre persone con lo stesso spirito
e le stesse inclinazioni malvagie. Gd 1:4

IV. Un avvertimento a non prestare attenzione e a non seguire queste persone,


accompagnato da un riferimento alla severità di Dio verso gli Israeliti increduli che
mormorarono uscendo dall’Egitto, agli angeli che caddero, e al peccato e al castigo di
Sodoma e Gomorra. Gd 1:5-7

V. A questi ultimi l’Apostolo paragona i seduttori contro cui consigliava di stare in guardia,
e che descrive in modo generico. Gd 1:8-10

VI. Dopodiché (come era molto opportuno per la sua argomentazione), l’Apostolo cita
un’antica profezia di Enoc, che prevede e descrive il castigo futuro. Gd 1:14,15

VII. L’Apostolo si sofferma sulla descrizione dei seduttori, mettendo in guardia contro
l’offesa che le menti oneste avrebbero potuto subire a causa del permesso così prematuro
dato a queste cose, e dimostrando che erano state predette molto tempo prima che
accadessero. Gd 1:16-19

VIII. L’Apostolo esorta alla perseveranza nella fede, al fervore nella preghiera, a vigilare
per non allontanarsi dall’amore di Dio, e a sperare vivamente nella vita eterna. Gd 1:20,21

IX. L’Apostolo guida gli ascoltatori a contrastare l’errore e lo scandalo. Gd 1:22,23

X. Conclude con un’ammirevole dossologia. Gd 1:24,25

Gd 1:1,2

Qui leggiamo la prefazione, o introduzione, in cui:

I. Abbiamo una descrizione dell’autore dell’epistola: Giuda. Era omonimo di uno dei suoi
avi, il patriarca figlio di Giacobbe che, pur non essendo il primogenito di Giacobbe, era il
figlio più eminente, dai cui lombi (in linea e successione diretta) venne il Messia. Era un
nome importante, eminente e onorabile.

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1. Tuttavia, aveva anche un omonimo empio. C’era un Giuda (uno dei dodici, detto
Iscariota a causa del luogo in cui era nato) che fu un vile traditore e che tradì il suo e il
nostro Signore. Le persone migliori e le persone peggiori possono avere in comune lo
stesso nome. Portare lo stesso nome di persone eminentemente devote può essere
istruttivo ma, anche se da questo possiamo capire che tipo di persone i nostri pii genitori o
progenitori desideravano e speravano che fossimo, non possiamo dedurne nulla senza che
venga dimostrato.

2. Il Giuda in questione, però, era un uomo completamente diverso. Era un apostolo come
Giuda Iscariota ma, diversamente da quest’ultimo, era un discepolo e un seguace sincero
di Cristo. Era un servo fedele di Gesù Cristo, mentre l’altro Giuda lo aveva tradito per farlo
uccidere. Di conseguenza, è chiaramente distinto dall’altro. A questo proposito il dott.
Manton sottolinea che Dio si prende molta cura del buon nome dei suoi servitori sinceri e
utili. Perché dunque, dovremmo dissipare la nostra reputazione e la nostra utilità, o farlo
reciprocamente? Qui l’Apostolo si definisce servitore di Gesù Cristo, considerandolo il titolo
più onorifico. Ci rende più onore essere dei servitori di Cristo sinceri e utili che essere re
sulla terra, per quanto potenti e ricchi. Osservate:

(a) In realtà essere un servitore fedele di Gesù Cristo è un onore più grande di essere suoi
parenti nella carne. Molti parenti naturali di Cristo, proprio come i suoi progenitori,
perirono; non per mancanza di amore per lui in quanto uomo, ma per infedeltà e
ostinazione in se stessi. Questo dovrebbe rendere i discendenti e i parenti stretti delle
persone eminenti per la loro pietà sincera ed esemplare gelosi di se stessi d’una gelosia di
Dio. Un figlio di Noè può essere salvato nell’arca dal diluvio della distruzione temporale,
ma alla fine venire ugualmente sopraffatto dall’ira divina, portando la pena d’un fuoco
eterno. Lo stesso Cristo ci dice che chi ascolta la sua Parola e la mette in pratica (cioè solo
chi lo fa), gli è fratello, sorella e madre. In altre parole ha un rapporto più onorabile e più
vantaggioso con lui dei suoi parenti naturali più stretti e più cari, che sono considerati
unicamente come tali. cfr. Mt 12:48-50

(b) Giuda, pur essendo un apostolo, si definisce un servitore, un ufficiale nel regno di
Cristo. Per il più umile ministro sincero essere servitore di Gesù Cristo è un grande onore
(che si applica in proporzione a ogni Cristiano giusto). Prima di diventare apostoli, gli
apostoli erano servitori, e continuarono a esserlo anche dopo. Cessino dunque tutte le
pretese dei ministri di Cristo al dominio sugli altri o sui greggi che vengono loro affidati.
Cerchiamo di ricordare sempre ciò che ci ha detto il nostro caro Redentore: Non è così tra
voi. Mt 20:25,26 Giuda si definisce inoltre fratello di Giacomo, vale a dire, di colui che gli
antichi definiscono primo vescovo di Gerusalemme, del cui carattere e del cui martirio
parla Giuseppe Flavio dando la colpa dell’orribile distruzione di questa città e di questa
nazione a questa terribile crudeltà, che ne fu una delle cause principali. Giuda era fratello
di questo Giacomo, se in senso stretto o generico (come era molto comune) non ci è dato
saperlo. In ogni caso, reputa un onore essere fratello di un uomo del genere. Dobbiamo
onorare chi è superiore a noi per età, per doni, per grazie e per posizione, senza invidiarlo,
senza adularlo e senza imitare il suo esempio quando abbiamo ragione di credere che stia
agendo male. Così l’Apostolo Paolo, quando vide che doveva essere ripreso e che era
veramente biasimevole, affrontò faccia a faccia l’Apostolo Pietro malgrado la grande stima
e l’affetto che provava per lui. Ga 2:11 ss.

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II. Siamo informati riguardo al destinatario dell’epistola, cioè tutti i chiamati che sono
amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo. Cominciamo a considerare i chiamati, cioè
chiamati Cristiani secondo il giudizio della carità, un giudizio che non possiamo e non
dobbiamo cercare di superare basandoci sull’opinione o sulla stima che abbiamo o
riceviamo dagli altri. Ciò che non si vede, infatti, non esiste, e non deve essere valutato
nei rapporti e nelle censure reciproche, malgrado le mortificazioni che la bontà divina
ritenga opportuno fare per uno zelo onesto ma sviato. La Chiesa non pretende di giudicare
(e certamente non deve farlo) le cose occulte e segrete (cose messe in luce prima del
tempo), altrimenti il nostro zelo imprudente e irrazionale farebbe più male che bene, più di
quanto potrebbe mai fare. Le zizzanie e il grano (se Cristo è Giudice) devono crescere
assieme fino alla mietitura, Mt 13:28-30 e a quel punto, con gli strumenti adeguati, Cristo
stesso si assicurerà in modo tempestivo che siano separati. Finché non appare il contrario,
dobbiamo sempre pensare il meglio di tutti, senza essere pronti ad accettare, a diffondere,
né tanto meno a inventare, una descrizione negativa dei nostri fratelli. Questo è il minimo
che possiamo imparare dalla descrizione ampia ed eccellente dell’Apostolo riguardo alla
carità (1Corinzi 13), ed è questo che dobbiamo preoccuparci di mettere in pratica, perché
finché non lo faremo le chiese cristiane saranno (come, ahimé, sono oggi) colme di invidia
e contenzione, di disordine e ogni mala azione. Gm 3:16 Oppure, forse l’Apostolo si
riferisce alla chiamata a essere Cristiani effettuata mediante la predicazione della Parola,
che avevano accolto con gioia e in cui avevano calorosamente professato di credere,
venendo così accolti nella comunità e nella fratellanza della Chiesa, di cui Cristo è il capo e
i credenti sono i membri. I credenti veri e reali sono quelli che dimostrano di essere
credenti professanti. Si noti che i Cristiani sono i chiamati, chiamati a uscire dal mondo,
dal suo spirito e dalla sua inclinazione malvagi; sono chiamati a essere al di sopra del
mondo, a cose più elevate e migliori, al Cielo e a cose invisibili ed eterne. Sono chiamati a
lasciare il peccato per avvicinarsi a Cristo, a lasciare la vanità per la serietà e la corruzione
per la santità. Tutto questo per soddisfare i progetti e la grazia divini: Quelli che ha
predestinati, li ha pure chiamati. Ro 8:30 I chiamati sono anche:

1. Santificati: Santificati in Dio Padre. Gd 1:1 Diod. Di solito nelle Scritture si parla di
santificazione come opera dello Spirito Santo, mentre qui è attribuita a Dio Padre perché lo
Spirito la effettua in quanto Spirito del Padre e del Figlio. Notate: tutti quelli che sono
chiamati efficacemente sono santificati, fatti partecipi della natura divina, 2Pi 1:4 perché
senza santificazione nessuno vedrà il Signore. Eb 12:14 È importante osservare che la
nostra santificazione non è un’opera compiuta da noi. Se qualcuno è santificato, lo è
grazie a Dio Padre, e anche al Figlio e allo Spirito, perché sono una cosa sola, un unico
Dio. La nostra corruzione e la nostra contaminazione vengono da noi, ma la santificazione
e la rigenerazione vengono da Dio e dalla sua grazia. Di conseguenza, se periamo nella
nostra iniquità dobbiamo biasimare noi stessi, ma se siamo santificati e glorificati tutto
l’onore e la gloria devono essere ascritti a Dio, e soltanto a lui. Riconosco che è difficile
definire con chiarezza e precisione queste cose, ma non dobbiamo negare né trascurare la
verità necessaria solo perché non riusciamo a riconciliarne completamente le varie parti. In
questo caso, infatti, potremmo negare la possibilità che qualcuno di noi possa allontanarsi
di un passo dal luogo in cui ci troviamo, mentre vediamo accadere il contrario ogni giorno
e in ogni istante.

2. Custoditi da Gesù Cristo. Poiché è Dio che comincia l’opera della grazia nelle anime delle
persone, è sempre lui che la porta avanti e la termina. Ciò che comincia, Dio lo compie.
Anche se noi siamo volubili, Dio è costante e non abbandonerà le opere delle sue mani. Sl

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138:8 Di conseguenza, non confidiamo in noi stessi, né nel deposito della grazia che
abbiamo già ricevuto, ma in lui, e in lui soltanto, cercando continuamente, con tutti i mezzi
adeguati a nostra disposizione, di rimanere come speriamo che ci mantenga sempre. Si
noti che:

(a) I credenti sono custoditi lontano dalle porte dell’Ades, per arrivare alla gloria del Cielo.

(b) Tutti quelli che sono custoditi, sono custoditi da Gesù Cristo, in lui, che è la loro torre e
la loro fortezza; ma solo finché vi dimorano e unicamente in virtù della loro unione con lui.

III. La benedizione apostolica: Misericordia e pace e carità ecc … . Tutti i nostri conforti,
tutto ciò di cui godiamo in questa vita e tutte le nostre speranze di cose migliori vengono
dalla misericordia, dalla pace e dalla carità di Dio.

1. La misericordia di Dio è la fonte di tutto il bene che abbiamo o che speriamo. Non è
misericordia solo per i miseri, ma anche per i colpevoli.

2. Dopo la misericordia c’è la pace, che nasce dalla consapevolezza di aver ottenuto
misericordia. Non può esserci nessuna pace vera e durevole all’infuori della pace che
deriva dalla riconciliazione con Dio mediante Gesù Cristo.

3. Come dalla misericordia nasce la pace, così dalla pace nasce la carità, l’amore di Dio per
noi, il nostro amore nei suoi confronti e l’amore fraterno (grazia dimenticata e
maledettamente trascurata!). L’Apostolo prega che queste tre cose siano moltiplicate
affinché i Cristiani non si accontentino di averne degli scampoli o dei pezzetti, ma cosicché
le anime e le comunità ne siano colme. Notate: Dio è pronto a darci ogni grazia, e ognuna
in abbondanza. Se siamo miseri, non siamo miseri in lui, ma in noi stessi.

Gd 1:3-7

Qui abbiamo:

I. Il fine per cui l’Apostolo scrisse quest’epistola agli Ebrei e ai pagani appena convertiti:
renderli saldi nella fede cristiana, con delle abitudini e una condotta veramente consone e
conformi a questa fede, e con una professione aperta e coraggiosa di questa fede,
specialmente nei momenti di oppressione evidente attuata sia mediante un’astuta
seduzione, che con delle persecuzioni inumane. Dobbiamo stare molto attenti per
assicurarci che quella in cui crediamo, che professiamo, che diffondiamo e per cui
contendiamo sia veramente la fede cristiana, e non i simboli discriminatori di questa o di
quell’altra fazione, né nulla di più recente degli scritti ispirati dei santi evangelisti e
apostoli. Osserviamo:

1. La salvezza dell’Evangelo è una salvezza per tutti, cioè viene offerta con la massima
sincerità a tutta l’umanità che ne riceve notizia. L’ordine, infatti, è il seguente: Andate per
tutto il mondo e predicate l’Evangelo a ogni creatura. Mr 16:15,16 Certamente Dio intende
ciò che dice. A prescindere dal comportamento umano, non ci illude con parole vane. Di
conseguenza, nessuno è escluso dal beneficio di queste offerte e di questi inviti
misericordiosi, se non chi si esclude da solo con ostinazione e impenitenza. Chi vuole,

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prenda in dono dell’acqua della vita. Ap 22:17 Queste parole sono rivolte a tutti i credenti,
e solo a loro; sia ai deboli che ai forti. Nessuno deve scoraggiarsi a causa di ordini segreti
di cui non può sapere molto, e con cui non ha nulla a che fare. I decreti di Dio sono
misteriosi, ma i suoi patti sono chiari. Tutti i Cristiani si incontrano in Cristo, che è il loro
capo comune, sono mossi da un unico Spirito, sono guidati da un’unica regola, si
incontrano ai piedi del trono della grazia e sperano di incontrarsi presto nell’eredità
comune, che certamente sarà gloriosa, ma non possiamo dire come e quanto, né al
momento abbiamo bisogno di saperlo. In ogni caso, quest’eredità sarà talmente grande da
superare tutte le speranze e le aspettative presenti.

2. Questa salvezza comune è il fulcro della fede di tutti i santi. È a questa dottrina che i
santi acconsentono con maggior fervore, e la considerano certa e degna d’esser
pienamente accettata. 1Ti 1:15 È la fede una volta, o una volta per sempre, tramandata ai
santi, a cui non si può aggiungere nulla, da cui non si può detrarre nulla, e in cui niente
può essere minimamente alterato. Dimoriamo in questa fede, perché qui siamo al sicuro,
ma basta solo allontanarsene di un passo, e saremo in pericolo di essere intrappolati o
sedotti.

3. Tutti gli apostoli e gli evangelisti ci scrivono riguardo a questa salvezza comune, e chi
ha letto attentamente i loro scritti non può dubitarne. È strano che qualcuno pensi che
abbiano scritto principalmente per mantenere degli schemi e delle opinioni particolari, e
soprattutto a cui non hanno mai voluto né potuto pensare. È sufficiente che, per
ispirazione dello Spirito Santo, ci abbiano dichiarato completamente tutto ciò che è
necessario credere e fare per godere personalmente della salvezza comune.

4. Chi predica, o scrive, riguardo alla salvezza comune deve impegnarsi con la massima
diligenza per farlo bene. Non deve permettersi di offrire a Dio o al suo popolo ciò che non
gli costa nulla, o quasi nulla, poche fatiche e pensieri, o nessuno. 2Sa 24:24 Questo
significherebbe trattare Dio con irriverenza e le persone ingiustamente. L’Apostolo (anche
se era ispirato) si impegnò con la massima diligenza a scrivere della salvezza comune.
Cosa ne sarà, quindi, di chi (anche se non è ispirato) non è assolutamente diligente, ma
dice al popolo (perfino nel nome di Dio) quicquid in buccam venerit-qualunque cosa gli
salti in bocca, e di chi, pur di usare parole tratte dalle Scritture, non si preoccupa di come
interpretarle o applicarle? Chi parla di cose sacre deve sempre parlarne con la massima
riverenza, attenzione e diligenza.

5. Chi ha ricevuto la dottrina della salvezza comune deve contendere con fervore per
difenderla. Con fervore, non con furore. Chi lotta per la fede cristiana, o nel cammino
cristiano, deve lottare secondo le leggi, altrimenti sprecherà la sua fatica e correrà il
rischio di perdere la sua corona. 2Ti 2:5 L’ira dell’uomo non mette in opra la giustizia di
Dio. Gm 1:20 Mentire per la verità è un male, e parlare con ira per la verità non è molto
meglio. Si osservi che chi ha ricevuto la verità deve contendere per la verità. Ma come?
Come fecero gli apostoli: soffrendo con pazienza e con coraggio, non facendo soffrire gli
altri se non vogliono abbracciare immediatamente ogni nozione che noi (appurato o meno)
vogliamo chiamare fede, o che consideriamo fondamentale. Non dobbiamo permetterci di
farci derubare di nessun elemento essenziale della fede cristiana dall’astuzia scaltra o dalle
pretese capziose e plausibili di chi esercita le arti seduttrici dell’errore. Ef 4:14 L’Apostolo
Paolo ci dice di aver predicato l’Evangelo (fate attenzione: l’Evangelo) in mezzo a molte
lotte, 1Te 2:2 cioè (a mio avviso) con grande fervore, con sommo zelo e con grande

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interesse per il successo di ciò che predicava. Tuttavia, se vogliamo intendere la parola
lotte nel significato comune del termine dobbiamo considerare con imparzialità con chi e
come lottava l’Apostolo, ma soffermarsi su questo punto adesso non sarebbe appropriato.

II. L’occasione che ebbe l’Apostolo di scrivere a questo proposito. Come le cattive maniere
danno adito a buone leggi, così gli errori pericolosi spesso forniscono delle buone occasioni
per difendere giustamente le verità importanti. Si noti che:

1. Gli uomini empi sono i più grandi nemici della fede di Cristo e della pace della Chiesa.
Quelli che rinnegano o corrompono la prima, e disturbano la seconda, qui sono
chiaramente definiti empi. Se nelle nostre singole chiese e congregazioni ci fossero solo
persone (ministri o singoli Cristiani) veramente pie avremmo verità e pace (la cosa più
desiderabile), ma si tratta di una benedizione in cui da questa parte del Cielo si può
sperare poco. Gli empi sollevano dubbi, fanno domande, creano divisioni e accrescono le
distanze unicamente per diffondere e promuovere i loro fini egoisti, ambiziosi e bramosi.
Questa è stata la piaga della Chiesa nelle età passate, e temo che finché ci sarà il tempo
nessuna età sia o sarà mai completamente libera da persone e da pratiche simili. Si
osservi che nulla allontana dalla Chiesa all’infuori di ciò che allontana da Cristo, cioè
l’infedeltà e l’empietà sovrane. Dobbiamo inorridire al pensiero di etichettare determinate
fazioni o persone con queste caratteristiche, e specialmente se non ci sono prove o, come
accade troppo spesso, se di prove non se ne vede neppure l’ombra. Chi vive senza Dio nel
mondo e non si cura né di Dio né della coscienza è empio. E gli empi devono essere
temuti e quindi evitati; non solo chi è empio a causa di peccati commessi, ma anche chi è
empio per peccati di omissione, cioè chi, a esempio, non prega Dio o non osa
rimproverare un uomo ricco, anche se è suo dovere farlo, perché teme di perdere il suo
favore e il vantaggio che si ripromette di ottenerne. In altre parole, l’empio che fa l’opera
dell’Eterno fiaccamente.

2. Gli empi peggiori sono quelli che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio, che
sono incoraggiati a peccare più sfacciatamente perché la grazia di Dio è sovrabbondata e
continua ad abbondare magnificamente, e che si induriscono nelle loro iniquità a causa
della portata e dell’abbondanza della grazia dell’Evangelo, il cui fine è di allontanare le
persone dal peccato conducendole a Dio. Di conseguenza, diventare impudici sotto una
grazia così grande, trasformandola in un’occasione di assecondare qualsiasi corruzione e
avidità e indurendosi in questo cammino proprio in virtù della grazia che è il mezzo ultimo
e più efficace per farcene allontanare, significa diventare i peccatori più vili, peggiori e più
disperati che ci siano.

3. Quelli che volgono la grazia di Dio in dissolutezza, in realtà negano il nostro unico
Padrone e Signore Gesù Cristo, cioè negano sia la religione naturale che quella rivelata.
Colpiscono le fondamenta della religione naturale perché negano il nostro unico Padrone,
e sovvertono lo schema della religione rivelata perché negano il Signore Gesù Cristo. Il
grande fine dell’introduzione della religione rivelata era quello di condurci a Dio. Si noti che
chi nega il Signore Gesù Cristo in realtà nega l’unico Dio e Signore. Negare la religione
rivelata significa sovvertire virtualmente la religione naturale, perché sussistono o cadono
insieme, e si illuminano e si rafforzano a vicenda. Possa Dio concedere che i nostri deisti
moderni, che vivono in mezzo alla luce dell’Evangelo, considerino seriamente ed esaminino
con cautela, diligenza e imparzialità cos’è che impedisce loro di accettare l’Evangelo se
professano di essere totalmente persuasi di tutti i principi e di tutti i doveri della religione

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naturale! Due controparti non sono mai state così complementari l’una all’altra come
queste due, perciò appare assurdo accettarne una e rifiutare l’altra. Sembrerebbe quindi
più giusto accettarle o rifiutarle entrambe, anche se forse invece, specialmente in questo
secolo, sembra più plausibile fare come loro.

4. Quelli che volgono la grazia di Dio in dissolutezza sono destinati a essere condannati,
perché peccano contro il rimedio ultimo, più grande e più perfetto, e quindi sono
inscusabili. Chi pecca in questo modo morrà necessariamente per le sue ferite e per la sua
malattia. Sono stati da tempo designati per questa condanna, qualunque essa sia. E che
male ci sarebbe stato se i nostri traduttori avessero ritenuto opportuno rendere le parole
palai progegrammenoi scritti ab antico, in riferimento a persone che, attraverso i loro
peccati e la loro follia, sarebbero diventate i soggetti adeguati di questa condanna? I
Cristiani più semplici non sono turbati da pensieri oscuri, dubbiosi e confusi riguardo alla
dannazione, una dottrina che le menti più forti non riescono ad approfondire e che
possono a mala pena sopportare senza subire grandi perdite e danni. Non è forse
sufficiente che degli scrittori ispirati ci abbiano avvertiti in anticipo dell’opera di simili
seduttori e malfattori che sarebbero comparsi negli ultimi tempi, cosicché ognuno,
essendo stato avvertito in anticipo, stesse in guardia contro di loro?

5. Bisogna contendere con fervore per la fede, in opposizione a quelli che vogliono
corromperla e depravarla e che si sono intrusi. Si tratta di una caratteristica molto
negativa, che spesso viene usata in modo erroneo da persone deboli e ignoranti, e anche
da chi è un intruso e pensa che i suoi ipse dixit debbano essere legge per tutti i suoi
seguaci e per tutti i suoi ammiratori. Certamente i ministri fedeli e umili accrescono la
gioia, la pace e il conforto del loro popolo, ma non devono signoreggiare sulla loro fede!
Dobbiamo contendere con fervore con chiunque cerchi di corrompere la fede. Più gli
strumenti e gli agenti di Satana si adoperano e si ingegnano per derubarci della verità, più
dobbiamo accertarci di tenerla stretta, assicurandoci sempre di non attribuire
caratteristiche errate o ingiuriose a persone, fazioni o sentimenti.

III. Il chiaro avvertimento che l’Apostolo, in nome di Cristo, dà a quelli che, dopo aver
professato la sua santa religione, in seguito la disertano e non le rimangono fedeli. Gd
1:5-7 Qui leggiamo un riepilogo dei precedenti castighi di Dio per i peccatori, inteso a
destare e terrorizzare quelli che vengono avvertiti in quest’epistola. Si noti che spesso,
piuttosto che per una disapprovazione immediata o specifica nei confronti dei trasgressori
stessi, i castighi di Dio sono denunciati e attuati in terrorem — per avvertire gli altri.
Questo non significa che Dio non disapprovi il loro comportamento, ma forse non lo
disapprova più di quello di altri che, almeno per il momento, sfuggono il castigo. Voglio
ricordare a voi. Noi abbiamo bisogno che ci venga ricordato quello che sappiamo già. Di
conseguenza, nella Chiesa cristiana ci sarà sempre bisogno di un ministero saldo e
affermato, anche se tutte le dottrine essenziali della fede sono dichiarate così chiaramente
con parole esplicite, o con conseguenze così chiare e immediate, che tutti possono
leggerle speditamente. Hb 2:2 Per un fine o un proposito simili non serve un interprete
infallibile, che lo sia realmente o per presunzione. Alcune persone (molto debolmente)
suggeriscono: « Se le Scritture contengono così chiaramente tutto ciò che è necessario per
la salvezza, a cosa serve un ministero saldo? Perché non possiamo accontentarci di
rimanere a casa a leggere le nostre Bibbie? ». Qui l’Apostolo ispirato risponde
abbondantemente, ma non totalmente, a questa obiezione. La predicazione non è intesa a
insegnarci qualcosa di nuovo in ogni sermone, qualcosa che prima non sapevamo, ma

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serve per ricordarci, per richiamare alla mente cose dimenticate, per colpire i nostri
sentimenti, e per impegnare e determinare le nostre decisioni affinché le nostre vite siano
conformi alla nostra fede. Anche se avete da tempo conosciuto tutto questo, avete
bisogno di conoscerlo meglio. Ci sono molte cose che sappiamo ma che abbiamo
tristemente dimenticato. È forse inutile che qualcuno ce le ricordi? Ma quali sono le cose
che noi Cristiani abbiamo bisogno di sentirci ricordare?

1. La distruzione degli Israeliti increduli nel deserto. Gd 1:5 Nella sua prima lettera ai
Corinzi, Paolo fa ricordare proprio questo. I primi dieci versetti del decimo capitolo infatti
sono la spiegazione migliore del versetto 5 dell’epistola di Giuda (poiché le Scritture sono
sempre il miglior commentario a se stesse). Nessuno deve dare per scontati i propri
privilegi, poiché molti di quelli che furono tratti dall’Egitto con una serie di grandi miracoli
perirono ugualmente nel deserto a causa della loro incredulità. Non t’insuperbire, ma temi.
Ro 11:20 Temiamo dunque che talora, rimanendo una promessa d’entrare nel suo riposo,
alcuno di voi non appaia esser rimasto indietro. Eb 4:1 Gli Israeliti videro miracoli in
abbondanza (erano il loro pane quotidiano), ma morirono ugualmente nell’incredulità. Noi
abbiamo più vantaggi (molti di più) di quelli che avevano loro, perciò che il loro errore
(così fatale) sia un chiaro avvertimento per noi.

2. La caduta degli angeli. Gd 1:6 Ci furono moltissimi angeli che lasciarono la loro propria
dimora, cioè che non erano soddisfatti del posto e della posizione che il supremo Monarca
dell’universo gli aveva assegnato, ma pensavano (come fanno i ministri scontenti dei nostri
tempi, e di tutti i tempi) di meritare di meglio. Con il titolo di ministri vorrebbero dichiararsi
sovrani, e in realtà vorrebbero che il loro Sovrano fosse loro ministro e che facesse
interamente ed esclusivamente ciò che vogliono loro. Così la superbia fu la causa
principale e immediata della caduta di quegli angeli, che abbandonarono le loro postazioni
e si ribellarono contro Dio, il loro Creatore e sommo Signore. E Dio (anche se erano grandi
e importanti) non li risparmiò. Non volle umiliarsi davanti a loro, quindi li cacciò, come
farebbe un principe saggio e buono con dei ministri egoisti e mendaci. Inoltre, il Dio
grande e sapiente, diversamente dai principi terreni più saggi e migliori, non poteva non
conoscere i piani che stavano architettando. E alla fine, cosa ne fu di loro? Pensavano di
aver provocato e sfidato l’Onnipotenza in persona, ma Dio fu troppo forte per loro, e li
cacciò all’inferno. Chi non volle servire il suo Creatore e la sua volontà fu colpito dalla sua
giustizia ed è serbato in catene eterne, nelle tenebre. Qui osserviamo la condizione degli
angeli caduti: sono in catene, intrappolati dalla potenza e dalla giustizia divine e rimandati
al giudizio del gran giorno. Sono, inoltre, nelle tenebre, anche se un tempo erano angeli di
luce. Sono così avviluppati nelle tenebre che continuano a combattere contro Dio, come se
avessero ancora delle fievoli speranze di prevalere e di vincere il conflitto. Che terribile
infatuazione! La luce e la libertà sono d’accordo, mentre le catene e le tenebre sono
perfettamente conformi e complementari! I demoni, che un tempo erano angeli, sono
serbati in catene eterne, nelle tenebre. Notate: senza dubbio verrà il giudizio. Gli angeli
caduti sono serbati per il giudizio del gran giorno, perciò come faranno a scampare gli
uomini caduti? È impossibile. Ogni lettore deve considerare questa cosa per tempo. Le loro
catene sono definite eterne perché non è possibile che se ne liberino, o che fuggano. Sono
incatenati e senza via di scampo. Le catene che legano gli angeli caduti sono il decreto, la
giustizia e l’ira di Dio. Peccatori mortali dell’umanità, udite e temete!

3. La distruzione di Sodoma e Gomorra. Gd 1:7 Nello stesso modo … Le disgrazie dei


dannati sono rappresentate da un lago che arde con fuoco e zolfo in allusione alla

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 9


distruzione di Pentapolis, o le cinque città. Erano colpevoli di empietà abominevoli, che
non potevano essere menzionate o a cui non si poteva pensare senza provare il massimo
orrore e risentimento. La loro rovina è un avvertimento speciale a cui tutti devono prestare
attenzione, astenendosi dalle carnali concupiscenze, che guerreggiano contro l’anima. 1Pi
2:11 « Queste concupiscenze consumarono i Sodomiti con del fuoco dal Cielo, e adesso
portano la pena d’un fuoco eterno. Prestate ascolto, dunque, non imitate i loro peccati,
altrimenti potreste essere colpiti dalle stesse piaghe da cui furono colpiti loro. Oggi Dio è
lo stesso essere santo, giusto e puro di allora; e i piaceri carnali di un momento possono
forse compensare il dolore inflitto dalla vedetta del fuoco eterno? Tremate dunque e non
peccate ». Sl 4:4

Gd 1:8-15

Qui l’Apostolo accusa gli impostori che stavano seducendo i discepoli di Cristo per farli
allontanare dalla professione e dalla pratica della sua santa religione. Li chiama trasognati
che contaminano la carne, perché l’illusione è un sogno e l’inizio di ogni contaminazione. Si
noti che il peccato è contaminazione e rende le persone odiose e vili agli occhi del Dio
santissimo, perché le rende vili ai loro stessi occhi (prima o poi, come penitenti o perché
alla fine vengono necessariamente puniti) e anche agli occhi di quelli che le circondano.
Questi trasognati che contaminano la carne, sulla terra finiscono nel paradiso degli
sciocchi e alla fine andranno nel vero inferno. Che il loro carattere, il loro corso e la loro
fine siano un avvertimento opportuno e sufficiente per noi, perché i peccati simili
producono castighi e miserie simili. Qui:

I. Viene descritto il carattere di questi impostori.

1. Contaminano la carne. La carne, o corpo, è la prima sede, e spesso l’irritante causa, di


molte terribili contaminazioni. Anche se sono commesse nel corpo e contro il corpo, queste
contaminazioni corrompono, danneggiano e feriscono gravemente l’anima. Le carnali
concupiscenze guerreggiano contro l’anima. 1Pi 2:11 In 2Co 7:1 si legge di
contaminazione di carne e di spirito i quali, pur essendo di tipo diverso, corrompono la
persona intera.

2. Disprezzano l’autorità e dicono male della dignità. La loro mente è turbata e il loro
spirito è impuro, perché dimenticano che non v’è autorità che non sia da Dio. Ro 13:1 Dio
vuole che non si dica male d’alcuno, Tt 3:2 ma parlare male dei giudici, che sono uomini a
cui Dio ha dato autorità su di noi, è un’ulteriore aggravante di questo peccato, perché così
facendo si bestemmia Dio stesso. Oppure se, come fanno alcuni, lo intendiamo in
riferimento alla religione, che nel mondo inferiore dovrebbe avere il dominio, chi dice male
disprezza il dominio della coscienza, se ne prende gioco e vorrebbe bandirlo dal mondo.
Inoltre, disprezza la Parola di Dio, che governa la coscienza. Le rivelazioni della volontà
divina per lui non hanno valore, le considera una norma di fede e di condotta, ma non
finché non le ha spiegate, attribuendovi la propria interpretazione. Oppure, secondo altri
queste parole significano che il popolo di Dio, che è suo veramente e in modo speciale, è il
dignitario di cui si parla o a cui ci si riferisce qui. Chi pensa questo si rifà alle parole del
salmista: Non toccate i miei unti, e non fate alcun male ai miei profeti. Sl 105:15 Dicono
male ecc … . Della religione e dei suoi maestri devoti si è parlato male sempre e
dovunque. Anche se nella religione ci sono solo cose veramente buone, e anche se merita

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 10


tutta la nostra considerazione perché perfeziona la nostra natura e perché agevola i nostri
interessi più veri e più sommi, tuttavia cotesta setta, come amano chiamarla i suoi nemici,
da per tutto incontra opposizione. At 28:22 In quest’occasione l’Apostolo cita l’arcangelo
Michele. Gd 1:9 Gli studiosi non sanno spiegare cosa si intenda parlando del corpo di
Mosè. Alcuni ritengono che il diavolo lottò affinché Mosè ricevesse un funerale pubblico e
onorabile e cosicché tutti conoscessero il luogo in cui veniva sepolto, sperando in questo
modo di portare gli Ebrei a una nuova idolatria, a cui erano molti inclini. Il dott. Scott
pensa che il corpo di Mosè rappresenti la Chiesa ebrea, per la cui distruzione il diavolo si
adoperò e contese, proprio come nel Nuovo Testamento la Chiesa cristiana è
rappresentata dal corpo di Cristo. Altri forniscono diverse interpretazioni, che non intendo
elencare al lettore adesso. Anche se questa contesa fu molto appassionata e fervente, e
anche se alla fine Michele vinse, tuttavia non ardì lanciare contro a lui (Satana) un giudizio
ingiurioso. Michele sapeva che per difendere una buona causa non occorre usare delle
armi simili. Si dice che non ardì lanciare un giudizio ingiurioso, ma perché? Non temeva
affatto il diavolo, tuttavia credeva che, se in una disputa del genere avesse usato delle
armi simili, avrebbe offeso Dio. Non volle abbassarsi a una prova di abilità con il grande
nemico di Dio e dell’uomo per vedere chi avrebbe criticato e imprecato più dell’altro. Di
questo devono ricordarsi tutti quelli che litigano, per evitare di inveire contro gli altri nelle
loro dispute. La verità non ha bisogno del sostegno della falsità e della scurrilità. Secondo
alcuni Michele non osò lanciare contro il diavolo un giudizio ingiurioso perché sapeva fin
dall’inizio che se avesse usato quest’arma sarebbe stato troppo forte per lui. Altri
ritengono che l’Apostolo si riferisca all’importante passaggio in Nu 20:7-14. Satana voleva
mettere in cattiva luce Mosè che, in quel momento, pur essendo un uomo devoto, gliene
aveva dato fin troppe occasioni. In quel momento Michele, secondo questo racconto, si
schierò in difesa di Mosè e, con lo zelo di uno spirito retto e coraggioso, disse a Satana: Ti
sgridi il Signore! Non voleva avere una disputa con il diavolo, né entrare nei meriti di
questa causa in particolare. Sapeva che Mosè era un suo conservo, un favorito di Dio, e
non intendeva permettere pazientemente che fosse insultato, neppure dal principe dei
demoni. Perciò, con giusta indignazione, gridò: Ti sgridi il Signore! La sua indignazione era
simile a quella del Signore, che disse: Va’, Satana. Mt 4:10 Mosè era un dignitario, un
giudice, un uomo amato e favorito dal grande Dio, e l’arcangelo considerò intollerabile
vederlo trattare in quel modo da uno spirito vile e apostata, per quanto fosse alto il suo
rango. Perciò la lezione che dobbiamo imparare da questo è che, per quanto Satana e i
suoi strumenti possano censurare quelli che Dio riconosce e la loro condotta, noi
dobbiamo schierarci in loro difesa. Chi censura (in particolare) i giudici giusti a causa di
qualsiasi lacuna nel loro comportamento può aspettarsi di udire: Ti sgridi il Signore! E i
rimproveri divini sono più duri da sopportare di quanto credano i peccatori incuranti.

3. Dicono male di tutte le cose che non sanno. Gd 1:10 Si noti che chi parla male della
religione e della santità dice male di tutte le cose che non sa perché, se le sapesse, ne
parlerebbe bene. Della religione, infatti, in realtà si possono dire solo cose belle ed
eccellenti, ed è triste che dei suoi maestri dicano cose diverse o opposte a riguardo. La
vita religiosa è la vita più sicura, confortevole e onorabile che ci sia. Si osservi, inoltre, che
gli uomini tendono a parlare male soprattutto delle persone e delle cose che conoscono
meno. Quanti sarebbero stati colpiti di meno da lingue maldicenti se fossero stati
conosciuti meglio! D’altro canto, l’anonimato protegge alcune persone anche da censure
giuste. In quelle che sanno per natura ecc … .Trovare dei nemici della religione cristiana
che nel loro cammino non vivono in aperta o segreta contraddizione con i principi della
religione naturale è molto difficile, se non impossibile. Molti credono che

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 11


quest’affermazione sia dura e poco caritatevole, ma temo che nel giorno della rivelazione
del giusto giudizio di Dio si rivelerà fin troppo vera. L’Apostolo paragona questi nemici a
bestie senza ragione, anche se spesso si ritengono e si vantano di essere la parte, se non
più saggia, almeno più arguta dell’umanità. In quelle che sanno per natura si corrompono,
cioè nelle cose più chiare, più naturali e più necessarie, le cose più evidenti e ovvie per la
ragione naturale e per la coscienza. Perfino in queste cose corrompono, svalutano e
contaminano se stessi. La colpa, qualunque sia, non è dovuta al loro discernimento o alle
loro percezioni, ma alla loro volontà depravata e ai loro appetiti e sentimenti disordinati.
Avrebbero potuto agire meglio, ma per farlo avrebbero dovuto offrire violenza ai vili
sentimenti che, invece di mortificare, sceglievano ostinatamente di gratificare.

4. Nel versetto 11 Giuda definisce questi nemici seguaci di Caino, e nei versetti 12 e 13 li
definisce persone atee e profane che pensavano poco, e probabilmente non credevano di
più, a Dio e al mondo futuro; persone avide e bramose che pur di ottenere vantaggi
immediati e mondani non si preoccupavano delle conseguenze; ribelli contro Dio e l’uomo
che, come Core, tentavano imprese in cui sarebbero certamente periti. Di questi nemici
l’Apostolo dice anche:

(a) Son delle macchie nelle vostre agapi, agapai o feste di amore di cui gli antichi
parlavano molto. Con qualche stratagemma o per disgrazia, erano riusciti a essere
ammessi a queste feste, ma erano delle macchie contaminate e contaminanti. Notate: per
la religione, è un grande disonore, seppur ingiusto e accidentale, quando chi la professa e
prende parte alle sue istituzioni più solenni, nel cuore e nella vita non si dimostra però
idoneo a queste istituzioni, ma anzi gli è avverso: Son delle macchie. Di macchie simili,
però, se ne trovano spesso in tutte le comunità cristiane sulla terra, anche nelle migliori!
Che peccato! Possa il Signore porvi rimedio a tempo debito e nel modo giusto, non nel
modo cieco e intransigente degli uomini, che vorrebbero sradicare le zizzanie insieme al
grano. Tuttavia, nel Cielo che aspettiamo, in cui speriamo e per cui ci stiamo preparando
non ci sono simili opere insulse e non si agisce con una sregolatezza simile.

(b) Quando banchettano con voi pascono se stessi senza ritegno. Senza dubbio erano
golosi arroganti che si preoccupavano solo di gratificare i loro appetiti con le prelibatezze e
l’abbondanza del loro cibo. Non si curavano dell’avvertimento di Salomone. Pr 23:2
Notate: mangiando e bevendo comunemente occorre un santo timore, e tanto più ne
occorre nelle feste. Talvolta, però, è più facile perdere il controllo nei pranzi comuni che
alle feste perché si sta meno in guardia e perché a volte, almeno per alcune persone,
l’abbondanza di una festa è già di per sé un deterrente, mentre per altri può essere una
trappola pericolosa.

(c) Sono nuvole senz’acqua, che promettono pioggia nei momenti di sete, ma che non
mantengono la promessa. È così con i maestri formalisti, che all’inizio promettono molto
come gli alberi che sbocciano in anticipo in una primavera precoce, ma che alla fine danno
poco o nessun frutto. Portate qua e là dai venti, nuvole leggere e vuote che cambiano
facilmente strada, a seconda del vento. Così sono i maestri vuoti e senza fondamenti, facili
prede per qualsiasi seduttore. È sorprendente sentir parlare molte persone con tanta
sicurezza di così tante cose di cui conoscono poco o nulla, senza la sapienza e l’umiltà di
percepire e comprendere la scarsità delle proprie conoscenze. Come sarebbe beato il
nostro mondo se le persone sapessero di più, o se fossero consapevoli di quanto poco
sanno!

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 12


(d) Alberi d’autunno senza frutti ecc … .Sono alberi perché sono piantati nella vigna del
Signore, ma non danno frutto. Si noti che gli alberi dai frutti secchi possono essere
giustamente considerati senza frutti. Ciò che è inutile equivale al niente. È triste che le
persone comincino nello Spirito, ma finiscano, pur essendo un fatto comune. Il testo parla
di uomini due volte morti. Morire una volta dovrebbe essere sufficiente. Nessuno di noi,
finché la grazia non ci rinnova innalzandoci a un grado superiore all’ordinario, ama
pensare alla morte, anche se è il destino di tutti. Cosa significa quindi essere morti due
volte? Queste persone erano già morte una volta nella loro condizione naturale di caduti e
apostati, ma sembrarono riprendersi e, come in un attimo d’estasi, quando cominciarono a
professare la religione cristiana sembrarono tornare in vita. Si rivelarono però morti di
nuovo dimostrando chiaramente la loro ipocrisia. Nonostante le apparenze, non c’era in
loro nulla di veramente vitale. Erano sradicati, come di solito accade agli alberi morti, da
cui non ci si aspetta più di ricevere frutti. Erano morti, morti, morti. Perché lasciarli lì a
rendere improduttivo anche il terreno? Gettiamoli nel fuoco.

(e) Furiose onde del mare, tempestose, rumorose e chiassose. Sono colmi di chiacchiere e
di turbolenza, ma con poco (o nessun) senso: Schiumanti la loro bruttura, che mette a
disagio le persone più assennate e con un carattere più calmo, ma che alla fine gli
procurerà grande vergogna e rimproveri giusti. Ogni persona onesta e devota deve
pregare, come il Salmista: « L’integrità e la dirittura mi proteggano. Sl 25:21 Altrimenti,
non voglio altra protezione ». Se in questo momento l’onestà significa poco, presto la
frode significherà ancora meno. Le onde furiose terrorizzano i passeggeri in viaggio, ma
quando si giunge nel porto vengono dimenticate, come se non esistessero più; il loro
rumore e il loro terrore terminano per sempre.

(f) Stelle erranti, pianeti che si muovono in modo erratico, che non hanno un corso
costante e regolare come le stelle fisse, ma cambiano posizione e a volte è molto difficile
trovarli. Quest’allusione è un emblema molto colorito dei falsi maestri, che a volte sono in
un luogo e altre volte in un altro, cosicché nessuno sa dove o come trovarli. Almeno nelle
cose più importanti, teoricamente qualcosa di saldo e costante ci dovrebbe essere, anche
senza infallibilità, o pretesa di infallibilità, in noi poveri mortali. Nella religione e nella
politica, che sono gli argomenti principali del dibattito odierno, sicuramente ci sono alcune
forze in cui gli uomini saggi, devoti, onesti e disinteressati possono concordare senza
gettare la popolazione in uno stato di grande angoscia e turbamento e senza infiammare
le loro passioni d’ira e di furore, lasciando incerto cosa dicono e di cosa parlano.

II. Viene dichiarato il destino di questi uomini empi: A cui è riserbata la caligine delle
tenebre in eterno. In questo mondo e in quello futuro, i falsi maestri devono aspettarsi i
castighi peggiori. Non si parla di chiunque insegni per errore qualcosa che non corrisponde
esattamente a verità (perché in tal caso chi oserebbe aprire la Bibbia per istruire gli altri in
un’assemblea pubblica, a meno che non si reputi uguale o superiore agli angeli di Dio in
Cielo?), ma di tutti quelli che prevaricano, fingono e vogliono sviare gli altri per
approfittarsi di loro o per renderli loro prede, oppure (con le parole dell’Apostolo) per farne
mercanzia. 2Pi 2:3 Diod. Ma non parliamone più. Proprio come riguardo alla caligine delle
tenebre in eterno, dirò soltanto che questa terribile espressione, con tutto il terrore che
comporta, concerne i falsi maestri, non quelli che sono chiamati così per calunnia, ma
quelli che lo sono veramente e che corrompono la Parola del Signore e tradiscono le anime
degli uomini. Se questo non spinge i ministri e il popolo a stare attenti, non so cosa

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 13


potrebbe farlo. In nessun’altra parte delle Scritture si cita la profezia di Enoc, Gd 1:14,15
ma poiché qui è citata, le Scritture testimoniano che esistette. Un passo delle Scritture
chiaro è una prova sufficiente di qualsiasi punto a cui dobbiamo credere, specialmente
quando si riferisce a un dato di fatto. Tuttavia, nelle questioni di fede necessaria e
salvifica, Dio non ha ritenuto opportuno (sia benedetto il suo santo nome) metterci così
tanto alla prova. Nel Nuovo Testamento non c’è un singolo principio fondamentale della
religione cristiana che non sia ribadito ripetutamente per farci capire quali sono le cose
che lo Spirito Santo sottolinea maggiormente e per aiutarci a darvi la stessa importanza.
Alcuni dicono che la profezia di Enoc era tramandata dalla tradizione della Chiesa ebrea,
altri che l’Apostolo Giuda fu ispirato in quel momento a prendere nota di questa profezia.
In ogni modo, è certo che quest’antica profezia esisteva da tempo ed era universalmente
riconosciuta dalla Chiesa dell’Antico Testamento, ed è un punto importante del credo del
Nuovo Testamento. Si noti che:

1. La venuta di Cristo per giudicare il mondo fu profetizzata già a metà dell’età patriarcale,
perciò anche allora era una verità accettata e riconosciuta. Il Signore viene con le sue
sante miriadi, Gd 1:14 K. J. che comprendono gli angeli e gli spiriti degli uomini giusti resi
perfetti. Che momento glorioso sarà il momento in cui Cristo verrà con delle simili miriadi!
Inoltre, ci viene detto per quali fini e progetti grandi e maestosi Cristo verrà accompagnato
e servito da queste miriadi, cioè per far giudizio contro tutti.

2. Già così tanto tempo fa, questo giudizio era considerato imminente: « Ecco, il Signore
viene. Sta per arrivare, sarà su di voi prima che ve ne rendiate conto e, se non sarete
molto attenti e diligenti, verrà prima che siate in grado di incontrarlo tranquillamente ».
Viene:

(a) Per far giudizio contro gli empi.

(b) Per convincere tutti gli empi. Si noti che Cristo non condannerà nessuno senza
precedenti, senza processo e senza una condanna, che alla fine mette almeno a tacere gli
empi. Gli empi non avranno scuse né giustificazioni da dare su cui potranno o oseranno
basarsi. In quel giorno ogni bocca sarà turata, il Giudice e la sua sentenza saranno
approvati e applauditi (da tutti gli imparziali), e quando i colpevoli saranno condannati i
criminali rimarranno senza parole, anche se adesso non sono a corto di appelli coraggiosi
e speciosi, di cui si vantano con la massima certezza e sicurezza. Certamente i finti
processi che i prigionieri si fanno fra di loro in carcere e il vero processo in tribunale
davanti a un vero giudice saranno molto diversi. Non posso citare il versetto 15 senza
notare la frequenza e l’enfasi con cui la parola empi viene ripetuta, ben quattro volte: gli
empi, le opere d’empietà empiamente commesse, empi peccatori. Oggi le parole pio ed
empio non significano molto, e sono anzi beffeggiate e derise. Nel linguaggio dello Spirito
Santo, però, non è affatto così. È importante notare che nel giudizio del gran giorno si
dovrà rendere conto tanto delle omissioni quanto delle commissioni. Ricordiamo, inoltre,
che sicuramente saremo chiamati a rendere conto delle parole dure dette contro gli altri,
soprattutto se sono infondate. Cerchiamo di stare attenti per tempo. « Se tu », dice uno
dei nostri puritani devoti, « colpisci (un eretico definito così impropriamente o) uno
scismatico, e Dio trova un vero santo che sanguina, pensa a come ne risponderai ». Può

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 14


essere troppo tardi per dire davanti al messaggero di Dio: « É stato uno sbaglio ». Ec 5:6
Io alludo qui unicamente a questa particolare espressione dello scrittore divinamente
ispirato.

Gd 1:16-25

Qui l’Apostolo:

I. Descrive ulteriormente il carattere di questi uomini empi e di questi seduttori: Son


mormoratori, querimoniosi. Gd 1:16 Notate: un carattere mormoratore e lamentoso, se
assecondato ed espresso, mette in cattiva luce gli altri. Le persone che hanno un carattere
simile, infatti, sono molto deboli e in genere molto malvagie. Mormorano contro Dio e
contro la sua Provvidenza, contro gli uomini e contro la loro condotta. Si arrabbiano per
ogni cosa e non sono mai contente della loro posizione e della loro condizione nel mondo
perché non le reputano adatte a sé. Camminano secondo le loro concupiscenze. La loro
volontà, il loro appetito e la loro immaginazione sono le loro uniche regole e leggi. Si noti
che chi soddisfa i propri appetiti peccaminosi è più incline a lasciarsi sopraffare dalle sue
passioni ingovernabili.

II. Procede avvertendo ed esortando quelli a cui sta scrivendo. Gd 1:17-23 Infatti:

1. Li esorta a ricordare che erano stati avvertiti: Ma voi, diletti, ricordatevi, ecc.. Gd 1:17
« Ricordatevi, prestate ascolto, cosicché non vi sembri strano (offendendovi o facendo
oscillare la vostra fede) che delle persone simili ai summenzionati seduttori, contro cui
siete stati avvertiti di stare in guardia, si infiltrino (molto presto) nella Chiesa cristiana.
Tutto questo, infatti, fu predetto dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo, perciò il
compimento di questa profezia, invece di scuotere e di far vacillare la vostra fede, deve
confermarla ». Notate:

(a) Chi vuole persuadere gli altri deve dimostrare di amarli sinceramente. Le parole amare
e il trattamento duro non hanno mai convinto, né convinceranno mai, e tanto meno
persuaderanno nessuno.

(b) Le parole pronunciate (o scritte) da persone ispirate, se vengono ricordate e ponderate


doverosamente, sono la miglior difesa contro gli errori pericolosi. Finché gli uomini non
impareranno a parlare meglio di Dio, sarà sempre così.

(c) Se nella Chiesa cristiana nascono e prevalgono degli errori e delle persecuzioni non
dobbiamo offenderci. Questo è stato predetto, perciò quando lo vediamo compiersi non
dobbiamo pensare male della persona, della dottrina o della croce di Cristo. cfr. 1Ti 4:1
2Ti 3:1 2Pi 3:3 Non dobbiamo ritenerlo strano, ma dobbiamo trarre conforto dal fatto che
in mezzo a tutta questa confusione Cristo manterrà la sua Chiesa e la sua promessa, e che
le porte dell’Ades non la potranno vincere. Mt 16:18

(d) Più la religione viene ridicolizzata e perseguitata, più dobbiamo tenerla a cuore. Poiché
questo è stato predetto, dobbiamo dimostrare di esserci preparati. In simili prove
dobbiamo rimanere saldi e non lasciarci travolgere la mente. 2Te 2:2

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 15


2. Li mette in guardia contro i seduttori descrivendo ulteriormente il carattere odioso degli
empi: Costoro sono quelli che provocano le divisioni. Gd 1:19 Osservate:

(a) La gente sensuale è la separatista peggiore. Si separa da Dio, da Cristo e dalla sua
Chiesa per avvicinarsi al diavolo, al mondo e alla carne, percorrendo strade empie e
adottando pratiche viziose. Si tratta di una separazione di gran lunga peggiore della
separazione da una singola branca della Chiesa visibile a causa di opinioni, di usanze o di
circostanze relative al governo o all’adorazione esteriori. Tuttavia, anche se molti riescono
a tollerare pazientemente il primo tipo di separazione, lottano con forza e quasi
continuamente contro il secondo tipo, come se l’unico peccato che danna fosse quello che
si compiacciono di chiamare scisma.

(b) La gente sensuale non ha lo Spirito, cioè lo Spirito di Dio e di Cristo, lo Spirito di
santità, e chi non lo ha, non è di lui, Ro 8:9 non gli appartiene.

(c) Più gli altri sono malvagi, più noi dobbiamo cercare di essere migliori. Più Satana e i
suoi strumenti si adoperano per pervertire gli altri, nel giudizio o nella pratica, più noi
dobbiamo essere tenaci nella dottrina sana e nella buona condotta, attaccati alla fedel
Parola quale ci è stata (divinamente) insegnata, ritenendo il mistero della fede in pura
coscienza. Tt 1:9 1Ti 3:9

3. Li esorta a perseverare costantemente nella verità e nella santità.

(a) Edificando voi stessi sulla vostra santissima fede. Gd 1:20 Si noti che la via per
attenersi alla propria professione è la via della perseveranza. Dopo aver posto bene le
fondamenta su una fede sana e su un cuore sincero e retto, dobbiamo edificarvi
progredendo continuamente. Inoltre, dobbiamo stare attenti al materiale che usiamo per
portare avanti la costruzione, cioè dobbiamo usare oro, argento, e pietre di valore, non
legno, fieno o paglia. 1Co 3:12 I principi retti e la condotta regolare superano anche la
prova della fornace accesa. Tuttavia, se vi mescoliamo qualsiasi metallo inferiore, anche
con la massima sincerità, ne subiremo le perdite. Anche se la nostra persona sarà salva,
infatti, tutta quella parte della nostra opera sarà consumata. Anche se sfuggiamo, sarà con
grande pericolo e difficoltà, come si fugge da una casa che ha preso fuoco.

(b) Pregando mediante lo Spirito Santo. Osservate: [1] La preghiera alimenta la fede. Per
edificare noi stessi sulla nostra santissima fede dobbiamo essere perseveranti nella
preghiera. Ro 12:12 [2] Le nostre preghiere avranno più facilmente successo quando
preghiamo mediante lo Spirito Santo, cioè quando preghiamo sotto la sua guida e sotto la
sua influenza, in base alle regole della sua Parola, con fede, con fervore e con insistenza
costante e perseverante. Pregare mediante lo Spirito Santo è questo, sia che sia fatto con
una formula fissa o meno.

(c) Conservatevi nell’amor di Dio. Gd 1:21 [1] « Mantenete la grazia dell’amore per Dio
nelle sue azioni vivide e vigorose e negli esercizi della vostra anima ». [2] « State attenti a
non allontanarvi dall’amore di Dio per voi, o dalle sue manifestazioni che danno gioia,
coraggio e forza. E se volete rimanere nel suo amore, mantenetevi sulla via di Dio ».

(d) Aspettando la misericordia, ecc … .[1] La vita eterna deve essere attesa solo mediante
la misericordia. La misericordia è il nostro unico appello, non è un merito. E se anche fosse

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 16


un merito, non sarebbe il nostro, ma di qualcun altro, che ha meritato per noi ciò che
altrimenti non avremmo mai potuto rivendicare e in cui non avremmo mai avuto ragione di
sperare. [2] L’Apostolo non parla solo della misericordia di Dio come nostro Creatore, ma
anche della misericordia del Signor nostro Gesù Cristo come Redentore. Tutti quelli che
vanno in Cielo devono passare attraverso il nostro Signore Gesù Cristo poiché non v’è
sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo a
esser salvati all’infuori di quello del Signore Gesù (At 4:12; cfr. Gd 1:10). [3] La speranza
basata sulla fede nella vita eterna è la nostra difesa contro il peccato; 2Pi 3:14 la fede viva
nella beata speranza ci aiuta a mortificare le nostre concupiscenze maledette.

4. Spiega ai lettori come comportarsi con i fratelli nell’errore: Abbiate pietà degli uni che
sono nel dubbio, ecc.. Gd 1:22,23 Si noti che:

(a) Dobbiamo fare tutto il possibile per salvare gli altri dalle trappole del diavolo, affinché
non commettano errori pericolosi e pratiche nocive (o, se vi sono stati intrappolati, se ne
ravvedano). Non siamo soltanto (sotto Dio) guardiani di noi stessi, ma ognuno, finché può,
deve essere guardiano di suo fratello. Solo l’empio Caino contraddirebbe
quest’affermazione. Ge 4:9 Dobbiamo controllarci a vicenda e rimproverarci fedelmente,
ma con prudenza, dando il buon esempio a tutti quelli che ci circondano.

(b) Dobbiamo farlo con compassione, usando discrezione. Gd 1:22, Diod. Come si fa?
Occorre distinguere i deboli dagli ostinati. [1] Degli uni dobbiamo avere compassione,
trattandoli con la massima tenerezza e rialzandoli con spirito di mansuetudine, senza
essere inutilmente duri e severi nel censurare le loro azioni, e senza trattarli con superbia
e arroganza. E quando danno segni evidenti o prove che fanno sperare in un sincero
ravvedimento non dobbiamo essere implacabili, né contrari a riconciliarci con loro o a
mostrare loro l’amicizia che avevamo prima: se Dio li ha perdonati, perché non dovremmo
farlo anche noi? Noi abbiamo molto più bisogno del suo perdono, di quanto queste
persone possano aver bisogno del nostro perdono, anche se forse né noi né loro ne siamo
giustamente o sufficientemente consapevoli. [2] Ma salvate gli altri per spavento, Gd 1:23,
Diod. facendo valere contro di loro il terrore dell’Eterno. « Cercate di spaventarli per
allontanarli dal peccato; predicate loro l’inferno e la dannazione ». Non può essere però
che l’Apostolo volesse sottolineare principalmente la prudenza e la cautela nel fare anche i
rimproveri più giusti e severi (si tratta solo di un’ipotesi da considerare), come se dicesse:
« Provate timore, per non rovinare le vostre buone intenzioni e i vostri progetti onesti.
Infatti, con un atteggiamento duro e imprudente, anche quando occorre più severità di
quella necessaria nel summenzionato esempio, invece di far ravvedere le persone,
potreste farle indurire ». Quando siamo sicuri di agire onestamente e pensiamo di essere
nel giusto spesso tendiamo a esagerare. Tuttavia, neanche i peggiori devono essere
provocati inutilmente, duramente o all’estremo, altrimenti potrebbero indurirsi
ulteriormente per colpa nostra. « Odiando perfino la veste macchiata dalla carne, cioè
mantenendovi alla massima distanza da ciò che è o che appare male, cercando e
sforzandosi di far fare la stessa cosa anche agli altri. Evitate tutto ciò che porta al peccato
o che sembra peccato ». 1Te 5:22

III. L’Apostolo conclude l’epistola rendendo solennemente gloria al grande Dio. Gd 1:24,25
Si noti che:

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 17


1. Qualsiasi sia l’argomento trattato, rendere gloria a Dio è il modo più opportuno con cui
concludere.

disposto, di preservar ci da ogni caduta, e di farci


2. Dio è in grado, ed è altrettanto dispost
comparire davanti alla sua gloria irreprensibili; non perché non abbiamo mai avuto colpe
(perché ciò che è stato fatto non può essere considerato non fatto neppure
dall’Onnipotenza, o sarebbe una contraddizione),
contraddizione), ma perché le nostre colpe non ci saranno
imputate e non ci porteranno alla rovina, anche se, se non fosse per la misericordia di Dio
e per i meriti del Salvatore, ce la saremmo meritata. Davanti alla sua gloria. Osservate:

(a) La gloria del Signore si rivelerà presto. Adesso la vediamo come una cosa lontana, e
troppi la considerano una cosa incerta, ma verrà e sarà manifesta e chiara. Ogni occhio lo
vedrà. Ap 1:7 Adesso questo è l’oggetto della nostra fede, ma in futuro (e di certo ormai
non manca molto) o) sarà l’oggetto dei nostri sensi. Colui in cui crediamo, presto lo vedremo,
con gioia e conforto incommensurabili, o con terrore e costernazione impronunciabili. cfr.
1Pi 1:8

(b) Quando il Signore e Redentore apparirà e verrà tutti i credenti veri e sinceri,
si di cui è il
capo glorioso, saranno presentati al Padre per essere approvati, accettati e premiati. Sono
stati dati a lui dal Padre, e di tutto quel che Dio gli ha dato Gesù non ha perso nulla, né
perderà nulla, neppure una persona, una singola anima.
anima. Al contrario, quando consegnerà
il suo regno di Mediatore al Padre suo e Padre nostro, e al Dio suo e Dio nostro,
presenterà tutto perfettamente santo e beato. Gv 6:39 Gv 17:12 1Co 15:24

(c) Quando i credenti saranno presentati irreprensibili ci sarà grandissima gioia. Ahimè!
Adesso le nostre colpe ci colmano di timore, di dubbi e di dolori, ma fatevi animo. Se
siamo sinceri, il nostro caro Redentore si è impegnato a presentarci irreprensibili, e
laddove non c’è peccato non ci sarà dolore, e dove la santità è perfetta ci sarà anche gioia
perfetta. Certamente il Dio che può fare e che farà questo merita che gli si rendano gloria,
maestà, forza e potestà, ora e per tutti i secoli! E, insieme all’Apostolo, possiamo
benissimo concludere con un sincero Amen.

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 18

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